GALEOTTO MALATESTA

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Last Updated on 2023/11/05

GALEOTTO MALATESTA  Di Rimini. Guelfo.

Signore di Rimini, Cesena, Fano, Pesaro, Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto, Sansepolcro, Citerna, Senigallia, Osimo, Recanati, Jesi, Fossombrone, Ancona, Cervia, Bertinoro, Cattolica, Gemmano, Monte Colombo, Montescudo, Montefiore Conca, Coriano, Gabicce Monte, Granarola, Catignano, Bagnacavallo, Cartoceto, Sant’Arcangelo di Romagna, Meldola, Sarsina, Pergola, Fermo, Mondavio, Monteloro, Montecchio, Fratte Rosa, Torre San Marco, San Vito sul Cesano, Montalfoglio, San Lorenzo in Campo, Isola di Fano, Reforzate, Barchi, Rupoli, Orciano di Pesaro, San Giorgio di Pesaro, Piagge, Ripalta, Montegiano, Serrungarina, Pozzuolo, Bargni, San Costanzo, Montemaggiore al Metauro, Sorbolongo, Saltara . Figlio di Pandolfo Malatesta, fratello di Malatesta Guastafamiglia, padre di Carlo Malatesta, Andrea Malatesta e di Pandolfo Malatesta, cugino di Ferrandino Malatesta e di Giovanni Malatesta, zio di Galeotto Malatesta Ungaro e di Pandolfo Malatesta, genero di Rodolfo da Varano, suocero di Guidantonio da Montefeltro, di Ranuccio Farnese ed Astorre Manfredi.

1299 – 1385 (gennaio)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1322Romagna

Con il fratello Malatesta Malatesta Guastafamiglia aiuta Ostasio da Polenta  ad impadronirsi della signoria di Ravenna dopo che quest’ ultimo ha ucciso il cugino arcivescovo della città.

1323
Giu.Romagna

E’ armato cavaliere a Rimini con il padre Pandolfo, il fratello Malatesta, il cugino Ferrandino, Ramberto e Giovanni Malatesta dall’arcivescovo di Ravenna Almerico di Castel Lucio.

1324
Mag.

Sposa in prime nozze Elisa della Villette, nipote del rettore della Marca Amelio di Lautrec, uomo di fiducia del papa Giovanni XXII: la dote è stabilita in 1600 fiorini. Nell’occasione son predisposti solenni festeggiamenti con giochi, tornei, danzatori, giocolieri e compagnie di artisti. Sono presenti tutti Malatesta (Ferrandino, Giovanni oltre al fratello Malatesta) ed i più importanti personaggi di Toscana, Marche, Romagna e Lombardia. Galeotto Malatesta riceve pure dai rettori delle Arti di Perugia. Negli stessi giorni il pontefice chiede il suo aiuto al fine di contrastare gli estensi.

Ott.Con il padre ed il fratello è nominato “cavaliere di Cristo” dal rettore della Marca.
1326
Lug.Romagna

Alla morte del padre è catturato con il cugino Ferrandino Malatesta  da Ramberto Malatesta, conte di Ghiaggiolo.  Il congiunto si autoproclama signore di Rimini; interviene dopo tre giorni il fratello Malatesta che obbliga il ribelle a fuggire dalla città. Galeotto, in tale circostanza, in un primo momento è costretto a camminare al fianco del suo carceriere per le vie di Rimini affinché sia salutato signore della città dalla popolazione e, successivamente, nella sua  fuga a Santarcangelo di Romagna.

Ago.Con il fratello ottiene dal pontefice l’annullamento di una taglia di 3600 fiorini.
1327RiminiFanoMarcheCoadiuva Guido da Carignano a scacciare da Fano Giacomo da Carignano.
1330
Apr.ChiesaModenaEmiliaE’ sconfitto e fatto prigioniero da Guido e Manfredo Pio in uno scontro a Formigine.
1331
……………..LazioA Roma. Al Colosseo prende parte ad una caccia al toro. Indossa un abito verde ed ha uno spiedo in mano. Il toro gli si avventa contro. Galeotto lo colpisce sulla schiena. Il toro inferocito lo colpisce al ginocchio: cade a terra. Lo libera dalla brutta situazione l’intervento di un amico, Cicco della Valle.
Mag. sett.ChiesaMalatestaRomagna

Con il fratello assedia in Mondaino Malatestino Novello Malatesta, figlio di Ferrandino, che non vuole consegnare ai pontifici alcuni castelli del riminese. Ai primi di settembre assale invano il castello di Monteleone. Sempre negli stessi giorni con il fratello Malatesta si impossessa dei castelli di Colbano, Colbanello, Ginestreto, Secchiano e Roncofreddo.

1333
……………..ChiesaFerraraEmiliaCombatte le truppe del signore di Rinaldo d’Este e quelle della lega antipontificia.
Apr.EmiliaE’ sconfitto e fatto prigioniero nella battaglia di Ferrara. Viene liberato senza il pagamento di alcun riscatto.
Ago.MalatestaChiesaRomagna

Si ribella al cardinale legato Bertrando del Poggetto;  si riconcilia a Scorticata con il cugino Ferrandino. Con l’aiuto degli aretini (400 cavalli) devasta le campagne di Rimini fino alle porte della città; si ferma a Santa Maria di Belvedere.

Sett.Romagna

Occupa Mondaino; il fratello Malatesta, pure rilasciato dagli estensi dopo la battaglia di Ferrara, ritorna a Pesaro. Galeotto lascia Santarcangelo di Romagna con Ferrandino, supera il Marecchia con 1500 fanti, 160 cavalli e molti fuoriusciti ed attacca a Rimini la Porta di Sant’Andrea (Porta Montanara). Gli abitanti creano disordini all’interno della città e chiudono le strade con  barricate. Un fautore di Ferrandino fa entrare 400 fanti attraverso la finestra di una casa che si trova sulle mura; i soldati occupano il trebbio, spezzano le catene della porta e fanno entrare  nella città il cugino con il resto delle truppe.

1334
Gen.RiminiChiesaAderisce alla lega avversaria del cardinale del Poggetto e dell’imperatore Giovanni di Boemia.
Mar.MarcheCon Ferrandino Malatesta, il fratello Malatesta Malatesta Guastafamiglia e Jacopo da Carignano si impossessa di Fano e di Fossombrone.
Mag. giu.Romagna

Con il fratello cattura a tradimento in Rimini Ferrandino con il figlio Guido. Il cugino è incarcerato a Gradara, il secondo è ucciso in prigione.

……………….RiminiMalatestaMarche

Lotta contro Ferrandino Novello Malatesta, altro figlio di Ferrandino, che è riuscito a sfuggire ad ogni insidia e gode del  soccorso di Nolfo da Montefeltro.

1335
Mar.Marche

Il fratello Malatesta  viene sconfitto a Tomba da Galasso da Montefeltro, da Antoniuccio della Tomba e da Ferrandino Novello Malatesta.

1337
Giu.Romagna

Si riconcilia con Ferrandino e Ferrandino Novello su mediazione di Ostasio da Polenta e del signore di Fermo Mercenario da Monteverde.

1340
Mag.MarcheCon il fratello approfitta di una grave malattia di Guido da Carignano per impadronirsi di Fano.
……………..MarcheL’imperatore Ludovico il Bavaro, con un diploma emanato da Trento, conferisce ai Malatesta il vicariato imperiale su Pesaro, Fano e Rimini. In conseguenza di tale concessione i due fratelli si dividono il territorio per cui Galeotto ha il controllo di Pesaro e di Fano, mentre Malatesta Malatesta mantiene quello di Rimini.
Lug.

Il papa Benedetto XII chiede soccorsi ai fiorentini affinché egli ed il fratello restituiscano allo stato della Chiesa le terre usurpate.

1342
Ott.RiminiComp. venturaRomagnaE’ assalito nei suoi territori dalla Grande Compagnia di Guarnieri di Urslingen. Deve accordarsi con i venturieri.
1343
PrimaveraRomagna

Con il fratello ottiene dall’imperatore Ludovico il Bavaro l’investitura di Fano,  Pesaro, Rimini e Senigallia. Nella divisione dei poteri a Galeotto va il governo di Fano; Malatesta  ha quello di Rimini ed il nipote Pandolfo quello di Pesaro.

Mag.RomagnaSu mediazione del vicario di Romagna Filippo dell’Antella si ricompone una volta di più con il cugino Ferrandino.
Giu.RomagnaSi sottomette allo stato della Chiesa. E’ tolto l’interdetto ai suoi territori.
1347
Mag.AnconaOsimoMarcheEntra in Osimo con il fratello. Viene ammonito dal papa.
Dic.MarcheRiceve a Fano il re Ludovico d’Ungheria, diretto alla conquista del regno di Napoli.
1348
……………….RiminiAncona Cingoli Fermo JesiMarche

Invade la marca d’ Ancona, conquista Senigallia, Jesi, Orciano, Cingoli, Montecosaro e Monterubbiano. In tal modo diviene in breve tempo signore di gran parte delle Marche .

Mag.Marche

Esce da Fano;  riceve dagli abitanti anche la signoria di Ascoli Piceno a seguito della loro ribellione ai danni del governatore dello stato della Chiesa.  Rimane signore di tale città fino al 1353. Viene eletto dagli abitanti della città loro capitano generale al fine di combattere Fermo.

Ott.Marche

Sconfigge i nemici a Sassoferrato. Assedia tale città difesa da Ungaro degli Atti. Scaccia Lomo da Jesi da Jesi; dopo diversi giorni  spostarsi a Fano, assalita da Gentile da Mogliano, signore di Fermo.

