PIERO STROZZI

0
5718
piero-strozzi

Last Updated on 2023/10/06

PIERO STROZZI  Di Firenze. Signore di Belleville, Epenay, Bressuire nel Poitou.

Padre di Filippo Strozzi, fratello di Leone Strozzi, nipote di Piero dei Medici. Maresciallo di Francia. Cavaliere dell’ordine di San Michele.

1510 – 1558 (giugno)

Piero Strozzi
Piero Strozzi, Palazzo Vecchio, Firenze.
Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

………………EmiliaE’ segnalato come maestro di campo di un duello che si svolge a Bologna sul sagrato di San Petronio tra Ascanio della Cornia ed il conte di Carpegna.
1533
Mar.Toscana Romagna Lazio e Francia

E’ imprigionato a Firenze perché sospettato di avere partecipato all’uccisione notturna di Giuliano Salviati, confidente del duca di Firenze, (suo congiunto) per aver insidiato la sorella Luisa. E’ interrogato nel Palazzo della Signoria; Piero Strozzi  sostiene con fierezza le accuse di colpevolezza; è  liberato su pressione del papa Clemente VII amico del padre Filippo, in quel tempo ritenuto in Italia  l’uomo più ricco.  Chiede licenza al duca Alessandro dei Medici. Si reca prima in Romagna, poi a Roma, da ultimo in Francia.

1534

Sempre più odiato da Alessandro dei Medici, viene dichiarato ribelle con il padre Filippo.  Con altri fuoriusciti fiorentini si accosta al cardinale Ippolito dei Medici, emulo e concorrente del duca Alessandro alla signoria di Firenze.

1535Lombardia Lazio e Francia

Il governatore pontificio di Modena Battista Sforza viene a conoscenza di una congiura organizzata ai suoi danni dal duca di Firenze. Venti sicari, comandati da un certo Petruccio sono arrestati e giustiziati. Piero Strozzi  è subito informato della trama; gli è consegnato il Petruccio e conduce quest’ ultimo a Roma. Si incontra ad Itri con il cardinale Ippolito dei Medici con il quale  perora la causa dei fuoriusciti fiorentini. Ritorna in Francia;  nominato gentiluomo di camera, gli è affidato il comando di un colonnello di fanti. Invano il padre Filippo si oppone alla sua scelta di campo.

1536
Lug.FranciaImpero1000 fantiEmiliaSi unisce a Mirandola con Guido Rangoni e Cesare Fregoso. Raduna 1000 fanti.
 Sett.Piemonte

Affianca Guido Rangoni in Piemonte; tocca Racconigi; prende parte alla conquista di Chieri. E’ in tale occasione che  acquista la fama di valoroso soldato.

1537
Feb.Piemonte

Fronteggia il marchese Francesco di Saluzzo. Con Cesare Fregoso, Annibale Gonzaga e Giovanni di Torino assale invano Barge.

Apr. mag.FuoriuscitiFirenze1000 fantiEmilia Romagna Marche  Toscana Umbria e Lazio

Alessandro dei Medici è ucciso;  i fuoriusciti cercano di approfittare della situazione. Piero Strozzi, nonostante il parere contrario del padre, si fa dare 9000 ducati, lascia Bologna dopo avere radunato 400 /500 uomini (per lo più inesperti), 40/ 100 cavalli e  soli 100 fanti veterani. Lo affiancano Ivo Biliotti, Niccolò Strozzi, Francesco dei Pazzi, Baccio Martelli, Girolamo Salviati, Benedetto Rinuccini, Iacopo Pucci, Antonio Berardi, Amerigo Antinori, Boccole Rinieri, Lorenzo dei Libri, Spagnoletto Niccolini, Tommaso Alemanni.  Si avvia verso Borgo San Sepolcro (Sansepolcro) che, secondo le promesse di alcuni fuoriusciti, dovrebbe loro aprire le porte. Supera gli Appennini, tocca Meldola, Mercato Saraceno, Perticaia, Montefortino, Lamoli.  Giunge nei pressi di Sansepolcro;  scopre di esservi stato preceduto da Otto da Montauto. Deluso, punta verso i monti. I suoi soldati, affamati e stanchi, cercano di impadronirsi di sorpresa del castello di Sestino: l’assalto è respinto con la perdita di 60 uomini tra i quali Niccolò Strozzi e Moretto Signorini. Si ritira; a Belforte all’ Isauro, nel ducato di Urbino,  licenzia i compagni. Riceve del denaro dagli amici, vaga nelle Marche, in Umbria ed in Toscana tra Sant’Angelo in Vado, Castel Durante (Urbania), Fossombrone, Perugia e Città della Pieve;  rientra a Roma sempre seguito dalle spie del duca di Firenze Cosimo dei Medici.

Lug.FuoriuscitiFirenzeEmilia e Toscana

Con i denari del padre (per un terzo del totale del costo complessivo), del re di Francia (un altro terzo) e per la parte restante degli esuli fiorentini, raduna a Mirandola 4000 fanti e 300 cavalli con Bernardo Salviati e Capino da Mantova. Con tali truppe ed altre genti raccolte in segreto a Bologna entra di nuovo  in Toscana. Supera  gli Appennini verso Pistoia, giunge a Montemurlo con la speranza che la fazione dei Panciatichi di Niccolò Bracciolini si unisca con i fuoriusciti. Quest’ ultimo, invece, informa di ogni cosa Alessandro Vitelli. Lo Strozzi con Sandrino da Filicaia (600 fanti e 100 cavalli) si spinge fino alle mura di Prato. La città, alla cui difesa si trovano il Pozzo ed il commissario Ippolito Buondelmonti, non si solleva a favore dei francesi. Piero Strozzi ha una  scaramuccia con gli avversari che gli catturano alcuni  cavalli. Ritorna  nelle vicinanze  di Montemurlo con poche centinaia di uomini, mentre il resto delle truppe è distanziato di quattro miglia a causa di una pioggia a dirotto. Il padre Filippo alloggia nello stesso castello.

Ago.Toscana

Alessandro Vitelli assale Montemurlo: lo Strozzi divide i suoi pochi fanti per tendere un’imboscata all’ alba ad una piccola squadra di cavalleria che ha affrontato il giorno prima; si trova viceversa di fronte Rodolfo Baglioni alla testa dei fiorentini. Gettato a terra, viene catturato; non riconosciuto, ha modo di fuggire a nuoto in un piccolo fiume e di riparare a Montale. In mano dei vincitori cadono 4 pezzi di artiglieria condotti da Bologna. Il padre Filippo, alla notizia che il figlio è stato ucciso in combattimento, o è stato fatto prigioniero, desiste da ogni tentativo di fuga.

Autunno500 fantiPiemonte Romagna

Appoggia Giulio Orsini alla difesa di Alba. Costretto a cedere a seguito dell’ attacco degli imperiali lascia  il Piemonte e si reca in Romagna.

1539Lazio

A Roma; è bene accolto dal papa Paolo III e da tutti i Farnese; ha lunghe trattative, inconcludenti, per acquistare Fano o un castello perugino nello stato della Chiesa. Nell’anno si sposa con Laudomia dei Medici, sorella di Lorenzino, l’uomo che ha ucciso  Alessandro dei Medici.

1541VenetoE’ costretto a lasciare Venezia con i fratelli alla scoperta di una rete spionistica a favore della Francia.
1542
………………..StrozziAustriaFriuli

Chiamato dal veneziano Beltramo Sacchia, raduna truppe nei territori della Serenissima e si impadronisce, a spese dell’ imperatore Ferdinando d’Austria, del porto di Marano Lagunare con il pretesto di scaricarvi delle vettovaglie. Occupa la località a nome del re di Francia e fa passare a fil di spada la guarnigione austriaca per ordine di Blaise de Monluc. Beltramo Sacchia accompagna fuori Marano Lagunare la moglie del governatore tedesco per incassare una taglia che le è stata posta; Piero Strozzi dà inizio alla costruzione di un forte nel porto. I veneziani inviano 2 galee con Giulio da Montevecchio e molti soldati i quali mettono in fuga le maestranze e distruggono i navigli in costruzione con le artiglierie. Sconfessato  anche dai francesi lo Strozzi tratta con i veneziani la cessione della località ; minaccia di rivolgersi anche ai turchi.

1543
………………..Friuli

Vende Marano Lagunare ai veneziani per 35000 ducati. Costoro  vi inviano un proprio presidio agli ordini di Alessandro Bondulmer.

…………..Puglia

Ordisce una trama per sorprendere Monopoli con le galee turche: questa viene sventata dal duca di Toscana per mezzo di un infiltrato inseritosi al suo seguito; ne è informato il viceré di Napoli don Pietro di Toledo.

………………..FranciaImpero200 cavalli leggeriFrancia

Raccoglie a proprie spese i fuoriusciti fiorentini e li conduce con sé al campo francese (200 archibugieri a cavallo) per porsi al campo di Marolles-les-Braults, in Borgogna, al servizio del re Francesco I. Con la compagnia, nella quale è presente anche il capitano Bernardo, combatte in Borgogna nei pressi di Cambrai. Secondo il Brantome la delfina, la cugina Caterina dei Medici, crede di poter morire per la gioia, nel vedere una così bella compagnia al servizio del re di Francia a spese dello stesso Strozzi.

