GIOVANNI ACUTO/JOHN HAWKWOOD

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Giovanni Acuto
Affresco di Giovanni Acuto (John Hawkwood) nel Duomo di Firenze. Monumento ecuestre a John Hawkwood (Giovanni Acuto), dettaglio. Autore: Paolo Uccello. Fonte: https://commons.wikimedia.org

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GIOVANNI ACUTO/JOHN HAWKWOOD

Alcuni cronisti fiorentini lo chiamano anche Giovanni della Guglia confondendolo con un altro condottiero combattente pure esso nella guerra dei Cent’Anni, Jean de l’Aiguille.

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(Giovanni Haucoud, Haucinod, Haucwod, Haukudt, Haukebbode, Aucut, Haukewode, de Hauckwode, de Haukwode). Alcuni cronisti fiorentini lo chiamano anche Giovanni della Guglia confondendolo con un altro condottiero combattente pure esso nella guerra dei Cent’Anni, Jean de l’Aiguille. Di Hedingham Sible, presso Colchester, nella contea di Essex. Figlio minore di un conciapelli benestante. Signore di Castrocaro Terme, Bagnacavallo, Cotignola, Conselice, Bertinoro, Faenza, Massa Lombarda, Sant’Arcangelo di Romagna, di metà Gazzuolo sul fiume Oglio (residenza della moglie Donnina), di Montecchio Vesponi, Migliarina, Badia a Ruoti e di Caraglio in Piemonte. Risulta anche proprietario, per qualche tempo, della grande abbazia di Sant’Alberto, in val di Nizza presso Pavia. Suocero di Corrado Prospero; genero di Bernabò Visconti di cui sposa una figlia naturale, come Lucio Lando e Bernardo della Sala; cognato di Carlo Visconti. Baronetto.

1323 – 1394 (marzo)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1340InghilterraFranciaArciereFrancia

Muore il padre Gilbert che gli lascia in eredità 25 sterline sotto forma di beni mobili (frumento, avena, un letto). Si reca a Londra e lavora per qualche tempo come apprendista presso un sarto. Presto lascia l’Inghilterra per militare come arciere al servizio del re Edoardo III.  Apprende il mestiere delle armi da uno zio.

1343InghilterraFrancia FranciaCombatte in Bretagna nella guerra dei Cent’Anni agli ordini del conte di Northampton William Bohun (o  del conte di Oxford John de Vere, secondo le fonti).
1346     
Ago.InghilterraFrancia FranciaPrende parte alla battaglia di Crécy nella Francia settentrionale.
1348-1356InghilterraFrancia Francia

Nel periodo attira l’attenzione del Principe Nero, Edoardo principe di Galles, che lo prende sotto la sua protezione. Viene probabilmente armato cavaliere dallo stesso re d’Inghilterra a seguito della  battaglia di Poitiers (settembre 1356). Gli è dato il comando di 250 arcieri.

1359Comp. ventura  Francia

Durante una tregua tra i regni di Francia e di Inghilterra desola la Guascogna ove si impadronisce di un grosso bottino. Prende d’assalto Pau, scorre nel Béarn, rapina il clero e lascia in pace i laici.

 

1360     
…………..InghilterraFrancia Francia 
Ott.Comp. ventura  Francia

Dopo il trattato di Bretigny costituisce con altri condottieri  la Grande Compagnia. I venturieri si uniscono nel Champagne; conquistano il castello di Jonville, si ritirano in Borgogna. la compagnia è forte di 12000 uomini, di cui 3000/4000 veterani. Giovanni Acuto lascia Pau e si unisce anche con Bernardo della Sala. Si impossessa di 60000 franchi di bottino; la sua parte viene riconosciuta (dicembre) in un sesto.

Dic.   FranciaScende la valle della Saone e quella del Rodano con Bernardo della Sala, Robert Briquet, Esprit, John Creswell,  Naudon de Bageran,  Lamit,  Bataillé, Esparre   ed altri venturieri inglesi, tedeschi e guasconi (Richard Musard ed Alberto Sterz). Con Séguin de Badefol dà alle fiamme e mette a sacco Chusclan, conquista il villaggio di Codolet. A metà mese, agli ordini di Walter Lesley, a seguito di una marcia notturna prende d’assalto Pont-Saint-Esprit, a 25 miglia da Avignone. Gli abitanti, fatti prigionieri, vengono rilasciati dietro il pagamento di una taglia di 6000 fiorini.
1361     
Gen. mar.Comp. venturaChiesaMarescialloFrancia

Assedia il pontefice Innocenzo VI in Avignone;  compie nel medesimo tempo numerose scorrerie  nel territorio compreso  tra Avignone, Lione, Tarascona e Perpignano. A gennaio è organizzata una crociata ai danni dei venturieri. A febbraio il papa invia una lettera a 3 capitani della Grande Compagnia (il maresciallo Giovanni Acuto, ricordato come Johann Scakaik,;  Richard Musard e lo scozzese Walter Lesley, conte di Ross). A marzo i venturieri si ritirano dietro la consegna di 100000 fiorini, di cui 30000 versati dai pontifici ed il resto dal marchese del Monferrato per avere la compagnia al suo soldo contro i Visconti. (10000 fiorini è la quota  di pertinenza dell’Acuto). Il condottiero decide di spostarsi in Italia per contrastare il signore di Milano Bernabò Visconti al servizio del marchese Giovanni di Monferrato.

Apr. nov.MonferratoMilano         Conte di Savoia Francia e PiemonteDurante la loro marcia i mercenari devastano il territorio di Rodez; rientrano poi a Pont-Saint-Esprit per acquisire nuovi rinforzi. Decidono infine di muoversi; superano le Alpi Marittime, toccano Nizza e la valle Vermenagna. Sono saccheggiati i borghi di Marsiglia perché gli abitanti si sono rifiutati di fornire vettovaglie ai soldati. A maggio vi è l’arrivo in Piemonte. La compagnia è comandata da Alberto Sterz; in essa sono presenti 17 caporali, la maggior parte di origine inglese (tra essi si segnalano Roberto Canolles,  Andrea di Belmonte e Guglielmo Bosone).  L’organico della compagnia è composto da 5500 cavalli e da 2000 fanti. I venturieri  attaccano con i monferrini Savigliano; respinti, dilagano nel Canavese; si impadroniscono di Rivarolo Canavese dopo averne scalate le mura. La località è messa a sacco; lo Sterz e l’Acuto puntano su Ivrea, catturano il vescovo della città Pierre de la Chambre e ne ottengono un ricco riscatto. Da qui rientrano alla loro base di Rivarolo Canavese. La compagnia  staziona nelle terre del conte di Savoia Amedeo VI quasi un anno. Il contratto con il marchese di Monferrato è stipulato a Rivarolo Canavese, a fine novembre, ed è previsto un periodo di ferma fino al luglio dell’anno seguente.
1362     
Apr.InghilterraFrancia Francia Piemonte

Secondo il Froissart a marzo Giovanni Acuto lascia la Compagnia Bianca per rientrare in Francia e, ad aprile, prendere parte alla battaglia di Brignais contro i francesi comandati da Giacomo di Borbone, conte de la Marche. Gli inglesi sono superiori di numero rispetto agli avversari; riescono a nascondere la reale entità delle loro forze alle spie nemiche ed occupano le migliori posizioni del campo. I francesi tentano un assalto alle linee avversarie ma sono respinti; si ritirano in disordine sotto il lancio di un grande numero di pietre gettate loro contro con vigore e precisione; nello stesso tempo sono assaliti sul fianco dalla fanteria inglese armata di lunghe lance (sei piedi). Il Borbone, ferito in modo grave, si rifugia a Lione dove muore pochi giorni dopo per le ferite riportate nel combattimento. Di seguito, sembra che l’Acuto abbia lasciato la Piccardia, attraversato il lionese, risalito il Rodano per ricollegarsi con la “Compagnia Bianca” dopo avere vinto la resistenza delle milizie sabaude comandate da Richard Musard. Secondo il Caferro è più probabile che il cronista transalpino abbia preso un abbaglio e che l’Acuto, per tutto il periodo, sia rimasto in Piemonte a saccheggiare il territorio di Tortona.

Nov.MonferratoConte  Savoia Piemonte

Lascia Rivarolo Canavese. Con Alberto Sterz, Roberto Canolles ed il de la Neuf; sorprende a Lanzo Torinese il conte Amedeo di Savoia: alla cattura di quest’ultimo seguono le trattative per il riscatto dei prigionieri e la restituzione delle località sabaude nelle mani dei venturieri. Alla loro conclusione  vengono loro  consegnati  180000 fiorini.

Dic.MonferratoMilano Piemonte

Depreda l’alessandrino, il tortonese e il novarese; occupa Castelnuovo Scrivia e Romagnano Sesia. E’ infine costretto da Luchino dal Verme ad abbandonare il Piemonte.

1363     
Apr.MilanoMonferrato PiemontePrende parte alla battaglia del ponte Canturino nella quale resta ucciso il conte Lando.
Giu.PisaFirenze ToscanaI veneziani tentano di assoldare 300 inglesi da inviare a Candia per domarvi una rivolta locale. Le trattative si concludono nel febbraio dell’anno seguente con la partenza di 110 cavalli inglesi. Dopo l’occupazione del castello di Pietrabuona da parte pisana Giovanni Acuto impedisce ai superstiti di riparare a Pescia; li insegue sino a Serravalle Pistoiese; depreda la Val di Nievole.
1364     
Gen.   ToscanaGli è concessa dai pisani una guardia personale di 2 connestabili (Simone da Gangalandi e Lodovico di Bernardo da Mocciano) e da 38 fanti. Alla sua compagnia vengono riconosciuti 10000/15000 fiorini mese. Tesoriere sua compagnia è William Turton (Toreton).
Feb.   Toscana

Esce dal pisano con 1000 cavalli e 2000 fanti ed entra in Val di Nievole. Cerca di sorprendere Montale, attraversa il pistoiese e si accampa non lontano dalle mura del capoluogo. Da qui infesta il contado fiorentino con depredazioni ed incendi. I pistoiesi, timorosi di un suo possibile attacco, assoldano molti armati; mettono, tra l’altro, una campana su ciascuna delle 4 porte cittadine per poter chiedere soccorso in modo rapido. Nominano, infine, come loro capitano di guerra Bartolomeo Lazzari. Giovanni Acuto ritorna a Pisa dopo avere subito alcune perdite a causa anche delle cattive condizioni atmosferiche (neve e ghiaccio). La paga della sua compagnia viene elevata a 25000 fiorini al mese.

Mar.   ToscanaA metà mese si collega con i pisani anche Anichino di Baumgarten.
Apr. mag.   Toscana

Si porta con Anichino di Baumgarten in Val di Nievole al comando di 6500 cavalli fra inglesi e tedeschi e di 1000 pisani. Si separa dal Baumgarten e, per la Val di Marina, giunge in Mugello; effettua alcune scorrerie tra Laterina e Barberino di Mugello (cattura  di 100 cittadini e razzia di molto bestiame). Colloca il suo campo tra Scarperia e Borgo San Lorenzo. Gli viene contro Pandolfo Malatesta (1200 cavalli). Giovanni Acuto contrasta i nemici con piccoli contingenti di truppe che, da parte loro, continuano a condurre le loro incursioni nelle terre vicine. A seguito di una scaramuccia vinta dai fiorentini, l’Acuto decide di cambiare itinerario. Elude nottetempo la sorveglianza del  Malatesta e lascia  il Mugello per la valle del Bisenzio. Punta su Prato, ove già si trova Anichino di Baumgarten; fa dare  alle fiamme i villaggi che trova sulla sua strada, anche quelli risparmiati dal suo collega tedesco. Entra in Pescia; assedia  il castello di Petraia e devasta i contadi di Montughi e di Fiesole. Ai primi di maggio si muove dal versante di Montemorello, punta verso il castello di Vincigliata e lo fa incendiare (sul posto ora   vi sorge la villa “I Tatti”, già dimora di Bernardo Berenson ed acquistata e ricostruita, a suo tempo, da John Temple-Leader). I pisani ritornano sotto Firenze il giorno seguente; varcano  l’Arno devastando i borghi di Legnaia, Verzaia ed Arcetri. Si accampano   davanti alla porta di San Frediano. Tentano invano di abbatterla: respinti, si ritirano.

Mag.  Capitano g.le 800 cavalliToscana

Non si associa ad Alberto Sterz ed a Anichino di Baumgarten quando  costoro, corrotti dai fiorentini tramite l’invio di alcuni fiaschi di vino pieni di monete d’oro, abbandonano gli stipendi dei pisani. Informa le autorità delle loro intenzioni di entrare nella città per poterla mettere a sacco. Viene eletto capitano generale. La maggior parte dei soldati a sua disposizione sono tedeschi ed italiani. Si trovano al suo fianco  i capitani inglesi, Guglielmo Cogno, Robert Astor, William Thornton, Robin Castel, Thomas Berton e William William.