Nov.Marche

Sottomette Pergola e Rocca Contrada (Arcevia). Con il fratello Malatesta  tende un’imboscata, nei pressi di San Severino Marche, all’esercito di Gentile da Mogliano in ripiegamento verso Fermo: numerosi sono i prigionieri e molte le vettovaglie che cadono in potere degli ascolani. Galeotto Malatesta torna ad Ascoli Piceno; si ferma più giorni sotto Fermo. Per strada mette a sacco i castelli di Marano, Castignano, Montolivo e Carassai. Occupa San Benedetto a Mare (San Benedetto del Tronto) grazie al tradimento di Pietro Mancini che gli cede la località dietro l’esborso di 1000 fiorini pagati dagli stessi  ascolani.

Dic.Marche

Assedia Offida sotto le cui mura si accampa con le truppe. Rovina le strade all’intorno dell’abitato e rompe l’acquedotto che alimenta le fontane fuori le mura. I difensori vengono costretti alla resa. Si muove nei pressi di Ancona; conquista anche tale centro con l’aiuto del connestabile Vanni da Tolentino che lo fa entrare nell’ abitato per la Porta di San Cataldo. Irrompe nella città con il fratello Malatesta: i soldati commettono non poche ruberie ai danni degli abitanti. Nella località farà costruire  le rocche di San Cataldo e di Santa Caterina.

1349
Apr.Romagna e Israele

Con il nipote Galeotto Malatesta Ungaro (e la compagnia anche del fiorentino buffone e poeta Dolcibene) si imbarca a Rimini su una galea di Ancona diretto in Terrasanta in visita al Santo Sepolcro. Nell’occasione il Dolcibene compone un inno dedicato alla Vergine.

Ago. sett.Marche

Rientra dalla Palestina. E’ scoperta in Ascoli Piceno una trama ai suoi danni: 2 congiurati sono decapitati in Piazza dell’Arengo ed altri 2, ai primi di settembre, al campo di Parignano. I loro corpi sono squartati e brandelli di carne sono issati sulle picche dei soldati. Fa incarcerare anche il vescovo della città Isacco Bindi con 2 suoi fratelli: il prelato, infatti, si  è presentato al suo cospetto con i paramenti sacri per rimproverarlo con asprezza. I 3  vengono rinchiusi in prigione e saranno liberati solo dopo 11 mesi. Gli abitanti fuggono nelle loro abitazioni. Gli uomini di Galeotto Malatesta saccheggiano e chiudono le chiese soffocando nel sangue qualsiasi tentativo di rivolta. E’ scomunicato ed Ascoli Piceno deve subire l’interdetto. Nel corso dell’anno fa restaurare Porto d’Ascoli; nella città fa costruire un forte, nelle vicinanze di Porta Maggiore, sulle rive del torrente Castellano: tale costruzione verrà demolita con la sua cacciata dalla città per essere ricostruita secoli dopo da Sangallo il Giovane. Sempre nell’anno ordina l’edificazione di un altro cassero sul colle pelasgico: anche questo forte  sarà abbattuto per essere ricostruito dalle fondamenta per volontà del papa Pio IV (Fortezza Pia). Il Malatesta, inoltre, fa sistemare i fossati che circondano la città, rafforzare le mura di cinta e pavimentare le strade cittadine.

Nov.MarcheSi impadronisce di Carassai mentre il fratello Malatesta  soggioga San Benedetto del Tronto e Montolmo (Corridonia).
1350
Gen. apr.MarcheSi forma in Ascoli Piceno una nuova congiura ai suoi danni. La trama  gli è rivelata da Lozzo da Cascia che per la delazione riceve un premio di 100 fiorini. Ai primi di febbraio vengono catturati 4 congiurati: costoro sono fatti trascinare per le vie cittadine alle code di 4 cavalli. In piazza dell’Arengo sono squartati ed i loro cadaveri sono ridotti a pezzi; le loro teste vengono infisse sulle picche. Gli si ribellano a causa del suo carattere tirannico i castelli della montagna ascolana di Monte Calvo, Arquata del Tronto, Quintodecimo, Cocoscia, Lisciano di Colloto, Cervara, Appignano del Tronto, Folignano ed  Acquasanta Terme. Allo scopo di calmare gli animi   dei cittadini e quelli degli abitanti dei vicini monti ai primi di aprile Galeotto Malatesta promette la liberazione dal carcere del vescovo e dei suoi fratelli (il che avviene nel successivo agosto); nello stesso tempo bandisce da Ascoli Piceno molti abitanti. Durante una sua assenza i fuoriusciti si accostano alle mura della località, si fermano fuori Porta Romana ed assalgono i suoi uomini. I nemici sono respinti con molte  perdite: 6 uomini vengono impiccati davanti alla porta. Il Malatesta effettua subito una spedizione punitiva ai danni dei ribelli; avanza sino ad Acquasanta Terme, dove colloca  il suo quartiere generale. Da tale località per 14 giorni opera ininterrotti rastrellamenti che terminano  con morti e prigionieri. Lascia Acquasanta Terme.
Mag.Marche

Affronta ancora Gentile da  Mogliano per il possesso di alcuni castelli di confine e per l’uso del porto fluviale posto alla foce del Tronto. Occupa Santa Vittoria in Matenano (grazie alla diserzione notturna dell’intero presidio di 40 uomini), si spinge a Servigliano e sfida a battaglia il Mogliano. Conquista Petritoli dopo 8 giorni di assedio; ottiene Monte Guidone (Monte Vidone) e Monte San  Pietrangeli. Rientra in trionfo ad Ascoli Piceno carico di bottino e con numerosi prigionieri ed ostaggi al suo seguito.

Giu. ago.MarcheA metà mese lascia Santa Vittoria in Matenano per fare ancora rientro ad Ascoli Piceno; si accampa nei pressi di Castel San Piero, sottomette la località dopo una settimana di assedio. Ai primi di luglio occupa Quinzano, Castel Fiorito, Vindola e Roccafluvione. Ad agosto entra in Cingoli.
Sett.Marche

Con gli ascolani e 300 soldati di Ripatransone si porta in soccorso di Osimo, assediata da 600 fanti e 9 compagnie di cavalli di Fermo.   Costringe gli avversari a sospendere ogni operazione. Galeotto Malatesta è accolto come liberatore;  stabilisce la sua signoria anche su tale città.

Ott.NapoliUngheria300 cavalliAbruzzi

Galeotto Malatesta  è ora assoldato dal gran siniscalco del regno di Napoli Niccolò Acciaiuoli al fine di contrastare le truppe del re Ludovico d’Ungheria. Penetra negli Abruzzi per recuperare L’Aquila. Tocca Chieti e Lanciano; è sconfitto nei pressi della seconda località da Corrado Lupo. Analoghi insuccessi riporta a Monteodorisio ed a Vasto; ritorna nelle Marche.

1351
Mag.RiminiFermoMarcheSi impadronisce con gli abitanti di Ascoli Piceno di Montefalcone Appennino: gli ascolani recuperano nell’occasione il  vessillo sottratto loro dagli abitanti di Fermo tre anni prima con l’occupazione e la distruzione di Porto d’Ascoli da parte di Gentile da Mogliano. Occupa Civitanova Marche; nel castello viene catturato il figlio del signore di Fermo Ruggero da Mogliano. Tutti i prigionieri sono condotti ad Ascoli Piceno.
Giu. ott.RiminiFermoMarcheIl signore di Milano, l’arcivescovo di Milano Giovanni Visconti, fa da paciere nella contesa tra Ascoli Piceno e Fermo. Il Visconti invia  3  ambasciatori nelle Marche (Tommaso da Lampugnano, Iacopo Boffi e Niccolò dei Fei). Ai primi di luglio le due parti si incontrano a Monterubbiano ed a fine ottobre sono stipulati gli accordi di pace ad Ascoli Piceno nel palazzo del Malatesta.
1352
Gen.MarcheFa rafforzare le difese del castello di Porto d’Ascoli.
Feb.MarcheE’ scoperta in Ascoli Piceno una nuova congiura ai suoi danni. La reazione è così violenta che il vescovo della città è costretto a chiedere al pontefice il suo trasferimento alla sede di   L’Aquila. Il presule è sostituito da Paolo di Barzano.
Mag.MarcheGaleotto Malatesta, alla testa degli ascolani del quartiere di Sant’ Emidio muove contro il castello di Petritoli, lo assedia e ne distrugge le mura ed i raccolti. Da qui si sposta contro il castello di Monte Vidone. Lo conquista.  Ne è preso possesso dagli abitanti del quartiere di Sant’Emidio.  Costoro vengono di seguito avvicendati dai cittadini del quartiere di Santa Maria Inter Venias.
……………..MarcheNuova trama in Ascoli Piceno. I congiurati sono catturati, trascinati a coda di cavallo per le vie cittadine ed impiccati.
Sett.RiminiRibelliMarche

Decide di farla finita con i signori della montagna ascolana. Occupa i castelli di Lugo,  Fonditorio,  Castel San Pietro,  Santa Maria in Lapide,  Vitreto e  Monte Passillo. Nel medesimo tempo gli ascolani si sollevano al suo dominio; nella rivolta è ucciso il suo vicario con altri 25 uomini. Il Malatesta si barrica nella fortezza di Porta Maggiore. Questa è espugnata;  nell’ attacco trovano la morte molti dei suoi fautori, mentre altri si salvano con la fuga attraverso il Ponte di Cecco, chiamato poi il “ponte delle sortite”. Galeotto Malatesta lascia per sempre Ascoli Piceno. Nel periodo risponde in modo negativo agli inviti degli emissari di Firenze, Lucca, Pisa e Perugia che desiderano anche la sua presenza in un’ ambasceria da inviarsi in Germania per sollecitare l’aiuto dell’imperatore Carlo di Boemia contro i Visconti.