Sett.Lussemburgo

Si distingue all’ assedio di Lussemburgo dove ha il comando di una batteria; passa poi alla difesa di Landrecy (Landrecies).  Costringe Ferrante Gonzaga a ritirarsi.  Occupa Guise e, sempre con i suoi archibugieri, nello scortare un convoglio di vettovaglie, cattura nei pressi della fortezza Francesco d’Este.

………………..Lussemburgo

Prende parte alla difesa di Lussemburgo con Giovanni Caracciolo. Il sovrano per i suoi meriti gli concede il feudo di Belleville e gli affida il comando di cinque insegne di fanti.

1544
………………..Veneto e Lazio

Attraversa, travestito, il ducato di Milano con messaggi di Francesco I; giunge a Venezia e vi si incontra con il cardinale Ippolito d’Este; visita a Roma il papa.

Apr.FranciaImperoEmilia e Lombardia

Incarica Nicola Orsini di marciare alla volta di Mirandola con 2000 fanti arruolati nell’ agro romano; lo Strozzi ne assolda altri 7000, parte nei territori pontifici e parte in Lombardia attingendo al suo patrimonio per 70000 scudi. Litiga con Piermaria dei Rossi, capitano generale delle fanterie italiane agli stipendi dei francesi, che rimane  inattivo nei suoi feudi a causa della mancanza di denaro. Dopo la battaglia di Ceresole Alba saccheggia Luzzara e varca il Po a Casalmaggiore; staziona nel cremonese, supera l’Adda su un ponte di barche a Castiglione  vincendo la resistenza di due compagnie di cavalli di Girolamo Silva; si rafforza sulle foci del Lambro con la speranza che il territorio si ribelli a favore dei francesi.

Mag.Lombardia Emilia

Quando si rende conto dell’ inutilità di ogni aspettativa di ribellione e della  sorveglianza organizzata dal marchese di Vasto Alfonso d’Avalos, esce da Chignolo Po, riattraversa il fiume e si ritira a Piacenza dove Pier Luigi Farnese fornisce imbarcazioni e somministra vettovaglie alle sue truppe. Tallonato da Rodolfo Baglioni e da Cesare da Napoli, che molestano la sua retroguardia, si congiunge a Castel San Giovanni con le milizie che il conte di Pitigliano gli ha condotto dal Piemonte.

Giu.Emilia e Piemonte

Trascorrono otto giorni in cui si fanno più acuti i problemi del vettovagliamento. Per Rottofreno, Castel San Giovanni, la Valle del Tidone e Varzi si avvia verso i monti del tortonese con l’obiettivo di collegarsi con i francesi ad Alessandria ed a Felizzano. Vince il blocco che gli è opposto da 500 fanti sulle rive dello Scrivia con 4 pezzi di artiglieria (200 morti tra gli avversari) e scende lungo il fiume verso Serravalle Scrivia dove dovrebbe incontrare la cavalleria  del Tays. Tra Serravalle Scrivia e Novi Ligure è aggredito da 10000 imperiali comandati dal principe di Salerno Ferrante da San Severino, dal principe di Sulmona Filippo di Lannoy, da Rodolfo Baglioni e da Cesare da Napoli. I soldati di Piero Strozzi si trovano rinchiusi e stretti tra il monte ed il fiume. I suoi fanti combattono arditamente tanto da essere agli  inizi in vantaggio. Escono dai vigneti dove si sono appostati, inseguono gli avversari nella campagna aperta salvo a trovarsi senza l’appoggio della cavalleria che non è riuscita a muoversi al loro passo. Qui sono attaccati dalla cavalleria nemica condotta da Sforza Pallavicini, da Rodolfo Baglioni e da Sforza Sforza; sopraggiunge anche la fanteria avversaria ed è la disfatta. Per Piero Strozzi la colpa della sconfitta è da addebitarsi a Nicola Orsini ed al duca di Borbone Francesco d’Enghien che non gli ha fornito il necessario sostegno dal vicino Monferrato. Vi è pure un’altra versione dello scontro che vede la cavalleria di Nicola Orsini subito messa in fuga dagli spagnoli e la resistenza della fanteria di Piero Strozzi sul posto: alla fine 3000 fanti italiani si possono ritirare in ordine con la perdita di parte delle insegne (85) e di tutti i bagagli; molti sono i prigionieri (tra cui Giorgio da Martinengo) e mille i morti tra gli uomini di Piero Strozzi (tra cui Ulisse Orsini ed il capitano Cazzaloca). I fuoriusciti napoletani (il duca di Somma, il conte di Capaccio) che sono stati catturati e che avrebbero potuto essere giustiziati, sono fatti liberare da Ferrante da San Severino; stessa sorte spetta ai  fuoriusciti di Firenze  militanti con lo Strozzi (Marco da Empoli, Caroccio Strozzi, Bati Rospigliosi ed Ivo Biliotti) tutti liberati a seguito del pagamento di una taglia. Piero Strozzi ripara con 400 fanti nel Monferrato in zone controllate dai francesi; decide di mettere insieme un altro corpo di italiani. Con Monsignore di San Celso e la scorta di 60 cavalli  indossanti i vessilli imperiali (la croce rossa del marchese di Vasto), attraversa le linee nemiche, tocca Piacenza (dove è sempre bene accolto dal duca di Parma) e le terre di Amoratto Scotti a Sarmato ed a Carpaneto.

Lug.Emilia Liguria e Piemonte

Raduna milizie a Vignola ed in altri castelli del modenese; si reca a Roma dove ottiene in prestito 50000 ducati dai cardinali amici della Francia.  Rientra a Mirandola per dare la paga ai soldati che con l’aiuto di Galeotto della Mirandola si sono raccolti ancora in tale località (8000 fanti e 200 cavalli, in pratica  gli stessi che lo hanno già seguito a Chignolo Po ed a Serravalle Scrivia). Prende la via degli Appennini, tocca Borgo Val di Taro e per la Val Polcevera punta su Genova senza toccare i territori;  sfugge ad un tentativo di blocco degli avversari che con Rodolfo Baglioni e Cesare da Napoli continuano a molestare la sua retroguardia. Cade in un agguato tesogli da 200 cavalli e molti fanti, viene fatto prigioniero ed è subito liberato dal resto dei suoi uomini che lo seguono da vicino (cattura di 200 cavalli). Con la vittoria muove indisturbato per il Piemonte;  attraverso una lunga marcia per i monti raggiunge Alba eludendo la sorveglianza di Giovanni di Vega. Il duca di Somma transita per Rivoli e si porta nel Canavese; a Rivoli giungono ora lo Strozzi e Cornelio Bentivoglio. Dietro il pagamento di 500 scudi le truppe francesi  alloggiano ad Alpignano, Collegno, Pianezza e Grugliasco dove si fermano per molti giorni a causa delle forti piogge.

Ago.Piemonte e Francia

Il duca d’Enghien ed il Bolleri, governatore di Cherasco, gli forniscono alcuni pezzi di artiglieria per assalire Alba. Con il duca di Somma assale tale località alla cui difesa si trova Capino da Mantova con 100/120 fanti. Quest’ultimo, dopo pochi giorni di assedio, si arrende senza difficoltà ai francesi. Piero Strozzi si dirige poi contro Trinità, terra di Giorgio Costa, detto Monsignore della Trinità e governatore di Fossano per conto del duca di Savoia: ottiene la resa anche di tale castello dopo un breve fuoco di artiglieria. Punta su Villanova Mondovì ed incomincia a bombardare anche questa località. Le operazioni sono condotte in sua assenza dal  Bentivoglio e dal Bolleri; si rompono alcuni cannoni;  viene dato un assalto alle mura  respinto dagli avversari. Si reca  in Savoia ed assale il castello di Carraio. Rientra a Torino; lo  vengono a trovare il conte Amoratto Scotti e Francesco Cicogna che gli chiedono il denaro per le paghe dei fanti. Viene firmata tra le parti (marchese di Vasto e duca d’Enghien) una tregua di un mese; gli uomini di Piero Strozzi alloggiano nel saluzzese a Piasco ed a Costola mentre egli si reca a corte alla ricerca del denaro. Con la pace di Crépy, firmata nello stesso mese, gli uomini di Piero Strozzi si danno allo sbando.

………………..FranciaInghilterraFrancia

Si sposta in Bretagna alla difesa di Ardres, arma una galea che gli è data dal fratello Leone e si dà alla guerra da corsa ai danni degli inglesi.

1545
EstateFranciaImpero InghilterraFrancia

Si imbarca a Marsiglia sulla sua galea e si unisce con la flotta francese di Jean de Taix. Si scontra con gli inglesi nelle acque della Provenza; forza lo stretto di Gibilterra e raggiunge per mare la Normandia.  Sbarcatovi con le sue truppe,  fronteggia inglesi ed imperiali alla testa di 8000 fanti italiani. Soccorre Saint-Cyren-Talmondais e vi penetra con 300 cavalli, ognuno dei quali porta con sé un sacchetto di polvere da sparo. L’azione si rivela solo dimostrativa. A metà agosto l’Annebault reimbarca le truppe per le Le Havre.

