BIORDO DEI MICHELOTTI

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BIORDO DEI MICHELOTTI  (Bindo dei Michelotti, Biondo dei Michelotti, Biordo da Perugia)  Di Perugia. Fuoriuscito. Conte di Castel della Pieve e della Val di Chiana.

Signore di Perugia, Città della Pieve, Corciano, Casalina, Nocera Umbra, Orvieto, Assisi, Arcevia, Deruta, Trevi, Spello, Gualdo Tadino, Montefiascone, Umbertide, Montone, Montalto e Cesi. Figlio di Michelotto dei Michelotti. Fratello di Ceccolino dei Michelotti, genero di Bertoldo Orsini.

1352 – 1398 (marzo)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

……….FranciaInghilterraFrancia
1381
Lug.FermoComp. venturaMarche

Milita agli stipendi di Fermo e dei da Varano che sono minacciati da Boldrino da Panicale. Conclusasi una tregua nello stesso mese, si accampa a Monte San Martino;  pretende di essere pagato fino alla scadenza della condotta (settembre). Abbandona il territorio solo quando saranno esaudite le sue richieste economiche.

1383
Mar.PerugiaFuoriuscitiUmbria

A Perugia fa parte della fazione popolare dei raspanti. Fronteggia i nobili fuoriusciti;  è inviato dai priori con alcuni uomini d’arme a Castiglione del Lago come commissario.

1385
……….Milano

Esiliato con la vittoria in Perugia del partito nobiliare su quello popolare dei raspanti, si dà alla ventura. Passa agli stipendi del  conte di Virtù Gian Galeazzo Visconti.

Sett.CamerinoChiesaMarcheA Camerino. E’ battuto da Conte da Carrara nei pressi di Penna San Giovanni con Gentile da Varano e Boldrino da Panicale.
1386PadovaVerona600 cavalliVenetoOttiene dai carraresi una condotta di 600 cavalli insieme con Antonio Balestrazzo.
1387
Mar.Veneto

Agli ordini di Giovanni Acuto partecipa alla battaglia di Castelbaldo inquadrato nella terza schiera capitanata da Francesco Novello da Carrara, Ceccolo Broglia, Brandolino Brandolini, Antonio Balestrazzo, Giacomo e Conte da Carrara, Bernardo Scolari. Nonostante le ferite riesce a respingere gli avversari con Giovanni degli Ubaldini, il Broglia e Filippo da Pisa. Si mette al loro inseguimento verso Legnago e cattura Benedetto da Malcesine, il conte di Colle ed Ugolino dal Verme che con 800 cavalli cercano di trovare rifugio a Porto ed a Legnago.

1388
Apr,FuoriuscitiPerugiaUmbriaAffianca il padre Michelotto e gli altri fuoriusciti del partito popolare contro Perugia.
1389
Lug.FermoAscoli PicenoMarcheCon Gentile da Varano e Giovanni tedesco da Pietramala si oppone nel fermano a Boldrino da Panicale ed a Corrado Lando.
1390
……….SienaFirenzeToscana
Lug.MilanoFirenzePiemonteAlla difesa di Alessandria, assediata dalle truppe francesi di Giovanni d’Armagnac.
……..ChiesaFermoMarcheCombatte il signore di fermo Antonio Aceti alla testa di 11000 uomini. Sono messe a sacco numerose contrade del Piceno.
1391
Ago.MilanoFirenzeToscana e Umbria

Cavalca nel fiorentino; tocca San Gimignano, occupa  Castelvecchio in cui libera 20 senesi fatti prigionieri in precedenza dai fiorentini. A Siena gli è donata la bandiera con la balzana; nel ritornare  verso Perugia viene assalito dalle truppe che sono uscite da Montepulciano. Parte dei suoi uomini viene catturata; Biordo dei Michelotti perde pure la bandiera.

Ott.ToscanaE’ segnalato a mal partito nel pisano.
1392
Gen.Viene licenziato dai viscontei a seguito della pace di Genova.
Mar.Comp. venturaFirenzeEmilia Liguria Toscana

E’ spinto da Gian Galeazzo Visconti a muoversi verso la marca d’ Ancona con il Broglia e il Brandolini. Trovati ostacoli nel bolognese dove vengono a contrastarlo Giovanni Acuto ed Ugo di Monforte, prende la via degli Appennini,  scende a Sarzana; attraversa l’Arno a Pisa e si trasferisce in maremma. Supera in fretta la Toscana.