Nov.400 cavalliAbruzziViene nominato dal re di Napoli Luigi di Taranto viceré d’Abruzzo e gran giustiziere del regno. Opera tra Chieti e Lanciano. Riconduce all’obbedienza gli ultimi baroni riottosi e raccoglie le imposte dei comuni insolventi.
Dic.NapoliUngheriaCampaniaFra Moriale  è invitato dal re di Napoli Luigi di Taranto a comparire alla sua presenza. Alla sua risposta negativa gli viene contro Galeotto Malatesta con un forte esercito. Il condottiero si rinchiude nel castello di Aversa dove ha raccolto tutti i suoi bottini. Il Malatesta circonda il castello con fossati e steccati, impedendone totalmente l’entrata o l’uscita delle persone. A fine mese, o agli inizi del gennaio successivo, Fra Moriale finisce per arrendersi a condizioni. Ottiene salva la vita per sé, per i suoi uomini e la concessione di 1000 fiorini. Il suo tesoro perviene nelle mani del sovrano angioino.
1353
Lug.RiminiFermo CingoliMarche

Lotta ancora contro Gentile da Mogliano.  Allo scadere di una tregua si impossessa di Porto d’Ascoli. Ne rafforza le difese verso il mare. Coglie in imboscata le truppe avversarie. cattura nuovamente un figlio del signore di Fermo. Gentile da Mogliano, invece, sfugge alla cattura perché ha avuto l’avvertenza, prima del combattimento, di imbarcarsi Cesenatico e raggiungere per mare la sua signoria. Galeotto Malatesta assedia Fermo. Il signore di Milano, l’arcivescovo Giovanni Visconti, impone una breve tregua tra i contendenti. Il Malatesta assedia Cingoli.

Ago.Marche

Entra in Cingoli ed occupa, in breve progressione, Montecchio (Treia), Montecosaro e Monterubbiano. Allo scadere della tregua (20 agosto) assedia una volta di più Gentile da Mogliano in Fermo.

Sett. nov.RiminiComp. venturaMarche

Ottiene per trattato Porto San Giorgio. Gentile da Mogliano chiama in suo soccorso la Grande Compagnia di Fra Moriale. I venturieri non solo costringono Galeotto Malatesta a desistere dalle operazioni di assedio, ma si trasferiscono  anche nei suoi stati con le relative devastazioni del caso.

1354
Gen.Marche

Gli avversari, con l’aiuto di Ludovico Ordelaffi, occupano Montefeltrano (Filottrano); Galeotto Malatesta cavalca allora a Montefano per darne alle fiamme il castello: gli abitanti gli si oppongono aprendo le porte cittadine ai mercenari. Anche Montefiore dell’Aso segue  tale esempio.

Feb. ago.Marche Umbria e Toscana

Si colloca alla difesa di Fano. Subisce da parte della Grande Compagnia la distruzione di 44 castelli; cerca invano soccorsi in Toscana per fronteggiare i venturieri. Si reca a Perugia, a Siena ed a Firenze: i fiorentini gli promettono 200 cavalli che  ritornano nei loro contadi allorché perugini e senesi  non soddisfano agli impegni presi. Galeotto Malatesta si accorda con Fra Moriale cui riconosce una taglia di 60000 fiorini: l’ultima rata scade a metà agosto e fino a tale momento il nipote Galeotto Malatesta Ungaro rimane come ostaggio in potere della compagnia.

Lug. ott.RomagnaCon il fratello Malatesta è invitato dal pontefice Innocenzo VI a comparire a metà ottobre ad Avignone per difendersi dall’accusa di detenere terre appartenenti allo stato della Chiesa. Viene loro concesso un salvacondotto. I 2 Malatesta ignorano il provvedimento per cui sono condannati in contumacia dal papa.
1355
Feb.RiminiChiesaMarcheScomunicato, è aggredito nelle sue terre dalle milizie del cardinale Egidio Albornoz.
Mar.Marche

Sfida a duello il cardinale  Albornoz; il presule accetta.  Galeotto Malatesta preferisce rinunciare al progetto. Esce da Ancona con 600 barbute ed espugna un castello nei pressi di Recanati. Assedia la città dopo avere fortificato il suo campo con una trincea. E’ assalito per due volte da Rodolfo da Varano alla testa di 800 cavalli e molti fanti.

Apr.Marche e Umbria

Gli abitanti del castello di Paterno d’Ancona si mettono d’accordo con i pontifici e chiedono soccorsi al marchese Fernando Blasco (Blasco di Bonviso). Al castello giungono gli esattori dei Malatesta  al fine di riscuotere le gabelle; la popolazione si ribella e chiude le porte in faccia agli emissari dei signori di Rimini giunti a chiedere ragione del loro comportamento. Galeotto Malatesta marcia da Ancona contro gli abitanti;  colloca il suo alloggio in un piccolo ospedale.  Blasco di Belviso fa entrare di notte nel centro per la porta rivolta verso Jesi numerose schiere. Attaccato dagli avversari in un punto male sorvegliato del  campo,  il campo  malatestiano viene occupato da Rodolfo da Varano. Galeotto Malatesta si rafforza allora nel borgo con 400 cavalli: respinge 3 assalti in uno scontro che dura dalle prime ore del mattino a mezzodì. Circondati da ogni parte, i suoi uomini si danno, infine, alla fuga. Due volte catturato nel corso del combattimento, Galeotto Malatesta viene liberato dai suoi cavalli. Da ultimo gli è uccisa la cavalcatura; mentre cerca di salvarsi è ferito ad una coscia e viene  catturato dal connestabile Everardo di Anstorp. Costui nel successivo luglio riceverà per tale fatto un premio di 200 fiorini. Galeotto Malatesta è messo in carcere a Gubbio nel Palazzo dei Consoli; il cardinale Albornoz  minaccia Galeotto di morte;  Niccolò Acciaiuoli  interviene a sua favore. Persuade il fratello Malatesta Malatesta Guastafamiglia  a capitolare. A ricordo di questa vittoria a Paterno di Ancona viene consacrata una cappella in onore di San Giacomo che andrà distrutta nel tempo.

mag. giu.Toscana

Liberato, a maggio si reca a Pisa dall’imperatore Carlo di Boemia con la speranza di un intervento a suo favore. Deluso nelle sue aspettative, fa atto di soggezione.  Ai Malatesta, in cambio della restituzione di Ancona e di Senigallia, viene concesso per 12 anni il vicariato di Rimini,  Fano,  Pesaro e  Fossombrone dietro un censo annuo di 9000 fiorini e la fornitura, sempre annuale, di 100 cavalli per tre mesi. I signori di Rimini, inoltre, si impegnano a non muovere guerra nelle terre della Chiesa, né a prendere parte ad alcuna lega ostile al papato; avrebbero, infine, dovuto prestare il giuramento di fedeltà al papa ogni primo anno del suo pontificato. Nella divisione dei beni con il fratello a Galeotto Malatesta è assegnata la signoria di Fano.

Ago.MarcheAccoglie in Fano il cardinale Albornoz. E’ assolto da ogni censura ecclesiastica.
1356
Apr.ChiesaForlì FaenzaGonfaloniere dello stato della ChiesaRomagna

E’ predicata la crociata contro il signore di Forlì Francesco Ordelaffi. Galeotto Malatesta ottiene la nomina di  gonfaloniere dello stato della Chiesa con il riconoscimento di una provvigione mensile di 500 ducati: la cerimonia avviene a Rimini nella chiesa di San Giuliano. Ha anche in affitto  per 5 anni, dall’ arcivescovo di Ravenna, alcuni castelli del riminese, peraltro già in suo possesso, quali Gemmano, Monte Colombo, Montescudo, Marazzano, Coriano e nel pesarese Gabicce, Cattolica, Gazolo, Granarola, Fanano e Catignano. Apre le ostilità nei confronti di Ludovico Ordelaffi con 1000 cavalli. Prendono la croce contro gli Ordelaffi, oltre a Galeotto ed a Malatesta Malatesta Guastafamiglia, anche 600 cittadini di Rimini.

Mag.Romagna

Distrugge la palizzata che protegge il porto di Cesenatico; si reca al campo di Ronta nel cesenate dove si trova Roberto Alidosi con l’esercito crociato nel quale si contano 12000 soldati e 3000 guastatori. Al suono delle trombe i suoi uomini danno il guasto a tutto il contado. A metà mese si sposta sulla Limata dove si ferma 14 giorni, attraversa il ponte del Ronco e si sposta nel forlivese per rimanervi fino al termine del mese. Negli stessi giorni  Galeotto Malatesta Ungaro si allontana con una parte dell’ esercito per porre il suo campo presso il Savio, nel cesenate, in località Torre del Vescovo.

Giu.Romagna

Si attenda a Matalardo ed a Bulgaria. A metà mese ottiene per tradimento il castello di Montevecchio da Giovanni di Montevecchio dietro la promessa di 400 ducati.

Lug.Romagna

E’ segnalato al campo di San Valeriano in Livia tra il fiume Ronco ed il canale; distrugge i raccolti; supera il fiume, si porta a San Martino, a Ronco, a Maiano Monti; depreda il contado di Forlimpopoli e di Bagnolo; si accampa a Villafranca. Arretra davanti alla Grande Compagnia, ora comandata dal conte Lando.

Ago. dic.Romagna

Si trasferisce nel faentino e colloca il campo a Cosina. Devasta il territorio finitimo. Ha ragione della resistenza dei Manfredi che a dicembre fanno atto di sottomissione al cardinale Albornoz. Sempre in questo mese entra in Faenza in trionfo; riceve dal cardinale legato il vicariato di Bagnacavallo e di altri castelli.

