NICCOLÒ ORSINI

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NICCOLo-ORSINI
Ritratto di Niccolò Orsini, da un'incisione di Aliprando Capriolo

Last Updated on 2023/11/30

NICCOLÒ ORSINI  Di Pitigliano.

Conte di Pitigliano, conte di Nola. Signore di Fiano Romano, Morlupo, Filacciano, Montevitozzo, Ghedi, Leno, Malpaga, Montirone, Boiano, Ottaviano, Avella, Monteforte Irpino. Nel mantovano possiede il castello di Casalmoro ed una tenuta ad Asola (Cacciabella). Figlio di Aldobrandino Orsini, padre di Ludovico Orsini e di Chiappino Orsini. Suocero di Rizzardo Alidosi.

1442 (ottobre) – 1510 (gennaio)

niccolo-orsini
Ritratto di Niccolò Orsini, da un’incisione di Aliprando Capriolo
Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1458
Ago.ChiesaViterboLazioHa le sue prime esperienze militari al servizio dello stato della Chiesa. Espelle da Viterbo i membri della fazione dei maganzesi.
1460
Lug.AngiòNapoliCampaniaMilita nelle compagnie di Jacopo Piccinino. Prende parte alla battaglia di Sarno.
1462
Ago.PugliaE’ pure presente alla battaglia di Troia.
1463NapoliAngiòMuta partito e finisce la guerra nel campo aragonese.
1464Napoli77 cavalli
1465
Giu.Campania

A Napoli. Su ordine del re Ferrante d’Aragona, alla testa di una squadra di arcieri,  arresta in Castelnuovo Jacopo Piccinino: lo affianca nella circostanza  Napoleone Orsini.

1471
Giu.Toscana

Si impadronisce di Pitigliano  scacciando il padre Aldobrandino dai suoi possedimenti: non mantiene le promesse fatte e fa uccidere la matrigna ed un fratellastro.

1472
Mag.FirenzeChiaravalleToscana Umbria

Signore di Pitigliano, stipula con i senesi un nuovo trattato di accomandigia. A maggio è inviato dai fiorentini a Todi con Bernardino da Todi a sostegno del comune allo scopo di recuperare i castelli caduti di recente in potere dei Chiaravalle.

1478
Gen.Toscana

Si svolge a Firenze una giostra organizzata dai capitani della parte guelfa. 12 sono coloro che prendono parte a tale manifestazione. Il primo premio va a Giovanni da Napoli ed è premiato dallo stesso Ordini; il secondo ad un figlio di Roberto da San Severino, assoldato di recente dai fiorentini.

Giu.FirenzeChiesa NapoliMaestro di campoToscanaViene nominato maestro di campo dell’esercito collegato con Gian Giacomo da Trivulzio, Galeotto della Mirandola ed Alberto Visconti.
Ago.ToscanaScorre fin sotto le porte di Siena (Porta Camollia). Dà alle fiamme case e fa prigionieri.
Ott.Toscana

Muove in soccorso dell’assediata Monte San Savino con il commissario Bongianni Gianfigliazzi ed Ercole d’Este. Sulla fine del mese si incontra con Giordano e Virginio Orsini che militano nel campo avverso;  l’autunno avanzato lo porta ad avviare trattative per una tregua.

1479
Mag.100 lanceToscanaHa ai suoi ordini 4 squadre di uomini d’arme. Ha il compito di rafforzare le difese di Poggio Imperiale.
Giu.Umbria

Sconfigge nei pressi di Passignano sul Trasimeno Matteo da Capua. Si congiunge con Ercole d’Este ed il Trivulzio: l’azione fallisce per la mancanza di accordo tra i vari capitani e per i disordini che sorgono nel campo.

Sett. ott.ToscanaDopo la sconfitta dei fiorentini a Poggio Imperiale si sposta a San Casciano dei Bagni e da qui muove in soccorso dei difensori di Colle di Val d’Elsa.
1480
Mar.Toscana

Al termine del conflitto si trova a Foiano della Chiana: scrive al Corsetto, luogotenente di Antonio da Montefeltro, capitano dei senesi, che ha avuto l’ordine dalla Signoria di non compiere alcuna scorreria nel contado  di Asinalonga (Sinalunga). L’Orsini si colloca, invece, in agguato nei pressi;  viene a contrastarlo il mattino seguente lo stesso Corsetto.

1481
Nov.Lazio

Agli stipendi dello stato della Chiesa. Gli è riconosciuta una provvigione di 8000 ducati l’anno. Eccita il papa Sisto IV contro il re di Napoli in modo che i suoi parenti possano riottenere il possesso delle contee di Albe e di Tagliacozzo.

……………..NapoliImpero OttomanoPuglia

Affronta i turchi nella guerra di Otranto.

1482
…………….NapoliImpero OttomanoPuglia
Giu.ChiesaNapoliGovernatore g.le lance 130 lance e 40 cavalli leggeriLazio

Ha il comando di 520 cavalli e di 40 balestrieri a cavallo. Lo stipendio viene stabilito in 20000 ducati l’anno. Lascia Quinto, entra in Roma e colloca i propri alloggiamenti in San Giovanni in Laterano: vi è un accenno di rissa nel campo pontificio rapidamente sedato dal suo intervento unito con quello di Virginio e Giordano Orsini. Alla notizia dell’arrivo  dell’esercito nemico esce dalla porta per una sortita, respinge gli aragonesi e cattura 30 uomini.

Lug.Lazio

Rimane ferito in uno scontro mentre con Ulisse da Maiano tenta di impedire nelle vicinanze di Palestrina una razzia di aragonesi e fiorentini che hanno predato 200 animali, tra cavalli e muli, e catturato un buon numero di uomini d’arme. Esce, poi, da Roma con Virginio Orsini e si dirige verso Marino con 3 squadre di uomini d’arme per fare fronte  alla compagnia del duca di Melfi Traiano Caracciolo. Tra i pontifici vengono catturati 200 uomini che vengono condotti a Marino.

Ago.Lazio

Ha gran parte nella vittoria della battaglia di Campomorto in cui prende parte al comando del terzo squadrone forte di 700 cavalli. Rimane ferito al viso da un colpo di spingarda nel tentativo di impadronirsi dell’ artiglieria.

Nov.ChiesaVenezia50 lanceMutano le alleanze. Niccolò Orsini è inviato dal papa con 50 uomini d’arme a sostegno degli aragonesi contro i veneziani.
1483
Gen.FirenzeVenezia RossiCapitano g.le 130 lanceEmilia

Passa agli stipendi dei fiorentini che gli danno il comando delle loro truppe, una condotta di 525 cavalli ed una provvigione annua di 25000/30000 ducati. Accompagna nel ferrarese il duca di Calabria Alfonso d’Aragona, che ha il comando delle truppe della  lega avversa ai veneziani. Fa uccidere a Ferrara alcuni mercenari turchi per timore che non raggiungano, come altri hanno fatto in precedenza, il campo veneziano.

Mar.Emilia

E’ segnalato tra Massa Fiscaglia ed Ostellato. Coglie in imboscata nel castello di Massa Fiscaglia 1100 uomini capitanati dal provveditore Michele Salamon.  Quando viene a conoscenza che Vittore Soranzo è sbarcato a Comacchio con 2000 fanti, 200 stradiotti e 40 uomini d’arme si imbarca sul Po a Ferrara con le sue lance e sorprende i nemici intenti al saccheggio: nello scontro i veneziani subiscono la perdita di 80 uomini e la cattura di altri 600 ( uomini d’ arme, stradiotti, il sopracomito Alvise Marcello e 12 connestabili). Cronache ferraresi parlano invece di 1000 morti, tra uccisi in battaglia ed annegati nel fiume mentre stanno tentando la fuga.

Apr.EmiliaCon le sue lance e 1000 fanti compie una nuova cavalcata a Massa Fiscaglia.
Giu.Toscana

E’ richiamato dai fiorentini in Toscana con due squadre di lance e 25 balestrieri a cavallo per affrontare in Lunigiana i Rossi. Gli avversari ripiegano.

Ago.Toscana Lombardia

In Val d’Elsa ai danni dei fuoriusciti senesi. Si dirige a San Quirico; trascorrono alcuni giorni e si sposta in Lombardia per affrontarvi Roberto da San Severino che ha attraversato l’Adda. Si porta a Manerbio con Renato da Trivulzio al comando di 125 lance e di 500 fanti: ottiene a patti la località con Verolanuova, Breda Libera, Farfengo, Offlaga, Monticelli Brusati. Il capitano veneziano è costretto ad abbandonare il milanese.

Sett.Toscana e Veneto

Contrasta in Toscana l’azione di Guido dei Rossi;  lo obbliga a trasferirsi nel genovese; si sposta nel Veneto ed entra con Francesco Secco in Villafranca di Verona: depreda il territorio fin sulle porte di Verona; si impossessa di 200 carri di mercanzie. Ha ai suoi ordini 7 squadre di cavalli.

Ott.Lombardia

Si imbarca con molti fanti su 2 galeoni;  si impadronisce di fronte a Castelnuovo di una nave con 200 fanti. Ottiene il bastione di Sermide (ove è catturato Giovanni Savelli con 400 cernite del vicentino ed altri fanti) e lo fa spianare: 300 sono le perdite veneziane tra morti in combattimento ed annegati.

Nov.LombardiaSconfigge sul Po a Felonica una flottiglia avversaria.
1484
……………..Lombardia ed Emilia

Si trova sempre nel mantovano al fine di contrastare gli uomini della Serenissima;  si porta a Concordia e da tale centro  punta su Carbonara di Po per difendere Ponte Molino ed Ostiglia.

Giu.Lombardia

Al campo di Quinzano d’Oglio con Gian Giacomo Trivulzio; costringe Gaspare da San Severino a lasciare il territorio di Pumenengo.

Ott.FirenzeGenovaCapitano g.leToscana

Combatte i genovesi nella guerra di Sarzana. Si muove nei pressi di Pietrasanta, località controllata dal Banco di San Giorgio; si ammala di malaria e fa spedire i suoi carriaggi a Pisa. I fiorentini si allontanano da tale centro. Riprende l’assedio;  con la morte di Antonio da Marciano rimane come unico capitano. Mette le truppe in ordine e conquista un bastione vicino alle mura di Pietrasanta.