Giu.Toscana

Si unisce con Ceccolo Broglia, Brandolino Brandolini, Giovanni da Barbiano e Giovanni Tedesco da Pietramala per  costituire  la “Compagnia di San Giorgio” forte di 4000 cavalli.

Lug.Comp. venturaPerugia  C. di Castello  Firenze Siena Pisa  LuccaUmbria e Toscana

Si trova a Sigillo (Nocera Umbra) con Azzo da Castello; devasta il contado di Perugia finché non gli sono consegnati dagli abitanti 4000 fiorini per allontanarsi. I priori della città gli inviano un ambasciatore (Tebaldo di Lello) per ringraziarlo con alcuni presenti per essersi opposto alle iniziative del Broglia e del Brandolini volte a devastare maggiormente il territorio. Minaccia Città di Castello e Firenze che, per la tregua di un anno, riconoscono ai venturieri una taglia di 40000 fiorini (richiesta iniziale, 100000) nonostante le difese approntate dalla repubblica (600 lance e 4000 fanti, senza contare le milizie inviate dai bolognesi, 300 lance, e dagli estensi, altre 100). D’altra parte tali truppe si sono rivelate alla fin fine predatrici quanto gli stessi venturieri. Ripreso il cammino, altre taglie sono imposte dal Michelotti ai comuni di Siena 5000 fiorini (nella realtà il costo complessivo sopportato dal comune per la scorreria ascende a 11112 fiorini per le regalie dovute ai vari capitani della compagnia), di Pisa (12000) e di Lucca (8000). La compagnia fa ritorno nel perugino per la divisione del bottino. Con Ceccolo Broglia, Brandolino Brandolini e Giovanni da Barbiano (6000 cavalli) Biordo dei Michelotti combatte i perugini le cui truppe sono comandate da Azzo da Castello e dall’inglese Giovanni Beltoft. Fa molti prigionieri;  scorre fin sotto le mura del capoluogo.

Ago.Comp. venturaPerugiaUmbria Toscana e Marche

Tutti i capitani della compagnia, con l’esclusione del Michelotti, sono tacitati con 6000 fiorini;  Perugia giura obbedienza al papa. A seguito di tale fatto il condottiero si reca a Borgo San Sepolcro (Sansepolcro) e ne devasta il contado. Alcuni venturieri si portano a Perugia per comprarvi del pane e sono uccisi dagli abitanti; ciò scatena un ulteriore conflitto che è ricomposto con  la stipulazione di nuovi capitoli. Il trattato non viene rispettato ed il Michelotti si rafforza nell’opinione che la pace è ottenibile solo con il rientro della fazione dei raspanti  in Perugia. A fine mese si sposta nelle Marche chiamatovi da Gentile da Varano e da Ancona per fronteggiare i pontifici.

Sett.Camerino AnconaChiesa RiminiMarche e Toscana

Con Azzo da Castello decide di cavalcare nelle terre dello stato della Chiesa;  per tutto settembre contrasta i nemici tra Osimo, Castelfidardo e Macerata mentre i Malatesta, alleati del rettore della Marca Andrea Tomacelli, effettuano numerose scorrerie verso Fiumesino, dove è depredata una mandria di suini, condotta al castello di Precozzano presso Ripe di Senigallia. Sempre nel mese il Michelotti costituisce una compagnia con il Lando.

Ott.ToscanaLa nuova compagnia si scioglie presto per discordie interne con Corrado Lando.
Nov.ChiesaUmbria

Attraversa il territorio di Città di Castello. Si rafforza in Deruta. Occupa Orvieto per conto dei pontifici. Presto ne è dichiarato signore dalla popolazione.

1393
Gen.UrbinoMarcheA Montalboddo (Ostra) per conto dei Montefeltro.
Feb.Comp. venturaSienaUmbria

Chiede nuovamente denari ai senesi. Riceve  300 fiorini cui se ne aggiungono altri 1000 per un accordo riguardante Castel della Pieve (Città della Pieve).

Apr.Comp. venturaFirenze Bologna   FerraraUmbria

Si collega nel perugino con il Lando, Giovanni da Barbiano, Conte da Carrara ed Azzo da Castello per costituire una compagnia di 2500 cavalli e di molti fanti con la quale imporre taglie agli stati che non vogliano riconoscere un soldo ai venturieri. E’ subito condotto dai fiorentini con il Lando; altri stipendi ottengono Giovanni da Barbiano e Conte da Carrara dai bolognesi ed Azzo da Castello dagli estensi.

