CARMAGNOLA

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Francesco Bussone da Carmagnola
Francesco Bussone da Carmagnola, Cristofano dell'Altissimo, Piazzale degli Uffizi, Firenze (FI)

Last Updated on 2023/11/14

CARMAGNOLA  (Francesco Bussone)  Di Carmagnola. Guardiano di pecore nell’infanzia.

Conte di Carmagnola e di Chiari.  Signore di Castelnuovo Scrivia, Casei Gerola, Silvano Pietra, Badia Pavese, Candia Lomellina, Langosco, Sale, Vespolate, Clusane sul Lago, Rudiano, Roccafranca, Casalpusterlengo, Somaglia, Godiasco, Valverde, Valle di Nizza, Borgo Priolo, Gravenago, Sanguinetto, Castenedolo. Suocero di Luigi dal Verme e di Bernabò da San Severino.

1380 – 1432 (maggio)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

…………..    Giovanissimo, è iniziato al mestiere delle armi da un venturiere di nome Tendasco.
…………..    Milita nella compagnia di Ceccolo Broglia.
1396     
…………..Comp. venturaRieti Lazio

Forma una propria compagnia con Riccardo da Pavia. Devasta il territorio di Rieti e costringe il comune ad assumerlo al suo servizio

Lug.Rieti  Lazio 
1398     
Apr.Rieti  LazioGli è rinnovata la condotta.
…………..    Si segnala nelle compagnie di Facino Cane.
1407     
Feb.MilanoGuelfi LombardiaPrende parte alla battaglia di Morimondo agli ordini di Facino Cane. Sconfitto, riesce a mettere in salvo la sua compagnia a Chiaravalle.
1409     
Ago. sett.MilanoFrancia LiguriaSempre con Facino Cane giunge in vista di Genova. A settembre si segnala per il suo coraggio.
Ott.   PiemonteSi scontra con i francesi tra Sale e Frugarolo.
1410     
Mag.   PiemonteSi trova a Casale Monferrato.
Dic.CanePavia Lombardia

Facino Cane si accorda con Castellino Beccaria per catturare Filippo Maria Visconti rinchiusosi nel castello di Pavia. Nella circostanza il Carmagnola assiste il Visconti allorché il conte di Pavia è costretto alla resa senza condizioni.

1412     
…………..CaneBrescia Lombardia

Milita sempre nelle compagnie di Facino Cane con Lancillotto e Castellino Beccaria, Giorgio Valperga, Nicolino Marsalia, Perino da Cremona ed Opicino Alciati. Prende parte all’assedio di Brescia.

Mag. PaviaMilano Lombardia

Alla morte di Facino Cane rimane nei borghi di Bergamo. Secondo alcuni cronisti non accetta le offerte di Pandolfo Malatesta di passare al suo servizio; si offre, viceversa, ad Astorre ed a Giovanni Piccinino Visconti che respingono le sue richieste. Secondo altre fonti con Secco da Montagnana è tra i condottieri di Facino Cane favorevoli al matrimonio tra Filippo Maria Visconti e la vedova dello stesso Facino. Con Taddeo Marchese, suo fratello giurato, combatte Astorre Visconti che si è impadronito di Milano a seguito all’uccisione del duca Giovanni Maria Visconti. Il Carmagnola attacca le bastie edificate attorno al castello di Porta Giovia, dove si sono concentrate le forze degli avversari.

Ago.MilanoMonza LombardiaAl servizio del duca di Milano Filippo Maria Visconti. Assedia in Monza Astorre Visconti.
Sett.   Lombardia

Presenzia come testimone a Milano, nel castello di Porta Giovia, al conferimento del feudo di Gambolò ad Antonino Beccaria e della contea della Val di Tidone a Filippo e Bartolomeo Arcelli.

Dic.   Lombardia

E’ ancora presente alla stipula del trattato di tregua tra il duca di Milano ed i signori di Crema (Giorgio Benzoni) e di Cremona (Gabrino Fondulo).

1413     
Mag.   Lombardia

Costringe alla resa, per mancanza di vettovaglie, Monza di cui, alla morte di Astorre Visconti, ha assunto la difesa la sorella Valentina. A fine mese con Petrino da Tortona e Moretto da San Nazaro è segnalato nel castello di Pavia dove presenzia alla cerimonia di infeudazione di Bussoleto (Villalvernia) e di Carezzano a favore di Guglielmo d’Alvernia,  parente   del Boucicaut e di Raimondo di Turenna.

…………..  MarescialloLombardiaViene nominato dal Visconti suo consigliere e maresciallo.
Lug.   LombardiaAi primi del mese a Milano, castello di Porta Giovia. Con Urbano di San Luigi è segnalato come testimone alla conferma delle concessioni feudali su Rocchetta Tanaro a favore dei marchesi di Incisa.
Nov.   Lombardia

A Cantù con Filippo Arcelli e Lancillotto Beccaria (3000 cavalli) per assistere all’incontro tra Filippo Maria Visconti e Sigismondo d’Ungheria, giunto in Italia a difendere i diritti di Giovanni Piccinino Visconti su tale città.

1414     
Gen.   Lombardia

A Milano. Nel castello di Porta Giovia assiste all’atto di donazione di Monza da parte del Visconti alla moglie Beatrice di Tenda, vedova di Facino Cane.

Apr.   Lombardia

Si trova ancora nel castello di Porta Giovia allorché il duca di Milano rinuncia ad ogni diritto su Verona e Vicenza a favore dei veneziani. Sempre a metà mese risulta come testimone alla ratifica di alcuni patti e convenzioni stipulati con Valentina Visconti per la cessione di Monza.

………….MilanoBeccaria LombardiaCombatte Castellino Beccaria, ribellatosi ai ducali nell’Oltrepò pavese.
Sett.MilanoGuelfi Brescia Emilia e Lombardia

Occupa Bobbio ed altre località. Contrasta le truppe del signore di Brescia Pandolfo Malatesta. Attacca il rivale in Bergamo; ottiene Martinengo ed assedia il capoluogo.

Ott.   LombardiaA fine mese è segnalato a Pavia nel castello di San Pietro al Muro. Con Filippo Arcelli assiste in qualità di testimone all’infeudazione del castello di Vinchio a favore di Oddonino Scarampo.
Nov.   LombardiaA metà mese, a Milano, viene nominato conte di Castelnuovo; la sua signoria comprende non solo Castelnuovo Scrivia, ma anche Casei Gerola che viene scorporata dalla giurisdizione di Pavia. Il Carmagnola è tenuto a giurare fedeltà al duca di Milano ed a consegnargli ogni anno, come tributo, un falco pellegrino. Nella stessa occasione si decreta che il porti il nome di Visconti e possa fregiare la sua arma con la vipera viscontea. Sempre nel periodo si fidanza con Antonia Visconti, vedova di Francesco Barbavara a cugina del signore di Milano: in precedenza ha richiesto in moglie (e successivamente ricusato su pressione dello stesso Filippo Maria Visconti) la sorella di Bartolomeo e Filippo Arcelli.
1415     
Gen.   Lombardia

Firma una tregua di due anni con Pandolfo Malatesta, richiamato,  in Romagna dall’azione di Braccio di Montone. Il Carmagnola è presente alla cerimonia in cui Gabrino Fondulo viene investito di Cremona. Sempre negli stessi giorni gli è data dal duca di Milano la procura per ricevere il giuramento di fedeltà da Cristoforo Ghilini per i feudi detenuti da quest’ultimo.

Mar.   PiemonteConclude una tregua con il marchese Teodoro di Monferrato.
Apr.   PiemonteStipula alcuni patti con il signore di Pagliero (San Damiano Macra) Jacopino d’Arpiasco per la concessione feudale a favore di quest’ultimo della terra di Oviglio.
Sett.   LombardiaA metà mese, su procura di Filippo Maria Visconti, concede a Jacopo da Roncarolo, cittadino di Piacenza, i beni già concessi in precedenza a tale famiglia da Gian Galeazzo Visconti. La cerimonia avviene a Milano, Porta Vercellina, parrocchia di San Protaso in Campo, nel palazzo dove abitualmente si tiene il consiglio segreto.
Dic.   Lombardia

A Milano prima nel palazzo di Porta Vercellina e poi  nel castello di Porta Giovia. E’ investito dal duca di Milano di Sale; gli sono concessi alcuni dazi di Castellazzo Bormida e gli è riconosciuta anche la consignoria di Vespolate. Filippo Maria Visconti gli dona a Milano il palazzo del Broletto (Broletto Nuovissimo), da lui di seguito fatto  ampliare, con una rendita annua di 40000 fiorini esenti da tasse. E’ tenuto a consegnare ogni anno per tutti i suoi feudi, a titolo di tributo, un falcone.

1416     
Gen.MilanoComoCapitano g.leLombardia

D’accordo con i Vitani dà l’assalto a Como, controllata dai Rusca: l’attacco è respinto da Lotario Rusca. Le scale si rompono sotto il peso degli attaccanti: tutti coloro che sono rimasti sulle mura vengono passati a fil di spada dai difensori. Il Carmagnola è costretto a rientrare a Milano con molte perdite.

Apr.MilanoBrescia Lombardia

Si impossessa di Lecco, tenuta da Lotario Rusca a nome del Malatesta; assedia il castello che si arrenderà solo l’anno seguente.

Lug.MilanoComo LombardiaCon Gaspare Visconti intima a Lotario Rusca di abbandonare Como. Viene obbedito;  a fine mese è segnalato nel castello di Abbiategrasso dove Leonardo Visconti, su procura di Filippo Maria Visconti, nomina conte di Como lo stesso Rusca.
Ago. sett.MilanoLodi Lombardia

Finge di accordarsi con Giacomo da Vignate per cedergli il castello di Melegnano: il trattato, organizzato da Oldrado Lampugnani, si rivela un’insidia tesa al Vignate per catturarlo. Costui è fatto prigioniero; viene consegnato al Carmagnola che attende alla Muzza la riuscita dell’inganno. Entra in Lodi dopo che Giovanni da Vignate è impiccato a Milano con due figli. Si fa consegnare il castello da Luigi da Vignate. A metà settembre, infine, il condottiero presenzia all’atto in cui sono concesse a Lotario Rusca anche la contea di Lugano con Pieve di Balerna, e la somma di 15000 fiorini.

…………..MilanoColleoni  Brescia Lombardia

Nella sua azione di recupero dei vecchi possedimenti dei Visconti assedia i Colleoni a Trezzo sull’Adda. Per impedire che giungano rinforzi ai difensori da parte del Malatesta, blocca il fiume con reti e catene.

Dic.   Lombardia

Distrugge un ponte di mattoni sull’Adda, controllato dai nemici.  Con Bernardo di Provenza stringe sempre più Trezzo sull’Adda con mangani ed altre macchine da guerra.

1417     
Gen.   Lombardia

Si impadronisce di un fortino, posto tra l’Adda e le mura di Castelvecchio, e vi cattura Paolo Colleoni: fa rizzare una forca davanti alla cinta e minaccia di impiccare il prigioniero, come tutti i difensori caduti nelle sue mani, se Trezzo sull’Adda non si  arrende a patti. In caso di resa  promette la libertà ai Colleoni, la vita agli abitanti ed ai soldati, la somma di 14000 fiorini al castellano. Negli stessi giorni si arrende anche il castello di Lecco per cui può ritornare a Milano.

Feb.MilanoMonferrato Piemonte

Giunge ad Alessandria, città che i ghibellini hanno consegnato a Teodoro di Monferrato; il Carmagnola entra nella cittadella tenuta per i viscontei dal castellano Giorgio Carcano e convince il marchese, inferiore di forze, ad allontanarsi dalla località.