1546
………………..Francia e Germania

Entra a contesa con Piermaria dei Rossi; ne vengono ingiurie d’ambo le parti e cartelli di sfida. Il rivale rifiuta di battersi a causa di recenti ferite riportate in combattimento. Il re Francesco I invia allora Piero Strozzi in missione in Germania per osservare il conflitto in corso tra la lega protestante e gli imperiali. Riconosciuto dai principi protestanti, gli è assegnata da costoro una guardia di 500 fanti.

Sett.Germania

E’ segnalato al campo della lega smalcaldica a Donauworth per affrontare gli imperiali. Propone di dare a mutuo a nome suo mezzo milione di corone che il re di Francia gli ha prestato;  non trova alcun mercante che se ne faccia mallevadore. E’  sconfessato poco dopo dallo stesso sovrano a causa delle sconfitte riportate dai protestanti sul campo di battaglia.

Ott. nov.Emilia

A Mirandola. Da tale località  sfida a duello Piermaria dei Rossi. Quest’ ultimo (a novembre) non accetta la provocazione;  non manca neppure di rinnovare le sue ingiurie ricordando a Piero Strozzi le sconfitte patite a Montemurlo ed a Serravalle Scrivia, nonché la sua ribellione a Cosimo dei Medici costata la decapitazione di molti gentiluomini fiorentini. Piero Strozzi taccia il rivale di pusillanimità e di codardia. Si reca a Venezia e ritorna a Mirandola dove raccoglie nuove truppe.

1547
………………LazioSoggiorna a Roma, sempre molto bene considerato dal papa Paolo III e dai Farnese.
Apr.FranciaImperoCapitano g.le fanteria italianaPiemonte

Il nuovo re di Francia Enrico II gli concede il collare dell’ ordine di San Michele; Piero Strozzi è inviato a Torino al comando della fanteria italiana, mentre al duca di Nevers è affidato il comando dei lanzichenecchi ed a Sampiero Corso quello dei fanti corsi.

1548
Feb.PiemonteCon Giovanni Caracciolo ed il Termes ha l’incarico di catturare il marchese Francesco di Saluzzo, ritenuto troppo  vicino al partito imperiale. Lo assale all’ improvviso a Revello, lo cattura e si impossessa del  marchesato.
Mar.Piemonte

Fa impiccare a Revello i capitani Antonio Mastini, detto il Gramigna, e Ludovico da Spilamberto per le malversazioni compiute in precedenza nel marchesato di Saluzzo. La prima vittima è stato un sicario di Cornelio Bentivoglio per conto del quale ha ucciso a Bologna nei mesi precedenti monsignore Filippo Ghislieri: costui viene ufficialmente giustiziato per avere sodomizzato un fratino. Lo Strozzi è accusato di voler mettere a tacere l’omicidio bolognese per compiacere l’amico Bentivoglio.  Nello stesso periodo con Giovanni Caracciolo  fa imprigionare nel castello di Pinerolo il vescovo di Aire (in Guascogna) Gabriele di Saluzzo, fratello del marchese Giovanni Ludovico, perché anche costui ha abbandonato la causa francese per quella imperiale.

Giu.FranciaInghilterraCapitano g.leFrancia e Scozia

Raggiunge la Francia con 1000 fanti veterani;  assume il comando di una spedizione da condursi in Scozia con i fanti italiani, altri 6000 tra grigioni e tedeschi, 400 cavalli leggeri e 50 lance. Si imbarca a Nantes, si ferma a Brest per caricarvi l’artiglieria e le salmerie; a fine mese salpa da tale località con i suoi uomini che sono trasportati in Scozia da 22 galee, da 20 navi e da 60 navigli. A Petillit sono scaricati in sole sei ore soldati, artiglierie e munizioni; Piero Strozzi, con il luogotenente regio d’Aésse, assedia Adigton, vicino ad Edimburgo, difesa da 3000 fanti inglesi, spagnoli ed italiani. Ferito in un assalto alla coscia da una palla di archibugio deve  abbandonare la campagna per rientrare in Francia ed esservi curato. La missione fallisce miseramente per le discordie sorte tra i capitani francesi e quelli scozzesi.

1549
InvernoFranciaNei mesi invernali in Francia per guarire dalla ferita.
EstateFrancia

Si trova a Parigi per le feste  date in onore del re; vuole partecipare ad una giostra. In uno scontro una lancia del di Spier gli trapassa il braccio. Nonostante che non si sia ripreso da postumi del nuovo incidente non esita a trasferirsi a Boulogne-sur-Mer per contrastarvi ancora gli inglesi.

1550FranciaA Lione.
1551
Giu.FranciaImpero ChiesaCapitano g.le fanteriaEmilia e Lombardia

Ha l’incarico di soccorrere in Parma Orazio Farnese che vi è assediato dagli imperiali di Ferrante Gonzaga e dai pontifici. Raduna a Mirandola con  il Bentivoglio 4000/6000 fanti e 500/600 cavalli. Entra nel bolognese depredando il territorio, occupa Sant’Agata Bolognese; con continue sortite tiene libera la strada dei rifornimenti a Parma. Si porta a Sant’Ambrogio e chiede vettovaglie agli estensi; razzia molto bestiame a Gazzo, raggiunge Mirandola e molesta anche parte del modenese con tanto furore da essere minacciato di scomunica dal papa Giulio III. Ritorna nel bolognese e, munito di alcuni piccoli pezzi di artiglieria, martella la porta di Crevalcore e la vicina torre. Gli sforzi si rivelano controproducenti  (perdita di 80 uomini tra morti e feriti); ciò lo induce a ritornare a Mirandola al campo fortificato di Sant’Antonio.

Lug.Emilia

A seguito dell’ assedio di Colorno da parte di Ferrante Gonzaga e di Alvaro de Sande raccoglie 8/10 insegne di fanti (1500 fanti circa) e 200 cavalli e con costoro raggiunge Concordia; si sposta poi nel reggiano dove viene a sapere della caduta della fortezza in potere degli avversari. Decide di puntare su Parma per la via dei monti:  con una marcia di 45 miglia riesce ad entrarvi sorprendendo Gian Giacomo dei Medici ed il Gonzaga sempre fermi sotto Colorno per sbarrargli il passo.  Negli stessi giorni vendica la cattura del Supier assalendo di notte il campo nemico: si ritira a Parma dopo avere inflitto numerose perdite agli avversari.

Ago.Emilia

Esce da Parma;  sorprende a Montecchio Emilia due compagnie di fanti spagnoli appena giunte dal Piemonte: 100/150 fanti sono uccisi.

Sett.Emilia

Si muove tra Reggio Emilia e Rubiera; da qui raggiunge Ferrara per incontrarvi alcuni francesi e raccogliere truppe per la difesa di Parma.

………………..Emilia

Ferrante Gonzaga deve rientrare in Piemonte per l’attacco portato in tale regione dal Brissac; lo Strozzi approfitta della confusione nel campo nemico, aggredisce la retroguardia e mette in fuga 700/800 uomini. Con il duca Orazio Farnese tocca Montecchio Emilia, Brescello, Soragna, Fontanellato, Roccabianca e Fontanella per esaminarne lo stato delle fortificazioni. A novembre viene richiamato in Francia.

1552
Ago.Francia

Passa alla difesa di Metz contro gli spagnoli con il duca di Guisa, Alfonso d’Este ed il duca di Castro Orazio Farnese.  Il duca di Guisa lo invia subito dal re per chiedergli la disponibilità di vettovaglie, di artiglierie, di munizioni e di guastatori.

Sett.Francia

Ha ancora il compito di sollecitare i rinforzi; rientra a Metz e si pone alla difesa della città tra la Porta dei Tedeschi ed il cavaliere della Porta di Mozelle.

Ott.Francia

Giunge l’esercito imperiale sotto la guida del duca d’Alba e di Gian Giacomo dei Medici (40000 fanti, 3000 cavalli e cinquanta pezzi di artiglieria). Lo Strozzi appoggia una sortita degli archibugieri;  si colloca alla difesa delle mura dalle sue trincee fino ai mulini della Scille.

Nov.Francia

Si scontra varie volte con Gian Giacomo dei Medici specie quando quest’ ultimo  sposta il campo imperiale all’ abbazia di Saint-Clément ed a Saint-Arnoul. Si colloca nel fossato antistante la Porta Champenèse con 40 picchieri, 150 archibugieri e venti cavalli leggeri per coprire il lavoro dei guastatori italiani che stanno approntando una mina; gli avversari si avvicinano e sono sorpresi dal suo contrattacco.

Dic.Francia

Prende parte ad una nuova sortita contro gli imperiali; ne sorprende un contingente nei pressi della torre dell’ Inferno. I nemici sono messi in rotta. Al termine delle operazioni le perdite degli spagnoli sono valutate poco meno di un decimo per la fanteria e del quattro per cento per la cavalleria.

1553
Gen.FranciaGli imperiali abbandonano l’assedio di Metz. Il nome di Piero Strozzi diviene molto popolare in Francia.
Feb. mar.ToscanaRaggiunge a Siena il cardinale Ippolito d’Este. Il duca di Firenze Cosimo dei Medici dichiara guerra alla repubblica di Siena.
Apr. mag.Francia Veneto Toscana Francia

Lascia la Francia;  tocca Venezia, Parma e Ferrara per cercare di stringere alleanze in funzione antimperiale; al ritorno si ferma a Modena;  si incontra a Parma con Ottavio Farnese. Si reca anche a Pitigliano e vi raduna truppe da portare alla difesa di Siena. Ai primi di maggio rientra in Francia senza avere raggiunto alcun risultato positivo se non un prestito di 50000 scudi accordato dal duca Ercole d’Este dietro garanzie offerte dal fratello Roberto e da Albizzo del Bene.