Mag.Comp. venturaPerugiaUmbria  e Marche

Pandolfo e Pelino Baglioni scacciano da Città della Pieve il governatore pontificio del papa Bonifacio IX con l’accusa di essere un fautore dei raspanti e dei Michelotti. I Baglioni reclutano truppe;  nottetempo si portano a Piegaro ai danni dei raspanti saccheggiando i beni di alcuni partigiani del partito avverso ed uccidendone alcuni membri; puntano contro  Città della Pieve dove si trovano Giovanni Bandini ed altri seguaci dei Michelotti. Costoro lasciano la località e si rafforzano in Monteleone d’Orvieto ed in Montegabbione. I perugini cominciano a battere la rocca di Città della Pieve. A tali notizie intervengono in soccorso dei difensori Luca Monaldeschi della Cervara con fanti e cavalli e Monaldo da San Casciano con 200 cavalli. Biordo dei Michelotti invia, a sua volta, dalla Marca Edoardo dei Michelotti e Luca di Canale con 200 cavalli. I due condottieri si collegano con Francesco da Montemarte;  si impossessano della località scacciandone i Baglioni;  recuperano Piegaro.  Il Michelotti è riammesso in Perugia con l’appoggio del partito popolare;  il governatore pontificio  della città Giovanni Panciatichi ordina che siano cancellate le immagini ignominiose dei suoi famigliari e quelle di altri fuoriusciti dipinte nella facciata del duomo verso la piazza. Sono pure restituiti ai raspanti i loro beni. Negli stessi giorni il condottiero è invitato dai fiorentini a non molestare il territorio di Città di Castello.

Giu.ChiesaComp. venturaCamerinoArceviaUmbria Toscana e Marche

Lascia Città della Pieve, cavalca verso Valiano e nel territorio di Montepulciano controllato dai fiorentini. Raggiunge le sue truppe che stazionano a Ponte Valleceppi per trasferirsi nella  marca d’ Ancona e combattervi i da Varano. Non trascorrono che pochi giorni dalla sua assenza da Perugia che il partito dei nobili, guidato da Pandolfo Baglioni, si solleva innalzando il vessillo dello stato della Chiesa. Le armi del popolo prevalgono con l’uccisione di Pandolfo e di Pellino Baglioni (sulle scale del Palazzo di Giustizia) e di altri 70 congiurati. Bonifacio IX, impaurito, fugge ad Assisi; Biordo dei Michelotti rientra nella città. Per la cerimonia legata al suo ingresso in Perugia i priori spendono 4000 fiorini. Viene insignito del cingolo di “cavaliere del popolo”, gli è consegnata una spada con la nomina di capitano generale delle milizie perugine con lo stipendio mensile di 1000 fiorini; gli sono consegnati altri 2000 fiorini affinché li distribuisca alle truppe. Viene eletto al primo posto tra i 25 cittadini aventi il compito di pacificare la città;  sono esiliati più di 200 nobili con i loro seguaci. Biordo dei  Michelotti per i suoi meriti ottiene in ringraziamento dal nuovo governo popolare il palazzo fortificato già dell’abate di Montmajeur, per il cui restauro il comune stanzia 4000 fiorini. Gli sono consegnate terre e fortezze a Montalera ed a Renabianca, nonché la posta di Panicarola nel Chiugi. E’ commissionata dai Priori in suo onore una statua di bronzo, che lo ritrai a cavallo, da collocarsi sulla facciata prospiciente la piazza sul fianco sinistro della cattedrale di San Lorenzo.  Sono pure liberati dalle condanne precedenti i fratelli Ceccolino, Siginolfo ed Egano.  Si sposta nelle Marche e con Azzo da Castello obbliga Rocca Contrada (Arcevia) al pagamento di una taglia. A fine agosto Bonifacio IX è costretto a rassicurare tale comune che non è sua intenzione affidarne il governo al Michelotti o ad altri condottieri.

Lug.PerugiaFuoriuscitiCapitano g.leUmbria e Marche

Ottiene il castello di Fratta (Umbertide) dal condottiero pontificio Ciucio da Paterno in cambio di 3000 fiorini; si accampa  tra Umbertide e Montone e si fa consegnare la rocca del secondo centro dai fratelli di Braccio di Montone in cambio della liberazione del loro congiunto; si impossessa anche di Civitella dei Marchesi (Montalto).