Mar.MilanoPiacenza  Cremona Lombardia ed Emilia

Conclude una nuova tregua con  Teodoro di Monferrato: il marchese cede ai viscontei Vercelli in cambio di Casale Monferrato, di Frassineto Po e di altre terre. Dal pavese irrompe  nel piacentino con 4000 cavalli e 25000 fanti e comincia la campagna contro Filippo Arcelli. Negli stessi giorni a Milano gli è riconfermato il feudo di Casei Gerola, sottrattogli per alcuni giorni, cui sono aggiunti Silvano Pietra e Caselle (Badia Pavese).

Apr.   EmiliaDevasta la Val di Tidone.
Mag.   EmiliaA metà mese dà alle fiamme il castello di Corano. Inizia ad assediare Piacenza.
Giu.   Lombardia

Attraversa il Po a Torricella del Pizzo e si mette in marcia ai danni del signore di Cremona Gabrino Fondulo. Saccheggia il cremonese; occupa per qualche tempo Soncino.

Lug.   Lombardia

Ottiene Casteldidone, Castelponzone, Genivolta (dopo otto giorni di assedio), Soresina, Luignano, San Giovanni in Croce, Grumello Cremonese; tenta, invano, Pizzighettone e Castelleone; con i guastatori che gli sono forniti dal signore di Crema Giorgio Benzoni si spinge sotto le mura di Cremona. Riattraversa poi l’Adda ed il lodigiano; è sotto Piacenza;  affida la difesa delle località pervenute nelle mani dei viscontei a Giorgio Valperga ed a Opicino Alciati.

Ago.MilanoBeccaria  Genova Brescia Emilia e Lombardia

Occupa Piacenza ed una delle rocche cittadine che viene messa a sacco. Il signore della città Filippo Arcelli si ritira nell’altra rocca di Sant’ Antonino. Il Carmagnola divide l’esercito, ne lascia una parte sotto la fortezza e con l’altra muove ai danni dei Beccaria. Recupera Voghera ed aiuta Teramo Adorno ai danni del doge di Genova Tommaso Campofregoso.

Sett.   Piemonte e Lombardia

Ha varie scaramucce in Piemonte. Rientrato in Lombardia, a fine mese, a Milano nel castello di Porta Giovia gli viene riconfermato il feudo di Castelnuovo Scrivia ed è investito di nuovi signorie quali Candia Lomellina, già appartenente ai Confalonieri, Langosco (già dei Langosco) e Vespolate. Da ultimo gli vengono riconosciute le proprietà di Giovanni Pusterla (di Milano e di Trezzo sull’Adda) nonché i beni confiscati  a Fiorello, Antonio e Castellino Beccaria, situati a Pavia ed a Casorate Primo. Casalpusterlengo (un tempo appartenente ai Cattaneo), Somaglia (confiscata ai Cavazzi), Godiasco, Monfalcone (Valverde), Oramala (Val di Nizza), Stefanago (Borgo Priolo) e Gravanago (terre tutte già dei marchesi di Godiasco) e Montesegale sono altri territori che gli sono concessi in feudo da Filippo Maria Visconti.

Dic.   Piemonte

Coglie in agguato a Gavi 600 cavalli e 1200 fanti condotti da Bartolomeo e Giovanni Arcelli, reduci da alcune scorrerie condotte nel tortonese e nell’alessandrino. I due Arcelli sono catturati.

1418     
…………..   EmiliaLascia in Liguria Taddeo dal Verme. Da parte sua ritorna ad assediare Piacenza.
Mar.   LombardiaSconfigge Pandolfo Malatesta ad Olginate. Gli cattura 400 cavalli.
Apr.   Emilia

Assale Piacenza. Costringe Filippo Arcelli a rinchiudersi in una delle due rocche cittadine o in quella di Borgo Nuovo. Il Carmagnola cerca di intimidire il capitano avversario e, come a Trezzo sull’Adda, si dichiara pronto a fare impiccare i suoi due congiunti, catturati a Gavi, nel caso in cui il signore della città non si pieghi ai viscontei: in cambio della cessione di Piacenza offre a Filippo Arcelli la libertà dei congiunti, una condotta di 400 cavalli ed una certa somma di denaro.

Mag.   Emilia

L’Arcelli non si arrende;  il figlio ed il fratello sono impiccati davanti alla Porta di Borgo Nuovo. Poco dopo il condottiero fugge da Piacenza e si mette in salvo nel veneziano Il Carmagnola aggredisce ancora i Beccaria.

Giu.   Piemonte

Conquista Serravalle Scrivia e vi fa prigioniero Lancillotto Beccaria: costui è condotto a Pavia per esservi giustiziato. Assale poi i genovesi ed acquista Gavi, dal castellano che ne è alla difesa, per 8000 scudi.

Lug. ago.   LiguriaA luglio si impadronisce di Borgo Fornari. Ad agosto ottiene Ovada. Con i fuoriusciti entra in Val Polcevera, espugna alcune fortezze e si spinge senza esito sotto le mura di Genova.
Sett.MilanoBrescia Lombardia

Riattraversa gli Appennini e si porta sull’Adda per respingere l’iniziativa del  Malatesta che tende a muoversi in soccorso dei genovesi invadendo il ducato da est. Guada il fiume senza indugio a Torricella del Pizzo, si impossessa in pochi giorni di Castelponzone, Casteldidone, San Giovanni in Croce; minaccia Cremona. Risale il Po fino a Spinadesco; da qui avanza per Acquanegra Cremonese, Grumello Cremonese e Farfengo. Si ricongiunge con la colonna di Opicino Alciati, occupa diverse terre ed acquista a forza (dopo otto giorni di assedio) il castello di Genivolta. Fa trasportare da questa località alcune bombarde ivi depositate e si indirizza su Pumenengo. Attraversa l’Adda ed il lodigiano;  rientra a Piacenza.

Ott.   LombardiaA Pavia. Con Guido Torelli regge il freno della cavalcatura del papa Martino V, appena eletto pontefice dal concilio di Costanza.
Nov. dic.MilanoGenova LiguriaAlla partenza del pontefice per Brescia riprende le ostilità contro i genovesi. Obbliga il doge Pietro Fregoso a venire ad un accordo.
1419     
Feb.  mag.   Liguria e Lombardia

Hanno inizio le prime trattative con i genovesi. Queste hanno termine a maggio con una pace nella quale è compreso anche il marchese del Monferrato. A fine febbraio è segnalato a Milano nel palazzo di Porta Vercellina dove si tiene il consiglio segreto: prende parte come testimone  all’investitura di Castelnuovo Calcea a favore dei fratelli Giovan Francesco e Pietro Francesco Guttuari.

Apr.MilanoCremona Lombardia

A fine mese esce da Milano accompagnato per un tratto di strada da Filippo Maria Visconti;  raggiunge le sue truppe radunate fra Crema e Lodi. Divide in tre corpi il suo esercito: sull’ala sinistra si trova Luigi dal Verme, al centro Arrigo Zambra, il Carmagnola si posiziona sulla destra.

Mag.   Lombardia ed Emilia

Si accampa sotto Castelleone; occupa Melzo, Castelnuovo Bocca d’Adda (dove fa impiccare il castellano Bartolomeo Malombra dopo avere cercato di corromperlo), Soncino, Maccastorna (messa a sacco con Meleti), Treviglio, Casalmaggiore e Brescello. Appoggia Arrigo Zambra nell’ assedio di Pizzighettone  costringendo Antonio Mainardi a capitolare a patti. Scaccia i presidi avanzati di Acquanegra Cremonese e di Spinadesco,  investe Cremona: viene bloccato momentaneamente dalle artiglierie collocate a Cava Tigozzi. E’ fronteggiato da Gabrino Fondulo che, accampatosi nelle campagne di Pianengo e di San Predengo, cerca la battaglia campale.

Giu.MilanoBrescia Pallavicini  Rossi Lombardia ed Emilia

Conquista la rocca di Pizzighettone, saccheggia Piadena e da tale località estende per tutta provincia le sue conquiste. Non cerca la battaglia campale con gli avversari; preferisce,  politica della terra bruciata per cui  devasta attorno a Cremona vigneti e raccolti per più giorni. Piega poi verso il mantovano e mette a sacco Pieve Delmona, Castelnuovo Gherardi, Castelnuovo del Zappa, Grumello Cremonese; ha Binanuova da Antoniolo e da Cristoforo Cortesi. Si congiunge con Luigi dal Verme ed assedia Castelleone: la terra si arrende a discrezione ed è spogliata dei suoi beni. Molti dei difensori sono impiccati. Gli viene incontro il Malatesta che  rompe la tregua stipulata con i viscontei; il signore di Brescia invia due suoi capitani, Niccolò da Tolentino ed il Biancarello in soccorso del  Fondulo con la motivazione che lo stesso Malatesta ha acquistato Cremona. Da parte sua il Carmagnola riceve il giuramento di fedeltà dalle comunità di Pizzighettone, di Maleo e di Castelnuovo Bocca d’Adda;  si fa consegnare Borgo San Donnino (Fidenza) da Rolando Pallavicini. Anche i Rossi vengono obbligati a consegnargli alcuni castelli  occupati da costoro nel piacentino. Ricevuti considerevoli rinforzi (1000 uomini tra uomini d’arme e balestrieri e 300 cavalli dal marchese del Monferrato), con Luigi dal Verme ed Arrigo Zambra ritorna all’assedio di Castelleone. Ha di fronte le milizie bresciane agli ordini del Biancarello e di Niccolò da Tolentino, nonché 2000 uomini delle milizie rurali del contado c cremonese. Attacca gli avversari e li mette in fuga: due terzi dei nemici riescono a salvarsi al di là dell’Oglio ed un terzo subisce forti perdite tra morti e feriti. Il presidio di Castelleone si arrende: fa mettere a sacco la città; molti militari e civili, trovati con le armi, sono impiccati dalle grondaie delle case in cui sono stati catturati; i loro corpi sono lasciati penzolare più giorni. Chiama a sé  l’Olciati, attraversa l’Oglio sopra Pumenengo e si inoltra nel bergamasco. Ottiene Martinengo dietro l’esborso al castellano di 12000 fiorini, risale l’Adda, entra in Lecco ed in Valsassina ottiene la sottomissione dei ghibellini locali. Scorre di seguito sotto Bergamo ed assedia la città.

Lug.   Lombardia

Sconfigge ad Alzano Lombardo le milizie della Val Seriana accorse in aiuto di Bergamo; ottiene il castello di  Morengo da Giovanni Suardi (cui sono consegnati  4000 ducati a fronte di paghe arretrate e della consegna delle munizioni) e dai riminesi Cecco ed Antonio Guastafamiglia il forte della Cappella dello stesso capoluogo. In questo caso sono loro lasciate le armi e le munizioni presenti nel castello ed è loro promesso la consegna di 3 cavalcature, di cui una appartenente al Belmamolo. I capitoli di resa sono controfirmati dal duca di Milano il mese successivo. A fine mese Bergamo cede; in due giorni si arrendono anche i difensori della cittadella. Il Carmagnola è nominato capitano generale della città.

Ago.   Lombardia

Irrompe nel bresciano portandovi il terrore: in breve pervengono nelle sue mani Montichiari, Carpenedolo, Calcinato, Castel Goffredo.

Sett.   Lombardia

Entra in Orzinuovi, abbandonata vilmente da Andrea da Lecco e da Bernardo Bellamusa; si impadronisce anche di Orzivecchi, di Palazzolo sull’Oglio, di Pontoglio e di Pisogne.

Ott.   Lombardia

Ottiene Rovato con la promessa agli abitanti di 15000 ducati e della ricostruzione delle mura abbattute dalle sue bombarde. Protegge ovunque i partigiani dei Visconti; ha a patti la Val Camonica;  piega, quindi, verso il cremonese ed in suo potere cadono Binanuova, Volongo, Fontanella Grazioli, Casalmorano, Remedello (che si arrende a patti dopo tre giorni di assedio).