Lug.

A Roma  viene arrestato e tradotto a Firenze il cavaliere di Malta, fra Paolo del Rosso con l’accusa di stare preparando un attentato ai danni di Cosimo dei Medici su  istigazione dello stesso  Strozzi.

Dic.LazioA Roma.
1554
Gen.FranciaImpero FirenzeLuogotenente g.leLazio e Toscana

A causa dei dissidi che dividono il cardinale Ippolito d’Este con le autorità senesi è inviato in Toscana con il fratello Leone per combattere nella guerra di Siena. Assume il comando al posto del Termes con il titolo di luogotenente generale. Il re per l’occasione regala ai suoi uomini 20 bandiere di colore verde che inneggiano alla libertà con un verso di Dante. Salpa da Marsiglia con 2 galee, si incontra in Corsica con il Termes, sbarca a Civitavecchia. Si vede a Roma con il  pontefice Giulio III ed ottiene il prolungamento del periodo di sospensione delle armi per Parma e Mirandola; si trasferisce nel senese: si affretta a rafforzare le difese del capoluogo e delle maggiori località. A Siena  alloggia  nel palazzo di Ambrogio Spannocchi accanto alla Dogana. Chiede l’obbedienza a tutti i capitani in quanto responsabile della salute dello stato. Ciò provoca il suo dissidio con il cardinale Ippolito d’Este che pretende altrettanta autorità. Cosimo dei Medici mette sulla sua testa una taglia di 10000 ducati ed incarica una sua lancia spezzata, il capitano Orlandini, di organizzare  il suo omicidio con l’ invio di falsi disertori (Camillo da Cesena e 2 suoi complici). Lo Strozzi esce una prima volta dalla città per ispezionare le fortificazioni del territorio circostante ancora controllato dai senesi. E’ a Monteriggioni. A metà mese lascia ancora Siena; commissario generale vi rimane Enea Piccolomini delle Papesse. Passa in Val di Chiana; tocca Lucignano d’Arbia, Chiusi e Monticchiello; è poi in maremma; a Porto Ercole fa costruire nuovi baluardi. Si trova in tale località allorché Gian Giacomo dei Medici assale all’ improvviso Siena, approfittando delle feste di carnevale, con un attacco alla Porta Camollia condotto con 4000 fanti e 300 cavalli leggeri. Alla notizia fa distruggere tutti i beni dei fiorentini presenti nel territorio (danni per 100000 scudi). Affida il comando delle truppe operanti in maremma al duca di Somma (che risiede a Grosseto) e della Montagnuola a Mario Sforza (sede a Massa Marittima).  Indi rientra nottetempo in Siena con una rapida marcia sventando l’azione del Medici. Si porta successivamente a Montalcino e tenta un’azione diversiva inviando Enea Piccolomini,  alla conquista di Pienza. A fine mese ritorna a Siena. Suo primo atto è quello di fare decapitare Camillo da Cesena ed i suoi complici. Continuano nel frattempo i suoi dissidi con il cardinale, cui è proibito  l’interessarsi delle problematiche  legate alla difesa cittadina. Chiama a Siena Aurelio Fregoso ed organizza la popolazione alla difesa. Sono impiccati al Torrazzo 2 soldati napoletani della compagnia del Chiaramonte, scoperti a trattare l’ingresso in città a favore degli imperiali, mentre altri 2 riescono a darsi alla fuga.

Feb.ToscanaSi incontra a Montalcino con l’ambasciatore senese Ambrogio Nuti: gli è raccomandato di fare tutto il possibile per salvare la popolazione di Siena, in particolare le donne ed i bambini nel caso in cui ritardino i soccorsi dalla Francia o falliscano le trattative di pace.
Mar.Toscana

Opera in Val di Chiana ed a Valiano; tende un’imboscata a Chiusi a 3000 fanti ed a 400  cavalli medicei condotti da Ascanio della Cornia e da Rodolfo Baglioni. Vi è un trattato  doppio tenuto dal  suo capitano Santuccio da Cutigliano cui invia truppe alla spicciolata; Cornelio Bentivoglio esce da Montalcino per porsi in agguato. Ascanio della Cornia è fatto prigioniero con 1500 uomini e Rodolfo Baglioni muore in combattimento.

Apr.Toscana

Ospita nel suo palazzo di Siena (Palazzo della Dogana) il prigioniero Ascanio della Cornia. Non tutti i prigionieri sono trattati allo stesso modo. I senesi gli chiedono  la consegna immediata di Bagaglia dal Monte San Savino, catturato nella stessa imboscata di Chiusi. Si tratta di un uomo d’arme noto per aver commesso furti e omicidi nei domini senesi non solo al servizio del della Cornia, ma anche in precedenza al soldo dei francesi. Bagaglia è in fin di vita per 2 colpi di archibugio ricevuti nelle cosce. Nonostante ciò, il suo corpo è trascinato su per le scale per essere impiccato alle finestre del palazzo dello Strozzi. Fa la stessa fine anche Andrea di Torrita, cui viene appeso ai piedi  un cartello che lo indica come nemico della sua patria. Piero Strozzi prende parte alla difesa di Siena con 13 capitani e 3000 fanti; fa costruire un forte fuori della Porta di San Marco. Fa uscire per una sortita, tra le Porte Camollia e quella di Ovile, 1500 fanti che hanno una grossa scaramuccia con gli imperiali in Val di Malizia: le sue perdite tra morti e feriti non raggiungono i  150 uomini. ha inizio il bombardamento di Siena da parte degli avversari.

Mag.Toscana

Gian Giacomo dei Medici attua una politica di terra bruciata attorno a Siena, conquista uno ad uno i vicini castelli e persegue i contrabbandieri di vettovaglie giustiziando i contadini che sono sorpresi in tale attività. Sono così impiccati al Palazzo del Diavolo 4 contadini e 2 soldati catturati nel palazzo di Vignano. Ciò provoca l’ira di Piero Strozzi che, per rivalsa, fa impiccare nella cittadella 4 spagnoli catturati in precedenza; minaccia anche Gian Giacomo dei Medici che, in caso di sua continuazione in tale tipo di politica, avrebbe fatto impiccare i capitani catturati in Val di Chiana, primi tra tutti Ascanio della Cornia ed Ercole della Penna. Allorché il Medici fa alzare un paio di forche nel forte di fronte a Porta Camollia lo Strozzi ne fa erigere un analogo numero nella cittadella. Continua a rafforzare le fortificazioni cittadine;  fa costruire  di notte una casamatta sotterranea fuori della Castellaccia vicino al Torrazzo di Mezzo, nonché cingere di bastioni il monastero di Ognissanti ed il convento degli Angeli alla cui difesa prepone Gioacchino Guasconi con Saporoso Matteucci.

Giu.Toscana

Gian Giacomo dei Medici persiste a condurre la guerra senza seguire le regole tradizionali; Piero Strozzi avvia alle galere 26 spagnoli suoi prigionieri. Scorta il cardinale Ippolito d’Este da Siena a Buonconvento; ordina a tutti i fornai di produrre, oltre le usuali quantità di pane, anche 12 staia di biscotto per ciascun soldato. A metà mese esce da Siena di notte per la Porta di Fonte Branda con 3000/4000 fanti, 300 cavalli leggeri e 100 archibugieri a cavallo. La partenza avviene con un tale silenzio che il Medici se ne accorge solo quando lo Strozzi è giunto a Casole d’Elsa. Prende la strada per Pisa; si muove tra San Gimignano e Volterra; mette a sacco Castelfalfi; si porta a Pontedera ed a Cascina dove fa uccidere i difensori per la cattura a tradimento di Teofilo Calcagnini e di Tito  Tagliaferri; giunge a Bientina, guada l’Arno a Montecchio e si impadronisce di Altopascio; ottiene per denaro da Nastagio da Fabriano la rocca di Montecarlo e vi lascia alla guardia Gioacchino Guasconi con 300 fanti italiani. Si trasferisce nel lucchese ed avanza per la macchia di Cerbaia: i lucchesi gli concedono il passo e lo forniscono di vettovaglie. Occupa Ponte a Moriano sul Serchio, si sposta in Val di Nievole con 10000 uomini (tra i quali vi sono 2000 grigioni e 300 cavalli).  Ha un primo scontro a Serravalle dove sono uccisi 100 soldati d’ambo le parti; molti sono pure i feriti. Entra in Pescia e vi può rimanere solo un giorno per la cronica assenza di generi di prima necessità; occupa Montecatini Alto dopo avere inizialmente inviato in tale località Cornelio Bentivoglio; alla difesa del centro è lasciato Alessandro da Terni. Entra in Buggiano ed in Montevettolini.