Ago.PerugiaComp. venturaUmbria

Invia ambasciatori a Firenze ed al papa sempre fermo ad Assisi:  prega il pontefice di soccorrere Perugia con 200 fanti e 50 lance. Giovanni Tedesco da Pietramala ed Azzo da Castello  scorrono infatti nel territorio  comunale occupando l’uno  Castiglione del Lago e l’altro  Nocera Umbra. Il papa non risponde. Il Michelotti riesce a comporre la vicenda con l’aiuto del signore di Cortona Ugolino Casali: consegna 14000 fiorini a Giovanni Tedesco da Pietramala  per recuperare Castiglione del Lago ed altri 5000 ad Azzo da Castello per Sigillo. Al Casali, per la sua intermediazione, fa invece avere un destriero coperto di scarlatto, una bandiera con lo stemma di Perugia, un palazzo ed una provvigione annua di 500 fiorini. Più tardi chiederà allo stesso Casali la restituzione dei castelli del distretto perugino dei quali quest’ultimo è stato nominato vicario pontificio (Montegualandro, Borghetto e Lisciano Niccone). Ugolino Casali rifiuta; anzi pretende che gli sia restituito il castello di Valiana (facente parte del distretto di Cortona) ceduto a suo tempo dai perugini a Giovanni del Pecora, signore di Montepulciano.

Sett.Comp. venturaChiesaMarche

Si propone di rifarsi sui pontifici. Ai suoi uomini si uniscono anche 400 armati che hanno già militato agli ordini di Boldrino da Panicale; si muove con costoro ed Azzo da Castello (2500 cavalli e molti fanti) per marciare su Macerata. Si allea con i da   Varano, sconfigge e fa prigioniero a Penna San  Giovanni Andrea Tomacelli fratello del papa. Espugna alcuni castelli ed irrompe in Macerata; si frappongono i fiorentini i quali ottengono che gli abitanti riconoscano alla compagnia una taglia di 1000 fiorini e consegnino ai venturieri le ossa del Panicale. Il Michelotti lascia il territorio con la promessa di ricevere dal pontefice, entro un mese, altri 10000 fiorini.

Nov.Chiesa200 lanceUmbria

Si riconcilia con il pontefice; gli sono riconosciuti da Bonifacio IX 10000 fiorini l’anno per un biennio ed altri 6000 l’anno fino alla morte; gli sono, inoltre, concessi una condotta di 200 lance ed il vicariato di Rocca Contrada (Arcevia), di Gualdo Tadino, di Orvieto (dietro un censo annuo di 400 fiorini) e di Montefiascone (censo di 200 fiorini); gli sono anche confermati i privilegi da lui detenuti in Perugia. Con Corrado Lando gli vengono anche riconosciuti dai lucchesi 80 fiorini al mese; nel periodo maggio-agosto dell’anno seguente i due condottieri ne incasseranno altri 480.

Dic.ChiesaTodiUmbriaDifende in Sismano con 200 cavalli la moglie di Catalano degli Atti. Infesta il territorio di Todi ai danni del signore della città Malatesta Malatesta.
1394
Gen.PerugiaChiesaUmbria

Entrano in Umbria 1500 cavalli pontifici condotti dal duca di Spoleto Giannello Tomacelli (altro fratello di Bonifacio IX), dal Broglia, dal Brandolini e dal  Pietramala: il  Michelotti li affronta con 500 cavalli e 200 fanti. Rafforza i castelli di confine senza cercare la battaglia con gli avversari. Consegna ai venturieri 5600 fiorini e costoro si allontanano dal territorio.

Feb.FirenzeCapitano g.le  300 lanceToscana

Si reca a Firenze ove gli è consegnato il bastone di capitano generale. Promette agli abitanti di Bettona di proteggerli da eventuali scorrerie del Broglia e del Brandolini.

Mar.AnconaFermoOsimoFuoriuscitiMarche

Con Azzo da Castello combatte per Ancona contro Osimo. I due capitani sono poi  chiamati dagli abitanti di Fermo per fronteggiare i fuoriusciti e Luca di Canale che si sono  asserragliati in Montegranaro. Posto il campo vicino alla rocca del Girifalco, chiedono entrambi per la loro condotta 10000 ducati che dopo alcune trattative sono ridotti a 5000.

Apr.PerugiaC, di CastelloToscana UmbriaA Firenze. Al rientro in Umbria danneggia il contado di Città di Castello.
Mag.PerugiaChiesaUmbria

Si trova a Ponte San Giovanni. E’ assalito nuovamente dai pontifici che dispongono di un esercito superiore al suo. Continua a non volere affrontare gli avversari in battaglia campale limitandosi ad  effettuare alcune scorrerie.  500 cavalli  comandati dal fratello Ceccolino e da Corrado Lando impediscono, inoltre, ai fuoriusciti di continuare nei  guasti alle campagne finitime. Cerca anche di subornare il Broglia, il Brandolini e Giovanni Tedesco da Pietramala;  dà loro in ostaggio Tinto dei Michelotti con 4500 fiorini (o 10000 secondo altre fonti). I rivali si allontanano. Il Michelotti  si fa consegnare dal comune di Perugia altri 4000 fiorini per potere dare il soldo ai suoi militi ed a quelli del fratello Ceccolino e di Corrado Prospero. Nelle sue incursioni  provoca danni anche nei contadi di Certaldo e di Marciano: prede e prigionieri sono condotti nel fiorentino. Il fatto provoca le proteste della repubblica.