Nov.   Lombardia

Si impadronisce di Asola; gli si dà tutta la Val di Sabbia, comprese le rocche di Sabbio Chiese e di Vobarno. Assedia Gabrino Fondulo in Cremona.

1420     
Feb.   Lombardia

Ritorna a Milano, ottiene nuovi onori quali l’esenzione dal pagamento delle tasse. Con la resa del  Fondulo si reca a Cremona ove  è ricevuto con grande magnificenza.

Mar.   Lombardia

Il Carmagnola può ora concentrare tutte le sue forze contro il solo Malatesta; penetra una volta di più nel bresciano e dà il guasto alle campagne. Recupera le rocche di Sabbio Chiese e di Vobarno; assedia in Nozza Galvano della Nozza e lo costringe alla resa con Giovanni Avogadro.

Apr.   Lombardia

Si accampa presso la chiesa di San Faustino di Sarezzo e da qui scorre sotto Brescia. In una di tali azioni, condotta con 300 cavalli, viene ferito al collo, verso la Porta di San Giovanni, da un balestriere di nome Piloso. E’ costretto ad affidare il comando delle truppe a Gaspare Visconti ed a recarsi a Milano per farsi curare.

Lug.  ago.   Lombardia

Ristabilitosi rapidamente, si attenda a Flero e si fa notare, soprattutto, per alcuni atti di crudeltà gratuita: uccide a colpi di pugnale ventisette abitanti catturati presso la Porta di San Nazzaro, nonché alcune donne trovate a Flero ed accusate di spionaggio; fa tagliare le mani a due arcieri del Malatesta trovati fuori le mura; fa appendere i loro arti alla cintura e li rimanda in Brescia. A fine agosto si trova a Pavia dove nella chiesa maggiore cittadina il  Visconti investe della contea di Biandrate Filippino Cane.

Sett.   LombardiaNiccolò da Tolentino previene la sua azione con un’audace sortita da Chiari.
Ott.   Lombardia

Alla testa di 5000 cavalli sbaraglia a Montichiari 3300 cavalli e 1000 fanti capitanati da Ludovico Migliorati. Divide l’esercito in tre parti; Secco da Montagnana e Guido  Torelli vengono in un primo tempo respinti dai nemici; interviene però il Carmagnola che pone in fuga i nemici cui cattura 2500 cavalli e tutti i fanti. Dopo la vittoria assale Nave, Concesio ed assedia con più forza Brescia.

Nov. dic.   Lombardia

A metà mese si trova a Milano, nel castello di Porta Giovia, per assistere alla consegna della procura ducale al segretario Giovanni Corvini che  autorizza quest’ultimo a trattare con Niccolò d’Este la consegna di Parma e di Reggio Emilia al duca di Milano. Di seguito il Carmagnola, sempre tra novembre e dicembre, riduce la Val Trompia al dominio ducale. Pandolfo Malatesta continua a resistere in Brescia.

1421     
Feb.   LombardiaPandolfo Malatesta si arrende. Cede Brescia in cambio di 34000 fiorini.
Mar.   Lombardia

Carmagnola entra in Brescia, provvede alla fortificazione della città e dei castelli danneggiati durante il conflitto. Ritorna a Milano dove riceve maggiori ricchezze

Mag.    A metà mese gli sono rinnovate a Milano le investiture feudali.
Giu.MilanoGenova Liguria

Attacca i genovesi con Guido Torelli. Risale la Val Bormida; si spinge nella Riviera di Ponente per la via di Voltri; a metà mese con il favore degli Spinola e dei del Carretto occupa Albenga. Trova resistenza in Savona.

Sett.   LiguriaSolo il blocco dal mare della flotta aragonese induce i genovesi ad arrendersi ai ducali.
Ott.   Liguria

Con Guido Torelli inizia le trattative di pace con i genovesi; queste si concludono ai primi di novembre.

Nov.   Liguria

Il doge Pietro Fregoso si ritira a Sarzana con la promessa di ricevere 30000 fiorini. Il Carmagnola  può così attaccare   Spinetta Fregoso che nei mesi precedenti si è autoproclamato signore di Savona. Si impossessa del castello di Quiliano, dà alle fiamme a case e vigne, imprigiona donne e bambini. I difensori si arrendono in 15 giorni; gli aprono le porte in cambio della somma di 15000 fiorini.

Dic.   Liguria

Entra in Genova tra il tripudio di campane, di squilli di trombe alla testa di 3000 fanti e di 600 cavalli in una città apparentemente entusiasta. Suggerisce ai cittadini di darsi liberamente al duca di Milano assicurando che ne avrebbero avuto maggiore beneficio. Persuade pure i genovesi a riconoscergli, per il suo governo, uno stipendio di 8000 lire genovine ed a accettare il pagamento annuo di altre 24000 lire per il salario di 4 rettori viscontei.

1422     
Feb.   Lombardia

Rientra a Milano per assumere il comando dell’esercito contro gli svizzeri.  Il governo di Genova viene affidato a Urbano di San Luigi.

Mar.   LombardiaE’ presente alla cerimonia in cui 24 ambasciatori genovesi cedono la città al duca di Milano senza condizioni.
Apr.  mag.MilanoCantoni SvizzeriCapitano g.le 500 lanceSvizzera

Il duca di Milano propone agli abitanti dei cantoni di Uri e di Untterwalden di rivendergli la città e la fortezza di Bellinzona che questi ultimi hanno acquistato nel 1419 dai signori De Sacco. Il Carmagnola occupa con un colpo di mano Bellinzona (di cui è eletto governatore); un po’ con le armi ed un po’ con gli accordi recupera la Val d’Ossola, la Maggia, Verzasca, la Riviera e la parte meridionale della Val Levantina. Si spinge sino al San Gottardo. Gli svizzeri iniziano dei negoziati perché sia loro restituita Bellinzona. Il Carmagnola  non se ne dà per inteso e continua nella sua politica espansiva.

Giu.   Svizzera

Le milizie di Uri e di Unterwalden (4000 uomini) invadono buona parte della Val Levantina  giungendo  a Bellinzona. Sono seguiti dalle truppe di Zug e di Lucerna: tutti insieme, infine, collocano i loro alloggiamenti davanti alla città agli ordini di Ulrich Welker. Il  Carmagnola attraversa i monti che dividono la Moesa dal Ticino, sorprende gli avversari e toglie loro le salmerie; al comando di 2000 lance e 3000 fanti li affronta con Angelo della Pergola nel piano di Arbedo. Quest’ultimo con i suoi uomini d’arme si scontra con il quadrato di picchieri. Quando il Carmagnola lo vede in difficoltà, decide di cambiare tattica: spedisce i balestrieri sui fianchi del quadrato nemico per attaccarlo alle spalle; come il della Pergola, fa smontare dalle loro cavalcature gli uomini d’arme la cui lancia è più lunga delle alabarde degli avversari. L’attacco del della Pergola è decisivo. Dopo alcune ore gli svizzeri cercano di ritirarsi verso il Monte Arpino, dove trovano la strada sbarrata dai fanti ducali. Molti nemici si gettano nel Ticino. Riprende il combattimento con l’arrivo di 600 fanti, rimasti nella valle di Mesocco alla ricerca di foraggio. Non dà quartiere ai nemici anche quando gli avversari si dispongono alla resa. Lancia i suoi uomini lungo la Valle Levantina in direzione del passo del Gottardo per fermarsi solo davanti alla gola del Piottino dove teme un’imboscata. Rientra su Bellinzona. Rimangono sul terreno 3000 svizzeri (di cui 1133 uccisi nello scontro) e 1000 viscontei (400 cavalli della compagnia di Angelo della Pergola e 600 uomini delle altre 3 schiere). Il bottino consiste in 1200 muli. Di 7 barche che hanno trasportato il contingente svizzero fino a Fluelen, non ne ritornano che 2 con le bandiere non cadute nelle mani dei viscontei. A fine mese il Carmagnola  rientra a Milano. Risulta come teste nel palazzo del consiglio segreto, sito a Porta Vercellina, all’ infeudazione di Caorso a favore degli eredi di Ottone da Mandello.

Lug. ago.   LombardiaSoggiorna a Milano per il periodo luglio-agosto. A fine  agosto con Francesco della Mirandola assiste come testimone nella sede del consiglio segreto all’atto di infeudazione di Mulazzo e di Rocchetta di Vara a favore di Tommaso Malaspina.
Sett.   Lombardia e Liguria

A metà mese esce da Milano e si reca in Liguria per assumere l’incarico di governatore unico di Genova. Nel periodo le sue entrate nel ducato ascendono a 40000, 50000 fiorini l’anno.

Dic.   Liguria

Il suo invio nel capoluogo ligure è interpretato come una punizione, una specie di esilio imposto dalla cerchia di cortigiani come Zanino Riccio, Oldrado Lampugnani, Sperone da Pietrasanta e, forse, Guido Torelli, tutti invidiosi della fortuna del condottiero. A Genova: i 4 governatori viscontei (il Torelli, il vescovo di Novara Pietro de Giorgi, il Pietrasanta e Franchino Castiglione) si allontanano dalla città senza attendere il suo arrivo. Si fa subito aumentare le sue prebende di altre 5500 lire genovine, oltre le 8000 che gli sono già state assegnate.

1423     
…………..MilanoFirenze RomagnaAffronta (è incerto) i fiorentini in Romagna per qualche tempo.
………….   Liguria

Il duca gli ordina di allestire a Genova una flotta da opporre a quella aragonese nel regno di Napoli. Il  Carmagnola convince il senato cittadino a stanziare per questa finalità 200000 lire genovine.

Nov.  dic.   Liguria

A novembre sono pronte 13 navi e 13 galee. Contrariamente alle sue aspettative il comando della flotta  è assegnato  al  suo rivale Guido Torelli.

1424     
Sett.   LiguriaRimane a Genova senza compiere nulla di notevole. A settembre termina il suo governo ed è richiamato a Milano.
Ott.   Liguria e Lombardia

Lascia Genova;  è sostituito nel suo incarico di governatore dal cardinale di Sant’Eustachio Giacomo Isolani; è speranzoso che gli sia affidato il capitanato generale per contrastare gli aragonesi nel regno di Napoli. La spedizione è annullata ed egli deve licenziare le milizie già raccolte.

Nov.   Lombardia Piemonte

Aumentano le sue difficoltà a corte dove ha numerosi nemici fra i quali i consiglieri ducali Giovanni Corvini, Giannino Riccio, Oldrado Lampugnani (amico di Guido Torelli) e Sperone da Pietrasanta. Gli è ordinato di congedare le 500 lance della sua compagnia. Disattende all’ordine, si reca ad Abbiategrasso ove cerca vanamente di avere un colloquio con il Visconti per fargli mutare idea. Il duca non lo vuole ricevere e lo rimanda a Giannino Riccio.  Inveisce contro i suoi calunniatori e rinfaccia al Visconti, che intravede da lontano, la sua ingratitudine e la sua perfidia. Furente, si precipita fuori dal castello inseguito per qualche tempo con alcuni cavalli da Oldrado Lampugnani.  Abbandona a Sale moglie e figlie; attraversa il Ticino, l’Agogna, la Sesia, la Dora e si rifugia nel marchesato di Saluzzo.

1425     
Gen.   Piemonte Svizzera Austria Trentino Veneto

Si porta ad Ivrea presso il duca Amedeo di Savoia cui  offre le sue armi. Respinto, attraversa le Alpi Pennine, la Svizzera ed il Tirolo, giunge a Trento; da questa città con 30 famigli armati (e molto denaro) tocca Pergine Valsugana, Feltre. Quero, Treviso e giunge in incognito a Venezia. Il duca di Milano gli confisca subito tutti i suoi beni che possiede nel milanese a favore di Carlo Malatesta.