Lug.   Toscana

Staziona a San Savino con  4000 cavalli, 6000 fanti e 500 balestrieri genovesi. Tenta di cogliere di sorpresa i fiorentini accampati a Cascina. Gli avversari, deposte le armi, sono occupati per il gran caldo a fare il bagno nell’Arno o si sono dispersi nei dintorni alla ricerca di cibo. Giovanni Acuto promette ai suoi paga doppia ed altri incentivi. Nella marcia dei suoi, è mezzogiorno, fa in modo che essi abbiano il vento ed il sole alle spalle. Manno Donati e Bonifacio Lupo si accorgono dell’ avanzata dei pisani dalla polvere sollevata dagli uomini dell’Acuto; subito rafforzano con steccati   le strade che portano al campo appostando  sui loro lati fanti e balestrieri. L’Acuto  sottostima  la distanza da San Savino a Cascina, per cui i suoi uomini giungono stanchi di fronte alle trincee nemiche. Viene sorpreso dalle fortificazioni apprestate;  è respinto e sconfitto dal  contrattacco fiorentino portato da Galeotto Malatesta. Riesce a salvarsi a San Savino con buona parte della sua compagnia in quanto si trova alla retroguardia. Nello scontro (fonti pisane) sono uccisi tra i pisani 30 inglesi e 500 pisani, di cui molti muoiono annegati nell’ Arno, specie tra i feriti che si gettano nel fiume per placare la sete ed il bruciore delle ferite; sono catturati 200/300 fanti e 600 popolani; 1000 sono i morti e 2000 prigionieri. Le fonti fiorentine, al riguardo, valori maggiori. I prigionieri sono condotti legati  a Firenze con 42 carri; sono portati in trionfo per le vie cittadine per essere rinchiusi, da ultimo, in carcere.  Verranno successivamente utilizzati per costruire in piazza della Signoria la Loggia dei Pisani.

Ago.Dell’AgnelloPisa Toscana

Rientra a Pisa. Negli stessi giorni i fiorentini vogliono allontanarlo dall’Italia e, tramite gli ambasciatori Doffo Bardi e Simone Simonetti, propongono al papa Urbano V il suo arruolamento allo scopo di combattere i turchi in Asia Minore. Giovanni Acuto sembra, inizialmente, accettare la proposta, salvo a declinare l’offerta in un secondo momento. Un esponente di una delle famiglie più eminenti di Pisa, Giovanni dell’Agnello, si accorda, infatti, con il condottiero. In cambio di 30000 fiorini si garantisce il suo appoggio per portare a termine un colpo di stato. A fine mese Giovanni Acuto si impadronisce nottetempo del palazzo del comune e della piazza. Il dell’Agnello può così rivelare ai suoi concittadini che la Madonna gli ha ordinato di assumere per un anno il potere assoluto con il titolo di doge. Il nuovo signore saprà essere riconoscente con Giovanni Acuto non solo in termini economici, ma anche in termini personali attraverso un solido legame di amicizia con la famiglia. L’Acuto  è così chiamato a fare da tutore al secondogenito del dell’Agnello, Francesco, che prenderà proprio il soprannome di Acuto o di Aukud. Il condottiero resta a Pisa come provvigionato; nella città tiene in permanenza alcuni soldati e quando è libero da impegni professionali spesso vi si reca per riposarsi. Al termine della condotta il dell’Agnello gli versa 700 fiorini e gli riconosce una provvigione: il condottiero con la sua compagnia, rinforzata anche da un contingente pisano, prende la strada della Lombardia.

Nov.MilanoFirenze Toscana Liguria UmbriaMilita agli stipendi di Bernabò Visconti. Si porta nel senese devastandone il territorio. Respinto, passa a Sarzana; è poi a Perugia ed a Todi sempre predando gli abitanti e bruciando case.  A fine mese rientra a Pisa.
Dic.Comp. venturaRimini RomagnaProsegue nella sua vita errabonda. Saccheggia le terre dei Malatesta.
1365     
Gen.   RomagnaAttraversa il riminese.
…………..Comp. venturaL’Aquila AbruzziSi ferma ad Amiterno. Assale L’Aquila.
Giu.Comp. venturaPisa ToscanaRientra nel pisano. Gli è concessa per un anno la provvigione di 600 fiorini.
Lug. ago.Comp. venturaSiena Perugia Umbria Toscana e Liguria

Penetra nel senese e dà alle fiamme il castello di Porrona. Si reca a Siena. Spinto dai pontifici (gli sono consegnati 3000 fiorini da Gomez Albornoz)) irrompe nel perugino. Con Ugo della Zucca, Andrea di Belmonte è attaccato a San Mariano dalla Compagnia della Stella condotta da Anichino di Baumgarten e da Alberto Sterz. Sconfitto, nel corso della battaglia muoiono d’ambo le parti 3000 uomini. I superstiti delle  compagnie dei 3 condottieri si rinchiudono nel locale castello. Il caldo è atroce. Gli assediati sono sprovvisti d’acqua e di vino; sono costretti per dissetarsi a bere il sangue delle cavalcature morte. Dopo 2 giorni di assedio avviene le resa. 1500 tra inglesi ed ungheri (su un totale di 2024 uomini) sono condotti prigionieri a Perugia. 300 sono incarcerati in attesa di ottenere il denaro per il loro riscatto; gli altri sono lasciati liberi senza beni e disarmati. Molti idi costoro sono uccisi dai contadini. Giovanni Acuto riesce a sfuggire alla cattura. Con i superstiti ripara in val di Pogna, gira intorno al lago Trasimeno e ripara nel senese.  Nel giro di pochi giorni organizza la compagnia; riprende le ostilità mettendo a ferro e fuoco il territorio circostante. Viene tallonato dal Baumgarten e dallo Sterz, arruolati negli stessi giorni dai senesi. Sono controllati da vicino i suoi movimenti. Da Siena esce il conservatore della città Isnardo d’Armanno di Rogliano con le milizie cittadine.  L’Acuto è costretto ad ingaggiare una serie di scontri. Messo di nuovo in fuga a Magliano in Toscana, attraversa la Val d’Orcia, raggiunge San Quirico e Sant’Angelo in Colle utilizzando l’antica via Francigena. Si sposta in maremma e risale lungo la costa per ritirarsi (agosto) nel genovese.

Sett.   ToscanaAttraversa la Toscana con 2000 cavalli.
Ott. nov.Comp. venturaFirenze  Siena Toscana e Liguria

Si unisce a Sarzana con la Compagnia di San Giorgio di Ambrogio Visconti. Viene così a costituirsi la più grande compagnia di ventura mai apparsa in Italia, forte di 7000 cavalli. A metà ottobre con Giovanni degli Ubaldini ed il Visconti, costringe i fiorentini  a riconoscergli una taglia di 6000 fiorini in cambio della quale promette di non danneggiare la Toscana per un quadriennio. Il trattato è stipulato nel pisano con l’ambasciatore Doffo Bardi. L’accordo è firmato anche da Thomas Merezal, da Ugolino Ethon e da altri 42 connestabili. Il condottiero irrompe  nel senese da Marmoraia, tocca Santa Colomba, San Galgano, Roccastrada e Buonconvento. Depreda il contado fino a Isola d’Arbia e Villa al Piano (Villa). Tocca Montalcino. Il comune appronta un esercito per affrontarlo, per cui il condottiero prende la strada di Colle di Val d’Elsa e prosegue per Sarzana.

Dic.Comp. venturaTarlati Toscana

Entra in Elci, assale Castagnolo in Val d’Elsa;  i prigionieri sono riscattati con 40 fiorini. Si volge nel cortonese, prende la via di Arezzo.  Molesta le terre dei Tarlati con Niccolò da Montefeltro.

1366     
…………..Comp. venturaTodi Perugia UmbriaDevasta il territorio di Todi e, con l’aiuto della fazione dei raspanti di Perugia, assale la località alla cui difesa si trova il podestà, il fiorentino Antonio degli Abati.
Mar. apr.Comp. venturaSiena Umbria e Toscana

Abbandona Todi e per Perugia e Montepulciano, rientra nel senese con Giovanni d’ Asburgo alla testa di 8000 cavalli e di molti fanti. I senesi fanno alcuni regali ai 2 capitani (vettovaglie con diverse some di confetti, cera, biada, pollame): i venturieri non cedono per cui gli abitanti danno fuoco allo strame per impedire loro di alloggiare nelle campagne. Arriva anche Ambrogio Visconti. Seguono incendi, distruzioni e devastazioni attorno al capoluogo in un raggio di 20 miglia. I senesi si decidono ad affrontare la Compagnia di San Giorgio. I venturieri sono impegnati in diverse scaramucce a Costalpino ed in altri luoghi; si ritirano a San Galgano devastando ed incendiando raccolti ed alberi. Siena si decide a trattare. A fine mese vi è da parte degli uomini di Ambrogio Visconti una ulteriore scorreria a Santa Maria a Pilli, che termina con il sequestro di contadini e cittadini. Alla notizia si scatena l’ira popolare contro i negoziatori della compagnia presenti in città ed i soldati che occasionalmente si trovano in città. Vi sono feriti e morti. I tumulti sono presto sedati. Le  trattative riprendono e si concludono subito. I senesi riconoscono ai venturieri 10500 fiorini (5500 a fine mese ed altri 5500 ai primi di maggio) dietro la promessa di un rapido abbandono del territorio. La compagnia chiede di potere attraversare il senese una volta l’anno per 5 anni con la promessa di non recare danno agli abitanti. Il patto è siglato da William Quarton con il sigillo dell’Acuto (un capriolo con tre conchiglie).

Mag.   Toscana

Da Buonconvento prende la via di Pisa e da qui si reca in Lombardia al soldo di Bernabò Visconti.

Giu. ago.Comp. ventura       ChiesaChiesa                                                     Perugia Marche UmbriaA fine giugno Giovanni Acuto è segnalato nel territorio di Città di Castello con Ambrogio Visconti, Anichino di Baumgarten e Giovanni d’Asburgo. Si congiunge loro anche Niccolò da Montefeltro. Sono effettuate incursioni nei contadi di Gubbio ed Orvieto. Negli ultimi giorni di luglio il condottiero si reca a Perugia al fine di chiedere il rilascio di alcuni ostaggi inglesi ancora detenuti dagli abitanti. Ottiene un rifiuto; gli sono in ogni caso riconosciuti 1053 fiorini. Ad agosto la situazione muta. La fazione dei raspanti, ghibellina, scaccia da Perugia le genti del legato pontificio. Gomez Albornoz assolda Giovanni Acuto e stringe un’alleanza con Assisi, Gualdo Tadino, Nocera Umbra ed Orvieto per rimettere i guelfi nella città. L’Acuto richiede, ed ora ottiene, la liberazione di prigionieri inglese detenuti a Corbara e quella di Branchino Brancaleoni catturato da Ugolino da Montemarte a Castel Durante.
Sett.Comp. ventura  Toscana

Si appresta a penetrare nel senese. Invia un ambasciatore al cardinale Albornoz per assicurargli che non avrebbe recato alcuna offesa alle terre della Chiesa, né a quelle di Firenze, di Pisa, di Siena, di Grosseto, d’Arezzo e di Cortona.

Ott.Comp. venturaChiesa Umbria

Nel mese il papa Urbano V ed il Visconti raggiungono un accordo; Ambrogio Visconti rientra nel milanese e la Compagnia di San Giorgio si scioglie. Giovanni Acuto resta nel contado di Orvieto con una piccola compagnia composta di soli 4 condottieri, 2 inglesi (Ugolino Ethon e Thomas Merezal) e 2 ungheresi (Michele di Salla e Nicola Unghero). Viene assalito e sorpreso  nottetempo a  Casaglia, nelle vicinanze di Orvieto, da Ugolino da  Montemarte. Nello scontro è catturato tra i suoi uomini Ugolino Ethon. A fine mese, tramite Niccolò da Montefeltro, viene raggiunto un accordo tra le parti: Giovanni Acuto si impegna a non molestare per un anno il territorio dello stato della Chiesa e di attraversarlo in forma amichevole (entro il termine di 6 giorni) cavalcando ad almeno 10 miglia il giorno. Ugolino Ethon verrà invece liberato solamente sei mesi dopo. E’ la prima volta che si verifica una tale fattispecie, che una compagnia di venturieri lasci un territorio senza ricavare in contraccambio il pagamento di alcuna  taglia.