Giu.PerugiaUmbria

Esce nottetempo da Perugia con 500 cavalli e 200 fanti;  all’alba entra in Assisi  senza trovarvi resistenza; assedia le due rocche, la minore con lavori di scavo e la costruzione di una serie di ripari per gli assedianti. I due castellani, Giovanni d’Oddo e Telle da Rosciano, gli si arrendono a patti. La città viene messa a sacco. Sostenuto dai Nepis viene proclamato gonfaloniere e signore della città in un’assemblea pubblica tenutasi nella chiesa di San Rufino.

Lug.Comp. venturaSiena Pisa   C.di CastelloToscana  e Umbria

Provoca alcuni danni nel territorio di Montone. Esce dal perugino con Corrado Lando ed Azzo da Castello per depredare il senese ed il pisano. Ricevuti 20000 fiorini dai due comuni, grazie all’ intermediazione degli ambasciatori di Gian Galeazzo Visconti, entra con Azzo da Castello nel tifernate. Mette a sacco Selci, Celalba e Porcina. Tramite Firenze e Perugia ottiene dagli abitanti di Città di Castello un risarcimento di 150 fiorini per i danni causati dalle  loro milizie nel suo passaggio a Montone.

Ago.Toscana Romagna e Umbria

Su invito dei fiorentini conduce le prede a Sansepolcro, a Citerna ed a Anghiari nei cui mercati sono vendute. Si rovescia in Romagna addosso a Forlì e contro tutti coloro che non vogliono riconoscere taglie alla sua compagnia. Al termine delle incursioni transita per Forlì con il fratello Ceccolino e gli altri condottieri: Corrado Lando si reca a Ravenna, Azzo da Castello a Ferrara, Biordo ed il fratello  Ceccolino rientrano a Perugia.

Ott.UmbriaNel perugino. Ottiene alcune sovvenzioni dai senesi.
1395
Gen.Comp. venturaFermo Osimo AnconaUmbria e Marche

Si pone come arbitro ad Orvieto fra la fazione dei beffati/muffati e quella dei mercorini;  convoca i loro capi a Perugia. Si collega ancora con Azzo da Castello e si attenda nel fermano vicino alla rocca del Girifalco: i due capitani chiedono una taglia ad Osimo ed a Ancona; ottiene 1000 ducati dagli abitanti di Fermo. Nello stesso mese i fiorentini sollecitano l’ausilio delle sue milizie per contrastare i senesi.

Feb.UmbriaSi impossessa di Spello.
Apr.PerugiaPerugiaTodiChiesaUmbria

Gli abitanti di Todi si ribellano a Malatesta Malatesta,  chiamano Biordo dei Michelotti nella città e lo proclamano come signore. E’ scomunicato da Bonifacio IX ed è predicata la crociata nei suoi confronti. Sgomina a Bevagna i pontifici condotti dal signore di Foligno Ugolino Trinci; giunge ad Orvieto con 400 cavalli e ne fa distruggere la rocca; costringe molte terre a riconoscergli una taglia;  desola i contadi delle località che non ottemperano ai suoi ordini.

Giu. lug.PerugiaFermo Ancona RecanatiMarche

Irrompe nelle Marca con 1500 cavalli ai danni di Fermo, di Ancona e di Recanati: le tre località assoldano a loro difesa Conte da Carrara, Mostarda da Forlì e Luca di  Canale. A San Giusto gli vengono contro, provenienti da Montegranaro Luca di Canale e Conte da Carrara. Si accorda con il secondo condottiero  che lascia il contado. Si scontra invece con il Canale. L’avversario, ferito alla gola da un verrettone nel corso del combattimento, lascia il campo, raggiunge il mare, sale su un piccolo naviglio e cerca di raggiungere con alcuni compagni Civitanova Marche. Il condottiero è inseguito e catturato da alcune imbarcazioni degli abitanti di Grottammare: è consegnato ai priori di Fermo che catturano il Canale in quanto lo sospettano, probabilmente, di tradimento. Alla notizia il Michelotti invia a Fermo Smeduccio Smeducci per chiederne la consegna. La sua richiesta è respinta.