Feb.Venezia 300 lanceVeneto

I veneziani, seppure con alcune tergiversazioni, gli concedono una condotta: gli è elargito un acconto per le lance e gli sono dati in prestito 2000 ducati: gli è riconosciuta una provvigione annua di 6000 ducati.

Apr.   VenetoGiura fedeltà alla Serenissima. Pone la sua residenza a Treviso nel palazzo vescovile.
Ago.   Veneto

Cade malamente da cavallo ed è colpito da un attacco di itterizia. A Treviso viene arrestato Gerardo da Rubiera, familiare del duca, che con il fuoriuscito milanese Giovanni Aliprandi ha avuto il compito dal Visconti di avvelenarlo. I congiurati vengono giustiziati. Il Carmagnola è segnalato convalescente a Padova;  rientra a Treviso.

Sett.   VenetoOspita nel palazzo vescovile di Treviso il marchese d’Este di passaggio per Udine.
Nov.   VenetoE’ fautore di una lega tra veneziani e fiorentini in funzione antiviscontea.
1426     
Feb.  Capitano g.le 333 lanceVeneto e Lombardia

Gli è concesso uno stipendio mensile di 1000 ducati. A Venezia, in piazza San Marco gli sono consegnate le insegne del comando dal doge. Si racconta che durante i festeggiamenti il Carmagnola incontri il padre vestito in abito dimesso. Lo vuole con sé per tutto il giorno onorandolo con amore.  La Serenissima mette a disposizione deol condottiero un esercito di 16000 cavalli e di 8000 fanti. Il Carmagnola muove alla volta di Mantova con i due provveditori generali Marco Dandolo e Giorgio Corner.

Mar.   Lombardia

E’ sotto Brescia. Si appoggia al partito guelfo guidato dagli Avogadro, che si sono ribellati al vessatorio governo del Lampugnani ed a quello di Jacopino da Costioli. A seguito di colloqui con Galeazzo Porcellaga e con Lorenzo Boni gli vengono aperte le porte della città: solo la cittadella e le altre fortezze resistono ai veneziani. Mantiene salda la disciplina tra i suoi uomini d’arme; effettua continue scaramucce per fiaccare la resistenza degli avversari. Grandi feste si svolgono a Venezia per la caduta di Brescia.

Apr.   Lombardia e Veneto

Ottiene Quinzano d’Oglio; ammalatosi, si reca a Verona. Chiede al Senato di potere andare ai bagni di Caldiero per curarsi. Lascia il comando a Gian Francesco Gonzaga.

Mag.   Veneto e Lombardia

A Venezia. E’ ascritto “ad honorem” al Maggior Consiglio. Gli sono anche promessi dal Senato alcuni feudi al di là dell’Adda. A metà mese ritorna al campo ed intercetta nel bresciano  160 some di farina ed  un convoglio che porta polvere da bombarda con la scorta di 150 cavalli, destinata ai difensori della cittadella di Brescia. Non riesce ad impedire l’uscita dalla cittadella  a Francesco Sforza; lo insegue e lo molesta nella sua ritirata. Vi è uno scontro tra i due condottieri a Montichiari.

Giu.  lug.   Lombardia

Colloca le bombarde e persevera nel colpire le fortezze di Brescia. Niccolò da Tolentino suggerisce di scavare intorno alla città un doppio fossato, di fortificarlo con argini e torri e di chiudere in tal modo ogni via di soccorso agli assediati dall’esterno. Il lavoro richiederà quattro mesi, anche a causa dei suoi contrasti con il Tolentino perché insofferente di idee e progetti che non combacino con i suoi. Il duca di Milano invia al suo campo due prigionieri veneziani ed alcuni suoi famigliari perché gli riferiscano che viene da lui incaricato a trattare la pace. Il  Carmagnola ne informa il Senato; ne seguono alcuni colloqui, portati avanti da Corradino da Vimercate e da Moretto da San Nazaro: i negoziati vanno per le lunghe in quanto la loro finalità è quella di fare guadagnare tempo ai ducali.

Ago.   LombardiaDopo accanita lotta conquista a Brescia la rocca di Porta Pile e quella di Porta Gazzetta.
Sett.   Lombardia

Respinge un attacco condotto da Niccolò Piccinino e da Guido Torelli con 4000 cavalli, 3500 fanti e moltissimi balestrieri genovesi, volto a prestare soccorso ai difensori della cittadella di Brescia. Lo scontro avviene tra la Porta di Torrelonga, quella di Sant’Alessandro ed il “Prato del vescovo”; i viscontei sono respinti con la cattura di 350 cavalli e di 200 fanti. Gli avversari ripiegano a Montichiari. Anche la cittadella perviene nelle mani dei veneziani; l’unica resistenza è ormai concentrata nel castello alla cui guardia si trova Antonio da Landriano. Il  Carmagnola, che è legato da antica amicizia con tale capitano, cerca  di corromperlo. Desidera, nel frattempo, portarsi a Chiari i cui difensori per arrendersi chiedono la sua presenza; all’ultimo momento ascolta il consiglio di Niccolò da Tolentino,  spedisce all’ avanguardia numerosi saccomanni e costoro fanno fallire un’imboscata tesa nei suoi confronti.

Ott.   Lombardia e Veneto

Occupa Montichiari, Carpenedolo ed altre piccole terre; ha il permesso di allontanarsi dal campo per recarsi ai bagni di Abano Terme.

Nov.   Lombardia e Veneto

I fiorentini gli inviano in rinforzo 4000 cavalli e 2000 fanti, cosicché il  Carmagnola ora dispone di quasi 30000 uomini (10000 fanti, 14000 cavalli e 5000 arcieri) contro i 23000 dell’ esercito ducale (8000 fanti, 10000 cavalli e 2000 soldati alla difesa del castello di Brescia). Antonio da Landriano è costretto ad arrendersi;  il Carmagnola può recarsi allora a Venezia e con la Signoria si incontra con l’ambasciatore fiorentino Rinaldo degli Albizzi ed alcuni ambasciatori viscontei impegnati nei negoziati di pace. Ritorna al campo e distribuisce l’esercito nei quartieri invernali del bresciano. Ottiene il permesso di vivere a Brescia: nella città prende alloggio, in un primo tempo, negli appartamenti già del Malatesta del Broletto; più tardi  acquista  da Gaspare Malvezzi un palazzo sito nel quartiere di Sant’Agata. Insedia il suo quartiere generale nella città, da questo momento destinata a restare come base del capitano generale della Serenissima.

Dic.   Lombardia

Alla conclusione della pace si toglie una vendetta personale  costringendo l’ex-governatore della città  Oldrado Lampugnani, a deporre le armi davanti alla sua persona. A Milano sono liberate la moglie e le figlie; gli sono restituiti nel ducato tutti i suoi beni.

1427     
Feb.   Lombardia

Si trova a Brescia. Non si reca a  Venezia allorché vi viene convocato per conoscere il suo parere su un’eventuale nuova guerra con il Visconti.

Mar.   VenetoAd Abano Terme al fine di curarsi.
Apr.VeneziaMilanoCapitano g.leLombardia

Si reca a Mantova; sono esercitate forti pressioni nei suoi confronti affinché si muova in soccorso di Casalmaggiore. Rifiuta ogni azione in quanto la ritiene ininfluente ai fini del conflitto. La località cede a fine mese e Fantino Pisani, che è alla testa della guarnigione, è richiamato a Venezia per esservi severamente punito.

Mag.   Lombardia

Esce da Castenedolo con 16000 cavalli;  guadagna alla causa veneziana alcuni castellani posti a guardia delle fortezze ducali. Dà il guasto alla campagne ed occupa con facilità Calvisano, Quinzano d’Oglio, Longhena, Orzivecchi, Cadignano, Maclodio, Pompiano, Verola. Accentratore al massimo, si lamenta della condotta tenuta da suoi condottieri i quali, contro i suoi ordini, talora agiscono in modo intempestivo per il suo modo di intendere l’arte della guerra. I rimproveri sono erogati, nonostante la loro vittoria sui viscontei comandati da Petrino da Tortona e da Alberico da Barbiano. Il  Carmagnola si avvicina a Gottolengo;  vi è preceduto da Niccolò Piccinino che ne rafforza il presidio. Il condottiero, che ignora il fatto, pone trascuratamente il campo nei pressi del castello e lascia che i suoi soldati si riposino all’ombra senza alcun ordine. Angelo della Pergola, Guido Torelli, Francesco Sforza e Niccolò Piccinino lo assalgono senza che egli se lo aspetti il giorno dell’Ascensione: tra i suoi uomini vengono catturati 1500 cavalli. Si salva dalla disfatta solo per l’intervento di Gian Francesco Gonzaga che riequilibra in un certo qual modo le sorti della battaglia. Al termine del combattimento trova il capro espiatorio in un suo uomo d’arme, che, fuggito dal campo di battaglia, aveva data per certa al Gonzaga la sua sconfitta causando in tal modo un ritardo nei movimenti da parte di tale capitano.  L’uomo d’arme viene impiccato. I veneziani rincuorano il Carmagnola e gli inviano 1000 ducati da distribuire ai soldati affinché si rimettano in ordine dal punto di vista dell’ armamento. I nemici  arrestano la loro marcia; egli può così recuperare Remedello, Visano, Gambara, Isorella. Punta, poi, su Binanuova mentre la flotta di Francesco Bembo risale il Po e da Brescello si porta a a Casalmaggiore. Occupa, perde, riconquista Binanuova: in uno di tali fatti d’arme Francesco Sforza fa gettare nell’ Oglio alcuni soldati veneziani; nella stessa maniera si comporta il Carmagnola  prendendo di mira gli sforzeschi allorché riconquista il centro. Si indirizza verso il castello di San Giovanni in Croce e lo fa attaccare dopo averne chiesta la resa: lo espugna e lo mette a sacco; gli uomini sono imprigionati.

Giu.   Lombardia

Rimane ferito in un attacco a Palazzolo sull’ Oglio; guada il fiume, entra nel cremonese, sottomette Piadena, Isola Dovarese ed altre terre quali San Lorenzo e Robecco d’Oglio. Gli è imposto di puntare su Pizzighettone; Giacomo Barbarigo lo avverte dell’invio di 25000 ducati e del rafforzamento della flotta. Nonostante che in tale periodo militino ai suoi ordini 22000 cavalli, 8000 fanti e 6000 cernite non tenta di superare l’Adda, ma perde tempo in inutili iniziative diversive. Si dirige su Cremona;  spera nell’ aiuto dei Cavalcabò e della fazione guelfa per avere la città: si ferma a Soncino mentre in Cremona penetrano a sua  difesa i ghibellini del contado. Cerca la battaglia campale; la sua sfida non viene accettata.

Lug.   Lombardia

Viene assalito nei pressi di Pizzighettone, a Castelsecco, da Angelo della Pergola, da Guido Torelli e da Francesco Sforza che penetrano nel suo campo fortificato: il Carmagnola mette in ordine le sue milizie e rafforza il fossato con i fanti per dare agli uomini d’arme il tempo utile al fine di prepararsi allo scontro. Colloca anche in un bosco vicino 8000 uomini armati di balestre e lance. Viene ferito, è scavalcato, è rimesso sulla cavalcatura, ed è salvato ancora dalla comparsa provvidenziale del Gonzaga: la tanta polvere sollevata dai cavalli rende incerto l’esito dello scontro. Dopo quattro ore i viscontei sono respinti (500 prigionieri tra i milanesi; 700 cavalli tra i veneziani); i viscontei ripiegano in Cremona. Il  Carmagnola rinforza l’armata del Po e recupera Casalmaggiore alla cui guardia si trova Antonio da Pontedera.