Nov.ToscanaPietrasanta si arrende a seguito della sua azione.
Dic.ToscanaA Livorno. Con Ranuccio farnese respinge un attacco dei genovesi alle fortificazioni del porto.
1485
Lug.Capitano g.leToscanaGli sono consegnati i simbolo li del comando: il gonfalone ed il bastone di capitano generale.
Nov.FirenzeChiesa1600 cavalliE’ inviato dai fiorentini nel regno di Napoli per sostenervi la causa del re Ferrante d’Aragona contro i baroni ribelli.
Dic.Campania

Ottiene dal sovrano napoletano la contea di Nola con i feudi di Avella, Boiano, Ottaviano, Cicala, Palma di Campania e Monteforte Irpino.

1486
Gen.Lazio

Virginio e Giulio Orsini si riavvicinano al pontefice Innocenzo VIII; l’Orsini si reca a Bracciano con 11 compagnie di cavalli. Si ammala di nuovo in modo grave.

Mar.LazioVirginio Orsini muta ancora partito. Niccolò Orsini cerca ora vanamente di congiungersi con gli altri membri della sua casata fermi a Bracciano.
Mag.Lazio e Toscana

Affianca il congiunto Virginio a Palo sulla via Aurelia per proteggere l’arrivo di una flotta aragonese giunta a rifornire di vettovaglie le terre degli Orsini. Si collega  con 500 cavalli e 1000 fanti condotti da sforzeschi e fiorentini.  Con Alfonso d’Aragona fronteggia il San Severino. L’esercito si aliena l’animo della popolazione locale per le sue violenze; con lo scontro  di Montorio, è in grado di controllare le mosse  del capitano rivale con undici squadre di cavalli.  Tallona gli avversari passo passo.

Giu.Lazio

Tocca Anguillara Sabazia e Toscanella (Tuscania) mentre il San Severino ripiega su Roma. Assedia la capitale con il duca di Calabria, Virginio Orsini e Jacopo d’Appiano. Dopo tre giorni di inutili assalti è costretto a ritirarsi a Corneto (Tarquinia). Di seguito attraversa il Tevere con Paolo Orsini e Paolo Vitelli con 17 squadre di cavalli, 3 squadre di cavalli leggeri e 1000 fanti; perviene a Monterotondo.

Lug.Lazio

Organtino Orsini lo fa entrare in Monterotondo con 40 cavalli leggeri ed arma i suoi vassalli. L’Orsini persuade il cardinale Latino Orsini (favorevole al  papa) ad avere un colloquio con Virginio Orsini per cercare un comune accordo.

Sett.Umbria

Si trova nel perugino, a San Bartolomeo di Solfagnano in occasione di un duello tra Malatesta di Polidoro Baglioni e Miccia Oddi. Continua ad inseguire in Romagna Roberto da San Severino costretto dagli eventi a fuggire verso il veneziano.

Dic.ToscanaA Pitigliano con 200 uomini d’arme.
1487
Apr. mag.FirenzeGenovaCapitano g.leLiguria

Contrasta ancora i genovesi nella guerra di Sarzana. Soccorre i difensori della rocca di Sarzanello che sono assediati da Gianluigi Fieschi; sconfigge gli avversari e cattura Gianluigi ed Orlandino Fieschi. Si appresta ad assediare Sarzana, alza tre bastie tra la città ed il Magra, piazza una batteria di 8/11 bombarde di fronte alla fortezza. E’ aperta una breccia nelle mura. I difensori si arrendono prima che sia dato l’ordine dell’assalto generale.

Ott.UmbriaA Perugia per i funerali di Malatesta e di Orazio Baglioni.
1488
Gen.PitiglianoSienaToscanaAlcuni fanti corsi uccidono a tradimento Carletto Dolci castellano della rocca di Montautolo in maremma. Siena invia truppe agli ordini del commissario Bertoldo Foscherari. Quest’ultimo tratta con i corsi ed ottiene il loro allontanamento dal castello. Il Foscherari si ritira; i corsi chiamano  l’Orsini che  introduce in Montautolo armi ed artiglierie. I senesi inviano nella località nuove milizie;  con Massarino Massari ottengono la restituzione del castello e della rocca.
Feb.ToscanaSi incontra ad Arezzo con Lorenzo dei Medici per un consiglio di guerra.
Giu. lug.FirenzeBolognaEmilia Romagna e Toscana

All’assassinio di Galeotto Manfredi a Faenza, spinto dal commissario Piero Capponi, lascia Pisa con Ranuccio Farnese. Giunge a Castel Bolognese alla testa di 28 squadre di cavalli e di molti fanti; giunge a Faenza per impedire che la città cada in potere di Giovanni Bentivoglio: si accampa fuori della Porta Imolese all’osteria di Piardo e si ferma nella località anche nel mese successivo. Recupera Piancaldoli.

Nov.UmbriaNel perugino. Procura un accordo tra le fazioni avverse dei Baglioni e quella degli Oddi.
1489
Gen.Lazio ed Umbria

Esce da Roma con Ranuccio Farnese;  a Perugia. Alloggia presso Pier Filippo della Cornia; con Camillo Vitelli fa da paciere tra i Baglioni, ed  i partigiani degli Oddi quali Berardino Ranieri ed Everardo da Montesperelli.

Feb.UmbriaInvia in soccorso di Todi alcuni balestrieri, agli ordini di Orlando d’Acquasparta, a seguito degli attacchi dei Savelli ad Orte.
Mar.PitiglianoSienaToscanaOccupa la rocca di Montacuto.
Mag. giu.ChiesaCapitano g.le 100 lance

E’ condotto dai pontifici con 100 lance: la provvigione annua è fissata in 9000 ducati. Il gonfalone ed il bastone del comando gli sono consegnati (previo bacio della pantofola) dal papa Innocenzo VIII nel Palazzo Apostolico. A Roma alloggia nel palazzo di Carlo Martelli vicino al Campo Marzio: per festeggiarlo è corso un palio da Campo dei Fiori a piazza San Pietro.

Ago.ChiesaRibelliLazio ed Umbria

Lascia Roma e si trasferisce a Todi con pochi cavalli per incontrarvi Rodolfo Baglioni; a San Gismondo ha colloqui con il cardinale Orsini ed il cardinale di San Giorgio Raffaello Riario. Fronteggia i ribelli allo stato della Chiesa, incendia Gualdo Cattaneo ed assedia Montegiove con 10 squadre di cavalli e 200 fanti.

……………..RomagnaA Faenza, dove assiste ad un duello tra Pandolfo da Castello ed un famoso spadaccino che non vuole arrendersi.
Nov.Umbria

Media ancora a Perugia le vertenze sorte tra i Baglioni e gli Oddi. Gli abitanti di Montacuto si ribellano ai senesi per passare sotto la sua signoria: è raggiunto da Gian Giordano Orsini e dall’ambasciatore fiorentino Pierfilippo Pandolfini che lo inducono a restituire il centro ai senesi. Vi sono alcuni ritardi in quanto gli abitanti di Pitigliano  si rivelano contrari alla cessione. Negli stessi giorni viene accusato da Lorenzo dei Medici di favorire in Perugia la fazione degli Oddi contro i Baglioni alleati dei fiorentini.

1490
Mar.Umbria

Si incontra a Todi con Pierfilippo Pandolfini che gli chiede, a nome della repubblica, la restituzione della rocca e del castello di Castiglione Chiugino (Castiglione del Lago).

Mag.Lazio

A Roma, per le nozze di Orso Orsini con Giulia Farnese, concubina del cardinale Rodrigo Borgia, futuro papa con il nome di Alessandro VI.

1491
Giu.Umbria

Si reca a Perugia con 400 cavalli per portarvi la pace una volta di più tra le fazioni degli Oddi e quella dei Baglioni. Viene raggiunto un compromesso: gli Oddi  abbandonano la loro roccaforte di Castiglione del Lago mentre i Baglioni devono restituire ai rivali i beni mobili sottratti in un  saccheggio delle loro case ed a riconoscere l’immunità delle doti della loro famiglia. Nella città è ospite di Pier Filippo della Cornia; fa smantellare il castello di Agello e ne trasferisce come ostaggi 17 abitanti. Interviene a favore dei Baglioni Lorenzo dei Medici. Nonostante la sua presenza, i fuoriusciti Oddi sono respinti con molto sangue dalla città. L’Orsini rientra a Todi.

Sett.Marche

Si apre per i pontifici un altro fronte provocato dal conflitto tra Ascoli Piceno e  Fermo. Si accampa nei pressi della prima località con il cardinale Giovanni Balve.

Ott.Marche

Si ammala con il cardinale legato. Si ritira nel territorio di Ripatransone e vi si ferma tre mesi e mezzo.

1492
……………..ChiesaAscoli Piceno NapoliMarche

Ritorna nelle Marche per soccorrervi Fermo con Pietro Colonna, Giulio Orsini ed Antonello Savelli; assedia invano Offida, occupa Castignano e  Carturano, assedia Monteprandone: la comparsa a Monsampaolo del Tronto degli aragonesi di Virginio Orsini con 40 squadre di cavalli e 4000 fanti lo persuade al ritiro.

Mar. apr.LazioA Roma. A marzo vi si incontra con il cardinale Giovanni dei Medici; ad aprile ha colloqui con il duca di Ferrara Ercole d’Este.
Mag.Lazio

Accompagna a Terracina ed a Roma Ferdinando d’Aragona che deve incontrarsi con il pontefice; riceve a Roma, con il figlio di Innocenzo VIII Franceschetto Cybo ed altri nobili, l’ambasciatore del sultano.

Giu.Romagna

Si trova a Cesena per una nuova azione di polizia: con 5 squadre di balestrieri a cavallo ed alcuni stradiotti controlla la situazione cittadina, caratterizzata dalle lotte intestine tra i Tiberti ed i Martinelli.

Lug.Romagna e Lazio

Muore il papa. Niccolò Orsini  si allontana in fretta da Cesena per raggiungere Roma. Durante i lavori del conclave sorveglia il  Borgo Leonino  per prevenire eventuali disordini.