Lug.Toscana

Indeciso se puntare su Pistoia, dove si è ritirato Gian Giacomo di Medici, o di assalire il fiorentino dalla parte della Val di Chiana perde 8 giorni. Informato dell’arrivo dalla Lombardia di nuovi rinforzi ai medicei (4000 fanti italiani, 2000 tedeschi e 400 cavalli comandati da Giovanni di Luna) riattraversa su un ponte di barche l’Arno a Montecchio. Il Medici riprende a tallonarlo con 10000 fanti e 800 cavalli; Piero Strozzi si trova ancora a  corto di rifornimenti e circondato dagli avversari. Viene raggiunto nel bosco di San Vivaldo dagli imperiali, riesce a toccare Casole d’Elsa nonostante che Gian Giacomo dei Medici e Giovanni di Luna siano distanti solamente ad un tiro di archibugio e che i suoi uomini siano stanchi per le marce. Si volge verso la maremma per impadronirsi del frumento necessario per il sostentamento del suo esercito; è  costretto dalla mancanza d’acqua a spostarsi sulle colline vicine al fiume Arbia. Negli stessi giorni la flotta francese, che deve giungere a Viareggio per rifornire i senesi di vettovaglie, subisce un forte ritardo valutato superiore ai 40 giorni; il fratello Leone, che è in attesa di tali navi con 3 galee, è ferito mortalmente a Scarlino. Giorni dopo sbarca Blaise de Monluc, inviato dal re di Francia ad assumere il comando della guarnigione di Siena.  Tale capitano entra nel capoluogo con 10 compagnie francesi e con i tedeschi di Giorgio di Ruckrod. Piero Strozzi raggiunge Porto Ercole, si dirige a Montalcino e rientra anch’egli a Siena per la Porta Romana; ne esce subito dopo per la Porta Ovile e recupera le Serre, Pezzola, Campiglia, Calò in Val di Chiana. Il Medici non accetta lo scontro per ritirarsi in posizioni fortificate; Piero Strozzi si accosta a Marciano della Chiana, difesa da 1000 fanti, e la mette a sacco durante le trattative di resa a patti. Trascorre  qualche giorno in Val di Chiana; sempre oppresso dal bisogno pensa di superare Valiano per irrompere nell’ aretino o nel cortonese. Semina il panico a Laterina; raggiunge Monte San Savino ed assale il castello di Foiano della Chiana nel cui assalto muoiono tra i suoi 150 uomini. I difensori cedono e Carlotto Orsini rimane ucciso; nel castello sono rinvenuti 10000 sacchi di grano nuovo. Da qualche difensore è dato fuoco alle salmerie del castello e nell’ incendio vi muoiono 50 francesi: tutti gli abitanti ed i soldati (500) sono uccisi con l’esclusione delle donne e dei bambini piccoli. Gian Giacomo dei Medici persiste nella sua apparente inattività e riceve dal napoletano 300 lance ed altri rinforzi portatigli da Camillo Colonna (3000 fanti). Lo Strozzi ha la notizia di essere stato nominato maresciallo di Francia; staziona intorno a Marciano ed ha numerose scaramucce in cui risulta spesso  soccombente: in uno scontro  muoiono nei due eserciti più di 1000 uomini e 200 feriti sono condotti a Lucignano d’Arbia.

Ago.Toscana

Deve domare una rivolta sorta in alcune compagnie per la mancanza di vettovaglie. Si ritira di giorno al torrente Scannagallo (Lucignano d’Arbia) per la carenza d’acqua. Vi viene attaccato dalle compagnie nemiche (2000 spagnoli, 4000 tedeschi e 6000/7000 italiani con 1200 cavalli); mette subito in allerta i suoi uomini dietro un fossato. Ha a sua disposizione un organico equivalente a quello degli avversari (fanti italiani, grigioni, guasconi e 2000 lanzichenecchi delle Bande Nere). La cavalleria imperiale impegna quella francese; il luogotenente del conte della Mirandola Ludovico Borgonovo, chiamato Bighetto dal Campana, si dà alla fuga e si porta con sé il resto della cavalleria. Gian Giacomo dei Medici in effetti ha corrotto un alfiere francese con 12 fiaschi di stagno pieni di scudi d’oro. Nel fuggi fuggi della cavalleria al fianco di Piero Strozzi non restano che 5 compagnie comandate da Giovanni Gagliardo, dal Serignac, da Barone dei Rabatti, da Giovanni Bentivoglio e da Conelio Zobbia. La fanteria francese è travolta dall’ azione combinata della cavalleria e della fanteria imperiali. Di parte francese si contano 4000 morti tra grigioni, tedeschi e francesi con il capitano Valleron; tra gli imperiali gli uccisi sono 200 ed i feriti 150. Grande è pure il numero dei prigionieri (8000 uomini); persi sono pure i carriaggi e 2 pezzi di artiglieria; 100 bandiere sono portate a Firenze e trascinate all’ ingiù per le strade. Piero Strozzi nella giornata si comporta come è abituato a fare; scende dalla sua cavalcatura, si congiunge con i suoi e riporta due ferite da colpi d’archibugio al ginocchio ed alla spalla. Si fa condurre a Lucignano d’Arbia ed è curato nel convento di San Francesco; raggiunge  Montalcino con il Bentivoglio lasciando alla guardia di Lucignano d’Arbia Antonio dalla Rocchetta ed il conte di Montalto. E’ accusato della sconfitta per lo spostamento effettuato di giorno. Una curiosità cara ai cultori della cabala fa notare la coincidenza  che lega il due agosto alla vita di Piero Strozzi: in tale data, infatti, nel 1530 è sconfitto a Gavinana Francesco Ferrucci, il che determina la caduta di Firenze; nello stesso giorno di sette anni dopo gli esuli fiorentini guidati da Filippo e da Piero Strozzi sono sconfitti a Montemurlo; da ultimo, sempre in tale giorno Piero Strozzi è battuto a Marciano della Chiana.

Sett.Toscana

Ristabilitosi fa decapitare il conte di Montalto per avere ceduto vilmente il castello di Lucignano d’Arbia; sono pure decapitati il luogotenente del conte della Mirandola e l’alfiere francese, catturati nello stato della Chiesa. Quest’ ultimo (cui Piero Strozzi ha imposto sul capo una taglia di 4000 scudi) è impiccato a Montalcino. Muove verso Siena e con l’arcivescovo della città si avvicina al capoluogo con 8 bandiere di fanti, circa 2000  uomini, e 200 cavalli: l’avanguardia è distrutta in un’imboscata al ponte di Tressa; escono da Siena 2000 archibugieri per cogliere alle spalle gli avversari. Piero Strozzi può rientrare in città con la retroguardia e parte delle salmerie. Fa uscire da Siena tutte le bocche inutili compresi frati e monache: parte di costoro muoiono di fame nei fossi, parte sono ammazzati dagli imperiali.

Ott.Toscana

Non arrivano i promessi rinforzi del Brissac dal Piemonte. Piero Strozzi abbandona definitivamente da Siena e lascia alla difesa della città Blaise de Monluc e Cornelio Bentivoglio con 3000 fanti di cui molti fanno parte del corpo dei lanzichenecchi. Ne esce al solito con un abile colpo di mano da Porta Romana, da Porta Tusi e da Porta Ovile; conduce le truppe tra Volpino e Fonte Becci ed arriva a Montalcino senza trovare ostacoli. Giunge da Pisa il chirurgo Giacomo da Perugia per medicare le sue ferite.

Nov. dic.Toscana

Fa incarcerare il duca di Somma sospettato di voler consegnare Grosseto agli avversari; si sposta in continuazione tra Porto Ercole e Grosseto. A dicembre si trova a Montalcino. Negli stessi giorni entra sempre più in rotta di collisione con il cardinale Ippolito d’Este incaricato dal re a sovrintendere agli interessi francesi in Italia. Il prelato lo dipinge a corte ed a Siena come un ambizioso che persegue in Toscana una propria politica sempre più divergente dai veri interessi di Enrico II e dei suoi alleati. Piero Strozzi sa bene che il denaro a disposizione non è sufficiente e che occorrono ai difensori ingenti quantità di vettovaglie, nonché una spedizione di armi e di mercenari  per fronteggiare e sconfiggere un esercito nemico forte al momento di 30000 uomini. Una terribile carestia tormenta allora l’Italia e di qui viene l’impossibilità di reperire nella penisola rifornimenti adeguati alle necessità. A Siena Blaise de Monluc ha a sua disposizione non più di 5000 fanti e poche centinaia di cavalli. E’ proposto a Piero Strozzi l’invio via mare di un  contingente di fanti grigioni e guasconi (1500 uomini) e l’arruolamento di truppe italiane: oppone un netto rifiuto sia per l’irrisorietà dei soccorsi, sia per l’aggravio ulteriore al consumo delle poche vettovaglie rimaste. Chiede, al contrario, che il Brissac si muova dal Piemonte con le sue milizie. E’ accusato a corte di volere lasciare Siena al suo destino per  impadronirsi a titolo personale delle altre fortezze. Allorché si rende conto della pericolosità delle critiche protesta con energia la sua lealtà nei confronti del cardinale d’Este.

1555
Mar. apr.Toscana

Si rifugia a Porto Ercole dove fa costruire sulla sommità dei monti 4 forti, più un altro su un’isoletta di davanti la città; pone Alessandro da Terni nel forte Strozzi, un tedesco a quello dell’Avvoltoio, il francese La Chapelle a Porto Ercole, Antonio Maria Francese con 100 fanti italiani e 150 guasconi in quello di Sant’Ippolito; egli si colloca in quello volto verso il mare, il Galera.