Ago.Umbria

E’ richiamato dai Chiaravalle dalla marca d’ Ancona;  gli sono consegnate le fortezze di Todi, ancora in potere di Malatesta Malatesta. Giunge ad Orvieto con 400 cavalli e ne viene  proclamato signore. 150 cavalli delle sue compagnie muovono da Deruta, transitano per Fratta Todina e mettono a sacco il territorio di Città di Castello. Inevitabili sono le proteste dei fiorentini.

Sett.PerugiaComp. venturaFermo Ancona RecanatiAscoli PicenoMarche

Penetra nuovamente nelle Marche per devastare i territori di Fermo, di Ancona e di Recanati. Stipula una tregua con Conte da  Carrara; si unisce con la compagnia di tale condottiero (3000 cavalli e vari fanti) ed insieme domandano agli abitanti di Ascoli Piceno una taglia di 3000 ducati. Ottenutala, il Michelotti si trattiene nel contado di San Flaminiano.

Ott.PerugiaChiesaUmbria e Marche

Promette una provvigione annua di 500 ducati a Conte da Carrara  per avere il suo appoggio contro i pontifici. Espugna Cesi con la rocca ed ottiene Orvieto; ricompare nel Piceno con 1500 cavalli.

Nov.Umbria

Conduce al suo soldo per due mesi (compenso di 4000 fiorini) il Broglia ed il Brandolini; cavalca nello spoletino senza esiti particolari perché non è in grado di attraversare il Tevere ghiacciatosi negli stessi giorni.

Dic.Marche

Giunge a Fabriano;  vende Montegranaro a Fermo in cambio di 7500 ducati: il medesimo giorno i priori liberano Luca di Canale. L’acquisto provoca da parte dei fermani a violenze e sopraffazioni nei confronti degli abitanti di Montegranaro, una situazione in cui si inserisce Conte da Carrara e che porta al rafforzamento del potere di Antonio Aceti in Fermo. Biordo dei Michelotti rifiuta la proposta dei fiorentini di divenire loro capitano generale; viene pregato, sempre da costoro di rimettere in libertà Francesco Gambacorta, che egli trattiene prigioniero per la mancata restituzione di 50 fiorini in quanto quest’ultimo non è stato in alcun modo in grado di fare fronte alle sue obbligazioni.

1396
Gen.UmbriaE’ scomunicato.
Mar.Chiesa500 lanceUmbria

Si riconcilia con il pontefice su pressione degli ambasciatori visconteo e fiorentino. E’ nominato vicario pontificio di Todi e di Orvieto dietro  la corresponsione di un censo annuo; Bonifacio IX riconosce a Biordo dei Michelotti per un anno la somma mensile di 2000 fiorini per avere a propria disposizione 500 lance. Il condottiero restituisce ai pontifici due castelli. Viene tolto l’interdetto alla città di Perugia; il Michelotti, da parte sua, deve riconoscere allo stato della Chiesa la somma di 17000 fiorini.  Sempre nel periodo induce Giovanni da Barbiano ad allontanarsi dal territorio con  donativi ed armi in abbondanza.

Apr.UmbriaAcquista numerosi capi di bestiame ed armi allo scopo di combattere i pontifici.
Mag.E’ invitato dai fiorentini a contrastare la compagnia di Ceccolo Broglia.
Giu. lug.Comp. venturaFolignoUmbria

Chiede ai senesi di inviare ambasciatori al duca di Milano per averne il soccorso. A luglio molesta con la sua compagnia i territori del signore di Foligno Ugolino Trinci.

Ago.PerugiaComp. venturaUmbria

Riceve 1500 fiorini dal comune di Perugia per sorvegliare i movimenti di Bartolomeo Boccanera, di Ludovico Gabriotto Cantelli e di Filippo da Pisa: persuade costoro a desistere da ogni tentativo aggressivo con denari e promesse. I perugini gli riconoscono in premio altri 5666 fiorini.