Ago.   Lombardia

Giunge a Sommo con i provveditori Silvestro Morosini e Tommaso Michiel: Rolando Pallavicini viene accettato come raccomandato dalla Serenissima. Riattraversa l’Oglio a seguito della vittoria navale di Franceco Brembo; rientra nel bresciano, presso Pralboino lo Sforza ed il Piccinino durante la sua assenza sono stati in grado di recuperare ai viscontei parecchi centri. Conquista nuovamente Binanuova e Quinzano d’Oglio; il Senato, nel frattempo, freme per la sua sostanziale inattività. Con il Gonzaga sconfigge vicino a Gottolengo Carlo Malatesta; ottiene tale centro.

Sett.   Lombardia

Comincia a parlare di portare le truppe negli accampamenti invernali: il Senato si oppone al suo disegno e spedisce al suo campo nuovi provveditori generali, vale a dire Leonardo Mocenigo e Fantino Michiel. Benché con lentezza, potenzia le opere difensive  di Binanuova, si mette in marcia con tutto l’esercito lungo la riva sinistra dell’Oglio ed entra in Urago. Non riesce ad impossessarsi del castello; punta su Montichiari e si accinge ad assediare la località: sorgono ora le prime voci negative sul suo conto, che sono alimentate dai provveditori e dallo stesso Gonzaga.

Ott.   Lombardia

E’ rassicurato;  scarica le sue responsabilità sui condottieri abituati a guerreggiare nel regno di Napoli, avvezzi perciò a trasferirsi già in autunno nei quartieri invernali. Chiede altro denaro per aumentare il soldo ai suoi uomini e trattenerli così nel territorio: gli sono inviati  32000 ducati. Ha a Patti Montichiari e giunge inaspettato a Maclodio, sulla strada da Brescia a Orzinuovi, nei pressi del campo degli avversari. Attira Carlo Malatesta, il Piccinino, lo Sforza, Angelo della Pergola ed il Torelli su un argine, intorno al quale – tra le paludi – si alzano delle macchie in cui colloca in agguato arcieri e balestrieri. Nello stesso tempo invia Bernardino degli Ubaldini e Niccolò da Tolentino ad occupare un bosco alla testa di un ponte che conduce all’ argine e fa arretrare i suoi uomini dietro il ponte  sull’argine. Tutto procede secondo i piani: i viscontei (18000 cavalli e 8000 fanti) sono assaliti alle spalle e sui fianchi dai veneziani (12000 cavalli e 6000 fanti). La battaglia termina con la cattura di Carlo Malatesta e di 10000 uomini  che vengono rilasciati quasi subito secondo gli usi del tempo. Le fonti milanesi tendono a sottovalutare sia il numero dei caduti che dei condottieri fatti prigionieri nell’occasione, mentre è probabile che le cifre veneziane siano esagerate. La vittoria si rivela inutile perché il  Carmagnola non incalza l’esercito ducale fino al suo annientamento e non riesce ad impedire che i fuggitivi riparino a Soncino. Il Senato lo spinge ad essere più attivo: il condottiero entra nel contado di Orzinuovi e distende le truppe da Ovanengo a San Giacomo. Inizia a bombardare Orzinuovi;  dopo sedici giorni ne ottiene a patti la rocca alla cui difesa si trovano Cristoforo Corniano e da Giacomo Rodengo. La località è chiamata a riconoscere ai veneziani una grossa taglia in denaro ed a contribuire con numerosi carri di vino a di frumento al vettovagliamento delle milizie.

Nov.   Lombardia

Orzinuovi giura solenne fedeltà alla Serenissima nelle  mani dello stesso Carmagnola presenti il collaterale Belpetro Manelmi ed i condottieri Orso Orsini ed Antonio da Martinengo. Con Niccolò da Tolentino conquista senza trovare difficoltà  Pontoglio (ove sconfigge Niccolò Piccinino),  Castrezzato,  Roccafranca,  Chiari, Lovere,  Pisogne ed altri castelli del contado di Iseo. Assale invano Palazzolo sull’Oglio, invia truppe a saccheggiare Cividate Camuno;  avvia negoziati per la resa in potere di Giacomo Barbarigo di numerosi territori della Val Camonica. Di più, d’accordo con il Senato, intavola pratiche per indurre Lorenzo Attendolo a lasciare il servizio del Visconti; pure molti uomini d’arme e lance spezzate delle compagnie di Angelo della Pergola e di Niccolò Piccinino sono persuasi a fare altrettanto. Sono, invece, cassati dai ruoli i condottieri renitenti ad obbedirgli.

Dic.   Lombardia

Muove contro Bergamo e ne viene respinto; si impossessa, tuttavia, di gran parte delle valli Seriana, Brembana, Valsassina, Cavallina e della Valle di San Martino. La guerra si confonde sempre più con piccole scorrerie e piccoli agguati, utili soltanto a tenere i due eserciti continuamente vigilanti.

1428     
Gen.  feb.   Lombardia

A Brescia. Iniziano le trattative di pace fra i contendenti. Il Visconti  manda al Carmagnola propri ambasciatori per chiedere a tal fine il suo intervento.

Mar.   VenetoDomanda una licenza per andarsi a curare nel padovano.
Apr.  Capitano g.leVeneto

Alla conclusione della pace di Ferrara è accolto in Venezia con grandi festeggiamenti e viene riconfermato nel comando delle truppe. Gli è donato un palazzo in città sul Canal Grande nei pressi di Sant’Eustachio, prima concesso e, poi, tolto a Pandolfo Malatesta. Gli è concesso un vitalizio annuo di 2000 ducati; è investito di Castenedolo a spese di Brunoro Gambara.

Giu.   LombardiaPone la sua residenza tra Castenedolo e Martinengo. E’ contattato una volta di più da Filippo Maria Visconti.
Ago.   Lombardia Emilia e Toscana

Il duca di Milano lo assolve interamente da ogni bando e lo rimette nei beni allodiali e nel grado di prima della sua fuga. Il  Carmagnola si reca a Bologna, a Bagni di Petriolo ed a San Filippo con la sua scorta di 300 fanti e di 60 lance. Si trattiene in Siena qualche giorno  destando alcuni sospetti nella città con la sua presenza . Si reca a Firenze.

Sett.   LombardiaNel bresciano. Il Visconti tenta sempre di distoglierlo dagli stipendi dei veneziani.
1429     
Gen.  feb.  500 lanceLombardia e Veneto

Chiede licenza al Senato;  la repubblica non accetta la sua richiesta di prendersi un periodo di riposo e di riflessione. Domanda una condotta di 1000 lance  ottenendo una controfferta di 500. Viene ancora riconfermato nel capitanato generale; gli è concessa una provvigione mensile di 1000 ducati in tempo  di guerra e di 500 in tempo di pace. La ferma è stabilita in due anni,  alla quale si devono aggiungere altri due anni di rispetto. A Venezia il doge lo nomina in piazza San Marco conte di Chiari e di Roccafranca, con annessi i territori di Clusane sul Lago e di Rudiano che comportano una rendita annua di 12000 ducati.

Apr.  mag.   Toscana

Sempre con la scorta personale di 60 lance e di 300 fanti scende in Toscana per la cura delle acque a Bagni di Petriolo; al ritorno si ferma a Firenze. Compie una missione di spionaggio ai danni dei senesi riferendo ai fiorentini sullo stato delle fortificazioni della città rivale.

Giu.   Veneto e Lombardia

Si trova a Venezia ed a Chiari; viene raggiunto da nuovi messaggeri del  Visconti; il  Carmagnola tiene sempre informato il Senato dei relativi contatti.

…………..   FriuliA Cividale del Friuli.
Dic.   VenetoA Venezia.
1430     
Gen.   Veneto e Lombardia

Si incontra a Venezia con un’ambasceria fiorentina. Rientra nel bresciano. Il duca di Milano ricorre alla sua mediazione per sanare i contrasti sorti a seguito delle molestie dei ducali al marchese di Mantova.

Mar.   Veneto

Ha il permesso di recarsi a Venezia: presenta alla Signoria l’ultimo messaggio ricevuto dal  Visconti; in merito  chiede istruzioni. Gli è consigliato di astenersi da tali pratiche e di farlo capire con chiarezza al duca.

…………..   Lombardia e Veneto

In conseguenza delle vittorie dei ducali sui fiorentini nella guerra di Lucca, il Carmagnola arruola Guidantonio Manfredi. E’ richiamato da Brescia a Venezia per conferire personalmente riguardo la condotta della guerra.

1431     
Gen.VeneziaMilano Lombardia

Riprende il conflitto senza dichiarazione esplicita dei due stati contendenti. Il  Carmagnola chiede al Senato che in caso di vittoria gli sia assegnata parte del ducato: ottiene una risposta in parte positiva.

Feb.   Lombardia

Tratta con Soncino Vistarini e cerca di impadronirsi di Lodi. Il duca sventa la trama per cui è costretto a ritirarsi dal lodigiano; si accontenta di devastarne le campagne con 5000 uomini, tra cavalli e fanti. Cerca di stringere altre segrete pratiche tra cui quella di corrompere il castellano di Soncino Filippo Lampugnani, parente di Oldrado.

Mar.   Lombardia

Supera l’Oglio e si presenta sotto Soncino con 3000 cavalli e 2000 fanti: viene colto in un’ imboscata nei pressi di Azzanello dalle milizie di Francesco Sforza e di Niccolò da Tolentino (il condottiero ha mutato bandiera) nascoste nelle macchie vicine. La battaglia dura accanita fino a notte;  ripara a  Brescia con soli sette cavalli. Le sue perdite ascendono a 1000/1500 cavalli ed a 500 fanti; i fuggiaschi si rifugiano ad Orzinuovi ed in altre terre vicine.

Apr.  625 lanceLombardia

I veneziani mettono a punto la flotta sul Po e gli accrescono la condotta di altre 125 lance. Alcuni cittadini veneziani criticano in modo aspro il suo modo di condurre le operazioni;   si offende ed il Senato è obbligato ad inviargli Fantino Michiel per rabbonirlo.

Mag.   Lombardia

Gli è consegnato nel duomo di Brescia dai provveditori  fantino Michiel e Paolo Corner il gonfalone di San Marco. Ha a disposizione 12454 cavalli e numerosi fanti. Esce da Orzinuovi e per la via di Calcio, Covo e Fontanella punta su Soncino.

Giu.   Lombardia

Viene respinto da Soncino dallo Sforza;  gli sono catturati 500 cavalli. Dà il guasto al territorio, piega a sud e colloca il suo campo  tra Sesto ed Uniti e Spinadesco. Intende forzare il passaggio dell’ Adda. Nomina come suoi marescialli di campo Guidantonio Manfredi, Luigi dal Verme, Luigi da San Severino e Lorenzo Attendolo. Delibera di accostarsi a Cremona mentre la flotta di Niccolò Trevisan risale il Po. Ha di fronte Francesco Sforza, Niccolò Piccinino e Niccolò da Tolentino; nel fiume si trova la flotta viscontea guidata da Giovanni Grimaldi e da Pasino degli Eustachi. Il Carmagnola si fa ingannare da due falsi disertori milanesi che gli riferiscono di un prossimo assalto dei ducali al suo campo; decide, pertanto, di non muoversi in soccorso della flotta del Trevisan allorché questa viene attaccata per acqua e per terra dagli avversari. Solo 5 o 6 galee (su 28) si salvano nella disfatta: tra i veneziani si contano 1500 morti, più altri 400 feriti che perdono la vita nell’ospedale di Cremona. I prigionieri sono circa 4000;  tra essi si contano Niccolò Trevisan ed il provveditore Marino Contarini. La sconfitta costa alla Serenissima, in termini di materiale bellico perduto, 600000 fiorini. Il  Carmagnola litiga con il provveditore Paolo Corner che lo spinge a superare l’Adda ed a occupare Brivio con la rocca di Airuno, che gli sono promesse da Giovanni di Brianzo. Prevale la sua tesi di puntare ancora una volta su Soncino.