Nov.   UmbriaIl cardinale Albornoz lo spinge a muoversi contro Perugia. I perugini accusano il loro capitano generale Alberto Sterz di essere complice del cardinale  ai danni del comune. Il condottiero tedesco è giustiziato. Nel contempo viene liberato dal carcere Andrea di Belmonte, cui viene offerto il posto di Alberto Sterz. L’inglese accetta; rilasciato sulla parola, fugge dalla città e si collega con l’Acuto.
Dic.Comp. venturaGenova LiguriaSi dirige verso la Liguria. Occupa La Spezia ed obbliga i genovesi ad un accordo.
1367     
Gen. feb.Comp. venturaSiena Pisa Toscana

Si trova presso il lago Trasimeno; respinto dai perugini, punta su Arezzo. Si sposta nel senese, a Badia ad Isola ed in altre località, procurando sempre gravi danni nei territori attraversati. Siena, agli inizi, riesce a contenere i guasti rifornendo di vettovaglie la sua compagnia. La dilazione temporale permette al comune di raccogliere nel circondario truppe per affrontarlo. Gli vengono contro  Ugolino da Savignano, Rinieri da Baschi,   Francesco da Santa Fiora ed  Agnolo Vitozzo con i quali  ha numerose scaramucce tra Casole d’Elsa e Montalcinello. Costretto ad allontanarsi, si trasferisce nel pisano; è raggiunto a Bagno a Morbo da Andrea di Belmonte e dal Giorgino. A febbraio ripiega verso Chiusi, sempre tallonato dagli avversari.

Mar.Comp. venturaSiena  Perugia Toscana e Umbria

Si ferma ad Ilci ed infesta ancora il senese. Tocca Casole d’Elsa, Radicondoli e Belforte. Sconfigge a Montalcinello Ugolino da Savignano, Rinieri da  Baschi e Francesco da Santa Fiora: tra i senesi sono catturati  150 cavalli con il Savignano, cui è imposto una taglia di 10000 fiorini. Per la strada di Vescovado e di Buonconvento si trasferisce nel perugino; tocca  Piegaro, prosegue per San Mariano, San Biagio della Valle dando alle fiamme case e palazzi ed uccidendo uomini. Dopo 15 giorni di devastazioni giunge a San  Costanzo, attraversa il Tevere sotto Torgiano, entra nel contado di Assisi; si accampa a Bastia Romanesca (Bastia Umbra). A fine mese batte i perugini a Ponte San Giovanni in uno scontro durato tre ore in cui rimangono uccisi d’ambo le parti 1500/1800 uomini. Il capitano avversario, Enrico Paher, decide di affrontare gli uomini della sua compagnia secondo il loro stile; li fa scendere dalle cavalcature, li dispone in 3 schiere, di cui una agli ordini del maestro di campo Flach di Risach. L’Acuto decide di attaccare gli avversari. La colonna che segue Enrico Paher e quella comandata da Niccolò da Buscareto resistono all’assalto, mentre la terza (Flach di Risach ed i senesi) si dà alla fuga senza neanche abbozzare un tentativo di combattimento. Con la vittoria punta su Perugia che viene assediata per 15 giorni. Grazie all’intercessione del cardinale Albornoz viene raggiunto un accordo. Tra gli  avversari sono catturati lo stesso Paher ed il podestà di Perugia Lamberto da Pietramala; i prigionieri sono talmente numerosi che i perugini sono costretti ad accendere prestiti a Venezia ed a Firenze per poterli riscattare. L’Acuto impone ai perugini una taglia di 4000 fiorini, più altri 3500 a titolo di risarcimento per le cavalcature perse nello scontro. I cittadini sono pure obbligati ad indennizzare i mercenari tedeschi al loro servizio con altri 3000 fiorini, sempre a titolo risarcitorio per le loro cavalcature perdute nel combattimento. Subito dopo rientra nel senese per incassare il resto della taglia imposta al comune; riscuote pure i riscatti dei prigionieri, compreso quello di Ugolino da Savignano; impone anche ai senesi di risarcire le cavalcature da lui perdute sia a Montalcinello che a Ponte San Giovanni. La seconda taglia è posta per avere inviato truppe in soccorso dei perugini al fine di contrastarlo. Sempre negli stessi giorni, è contattato da Doffo Bardi, per conto dei fiorentini, che gli propone una condotta di 150/200 lance per impedire ogni tipo di scorreria  alle truppe dell’imperatore Carlo di Boemia in transito per le loro terre. Si impegna con i pontifici a non danneggiare né il Patrimonio né il fiorentino.

Apr.Comp. venturaChiesa Toscana

Si accampa  con Ambrogio Visconti tra Fossombrone ed Urbino. Vengono loro contro 2000 cavalli condotti da Gomez Garcia e da Malatesta Ungaro. Si separa da Ambrogio Visconti e rientra in Val di Chiana per dividere le prede e medicare i feriti. I senesi gli consegnano 3000 fiorini. Negli stessi giorni il cardinale Albornoz fa liberare i prigionieri inglesi di Casaglia trattenuti in carcere ad Orvieto. L’Acuto si dirige, quindi, verso Pisa. Doffo Bardi dona ai venturieri 500 fiorini affinché non devastino il fiorentino nel loro passaggio. A Pisa.

Mag.   Toscana

Alla testa di 1000 cavalli si reca con Giovanni dell’ Agnello a  Porto Pisano per accogliere il papa Urbano V che sta giungendo da  Avignone. Il pontefice, alla vista di tanti armati sulla spiaggia, preso da timore decide di sbarcare a Corneto (Tarquinia).

Sett.   Toscana

Giovanni Acuto alloggia a Pisa all’albergo di Martino preso i Camperonesi. Nello stesso ostello è ospitata anche una figlia dell’ imperatore Carlo di Boemia, giunta nella città con un vescovo ed una scorta di 60 cavalli.

1368     
Mar. apr.MilanoLega Lombardia

Si divide da Ambrogio Visconti e fa ritorno in Lombardia: è raggiunto dagli ambasciatori fiorentini Doffo Bardi e Bono Strada, che gli ricordano il precedente impegno di non molestare la Toscana. Ai primi di aprile cavalca verso Mantova con 40 lance; attacca invano Luzzara; si sposta sotto il capoluogo. Fa smontare i suoi uomini dalle loro cavalcature ed assale Porta Cerese; tra gli inglesi vengono uccisi 6 cavalli, tra cui un suo parente. Si ritira e mette a ferro e fuoco il territorio fino a Borgoforte e Scorzarolo.

Mag.   Lombardia

A Guastalla con il signore di Milano Bernabò Visconti. Sorge nella località una grande rissa,  che vede coinvolti l’uno contro l’altro i soldati tedeschi a quelli italiani. Già in precedenza (3 mesi prima) vi è stato uno scontro simile a Parma domato nell’occasione da Francesco Ordelaffi. Sono ora i tedeschi ad assalire i rivali che, presi di sorpresa, hanno la peggio. In 700 si buttano nel Po per salvarsi. Alla fine si contano 500 cadaveri italiani.  Il Visconti sostituisce la maggior parte delle truppe tedesche con gli inglesi di Giovanni Acuto già presenti in zona. Quando la notizia del massacro giunge a Bergamo, 45 tedeschi del locale presidio sono massacrati a loro volta. L’Acuto cerca inutilmente di prestare soccorso con 1500 cavalli ai difensori della bastia di Borgoforte. L’esercito collegato (20000/40000) è troppo numeroso per cui i difensori (200 cavalli e 1000 fanti) sono costretti alla resa. Anche    Giovanni Acuto si trova in difficoltà, bloccato dalle truppe dell’imperatore Carlo di Boemia, un composito esercito di soldati di varie nazionalità come boemi, croati, polacchi, spagnoli, bretoni, guasconi, provenzali ed italiani. Gli avversari rompono gli argini dell’Adige. L’Acuto, a sua volta, fa tagliare nottetempo dalla sua parte, da scavatori esperti, l’argine dello stesso fiume. Le acque dell’Adige, in questo caso, raggiungono le tende dell’accampamento nemico, inondando tutta la pianura verso Mantova, provocando in tal modo l’annegamento di un centinaio di soldati.

Giu. lug.PerugiaChiesa2000 cavalliLombardia Emilia, Romagna       Toscana

Si reca a Pavia ed a Milano per assistere alle nozze della nipote del Visconti, Valentina, con il figlio terzogenito del re d’Inghilterra Edoardo III, il duca di Clarence Lionel. Il condottiero ha, del resto, un importante ruolo nel seguito del principe a causa anche della sua influenza nella politica estera del monarca inglese.  La cerimonia si svolge a Milano nella basilica di Santa Maria Maggiore. Poco dopo viene licenziato in apparenza dai Visconti; in nove giorni, sotto la guida di Bindo Monaldi,  attraversa il bolognese: nel suo passaggio tocca Panzano,  Corticella, Medicina, Varignana;  ne scorre il contado. Penetra in Romagna ed in Toscana per soccorrere i perugini con 2000 cavalli. Nei pressi di Arezzo è sconfitto in uno scontro notturno dai pontifici capitanati da  Flach di Risach, da Giovanni di Raten e da Simone da Spoleto. Fatto prigioniero, si riscatta in breve tempo e raccoglie nuove truppe.

Ago.   Umbria e Lazio

Si trova a Ponte Nuovo, vicino a Deruta, contatta il Raten ed il Risach e li convince a disertare dal campo pontificio e combattere con lui a favore dei perugini. Si colloca con 4000 uomini sotto la rocca di Viterbo;  leva grida e minacce nei confronti del papa Urbano V. Sta per allestire un palio per le meretrici sotto le mura;  l’ambasciatore del re d’Ungheria lo distoglie da tale proposito.  Si allontana non senza avere dato alle fiamme i vigneti dei dintorni; si incammina verso  Montalto di Castro.

Dic.Comp. venturaFirenze ToscanaA fine mese è segnalato a Monterappoli ed a Montespertoli.
1369     
Gen.   ToscanaA primi del mese tocca l’abbazia di San Settimo; giunge nei pressi di Lastra a Signa; si muove poi su San Donnino e Brozzi; si accampa a Peretola; si dirige con la compagnia verso  Ponte  Rifredi (Rifredo) sulla via Polverosa. Organizza due palii ed incendia molte abitazioni.
Giu.MilanoChiesa400 lanceLazio

E’ inviato nuovamente dal  Visconti in soccorso dei perugini con 400 lance inglesi. Mette a soqquadro il Patrimonio di san Pietro. Assedia Montefiascone dove si è rifugiato il papa, muove contro Viterbo ed occupa Montalto di Castro.

Ago.PerugiaChiesaCapitano di guerraLazio  Umbria

Si accampa a Viterbo ed assedia la città; rientra in Umbria agli stipendi dei perugini. Pretende il capitanato generale al posto di Niccolò da Buscareto.  Devasta il contado di Assisi con Flach di Risach e Giovanni di Raten. Alloggia a Petrignano, in un palazzo dei Baglioni, da dove esegue veloci scorrerie fin sotto le porte di tale centro.

Sett.   Toscana

Tenta di impadronirsi di Castiglion Fiorentino con i 2 capitani tedeschi; si sposta nel territorio di Cortona a causa della resistenza riscontrata.

Ott.Milano  MilanoFerrara                Chiesa Emilia e Umbria

Contrasta gli estensi; rompe gli argini dell’Adige ed impedisce la marcia agli avversari. Rientra nel perugino.

Nov.MilanoFirenze500 lanceToscana

Si collega nuovamente con Giovanni di Raten. Irrompe nel territorio di Volterra e, da qui, si trasferisce nel pisano, a Laiatico; tocca Terricciola ed Alica; scorre in Valdera con 500 uomini d’arme (2000 cavalli). Dalla compagnia si staccano 400 cavalli per depredare il territorio di Cascina. Da Pisa giungono al suo campo alcuni ambasciatori per ricercare il suo aiuto contro i fiorentini. Anche Giovanni Acuto si sposta a Cascina; i suoi uomini ora desolano le campagne della Valdarno fino a San Savino: non fanno prigionieri, ma si appropriano di tutto il possibile.