Nov.UmbriaInvia ambasciatori a Siena per stipulare un’alleanza con i Montefeltro e Pisa.
1397
……….MilanoFirenze500 lance
Apr. mag.FirenzeMilanoCapitano g.le 800 lanceUmbria e Toscana

Si propone  di molestare Ugolino Casali ingaggiando per 10000 fiorini la compagnia di Alberico da Barbiano ferma nel perugino. Costoro assalgono Borghetto ma non riescono ad impadronirsi della località; avanzano allora su Melello ma vengono sconfitti dalle milizie di Volterra. A questo punto il Michelotti è convinto ad accettare il capitanato generale dei fiorentini per contrastare i viscontei comandati proprio dal Barbiano. Gli vengono offerti inizialmente 1600 fiorini il mese; la trattativa si chiude con il riconoscimento, a suo favore, di una provvigione mensile di 2150 fiorini. La durata della condotta è stabilita in sei mesi, più altri sei di beneplacito. A metà maggio viene stipulato il relativo contratto tramite Rinaldo Gianfigliazzi.

Giu.Toscana e Umbria

Si reca a Firenze e gli sono consegnate le insegne del comando. E’ obbligato a rientrare a Perugia a seguito delle minacce del Broglia e dei fuoriusciti. Lascia la città in gran fretta e per Arezzo  raggiunge inaspettato Perugia.

Lug.PerugiaFuoriuscitiUmbriaSi impadronisce di Porcaria nonostante i capitoli della recente pace firmata con i pontifici. Con la sua azione scoraggia gli avversari dalle loro intenzioni.
Ago.UmbriaViene nominato conte di Castel della Pieve e della Val di Chiana dall’imperatore Venceslao di Boemia.
Nov.Toscana

Si sposa con Giovanna Orsini, figlia del conte di Soana Bertoldo. Il matrimonio viene celebrato a Corciano nel castello di Pieve del Vescovo. Per onorare gli sposi è organizzato un torneo vinto da un famiglio dei Chiavelli. Per i festeggiamenti sono spesi più di 10000 fiorini; al matrimonio sono presenti i signori di Urbino, di Camerino (Gentile da Varano), di San Severino Marche (Smeduccio Smeducci), di Fabriano (Chiavello Chiavelli), di Foligno nonché gli ambasciatori di Venezia, Firenze, Lucca, Cortona, Città di Castello (gli sono donati un palio ed un destriero), Assisi, Gubbio, Nocera Umbra, Spello, Castel della Pieve (gli è inviata dagli abitanti di tale località una cavalcatura bardata con panni pregiati) e Trevi.

1398
Gen.UmbriaNel territorio di Todi a causa della ribellione di Monte Castello di Vibio.
Feb.Umbria

Si porta a Todi con 1500 cavalli;  si ferma nella località per curarsi una gamba a causa di una caduta da cavallo. Con l’avvicinarsi dell’esercito pontificio rientra a Perugia. Lascia alla guardia di Todi il fratello Ceccolino.

Mar.Umbria

L’abate di San Pietro Francesco Guidalotti, suo cognato, assieme con altri suoi parenti, per compiacere il papa, si fa promotore di una congiura ai suoi danni.  A metà mese, di mattina, il Guidalotti, accompagnato dai fratelli Giovanni ed Annibale, si reca al palazzo del Michelotti nei pressi di Porta Sole. Il condottiero, avvertito di tale visita, si alza dal letto e scende giù al chiostro senza alcun sospetto. L’abate Guidalotti lo abbraccia: è questo il segnale per gli altri che si scagliano contro la sua persona  con i coltelli avvelenati e lo colpiscono  alla gola. la folla, alla notizia, si getta nelle case dei Guidalotti uccidendo e dando alle fiamme tutto ciò che è legato a tale famiglia. I funerali di Biordo costano 334 fiorini; sono grandiosi così come lo sono state le nozze. Grande pietà desta la madre Baldina che si strappa i capelli in testa per la disperazione. Tutto il popolo vi partecipa con unanime cordoglio.  Il Michelotti viene sepolto nella chiesa di San Francesco;  gli è eretta una statua equestre di fronte alla chiesa di San Lorenzo. Un suo ritratto, di autore anonimo, è conservato nel Palazzo dei Priori di Perugia. Nel marzo 1448 il frate Roberto Caracciolo (Roberto da Lecce) predica contro la vanità dei nobili che si rivela, a suo dire, anche  negli ornamenti che accompagnano le tombe famigliari: ciò provoca la distruzione della  statua del Michelotti in un  cimitero sconosciuto. Suo segretario è l’umanista Giovanni Manzini. Ricordato da Lorenzo Spirito in “Lamento di Perugia soggiogata”.