Ago.LazioA Roma per l’intronizzazione del nuovo pontefice Alessandro VI. Alla cerimonia si presenta tutto armato con il capo coperto dall’ elmetto. Scorta i portatori del Santo Sacramento davanti al pontefice.
Nov.Toscana e Umbria

Ospita a Pitigliano il papa . Con il vescovo di Cosenza e Mariano Savelli lascia Todi per raggiungere Assisi due giorni dopo il sacco subito dalla città da parte delle milizie di Giampaolo Baglioni. I disordini  continuano per alcuni giorni e trovano una scarsa opposizione nelle autorità: quando l’Orsini esce dalla città gli è fatto, nonostante tutto, un presente del valore di 40 fiorini. Viene posta una taglia sugli assassini di Averardo e di Federico de Nepis e sono scacciati dalla città 30 facinorosi che hanno affiancato i Baglioni.

1493
Giu.Lazio

A Roma, per le nozze di Giovanni Sforza con Lucrezia Borgia. Mentre il vescovo di Concordia infila gli anelli alle dita degli sposi il condottiero alza la sua spada di capitano generale della Chiesa sopra le loro teste.

Lug.Umbria

Nel suo campo nel perugino. Si offre di inviare truppe a Recanati per domarvi le sedizioni interne: per ringraziarlo la comunità gli invia 2 falconi.

Nov.UmbriaCon Alessandro VI ad Orvieto.
Dic.Lazio

Ospita il papa nel suo castello di Fiano Romano. Nell’anno ottiene la conferma di Montevitozzo, feudo già riconosciuto al padre Aldobrandino.

1494
Mag.Chiesadella RovereLazio

Con Fabrizio Colonna e Gaspare da San Severino toglie dopo un gagliardo assedio la rocca di Ostia al prefetto di Roma Giovanni della Rovere.

Lug.NapoliFrancia Milano200 lance

E’ inviato in Romagna con Gian Giacomo da Trivulzio e Ferdinando d’Avalos per opporsi alla spedizione del re di Francia Carlo VIII volta alla conquista del regno di Napoli.

Ago.Umbria Toscana Emilia e Romagna

Si trova a Bastia Umbra con 25/30 squadre di uomini d’arme, il duca di Calabria Alfonso d’Aragona ed il Trivulzio; attraversa gli Appennini, tocca Borgo San Sepolcro (Sansepolcro) e per Pieve Santo Stefano si dirige verso Parma. Da qui  si spinge in Romagna. Visita a Rimini Pandolfo Malatesta e si sposta a Pennabilli dove è raggiunto da Guidobaldo da Montefeltro.   A San Martino sul Savio.

Sett.Romagna

Si acquartiera tra Cotignola e Sant’Agata;  sfida a battaglia l’esercito sforzesco condotto da Giovan Francesco da San Severino. Con l’arrivo dei francesi  segue la sua natura prudente   ponendosi sulla difensiva: la fanteria italiana, d’altronde, è inferiore dal punto di vista numerico a quella svizzera e la sua artiglieria è meno potente di quella francese; neppure gli uomini d’arme napoletani sono all’ altezza di quelli degli avversari.

Ott.Romagna

Entra nel cesenate con 50 cavalli ed arresta Tiberto Brandolini: costui confessa come con Guido Guerra da Bagno, Polidoro ed Achille Tiberti abbia avuto l’intenzione di defezionare dal campo aragonese a quello sforzesco. L’Orsini lascia 30 balestrieri a cavallo a Cesena e se ne ritorna in fretta al campo: ha, infatti, notizia che Gaspare da San Severino si è mosso per tendergli un agguato con i suoi cavalli leggeri. Non attacca gli avversari (probabilmente contro gli ordini del re di Napoli) e permette ai francesi di sfilare fra i suoi alloggiamenti e quelli del Trivulzio, a Sant’Agata sul Santerno. A fine mese lascia il faentino, si dirige verso Imola e non soccorre Barbano che è  assediata dagli avversari.

Nov.Romagna

Si porta a Cesena  con 700 fanti. I Tiberti inducono il custode della porta delle Trove ad aprire loro le porte. Costoro irrompono in Cesena seguiti da alcuni reparti della cavalleria francese. La piazza è messa sottosopra. L’Orsini è attaccato da Guido Guerra da Bagno nel Palazzo dei Signori nel momento in cui sta negoziando con i priori della città le modalità per il vettovagliamento delle sue truppe. E’ fatto prigioniero. Pronta è la reazione dei Martinelli, nemici dei Tiberti. Questi ultimi, tramite il castellano della rocca  Giovanni Canozio, numerosi picchieri aragonesi guidati da Alfonso d’Avalos e da Bartolomeo d’Alviano provenienti  dalla vicina Bertinoro. Lo scontro infuria al Trebbio di San Paolo dove i rivali sono sconfitti. La reazione dell’Orsini non si fa attendere. Gli uomini d’arme aragonesi devastano e mettono a sacco le abitazioni dei Tiberti e dei loro fautori. Il custode fedifrago (Bartolomeo Fabbri) è trascinato per le strade legato alla coda di una cavalcatura, per essere infine decapitato. La sua testa pencolerà per mesi sulla cima dell’orologio. L’Orsini si ritira verso la Toscana ed il Lazio.

Dic.Lazio

I francesi sono riforniti di vettovaglie provenienti dalle sue terre. Niccolò Orsini compare sotto le mura di Roma in soccorso del pontefice con Giulio e Virginio Orsini, Alfonso d’Aragona (10000 cavalli e 5000 fanti):  è costretto a ritirarsi a sud di fronte all’ incalzare della pressione francese. Rifiuta ogni scontro anche quando è sfidato a battaglia da 5000 fanti corsi. Punta su Tivoli; verso il regno di Napoli.

1495
Gen.Lazio e Campania

Con Virginio Orsini e Gian Giacomo da Trivulzio cerca di fermare gli avversari sulla linea Garigliano/ Liri prima e sul Volturno poi. Con Jacopo Conti batte milizie francesi al ponte della torre di Cassino (80 morti fra i francesi); è  respinto poco dopo dal passo perché gli avversari sono molti più numerosi rispetto alle forze di cui dispone (12000 cavalli, 6000 fanti svizzeri, 8000 cavalli per il trasporto delle artiglierie e dei carriaggi; a queste truppe si devono aggiungere altri 600 uomini d’arme raccolti dai Colonna e dai Savelli e 1500 fanti abruzzesi condotti da Giovanni della Rovere).

Feb.Campania

Fugge verso Capua inseguito dal Montpensier. La città si arrende ad opera del Trivulzio; si rifugia a Nola con Virginio Orsini sebbene abbia ai propri ordini ancora 400 uomini d’arme. Si arrende senza combattere di fronte alla compagnia di 200 cavalli di Luigi d’Ars perché crede di beneficiare di un salvacondotto. Viene rinchiuso in carcere in un primo momento a Castellamare di Stabia e, di seguito, nella rocca di Mondragone.

Mar.Campania

Viene imposta a lui ed a Virginio Orsini una taglia di 50000 ducati. Si reca a Napoli con Luigi d’Ars (che riceve la propria parte di riscatto) allo scopo di incontrarvi il Ligny: Prospero Colonna gli fa avere la propria malleveria. Non è liberato per le voci ricorrenti della formazione della Lega Italica contro i francesi.

Apr. giu.Campania e Lazio

Gli è proposto di passare agli stipendi dei francesi con una compagnia di 100 uomini d’arme e di seguire Carlo VIII in Francia. A Roma.

Lug.Emilia e Piemonte

Durante la battaglia di Fornovo fugge nel campo della lega con 3 cavalli; si mette i alla testa di 3 squadre di cavalli e riordina le linee italiane che stanno per essere travolte dai francesi. Il suo intervento impedisce lo sfaldarsi dello schieramento. Si mette ad inseguire i fuggiaschi, li rianima e li riconduce alla battaglia.   Nei giorni seguenti con Giovan Francesco da San Severino si incontra con l’Argenton emissario del sovrano francese; i veneziani gli fanno avere 1000 ducati; Niccolò Orsini  affianca le truppe della Serenissima nell’ inseguire i nemici. Raggiunge al campo sforzesco Galeazzo da San Severino; con Giovan Francesco da San Severino e Virginio Orsini si oppone al progetto di assediare Novara perché la città risulta ben difesa.

Ago.Venezia.FranciaGovernatore g.le  200 lance e 40 cavalli leggeriEmilia Piemonte

Si incontra a Bologna con Annibale Bentivoglio. Viene condotto dai veneziani come governatore generale agli ordini di Francesco Gonzaga di cui è amico. Gli viene offerta una provvigione annua di 30000 fiorini in tempo di pace e di 40000 in caso di conflitto; rifiuta allegando il motivo che il re di Napoli gli riconosceva uno stipendio di 33000 fiorini in tempo di pace ed uno di 49500 in tempo di guerra. Seguono serrate trattative che lo portano ad accettare (nel momento previsto ottimale dagli astrologi) uno stipendio di 33000 fiorini in tempo di pace e di 50000 in guerra: la condotta è fissata in tre anni di ferma ed in uno di rispetto;  è stabilita in 200 uomini d’arme ed in 40 balestrieri a cavallo per un ammontare massimo di 1000 cavalli. Al campo esprime l’opinione di trasferire gli alloggiamenti a Vespolate;  cerca inutilmente altre possibilità con Giovan Francesco da San Severino. A metà mese con altri condottieri è presente alla cerimonia in cui al Gonzaga viene consegnato il bastone e lo stendardo di capitano generale della Lega Italica. Il Gonzaga lo invia subito con Pandolfo Malatesta verso Granozzo e Casalino al fine di intercettare un convoglio di rifornimenti diretto a Novara. Al campo ancora decisiva è la suo azione nel placare un tumulto sorto tra fanti italiani e tedeschi in cui sono uccisi dai 10 ai 12 soldati: i disordini sono talmente violenti che la Serenissima distacca 500 provvigionati come sua guardia del corpo. Partecipa sempre attivamente alle varie operazioni dell’ assedio: con Galeazzo da San Severino, alla testa di 8000/10000 uomini, assale i borghi di Novara per darli alle fiamme. L’attacco è respinto per l’inattività degli sforzeschi e termina con la morte di 64 veneziani e di 200 francesi. Negli stessi giorni fa notare come nei consigli di guerra partecipino anche Giovan Francesco da San Severino e Gaspare da San Severino che egli sospetta di essere troppo filo-francesi. E’ ripetuto un nuovo assalto nel corso del quale si impadronisce dei borghi vicini alla chiesa di San  Nazzaro; vi colloca un presidio di 200 uomini d’arme e 300 fanti ed inizia ad appostarvi alcuni grossi pezzi di artiglieria.