Lug.   LombardiaOttiene Fontanella dietro l’esborso di 1000 ducati. la sua azione è sempre contraddistinta dalla lentezza.
Ago.   LombardiaConsidera terminata la campagna. Il Senato ed il provveditore Daniele Vitturi cercano invano di dissuaderlo da questa risoluzione.
Sett.   Lombardia

Le sue truppe se ne stanno inoperose nel bresciano mentre il maresciallo sabaudo Manfredi di Saluzzo, accampato con i ducali tra Bergamo e Treviglio, si impossessa ai danni dei veneziani di Morengo, di Bariano e di Fontanella

Ott.   Lombardia

I viscontei invadono il Monferrato e costringono il marchese a rifugiarsi a Venezia. Al campo il  Carmagnola ha continue contese con alcuni condottieri che lo accusano di scarso vigore: tra costoro si distinguono Pietro Giampaolo Orsini ed il Gonzaga. Anche una epizoozia, che uccide più di 8000 cavalcature, ed il timore che ha nei confronti del Piccinino, contribuiscono alla sua sostanziale inattività: le truppe sono avviate ai quartieri invernali. Negli stessi giorni, d’altronde, Bartolomeo Colleoni e Guglielmo Cavalcabò si impossessano di notte  della Porta di San Luca a Cremona e chiedono di essere sostenuti nella loro iniziativa. Il  Carmagnola si muove con 800 cavalli solo dopo due giorni per non incappare in una qualche imboscata, entra in Bordolano ed in Torricella del Pizzo; alla fine desiste dalle operazioni.

Nov.   Lombardia

Veneto e Friuli

Viene sollecitato dal podestà di Padova, Paolo Corner, ad allontanarsi dalla Lombardia con 2000 cavalli e 1000 fanti per opporsi in Friuli all’ invasione degli ungheri dell’imperatore Sigismondo d’Ungheria. Perde tempo ed informa il Senato di essere stato raggiunto da un familiare del duca, Damiano da Imola, che gli ha proposto il ruolo di mediatore di pace tra le due parti. Parte, infine, per il Friuli con 4500 cavalli, tocca Conegliano e giunge a Rosazzo solo dopo che gli avversari sono già stati sconfitti.

Dic.   Veneto e Lombardia

A Venezia per essere consultato sulla strategia da seguire. Le sue compagnie ritornano ai loro alloggiamenti nel bresciano e nel veronese. Rientra anch’egli nel bresciano: sempre più forti si fanno i sospetti sul suo comportamento; Paolo Corner è il nuovo provveditore al campo.

1432     
Gen.   Lombardia

Gli è fatta nuovamente pressione per un immediato passaggio dell’Adda. Il duca di Milano, da parte sua, lo fa contattare in continuazione da suoi uomini di fiducia per presunte offerte di pace e di negoziati.

Feb.   Lombardia

Il Senato, informato delle sue ininterrotte relazioni privilegiate con Filippo Maria Visconti, gli vieta di perseguire in tale direzione; il  Carmagnola non ottempera al divieto che gli viene, peraltro, reiterato. La sua inerzia è sempre più criticata anche perché l’esercito ai suoi ordini ammonta a 9600 cavalli, 8000 fanti, 800 balestrieri, 6000 cernite ed altre milizie ausiliarie. Non risponde alle sollecitazioni: induce, anzi, gli abitanti di Bordolano ad arrendersi al Piccinino senza tentare alcuna resistenza;  non prende neppure in considerazione le informazioni fornite dal  Gonzaga sulle scorrerie nemiche nel contado di Asola. Si rifiuta, inoltre, di volgersi su Soncino alla notizia del crollo di parte delle mura di tale città. Viene intercettata la sua posta su ordine del Consiglio dei Dieci.

Mar.   Lombardia

L’accusa di tradimento è discussa dal Consiglio dei Dieci. Il  Carmagnola è convocato a Venezia, tramite il messaggero Giovanni d’Imperio, con il Gonzaga:  la motivazione è quella di fornire al Senato alcune indicazioni strategiche.

Apr.   Lombardia e Veneto

Lascia Brescia e giunge a Venezia dove ai primi del mese è accolto da otto nobili che lo scortano  al Palazzo Ducale. Licenzia la scorta e gli è riferito che il doge, indisposto, non può conferire con lui quella sera. Nell’uscire dal palazzo è arrestato con il suo cancelliere Giovanni de Moris; la moglie ed i famigliari sono rinchiusi in carcere prima a Verona e poi a Venezia, dove vengono condotti con i ceppi ai piedi. Il processo a suo carico ha subito inizio;  il collegio giudicante è composto da un numero di membri doppio rispetto a quanto previsto dalla normale procedura. Il processo si trascina quasi un mese. Molti atti ufficiali, compresa la confessione, sono ora scomparsi. Sembra che molti di questi contenessero prove sufficienti a convincere il tribunale sulla fondatezza delle accuse. Sottoposto a tortura, il  Carmagnola confessa ogni cosa.

Mag.    

Ai primi di maggio, dopo una sospensione di dieci giorni per la Settimana Santa e la Pasqua, la commissione d’inchiesta presenta il suo rapporto, insieme con una dettagliata  confessione del tradimento. Viene giudicato con 26 voti favorevoli ed uno solo contrario. Sulla sentenza di condanna a morte, invece, si verifica tra i giudici una certa divisione. La proposta del carcere a vita, avanzata dal doge Francesco Foscari e da tre suoi consiglieri, ha 8 voti contro i 19 per la pena di morte. La stessa sera è portato al palco, in mezzo alle due colonne dei Santi Teodoro e Marco in piazza San Marco, con una sbarra che gli è messa in bocca (la mordacchia) per impedirgli di parlare alla folla. Sono necessari tre colpi di scure per decapitarlo. Gli sono confiscati beni per il valore di 300000 ducati; la moglie è confinata a Treviso con un censo di 10000 ducati; ad ogni figlia nubile è promessa una dote di 5000 ducati. Sotto la scorta di 24 uomini con torce il cadavere è portato a San Francesco della Vigna per esservi sepolto. Poiché l’ultimo suo desiderio, come riferito dal confessore, è quello di essere sepolto nella chiesa di Santa Maria dei Frari  viene sepolto alla Cà Granda nel chiostro di tale chiesa. Più tardi il  suo corpo viene trasferito a Milano su richiesta della moglie per essere tumulato in una tomba di marmo nella cappella della Concezione della chiesa di San Francesco Grande. Le sue spoglie sono andate disperse quando la chiesa è stata demolita nel 1813. Si disse che i suoi resti siano stati riportati a Venezia ai Frari per essere collocati in un sarcofago in legno sopra la porta, nella navata sud che porta al chiostro. Nel 1874 questa tomba è stata aperta; l’esame delle ossa non rivela alcuna traccia di taglio della colonna vertebrale. Delle quattro figlie Margherita si sposa con Bernabò da San Severino, Elisabetta con Francesco Visconti, Luchina con Luigi dal Verme ed Antonia con Guarnieri da Castiglione. Alla sua figura prende ispirazione Alessandro Manzoni per la sua prima tragedia “Il conte di Carmagnola”. Ode di  Guarino Guarini in suo onore, confutata  da Pier Candido Decembrio. Ritratto del Bramantino; del Ferramola; è raffigurato anche da Jacopo da Bassano nel soffitto della sala del Maggior Consiglio a Venezia e, più tardi, dallo Hayez. Di recente un episodio della vita del  condottiero è stato ripreso nel docu-fiction di Claudio Uberti “Francesco di Bussone. Il conte di Carmagnola. La battaglia di Maclodio”.

 CITAZIONI

-“Il Carmagnola era soldato di fortuna ed il più esperto milite di Facino (Cane).” DAVERIO

-“Viene indicato come promotore di una scuola di guerra, ma le cui capacità militari, pur notevole, sono state ampiamente enfatizzate dalla mitografia.” BALESTRACCI

-“Guerriero..di straordinario valore, di stratagemmi militari fecondo, cauto nel divisare i consigli e pronto nell’eseguirli, e oltreacciò amato dalle milizie, e ubbidito e rispettato dagli ufficiali.” FABRETTI

-“Vedi ‘l gran Carmagnola che s’accolse/A sua obedienza Italia e l’arme,/E ‘l degno onor s’accumulò e volse./Di quanti eccelsi ho scritto, costui parme/Più franco, più temuto ed onorato,/ E guidò meglio un esercito d’arme./E quando recitassi il magno stato/E l’opre singular che gli altri avanza,/Tu rimarresti oppresso ed insensato.” Cambino Aretino riportato da FABRETTI

-“In realtà la vicenda del Carmagnola si rivela istruttiva qualora si guardi da vicino a tutto il suo retroterra e soprattutto al lungo dissidio che turbò i rapporti tra le autorità della Serenissima e il condottiere durante il periodo in cui, dal 1426 al 1432, egli rimase al loro soldo. Uno dei punti che suscitava i maggiori dissapori era quello relativo al periodo di tempo in cui l’esercito doveva restare attivo..Le autorità veneziane desideravano tenere l’esercito in attività e unito il più a lungo possibile, per avere il miglior frutto dal danaro speso ed essere difese da eventuali attacchi. Era però abituale, soprattutto al sud, che si facesse una campagna attiva soltanto in due periodi relativamente brevi dell’anno, la primavera e l’inizio dell’estate e poi l’autunno…In ognuno degli anni in cui rimase al servizio di Venezia come capitano generale il Carmagnola ebbe a litigare con le autorità per l’interruzione di agosto. Il timore delle autorità venete non era solo che così il loro territorio restasse scoperto, dato che nulla assicurava che il nemico milanese avrebbe fatto lo stesso, ma anche che non si riuscisse poi agevolmente a radunare l’esercito per la campagna d’autunno. Il Carmagnola obiettò che era arduo svolgere operazioni belliche nel pieno dell’estate e che a Napoli era normale, in quel periodo dell’anno, disperdere l’esercito e interrompere le operazioni. Ovviamente la risposta veneziana fu che la Lombardia non era il regno di Napoli…(Inoltre) il Carmagnola era uno che combatteva..con più vigore degli altri condottieri, ma pure con più rigore osteggiava l’uso delle ispezioni. L’usanza di moltiplicare le ispezioni all’esercito operante era reputata oltremodo irragionevole da parte dei condottieri. Costoro preferivano rimandare il conto delle perdite in uomini, cavalli e armamenti (dato di base per la valutazione delle paghe effettivamente riconosciute) al momento in cui avessero fatto ritorno nelle loro basi e questa loro preferenza non era dettata dal desiderio di intascare anche il denaro dei caduti, bensì dall’intenzione dettata dal desiderio di comprare cavalli e armamenti  a prezzi più stabili e di avere più agio nel reclutamento (dei rimpiazzi)..Era una sorta di circolo vizioso e, mentre i suoi capitani ricorrevano ad ogni specie di sotterfugi per ingannare gli ispettori, il Carmagnola venne ai ferri corti con le stesse autorità della Serenissima….Uno dei soldati più prestigiosi d’Italia..Nessuna delle prove raccolte dai Dieci ci è stata conservata, ma in un certo senso la cosa è non rilevante. Una volta presa la decisione di arrestare il Carmagnola rimanevano ben poche alternative a una soluzione definitiva. Incarcerare o esiliare un uomo di quella fatta avrebbe provocato soltanto problemi e pericoli politici a non finire; l’esecuzione pubblica presentava il grande vantaggiodi costituire un avvertimento salutare per i suoi colleghi ed eventuali successori.” MALLETT 