Mag.Toscana

Alla difesa di Montalcino e della Val d’Orcia;  accoglie a Buonconvento il Monluc e Cornelio Bentivoglio che, con la resa del capoluogo, hanno abbandonato Siena: al capitano francese dà in prestito 500 ducati, presi da un ebreo, per permettergli di rientrare nel suo paese. A fine mese lascia il Soubise come luogotenente a Montalcino e si trasferisce alla difesa di Porto Ercole.

Giu.Toscana  Lazio e Francia

Gian Giacomo dei Medici, con l’ausilio di 2 galee di Andrea Doria e di altre 4 di Marco Centurione, inizia a bombardare da terra i vari forti che costituiscono il sistema difensivo di Porto Ercole ed il porto dal mare. Cadono in potere degli avversari i primi forti;  giungono loro, inoltre, cospicui rinforzi condotti dal conte di Caiazzo e da Ottobono Fieschi. Viceversa lontano è l’arrivo della alleata flotta turca. Piero Strozzi comprende che la resistenza non può durare che pochi giorni; lascia perciò di notte Porto Ercole con i cognati Flaminio Orsini e Giuliano dei Medici, Montauto da Montauto, Lazzaro Manzai e pochi altri e si imbarca sulla galea del fuoriuscito Baccio Martelli; fa vela su Civitavecchia; dopo avere eluso con facilità la sorveglianza della flotta nemica si porta a Montalto di Castro per arruolarvi nuove truppe. Durante la sua assenza si arrende il forte sorvegliato dal La Chapelle; gli altri presidi cedono a discrezione. Il Medici ed Andrea Doria catturano i fuoriusciti fiorentini e genovesi che sono fatti giustiziare; i soldati sono invece avviati al remo. Piero Strozzi si reca a Roma, è ricevuto dal papa e dai cardinali filofrancesi; viene ospitato dal cardinale Carafa  nel palazzo di San Pietro. Subito dopo si imbarca a Civitavecchia e raggiunge Antibes.

1556
………………..Francia

Si ritira per qualche tempo a vita privata ad Antibes inseguito dal disprezzo generale. Dopo quindici giorni di attesa è ricevuto dal re;  viene accusato in particolare  per la sua fuga da Porto Ercole. Si ammala  per l’accoglienza ricevuta.

Mag.  lug.ChiesaImperoFrancia e Lazio

Deve difendersi dalle insidie del duca di Firenze e, nel contempo, cade in povertà;  la regina Caterina dei Medici lo invia a Roma per coadiuvare i pontifici in lotta contro gli imperiali. Raggiunge il Lazio con 4 galee di sua proprietà. Il cardinale Carlo Carafa lo riceve con molti attestati di benevolenza: a Roma lo Strozzi, nonostante che sia sempre infermo, segue il riordinamento dell’esercito pontificio, supervisiona le opere di fortificazione del Lazio e quelle ancora controllate dai francesi nel senese.

Ago.MarcheA Macerata.
Sett.LazioSi ammala di terzana a Civitavecchia. Si fa condurre a Roma per curarsi in una vigna che possiede ai Prati. I consigli di guerra si svolgono ora nella sua camera da letto. Si lamenta che la situazione in termini di denaro, di munizioni e di uomini è molto peggiore rispetto a quanto prospettatogli in Francia.
Nov.Lazio

Occupa il borgo della Magliana, a metà strada tra Roma ed Ostia. Da tale località fa entrare nella città portuale di Ostia numerose milizie. Con il resto delle truppe (3000 fanti e 400 cavalli leggeri) si schiera sulla riva destra del ramo minore del Tevere  (dove oggi si trova l’aeroporto di Fiumicino) al fine di impedire al duca d’Alba di puntare sulla Capitale. Assale a Nettuno Battistino Moretto;  viene respinto. Fa costruire un ponte di barche sul Tevere;  numerose sono le scaramucce con gli imperiali.

1557
Gen.Lazio

Ai primi del mese scade una tregua stipulata tra il duca d’Alba ed i pontifici. Ricevuti rinforzi dalla Francia condotti dal duca di Guisa Francesco di Lorena, Piero Strozzi esce nuovamente da Roma con 6000 fanti, 800 cavalli e 6 pezzi di artiglieria da campagna; recupera Ostia in un solo giorno. Gli spagnoli del presidio si ritirano nella rocca, ancora non riparata dai danni da loro stessi arrecati nel novembre precedente. Messi in batteria i suoi 6 cannoni,  ne ottiene subito la resa. Assale poi  la torre Bovacciana, posta alla difesa di Fiumicino, sulla foce del Tevere;  anche in questo caso immediata è la resa a patti della guarnigione (400 fanti). In due giorni spiana il ridotto e rientra a Roma con le artiglierie. Punta su Tivoli con il duca di Paliano Giovanni Carafa. Il locale presidio si rifugia nel castello di Vicovaro. Attacca questa fortezza; a seguito di un violento bombardamento è aperta una breccia nelle mura. E’ respinto con forti perdite un suo primo assalto. Il secondo giorno i fanti spagnoli decidono di abbandonare l’abitato per ritirarsi nel castello. Si avventano loro contro i suoi uomini mentre costoro cercano di mettere in salvo i frutti dei loro precedenti saccheggi. Ne è fatta strage. I guasconi ed i tedeschi ai suoi ordini tagliano a pezzi  spagnoli e terrazzani. Un settantina di uomini è fatta prigioniera per essere condotta a Roma: qui corrono il rischio di essere linciati dalla popolazione furente. Solo l’intervento del papa Paolo IV salva loro la vita  rimandandoli liberi dal duca d’Alba. Negli stessi giorni lo Strozzi, a seguito della defezione a Civitavecchia di Giovanni Moretti che gli ha trafugato una galea di sua proprietà, spinge Pietro Fouroux, che comanda un’altra sua galea, a darsi alla guerra da corsa ed a recarsi a Malta, dove  è segnalata la presenza del  Moretti.

Feb.Lazio

Negli stessi giorni è imprigionato a Malta Giovanni Moretti, corsaro al servizio del duca di Savoia. Lo Strozzi, da parte sua, persevera nella sua offensiva contro le milizie impperiali;  in breve tempo si impossessa di Genazzano, Valmontone, Tivoli, Grottaferrata, Marino e Palestrina.

Mar.Romagna
Mag. lug.Abruzzi e Lazio

Raggiunge il duca di Guisa, fermo negli Abruzzi all’assedio di Civitella del Tronto. Vede l’inutilità delle operazioni e rientra nella Campagna romana.

Ago.Lazio

Entra in Tivoli con 400 cavalli e 10 insegne di fanti; da qui muove in soccorso di Roma a seguito delle minacce portate alla città  dal duca d’Alba e da Ascanio della Cornia.

………………..Lazio e Francia

Non può aggredire la Toscana come desidera; gli imperiali vincono i francesi a San Quintino. Piero Strozzi viene richiamato in Francia con il duca di Guisa. Si imbarca a Civitavecchia con 4 compagnie di fanti guasconi.

1558
Gen.FranciaInghilterra100 lanceFrancia

Gli è riconosciuta una provvigione annua di 2800 franchi. Propone al duca di Guisa di assalire Calais. Si impadronisce dei forti di Risban e di Nieullay ed attacca la città, cinta da buone mura,  3 baluardi, un fossato ed un buon castello: è scavato un canale per fare defluire le acque del fossato, sono posti grossi pali ricoperti di carta collata per dare riparo agli archibugieri dal fuoco dei difensori, sono posti in batteria trenta pezzi di artiglieria. Il castello è conquistato con la bassa marea e Calais si arrende dopo una settimana di assedio. Piero Strozzi si sposta di seguito sotto Guines; con un intenso bombardamento (400 colpi) e quattro giorni  di continui assalti è espugnata la controscarpa del castello di tale località protetta da due baluardi; un baluardo cede ed il governatore inglese Grey si arrende a patti. Si spinge ad Hunes attraversando le paludi lungo un sentiero su palizzate. Gli avversari si ritirano senza aspettarlo. Giunge a Metz;  raduna con il duca di Guisa più di 20000 uomini, si stringe attorno a Thionville;  fa costruire tutta una serie di trincee nei pressi della città.

Giu.Francia

Nel controllare la postazione di alcune colubrine muore a Thionville per un colpo di archibugio alla testa o al petto. E’ sepolto ad Epernay. Suo ritratto, a Firenze, in Palazzo Vecchio, si trova un altro suo opera di Jacopino del Conte. Un suo secondo ritratto, opera di Cosimo dell’Altissimo, con la medesima armatura e volto differente, è presente,  sempre a Firenze, in Palazzo Pitti. Un terzo ritratto, infine, si trova nel palazzo Ducale di Urbania. Piero Strozzi scrive i propri commentari; possiede una ricca biblioteca acquistata dal cardinale Ridolfi, del valore di 15000 scudi. Amico del poeta  Gabriele Chiabrera.