1357
Mar.Romagna

Rientra nel forlivese con il nipote Galeotto Malatesta Ungaro e Roberto Alidosi. Presto si congiungono loro anche Ostasio da Polenta e l’ex-alleato di Francesco Ordelaffi Giovanni Manfredi.

Apr. mag.Capitano g.leMarche Romagna

Ha inizio la campagna: il campo viene collocato a Brusada dove viene rifornito con facilità  di vettovaglie e di foraggio provenienti da Faenza, da Imola, da Bologna e da Ravenna. Si reca a Fano per accogliervi il cardinale Albornoz proveniente da Ancona: si decide di attaccare Cesena. Gli è   dato il comando delle operazioni. Scorre le campagne con Ostasio da Polenta, depreda i villaggi, si procura molti prigionieri. Per rafforzare le operazioni di assedio occupa il Colle del Monastero sbarrando, in tal modo, ogni via di accesso alla città. A maggio viene completata una galleria sotto le mura della cittadella ( la Murata) dove si è rifugiata con 400 uomini Cia degli Ubaldini, moglie di Francesco Ordelaffi, con figli e nipoti dopo avere fatto dare alle fiamme gli edifici e le case circostanti. a seguito della ribellione degli abitanti. Ha inizio l’attacco finale. Sono incendiati i puntoni che sorreggono le travi che puntellano la galleria. Il loro crollo provoca larghe brecce nelle mura della fortezza.

Giu. lug.Romagna

Il padre di Cia degli Ubaldini, Giovanni di Susinana, che milita nell’esercito avversario ottiene dal cardinale Albornoz il permesso di parlarle per esortarla alla resa. La figlia rifiuta. Sono montati dai pontifici 8 mangani contro le mura della fortezza. A fine mese i connestabili la convincono a desistere dalla resistenza. A seguito delle trattative i soldati sono lasciati liberi portando con sé quanto riescono a trasportare. Cia degli Ubaldini accetta la prigionia per sé, per i 2 figli, per 2 nipoti e 2 figlie di gentile da Mogliano che si trovano al suo fianco, per le sue damigelle. L’Albornoz invia i prigionieri ad Ancona dove sono tutti trattati onorevolmente.

Lug.Romagna e Marche

Assedia il castello di Bertinoro; fa scavare (come a Cesena) alcuni cunicoli sotto le mura per farle crollare. I difensori che ne sono alla difesa, rinunciano in breve tempo alla lotta. Con l’arrivo in soccorso a Francesco Ordelaffi della Grande Compagnia Galeotto Malatesta si ritira a Fano.

1358
Gen.Marche

Con il fratello ottiene dal papa Innocenzo VI, dietro un canone annuo di 300 fiorini, il vicariato di altri castelli nei contadi di Rimini, di Fano e  di Fossombrone.

……………..ChiesaMilanoEmiliaViene battuto dai viscontei nel bolognese. Rimane ferito in un piccolo scontro.
Apr.RomagnaAssedia Forlì. Si accampa al ponte di Ronco e vi fa costruire una bastia.
Lug.RomagnaOttiene a patti Meldola.
1359
Mag.MarcheGli abitanti di Porcozzone si ribellano allo stato della Chiesa. galeotto Malatesta vi invia Giusto Nuti di Volterra con 2 compagnie di fanti. La rivolta è domata ed i suoi capi sono giustiziati.
Lug.Romagna

Con Albertaccio Ricasoli e il cardinale Albornoz organizza in Forlì una festa per solennizzare la vittoria su Francesco Ordelaffi.

1360
Mag.Capitano g.leEmiliaA Bologna. E’ eletto nuovamente capitano generale dei pontifici.
Ago.Marche

Raduna le truppe a Montalboddo (Ostra). Lo appoggia nelle operazioni il nipote del cardinale Albornoz, Blasco di Belviso, rettore di Bologna. Toglie Corinaldo a Niccolò da Buscareto,  ribellatosi allo stato della Chiesa; si impadronisce del castello e lo fa dare  alle fiamme previo saccheggio da parte dei suoi soldati. I terrazzani sono perdonati. Il castello è raso al suolo dopo essere stati spogliato d’ogni cosa.. Si volge contro Buscareto e Montenovo (Ostra Vetere) che sono soccorsi dai viscontei di Anichino di Baumgarten. I suoi attacchi vengono respinti. Cede il comando al nipote Pandolfo e rientra nel bolognese. Con il ritiro di Anchino di Baumgarten, che avrebbe dovuto intervenire a sostegno dei ribelli, Niccolò da Buscareto cede anche il castello di Buscareto.

Sett.Emilia

Si uniscono ai pontifici 6000 ungheri condotti da Simone della Morte: espugna la bastia di Castelfranco Emilia (data alle fiamme), recupera il castello di Varignana. Conduce a Bologna, contro i patti, i difensori che hanno aderito alla resa.

Ott.Emilia

Rientra a Bologna con  il cardinale Albornoz;  vi viene accolto con grandi feste ed onori. Per vendicarsi di Rodolfo da Varano, che lo ha sconfitto a Paterno d’Ancona, Galeotto Malatesta lo fa catturare a Fermo da Giovanni Visconti da Oleggio con l’accusa di tradimento: il signore di Camerino è trovato innocente dal cardinale legato e viene liberato il mese seguente. Sempre a metà ottobre esce ancora da Bologna;  assale la bastia di Casalecchio di Reno (o della Canonica) alla cui difesa si trova Pagano di Panico. Al rientro nel capoluogo arma alcuni cavalieri assieme con Niccolò Acciaiuoli.

Nov.Emilia

Bernabò Visconti licenzia in Lombardia 1000 ungheri che si dirigono su Reggio Emilia: costoro sono subito assoldati dal cardinale Albornoz che si avvale anche delle truppe di Feltrino Gonzaga. Galeotto Malatesta si unisce con costoro alla testa di altri 1000 cavalli.  A fine mese  ottiene la resa della bastia di Casalecchio di Reno. Sono catturati Pagano di Panico, Leonardo di Panico e Piccinello della Mostacha.

Dic.Emilia

Valica la Fossata e penetra nel borgo di Sant’Elpidio a Parma; incendia la Porta di San Francesco a Codiponte; è messo in fuga  da un assalto dei difensori. Come risposta desola il parmense per 25 giorni con arsioni e ruberie senza incontrare resistenza nelle truppe nemiche. Ritorna a Bologna. Negli stessi giorni Simone della Morte viene sospettato di essere stato corrotto da Bernabò Visconti.

1361
Gen. feb.EmiliaOttiene rinforzi dal duca d’Austria. Conduce le truppe contro Castelfranco Emilia ed altri castelli ribellatisi ai pontifici. A febbraio va a vuoto un suo tentativo di occupare Lugo. Non ha il denaro per pagare il soldo alle milizie. Gli ungheri al suo servizio abbandonano, pertanto, le sue file, in parte portandosi nella stessa Lugo agli stipendi del nemico, in parte dirigendosi in Romagna e nelle Marche per vivere di prede.
Mar.Emilia Romagna e Marche

Alla difesa di Bologna con il fratello Malatesta. Spinto dal bisogno  si sposta a Molinella ed a Argenta; si imbarca sul Po di Primaro e si porta ad Ancona con Antonio Galluzzi ed Ubaldino Malavolti allo scopo esporre la situazione all’ Albornoz. Il cardinale si reca in Ungheria dal re Ludovico alla ricerca di denari e milizie per potere continuare la guerra contro i viscontei.

Giu.Emilia

Giovanni di Bileggio tenta di tagliare l’ultima via dei rifornimenti rimasta ai bolognesi, vale a dire la strada degli Appennini che porta a Firenze.

Lug.Romagna e Emilia

Giovanni di Bileggio inizia la costruzione di una bastia sul Savena, a San Ruffillo. Galeotto Malatesta con 500 barbute e 300 ungheri, raccolti a Faenza per fare fronte a Francesco Ordelaffi che sta infestando il riminese, cavalca ad Imola ed entra all’improvviso in Bologna senza che gli avversari se ne accorgano. Spedisce subito un grosso contingente a Jola, un punto che domina la pianura, male sorvegliato dai viscontei. Arma cavalieri alcuni capitani quali Blasco  Gomez; si collega con il nipote Galeotto Malatesta Ungaro ed insieme (700 barbute, 300 ungheri e 4000 bolognesi, di cui molti sono armati con falcioni atti a sventrare i ventri delle cavalcature) attaccano all’alba i nemici sul Savena (1500 cavalli, 2000 fanti e molti partigiani degli Ubaldini) fuori Porta Santo Stefano. L’esercito è diviso in due parti; al comando dell’ala destra si trova Gomez Albornoz (sostituito da Piero Farnese allorché lo spagnolo,  ferito in modo grave, deve lasciare il campo), alla sinistra il podestà di Bologna Fernando  Blasco, mentre egli si colloca al centro con la cavalleria pesante. I bolognesi si pongono alla retroguardia. I viscontei vengono sconfitti in modo pesante: nella battaglia sono uccise 400 cavalcature e muoiono 970 uomini (456 tra i viscontei); di questi ultimi ne sono catturati altri 1300, tra i quali vi sono Giovanni di Bileggio,  Gaspare e Giovanni degli Ubaldini. Tra i pontifici (di cui circa la metà abitanti di Bologna) rimane ucciso Fernando Blasco, sepolto  a Bologna nella chiesa di San Francesco. I morti sono sotterrati in una fossa comune. Tutti i prigionieri sono condotti nella città:  i tedeschi ed i connestabili sono rilasciati sulla parola con le armi ed un ronzino, i capisquadra possono allontanarsi con la sopravveste e la spada. Gli italiani, al contrario, rimangono prigionieri per assicurarsi un riscatto o, quantomeno,  per essere scambiati con altrettanti prigionieri in mano dei viscontei.  Nel campo nemico sono trovati una notevole quantità di cibo per gli affamati bolognesi e 25000 fiorini. Grandi sono le feste organizzate per la vittoria in Bologna;  viene pure elargita in elemosina una forte somma di denaro. Il senato bolognese ordina che per commemorare tale giorno nel futuro si corra un palio per la strada di Santo Stefano con premio una pezza di velluto ed un pennone raffiguranti San Ruffillo e lo stemma cittadino, nonché uno stocco dorato, manopole di ferro, lancia, scudo e speroni. Si dispone anche che, sempre annualmente per tale festività, siano donate al cappellano di San Ruffillo 10 lire e che la mattina sia celebrata una messa nella piazza di Santo Stefano con l’esposizione del palio premio della corsa. Si narra che, poco prima della battaglia, una donna, Francesca da Polenta, figlia del signore di Ravenna Bernardino e moglie del bolognese Alberto Galluzzi, soprannominata per la sua bellezza Venusta, abbia donato a Galeotto Malatesta 3 fiaschi impagliati con erica dorata ed argentata, (contenenti uno giulebbe, uno succo di frutta bollito con zucchero, uno vino ed  aceto rosato) ed una grande cesta di pane bianco con  una lettera in cui si raccomandano i beni dei bolognesi al valore del signore di Rimini.