-“Opinione comune a quanti scrissero di lui è ch’egli fosse d’animo superiore alla propria condizione, avidissimo di onori, d’una superbia senza limiti e così facile all’ira da lasciarsi andare a una straordinaria improntitudine di linguaggio. Testardo fin da ragazzo, pochissimo paziente, precoce nel discorso, il genere di vita cui s’era dato non doveva avere spuntati certi spigoli della sua indole né addolcite certe rigidezze irritanti. ..Se ebbe merito di esperto e prudente nelle arti della pace, merito ben più grande..ottenne come capitano. Nato e fatto per l’armi a queste principalmente attese, trascurando lettere e studi di cui anzi fu tanto ignorante da non conoscere nemmanco i segni dell’alfabeto. E di soldato ebbe tutte le qualità, tolleranza della fame e della sete tanto da resistere anco tre giorni al digiuno, operosità, risolutezza, coraggio a tutta prova, acutezza di mente e quella intuizione di discernere di primo sguardo le condizioni e le circostanze del momento e trovare tosto l’espediente più opportuno..Era inoltre abile negli stratagemmi di guerra e sapeva negli accidenti nuovi pigliare nuovi partiti. Quanto a scienza militare ne’ suoi primi tempi era solito fare assegnamento specialmente su piccole colonne di cavalieri bene esercitati e bene armati; ma siccome questi non potevano resistere a lungo in battaglia ove, più che a colpire il nemico, si badava a far dei prigionieri,..abbandonò questo sistema..Egli tenne un pò del metodo di Braccio e un pò quello di Attendolo Sforza, accrescendo come il primo il numero degli uffiziali per rendere più rapide e agevoli le evoluzioni, e imitando il secondo nel combattere con grandi masse piuttosto che con drappelli separati. L’esperienza poi lo rese cauto nelle marce e nel porre gli accampamenti e nell’assicurarli.” BATTISTELLA

-“Il più accreditato Capitano, che si avesse allora l’Italia, ma famoso ancora per la sua superbia.” MURATORI

-“Accoppiò alla valentia, alla scienza militare gran dovizia di politici accorgimenti; usò, secondo l’occasione, ora la forza, ora le vie coperte e gl’inganni; talora anche la crudeltà; ed acquistò fama di primo capitano dell’età sua.” CIBRARIO

-“Capitano a’ suoi dì celeberrimo.” POGGIALI

-“Vincere scis, carmagnola; victoria uti nescis aut non vis.” BIONDO

-“El quale non obstante fosse de bassa condicione, niente de manco fu homo excelente ne l’arte militare, et de tanto animo e sapere che, mentre fu con Felipo (Filippo Maria Visconti), sempre vinse.” CAGNOLA

-“Gran Capitano.” CAVALCANTI

-“Fuit..vir crudelis, et ex vili genere ad summam fortunam evasit preter quam ad finem, in quo colligitur felicitas.” ANNALES FOROLIVIENSES

-“Capitano di valore, e di savia direzione.” DIEDO

-“Buon soldato, buon comandante, uomo destro, ed astuto, nato agl’intrighi, d’un carattere fiero, inflessibile, ed orgoglioso; cattivo politico, che disertò dal primo suo Principe, che tradì il secondo, non conoscendo bene né l’uno, né l’altro.” BROGNOLI

-“Famoso capitano de quei tempi.” GUALDO PRIORATO

-“Molto patiente nella fatica, et pronto, et ardito ad essequire tutte le fattioni importanti.” GIOVIO

-“Ben fu degno d’hor l’atto gentile,/ Che verso il padre tuo mostrasti, alhora/ Che colmo di pietà dentro, e di fuora/ D’ire abbracciarlo non havesti a vile./ Fu questo ufficio d’animo virile,/ Et più che le tue prove assai t’honora:/ Talche perciò sia vivo, e chiaro ogn’hora/ Il nome illustre, onde non hai simile./ Da si bella pietà merti più lode,/ Cha da mille atti d’armi, e di valore,/ Da quali ancor la tua memoria gode./ Sopra ciò non potrà l’empio furore/ Del tempo, non l’invidia che si rode:/ Quella che già ti spinse a l’ultime hore.” A. Fumano. Da un sonetto in suo onore raccolto dal GIOVIO

-“Dalla condizione di semplice contadino erasi innalzato col suo valore e buona condotta alli primi gradi della milizia.. Carmagnola aveva una franchezza e quell’elevatezza di sentimento, che le persone qualificate caratterizzano per orgoglio in un uomo di fortuna..Fu uno de’ maggiori Capitani del suo secolo, né uomo alcuno seppe meglio di lui mantenere in un’armata la disciplina e subordinazione. Aveva la bravura del soldato, e la qualità del comandante.” LAUGIER

-“Famosissimo Capitano.” PELLINI

-“Capitano senza paura.” SERCAMBI

-“Era il carmagnola di giusta e quadrata statura; assai forte, di carnagione rubiconda, di capelli e d’occhi castagnicci.” ROSCIO

-“Allora condottieri di gran nome..Capitano valoroso, e sollecito oltre modo.” SABELLICO

-“Divenuto chiarissimo tra tutti..i capitani.” SERRA

-“Nam militari se tam clarus illustrisque..In nullo fortuna magis lusisse videri potest, quam in hoc ipso Francisco.” EGNAZIO

-In uno scontro con Francesco Sforza “El Carmagnola vien con la sua gente/ Come gli vide al dato ordine eguali/ ma poi che su le porte el fu presente/ El gran Sforzesco fece eruttione,/ Et di gran strage lo lassò perdente.” CORNAZZANO

-“Erat..vir quo nemo in participandis honoribus avarior.” CORNAZZANO

-Alla battaglia di Maclodio “S’ode a destra uno squillo di tromba;/ A sinistra risponde uno squillo:/ D’ambo i lati calpesto rimbomba/ Da cavalli e da fanti il terren./ Quinci spunta per l’aria un vessillo;/ Quindi un altro s’avanza spiegato;/ Ecco appare un drappello schierato;/ Ecco un altro che incontro gli vien.” MANZONI

-“Dux sagax..Justitia in eo, summaque severitas vigent. Latrocinia furtaque in castris acerrime vindicavit; praedonibus infensus, honoris vero cupidus multorum supplicio vias tutas a latronibus etiam inter arma reddidit. Venetorum mores pertaesum, a fide prolapsum dicunt. Quidam nulla culpa mortem meruisse tradunt, sed ejus superbiam in cives Venetos contumeliosam, exosamque omnibus, praebuisse causam necis. Quod verisimile ferunt, cum ejus adeo obductum fuerit, cum duceretur ad poenam, ut ne verbum quidem proloqui potuerit, neque ulla mortis causa sit prolata. Utamque sit, dux belli suae aetatis praecipius fuit, et obscuris ortus parentibus propria virtute ad maximam gloriam, et summum imperium evectus; dignusque qui majoribus illis sine dubio rei militaris scientia comparetur.” BRACCIOLINI

-“Apud Venetos gloriosus, in totaque Italia solus et videbatur illustris.” BILLIA

-“Valorosissimo guerriero ed uno dei più famosi capitani del secolo XV. ” BOSI

-“(Il) più valoroso capitano che fosse allora forse in Italia.” ROSMINI

-“Il Carmagnola fu uno dei più abili condottieri del XV secolo. Atteggiamenti vendicativi, durezza di comportamento in taluni fatti bellici, ambizione smisurata, desiderio senza limiti di ricchezze fanno crescere le incertezze sulla sua lealtà.” ARGIOLAS

-“Uno di quei soldati che da un umile stato allora salivano al comando per circostanze fortunate.” BALAN

-Con Jacopo Piccinino “Egregii sua aetate duces expectaverant.” BEAUCAIRE

-“Viri non obscuro modo, ed etiam sordido loco nati, adeo ut etiam porcorum greges puer paverit, literarum ita prorsus, ut primas figuras non cognosceret, verum forma ac viribus corporis, fide, aliisque virtutibus digne memorabilis; rei vero militaris peritia usque adeo praecellentis, ut bellorum arbiter videri posset.” FOGLIETTA

-“Valoroso guerriero e d’animo invincibile.” MORIGI

-“Cujus arma, et magnitudo nominis toti Italiae formidolosa erant..et qui magnis rebus bello gestis, multisque subactis urbibus illustrem sibi (Filippo Maria Visconti) famam et auctoritatem comparaverat.” CRIVELLI

-“Vir magnae praestantiae, gloriaeque rei militaris non absimilis cunctis Capitaneis gentium armigerarum, qui ab ineunte aevo usque in diem hodiernam in Italia armorum facta tractaverint, quosve si non excessit, neque ab ullo illorum superatus est.” REDUSIO

-“Famoso generale della repubblica veneta” LANCETTI

-“Soldato educato sotto la disciplina di Facino Cane, e uno de’ più illustri generali del suo tempo.” PIGNOTTI

-“Svariate e belle azioni di valore gli valsero..un grado ragguardevole nella milizia, nella quale dette saggio altresì di rari talenti militari.” PAOLINI

-“Fortissimo capitano del duca (di Milano).” SARDI

-“Vir potens, se animi et gestu altum reputans rerumque satis expertus et precipue bellicarum.” STELLA

-“Virum tum bello ea tempestate clarissimum..Fuit bello praedari, quem ex fortuna humili virtus ad summum provexerat. Iustitia severitasque in eo summa viguit, latrocinia furtaque ab eo in castris acerrime vindicata, praedonib. infensus, honoris cupidus, multorum supplicio vias tutas a latronibus etiam inter arma reddidit.” SANT’ANTONINO

-“Gran Capitano nell’arte militare.” VERDIZZOTTI

-“La sua opera militare è notissima ma la sua figura morale resta ancora enigmatica..Il Carmagnola non è dissimile dagli altri facinorosi condottieri del suo tempo; audace, astuto, avido di denaro e di gloria, rotto a ogni intrigo per le sue personali cupidigie, amorale, vanitoso, tipo vero e perfetto del capitano di ventura che non conosce una patria, un affetto, un ideale.” GUERRINI

-“Vrai Duguesclin milanais.” LABANDE

-“Uno homo del quale tutta la dita Talia e più che Italia de questo homo ave amiraçione e faxeane conto. I(n) gle fatti de le arme è temudo molto da’ sui e da altri teribilemente crudele e de naçione vile molto e de siençia nudo salvo che di fatti de l’arme. Molto al mo(ndo) famoxo fo el detto nominado Carmignola..(fu giustiziato) e per questo modo fo pagado de el suo malvaxe vivere.” G. DI PEDRINO

-Con Angelo della Pergola “Esperti nella guerra moderna.” ROVELLI

-“Guerriero di esimio valore.” V. DE CONTI

-“Celebrato Capitano di quei tempi.” DE LELLIS

-“(Al governo di Genova) con maturità prudencia humanità et iusticia et may volse pigliare né grande né minimo dono per conservare la iusticia et era veridico et faceva ogni mese satisfare la gente sua.” NOTAR GIACOMO

-Con Nicola da Tolentino “I più famosi capitani del secolo.” PECORI

-“Rinomatissimo Capitano.” G. ROVELLI

-Con Angelo della Pergola “Esperti nella guerra moderna.” ROVELLI

-“Uomo di tanto coraggio e di tanto intelletto.” A-VALLE

-“Uno dei migliori generali del tempo.” PERRIA

-“Uomo tenuto in quelli tempi nella guerra eccellentissimo.” MACHIAVELLI

-“El feroce conte Carmignola fo suo aderente (di Ceccolo Broglia)/ et così sona li lor nomi per ogni rivera./………..  Illustrissimo capitano.., che fo lui quello che fece le leggie sopra l’arte militaria, e alzò l’onore italicho e fo el primo capitano, da cento anni in qua, che governasse e regiesse grandissimo exercito..Mirabilissime cose fece alli suoi dì; fu teribillissimo homo e alquanto crudele, pieno di tristitia; triste quello che avesse contraffatto alli suoi bandi e mancati..Il quale fo el primo Taliano che conducesse grandissimo exercito nelle parte di Italia, né con magiore hordine governare et neanque con magiore tementia..Costui fo el più temuto capitano che avesse mai l’Italia; e morì vitoperosamente, per invidia e suspetto..Illustrissimo, savio, prudente e temuto capitano quanto l’Italia avesse avuto gran tempo.” BROGLIO