 CITAZIONI

-“Generale di gran credito..Degno d’essere paragonato co’ più valorosi ed insigni Capitani del suo tempo; ma sfortunato nelle imprese di Toscana.” MURATORI

-“Era d’animo grande, arrisicato e appetente la gloria, ma borioso, testereccio e superbo fuor di misura.” VARCHI

-“Giovane sopra tutti quelli dell’età mia animoso, e risoluto a pigliar grandi e pericolosi consigli.” SEGNI

-“O Piero Strozzi, ‘ndu sono i tuoi bravoni?/ Al poggio delle Donne, in quei burroni./ O Piero Strozzi, ‘ndu sono i tuoi soldati?/ Al poggio delle Donne, in que’ fossati./ O Piero Strozzi, ‘ndu sono le tue genti?/ Al poggio delle Donne, a cor le lenti.” CANTO POPOLARE FIORENTINO

-“L’amico di Caterina (dei Medici), il tipico fuoriuscito fiorentino, l’implacabile nemico di Cosimo (dei Medici).” HAUSER-RENAUDET

-“Fermo nelle sue deliberazioni, men capace di consiglio, ardito più del dovere, e tanto più facile ad esporsi all’arbitrio della fortuna, quanto più gli si mostrava contraria.” NORES

-“L’animo suo era smisurato e cupidissimo di scancellare l’offesa fatta alla sua fama, pensava e nuove fazioni e benefizio del re e a danno dell’imperatore..Animoso e sagace, ma poco fortunato guerriero: insidiò col ferro e coi veleni la vita a Cosimo, e Cosimo coi medesimi mezzi insidiò la sua, ambo spregiatori del giusto e dell’onesto, ma lo Strozzi rotto e precipitoso, guastava i suoi disegni, il Medici cauto e signore di se medesimo gli coloriva.” BOTTA

-“Amato dal re e dalla regina assai perché sono germani..ed è reputato valorosissimo e di molta esperienza ancora.” ALBERI

-“Uno de’ più animosi, e infaticabili Capitani dell’età nostra, ma per quanto fu stimato, assai miglior soldato che Capitano.” BUGATI

-“Il estoit un fort honneste gentilhomme et brave soldat.” MONTLUC

-“Personnage de grande suffisance.” SALIGNAC

-“Era lo Strozzi d’animo altiero, e ardente, e dotato delle buone lettere; ma le più volte sfrenato, e contra i pericoli indomito affatto; percioche tentando tutte le cose aspre, e difficili, aspirava da acquistarsi fama d’altissima e smisurata lode. Essendo costui dunque desideroso di farsi valere, giudicava che tutta l’importanza del consiglio, che s’havea a negotiare e essequire, fosse posto nella prestezza.” GIOVIO

-“Capitano famosissimo.” GIUSTINIAN

-“Di chiarissima fama tra’ Capitani..Fu lo Strozzi di persona alta e di volto rubicondo; gli occhi e’ capelli hebbe castagnicci, la barba rossa.” ROSCIO

-“Valente generale..gentiluomo Fiorentino..il suo merito e la sua fama l’aveano inalzato sino al comando delle armate.” RINUCCINI

-“Huomo valoroso..Era di sua natura coraggioso molto.” ROSEO

-“Era in breve tempo divenuto capo di tutti i soldati fuoriusciti (di Firenze), co’ quali guerreggiando in Piemonte per la liberalità, et per il molto valor suo, avevain un momento acquistato straordinaria reputazione, e seguito.” CINI

-“Fuori il Guisa, non havevano i Francesi Capitano più valoroso e questo..Ciascuno gli dava vanto del più animoso, arrischiato e intendente guerriero che a’ suoi giorni fosse uscito d’Italia.” LETI

-“Abilissimo ma troppo audace condottiero.” SPRETI

-“Uomo d’animo risoluto, di bella statura, di buone forze e litterato..Uomo risoluto ed arrischiato.” MONTALVO

-“Pieno di coraggio e di ardire. L’esercizio continuato di prevenire le insidie del duca (Cosimo dei Medici) e di macchinarne altrettante contro di esso lo aveva reso il più sagace generale del secolo; con queste qualità si guadagnò il favore e la parzialità di Paolo IV il quale oltre all’aver dato il cappello al vescovo di Beziers suo fratello, nella guerra col duca d’Alba deferiva principalmente ai di lui consigli. La Francia perse un generale valoroso, intraprendente e ardito, e il suo soverchio ardire fu appunto quello che gli accelerò la morte; gl’intrighi di corte e l’invidia dei grandi lo avevano reso stanco di più servire a quella corona, e già avea mosso delle pratiche per passare ai servizi del re Filippo; il Montauto (Otto da Montauto) avea tentato di riconciliarlo con Cosimo, ma la memoria delle ingiurie, e l’odio troppo radicato nell’animo di questo principe impedirono tal mutazione di partito. Era dotato di maniere gentili, e possedeva le lettere e l’architettura militare di quel tempo. Se non avesse assunto il partito si far risorgere una repubblica estinta sotto il peso di tanta forza e di servire la corona di Francia in Italia.., le sue imprese avrebbero sortito un esito più fortunato, e la sua gloria non sarebbe inferiore a quella degli altri generali contemporanei.” GALLUZZI

-“Celebre capitano.” BOSI

-“Fu il primo a muovere le sue truppe con dotte combinazioni strategiche affidate ad uno smisurato valore, combattute quasi che sempre da una implacabile avversa fortuna. Gl’Italiani che amano conoscere le azioni de’ loro moderni guerrieri, difficilmente troveranno uomo privato più degno d’istoria; non v’è libro narrante i successi del XVI secolo che non contenga le lodi sue, non ne encomii l’ingegno ed il valore.” PROMIS

-“C’estoit un très-vaillant homme de guerre..On le tenoit plus propre à forcer, défendre, fortifier et assaillir des places, qu’à combattre en campagne: car y estoit malheureux, et aussi plus né à obeyr sous un grand général, que d’estre chef et général lui meme: ainsi que j’ay connu quelques-uns de ce naturel, témoin Metz, Calais, Guines, Thionville, et divers autres lieux. Car il estoit un très-gran ingénieur et fort labouriex, ainse que dit une veille chanson d’un adventurier français, qui fut faite durant le siège de Metz, dont un des couplets est tel:  “Momsieur de Guise estoit dedans,/ Avecque beaucoup de noblesse,/ De Vendosme les deux enfants,/ Et de Nemours, pleins de provesse,/ Et le seigneur Pierre Estorse,/ Qui nuit et jour est sur remparts,/ Faisant remparts de grande adresse,/ Et remparant de toutes parts.” BRANTOME

-“Homme de grand coeur, hazardeux, vaillant et bien instruit en bonnes lettres, et tel qui ne craignoit péril aucun, et qui désireux d’honneur ne se soucioit d’entreprendre des choses difficiles et hazardeuses,.” BELLEFOREST

-“Haveva volto l’animo in tutto al mestier dell’armi, essendo giovane nobile, gagliardo di forze e feroce d’animo..Capittano desto e di valore.” ADRIANI

-“Capitano insigne, sebbene troppo animoso amator di pericoli. I soldati francesi lo stimavano e lo obbedivano volentieri, perché presso di essi basta esser uomo prode. I grandi per invidia lo vedevano di mal occhio, ma pel suo ardire lo temevano..L’Italia dopo la caduta di Siena, nulla aveva più a sperare da lui ne’ fatti nazionali ultimo eroe.” LITTA

-“Del cui valore e imprese ci bisognerebbe formare una storia espressa per raccontare tutte le battaglie, assedii e azzioni che fece.” GAMURRINI

-“Capitano e huomo di tanto valore, quanto ne fanno fede le guerre maneggiate da lui ne’ tempi nostri, ancor che se gli opponesse qualche infelicità.” RUSCELLI

-“Piero era un temperamento aspro, duro, volitivo e soverchiatore, tutto d’un pezzo in fatto di coerenza morale, ed era altrettanto intrattabile ai compromessi.” CANTAGALLI

-“(Con francesco Ferrucci) Ultimi sostegni della libertà fiorentina e senese.” CANESTRINI

-“Capitano di chiaro nome, il quale travagliato haveva nelle guerre de suoi tempi, con maggiore prosperità di là da monti che in Italia.” BENCI SPINELLO

-“Perpetuo nemico de’ Medici.” CIATTI

-“Di persona fu grande e ben fatto, di volto bello e piacevole e da gran maestà accompagnato. Fu molte volte innamorato di donne e di una ultimamente di piccola condizione: alla quale molta roba lasciò. Per questo soleva andare molto attillattamente vestito: e perciò che gli pareva di avere il capo piccolo a proporzione del resto della persona portava sempre capelli assai, e questi erano raccinti; e le gambe con artificio studiava di fare apparire più formate..portando calzari alti in piede per parere maggiore. Agile e destro era di natura oltre modo, e si esercitava di continuo in guisa che molto si dilettò di giuochi e d’esercizi militari e cavallereschi..Grande e bel parlatore fu, e molto si compiacque di suo discorso, sì come arguto e motteggiatore etiandio..Fu copioso e abbondante di partiti; risoluto, animoso e paziente. Da questo nacque che, quantunque così infelice fusse nelle sue imprese, nondimeno non si abbandonò giammai: ma essendo tante volte vinto e disfatto, tuttavia prestamente si rifece. Fu veloce e diligente nell’eseguire le cose, deliberato e arrisicato più di ogni altro, perciò che desideroso fu oltre modo di  gloria.” ALBIZZI