Sett.Piemonte

Nel borgo di Sant’ Agapito viene ferito alla schiena, sotto il rene destro, da una palla di archibugio: i veneziani gli inviano 500 fiorini per curarsi; è ricoverato nella bastia di San Nazzaro;  vengono a confortarlo Francesco Gonzaga ed il provveditore Melchiorre Trevisan. Novara inizia ad essere sottoposta al fuoco dell’artiglieria.

Ott.Piemonte e Veneto

E’ firmata una tregua con i francesi. Raggiunge Chioggia e si reca a Venezia con un seguito di 60 persone; è accolto con il bucintoro. E’ ricevuto dal doge ed è ospitato nel palazzo del duca di Ferrara Ercole d’Este. E’ curato da medici di Padova;  gli sono pagate le spese di soggiorno per un totale di 25 ducati il giorno.

Nov.Veneto Lombardia

Gli sono consegnati nel giorno stabilito dagli astrologi lo stendardo ed il bastone di governatore generale; gli vengono regalate 2 cavalcature già donate ai veneziani dal sultano. Nel periodo stabilisce la sua abituale residenza a Ghedi.

1496
Gen.LombardiaA Ghedi: gli sono finalmente tolti alcuni frammenti della palla di archibugio che lo ha ferito a Novara.
Nov.1000 cavalliLombardia

Lascia il bresciano e si reca a Mantova per assistere nella chiesa di San Francesco ad una messa in suffragio del re di Napoli Ferdinando d’Aragona morto di recente.

1497
Gen.Lombardia

Lascia Ghedi e tocca Milano con 600 uomini tra stradiotti e cavalli leggeri. I senesi gli rinnovano le convenzioni che hanno con la sua famiglia: gli è anche richiesto di passare ai loro stipendi per contrastare i fiorentini a Montepulciano.

Feb.Capitano g.leLombardia Piemonte

A Milano. Viene accolto dal duca di Milano con il quale ha un colloquio prima nel palazzo di Giovan Francesco da San Severino e poi  nel Castello Sforzesco. Riceve da Ludovico Sforza il bastone di capitano dell’esercito milanese;  si trova alla testa di un esercito forte di 25000 fanti e di 2000 lance. Entra in Alessandria con Bernardino di Montone e Giovan Francesco Gambara.

PrimaveraI senesi  firmano un patto di alleanza con il conte di Pitigliano; Niccolò Orsini si conduce ai loro stipendi per contrastare i locali fuoriusciti.
Apr. mag.PiemonteGian Giacomo da Trivulzio rientra in Asti senza aver acquisito alcun vantaggio; Niccolò Orsini, con la firma di una tregua, ritorna a Milano ed a Brescia.
Giu.Capitano g.leLombardia

A Ghedi, allorché viene informato del licenziamento di Francesco Gonzaga da parte della Serenissima: è nominato capitano generale al suo posto e mantiene tale carica fino alla morte.

Sett.Lombardia

Caterina Corner si reca a Brescia in visita presso il fratello Giorgio, podestà della città. Alla processione per l’ingresso dell’ex regina di Cipro prendono parte gli stradiotti, 260 balestrieri a cavallo della sue compagnia, nonché gli uomini d’arme di Marco da Martinengo e quelli di Giovan Francesco Gambara. Qualche giorno giungono da Milano Gaspare e Galeazzo da San Severino.

Ott.LombardiaA Brescia, per la rassegna degli uomini d’arme.
Dic.VeneziaFranciaLombardia Piemonte

I parenti chiedono il suo aiuto per affrontare i pontifici: la Serenissima non gli dà  il permesso di allontanarsi dal bresciano; l’Orsini interviene subito sul Alessandro VI per stornare l’attenzione dei pontifici dai loro propositi offensivi nei confronti degli altri Orsini. E’ inviato a Novi Ligure (appena conquistata dal Trivulzio) allo scopo di soccorrervi le truppe del duca di Milano Ludovico Sforza contro i francesi.

1498
Gen.LombardiaA Ghedi.
Mag.

Con la sconfitta degli Orsini a Montecelio di fronte ai Colonna chiede ai veneziani di  trasferirsi nel Lazio per combattere a favore dei congiunti: i veneziani preferiscono aiutarlo con l’azione diplomatica.

Ago.Lombardia

Alla rassegna delle truppe. Si lamenta per le voci che vogliono il Trivulzio come prossimo capitano generale dei veneziani. Alloggia le sue truppe lungo l’Oglio.

Ott.Lombardia e Veneto

Lascia Ghedi e giunge a Venezia in incognito con un seguito di 25 persone: risiede a Sant’Eufemia alla Giudecca a spese della repubblica. Chiede un aumento della  condotta e di potere ritornare nei suoi possedimenti a Pitigliano. Il Collegio dei Pregadi gli aumenta sia la condotta (che comprende 300 lance e cavalli leggeri fino ad un massimo di 1500 cavalli), sia lo stipendio (50000 ducati l’anno) valido sia in tempo di pace che in guerra; la ferma è stabilita in tre anni più uno di rispetto. Accetta con qualche resistenza. Rientra a Ghedi.

Dic.LombardiaA Ghedi. E’ informato della morte di un figlio.
1499
Gen.VeneziaFirenzeLombardia Veneto e Romagna

Viene distaccato in Romagna al fine di condurre in Casentino un attacco  ai danni dei fiorentini. Gli sono consegnati 4000 ducati;  lascia Ghedi con 160 lance, 160 balestrieri a cavallo e 500 fanti. Tocca a marce forzate Desenzano del Garda, Peschiera del Garda, Vicenza, Padova, Chioggia e Ravenna. Riceve altri 8500 ducati e chiede il sostegno di 5000 fanti.

Feb.Romagna e Marche

Si incontra a Cesena con Polidoro Tiberti, suo amico, per allontanarlo dall’ alleanza con i fiorentini. Giunge a Casteldelci: le sue richieste ora sono di 7000 fanti e di 1000 cavalli leggeri per potere intervenire con efficacia alla difesa di Bibbiena.

Mar.Romagna  Toscana

Depreda il contado di Galeata: presto la sua marcia è bloccata sugli Appennini a Pieve Santo Stefano sia dal cattivo tempo sia dall’azione di Paolo Vitelli. Suggerisce iniziative diversive nel perugino e nel  territorio di Cortona che non vengono recepite.

Apr.Romagna e Marche

Ritorna a Ravenna con un nulla di fatto; presto veneziani e fiorentini trovano un accordo. Si incontra a Casteldelci con il Montefeltro.

Mag.Romagna Emilia e Lombardia

Da Ravenna prende la strada del polesine di San Giorgio nel ferrarese e prosegue il suo viaggio via fiume. A Brescia: invia a Venezia un suo segretario per potere effettuare la rassegna delle sue truppe.

Giu.Lombardia

Entra in rotta di collusione con il nuovo podestà di Brescia Paolo Trevisan che ha fatto imprigionare due suoi uomini e ne ha condannato uno a morte con l’accusa di omicidio: ottiene la sospensione delle sentenze civili.

Lug.206 lance e 100 cavalli leggeriLombardia

A Ghedi. Gli è consegnata prima una paga e poi altre 2 perché si fanno più reali le avvisaglie della guerra con il duca di Milano. Presenzia alla rassegna delle proprie compagnie. A fine mese il comune di Bergamo gli fa avere al campo 3 carri di vino, 2 barili di moscatello, 2 forme di formaggio, 10 paia di scatole di confezione, 2 marzapani, 6 paia di lingue salate e 50 quaglie.

Ago.VeneziaMilanoLombardia

I veneziani concedono, dietro sua richiesta, una condotta di 100 uomini d’arme al figlio Ludovico (presto commutata in una provvigione di 2000 ducati), la scorta di 100 provvigionati per la sua persona, la liberazione dal bando ad un suo raccomandato (Polonio di Boni); gli è pure promesso l’appoggio per fare ottenere il vescovado di Cividale del Friuli al figlio Aldobrandino. In Consiglio dei Dieci è invece sospettato di condurre trattative segrete con Ludovico Sforza per passare al  servizio del duca di Milano. Richiesti 4000 /5000 ducati di cui è creditore, muove da Ghedi verso Pontoglio alla testa di 1630 lance e 9100 fanti: lo accompagnano validi condottieri come Bartolomeo d’Alviano, Bernardino di Montone e Giovambattista Caracciolo. L’Alviano lo persuade a non puntare direttamente su Cremona, bensì a penetrare in Ghiaradadda. Sono così conquistate varie località quali Calcio,  Caravaggio (di cui impedisce il sacco), Mozzanica, Vailate, Ripalta Secca (Ripalta Cremasca), Treviglio, Brignano Gera d’Adda,  Covo, Antegnate, Fontanella e Soncino. Da ultimo i suoi uomini scorrono nel milanese.

Sett. ott.LombardiaA settembre entra in Cremona con 201 lance. Ad ottobre ritorna ai suoi alloggiamenti di Ghedi.
Nov.Trentino

A Rovereto, per un sopralluogo sulle linee di confine.

Dic.Veneto e Lombardia

A Venezia. Viene alloggiato nel palazzo del duca di Ferrara: al suo seguito si trovano  150 persone. Gli è riconosciuta la spesa giornaliera di 15 ducati. Legge una relazione, chiede il saldo delle sue spettanze e ricorda l’impegno preso dai veneziani per la concessione del vescovado di Cividale del Friuli al figlio Aldobrandino. Al termine della sua missione si trasferisce a Chioggia, si imbarca per Cremona e da qui, via terra, raggiunge Ghedi: sempre nel periodo gli è concessa in feudo tale località, con i paesi vicini di Leno, Castelletto, Malpaga e Montirone.