Dic.   Toscana

Ai primi di dicembre è segnalato a Ripoli. I fiorentini sono fermi a San Miniato con 3000 uomini tra cavalli e fanti, nonché 400 balestrieri capitanati  da Giovanni Malatacca. Gli avversari  scendono da Castel del Bosco verso Pontedera divisi in 3 schiere; dispongono di vettovaglie per 4 giorni. L’Acuto si scontra con il Malatacca  a Cascina sul fosso Armonico o Mercato delle Mosche.  Il capitano nemico è spinto all’azione dal commissario Filippo Cavicciuli. L’Acuto simula la ritirata facendo  intendere di voler varcare  l’Arno; nel contempo mette in agguato le sue migliori truppe con ordine di non muoversi finché non sia passato tutto l’esercito fiorentino. Gli avversari guadano il fiume secondo i suoi piani e si trovano circondati. Il Malatacca è  catturato con molti suoi capitani, tra cui Giovanni Mangiadori; sono fatti prigionieri più di 2000 uomini. Le milizie dell’ Acuto si impossessano della bandiera reale; il vessillo viene inviato a Bernabò Visconti. Con la vittoria cala su Montespertoli e Monterappoli, depreda ancora la Valdarno tra San Giusto, Orticaia e San Marco sino alla Vettola rubando foraggi, razziando bestiame ed abbattendo numerose abitazioni. A causa del freddo sono bruciati moltissimi mobili. Non riesce, tuttavia, a liberare San Miniato dall’ assedio, grazie alla resistenza opposta da Roberto di Battifolle, Bonifacio Lupo e Francesco dei Rondinelli.  A fine mese con Giovanni di Raten e 500 cavalli è in grado solo di farvi entrare un convoglio di vettovaglie, 500 staia di biada ed armi. Al termine della campagna i venturieri si recano a Pisa a rifornirsi di quanto loro necessario in cambio di armi, muli e cavalcature frutto del denaro ricavato dal bottino di Cascina.

1370     
Gen.   Toscana e Liguria

Con la conquista di San Miniato da parte di Giovanni Mangiadori e Roberto di Battifolle lascia Empoli per soccorrere Giovanni da Lugnano assediato nella rocca. Giunto in ritardo, colloca i suoi alloggiamenti a Montespertoli;  devasta i contadi di Poppiano e di Lucignano; si sposta in Val di Pesa e scorre fino a Ponte a Greve: i danni sono valutati in 10000 fiorini, escluse le taglie imposte ad uomini e donne. Si porta a Rifredi ( dove arma 4 cavalieri e fa correre 2 palii), tocca Peretola, Brozzi e San Donnino. Guada l’Arno, raggiunge La Lastra e si sposta in Val di Serchio saccheggiando e dando alle fiamme numerose abitazioni. A fine mese prende la strada di Migliarino, giunge a Motrone ed a Massa; transita per Sarzana e punta verso la Lombardia.

Feb. mar.Comp. venturaChiesa MarcheCon l’aiuto dei Brancaleoni di Castel Durante tenta di rimettere in Urbino i Montefeltro. Alla difesa della città interviene Pandolfo Malatesta al comando delle milizie ecclesiastiche, che a sua volta è supportato dai Brancaleoni di Piobbico e da quelli della Rocca. I Montefeltro sono costretti a rifugiarsi a Perugia.
Apr.   EmiliaIl papa Gregorio XI definisce Giovanni Acuto come “figlio del diavolo”.
Mag. lug.Fuoriusciti Pisa  MilanoPisa Toscana Liguria EmiliaAffianca l’ex-doge di Pisa Giovanni dell’Agnello ed i raspanti ad assalire in Pisa Piero Gambacorta. Con Giovanni di Raten, Andrea di Rod ed il fuoriuscito Ludovico dalla Rocca prende la strada della Val di Serchio. Nel frattempo il gonfaloniere di Firenze Salvestro dei Medici invia a Pisa, a difesa della città, 400 cavalli e 200 balestrieri. L’esercito si accampa a meno di un quarto di miglio dalle mura cittadine, a San Michele degli Scalzi ed a San Jacopo a Orticaia. I pisani rispondono agli attaccanti con alcune scaramucce. Giovanni Acuto sferra il suo attacco a metà mese presso la Porta della Pace, vicino alla chiesa di San Zeno. 80 dei suoi uomini salgono con le scale sulle mura, mentre altri aprono una breccia in una piccola porta murata.  Le guardie si accorgono della presenza degli assalitori; è dato l’allarme con il suono delle campane a martello. la sorpresa è fallita. Gli uomini dell’Acuto sono costretti a calarsi dalle mura. 5 sono i morti tra i viscontei. 2 soldati, fatti prigionieri, vengono sottoposti a tortura per essere alla fine impiccati. Gli altri prigionieri sono costretti a confessare l’ordine ricevuto di mettere a sacco la città e di uccidere uomini e donne, compresi i bambini. Il giorno stesso i prigionieri sono messi su un carro, dopo essere stati attanagliati con un ferro rovente ed impiccati fuori la Porta delle Piagge. I 5 morti in combattimento sono trascinati nudi dal carro che trasporta i prigionieri ed impiccati, infine, anch’essi per i piedi. I pisani festeggiano lo scampato pericolo con una processione generale per la città e con una messa solenne in duomo. L’Acuto attraversa l’Arno, si reca a Parrana San Giusto ed a Livorno. Deruba alcune galee angioine, ferme nel porto, cariche di vino e di vettovaglie. Abbandona la località con il dalla Rocca. Si dirige nella maremma con più di 1000 cavalli e 12000 fanti. Occupa Montescudaio; mette a ferro e fuoco tutto il territorio fino a Volterra. A fine maggio cavalca a Santa Lucia, a sud di Pontedera, e vi razzia tutto il bestiame trovabile in loco. A giugno è segnalato con Giovanni di Raten anche a San Regolo, Casciana Terme, Lari, Crespina. Rientra in maremma. Assale Guardistallo; da qui punta verso le Caldane di Campiglia Marittima e Piombino. Giunge a Collesalvetti. Alla notizia che fiorentini, pisani e lucchesi, agli ordini di Rodolfo da Varano, gli hanno inviato il guanto di sfida e sono giunti ad Empoli, attraversa l’Arno. Gli avversari pervengono a Laiatico ed entrano in Val di Serchio (Montecchio e Calcinaia). L’Acuto decide di ritirarsi prendendo la strada di Motrone e Pietrasanta. E’ costretto a ripiegare a Sarzana. Da qui riparte pper nuove puntate offensive nel piano e nel lucchese. Si dirige, infine, su Parma; irrompe nel bolognese; si accampa a Crespellano da dove partono continue scorrerie sino alle porte di Bologna. Giovanni dell’Agnello, abbandonato dal signore di Milano, morrà in povertà a Genova nel 1387.
1371     
Ago.MilanoLega300 lanceEmilia

Assedia Feltrino Gonzaga in Reggio Emilia con la sua compagnia; fa costruire 2 forti bastie a San Raffaele, ad un solo miglio dalle mura cittadine.  Sconfitto nei pressi dai pontifici, ripara ancora a Parma con la perdita di 200 soldati tra cavalli e fanti ed altrettanti armati catturati dai nemici. Decide di  attaccare il bolognese, pone il suo campo a Crespellano, si sposta a  Zola Predosa al ponte del Reno. Alla notizia della sconfitta patita dai viscontei a Reggio Emilia da parte dei collegati condotti da Manno Donati e da Feltrino Gonzaga, rientra nel reggiano.

Sett. ott.   EmiliaStaziona a Felino ed a Calestano. Ad ottobre sorprende gli avversari a Mirandola. Sono catturati Rosso Ricci e Lucio Lando. Si porta a Guastalla, terra sotto il controllo del marchese di Mantova. I suoi sodati non risparmiano la popolazione con i loro eccessi. Ludovico Gonzaga chiede il risarcimento per i danni subiti. L’Acuto gli risponde che non sa nulla riguardo alle ruberie dei suoi soldati. Interviene a favore del Gonzaga Bernabò Visconti che lo fa avvicinare dal figlio Ambrogio. La sostanza che emerge dal colloquio è che la ferma dell’Acuto è giunta alla scadenza naturale per cui egli si sente libero. A fine mese gli è rinnovata la condotta. Si riconcilia anche con il Gonzaga; il marchese di Mantova non riceve alcun risarcimento  nonostante le  pressioni sull’Acuto da parte  dell’ ambasciatore milanese Filippo da Desio.
1372     
Mag.   EmiliaCon Corrado di Rotestein e Giovanni di Raten invia il guanto di sfida ai nemici.
Giu.   Emilia

Si unisce con Ambrogio Visconti; insieme i 2 condottieri sconfiggono a Rubiera  Francesco da Fogliano, che pure dispone di forze superiori alle loro. Sono catturati 1000 fanti e 700 cavalli. Segue una nuova tregua; l’Acuto non si sposta dal modenese.

Lug.MilanoMonferrato Conte  Savoia Piemonte

Nel modenese, ove è fronteggiato dal marchese di Ferrara Niccolò d’Este. Viene sfidato a battaglia da Bartolomeo Cancellieri: seguono alcuni colloqui per scegliere il terreno dello scontro. In realtà Giovanni Acuto non è interessato alla vicenda, cambia parere in continuazione finché della sfida non se ne parla più. E’ viceversa inviato dal Visconti, con Ambrogio Visconti e 400 lance, in aiuto di Galeazzo Visconti. Assedia Asti; è costruita una bastia allo scopo di ostacolare il flusso dei rifornimenti ai difensori. Le operazioni non proseguono bene; numerose sono le diserzioni, anche di soldati inglesi, a causa del ritardo delle paghe. Dopo la cattura di Jacopo dal Verme a Malemont (?), sfida a battaglia i nemici. Questa è rinviata perché i capitani milanesi non si mettono  d’accordo sulla scelta del terreno. L’Acuto respinge oltre il Tanaro i sabaudi.

Ago.   Piemonte Emilia

Allo scadere della ferma si allontana dal campo maledicendo i ministri del Visconti (Stefano Porro e Cavallino Cavalli) che gli hanno impedito di attaccare il campo di Amedeo di Savoia. Si porta verso Parma e Reggio Emilia. Richiede che la sua condotta sia aumentata di 200 lance e 200 arcieri.

Sett.Comp. venturaMilano Emilia

Cavalca a Reggio Emilia con 300 lance inglesi e 200 arcieri e si accampa a  Castel San Giovanni. Galeazzo Visconti non gli vuole riconoscere i suoi stipendi per il suo servizio sotto Asti e per le  scorrerie effettuate dai suoi uomini. Il Visconti invia il figlio Ambrogio per convincerlo a rimanere allo stipendio dei milanesi alle stesse condizioni. Le trattative falliscono; l’Acuto si dirige allora verso Scandiano dove si trova il campo del nuovo capitano generale pontificio Amerigo del Pomerio.

Ott.ChiesaMilano500 lance  e 500 arcieriEmilia e Lombardia

Si accorda con il legato pontificio, il cardinale Pietro di Bourges, che gli riconosce uno stipendio di 40000 fiorini per una condotta di 500 lance inglesi e di 500 arcieri. Suoi capitani sono ora molti inglesi tra cui Giovanni Breccia, Guglielmo Bosone, Richard Ramsey e Guglielmo Cogno. Il papa scrive pure alla regina di Napoli Giovanna d’Angiò affinché gli sia ripristinata la pensione che a suo tempo gli è stata accordata e più tardi negata. Si congiunge nel reggiano con Amerigo del Pomerio e si sposta nel milanese. Figli e moglie (un’inglese) sono presi in ostaggio dal  Visconti che, senza esito, tramite il suo tesoriere Massolo della Strada, lo contatta promettendo la liberazione dei congiunti. Viene ora considerato dal pontefice alla stregua di “un atleta di Dio ed un fedele cavaliere cristiano”.

Nov.   Emilia e Lombardia

Si trova nel piacentino con  Amerigo del Pomerio, attraversa il Po nei pressi di Pavia. Le  piogge cadute di recente gonfiano il fiume ed impediscono il passo alle truppe del conte di Savoia. L’Acuto può così occupare il territorio che intercorre dalla Trebbia a Borgonovo Val Tidone ed impadronirsi di questo castello. Saccheggi, stupri, incarceramento di 600 difensori, imposizione di taglie ai prigionieri sono le caratteristiche della sua azione. Tale trattamento spaventa le località che si trovano sul suo cammino. Giunge a Voghera, mette a sacco Castelnuovo Scrivia e spinge alla resa tutti i castelli collinari che vanno dallo Scrivia al Crostolo. Occupa Broni dopo un duro scontro e provoca la rivolta dei guelfi locali.

Dic.   Emilia

Viene richiamato nel bolognese dal legato Anglico di Grimoard, ridotto a mal partito da un’azione devastatrice di Ambrogio Visconti. Si ferma nel piacentino.