-“Al Carmagnola viene attribuito il merito di aver saputo ripristinare la disciplina nell’esercito.., insegnando ai capitani l’arte delle fortificazioni militari e l’arte di porre assedio a rocche e città fortificate.” BIGNAMI

-“Became a great condottiere.” TREASE

-Con Niccolò Piccinino, Uguccione della Faggiuola, Castruccio Castracani, Lodrisio Visconti, Giovanni Acuto, Facino Cane e Bartolomeo Colleoni “Furono capi notissimi per le loro imprese.” AGOSTINI

-“Con Guido Torelli “Uomini presso al duca di grandissima autorità sì di consiglio come nelle armi. NUBILONIO

-“C’è tutta una storia da raccontare che vede in primo piano questo individuo dalla faccia rotonda, dalle labbra piccole e piene, a cuore, gli occhi rotondi e spalancati nel fare tipico dell’ipocrita e del mentitore di professione. Il naso lungo e sottile, poco rilevato, termina sul labbro come un punto esclamativo; i suoi biografi vi vedono il simbolo dell’acume e di una perfidia senza eguali. Tutto, secondo loro, denoterebbe in quel volto ambizione sfrenata, inganno, crudeltà. Nulla a che vedere con il ritratto abbondantemente romantico che ne fa il Manzoni. Francesco Bussone è infatti un perfetto prodotto di una delle epoche più realistiche che si siano affacciate alla ribalta della storia. Nulla, nelle imprese di questo condottiero, è chiaro. Nessuna azione riflette un programma preciso che vada dritto allo scopo. Tutto è tortuosità, doppiezza, calcolo. Tutto è concepito in funzione del guadagno, dell’arrivismo. Indubbiamente è un mercenario esemplare, che assomma in sé tutte el qualità negative della categoria.” ADAR

-“Diventò celebre con il nome della sua città natale, Carmagnola.” SCARDIGLI

-“Il più brillante condottiero dell’Italia settentrionale..Fu un capo severo e un organizzatore efficiente, ma non contribuì in nessun modo.. alla formazione di una scuola o allo sviluppo di nuove tecniche militari. Fu altresì vero che raggiungeva il successo adattandosi alle circostanze e ponendo grande attenzione ai dettagli, ma è inconfutabile che le sue più grandi vittorie ad Arbedo e a Maclodio furono ottenute dalla concentrazione di forze preponderanti dispiegate su un terreno attentamente scelto.” STAFFA

-“He became by degrees not only the head of Visconti’s army but the prime minister of his dominions…Materials do not exist for determining the guilt or innocence of Carmagnola, we know, however, that the judgment of the Council of Ten was not given without careful inquiry and long deliberation.” BROWNING

-“On Tuesday evening, May 5, after Vespers, Carmagnola was taken from his prison, halting and stumbling because of the burns on his feet. Both arms – one broken – were tied behind his back. In his mouth was a large wooden gag. He was followed by his favourite dog, an old hound which some friend had sent to be the companion of the last hours of this, the forty-second year of his life. His clothes were his best, not prison garb. He was wearing long hose (tights) of scarlet, a tunic of crimson with full sleeves, a cloak of scarlet, and on his head a velvet beretta an angle – after his own fashion. Accompanying him were Venetian officials, the “bastoni” of office in hand, and a line of priests bearing the Cross and chanting funeral hymns. His wife and children were not among those who marched behind him. The vast piazza before the Cathedral was filled with silent, expectant people. With slow steps the prisoner was led to the executioner’s block between the two columns of St. Mark, and given last rites. On signal he was forced to his knees. A trumpet sounded. He bowed. The heavy axe flashed and struck. But the executioner had faltered. Three blows were required to sever the muscular neck of Francesco Bussone. The dog in bewilderment ran barking after his master’s head as it rolled from the trunk, then licked the bloody face. And flocks of St. Mark’s pigeons, startled, rose suddenly into the sky, beating their wings..Some eighty years later, Machiavelli wrote Carmagnola’s epitaph in the Prince: “For, seeing that he was very powerful after he had defeated the Duke of Milano, and knowing, on the other hand, that he was but lukewarm in this war, the Venetians considered that they could not make any more conquests with him; and they neither could nor would dismiss him, for fear of losing what they had already gained. In order to make sure of him were obliged to execute him.” Manzoni, in his tragedy, put these words into Carmagnola’s mouth during the final interrogation: “..Voi risolveste, il vedo,/ La morte mia; ma risolvete insieme/ La vostra infamia eterna.” DEISS

-“Magnifica figura del più celebrato condottiero del momento.” NORWICH

-“Fu reputato come il più valoroso capitano del suo tempo…La morte del Carmagnola è per universale consenso riputato uno de’ colpi di stato i più barbari che mai facessero i Veneziani.” LEO

-“Nella storia dei capitani di ventura troviamo parecchi nomi più o meno illustri di condottieri morti sotto la scure del boia..Quel continuo passare da un campo all’altro, accettando gli inviti di chi pagava meglio, non era sempre una cosa senza rischio..Il caso del Carmagnola è stato il più famoso della storia…Fu proprio la sua fine miseranda ad accrescere presso i posteri la fama del Carmagnola, il quale fu certo un grande condottiero ma non tale da paragonarsi minimamente a un Niccolò Piccinino, o un Bartolomeo Colleoni, o un Francesco Sforza… Alessandro Manzoni nella sua tragedia “Il Conte Carmagnola” ne sostenne l’innocenza, e ne fece un personaggio generoso e magnanimo. Chissà perché. Sappiamo invece che fu un uomo avido, crudele, e senza scrupoli.” MONTELLA

-“Uno de’ più famosi capitani de que’ giorni.” REBUSCHINI

-“Fu prima valoroso guerriero indi gran Capitano.” RECCHO

-“Il tristissimo fine di questo famoso condottiero di eserciti fornì il soggetto di una tragedia al celebre Manzoni, il quale rendette anche un grande tributo di riverenza e di affetto all’eroe Carmagnolese, chiarendolo innocente.” CASALIS

-“Era il Carmagnola di statura giusta, e quadrata, e forte assai: la carnagion hebbe rubiconda: gli occhi castagnicci: e così i capelli.” CAPRIOLO

-“L’esercito milanese, nelle abili mani del Carmagnola, si rivelò una macchina militare particolarmente efficiente, in grado di tenere in rispetto tutti i principali avversari. In particolare il Carmagnola sembra aver avuto la capacità di utilizzare sapientemente la fanteria e i tiratori a fianco delle sempre predominanti forze di cavalleria pesante.” GRILLO-SETTIA

“Valoroso Capitano, & uno de’ quattro primi del suo tempo, cioé Braccio, Sforza e Piccinino.. Oltre la bellezza, e dispositione del corpo, dimostrò ferocità terribile, ingegno, patienza nelle fatiche, e prontezza nell’eseguire fattioni importanti.” LOSCHI

-“Condottiero di chiara fama.” BECI

-“Abilissimo stratega militare.” GIANELLI

-“Maximus rebus gestis, magnam sibi auctoritatem magnamque gloriam comparaverat.” G. SIMONETTA

-“Celebre condottiero.” MORO

-“Sebbene il comportamento dopo Maclodio avesse fatto sospettare qualche oscuro abboccamento tra il Carmagnola e il Visconti, Venezia concesse al suo generale notevoli munificenze. Già quando si trovava al servizio di Filippo Maria, il Carmagnola era stato colmato di dono tanto che “in tempo del suo generalato arrivò all’acquisto di sì grandi ricchezze, che l’entrate de’ suoi beni allodiali e feudali ascendevano a quarantamila fiorini ed in Milano si fabbricò un palazzo sì bello che tutti gli altri superava in larghezza, magnificenza e spesa.” (Sulla Contea di Chiari) FUSARI

-“La tragedia e il mistero in cui restò avvolto questo processo sollecitarono la fantasia di studiosi e letterati. Sommo fra tutti il Manzoni, che su quel fosco episodio dispiegò il contrasto fra politica e morale. Il Carmagnola è per lui il condottiero leale e generoso che intoppa incautamente nelle maglie tesagli dai sospettosi politici veneziani.” VALERI

-“La sua gloria, pari alla luna, fu ora serena, ora fosca, ora crescente, ora in diminuzione, ora coronata di luce, ora del tutto eclissata..Dimostrò grande pazienza negli assedi, ardire nelle battaglie, celerità negli altri esercizi..Stava sempre in atteggiamento fiero, per ispirar timore ai nemici. La sua lancia non portò mai edera, com’era costume di molti; la sua celata non olezzava di profumi;né egli fu mai donnaiolo, tanto era persuaso, e con ragione, che chi si abbandona alla voluttà, non raggiungerà mai la grandezza. Sdegnava i beoni, e i mangiatori insaziabili, perché era d’avviso che il troppo bere e il soverchio mangiare generan lussuria.” LO MONACO

-“Avea calze di scarlatto, beretta di velluto alla Carmagnola, il giuppone di cremesino e veste di scarlatto con maniche, cinto di dietro. Lo precedeva la Croce, e gli stavano intorno i confratelli di Santa Maria Formosa. Salito sul palco, piegò il capo sul ceppo: ” e in tre colpi gli fu spiccata la testa.” Poveri sogni di Signoria! I capretti che l’antico pecoraio aveva messo nello stemma, non potevan di certo cozzare col superbo e fiero leone che Venezia levava sulla propria bandiera, monito solenne per chiunque osasse attentare alla sua incolumità e alla sua potenza.” PORTIGLIOTTI

-“Un ritratto, ritenuto del Bussone, opera del Ferramola, ora alla fondazione Ugo da Como a Lonato, mostra un uomo grosso e pesante di media altezza. Le grosse, corte dita, il viso accuratamente sbarbato, la faccia collerica con il labbro inferiore sporgente, gli occhi fieri, il naso piatto costituiscono una fisionomia attendibile di questo forte e spietato comandante assurto dal popolo al supremo comando militare. Di temperamento irascibile, brusco nel parlare e di indubbio coraggio, egli aveva spiccate doti naturali di condottiero, di capo severo e di organizzatore efficiente, ma non contribuì in nessun modo, per quanto ne sappiamo, alla formazione di una scuola, o allo sviluppo di nuove tecniche militari… I piani (delle sue campagne) mostrano scarsa originalità, ed egli (come, d’altra parte, molti condottieri del suo tempo) non sapeva sfruttare le sue vittorie. Il Decembrio sostiene.. che i primi successi del Bussone furono dovuti specialmente al genio di Filippo Maria Visconti; il giudizio è forse attribuibile al desiderio del Decembrio di adulare il Visconti, ma è indubbio che dopo che il Bussone abbandonò il servizio del Visconti declinarono anche le sue doti di condottiero… Il Bussone fu un buon soldato: ma la reputazione che acquistò nei primi tempi della sua carriera esagera alquanto la sua reale capacità di condottiero.” BUENO DE MESQUITA 

Sul suo sepolcro è inscritto il seguente epitaffio “Militia princeps, bellorum maxime victor/ Francisce armipotens, si fata extrema tulisti/ Impia: latetur animus bene conscius acti/ Imperii: quod fata iubent id ferre necesse est,/ Epitaphium invictissimi imperatoris bellorum/ Comitis Francisci Carmagnolae Vicecomitis,/ Qui obiit in venetiis die V mensis maii/ Ann. MCCCCXXXII”

BIOGRAFIE SPECIFICHE

-C. Assum. Il conte di Carmagnola.

-A. Battistella. Il conte Carmagnola.

Immagine: http://www.lavoce.be/index.php/storia/8499-francesco-bussone-conte-di-carmagnola-soldato-condottiero-e-traditore

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