1500
Feb.VeneziaSforza

Lombardia

Ludovico Sforza tenta di recuperare il ducato di Milano: l’Orsini si porta a Treviglio. Ha l’incarico di prestare soccorso a Lodi per conto degli alleati francesi.
Mar.Lombardia

Invia a Piacenza cavalli leggeri e fanti per mantenere Lodi fedele ai francesi. Ritorna a Treviglio con 1500 cavalli e 1000 provvigionati; è fedele alla sua strategia di basso profilo, come del resto gli è stato imposto; respinge a Cassano d’Adda alcuni cavalli leggeri e fanti usciti dalla località per assalire l’avanguardia veneziana. I suoi uomini continuano a scorrere  lungo il confine.

Apr. mag.LombardiaAd aprile effettua la rassegna delle sue compagnie ed attraversa l’Adda a Rivolta d’Adda. Al termine del conflitto (maggio) risulta ancora a Treviglio.
Giu.VeneziaImpero OttomanoLombardia

E’ inviato in Friuli per opporsi alle scorrerie dei turchi: si sposta solo quando riceve tre paghe oltre il mese compiuto. Lo seguono anche i figli Ludovico e Mariano.

Lug.Veneto e FriuliTocca Lonigo, Treviso e Motta di Livenza. E’ sempre accompagnato dalle autorità locali. Giunge ad Udine ammalato.
Ago.Friuli

A Gradisca d’Isonzo;  vi si incontra con il provveditore Piero Marcello: chiede 1000 guastatori per provvedere alle difese e rinforzi pari a 300 uomini d’arme, 2000 cavalli leggeri, 4000 fanti ed 8 cannoni. Si ammala.

Nov. dic.Veneto e Lombardia

Ha il permesso dal Collegio dei Pregadi di lasciare il Friuli e di rientrare a Ghedi. Si trova a Vicenza con Piero Marcello, transita per Verona;  in Ghiaradadda.

1501
Gen.LombardiaA Ghedi.
Mar.LombardiaAcquista ad Asola terreni per un valore di 3500 ducati.
Mag. lug.VeneziaImpero OttomanoLombardia Veneto e Friuli

E’ invitato ad avviare in Friuli i suoi cavalli leggeri per opporsi ancora una volta alle scorrerie dei turchi. Si mette anch’egli in marcia alla testa delle sue truppe con 60 cavalli, transita per Verona e Treviso,  è in Friuli: attua la sua solita tattica diretta a guadagnar tempo.

Ott.FriuliRinnova i capitoli con Siena (altrettanto avverrà più tardi nel 1506).
Nov.Friuli e VenetoHa il permesso di allontanarsi dal Friuli e di recarsi a Venezia.
1502
Ott.

Ritorna alla carica per chiedere il vescovado di Nicosia per il figlio Aldobrandino (la richiesta di Cividale del Friuli non è stata infatti esaudita).

Nov.RomagnaNel contado di Ravenna. In perlustrazione lungo i confini con lo stato della Chiesa.
Dic.Lombardia

Segue la costruzione della rocca di Asola. Chiede l’appoggio dei veneziani perché sembra che Cesare Borgia voglia togliergli il feudo di Fiano Romano.

1503
Gen. mar.Lombardia

A Ghedi. Rinnova i suoi timori nei confronti dei pontifici per cui  richiede la protezione della Serenissima sui propri possedimenti di Pitigliano. Invia  2000 ducati a Giulio e Fabio Orsini per sostenerli nella loro resistenza  ai pontifici; fa rafforzare le difese di Pitigliano ed appoggia dal punto di vista diplomatico Gian Giordano Orsini, parimenti minacciato nei suoi possedimenti dal duca Valentino.

Ago.500 cavalliLombardia

A Ghedi per la rassegna dei suoi cavalli. Alla morte del papa Alessandro VI invia a Venezia il proprio segretario Piero da Bibbiena per informare le autorità che gli Orsini sono stati contattati sia dai francesi che dagli spagnoli per passare ai loro servizi.

Nov.Lombardia Veneto Emilia e Romagna

Riceve delle offerte dal cardinale Giorgio di Amboise per trasferirsi agli stipendi dei transalpini. I veneziani lo inviano  a Faenza: nicchia in quanto vanta crediti per 34000 ducati. Avutine 4400, lascia Ghedi con 200 cavalli leggeri e per Brescia, Peschiera del Garda, Verona, Legnago, Badia Polesine si dirige verso la Romagna.  Attraversa il ferrarese; tocca Ravenna dove è raggiunto dalla notizia della resa di Faenza. Si interpone a favore di Antonio Maria Ordelaffi nelle sue pretese su Forlì.

Dic.RomagnaAvvia trattative a Cesena per la consegna della rocca ai veneziani. verifica lo stato delle opere difensive di Faenza.
1504
Gen.Romagna

Consiglia alcune opere difensive a Faenza e si reca a Ravenna. E’ contattato da fiorentini e da pontifici per passare ai loro stipendi; la trattativa non va in porto perché il papa Giulio II non vuole concedergli il titolo di capitano generale come da lui richiesto. Questo gli viene invece riconosciuto dai veneziani che lo riaffermano per altri due anni, più uno di rispetto.

Feb.Romagna

Lo stipendio annuo propostogli è sempre di 50000 ducati l’anno. Incominciano le sue controfferte tese ad un aumento della provvigione, alla pressione sul pontefice per un cappello cardinalizio per il figlio, ad entrate nel veneziano per altri due figli. Il doge Leonardo Loredan accetta le sue richieste tranne quella che riguarda l’aumento del suo appannaggio. Invia a Roma 30 cavalli leggeri per recuperare i possedimenti di Vicino Orsini morto di recente; è contattato dal castellano spagnolo di Cesena Pietro Remiro per sondare un eventuale interesse veneziano per la rocca di Cesena; briga affinché Ludovico Ordelaffi, che ha militato nelle sue compagnie, possa impadronirsi di Forlì ai danni dello stato della Chiesa. Giulio II  diffida l’Orsini a continuare in tale direzione.

Mar.Romagna

A Ravenna;  chiede il pagamento dei suoi crediti. Punta su Cesenatico con Giacomazzo da Venezia;  si incontra per strada con i condottieri pontifici Giovanni da Sassatello e Melchiorre Ramazzotto: come risultato invita i veneziani ad accrescere la sorveglianza sulla località.  Ritorna a  Cervia e dà la sua approvazione ai capitoli che gli sono stati proposti per la sua condotta (300 lance, 300 cavalli leggeri, titolo di capitano generale). Le insegne del comando gli sono consegnate in modo solenne a Ravenna da Marino Trevisan e da Leonardo Emo.

Apr.Romagna

Diffida Giovanni da Sassatello che ha compiuto una scorreria nel contado di Massa sotto il controllo dei veneziani; a Ravenna, nella chiesa di San Basilio, gli sono consegnati da Marino Trevisan e da Leonardo Emo lo stendardo ed il bastone, simboli del capitanato: 3 giostre rendono solenne la cerimonia.

EstateLombardia

Rientra a Ghedi. Il palazzo che possiede in tale città diviene la sua base logistica. Il luogo è forse scelto pensando più alla mostra annuale di un esercito permanente che non alla difesa di una frontiera soggetta a minacce come nel caso di Malpaga per il Colleoni.

1505
Ott.300 lanceLombardiaA Ghedi per la rassegna delle sue compagnie.
1506
Ago.LombardiaA Ghedi. E’ messo in preallarme per il sopraggiungere di milizie tedesche verso i confini della repubblica.
Sett.Tenta di prestare soccorso ai Bentivoglio, attaccati in Bologna dai pontifici.
Ott.RomagnaSi incontra a Faenza con Guidobaldo da Montefeltro.
Nov.Gli è rinnovata la condotta per altri due anni di ferma ed uno di rispetto.
1507
Feb.Il re di Spagna Ferdinando il Cattolico gli restituisce la contea di Nola,
Mag.Lombardia

A Ghedi per la rassegna delle sue compagnie. Si sposta in Ghiaradadda con l’Alviano allo scopo di   rafforzare le difese di Caravaggio mentre le truppe dell’imperatore Massimiliano d’Austria stanno scendendo in Italia dalla via dei grigioni e del lago di Como. Controlla i movimenti di tali milizie fermandosi tra Trezzo sull’Adda e Cassano d’Adda. Invia 300 cavalli leggeri e 300 fanti, montati sulle cavalcature di questi ultimi, alla loro ricerca: i veneziani sono informati che la colonna avversaria è già passata e si sta muovendo verso Bergamo.

Ago.Veneto e Lombardia

Viene convocato a Venezia con l’Alviano ed il Caracciolo per alcune consultazioni di carattere politico: esige di essere ricevuto nella città con la pompa adeguata al suo grado. Giunge per fiume a Chioggia e da qui prosegue per Venezia. Viene accolto a San Biagio. Tocca Padova e rientra a Ghedi.

Nov. dic.Lombardia

E’ di nuovo messo in allarme a causa dell’avanzata dal Trentino verso il veronese di fanti imperiali. Si porta a Bussolengo con il provveditore generale Giorgio Emo: 1200 tedeschi raggiungono  Bozzolo nel mantovano. Costretti e rientrare nel Trentino, i soldati rientrano disarmati attraverso il Veneto.

1508
Gen.Veneto

Presenzia alla mostra di Verona dove sono passate in rassegna con le sue compagnie anche quelle di Giampaolo Manfrone, di Lucio Malvezzi e del Caracciolo: la parata si svolge davanti a 12000 persone, ai rettori della città ed al provveditore Giorgio Emo.

Feb.VeneziaImperoVeneto e Trentino

A Bussolengo, dove installa il suo quartiere generale. Si sposta a Serravalle all’Adige con Giorgio Emo, 250 cavalli leggeri e 500 provvigionati a seguito della caduta di Castelbarco. Ispeziona  i passi di Brentonico e di Rovereto con Gian Giacomo da Trivulzio (che ha il comando del contingente francese) ed il provveditore Andrea Gritti.

Mar.Trentino

Si colloca saldamente lungo la linea Rovereto- Riva in Val Lagarina con 400 uomini d’arme e molti fanti. Dà alle fiamme Besagno e Calliano. Affrontato dagli avversari, è costretto a ritirarsi dopo avere subito numerose perdite. In modo simile ai francesi del  Trivulzio interpreta il conflitto in termini più difensivi che offensivi.