1373     
Gen.   Emilia

Con Dondaccio da Piacenza continua nella sua tattica, caratterizzata da  furti ed  assassinii, che non trova ostacoli nel piacentino in Corrado Lando ed in Francesco d’Este. Le basi logistiche dei 2 capitani viscontei sono Rocca d’Olgisio, Gropparello, Valconasso e Zena. L’Acuto assedia Bartolomeo di Seccamelica in una bastia nei pressi di Sarmato: costui si arrende dopo avere subito la perdita di 100 uomini; viene derubato del denaro, della mobilia e del bestiame, il cui valore complessivo è stimato in 8000 fiorini. Cacciato nel fondo della torre del suo castello, il Seccamelica, sebbene faccia molto freddo, ne riesce a fuggire attraverso un foro scavato in una volta della fortezza. Finalmente l’Acuto lascia il piacentino con 200 lance e si collega con gli alleati. Depreda Savignano e vince Ambrogio e Giannotto Visconti a Schivardella/Crevalcore che con 1000 uomini d’arme e 300 arcieri  stanno ritornando carichi di bottino a seguito di una scorreria nel bolognese. 1000 sono i prigionieri tra i viscontei (tra i quali Giannotto Visconti); molti affogano nel Panaro per sfuggire alla cattura.

Feb. mar.   Emilia

Saccheggia Bazzano, Zola Predosa, Canetolo, San Giorgio di Piano, Medicina;  libera Bologna dall’assedio. A Piacenza sorgono disordini a favore dei pontifici. L’Acuto rientra in tale territorio. Avanza velocemente su una direttrice a sud, mentre Amedeo di Savoia, altro capitano pontificio, deve compiere un’analoga manovra più a nord. Il conte di Savoia ritarda però all’appuntamento per cui l’Acuto deve ripiegare nel bolognese.

Apr.   Emilia e Lombardia

I pontifici, su pressione del legato, il cardinale Pietro d’Estaing,  organizzano una nuova offensiva. Giovanni Acuto lascia  Ferrara con  Enguerrand de Coucy e Amerigo del Pomerio; varca il Po a Stellata.    Suo obiettivo è ora Brescia. Nello stesso tempo il conte di Savoia da Vimercate si porta a Brivio per toccare l’Adda e puntare su Bergamo.

Mag.   Lombardia

Ha il comando di 600 lance, 700 arcieri, di numerosi fanti e provvigionati. Lo affrontano 1500 lance di tedeschi ed ungheri e 4000 fanti. Sconfitto inizialmente a Montichiari, sulle rive del fiume Chiese, con Amerigo del Pomerio ed Enguerrand de Coucy costringe Jacopo dal Verme a ritirarsi verso Cremona. Batte a Gavardo ed a Montichiari i viscontei facendo prigionieri  Francesco d’Este,  Francesco da Sassuolo e Gabriotto da Canossa con altri 50 uomini d’arme italiani. A tutti  viene imposta una taglia complessiva di 100000 ducati.   Anichino di Baumgarten e Gian Galeazzo Visconti  si danno  alla fuga. Malgrado la vittoria, preferisce non sfruttare il successo a causa delle gravi perdite subite. Preferisce ripiegare su Bologna; passa per  il parmense nell’attesa  che siano saldati i suoi crediti, il vero motivo della sua inattività. Le difficoltà finanziarie continuano per tutta l’estate per cui la sua compagnia si sbanda e si dà al saccheggio del mantovano.

Giu.   EmiliaIl papa riconosce alcuni sussidi a favore di un suo figlio illegittimo (un beneficio ecclesiastico nella chiesa di San Paolo a Londra); gli sono pure concesse alcune proprietà nei pressi di Bologna.
Lug.   EmiliaE’ sollecitato a collegarsi con il conte di Savoia in Lombardia. Non si muove; Amedeo di Savoia si trova isolato nel milanese ed è obbligato a retrocedere verso l’Adda. L’Acuto resta inattivo sempre per il solito motivi: la grave situazione finanziaria della Camera Apostolica. Da Piacenza, infine, tenta una timida sortita verso la Lombardia: viene facilmente respinto.
Ago.   EmiliaIniziano ammutinamenti e diserzioni nelle sue file; seguono nuovi saccheggi nel mantovano da parte degli uomini ai suoi ordini. Si scusa per tali fatti con il marchese di Mantova.
Nov.ChiesaMilano Lombardia  Romagna

Effettua nuove scorrerie nell’Oltrepò Pavese; occupa le terre di Broni, di Stradella, di San Paolo, di Cigognola ed altre del circondario. Si sposta poi nel bergamasco in appoggio ai guelfi locali. Rientra a Cotignola e ne rafforza le opere difensive.

1374     
Gen.  apr.   Emilia e Piemonte

Compie altre incursioni nel parmense e nel piacentino;  conquista Castel San Giovanni; mette a sacco alcune località nei pressi di Borgonovo Val Tidone e Colorno. Sorprende gli avversari gli  avversari nel bolognese e li batte con l’aiuto della popolazione; penetra di nuovo nel pavese e muove in soccorso di Vercelli assediata dai viscontei. Spedisce ad Avignone Giovanni Breccia per sollecitare il pagamento degli emolumenti della sua compagnia. Il pontefice promette sia a lui che a Giovanni Tornaberini alcune terre nelle Marche (il castello di Montefortino all’Acuto e quello di Montalto al Tornaberini). La proposta viene ritenuta insoddisfacente perché non porta denaro nelle casse della compagnia. A fine aprile, dopo avere rifornito con Niccolò d’Este, i castelli del piacentino irrompe nel reggiano. Sosta a Scandiano dove devasta le terre dei da Fogliano alleati al signore di Milano. E’ poi alla volta di Carpi per punire un altro alleato di Bernabò Visconti, Giberto Pio. Il fratello di costui è risparmiato perché in trattative con i pontifici.

Mag.   EmiliaIniziano le trattative di pace. L’Acuto lascia Bologna e si ferma per 40 giorni nel parmense e nel piacentino. I suoi soldati continuano ad  impedire semine e raccolti con i loro saccheggi; ottengono il pagamento di una taglia da parte di Ludovico Gonzaga. I fiorentini contattano in segreto l’Acuto offrendogli denaro in cambio affinché non compia razzie in Toscana. Il papa Gregorio XI lo spinge, invece, a muoversi in tal senso.
Giu.   Lombardia Emilia Romagna Toscana

Il conflitto si chiude temporaneamente  con la stipula di una tregua per un anno. La pace lascia i suoi uomini senza stipendio. Si raccolgono ai suoi ordini molti armati. Da parte sua l’Acuto  è creditore di molto denaro nei confronti dei pontifici. Cavalca tra Suzzara e San Benedetto Po; devasta il mantovano finché non gli è consegnato del denaro dai Gonzaga dopo un incontro a San Felice Panaro con Filippo Guazzalotti. A metà mese lascia Ferrara allo scopo di prepararsi a scorrere in Toscana: lo affiancano Giovanni Breccia, Guglielmo Cogno, Giovanni Tornaberini, Richard Ramsey, nonché altri capitani, tutti inglesi, quali John Clifford, John Foy, John Dent, William Tilly, John Coleman, William Best, David Roche, Nicholas Tansild, Filippo Puer, Thomas Beston, quest’ultimo già facente parte dell’originaria Compagnia Bianca. A costoro si uniscono pure 2 contingenti di soldati non inglesi condotti dal tedesco Niccolò di Froia e dall’italiano Bartolomeo da Gaggio. Nasce così la Compagnia Santa forte di 1500 cavalli, di 500 arcieri e di un imprecisato numero di fatti.  Si accampa nella pianura di Imola, attraversa l’Idice, valica  gli Appennini e raggiunge Fiorenzuola accompagnato da Doffo Bardi e da Giovanni Ducco. Percorre le terre degli Ubaldini che gli fanno da guida. La compagnia procede in 3 file: egli si colloca al centro, mentre ai fianchi si pongono, rispettivamente, Giovanni Tornaberini e Guglielmo Cogno. Si mette in contatto con i ghibellini toscani e con il fuoriuscito lucchese Alderigo Castracani. Irrompe nel Mugello dove hanno luogo le usuali devastazioni malgrado le sue precedenti assicurazioni e la promessa, da parte fiorentina, di provvedere alla fornitura  gratuita delle vettovaglie alle truppe in transito. Il nuovo legato di Bologna, il cardinale Guglielmo di Noellet, lo spinge a penetrare nel fiorentino, piegato da una forte carestia, al fine di incendiarne i raccolti. Nel contempo il prelato  informa la Signoria di Firenze del suo prossimo arrivo in Toscana; chiede in prestito 100000 fiorini per impedire l’arrivo dei mercenari.  I fiorentini non accettano la proposta. A fine mese le milizie del condottiero sono segnalate a Rifredo. Al suo campo giungono per trattare il blocco della sua compagnia gli ambasciatori fiorentini Simone Peruzzi e  Spinello Alberti, accompagnati da Pietro di Murles in rappresentanza del legato pontificio e di Ruggero Cane, inviato dal conte di Savoia. Le trattative sono coronate dal successo. L’Acuto accetta l’offerta di 130000 fiorini per non arrecare danni al fiorentino, 40000 da pagarsi subito, il resto 30000 al mese per fine luglio, agosto e settembre. L’impegno prevede che per 5 anni i venturieri si astengano da azioni ostili volte contro Firenze. Il documento è firmato dallo stesso Acuto, da 2 suoi marescialli, da un connestabile e da 12 ufficiali. Esso prevede che la compagnia possa transitare nel territorio fiorentino; in tal caso i soldati devono pagare le derrate di cui hanno bisogno con l’eccezione del vino, del pollame e del foraggio per le cavalcature. Possono costoro anche entrare in Firenze, a gruppi inferiori alle 100 unità. Alla consegna della prima rata dona 3000 fiorini a Spinello Alberti: costui non li accetta e li versa nelle casse del comune.

Lug. ago.Comp. venturaSiena ToscanaA metà luglio, a seguito di un ulteriore negoziato con il nuovo cancelliere della repubblica fiorentina, Coluccio Salutati,  gli è promessa una provvigione  di 100 fiorini/mese (esentasse e pagabile ogni luglio) per tutto il tempo in cui rimanga in Italia. Non viene data pubblicità all’accordo. L’Acuto ricambia l’offerta con la rivelazione di un complotto che si trama a Prato ai danni di Firenze. Sempre a Prato è raggiunto da 3 messaggeri che gli sono stati inviati da Caterina di Jacopo di Benincasa (la futura Santa Caterina da Siena), tra cui un ex-soldato borgognone ed il suo confessore, fra Raimondo di Capua. Gli è consegnata una lettera nella quale viene rimproverato per le sue azioni ed è invitato a partire per la crociata in Terrasanta. L’Acuto riceve con favore i messaggeri, ma ignora le loro preghiere. L’appello non ha così alcun esito, come succederà anni dopo per un analogo richiamo della Santa ad Alberico da Barbiano. Il cardinale legato viene a conoscenza del suo patto con i fiorentini e gli scrive di romperlo; non se ne dà per inteso. Libero da impegni, si trasferisce nel pisano a San Savino ed a San Casciano in Val di Pesa. Spinto dalla mancanza di vettovaglie guada l’Arno a Cozzano; depreda i contadi di Mezzana e di Montemagno in Val di Calci. Sono respinti gli assalti dei suoi uomini a tale località. Spedisce allora 800 cavalli a compiere un lungo giro per prendere la valle dall’alto, nella direzione in cui minori sono le difese apprestate.  L’azione di sorpresa riesce, la valle è conquistata, 200 persone sono catturate tra uomini, donne e bambini, tutto il possibile viene predato, molte sono le case date alle fiamme. Sono razziati 1000 capi di bestiame. Pisa decide ora di trattare; tramite Filippo Agliata ed Oddo Maccaione dei Gualandi accetta di pagare ai venturieri 30500 fiorini (pagabili in tre rate) di cui 3000 direttamente per l’Acuto (rate annuali di 500 fiorini), mentre altri 2500 per ciascuno, sempre con la medesima rateizzazione, sono destinati al Tornaberini ed al Cogno. Della parte rimanente ne è previsto il pagamento in 2 rate: la metà entro 10 giorni dalla firma dell’accordo ed il resto entro la fine del mese di settembre. L’atto è stipulato nel convento francescano di Nicosia, nei pressi di Calci. E’ concesso a 2500 soldati alla volta, armati di sola spada e pugnale, ad entrare in città per acquistare il necessario; il rientro all’accampamento è previsto per ciascuno la sera stessa. Il giorno successivo la compagnia si colloca tra Cascina, Pontedera, Ponsacco e Bagno ad Acqua. Tutti i fornai di Pisa e del contado ricevono l’ordine di fornire il pane ai soldati ad un prezzo prestabilito. Come per Firenze l’Acuto promette di non molestare il pisano per 5 anni. Al campo giungono nel frattempo gli inviati di Firenze che consegnano alla compagnia 40000 ducati. Il denaro viene distribuito ai soldati da 4 capitani, Richard Ramsey, John Foy, Robert Seaver e William Tilly. Di seguito si accorda con Lucca (7000 fiorini): gli abitanti  concedono la cittadinanza sia a lui che al Tornaberini. Gli sono pure date una provvigione annua e la proprietà di una casa in città. I lucchesi gli fanno pure avere anche 9800 fiorini, pari al saldo di un credito vantato dall’Acuto nei confronti di Alderigo Castracani. Per venire incontro a quest’ultima richiesta gli abitanti vendono alcuni beni del Castracani fino a raggiungere il valore atteso. Il condottiero lascia nella città come suo procuratore Giovanni da Montecatini, cui, grazie alle sue pressioni, è stato tolto il bando. Esce da Lucca, tocca Capannoli, Forcoli, in Valdera, Pomarance, Laterina; sempre in attesa del completamento dei pagamenti da parte di fiorentini e pisani, devasta i vari contadi senza imprigionare persone per riscuotere taglie. Giunge a Bibbiena; avanza ora su Arezzo; gli sono promessi altri 8500 fiorini; 13000 gli sono pure riconosciuti dai pistoiesi. Si incontra a Volterra con gli ambasciatori di Siena: rifiuta la loro offerta di 12000 fiorini ed inizia a saccheggiarne il territorio per alcuni giorni. Si trova un accordo come per Pisa, per la somma di 30500 fiorini. Per il pagamento sono previste tre rate: 10000 subito ed i rimanenti 20500 per settembre ed ottobre. L’Acuto, inoltre, pretende dai senesi che sia riconosciuta al suo cancelliere la somma di 120 fiorini per la redazione dell’atto, nonché 19 barili di vino, 12 sacche di pane e 60 libbre di confetti per sé e per il suoi capitani. Il che comporta che il costo complessivo della scorreria per i senesi salga a 31000 fiorini. Dalla Val di Chiana si incammina a Lucignano, al confine tra il senese e l’aretino. Nella marcia vengono date alle fiamme dalla compagnia alcune abitazioni di cittadini senesi (compreso un castello appartenente a Nicoluccio Malavolti) per il ritardo del pagamento della prima rata della taglia. Si accampa a Laterina; seguono altre ruberie. E’ pure assalito un castello di proprietà dei Ricasoli. I fiorentini si lamentano di tale fatto e richiedono il rilascio degli ostaggi e dello stesso castello. I venturieri ricevono per la sua restituzione una somma variabile dagli 8500 ai 13000 fiorini. Al campo di Laterina i pisani Oddo Maccaione dei Gualandi e Piero da Civoli gli consegnano 6500 fiorini; il fiorentino Spinello Alberti altri 30000. Anche la regina di Napoli Giovanna d’Angiò gli riconoosce il pagamento di una vecchia taglia da lui non ancora incassata. In tutto la compagnia dalla sua spedizione in Toscana ricava 215000/220000 fiorini, senza comprendere in tale computo il frutto delle razzie di bestiame ed il furto di altre derrate agricole.  Giovanni Acuto ora è un uomo ricco. Oltre alla sua quota di bottino si trova a godere di provvigioni varie di 600 fiorini l’anno per 5 anni ed un vitalizio di altri 1200 fiorini l’anno.
1375     
Mag.   CampaniaE’ segnalato a Capua.
Sett.Comp. ventura  Toscana