1362
Mag.EmiliaRaduna le truppe a Modena, si dirige a Massa Finalese dove vi allestisce una bastia.
Giu.EmiliaNel parmense. Sconfigge i viscontei nei pressi di Peschiera. Tra i prigionieri vi è Mascetto Rusca.
…………….NapoliCampania

Viene convocato a Napoli dalla regina Giovanna d’Angiò; è nominato viceré e gli è dato l’incarico di reprimere il locale brigantaggio con 400 barbute.

1363
Feb.

Il papa Urbano V gli rinnova anzitempo la concessione dei vicariati di Rimini,  di Fossombrone e quello dei castelli di Cartoceto e di San Biagio per altri dieci anni; lo dispensa  dal raggiungerlo alla corte pontificia di Avignone per il relativo giuramento.

Ott.Il fratello Malatesta rinuncia alla signoria di Rimini a suo favore.
Nov.FirenzePisaCapitano g.leToscana

Osteggiato alla corte angioina, depone ogni incarico e passa al servizio dei fiorentini per contrastare i pisani comandati da Alberto Sterz. Viene eletto capitano generale al posto del nipote Pandolfo.

1364
Gen.Emilia

Presto si congeda. Si reca a Bologna e lascia la città con Gomez Albornoz che ha terminato nella località il suo mandato di rettore.

……………MarcheInterviene a fano per timore di eventuali scorrerie da parte di compagnie di ventura inglesi.
Apr.EmiliaA Bologna, per rendere atto di omaggio al nuovo legato pontificio, il cardinale Androino di Cluny. Sempre negli stessi giorni si reca con il fratello Malatesta a Ferrara per una riunione con il marchese Niccolò II d’Este.
Giu.FirenzePisaCapitano g.leToscanaViene richiamato in Toscana dai fiorentini che lo nominano loro capitano al posto di Arrigo di Montfort.
Lug.Toscana

A metà mese è a Firenze; viene ingaggiato per 4 mesi.  Perde alcuni giorni circa le prerogative dei suoi poteri; riceve il bastone del comando dal gonfaloniere di giustizia  Ugolino di Vieri. Consegna, a sua volta, l’insegna dei feditori ad ad Arrigo di Montfort (nominato anche suo luogotenente) e l’insegna reale ad Andrea dei Bardi.   Bardi e raggiunge Peccioli. A fine mese si mette in marcia lo stesso giorno in cui i pisani sono stati sconfitti a Rifredi l’anno precedente. Si accampa con 4000 cavalli e 11000 fanti a Cascina. Galeotto Malatesta, ancora sofferente per un attacco di febbre terzana ed indebolito a causa della sua età, si corica nella sua tenda nel tentativo di recuperare le energie. A  Manno Donati, a Bonifacio Lupo ed a altri 3 connestabili affida il compito di governare le truppe. Costoro rafforzano la strada che porta a San Savino ed a Pisa;  vi fanno appostare lungo i lati i fanti dei conti Guidi, quelli aretini e Ricceri Grimaldi con 400 balestrieri genovesi. A causa del gran caldo i fiorentini si tolgono le armi, si allontanano dal campo alla ricerca di cibo,  fanno il bagno nell’Arno. E’ dato l’allarme al campo. Galeotto Malatesta, infastidito dal rumore che gli spezza il sonno, ordina che non venga data nessuna allerta senza il suo consenso, pena il taglio del piede del responsabile.    I pisani cercano di trarre profitto da tale disordine; verso mezzodì Giovanni Acuto attacca il campo fiorentino.  Viene respinto dagli interventi di Ricceri Grimaldi, di Manno Donati, dei tedeschi di Arrigo di Montfort  e dei conti Giovanni e Rodolfo d’ Asburgo. Galeotto Malatesta si fa vivo solo al termine dello scontro quando fa muovere l’insegna reale: non permette di inseguire i fuggitivi perché teme un agguato da parte di Giovanni Acuto. Nello scontro  vi sono più di 1000 morti e sono catturati più di 2000 uomini: i forestieri sono subito rilasciati secondo gli usi del tempo.  Galeotto Malatesta si sposta a Montopoli in Val d’Arno ed a Marti e, come a San Ruffillo, concede ai suoi uomini paga doppia e mese compiuto: l’iniziativa costa ai fiorentini 170000 fiorini. Si avvicina a Pisa ed a San Piero a Grado fa impiccare, in segno di disprezzo per i nemici 2 grosse cornacchie, 2 cani (o 2 asini) e 2 montoni con la scritta “veniste come montoni & come chani asaglire il nostro campo. E così come chani & montoni v’abiamo tractati”; fa correre il palio dei barattieri e delle meretrici. Secondo il costume del tempo al campo si batte moneta; sono coniati i cosiddetti fiorini della vittoria che mostrano da un lato San Giovanni che tiene in mano le catene del porto di Pisa e, dall’altro, il giglio.  Il Malatesta si reca a San Miniato, vi arma alcuni cavalieri e si dirige a Firenze. I pisani fatti prigionieri (un migliaio) sono legati e caricati su 50 carri al fine di essere trasportati nel capoluogo: nel primo carro si trova anche un’aquila allevata dagli avversari e catturata dai fiorentini durante il combattimento dopo averla ferita. I prigionieri sono utilizzati per la costruzione in piazza della Signoria della Loggia dei Pisani. I fiorentini,  grati al santo del giorno (San Vittore), che ha contribuito al buon esito della giornata, gli dedicano  per riconoscenza un altare in Santa Maria del Fiore. Il ricordo della vittoria  sarà a lungo ricordato a Firenze con la corsa di un palio per le vie cittadine. Galeotto Malatesta  entra in Firenze per la Porta di San Frediano, salutato come un eroe: su questa è innalzata l’insegna del comune, il leone  (il Marzocco) di cui i prigionieri pisani vengono costretti a baciare le terga. L’ingresso trionfale del Malatesta viene ricordato in ottava rima da Antonio Pucci.

Ago.Toscana

Attacca Lucca e si attesta a San Piero in Campo: sorgono continue risse tra i suoi mercenari inglesi e quelli tedeschi che si concludono con morti e feriti da entrambe le  parti. Preda Moriano e spedisce nella Valdarno superiore i mercenari inglesi che lo hanno raggiunto a San Piero in Grado.

Sett.ToscanaE’ firmata la pace con i pisani. Rientra a Firenze per deporre le insegne del comando.
1365
Feb.MarcheRafforza i presidi dei territori sottoposti alla sua signoria.
Mag.Marche

Si incontra a Fano con gli ambasciatori fiorentini Niccolò Acciaiuoli e Stefano Buonincontri per discutere un’alleanza con il re di Napoli, con Genova, con gli estensi ed altri signori romagnoli.

1366
1367
Apr.RiminiComp. venturaMarcheIl papa Urbano V chiede il suo aiuto per respingere la Compagnia di San Giorgio, guidata da Ambrogio Visconti e da Giovanni Acuto.
Ott.Lazio

Giunge a Viterbo con 500 fanti per rendere omaggio al pontefice che proviene da Avignone. A metà mese con i nipoti Galeotto Malatesta Ungaro e Pandolfo, Rodolfo da  Varano, Niccolò d’Este ed il conte Amedeo di Savoia marcia con i suoi fanti armati di corazzine davanti al pontefice Urbano V;  lo scorta fino a Roma. Smonta in San Pietro ed arma cavalieri due riminesi. Lo stesso giorno si sposa con Gentile da Varano, figlia di Rodolfo e vedova di Gentile Orsini.

1368
Gen.Lazio ed EmiliaE’ nominato dal pontefice senatore di Roma per sei mesi a partire dal successivo marzo. Accompagna a Bologna il cardinale legato Anglico Grimoard, fratello del pontefice.
Feb.Emilia e Veneto

Con il cardinale Grimoard e Blasco Gomez si reca a Ferrara, a Padova ed a Venezia per organizzare le truppe che hanno il compito di combattere i Visconti.

Apr.ChiesaMilano50 lanceEmiliaCon Rodolfo da Varano si incontra a Bologna con Carlo di Boemia reduce dalla Lombardia.
Mag.Lombardia

Prende parte all’assedio della bastia di Borgoforte che blocca l’avanzata alle milizie della lega; a fine mese batte nei pressi gli avversari.