Apr.Trentino

Ad Ala verso Nago: è criticato in Collegio perché non vuole assumere nessuna iniziativa allegando la motivazione di non avere a disposizione forze sufficienti. Ottiene a patti con il Trivulzio i castelli di Agresta e di Castelnuovo.

Mag. giu.Trentino

Si ammala;  Bartolomeo d’Alviano assume il comando dell’esercito. A giugno giunge al campo, a fargli visita per conto dello Chaumont, Alessandro da Trivulzio.

Ott.Si discute nel Consiglio dei Savi se rinnovare o meno a Niccolò Orsini l’anno di rispetto.
1509
Gen.Lombardia

E’ convocato a Venezia per consultazioni sulla situazione generale: non vi si può recare a causa del freddo e dei dolori che gli sono provocati dalla lue.

Feb.Veneto

Si reca a Venezia: il doge gli viene incontro a San Biagio; gli sono riconosciuti per le sue spese 25 ducati al giorno mentre all’Alviano ne sono concessi 15. Entrambi partecipano a riunioni che si svolgono nel Consiglio dei Savi in cui si discutono le prospettive della prossima guerra.  L’Orsini ottiene dal Senato che i beni da lui acquistati nel bresciano siano esentati dalle tasse; viene aggregato al Gran Consiglio ed ha il compito di saggiare il Gonzaga sulle sue intenzioni.

Mar.VeneziaFrancia Impero ChiesaCapitano g.le 1500 cavalliLombardia

Si muove in perlustrazione a Cremona ed in Ghiaradadda; sosta a Trezzo sull’Adda: 200 cavalli francesi ed altrettanti fanti si appostano per coglierlo in agguato.  Sfugge all’insidia perché i contadini locali preavvertono le autorità veneziane del pericolo.

Apr.Lombardia

Da Ghedi si sposta al campo di Pontevico: ha il comando diretto della prima colonna forte di 450 uomini d’arme, 4600 fanti e 200 balestrieri a cavallo. Ai suoi ordini  sono nel complesso  2000 lance, 3000 cavalli leggeri e stradiotti, 15000 fanti italiani e 15000 cernite; dispone inoltre di numerosi pezzi di artiglieria. L’Alviano propende per l’attacco in Lombardia; l’Orsini propone invece di ritirarsi nel campo trincerato tra Orzinuovi ed Orzivecchi ed ivi attendere il ripiegamento del nemico per le probabili difficoltà che avrebbero incontrato nell’approvvigionare  un forte esercito. Il Senato sceglie una via di mezzo ed ordina che la linea difensiva non sia spostata dall’Adda all’Oglio, che sia difesa la Ghiaradadda e che si eviti la battaglia campale. L’Orsini si indirizza su Fontanella, si muove in soccorso di Cremona, Caravaggio e Bergamo. Lo Chaumont si ritira oltre l’Adda.  L’Orsini perde l’occasione per attaccare gli avversari mentre stanno attraversando il fiume; punta viceversa su Treviglio come da disposizioni del Senato.

Mag.Lombardia e Veneto

I veneziani mettono a sacco Treviglio. Bartolomeo d’Alviano è assalito dai francesi ad Agnadello: Niccolò Orsini si rifiuta di muoversi in suo soccorso perché non condivide la strategia del suo vice e perché non vuole rischiare di perdere in un unico combattimento tutto l’esercito veneziano.  Grave è la sconfitta, più dolorose ed impreviste ne sono le conseguenze: l’esercito, già inferiore di numero a quello francese, si trova ridotto a forse 7000 cavalli e 10000 fanti; anche le cernite ritornano alle loro case e molti uomini d’arme disertano. Senza più speranze deve assistere impotente alla diserzione di un reparto dopo l’altro. In pochi giorni l’esercito veneziano si riduce  a 6000 cavalli ed a 7000/8000 fanti. Niccolò Orsini con i provveditori Gritti e Giorgio Corner si ritira a Chiari, supera Brescia (dove rimane la moglie Guglielmina ospite di Battista da Martinengo). La città si rifiuta di accogliere i vinti, tocca Verona e sosta al Campo di Marte di tale località. Anche in questo caso gli abitanti si rifiutano di aprire le porte al suo esercito per offrirsi in dedizione a Massimiliano d’Austria. Lascia la città per la mancanza di vettovaglie e di foraggio e prosegue nella sua ritirata verso Venezia.

Giu.Veneto

Alla notizia della perdita di Peschiera del Garda  si accosta a Montagnana, Saletto e Sambruson dove guada il Brenta: trova rifugio solo a Mestre; ovunque gli abitanti non accettano di ospitare le sue truppe. La moglie lascia il bresciano e si trasferisce nel mantovano; i suoi feudi di Ghedi, Leno e Malpaga vengono confiscati dai francesi e sono donati dal re di Francia Luigi XII al cardinale d’Amboise. E’ talmente preso dallo sconforto che medita di cedere il comando: il suo credito decresce in proporzione.

Lug.Veneto

Da Mestre si reca a Treviso, punta su Cittadella. Padova, nel frattempo, viene recuperata dai veneziani. A metà mese l’Orsini ne passa alla difesa con Lucio Malvezzi ed il provveditore Gritti. Sono subito messe a sacco dalle truppe le case degli ebrei ed 80  chiese. Con il provveditore Gritti l’Orsini è costretto ad emanare una grida che proibisce il saccheggio pena la forca. E’ tra l’altro salvato dalla furia  il palazzo del ribelle Antonio Capodivacca debitore nei suoi confronti di 12000 ducati. La città è presto assediata da 700 lance francesi del la Palisse, da 200 lance pontificie, da 200 estensi, da 600 uomini d’arme italiani, 18000 fanti tedeschi, 6000 spagnoli, 6000 venturieri e 2000 italiani agli ordini del cardinale Ippolito d’Este: il comando delle operazioni spetta nominalmente all’imperatore. Agli ordini dell’Orsini sono invece 600 uomini d’arme, 1500 cavalli leggeri, 1500 stradiotti, 12000 fanti italiani, 10000 fanti tra schiavoni, greci ed albanesi prelevati tra i rematori dalla flotta. Vi è una riunione generale dei soldati nel Prato della Valle (dove è fatto erigere un altare);  alle truppe è assegnato il grido di guerra “Italia! Libertà”.

Ago.110 lanceVeneto

Accoglie nella città il nuovo capitano Zaccaria Dolfin; presto si riprende d’animo specie dopo la cattura ad Isola della Scala del Gonzaga: come segno esteriore si fa tagliare la barba che si è fatta crescere dal giorno della sconfitta di Agnadello. E’ elogiato per la sua solerzia che esplica giorno e notte con numerosi giri di ispezione per tutta Padova: il suo colonnello sorveglia in particolare il tratto di mura che intercorre da Porciglia ad Ognissanti e Pontecorvo; fa murare le porte di San Giovanni e quella di Porciglia. I veneziani gli rinnovano la condotta con uno stipendio mensile di 1000 ducati: accetta di buon animo anche le nuove condizioni peggiorative.

Sett.Veneto

Sempre attento a dare un significato ideologico alla resistenza ordina a tutti i difensori di portare sulla corazza una croce rossa in segno di distinzione dai nemici. Ai primi del mese hanno inizio le vere operazioni di assedio: sono irradiate le solite scorrerie, si tenta di deviare le acque del Bacchiglione, si battono le mura con le artiglierie; i veneziani rispondono con più energiche scorrerie portate da cavalli leggeri e stradiotti e con le artiglierie. A metà mese vengono bombardate le mura di Porta Codalunga: incomincia un furioso bombardamento contro il bastione avanzato difeso da Zitolo da Perugia. Sono respinti 3 furiosi assalti condotti da fanti tedeschi e spagnoli: gli attaccanti sono fatti avvicinare alle mura, sono investiti dal fuoco degli archibugi e respinti dalle picche. L’imperatore chiede invano ai cavalli tedeschi  e francesi di affiancare la fanteria negli attacchi alle mura.

Ott.VenetoAi primi del mese gli imperiali abbandonano di notte il campo e si portano a Vicenza.
Nov.Veneto

Niccolò Orsini tocca Camisano Vicentino;  marcia alla volta di Vicenza; assale la città alla cui difesa si trova il principe Rodolfo di Anhalt. Vi entra a seguito id alcune trattative con Gaspare da San Severino e lo stesso Anhalt volte, ad evitare il saccheggio della città da parte delle truppe della Serenissima. Dopo la sua conquista si avvia verso Lonigo e Montagnana accolto ovunque con grandi feste: fa impiccare 4 fanti  alle finestre ed alle porte delle abitazioni dove sono stati sorpresi a rubare. Punta  su Verona con 600 uomini d’arme, 1000 cavalli leggeri e 6000 fanti; lascia San   Bonifacio e Colognola ai Colli e fa condurre una sortita al borgo di San Lazzaro. Una squadra di cavalli esce da Verona per affrontare i veneziani; l’Orsini rientra a Colognola ai Colli. Si unisce a San Martino Buon Albergo con il Malvezzi.