A fine mese è nel senese con Corrado di Altinberg. Si ferma per qualche giorno a Poggio Imperiale (Poggibonsi). E’ contattato dai fiorentini per passare al loro soldo; nel contempo è in urto con i pontifici che non gli vogliono consegnare il promesso castello di Montefortino. Trascorre il suo tempo nei dintorni di Arezzo e Siena. A fine mese si accampa a Badia a Isola (Abbadia a Isola). Fa pressioni sui senesi affinché rispettino le obbligazioni prese; i fiorentini gli consegnano la terza rata sempre tramite Spinello Alberti. Viene ancora contattato da costoro tramite Giorgio degli Scali.

Ott.Comp. venturaReggio Emilia Toscana  ed Emilia

Si sposta nel fiorentino  per  ottenere il saldo delle spettanze. I reggiani riconoscono una taglia alla compagnia. Rifiuta le offerte di una condotta da parte dei fiorentini per porsi agli ordini dell’abate di Montmajeur Gherardo di Puy. Gli è proposto uno stipendio annuo di 30000  fiorini, l’anticipazione di 2 prestanze e di una paga.

Nov. dic.ChiesaFirenze Lazio e Umbria

A metà mese Francesco di Vico si impadronisce di Viterbo con l’aiuto dei ghibellini locali. Giovanni Acuto è invitato dai pontifici a prestare soccorso ai soldati della Chiesa  che si sono ritirati nella rocca cittadina. Irrompe in Viterbo con 3000 cavalli, senza colpo ferire, per la porta di Santa Lucia data alle fiamme in precedenza.  Giunge nella vasta piazza della rocca; si trova il passo impedito da una grande quantità  di triboli (chiodi a più punte). Bombarde,   fossati e  steccati costruiti con rami d’albero intrecciati impediscono l’ avanzata ai suoi cavalli. E’ assalito dalle milizie cittadine condotte da Francesco di Vico; si trova presto in difficoltà perché la sua cavalleria non può dispiegarsi per le vie strette e per gli ostacoli frapposti. Gli  uomini della sua compagnia si danno allo sbando; respinto fuori dalle mura, l’Acuto ripiega nella vicina campagna e rimette in ordine le sue schiere: molti sono i morti ed i feriti tra i suoi cavalli. Solo dopo quattro giorni può riprendere la strada per Perugia. Entra con il Tornaberini (1500  lance, 500 arcieri e molti fanti)  nel territorio di Città di Castello; i cittadini hanno catturato i funzionari dello stato della Chiesa e li hanno gettati dalle finestre del palazzo comunale; i  cadaveri sono impiccati sugli spalti delle mura. L’Acuto ha l’incarico di prestare soccorso ai pontifici che si sono rinchiusi nel cassero a causa  della rivolta   dei cittadini coadiuvati da Piero del Verde. Cerca di entrare nella località per la Porta di Santa Maria; si collega con i difensori del primo castello che ancora resistono; non riesce a penetrare nel cassero che immette nel  centro cittadino. I tifernati si difendono con il lancio di frecce incendiarie e di altri combustibili sul ponte che comunica con la città. Alla fine gli inglesi sono costretti ad abbandonare l’assalto; segue un nuovo tentativo con pari esito. L’Acuto prosegue allora nel suo viaggio con 300 lance. Lascia Ponte San Giovanni, presta soccorso ai pontifici assediati nelle fortezze di Perugia in cui si sono rinchiusi Guglielmo Cogno e Bernardo della Sala con i suoi bretoni. Non hanno successo i tentativi degli abitanti di fermare la sua marcia tramite l’invio di doni, tra cui una nuova cavalcatura. Viene fatto prigioniero il Breccia dagli assedianti; Giovanni Acuto risponde con un’incursione nel territorio circostante (con la cattura dii ostaggi). Continua da parte dei perugini il bombardamento della cittadella. A fine dicembre il condottiero invia il suo caporale Bartolomeo da Gaggio a negoziare i termini della resa a   patti dei difensori. Promette di abbandonare il perugino entro due giorni e di non infestarne il territorio per sei mesi. E’ risarcito dei danni subiti; Bartolomeo da Gaggio, per il suo ruolo di mediatore nella vicenda, riceve in dono alcune proprietà immobiliari (per una rendita annua di 200 fiorini). I membri della  compagnia dell’Acuto si provvedono in città di cavalcature, armi e vettovaglie.

1376     
Gen.   Umbria e Romagna

Staziona a San Martino in Campo per controllare la buona esecuzione dei patti; con Giovanni Breccia e 300 lance scorta l’abate di Montmajeur; transita per Assisi, Gualdo Tadino e Foligno; si porta in Romagna. Conduce il prelato a Rimini e lo consegna in ostaggio a Galeotto Malatesta fino al momento in cui sia saldato il suo credito (130000 ducati). Si colloca tra Cesena e Bertinoro.

Feb.   Romagna

Si trova a Castrocaro Terme, che si è ribellata ai pontifici;  fronteggia le truppe di Sinibaldo Ordelaffi. Si impadronisce della località e si rifiuta di restituirla allo stato della Chiesa fino al pagamento delle sue spettanze. A metà mese lascia Castrocaro Terme e si muove verso Faenza. Si accampa davanti a Forlimpopoli; invia 100 lance a Cesena.

Mar.  apr.   Romagna

Acquista da Mucciolo Balacchi la località di Sant’Arcangelo di Romagna con il placet pontificio. Ottiene in feudo dal cardinale Noellet  Castrocaro Terme, Bagnacavallo, Cotignola e Conselice  a saldo delle paghe pregresse. Negli stessi giorni rifiuta con Lucio Lando un’offerta che gli viene   avanzata dai veneziani (30000 ducati) per devastare per 15 giorni le terre di Francesco da Carrara, suo amico. Si impadronisce di Massa Lombarda e punta su Bologna.

Mag.   Emilia   e Romagna

Esce da Bologna per recuperare Granarolo, caduta negli stessi giorni in potere di Astorre e di Francesco Manfredi; espugna Massumatico; alla notizia della ribellione di Bologna ad opera di Taddeo Azzoguidi,  si accampa  a Medicina e ne molesta il contado. Abbandona il campo con 400 lance e cavalca verso il capoluogo fino al ponte Maggiore: spedisce il Tornaberini, il Cogno e Filippo Puer verso la città allo scopo di monitorare la situazione. 100 cavalli sono catturati, compresi Filippo Puer,  il Cogno ed i figli naturali del Tornaberini e del  Breccia. Anche un suo figlio naturale, Thomas (che più tardi si darà anch’egli alla ventura), è parimenti fatto prigioniero. I bolognesi cacciano in prigione tutti gli inglesi appropriandosi dei loro beni.   Vengono catturati pure il legato pontificio Guglielmo di Noellet, travestito da frate eremitano nel monastero di San Giacomo ed il il vescovo Enrico da Sesso che è condotto nella casa di Ugolino dei Balduini. I bolognesi  inviano senza esito all’Acuto  Roberto da Saliceto al fine di calmarne la furia. Il condottiero chiede la liberazione dei suoi uomini; i bolognesi, invece, gli chiedono la consegna di Faenza e di Massalombarda di cui si è impadronito. Un inglese fa da intermediario tra le parti. Nelle more della trattativa l’Acuto compie una breve e rovinosa incursione nel bolognese (che termina con la cattura di 300 persone e la razzia di innumerevoli capi di bestiame). E’ raggiunto finalmente un accordo tramite il signore di Imola Beltramo Alidosi. I prigionieri inglesi sono liberati (con l’eccezione del Cogno); da parte sua  stipula   con i cittadini una tregua di 16 mesi;  restituisce i  prigionieri ed il bestiame predato. Subito dopo irrompe in Faenza;   la città è  messa nottetempo a sacco con l’uccisione di 300 persone; i suoi uomini ammazzano tutti coloro che tentano di difendere i loro beni, stuprano donne, violano i luoghi sacri. Sia per  rientrare nei suoi crediti, che per comando espresso fa imprigionare 300 dei principali cittadini e ne espelle altri 11000. Durante il saccheggio della città si imbatte in 2  suoi connestabili che litigano per la cattura di una giovane monaca: con salomonico giudizio l’Acuto decreta “metà per uno!” e taglia la sfortunata donna in due parti. Sorge una violenta rissa tra i soldati inglesi in occasione della divisione del bottino. Thomas Belmont, figlio di Andrea di Belmonte, viene ferito; pure ferito in modo serio risulta il Breccia. A fine mese viene ancora avvicinato dai veneziani, tramite Niccolò Morosini e Leonardo Dandolo, per combattere il duca  Leopoldo d’Austria. Gli è offerta segretamente una condotta di 1000 lance e di 600/700 arcieri per 4 mesi ed una somma variante dai 100000 ai 120000 ducati, più un bonus di 10000 fiorini. E’ promessa ad ogni lancia una paga mensile di 28 ducati, vale a dire uno stipendio superiore a quello corrente di mercato. I negoziati preliminari sono avviati tramite il figlio Thomas ed i figli del Breccia e del Tornaberini. Per alcune fonti tali trattative non si concludono per le sue richieste, anche perché è in contatto con altri potenziali “clienti” come il re d’Aragona, in guerra con il re di Castiglia, i fiorentini ed il Visconti che invia Ruggero Cane a Faenza per incontrarlo.

Giu.   Romagna

Sempre creditore verso lo stato  della Chiesa di 60000 fiorini, occupa per qualche tempo Faenza, Bertinoro, Castrocaro Terme, Massa Lombarda a titolo di garanzia delle sue spettanze. A fine mese diviene anche signore di Caraglio in Piemonte: diventa così un feudatario del conte di Savoia, non si sa a  quale motivo, se per premio o per pagamento di paghe arretrate. Tale centro rimarrà nelle sue mani fino ai primi giorni del gennaio 1393: è molto probabile che l’Acuto non vi abbia mai messo piede. Nella località agisce per suo conto un castellano che ne riscuote relative rendite.