-“Si acquistò fama di ardito navigatore e di eccellente condottiero per mare, quanto s’era dimostrato per terra..Era Piero, grande e ben fatto della persona, di piacevole aspetto, di portamento maestoso; di pelo nero e ricciuto; di color sanguigno; di carattere franco e aperto; dava biasimo o lode scopertamente a chi gli pareva degno; destro nel trattar gli affari pubblici, copioso di pronti ripieghi; amatore di audaci e risoluti partiti; forte e costante nel seguire le imprese deliberate; nelle avversità imperterrito; quante volte fu vinto, altrettante volte ritornò in campo; si aveva nello stesso tempo la novità della disfatta, e della sua tornata più forte di prima in sui campi.. Nel discorrere era animato, eloquente e conciso..Inclinato al bel sesso anzi che no, amò più donne..Alla corte era solito vestire con molta eleganza; dimostravasi gentile e cortese cavaliere. In campo era tutto semplicità e rigidezza nel vestito e nel cibo. Portava assai capelli, parendogli aver piccolo il capo, a proporzione del resto della persona; le gambe, come si legge si Augusto, si studiava di far apparire ben formate..Ei non era men amatore delle armi che delle lettere, e seppe unire molto bene gli studi della pace e della guerra.” TRUCCHI

-“La disciplina militare di Piero, il coraggio di Alessandro, la pazienza di Annibale, la virtù di Scipione e la vigilanza di Cesare si videro unite in Piero Strozzi; in tutto vi fu uguale a quelli; la fortuna gli fu spesso contraria, ma dessa non l’ha mai potuto vincere in vita; ora che è morto è stata vinta da lui; egli ha fatto ancor più; ha vinto l’invidia, dalla quale fu perseguitato come dalla fortuna. Così, come visse, morì questo gran capitano.” Da un epitaffio del Du Bellay riportato dal TRUCCHI

-“Ah! che con nobil arte/ Ben colse in guerreggiar palma di Marte./ Ma dell’alta vittoria/ Dell’ardir, della fede/ Non trovò poi la gloria,/ Né la real mercede;/ Vinto cadde ei vincendo,/ Qual falcon, che scendendo/ Con preda incontra il fulmine tremendo.” CHIABRERA

-“Le plus hardi et le moins sujet à prendre ses precautions des capitaines Italiens qui servaient la France.” VARILLAS

-“…di saper saggio e gentile.” Dal “Lamento della magnifica città di Siena” in  GUERRE IN OTTAVA RIMA

-“El signor Pietro Strozzi similmente/ De i Fanti a pié, (il re di Francia) dà il general governo/ ch’esser degno conosce, et eccellente/ grado del valor suo chiaro, et interno,/ El ben gli è noto, et fa ch’animo, et niente/ Ha di bene operar la state, e ‘l verno/ Per fargli beneficio, et che sol gode/ D’acquistar per lui stato, et per la lode.” LEGGIADRI

-“Io son quel Piero Strozzi Fiorentino/ Non già figliuol d’un sig. dozzinale,/ ma d’un primario e nobil cittadino./ Mia forza, magna virtù è stata tale/ Che ho reso maraviglia a tutto il mondo./ Son stato colonnello, e generale/ Volsi con l’animo uno alto, e profondo/ Farmi ribello di sì magno duca (Cosimo dei Medici).” Da “La rotta di Piero Strozzi” in GUERRE IN OTTAVA RIMA

-Alla battaglia di Marciano “Piero hora in qua e ‘n là per riparare/ Corse, ma tanto far più non potria/ Che se da un canto el campo fe fermare/ Dall’altro vede ch’ognun fugge via.” Da “La rotta della Chiana” in GUERRE IN OTTAVA RIMA

-“Con numero infinito di persone,/ dimostra ogniun, tanto è nel viso ardente:/ Quanto è gagliardo, & forte su l’arcione/ tanto ogn’un d’essi havea fronte secura/ Ch’ariguardargli sol metton paura/…/(Alla battaglia di Marciano)Scorre pel campo Pier ne ha mai riposo:/però che vede ogni suo gonfalone/caduto in terra, et fra se sta doglioso/che morte scorge un numero di persone/la und’era chiama Aurelio Fregoso:/et gli da nuova gente, et vuol ch’ei vada/ dove par che maggior bisogno accada.” L. PIERI

-“He had chosen the profession of arms, which as it then existed in Italy, where every leader of repute had himself ready to sell his sword and her allegiance to the best bidder…Piero Strozzi hoped to carve his way to honours and eminence by selling himself and his sword to France, and identifying himself entirely with French interests and aims. He pursued this end with consistency, pertinacity, and bravery, and accordingly succeeded in attaining it.” TROLLOPE

-“Di chiarissima fama tra i Capitani..Fu lo Strozzi di persona alta, e di volto rubicondo: gli occhi, e’ capelli hebbe castagnicci: e la barba rossa.” CAPRIOLO

-Alla sua morte a Thionville. “Et comme l’endemain il fust mort, le sieur Adrian (Adriano Baglioni) er le comte Téophile (Teofilo Calcagnini) me dirent que j’avois perdu le meilleur amy que j’avois en ce monde; ce que je creuz bien et le crois encore.” MONLUC

-“Antico emulo, nemico implacabile e ribelle del Duca. Costui,..in molte guerre del Re s’era acquistato fama di valoroso Capitano…Pochi Soldati si trovavano, che per la di lui superbia, e arroganza volentieri lo servissero.” G.A. PECCI

-“Era lo Strozzi uno dei più fieri nemici del Duca Cosimo de’ Medici, in quanto che riguardava quel Principe come l’Oppressore di una Repubblica che esso aveva assunto l’arduo partito di far nuovamente insorgere; e militando sotto le Insegne Francesi si era acquistata la reputazione di uno dei più valorosi ed intraprendenti, che contava a quell’epoca la Francia tra i suoi Generali. Dotato di animo grande e di gentili maniere, gran letterato e versatissimo nell’Architettura militare de’ suoi tempi.” LIVI 

-“Secondo la tendenziosa versione di François de Scépaux maresciallo di Vieilleville – Strozzi sarebbe morto bestemmiando, dopo aver fatto una professione di ateismo. Altre fonti, fra cui l’inedita “Storia generale” di Giovan Girolamo de’ Rossi, confermano i suoi sentimenti antireligiosi. La sua ricca collezione di medaglie, anticaglie e libri fu in parte acquisita da Caterina de’ Medici, in parte dispersa, come testimoniò l’umanista Iacopo Corbinelli. Uno dei pezzi più pregiati era una traduzione in greco dei “Commentari” di Cesare compilata e commentata da Strozzi, testo che fu stampato anonimamente nel 1606 a Francoforte. La sua fama di capitano valoroso ma sfortunato fu celebrata anche in componimenti poetici, come il raro “Lamento di Pietro Strozzi sopra la rotta che hebbe nelle Chiane d’Arezzo” (Bologna 1601). Il suo nome compare nel secondo dialogo di Antonio Brucioli nei “Dialogi della naturale philosophia humana” (Venezia 1537), sul tema “Dell’anima”, e nella dedica dei “Mondi” di Anton Francesco Doro (Venezia 1552). Numerose le menzioni in lettere di Aretino. Il suo oroscopo fu pubblicato da Luca Gaurico nel “Tractatus astrologicus” (Venezia 1552, e commentato strumentalmente da Gabriele Simoni alla luce della sconfitta senese.” SIMONETTA

-“Uomo a cui in quel secolo non fu certamente uguale, avendo animo grande, forza, ardire, pratica delle cose moderne, scienza delle antiche, liberalità ed eloquenza, e di tal virtù che potrebbe la vita sua senza alcun dubbio servir di norma a qualunque gran Capitano e Cavaliere ne’ secoli avvenire.” MECATTI

-Il “Masso di Piero Strozzi”, un punto panoramico nei pressi  di Montemurlo “La tradizione orale racconta che Pietro Strozzi, nei giorni concitati della battaglia, si recasse al Masso attraverso un passaggio segreto che dalla Rocca conduceva fin qui, per scrutare l’orizzonte e avvertire i ribelli dell’arrivo delle truppe medicee di Cosimo I…Altre fonti, invece, indicano la titolazione a Pietro Strozzi del masso di vedetta allo spirito libertario e di rinascita della classe intellettuale protagonista del Risorgimento, che ebbe in quest’area protagonisti di primo piano quali Antonio Vannucci al Montale e Giovanni Battista Niccolini a Montemurlo.” www.comune.montemurlo.po.it>archivio10

-“Con la sua guerra di movimento Piero Strozzi stava dando del filo da torcere ai fiorentini e molti suoi reparti, guidati da bravi capitani (ne ricordiamo alcuni: i francesi Valleron e Fourquevaulx, il capo dei lanzichenecchi Jiohan Torech, il capitano tedesco George Reckenrot..), facevano continue scorrerie, colpendo qua e là e raccogliendo, fra l’altro, rifornimenti per l’affamata Siena.” BATINI

   BIOGRAFIE SPECIFICHE

-F. Trucchi. Vita e gesta di Piero Strozzi.

Immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:WP_Piero_Strozzi.jpg

Print Friendly, PDF & Email

Rispondi