Dic.VenetoSi ferma a Lonigo con il provveditore generale Piero Marcello.
1510
Gen.Veneto

Viene segnalato a Villabella;  partecipa ad una scaramuccia presso Soave in cui sono catturati 50/60 cavalli leggeri dei saccomanni. Decide con Dionigi Naldi e Lattanzio da Bergamo di accentrare le truppe su Soave e San Bonifacio. Si ammala e fa il nome del Malvezzi come suo successore. Muore a causa di una forte tosse a fine mese a Lonigo:  è compianto da tutti i suoi uomini. Il corpo, vestito con il saio francescano, è condotto via fiume a Padova ed è deposto per qualche tempo nella chiesa degli Eremitani. Le esequie si svolgono a Venezia in San Marco nella cappella di San Giovanni. E’ sepolto in un primo tempo a Pitigliano; più tardi, per volontà del figlio Ludovico la salma viene trasportata a Fiano Romano per esservi tumulata nella chiesa di Santo Stefano Nuovo: il cuore, invece, sarà deposto nella chiesa di San Pietro a Pitigliano. I veneziani gli erigono un monumento equestre a Venezia nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Da parte sua il condottiero, come segno tangibile della sua presenza,  fa costruire un sontuoso palazzo a Ghedi (con affreschi del Romanino),  demolito nel corso del 1800, ed una chiesa parrocchiale a Pitigliano. Nel museo di Santa Giulia, a Brescia, è conservato il suo monumento funerario, opera di Antonio Mangiacavalli. L’affresco del Romanino, che lo ritraeva nel suo palazzo di Ghedi, si trova ora nella pinacoteca Tosco Martinengo di Brescia. Un altro ritratto si può osservare a Roma in Castel Sant’Angelo, opera del del Pinturicchio, nel quale compare insieme con Gian Giacomo da Trivulzio e Cesare Borgia. A Bologna, è presente un suo ritratto al fianco della moglie del signore della città Giovanni Bentivoglio, Ginevra Sforza. Un’altra sua immagine compare in un’incisione di Aliprando Capriolo pubblicata nel volume “Ritratti di Cento Capitani Illustri” (Roma, 1596). Altro suo ritratto è a Fermo nel Palazzo dei Priori (Pinacoteca Comunale). Di recente, a Ferrara, è stato scoperto, nell’Oratorio Francescano dell’ Immacolata Concezione di Maria Vergine della Scala, un affresco che sembra raffigurarlo. Altro suo ritratto, infine, si trova ad Urbania nel Palazzo Ducale. Medaglia (ritratto equestre) di Cristoforo Foppa, detto Caradosso, in Palazzo Horne, già Corsi, a Firenze. Sue statue lignee a Pitigliano in Palazzo Orsini.  E’ ricordato da Luigi Pulci nelle sue lettere. In omaggio alla sua figura è stato creato il parco archeologico “Città del Tufo” nei territori di Sovana e Sorano. Sposa Elena Conti e Guglielmina da Ghedi. Gli è intitolata una via a Padova.

 CITAZIONI

-“Vecchio di età, lento, impassibile, ostinato era il Pitigliano uno di coloro che reputano vincere il non perdere, né il vantaggio di una vittoria così grande da superare il pericolo di una sconfitta.. Cattivo capitano in aperta campagna e nelle arrischiate fazioni, ottimo nella difesa delle terre, e in tutte quelle imprese, a compier le quali fosse uopo specialmente di prudenza e di fermezza.” RICOTTI

-“Capitano di non grande facoltà creativa nei suoi disegni d’operazione, ma equilibrato e tecnico eccellente, fu uno dei migliori rappresentanti dell’arte militare italiana di questo periodo.” PIERI

-“Morì nella fine di questo anno il conte di Pitigliano.., uomo molto vecchio e nell’arte militare di lunga esperienza; e nella fede del quale si confidavano assai i viniziani, né temevano che temerariamente mettesse in pericolo il loro imperio.” GUICCIARDINI

-“Più onore gli fece la lode di non aver mai tratto guadagno dall’esercizio delle armi. Fu abile capitano.” BRIGANTE COLONNA

-“Nelle cose e arti della guerra illustre.” BEMBO

-“Salito in riputazione di valente guerriero per cagione assai più del suo prudente temporeggiare, che non di quell’audacia che signoreggia gli avvenimenti.” SISMONDI

-“Uomo valoroso e assennato, da tutti reputato grande nell’arte militare.” CONTI

-“Excelente e degno e fidato capitanio…El nostro capitanio, conte di Pitigliano non val zero, è vechio e non à cuor, crida, tamen si convien aver paciencia.” SANUDO

-“Huomo per prudenza e longa isperienza di guerra molto celebre.” MOCENIGO

-“Il Fabio veneziano.” ZANETTI

-“Egli si vantava, siccome uomo romano, di non aver mai prese le armi per re stranieri, avendo sempre combattuto per la gloria, la salute e la riputazione della patria. A’ veneziani molto gradito perché sempre prudente, la lunga esperienza e il suo criterio avendogli fatto conoscere, quello il mezzo migliore per giungere al fine. Gentiluomo onoratissimo non trasse alcun guadagno dalla professione delle armi.” LITTA

-“Homo veterano et bene experto in le arme et non meno de li modi de Franzesi.” da una cronaca riportata dal VISCONTI

-“Personaggio nobile, di gran perizia nella guerra, ed in ogni sua azione prudente, e riservato molto, e di singolar fede verso la Repubblica.” BONIFACCIO

-“Hommo molto experto in le arme.., di grande governo et sopratutto molto fedelle ala Republica Veneta.” PRIULI

-“Homo de gran vedere, animoso e strenuo.” ZAMBOTTI

-“Huomo oltra la nobiltà del sangue, dotato di gran prudenza, di fortezza, e di tutti gli honori della militia, e benemerito della Signoria di Vinegia.” MARCELLO

-“Questo huomo naturalmente accorto, e non punto inclinato a combattere, il quale havea più tosto imparato a provedere di non esser egli vinto, che vincere altrui..Con questo honorato calvitio, e con la barba rara, e con l’habito antico armato alla leggera, mostrava il conte di Pitigliano un vigilantissimo et veramente grave Capitano..Sempre s’acquistò fama d’accorto et de costante.” GIOVIO

-“Lodi ciascun, ch’Italia ama e honora,/ Et è figlio di lei caro e gradito,/ Il Capitano Orsino saggio e ardito:/ la cui fama sia chiara e viva ogn’hora:/ Perch’ei de la sua patria amico, allhora/ Ch’Italia tutta danno hebbe infinito,/ Et fu ‘l Senato Veneto smarrito,/ Mosse a lo scampo suo senza dimora./ Da lui fu contro i Barbari difesa/ Padova antica: ei fu ch’invitto e solo/ Tanti nemici d’Italia spinse./ Ei col suo gran valor la guerra accesa,/ Ch’arsa havea quasi homai Venetia estinse:/ Poi lieto verso il ciel prese il suo volo.” A.F. Ranieri, da un sonetto raccolto dal GIOVIO

-“A true esponent of the methods of the condottieri, who could not bring himself to risk a resolute blow even though it promised certain victory.” TAYLOR

-Con Giulio Orsini e Paolo Orsini “Viris fortissimis.” ALBINO

“Quale era stato et era strenuo homo et Capitanio della signoria de Venetia molti anni, et homo da bene.” T. DI SILVESTRO

-“Hor piagne, Italia, et con gran pena, et duolo,/ Ch’or son tue forze extreme al tucto sparte,/ Per cui temer solean, da parte in parte,/ La terra, el mare, el ciel de polo in polo,/ Spento è quel divo ingegno invicto et solo/ Ch’era in tuo scudo un nuovo e fiero Marte,/ Et per tuo mal dal mondo se disparte,/ Volando al ciel, con espedito volo.” Da un sonetto raccolto da T. DI SILVESTRO

-“Capitano esercitatissimo e generale all’hora de’ Venetiani.” OROLOGI

-“The count was cool, deliberate and cautious.” ROSCOE

-“Con fatti chiari in guerra acquistò nome singolarissimo..Era il conte di alta e quadrata statura e forti membra; il volto hebbe rubicondo, gli occhi castagnicci e il pelo rosso.” ROSCIO

-“Esaltò molto la casa col maturo consiglio e con la salda prudenza.” SANSOVINO

-“Gran providenza è in questo principe, e molto veloce discorso nella mente, per le quali virtù di lontano perviene a consigli de nemici, e con somma accortezza antivede i loro movimenti, né gli manca l’animo nell’opporsi a gli impeti loro, né arte, né industria a reprimerli, o metterli in fuga, o finalmente vincerlo.” Da un discorso di C. Landino, riportato dal SANSOVINO

-“Quel che fu l’ornamento, e il fior di quanti/ hebbe Italia giamai pronti guerrieri/ Quel che tra suoi per lo chiaro grido alteri/ Par che la fama ancor esalti e canti./ Quel, a cui non durò nessuno inanti,/ Et che vinse e domò i regi più fieri,/ Quel che nato a gran sorte, i sommi imperi/ Non men car l’opre che co’ sembianti,/ Miri chi è vago di valor sovrano,/ Et dica, qual fu il vero gesto in lui/ Se questo è sì feroce, e insieme humano?/ Scritto in la fronte se gli legge. Io fui/ L’Orsin che volli in pregio alto Romano/ Esser secondo, e mai non seppi a cui.” C. Passi, da un sonetto raccolto dal SANSOVINO

-“Huomo, allora chiarissimo, e valoroso per autorità e per scientia militare..Esso non stimava che nel Capitano fosse di gran lode l’esser desideroso di combattere..ma diceva che si amministrava più felicemente la guerra col consiglio e con la prudenza.” EGNAZIO

-Con Bartolomeo d’Alviano “Viri ambo militari experimento celebres.” VERI

-“Era l’Orsini un duce assai provetto,/ Di fama intatta, in guerreggiar temuto,/…/..di prudente avea concetto,/ Sperando ognor dal tempo amico ajuto.”. GAMBARA

-“Integrae fidei viro, principaliumque mandatorum exactissimo cultori.” ARLUNO

-“Acquistossi fama di buon capitano.” BOSI

-“Capitano di stirpe, fatti, fedeltà generosa e eccelente, di presenza grave, nell’arte della guerra peritissimo.” BELLAFINO

-Con Virginio orsini, Gian Giacomo da Trivulzio “Celeberrimo tota Italia, ac gloria militari clarissimi duces.” BEAUCAIRE

-“Fu valorosissimo e così esperimentato nell’armi, che arrivò ad essere generale di S. Chiesa sotto tre sommi pontefici, de’ Fiorentini, degl’istessi Senesi, degli Aragonesi regi di Napoli, e finalmente de’ Veneziani per i quali si portò egregiamente e con grande fedeltà.” GAMURRINI

-“Non crebbe in reputazione, che assai lentamente, essendoché il suo carattere riflessivo e riservato, poco lo faceano distinguere nei gradi subalterni in mezzo ad una folla di rivali, i quali lo eclissavano con doti di valore personale, a quei tempi reputati quasi prima caratteristica del bravo capitano.” PAOLINI

-“Pitigliano was already by the late 1480s recognized as the leading soldier in Italy….Già prima del 1490 era considerato il miglior soldato d’Italia.” MALLETT