Lug.   Emilia  e Romagna

Lascia Faenza e con 500 lance raggiunge a Medicina, presso la torre di Mengolo Isolani, la compagnia dei bretoni ed il cardinale Roberto di Ginevra. Litiga con il prelato; in Romagna. Negli stessi giorni falliscono i suoi tentativi di ottenere Granarolo e di penetrare in Arezzo tramite trattato con Masio da Pietramala.

Ago.   Romagna   Toscana

I pontifici gli consegnano 13520 fiorini. I fiorentini assoldano, da parte loro, 700 lance e 300 arcieri delle sue compagnie: a ciascuna lancia viene riconosciuto uno stipendio mensile di 22/24 fiorini; ai caporali che abbandonano il condottiero (Filippo Puer, John Berwick e John Gifford) sono concessi cospicui prestiti e  anticipi sulle paghe.  L’Acuto  cerca di avere un colloquio con Rodolfo da Varano, condottiero fiorentino; è sconfitto dai bolognesi tra Faenza e Modigliana (cattura di 200 lance tra i suoi uomini); fallisce pure un suo tentativo di entrare in Forlì con i bretoni. Si reca a Pisa con  Ruggero Cane per incontrarsi con il cardinale di Amiens che è stato inviato dal papa a cercare la pace tra i belligeranti. A Lucca.

Sett.   RomagnaRestituisce ai pontifici Bertinoro e Castrocaro Terme.
1377     
Gen.  1000 lance e 700 arcieriRomagnaRinnova la condotta con i pontifici. Gli sono riconosciuti per 3 mesi di servizio 23000 fiorini.
Feb.   Romagna

A Cesena sono uccisi dagli abitanti 300/400 bretoni. Giovanni Acuto entra nella città  per la Porta del Soccorso mentre dalla cittadella ne escono i bretoni. Li affianca nel sacco che termina con l’uccisione di 5000 persone. Narrano le cronache di una povera madre: costei, calatasi dalle mura con delle funi, si accinge con un bambino in braccio ad attraversare il fossato già ricolmo di cadaveri galleggianti su acqua stagnante. Nel superare l’ostacolo il bambino affoga; la donna giunge stremata sulla sponda opposta con il cadaverino in tempo per scorgere il corpo del marito morto sulla sponda dello stesso fossato. Pazza dal dolore, adagia il figlio su quel cadavere e si getta urlando in mezzo ai bretoni. Episodi come questo fanno sì che l’Acuto permetta agli abitanti superstiti della strage ad abbandonare nottetempo la città per Porta Cervese: mille uomini e donne possono così incamminarsi verso Rimini. Il condottiero, fatto trasportare a Faenza il suo ricco bottino,  si trasferisce a Fano ed a Fossombrone.

Mar.   RomagnaRiceve dall’Inghilterra un decreto che lo assolve da ogni misfatto compiuto nel passato nella guerra dei Cent’Anni. Il medesimo decreto di perdono è pure concesso al suo caporale John Clifford. Si trova a Faenza dove gli emissari della lega avversaria continuano a  contattarlo per usufruire delle sue prestazioni.
Apr.   RomagnaLascia Faenza, ceduta dai pontifici agli estensi per 50000/60000 fiorini, e si accampa a Bagnacavallo.
Mag.Firenze    MilanoChiesa800 lance e 500 arcieriRomagna   Lombardia ed Emilia

Sosta tra Cesena e Forlì. Allo scadere della ferma con i pontifici, tramite Spinello Alberti e Ruggero Cane si accorda per un anno con i fiorentini. E’ promessa doppia paga a lui ed ai suoi uomini per i primi due mesi; per tale periodo gli sono concessi 5200 fiorini il mese; ad ogni lancia vanno 42 fiorini ed agli arcieri una somma  legata all’anzianità di servizio, che va dai 16 ai 28 fiorini mensili;  dal terzo mese gli stipendi dei suoi uomini si adeguono a quelli di mercato. Il costo della sua compagnia viene valutato in 25200 fiorini al mese. Un terzo è a carico dei fiorentini; un terzo al  Visconti ed un terzo spetta agli alleati minori (Perugia, Bologna, Siena, Arezzo, Viterbo, Ascoli Piceno, Forlì, Urbino, Fermo, Città di Castello, Ravenna, San Severino Marche, Imola, Camerino). Si reca a Milano ed una mattina di domenica si sposa con la figlia di Bernabò Visconti, Donnina, che gli porta in dote metà Gazzuolo e vaste tenute nel milanese per un valore di 12000 fiorini. La cerimonia si svolge davanti al Visconti, alla moglie di quest’ultimo Regina della Scala ed ai loro figli. Il matrimonio è celebrato secondo l’uso cavalleresco e comprende nel suo contorno anche una giostra; nessuna danza perché il signore di Milano è in lutto per la morte di una sorellastra. Al termine della cerimonia conduce la giovane moglie nel palazzo  già di proprietà di Gaspare del Conte e del vescovo di Parma. Qui vi si tiene il pranzo. Regina della Scala onora la figlia naturale del marito nel migliore dei modi ed altrettanto fanno i fratellastri della sposa (regalo di una coppa contenente 1000 ducati da parte della   prima; di ricchi monili di perle, del valore di 300 ducati ciascuno, da parte dei cognati Marco e Ludovico.  Il giovedì seguente l’Acuto raggiunge  Parma, da qui prosegue per Cremona dove si sta allestendo la sua compagnia. Nella lettera in cui annuncia ai lucchesi il suo matrimonio coglie l’occasione per chiedere il rientro nello stato del fuoriuscito Masseo Padio, amico del suo cancelliere Jacopo da Pietrasanta.

Giu.   Emilia e Romagna

Attraversa il bolognese e vi fa gravi danni perché il comune non intende partecipare alla quota di  pertinenza nel pagamento della sua condotta. I cittadini, infine, gli devono riconoscere 30000 fiorini. Avanza su Faenza ed attacca la città. Suo alleato nella circostanza è Astorre Manfredi. I bretoni lasciano Cesena per difendere Faenza: si accorgono della superiorità numerica degli avversari e si ritirano. A fine mese il condottiero è segnalato a Gazzuolo.

Lug.   Emilia

Staziona tra Panzano e  Medicina; punta su Modena dove viene sventato dagli estensi  un trattato a favore dei Visconti. Agevola Astorre Manfredi nel suo rientro in Faenza. A fine mese contrasta gli avversari verso Cervia. I bretoni si ritirano in Umbria. Svolge nel contempo un’azione diplomatica per conto del nuovo re d’Inghilterra Riccardo II presso la corte viscontea.

Ago. sett.   Romagna Umbria e  Toscana

Danneggia il territorio di Ravenna e tallona i bretoni in ritirata verso l’alto Tevere. Muove in soccorso dei perugini con 4000 cavalli assieme con Lucio ed Everardo Lando.  I suoi uomini ne depredano il contado: il fatto provoca reazioni nei perugini che si rifiutano di fornirgli ogni supporto logistico per le truppe.  Obbliga Raimondo di Turenna a lasciare la maremma; si spinge in Val di Chiana e si accampa tra Montepulciano e San Quirico d’Orcia. I senesi gli rendono grandi onori, gli donano una cavalcatura del valore di 150 ducati e gli fanno altri presenti per un pari ammontare. La condotta dei suoi uomini verso la popolazione provoca, in ogni caso, le proteste degli Otto di Balia. I bretoni puntano ora verso il regno di Napoli. Dal campo di Montepulciano dà inizio a trattative di pace con i pontifici e vari membri della lega.

Ott.   Toscana Umbria e Marche

Dal senese si porta a Ponte San Giovanni,  in Val di Ceppi, per dare il guasto al folignate. Alcune sue squadre invadono le terre di Masio da Pietramala intorno a Citerna. Richiamato per una tregua intravenuta tra Perugia e Foligno, si  trasferisce nelle Marche con Lucio Lando, Azzo da Castello e Giovanni degli Ubaldini per contrastare  Rodolfo da Varano, passato a sua volta nel campo pontificio.

Nov.   Toscana

Sverna con i suoi uomini in Val di Nievole nonostante gli inviti dei fiorentini a spostarsi nella marca d’Ancona. A seguito delle forti pressioni è  convinto a porre il suo campo  invernale nel senese a San Quirico d’Orcia. Approfitta di questa fase per sviluppare la sua azione diplomatica incontrandosi con rappresentanti del papa, del Visconti, di Firenze e del re d’Inghilterra.

Dic.   Lazio Toscana e  Romagna

A Roma con Ruggero Cane. Raggiunge poi il pisano;  si reca a Firenze: gli è offerto un convito nel Palazzo della Signoria. Rientra nelle sue terre in Romagna. Da qui deve ritornare a Fucecchio presso i suoi uomini a causa di alcuni disordini sorti nel  campo.

1378     
Gen.   EmiliaA Gazzuolo.
Feb.   Toscana

A San Quirico d’Orcia ove è impegnato a seguire le trattative di pace con rappresentanti del re d’Inghilterra, Ruggero Cane ed Alderigo Castracani. Al campo si trovano pure Giovanni Tornaberini, il Breccia, il capitano bretone Bernardo della Sala, nonché gli ambasciatori di Milano e del papa. Da tali colloqui nascono le premesse per la conferenza di pace da tenersi a Sarzana. A tal fine  si rifiuta di muoversi con le truppe nel perugino, anche a causa dell’usuale ritardo nell’erogazione delle paghe.

Mar.   Toscana

Lascia il campo di San Quirico d’Orcia; con  Ruggero Cane scorta il cardinale di Amiens e gli arcivescovi di Pamplona e di Narbona a Siena (dove gli sono tributati grandi onori); procede quindi per Pisa  (dove è ospite di Jacopo d’Appiano),  Lucca e Sarzana.

Apr.MilanoVerona Padova Toscana e Veneto

Si porta a Firenze per reclamare il pagamento di 10000 fiorini, lascia la Valdarno e si conduce per sei mesi al soldo del  Visconti. Irrompe nel veronese e davanti alle porte del capoluogo assiste alla cerimonia in cui il suocero arma cavalieri i figli Carlo e Rodolfo. Lo accompagnano nell’impresa il Cogno e Nicholas Sabrahan, un soldato inglese che ha combattuto in Francia nella battaglia di Crécy ed in alcune crociate svoltesi in Prussia, in Ungheria, ad Alessandria d’Egitto ed a Costantinopoli. Questo guerriero viene identificato da qualche storico come il soldato che ha servito da modello ad un personaggio che compare nel prologo dei “Racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer.

Mag.  lug.   Veneto

La sua compagnia è rafforzata da quella di Lucio Lando; supera le difese scaligere fra Villafranca di  Verona e la palude di Povegliano. Cronica è la mancanza di vettovaglie; il fatto  provoca la dispersione delle soldatesche che si disperdono in iniziative autonome. Attraversa l’Adige e mette a sacco il territorio fino a San  Martino Buon Albergo e Caldiero alla ricerca di foraggio. Il mantovano è toccato dalla furia dei soldati. A causa delle ruberie subite i mantovani si vendicano, a loro volta, derubando ed uccidendo i soldati sorpresi da soli o in piccoli gruppi. Al Sabrahan vengono sottratte le sue cavalcature ed una preziosa collezione di spade ed altri oggetti da lui raccolti nelle sue precedenti avventure, mentre sta cavalcando nei pressi di Monzambano; altri venturieri militanti ai suoi ordini subiscono le medesima sorte come il francese Allan Donfol, che viene derubato mentre sta cavalcando nelle vicinanze di Piubega e Tiberto Brandolini, diretto al suo campo provenendo da Bagnacavallo. L’Acuto paga 60 fiorini per il riscatto del Brandolini e si attiva per recuperare i beni del Sabrahan; deplora  la condotta del Cogno per le  scorrerie effettuate nel mantovano.    Gli ungheri ed i carraresi, alleati con gli scaligeri, lo obbligano a ritirarsi con Lucio Lando.

Ago.   Lombardia

Si colloca tra Piadena, Villafranca di Verona e Monzambano;  i nemici  hanno così mano libera nel territorio. Negli stessi giorni si reca a Milano, per conto del re d’Inghilterra Riccardo II, con Ruggero Cane e gli inglesi  Walter Thorpe e Geoffrey Chaucer per un incarico diplomatico riguardante il possibile matrimonio del monarca inglese con una Visconti. Rientra al campo di Monzambano.

Ott.   Lombardia

Segue una tregua di 45 giorni fra le parti. Giovanni Acuto si dirige così a Cavriana; si acquartiera in un secondo momento a Cremona.