Giu.MarcheA Senigallia con Rodolfo da Varano.
Lug.Marche

Ospita a Fano il cardinale Grimoard, Guido da Polenta, Francesco Gonzaga, Niccolò ed Ugo d’Este, gli Alidosi, Feltrino Gonzaga, il Varano, Giovanni da Bagnacavallo, Francesco e Marsilio da Carrara.

1369
Feb.Viene compreso nell’effimera pace stipulata tra lo stato della Chiesa ed i Visconti.
Apr.Il papa Urbano V gli rinnova le concessioni in essere.
……………..Ottiene una condotta dall’imperatore di Costantinopoli.
1370
Mag.ChiesaPerugiaCapitano g.leUmbriaGli è affidato dal pontefice il comando delle truppe ecclesiastiche contro i perugini. Colloca i suoi uomini sui monti di Orvieto ed al passo di San Vito per intercettare eventuali passaggi di milizie perugine verso Orvieto. Negli stessi giorni viene  infeudato dai pontifici della signoria di Citerna, località occupata in precedenza da Masio da Pietramala.
Sett.Il papa Urbano V è costretto a rientrare ad Avignone.
1371
Feb.ChiesaSassuoloE’ invitato dal nuovo pontefice Gregorio XI ad appoggiare  Niccolò d’Este contro Manfredino da Sassuolo, ribellatosi con altri nobili locali alla signoria del marchese di Ferrara.
Lug.

A metà mese acquista per 18000 fiorini Borgo San Sepolcro (Sansepolcro) da Raimondo di Montalto, il cardinale de Grissac, vescovo di Albano Laziale, fratello del pontefice Urbano V morto da poco. Galeotto Malatesta consegue in tal modo il controllo del Montefeltro e della Valle Tiberina verso Città di Castello La somma è da pagarsi in tre rate;  ne sono mallevadori i nipoti  Galeotto Malatesta Ungaro e Pandolfo. Galeotto è infeudato di Sansepolcro dal  papa Gregorio XI. Gli abitanti della località sono costretti a riconoscergli ogni anno una rendita di 600 fiorini e la fornitura al suo servizio di un certo numero di fanti. Da parte sua fa restaurare le mura cittadine, costruire 4 rocche, una per ciascuna porta;  edificare una torre alta 60 braccia; abbattere le case contigue alla cinta muraria compresi una chiesa e l’ospedale di San Niccolò, spostati, peraltro, in altro sito; fa anche ampliare il palazzo del comune. L’imperatore Carlo di Boemia gli conferma il possesso di Sansepolcro e di Citerna. Galeotto Malatesta cede la signoria della seconda località a Masio da Pietramala, a lui legato da vincoli di parentela.

Nov.ChiesaMilanoCapitano g.leE’ nominato con il conte Amedeo di Savoia capitano generale della lega antiviscontea.
1372
Mar.MarcheRiceve a Fano il legato pontificio Pietro di Bourges.
EstateEmiliaRisiede a Bologna con il legato pontificio.
……………….Emilia

Giunge a Modena e vi coordina l’azione degli uomini d’arme pontifici; deve presto declinare dall’ incarico di capitano generale perché la morte di Galeotto Malatesta Ungaro lo priva dell’ausilio di un valido e fidato luogotenente.

1373
Gen.

Alla morte del figlio Pandolfo assume pro tempore il potere nel vicariato di Pesaro. Intenta pure una causa, in merito a controversie riguardanti le modalità di riscossioni fiscali nel territorio (richiesta di restituzione di 34650 ducati), ai danni dei tutori del nipote Malatesta (il futuro Malatesta dei Sonetti).

Mar. apr.ChiesaMilanoEmilia e LombardiaA Bologna, dove è chiamato dal papa per mediare in una contesa sorta tra gli Orsini ed i da Varano. Ad aprile  si incontra in tale città con il legato pontificio, il cardinale Pietro d’Estaing, arcivescovo di Bourges; prende parte al parlamento in cui sono ribaditi i termini dell’alleanza contro il signore di Milano Bernabò Visconti. E’ segnalato, indi, a Cento, ad Ostiglia ed a Borgoforte.
Mag.LombardiaPrende parte alla battaglia di Montichiari.
Ott.EmiliaE’ richiamato dal pontefice a Bologna. Gli è offerto il comando delle truppe per combattere i viscontei. Declina l’invito a causa della sua età.
1374
Feb.

Per i suoi meriti nel periodo è l’unico signore dello stato della Chiesa a non incorrere nelle censure ecclesiastiche per il mancato pagamento del censo (3150 fiorini).

1375
……………..ChiesaFirenzeSi schiera a favore dei pontifici contro i fiorentini nella guerra degli Otto Santi.
Ott. dic.Veneto Marche Umbria e Romagna

Viene designato da Cangrande della Scala, prima della morte di quest’ ultimo, come tutore dei figli Bartolomeo ed Antonio. Galeotto Malatesta si reca a Verona per aiutare i due giovani nelle prime difficoltà. Dopo nove giorni di lutto li arma cavalieri con altri nobili della città. E’ obbligato a ritornarsene nelle Marche a causa della sollevazione di Urbino: Antonio da Montefeltro entra nella città con 400 cavalli fiorentini e numerosi fanti e  costringe i pontifici a ritirarsi. Il Malatesta si porta a Cagli; è scacciato anche da tale località dai partigiani dei Montefeltro. Si oppone con tutte le forze all’azione del conte di Urbino; rimette in Castel Durante (Urbania) Branca Brancaleoni affinché impedisca nell’alto Metauro  l’unione delle milizie feltresche con quelle della lega avversa ai pontifici. Allo stesso modo presta soccorso agli Olivi che dominano  in Piandimeleto ed in altri castelli dell’alto corso del Foglia; sostiene a Gubbio Gabriello Gabrielli ad ottenere il vescovado della città; agevola Taddeo da Cagli a Mazziero e nel Montefeltro il vescovo di Urbino Claro Peruzzi. Sono infestati i suoi possedimenti dagli avversari fin sulle porte di Rimini.

1376
Gen.Romagna

Rafforza il presidio di Cesena. Giovanni Acuto gli affida in custodia Gherardo de Puy, abate di Montmajeur, fino al  saldo delle spettanze della compagnia (130000 ducati)  di quest’ ultimo.

Mar.Romagna

Ottiene Santarcangelo di Romagna da Muzolo Balacchi con il consenso dei pontifici. Al Balacchi dà in moglie una figlia naturale.

Mag.MarcheUrbino si ribella ai pontifici. Il suo intervento termina con una sconfitta ad opera di Lucio Lando, di Lucio Sparviero e di Antonio da Montefeltro. Quest’ultimo riesce ad entrare in città. Galeotto Malatesta si porta allora a Cagli, mentre anche i difensori della rocca urbinate sono costretti ad arrendersi in breve tempo agli avversari. Antonio da Montefeltro diviene signore della località.
Lug.Romagna

Convince i cesenati a rimanere fedeli allo stato della Chiesa: i bretoni (al servizio dei pontifici) escono dalla città in cambio di 60000 ducati. Riconquista Santarcangelo di Romagna.

Sett.RomagnaAccoglie in Cesena il cardinale Roberto di Ginevra con tutti gli onori. I bretoni (6000 cavalli e 4000 fanti) sono costretti ad accamparsi fuori le mura cittadine; possono accedere in città per le provviste solo in piccoli gruppi di dieci soldati alla volta. La compagnia non riceve la paga da due mesi.
Ott.Romagna

Esce da Cesena con 1000 cavalli, attraversa il riminese e giunge sul Foglia. I nemici ostacolano il suo passaggio cosicché deve rientrare portando con sé il bestiame razziato ai contadini. D’altra parte la campagna cesenate non è più in grado di assicurare il sostentamento di 10000 uomini. Una colonna di 100 cavalli bretoni si spinge fino a Rimini, un’altra raggiunge il contado di Fano.

Nov.Romagna

Abbandona Cesena in potere dei pontifici e della compagnia dei bretoni. 1500 cavalli bretoni lasciano la città, penetrano nei sobborghi di Rimini, razziano bestiame e fanno prigionieri per riscuoterne le taglie.

1377
Feb.Romagna

I cesenati uccidono in una sommossa 300/400 bretoni; il giorno seguente i soldati escono dalla cittadella in ordine di battaglia. Gli abitanti li affrontano e li costringono a rientrare con ingenti perdite. Interviene Galeotto Malatesta, persuade i cesenati a deporre le armi con la promessa del perdono. I bretoni non rispettano i patti; lo stesso Galeotto, anzi, si associa al saccheggio della città in cui in tre giorni sono uccise 5000 persone. I soldati non risparmiano né l’età, né il sesso. Sono strappati dalle culle i lattanti, schiacciate le loro teste contro i muri; molti uomini sono strangolati, altri trafitti e i loro cadaveri vengono lasciati sulle porte delle abitazioni. Un bretone entra nella cattedrale, uccide i bambini raccolti presso l’altare maggiore ed abbatte con un fendente anche l’immagine di Sant’Antonio. Giovanni Acuto permette agli abitanti superstiti di abbandonare la città da Porta Cervia.  Galeotto Malatesta si mantiene invece neutrale nella situazione, non aiutando né i bretoni e neppure i rivoltosi. Dà invece asilo in Rimini ad un grande numero di cesenati (1000 persone tra uomini e donne).