-Con Bartolomeo d’Alviano “Two formidable soldiers.” MALLETT

-Con Bartolomeo d’Alviano “Uomini entrambi di valore e di fama.” A. ZENO

-“Fu uno dei più insigni capitani del secolo XVI.” BRUSCALUPI

-“Bello come un eroe, con l’azza in mano/ ognor di sangue rossa/ Coi fiidi accanto e con l’amico Zitolo (Zitolo da Perugia)/ Niccolò terzo il prode capitano,/ Dalle difese padovane mura/ Guarda nell’ampia valle i fuggitivi/ Alemanni dispersi: la pianura/ N’è coperta: e i più celeri/ Salgono verso gli euganei clivi.” da un’ode del BRUSCALUPI

-“Certo, s’è sferza e sprone/ Gloria paterna alle virtù divine,/ Ei per l’Italia, onde fu sol campione,/ Forte nell’armi in sì crudel tenzone/ Ben rimembrossi ben l’arti Latine/ E le corone Orsini.” CHIABRERA

-“../ e te, gran Pitiglian che più riluci/ frà Romani fortissimo campione.” G. STROZZI

-“Uomo facoltoso e valorosissimo che si vantava di non aver usato le armi che a vantaggio d’Italia.” SOMMI PICENARDI

-“Et fece poi spiegare il gonfalone/ dov’era il giglio glorioso segno/ & an triompho alla terra s’andoe/ & quivi apparechiossi ogni disegno.” Da “La guerra di Sarzana” in GUERRE IN OTTAVA RIMA

-“E comenzò voler ogni schiera/ il franco capitan da Pitigliano/ cridando Italia viva lui in primiera/ orsù fioli ognuno sta soprano/ son rotti gli franciosi ogni maniera/…/ che tutto il campo fu recuperato.” Da “La rotta di Parma” in GUERRE IN OTTAVA RIMA

-“El conte da Pitiano el buon barone/ el conte bernardin famoso e degno/ e carlo orsino con soncin benzone/ ciaschun di forza e di valor sì pregno/ con it’altrri condutier di gran ragione/ generosi di cori e grande ingegno/ enverso di milan son inviati.” Da “Storia di Ludovico duca di Milano” in GUERRE IN OTTAVA RIMA

-Alla battaglia di Agnadello “…Conte valoroso/ De pitiglian Capitano generale/ mai fu pigro o né mai fu narciso./ Sempre in sua vita l’é stato leale/ Sopra d’un monticel facea riposo/ Col campo e lo stendardo triumphale/ Provedendo al bisogno notte e giorno/ Artelaria e fosse havea d’intorno.” Da “Guerre orrende d’Italia” in GUERRE IN OTTAVA RIMA

-Alla difesa di Padova “… El conte Pitiglian ver Capitano/ Non spande il tempo o le parole invano/ Dil sacro imperatore uno trombetta/ Ne viene drento a dimandar la terra:/ Che a suo corona la rendino in fretta:/ Se non che aspetten presto cruda guerra:/ Et che han iurato metter a falcetta/ Ogni persona che drento si serra:/ Vengono inanti a loro disse il buon conte/ Sepur di haverla hanno sue voglie pronte/ Molte fiate fu questo venire/ Che pur se li rendesse Padua bella:/ El conte rietro li mandava a dire/ Che sua maiesta fe di cervella:/ Che quando la hebbe la dovea tenire/ Che alhor ppitia (poteva) in ben li era suo stella:/ Et che hor non è più tempo da pigliare/ Con un trombetta Padua singulare/…/ Lo illustre conte Nicolao orsino/ Si drento è capitano generale:/ Qual spiega di S. Marco almo e divino/ Ognhor la bella insegna trionphale/ et hor dimostra a grane & picholino/ Ne l’arte militar quanto sia & vale:/ Magnanimo: solido & constante:/ Strenuo: benigno: astuto: & vigilante.” CORDO

-“Che direm del Conte glorioso/ cha se vegendo tante gente intorno/ assai più che Scipion venne animoso/ né creder che (ri)posasse notte o giorno/ per la città n’andava curioso/ che bellezza veder quel vecchio adorno/ mo per la terra, mo intorno ale mura/ Ponendo in ripararsi ogni sua cura.” SACCHINO

-“Capitano di grande esperienza.” SCARDIGLI

-“I veneziani piansero questo fedele servitore del quale, come ha scritto il Guicciardini, non “temevano che temerariamente mettesse in pericolo il loro impero”; un tipo alla Gattamelata, ma con in più una nobiltà di nascita. E la Serenissima lo onorò con pubbliche esequie e un monumento nella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo; Battista Egnazio ne pronunziò l’orazione funebre paragonandolo agli eroi omerici. Più onore gli fece la lode di non aver mai tratto guadagno dall’esercizio delle armi, ha osservato il Brigante Colonna, e nei confronti di un capitano di ventura il giudizio appare un controsenso; lo si può considerare in fondo un lusinghiero apprezzamento alla professionalità “onesta” di un mercenario.” RENDINA

-“E’ uomo prudente, preferisce attendere; è riservato e cortese, lento ma impassibile, per lui già “vincere il non perdere”.” E. e G.N. PITTALIS

-“Il quale con fatti chiari in guerra acquistò nome singolarissimo.. Era il Conte di alta, e quadrata statura, e forti membri: il volto hebbe rubicondo: gli occhi castagnicci: e il pel rosso.” CAPRIOLO

-“Il talento militare di Niccolò Orsini conte di Pitigliano è perfettamente rispondente alla strategia di Lorenzo il Magnifico, il quale ama l’equilibrio e ha una visione dell’arte militare molto funzionale alla gestione diplomatica dei conflitti..E’ un vero maestro dell’arte della guerra all’italiana…Occorre ridimensionare il momento dello scontro bellico, questa è l’arte della guerra all’italiana, fatta sul piano strategico di guerre che tendono a essere prolungate e consistono nel tendere trappole al nemico in modo tale da indebolirlo, per cui sarà alla fine fagocitato dai suoi stessi elementi di debolezza. Si lavora a sgretolare la solidità del nemico più che a prevalere in modo subitaneo su di lui.” PELLEGRINI

-Ad Agnadello “…quod si Petilianus non tantum invidiaae induisisset, seu potius si ut docuit Livianum inclytam victoriam iam tenentem adiuvisset, si tantum concordi virtute proficisset, quantum invidia nocuit, ille dies Italiae calamitatibus finem fecisset, nec barbarae gentes in nostro solo unquam radices egissent. Hoc proelio per Italiam nuntiato, reliqui coniurati, qui belli eventum timide spectabant, fortunam secuti audacius arma sumpserunt.” G. Borgia, riportato da E. VALERI 

-“Chiarissimo generale dei Veneziani.” COLESCHI

-“Prezioso nell’ambito degli arruolamenti di fanti e “homeni d’arme”, in quanto disponeva di notevoli capacità e conoscenze nel mondo militare italiano, proveniente come era da una dinastia di antica nobiltà guerriera.” LENCI

-“Il Pitigliano famoso per condotte militari a Napoli, Firenze, Roma e Venezia morì a Lonigo, ricchissimo.. Il Nassini lo descrive come “huomo grande et grosso et bello et iustissimo coronato de virtù e piacevole”. Da Venezia si fece donare proprietà a Leno, Malpaga e soprattutto a Ghedi, ove si eresse un magnifico palazzo, affrescato dal Romanino ed un elegante sepolcro in S. M. delle Grazie, nel quale tuttavia il suo corpo non fu trasportato come era suo desiderio; vi fu sepolto, in suo luogo, un suo figlio giovinetto che gli premorì. A Ghedi invece cessò di vivere l’Alviano nel 1515. Il palazzo fu incendiato nel 1516 dai soldati tedeschi ed i figli del Pitigliano abbandonarono il nostro territorio per ritirarsi altrove.” PASERO

-“Il talento militare di Niccolò Orsini conte di Pitigliano è perfettamente rispondente alla strategia di Lorenzo il Magnifico, il quale ama l’equilibrio e ha una visione dell’arte militare molto funzionale alla gestione diplomatica dei conflitti. Di conseguenza, il conte di Pitigliano, che è il suo più fedele interprete, è un vero maestro dell’arte della guerra all’italiana.. La guerra è un affare costoso e va amministrato saggiamente. E’ meglio non rischiare il proprio capitale bellico in uno scontro campale, laddove un esito distruttivo potrebbe essere un danno economico molto pernicioso, a cui non corrisponde un adeguato guadagno.. Questa è l’arte della guerra all’italiana, fatta sul piano strategico di guerre che tendono a essere prolungate e consistono nel tendere trappole al nemico in modo tale da indebolirlo.. Si lavora a sgretolare la solidità del nemico molto più che a prevalere in modo subitaneo su di lui.” PELLEGRINI

-Epigrafe posta a Venezia sotto il suo monumento nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo “Nicolao Ursino Nolae, Pitilianiq.; principi longe cla/ rissimo, Senensium, Florentini populi, Sixti, Innocentii,/ Alexandri Pont. Max., Ferdinandi, Alphonsiq.; iunioris re/ gnum Naapolin. imper. feliciss. Venetae demum reipub.,/ per XV annos magnis, clarissimisq; rebus gestis, novis/ sime a gravissima omnium obsidione Patavis conser/ vato, virtutis, ac fidei singularis Senatus Venetus/ M.H.P.P. Obiit LXVIII aetatis MCIX”

-Epitaffio che compare sulla sua tomba “Nicoleon belli terrorem caede superbum,/ Pugnantum, et factis contegit hic tumulus./ Implevit qui re nomen, virtute triumphis,/ Eximiis titulis: quae super astra tulit./ Aetas nulla virum talem, nec secla tulerunt,/ mente, fide, dextro, consilioque parem./ Foelix, forte tua marmor, cui claudere soli:/ Quem miles, legio, dux tremuere, datum est./ Qui dux Etrusci victricia signa leonis/ Partenopes regis Pontificumque tulit,/ Qui Veneta armorum moderaverat agmina, quique/ Militiae ipsorum dux fuit inde ducum,/ Spiritus aetherea erexit eum in sede: sepulcrum/ Ursini tegit hoc corpora Nicoleos.”

-Nella cattedrale di Pitigliano è posta la seguente epigrafe commemorativa “Nicolaus III comes Ursinus, Lodovico filio fa/ vente, capitaneautu gloriae peracto reipublicae florentine,/ romanae Ecclesiae, Partenopei et Venetorum, Deo familiae/ et patiae Pitilianensi templum dedicavit. A.D./ MDVIIII

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