 CITAZIONI

-“Fu capitano saggio, accorto e mite, da moltissimi rimpianto.” ARGEGNI

-“Quei due che fanno adorne le scritture,/ Biordo e Ciccholin de’ Michelotti/ Da far deluno infinite picture/ Incredibil di lui cose dirotti./ Non fe più prove il valente Camillo/ Come lui per Peroscia senza motti./ E fu tanto onorato il suo vexillo/ Che fu signor delle terre vicine/ Un lungo tempo in stato tranquillo./ In libertà con le sue opre divine/ Resse Peroscia e per sue lunche liste/ E fu degno di laude fin al fine.” Cambino Aretino riportato da FABRETTI

-“Huomo molto pratico nell’armi.” ALBERTI

-“Huomo in que’ tempi nelle cose dell’armi molto singolare, e illustre.” CAMPANO

-“Di privato cittadino s’era fatto non solo quasi padrone di Perugia, ma di tanti altri luoghi.., si può credere che s’egli fosse più lungamente vivuto sarebbe molto maggiore divenuto.” PELLINI

-“Huomo pratico nell’armi.” SANSOVINO

-“Huius etiam temporis Biordus de Michelottis, perusinus athleta, vir magnanimus et ad omnia magnifica strenuus et armorum fortitudine prevalidus, multorum populorum dominio ipsorum libertis et spontanea electione sortitus est. Hic miris modis ad se diligendum animos hominum conciliabat, liberalitate magnifica vestes, equos, cibos convivales et pecuniam, cum habebat erogando, mirabiliter diffundebat: huic nullum vere in eo tempore comparabilem virum vidi.” MANZINI

-“Was a unifying figure. Hia party came from the merchant class. But his birth and military accord made him a man the nobility had to respect, and his personal qualities endeared him to the popolo minuto.” TREASE

-“Uomo d’azione ma anche abile politico.” GAZZARA

-“Rimarrà fino alla sua morte nel 1398 uno dei signori più potenti di tutta l’Italia centrale …L’arrivo di Biordo al potere è stata la conseguenza della vittoria della sua fazione sull’altra, ma è alla sua fama di condottiero che Biordo deve l’aver ricevuto tutti i poteri che gli furono attribuiti subito dopo la sua trionfale accoglienza da parte dei Perugini, prima di tutto quelli di natura militare. Biordo era certamente ben lontano dall’essere tra i condottieri più famosi del suo tempo: la sua compagnia non comprendeva, a quanto pare,  che poche centinaia di lance e i successi da lui ottenuti sui campi di battaglia erano piuttosto modesti. Ma non aveva mai smesso di seguire con grande attenzione le vicende politiche della sua città di origine ed ebbe l’accortezza di capire, ad un certo momento, che i suoi concittadini erano ormai maturi per accettare un potere forte, ossia per passare sotto l’autorità di un signore purché sia in grado di garantire loro l’ordine e la sicurezza ai quali tutti aspiravano.” VIGUEUR

-“La morte tragica richiamò sul Michelotti – vissuto di violenze, rapine e inganni – pietà e rimpianto. Goffo il tentativo di storici perugini campanilisti e anticlericali di accreditare il Michelotti come difensore della libertà comunale contro l’invadenza pontificia.” FALASCHI

-“Pare di poter rilevare come le modalità di gestione del potere della signoria di Biordo dei Michelotti non collimino con l’immagine del signore “rispettoso delle istituzioni comunali”, magnanimo e relativamente largo nel concedere ai gruppi dirigenti delle città a lui soggette spazi e margini di autonomia di una certa rilevanza.” SINI

-“Biordo si restava in Perugia per inanimare i Priori ad attendere al miglioramento del vivere civile, ad amicarsi le primarie potenze d’Italia, a sorprendere i fuorusciti nei loro movimenti, e a sorvegliare i pochi cittadini, creature di nobili, nelle loro secrete adunanze. Tutto operava per la salute e prosperità dello stato popolare, nulla per ingrandire se stesso e gli amici: a questo intendeva, non apparisse in faccia a ciascun popolo d’Italia la Repubblica perugina macchiata dall’improntitudine d’una iniqua reggenza. per cui il nome di Biordo visse incontaminato appo noi per quattro secoli, e passò nella memoria di otto generazioni sempre più bello e più riverito.” FABRETTI

-“Immagin sono di quel magno Biordo/Che al mondo sugiugò tante cittadi,/Di ventidue stendardi io mi ricordo/Vencelli insieme in gran solennitade;/Ai suoi nimici il viver mise in ordo,/tenendo il proprio nido in libertade/E feci sì per piani e monti e rive/Che, polver d’ossa, il nome ancora vive.” Da un epitaffio del Matarazzo, riportato da FABRETTI, sotto il suo ritratto un tempo collocato a Perugia nel palazzo di Braccio Baglioni.

Immagine: Wikipedia

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