Apr.La compagnia è liquidata con 60000 fiorini forniti da Galeotto Malatesta; altri 6000 sono consegnati ai bretoni da Guido da Polenta. I soldati lasciano così il territorio al rullo dei tamburi, in colonna per tre. Oltre i 5000 morti per le strade; rimane anche un segno della presenza delle milizie ecclesiastiche in Cesena, vale a dire la  diffusione della lue, il cosiddetto mal francese.
Mag.Romagna

I cesenati  ritengono il Malatesta artefice della strage che si è compiuta nella città, per cui ne acclamano signore Guido da Polenta. Quest’ultimo entra in Cesena con i rinforzi ricevuti da Antonio da Montefeltro, da Astorre Manfredi e da Sinibaldo Ordelaffi.

Lug.RomagnaOspita a Montefiore Conca Luigi di Montjoie e Giovanni di Maléstroit, autori dell’eccidio di Cesena.
……………….Umbria

Galeotto Malatesta è impegnato in Umbria contro i ribelli dello stato della Chiesa;  agevola il passaggio delle truppe pontificie in transito per Sansepolcro. I fiorentini  ed i loro alleati lo costringono ad una tregua.

1378
Feb.Liguria

Si trova a Sarzana con Ottone di Brunswick e Giovanni Acuto allo scopo di seguire i negoziati di pace che devono mettere fine alla guerra.

PrimaveraGubbioFuoriuscitiUmbria

Invia 1380 uomini, tra cavalli e fanti, in soccorso del vescovo di Gubbio in crisi nel domare la rivolta di alcuni centri del contado. A maggio si reca a Roma per rendere omaggio al nuovo papa Urbano VI.

Lug.RomagnaRientra a Rimini.
Ago.Stipula una tregua specifica con Firenze.
Ott.RiminiRavennaRomagna

Esce da Fano; si dirige nei pressi di Cesena con 300 cavalli e 3000 fanti per scacciarne Guido da Polenta; assedia il castello cittadino, fa scavare 4 cunicoli sotto le sue mura,  ne circonda con mangani e bombarde, irrompe nella città. Negli stessi giorni fa uccidere dal sicario Santolino da Faenza  la nipote Costanza, unica figlia di Galeotto Malatesta Ungaro, vedova del marchese Ugo d’Este ed amante del capitano tedesco Ormanno di guardia a Rimini. La motivazione ufficiale del duplice omicidio  è che Galeotto Malatesta abbia considerato scandaloso, secondo i suoi criteri, il modo di vivere della nipote.  E’ stato invece ipotizzato che il vero movente della eliminazione di entrambi gli amanti, sia stato il desiderio del signore di Rimini di mettere le mani sul cospicuo patrimonio della nipote, in un momento di forte carestia che ha colpito lo stato.

Nov.RomagnaOccupa Bertinoro e ne assedia la rocca.
Dic.Romagna

Ottiene il castello di Bertinoro con l’esborso di 3000 ducati; è chiamato ora a Cesena dagli abitanti e ne viene acclamato signore. Governatore della città è Venturino Benzoni per conto dei pontifici. Vi entra a difesa degli interessi dello stato della Chiesa alla testa di 300 cavalli allo scopo di impedire ogni eventuale tentativo di riconquista da parte di Guido da Polenta.

1379
Gen.Romagna

Gli si arrende anche la rocca cittadina. Richiama i fuoriusciti nella città; vi fa venire dal riminese notevoli quantità di frumento a prezzi calmierati al fine di approvvigionare gli abitanti. Il papa lo nomina rettore della Romagna e gli concede Bertinoro in vicariato. Segue una riconciliazione  con il Montefeltro. Con Branca Brancaleoni sostiene la causa del papa Urbano VI ai danni dei fautori dell’antipapa Clemente VII.

Feb.Veneto

Viene nominato conservatore della pace per impedire un conflitto nel veronese che vede di fronte i i suoi pupilli della Scala da un lato e Bernabò Visconti dall’altro.

Apr.UmbriaE’ chiamato con il comune di Perugia a fare da arbitro in una contesa che oppone Branchino Brancaleoni ed i della Faggiuola per il dominio di Mercatello sul Metauro.
Mag.RiminiFaenza RavennaRomagnaAppoggia Giovanni Acuto messo in difficoltà dagli attacchi portati  da Astorre Manfredi e da Guido da Polenta.
Giu.RiminiComp. venturaEmilia

Con estensi, bolognesi e fiorentini (1100 lance) si contrappone alla Compagnia della Stella di Astorre Manfredi (600 lance); provvede a deviare le incursioni dei venturieri su Genova

……………….Umbria

E’ chiamato come paciere in una vertenza che oppone  il signore di Urbania (Castel Djurante) Branchino Brancaleoni con il comune di Città di Castello.

1380
Giu.ChiesaMarche e Lazio

E’ scelto da Urbano VI come vicario generale della Santa Sede e rettore della Romagna. Accoglie in Fano Carlo di Durazzo, Alberico da Barbiano e Guglielmo Ferrebach volti alla conquista del regno di Napoli ove la regina Giovanna d’Angiò favorisce invece la causa dell’antipapa. Galeotto Malatesta scorta a Roma il pretendente Carlo di Durazzo.

AutunnoMarche

Conclude una tregua con Antonio da Montefeltro su pressione degli emissari perugini; gli sono riconosciuti alcune terre nel Montefeltro, nella Massa Trabaria e nel contado di Cagli; al suo emulo vanno, invece, altri siti posti nei distretti di Cesena, di Santarcangelo di Romagna e di Fano.

1381
Mag.Umbria

Stipula con il comune di Perugia un trattato di cinque anni di mutua difesa: i contraenti  si impegnano all’ invio reciproco di 50 lance in caso di aggressione da parte di terzi.

Ago.RomagnaOspita a Rimini Carlo di Durazzo.
Nov. dic.RiminiUrbinoUmbriaDifende il vescovo di Gubbio, allontanato dalla sua sede dai fautori dei Montefeltro.
1382
……………….RiminiRavennaRomagna

Guido da Polenta rinnova il conflitto con i Malatesta cui toglie  Cesenatico: il signore di Ravenna ha acquistato la località dall’antipapa per 6000 fiorini. Il papa Urbano VI, da parte sua, promette a Galeotto Malatesta il vicariato su tutte le terre  che fosse riuscito a strappare al signore di Ravenna.

Giu.RiminiUrbinoMarche

Si reitera la contesa con Antonio da Montefeltro: il contrasto è sedato prontamente con l’interposizione dei perugini. Deve accettare una penale di 20000 ducati a suo carico nel caso in cui sia egli a violare i patti sottoscritti. L’intesa è suggellata dalla promessa di un parentado reciproco.

Lug.ChiesaAntipapaRomagna

Fa rafforzare le difese di Cesena a causa del passaggio in Romagna delle truppe di Luigi d’Angiò dirette nel regno di Napoli contro Carlo di Durazzo. Non concede loro vettovaglie, né permette loro di entrare nelle località sottoposte al suo controllo: ordina, anzi, di condurre entro le mura cittadine tutto il bestiame, il foraggio e quant’altro possa agevolare dal punto di vista logistico il transito dei francesi.

Ago.Romagna

I francesi devastano Bellaria ed assalgono San Giovanni in Marignano. Alla difesa di Rimini si pone la Compagnia di San Giorgio di Alberico da Barbiano

Sett.Marche

Conquista Senigallia. Viene sollecitato dal papa Urbano VI a scacciare da Montenovo (Ostra Vetere), da Corinaldo e da Mondolfo l’angioino Niccolò Spinelli, bandito dal pontefice in quanto fautore dell’antipapa. Si impadronisce del castello di Corinaldo mentre gli resistono Montenovo e Mondolfo, protetti dai Montefeltro.

Ott.Marche

Invia 50 lance, 50 fanti e 50 guastatori in soccorso degli anconetani, intenti ad assediare la rocca cittadina in cui si sono rinserrati i fautori degli angioini.

………..EmiliaFirma la pace con gli angioini su mediazione del marchese d’Este. Si reca a Ferrara.
1383
Mar.RiminiRavennaRomagna

Attacca i da Polenta:  il pretesto è l’assistenza fornita in Romagna alle truppe di Luigi d’Angiò nella loro avanzata verso il regno di Napoli.

Ago.RomagnaIl papa sollecita il suo intervento ai danni dello scomunicato Guido da Polenta.
Nov.Romagna

Con l’aiuto di Lucio Lando si impossessa di Polenta: come altre volte, si è ricorso allo scavo di gallerie sotterranee sotto le mura, per puntellarle prima e farle poi saltare in aria nel momento ritenuto opportuno. Occupa Coglianello e Bastia; ottiene Cervia per trattato e ne ottiene formalmente il vicariato.

1384
……………..ToscanaInterviene in Sansepolcro per sedare le contese sorte in tale centro tra i fautori dei Graziani e quelli dei Bernardini.
Giu.RomagnaA Cesena.
Ago.Romagna

Si attenda alla bastia di Alfiano, chiamata Schivanoia, e si porta sotto Ravenna per otto giorni; fa distruggere vigneti, alberi e case. Cerca di irrompere di notte nella località: il tentativo è respinto. I suoi uomini che sono fatti prigionieri dopo averne scalate le mura, vengono impiccati.

Sett. ott.RiminiUrbinoRomagnaSi allea con i signori di Faenza (Astorre Manfredi), Forlì (Sinibaldo Ordelaffi) ed Imola (Bertrando Alidosi). Riprende nel contempo il conflitto con Antonio da Montefeltro dopo la sua occupazione di Cervia.
Nov.Grazie al conte di Virtù, il signore di Milano  Gian Galeazzo Visconti, sottoscrive l’ennesima pace solenne con Antonio da Montefeltro.
Dic.RomagnaViene considerato dai fiorentini loro aderente.
1385
Gen.Romagna

Si ammala a Rocca delle Caminate. A fine mese muore a Cesena nel palazzo della Murata fatto costruire dal cardinale Albornoz. La sua salma è trasportata a Rimini con una scorta di 20 cavalli parati di nero ed uno di scarlatto, tra bandiere, elmi e targhe. La bara, che è coperta da un drappo d’oro, avanza sotto un grandioso baldacchino di velluto; sopra di essa la spada del defunto. E’ sepolto nella chiesa di San Francesco con altri membri della sua famiglia come il fratello Malatesta Malatesta Guastafamiglia, il padre Pandolfo, il cugino Ferrandino ed il nipote Galeotto Malatesta Ungaro. La tomba è fregiata da un’epigrafe, opera di Jacopo Allegretti, oggi perduta, il cui testo è stato ripreso da più manoscritti. Analoghe esequie hanno corso a Fano, anche qui nella chiesa di San Francesco dei padri conventuali. Viene ricordato in una novella da Franco Sacchetti. Sono intitolate a suo nome vie a Rimini ed a Ascoli Piceno.

 CITAZIONI

-“Raccolse nelle sue mani, per la morte dei nipoti, tutta la potenza di casa Malatesta in Romagna e nelle Marche, e ad opera di lui Cesena tornò alla sua casa. Quand’egli morì, si può dire che la sua autorità si stendesse da Cesena sino ad Ascoli e a Fermo: la più grande delle signorie italiane dopo quella dei Visconti.” FRANCESCHINI

-“Il più famoso uomo in Italia…Cavaliere di grande ardire, e maestro di guerra.” VILLANI

-“Fu in Romagna nella città di Arimino un volente signore e barone, il quale ebbe nome messer Galeotto Malatesta: questi fu il più valente cavaliere ch’avesse Romagna già gran tempo, e il più savio e il più prudente, e sempre tenne ricca e magnanima vita e seppe mantenere lo Stato suo.” SACCHETTI

-“Egli era gran maestro di guerra.” MURATORI

“Uomo singolare e peritissimo nel mestiere dell’arme.” L. ARETINO

-“Fu questo signore valoroso Capitano.” ALBERTI

-“Semper fuit sapiens, probus et in omnibus gloriosus; suo fratri in omnibus similatur.” BATTAGLI

-“Omo molto savio e pratico d’arme.” D. DI NERI

-“Homo savio di guerra.” PELLINI

-“(Avanzò) di forza di corpo, di valor d’animo e di felicità di guerra gli huomini del suo tempo.” SANSOVINO

-“Nelle cose militari di molta esperienza.” TARCAGNOTA

-“Generale di qualche capacità.” PIGNOTTI

-Con Malatesta Malatesta Guastafamiglia “Fratelli, ambidue valenti in guerra.” BOSI

-“Nostro franco capitano.” ANONIMO FIORENTINO

“-Uomo savio di guerra più che fusse in Italia.” MONUMENTA PISANA

-“Uomo di grande coraggio e di tempra eccezionale.” ZAMA

-“Non era un malvagio: c’è in lui un misto di crudeltà e di gentilezza, di ferocia e di bontà: nella sua vita si possono indifferentemente ricordare atti cavallereschi e tradimenti ignobili; episodi di avarizia e di grettezza e geniali attitudini e amore per le lettere, ambizione di potenza politica e umiltà religiosa.” NISSIM ROSSI

-“Provetto capitano.” VANCINI

-“Principe, del quale a que’ giorni non meno della prodezza ammiravasi la magnificenza.” DE STEFANI

-“Maestro di guerra.” TALLEONI

-“Virum eximium, ac peritissimum rei militaris.” SANT’ANTONINO

-“Cavaliero digno..Era stato valente in arme, sano in consiglio, pocho parladore, vanno e assae tenea l’ira e non tosto la lassava, homo assae paçiente in fadighe e perigoli, costumado de le vivande e nel mangare cioé vivande comune, e assae comendabile in ogne costume de signorre verile.” G. DI M. PEDRINO

-“Scion of a powerful family of the March of Ancona, and heir to a distinguished tradition of military prowess.” STONOR SAUNDERS

-“Personaggio d’immortale memoria per le molte di lui segnalate azioni.” P. BONOLI

-“Uno dei più illustri capitani che allora avesse l’Italia.” PASOLINI

-“Resse il Malatesta con saggezza i suoi domini, e fu compianto amaramente da tutti coloro che seguivano le sue parti. Tenne sempre in freno i ghibellini, e fece diroccare presso Cesena, nella villa di Vinciglie, il castello Pisciatello, presso il Rubicone, dove si radunavano a segrete congreghe i nemici della fazione guelfa.” ZAZZERI

-“Belli artibus peritissimus fuit..Rerum bellicarum peritissimum ducum.” BUONINCONTRI

-“Fu guerriero molto estimato.” PARTI

-“Capitano di gran nome.” ANTINORI

-Con Pandolfo Malatesta “Principi di ogni vertù ornatissimi.” FANTAGUZZI

-Nel regno di Napoli “Fovi misser Galiotto/ ch’era gran caporale/ con plu de mille barbute/ de gente naturale/…/ Quattrocento barbute/ li dé per soa famellia;/ Sopra li malantrini/ lo dì et la notte vellia./ Tanti ne fece impennere/ che fo una maravellia.” B. DI RANALLO

-Accoglie Carlo di Durazzo a Fano “Missere Galiotto molto onore li fene,/ De mintri, che per la Romagna passone;/ Vene con esso, e feli compagnia/ De sì a Roma mai non lo lassone.” A. DI BUCCIO

-Al servizio di Firenze “…capitan di nuovo/ Pe’ Fiorentini messer Galeotto/ De’ Malatesta, di cui dico, e pruovo,/ ch’egli è di guerra sperto, savio, e dotto,/ E’ n ogni parte, secondoch’i’ truovo,/ Mostrato ha più ardir, che Lancillotto.” PUCCI

-“Galeotto was a venerable old captain who had distinguished himself in papal service.” CAFERRO

-“Uno dei grandi capitani del tempo, esperto uomo di guerra.” SCARDIGLI

-“Come capitano di genti d’arme aveva conosciuto fasi altalenanti, pur acquisendo una certa notorietà, forse anche per la scarsa affezione che riusciva ad ispirare nelle truppe, che in più occasioni disertarono in blocco abbandonandolo al suo destino.”  SPADA

-“Egli ebbe in Romagna nella città di Rimino uno valente signore e barone, il quale ebbe nome messer Galeotto Malatesta, il quale fu il più valente cavaliere che avesse Romagna già buon tempo, e ‘l più savio e ‘l più prudente, e sempre tenne ricca e magnanima vita, e seppe ben mantenere lo stato suo.” Da “Il pecorone” di Giovanni Fiorentino, riportato da TURCHINI

-“Con Galeotto la “cultura”, da elemento meramente accessorio, divenne funzionale alla pratica di governo.” TURCHINI

-“Huomo savio di guerra più che fussi in Italia.” ARROSTI

-“Condottiero di valore e apprezzato dai soldati.” TABORCHI

-“Galeotto fu sempre sapiente, probo, ed in tuti i casi glorioso e simile in tutto al fratello.” M. Battagli (La Marcha), riportato da TABANELLI

-“Fu uno dei personaggi più completi, più rappresentativi e più celebri di tutti i componenti la famiglia dei Malatesta.” TABANELLI

-Confronto con il fratello Malatesta “Tra i due Galeotto si impose come professionista delle armi e uomo di guerra, combattendo con successo nel 1348 nella Marca, poi nel 1350 come vicario di Luigi di Taranto in Abruzzo e come capitano generale del Regno di Sicilia sotto Giovanna I, infine ottenendo nel 1364, come comandante delle milizie fiorentine, una vittoria sui Pisani e su Giovanni Acuto.” CARDINALI

-“La tomba fu fregiata da un’epigrafe composta da Giacomo Allegretti, oggi perduta, il cui testo, però, è stato tramandato da più manoscritti. Il Malatesta destinò l’incommensurabile eredità politica e territoriale, faticosamente accumulata nel corso della lunga esistenza, ai quattro figli maschi, Carlo, Pandolfo, Andrea detto Malatesta e Galeotto Novello detto Belfiore, nato, con le sorelle Margherita, Gentile, e Rengarda, dalla seconda moglie Gentile da Varano, figlia di Rodolfo, signore di Camerino. Il matrimonio, contratto nel 1367 dal Malatesta ultrasessantenne, rappresentò pertanto, un tassello fondamentale per la storia del ramo riminese del casato, assicurando la discendenza legittima indispensabile al passaggio di consegna.” FALCIONI

-Epitaffio sulla tomba di Galeotto Malatesta riportato dal CLEMENTINI “Il magnanimo Galeotto, inclito per nobili imprese, saldo presidio della Chiesa, insigne eroe in pace e in guerra, supremo onore della milizia e gloria del mondo, è racchiuso in questo sasso, unica salvezza dell’Itala gente, padre dei miseri che l’età nostra non vide eguale. Quanto ahimé ha perduto la stirpe Malatesta, che piange questo nostro comune padre!

-“La figura di Galeotto.. entra nella galleria dei ritratti grondanti di sangue della dinastia riminese… Vissuto dapprima all’ombra di Guastafamiglia aveva saputo attendere il momento di un’indiscussa affermazione personale attraverso la quale poterono emergere tanto  le sue qualità militari quanto le strategie diplomatiche di cui disponeva.” MORESSA

-“E’ una personalità tra le più celebri e tra le migliori del suo casato. Egli ha segnato l’apogeo della potenza malatestiana.” POLVERARI

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