Nov.   Veneto

Allo spirare della tregua, con Lucio Lando, alla testa di 1400 lance e di molti fanti, asseconda Regina della Scala, moglie di Bernabò, in un nuovo attacco ai danni di Verona.

1379     
Gen.Comp. venturaMilano Veneto e Lombardia

Varca l’Adige senza trovare contrasto in Giovanni Mangiadori.  Entra con Lucio Lando e Giacomo Cavalli in Valpolicella ed in Valpantena che vengono  saccheggiate sino a Roncà ed a Monteforte d’Alpone; sono distrutte Montebello Vicentino e  Arzignano; vengono pure depredate Trissino e Valdagno. L’Acuto si ritira alla notizia del ritorno dal bresciano e dal veronese di Giovanni di Polisna e del voivoda di Transilvania.  E’ battuto sul Sebeto: e’ costretto a lasciare le prede dopo avere subito alcune perdite ad opera degli ungheri. Per l’insieme di tali operazioni il Visconti  sospetta che l’Acuto ed il Lando  siano stati  corrotti  dai carraresi. L’Acuto ed il Lando rompono con  il comune suocero  Bernabò Visconti che non vuole riconoscere ai due condottieri il pagamento delle loro paghe; il signore di Milano, inoltre, fa sequestrare i beni della moglie dell’Acuto Donnina. Per rappresaglia costoro mettono a ferro e fuoco i territori  di Brescia e di Cremona. Il Visconti si lamenta aspramente con l’imperatore Venceslao per il loro operato e chiede che siano presi provvedimenti nei confronti del Lando in quanto tedesco. Copia della lettera è pure inviata a Leopoldo d’Austria, a Stefano di Baviera, a Federico di Norimberga ed a Roberto conte del Palatinato. Il signore di Milano offre pure un premio di 30 fiorini per ogni uomo delle loro compagnie, inglese o tedesco,  che sia catturato o ucciso.  I fiorentini cercano di riconciliare l’Acuto ed il Lando con il loro suocero  per impedire che essi si volgano verso la Toscana con 1200 lance.

Feb.Lucca Siena, Perugia Pisa FirenzeFuoriusciti Toscana

Contrasta i fuoriusciti  di Lucca, Siena, Perugia, Pisa e Firenze che si sono  uniti con le truppe di Carlo di Durazzo.

Mar.Comp. ventura  Emilia, Lombardia e MarcheA Casatico ed a Borgoforte. I bolognesi gi riconoscono 2500 ducati. Si trasferisce nel territorio di Urbino.
Apr. giu.Comp. ventura Comp. ventura C. di Castello Comp. venturaChiesa Faenza Ravenna Guelfucci Perugia Siena Romagna Umbria e         Toscana

Spinto dall’antipapa Clemente VII si dirige inizialmente verso le Marche con Giovanni degli Ubaldini ed il Ramsey. Ricevute alcune taglie dalle città controllate dal papa Urbano VI, riprende il suo cammino. Si ferma a Bagnacavallo ed arreca molestie al Manfredi ed ai ravennati. Con il Lando si pone al  servizio di Città di Castello per dieci giorni al fine di contrastare i fuoriusciti locali capitanati da Brancaleone Guelfucci;  tocca Fratta Todina e Ponte San Giovanni ed ottiene 4000 fiorini dai perugini. Ad Assisi tratta con i fiorentini, tramite Spinello Alberti, per passare al loro servizio ed a quello delle città loro collegate. Si sposta poi in Toscana (maggio): invano le città della regione ricordano a lui ed a Lucio Lando gli obblighi assunti dai due condottieri durante la guerra degli Otto Santi. Rispondono che l’attuale compagnia è qualcosa di diverso per la presenza in essa di Everardo Lando che non ha firmato, a suo tempo, alcun documento del genere. Cavalca in Val di Chiana, minaccia Siena; chiede invano 25000 fiorini ai fiorentini. I senesi consegnano a lui, a Lucio ed a Everardo Lando 6000 fiorini. All’Acuto, inoltre, sono consegnate 100 moggia di frumento e gli sono riconosciuti  altri 2000 fiorini per l’uccisione di alcune cavalcature appartenenti a membri della sua compagnia (il valore della cavalcatura da guerra è di 40/50 fiorini il capo); anche il cancelliere dell’Acuto, Jacopo da Pietrasanta, ed il suo assistente Gasparino da Bergamo ricevono 78 fiorini per avere redatto l’atto. I fiorentini, dal canto loro, gli riconoscono 12000 fiorini. A metà giugno l’Acuto, Lucio ed Everardo Lando sono invitati ad una grande festa a Firenze per celebrare gli accordi raggiunti. La compagnia si scioglie poco dopo a Gracciano. Al servizio del comune di Siena restano 200 lance inglesi e tedesche fino al febbraio 1380. Altri 1600 fiorini sono consegnati per tale motivo a lui ed a Everardo Lando. I fiorentini sono anch’essi costretti ad assoldare alcuni suoi uomini.

Lug. ago.Comp. venturaFaenza  Ravenna300 lanceRomagna

Con il Cogno rientra in Romagna nelle sue terre di Bagnacavallo e Cotignola. Lo scortano tredici lance agli ordini di William Olney. I fiorentini sono costretti a riconoscere a quest’ultimo uno stipendio. Giunge a Bagnacavallo alla cui guardia si trova Nicholas Clifton. Con il suo arrivo il Clifton lascia la città e passa anch’egli al soldo dei fiorentini. Fronteggia  le minacce  del Manfredi e dei da Polenta. Il signore di Faenza assale Bagnacavallo; l’Acuto risponde inviando un contingente di 300 lance contro Faenza; invia pure 250 lance agli ordini del Cogno alla volta di Forlì per prevenire eventuali attacchi da quel lato; altre 100 sono indirizzate, sempre per il medesimo scopo, alla volta di Bologna. Si dispone, infine, alla difesa di Bagnacavallo con 50/60 lance e le milizie che gli sono fornite da Giovanni di Alberghettino Manfredi. Intervengono Firenze e Bologna ed il Manfredi desiste dal suo obiettivo.  A fine agosto la moglie Donnina si congiunge con il marito a Bagnacavallo con le figlie Janet e Catherine. L’Acuto dedica molte energie alla difesa  del suo stato romagnolo e conserva sempre i contatti con Gazzuolo. Investe pure parte del suo denaro in Inghilterra attraverso l’acquisto di terre e castelli nell’Essex.

Ott.   Romagna

E’ sempre fermo a Bagnacavallo. In questo periodo aiuta l’alleato Giovanni di Alberghettino Manfredi ad impadronirsi di Marradi.

Dic.    

Svela ai fiorentini un trattato ai loro danni di cui è venuto a conoscenza;  gli sono consegnati 12000 fiorini per le sue  informazioni. L’Acuto fa i nomi dei congiurati dietro la promessa che nulla sarebbe stato fatto ai loro danni: al contrario sei cospiratori sono messi a morte e cinquanta di costoro vengono banditi all’esilio con la confisca dei loro beni.

1380     
Feb.VeneziaPadovaCapitano g.leVeneto

Agli stipendi della Serenissima. Ritarda l’inizio delle operazioni per cui il comando delle operazioni è trasferito a Carlo Zeno.

Mar.Firenze Capitano g.le 200 lance 

Firenze è minacciata dalla Compagnia di San Giorgio, condotta da Alberico da Barbiano, rafforzata da numerosi fuoriusciti. Gli viene concessa una provvigione mensile di 1000 fiorini per sei mesi. Lo affiancano Richard Ramsey (109 lance) e Giovanni Beltoft (50 lance); nel libro paga di Firenze si trova anche Facino Cane con una condotta di dieci lance. Il costo   dell’ esercito messo in campo (500 lance) per un semestre   è valutato in 130000 fiorini.

Apr.FirenzeComp. ventura Toscana

A Firenze; entra in città con lo scampanio delle campane ed il suono delle trombe. A metà mese nel palazzo della Signoria gli sono date le insegne del comando. Si congiunge con Lucio Lando; si porta a Staggia, a Colle di Val d’Elsa e sconfigge a Malmantile i venturieri.

Mag.Comp. venturaTodi Umbria e Romagna

Aiuta i Chiaravalle a rientrare in Todi da cui sono stati scacciati da Catalano degli Atti. Divide l’esercito  in quattro parti ed assale la città. E’ sconfitto nella  piana di Sant’Agostino; allora  si sposta a  San Valentino, finché gli abitanti non gli consegnano 1000 fiorini. Ritorna in Romagna: con Guido da Polenta, Sinibaldo Ordelaffi e Bertrando Alidosi fa da paciere nella contesa che oppone i  fratelli Astorre e Francesco Manfredi.

Lug.Comp. ventura  Marche

Opera nella marca di Ancona con Everardo Lando. E’ contattato dal duca di Baviera al fine di  passare al suo servizio.

Sett.FirenzeComp. ventura Toscana

Si trova a Montevarchi con 1200 lance per controllare i movimenti delle truppe di Carlo di Durazzo e di Alberico da Barbiano che si sono fermate ad Arezzo. Ha alcune  scaramucce con gli avversari. I venturieri si ritirano dopo avere ricevuto dai fiorentini 40000/45000 fiorini dovuti dalla repubblica allo stato della Chiesa;  fanno rientro nel regno di Napoli. Il suo contratto è in scadenza: pur di non perderlo i fiorentini si impegnano a difendere i suoi stati romagnoli dalle pretese di Astorre Manfredi.

Nov.Firenze Capitano di guerra 200 lance 

Viene riconfermato nel suo incarico dai fiorentini per altri sei mesi. Nell’anno contribuisce con una sua donazione alla costruzione a Roma di un ospedale, dedicato a San Tommaso Becket, volto ad ospitare i pellegrini inglesi nella città.

1381     
Gen. feb.Comp. venturaFaenza Toscana e Romagna

Continuano  i suoi contrasti con il signore di Faenza Astorre Manfredi. Dispone di 600 cavalli. Suoi alleati sono Francesco di Dovadola e Giovanni di Alberghettino Manfredi. I fiorentini si frappongono una volta di più   per sedare gli animi dei contendenti.

Mar.   ToscanaA Firenze, ove stipula una tregua con il Manfredi.
Apr.Firenze Capitano g.leRomagna

Gli è rinnovata la condotta (in aspetto) con 25 lance e 18 arcieri per sette mesi. E’ pure assoldata una compagnia di 90 lance ed arcieri che egli può utilizzare per le sue esigenze. Costringe pure i fiorentini ad assumere anche il Cogno, il Ramsey e John Berwick. Gli sono riconosciuti 4000 fiorini all’ anno (333,33 mensili esentasse).

Mag.    Il re d’Inghilterra lo nomina suo ambasciatore presso il papa Urbano VI.
Lug.Comp. venturaFaenza Romagna

Scade la tregua con il Manfredi e riprende il loro conflitto. Vi è un lodo conciliativo dei bolognesi per le sue continue divergenze con il signore di Faenza. Incapace di difendere con efficacia la sua signoria romagnola, a fine mese apre trattative con Niccolò d’Este a Bagnacavallo per vendere al signore di Ferrara le località da lui controllate. L’accordo finale è stipulato a Lugo.

Ago.   Romagna

Cede a Filippo Guazzalotti, che rappresenta  Niccolò ed Alberto d’Este, i suoi feudi di Cotignola, di Conselice e quello di    Bagnacavallo  estinguendo in tal modo un precedente prestito di 60000 ducati. Chiede ai fiorentini di essere liberato dai suoi obblighi;  si congiunge con Everardo Lando e Giovanni Unghero.

Ott.Comp. venturaFirenzeSiena Umbria e Toscana

Alla scadenza del suo contratto con Firenze forma una nuova compagnia. Raggiunge Isola Romanesca (Bastia Umbra);  si impegna con Corrado Lando e  Giovanni Unghero a non molestare i fiorentini ed i loro alleati per tre mesi. Della compagnia fa parte anche il caporale tedesco Ugo Calesten, già al servizio di Firenze e che è dovuto fuggire dalla città a causa dei suoi debiti. Tramite Spinello Alberti gli sono consegnati  5000 fiorini. Si sposta in Val di Chiana ed i senesi gli consegnano altri 4000  fiorini (il costo complessivo della scorreria per il bilancio dello stato, comprese le varie regalie, pesa per complessivi 5600 fiorini). I tre condottieri promettono di rispettare per tre mesi i territori di Siena, di Cortona e di Montepulciano;  ottengono in tal modo il passo libero su strade predeterminate. I perugini, sempre con l’intermediazione dell’ Alberti, gli concedono la proprietà di una casa in città.

Nov.Comp. venturaFermo Marche

Penetra nel fermano con Corrado Lando: staziona nel contado di Montottone; affianca Boffo da Massa a Rotella ed a Montalto delle Marche. Rientra a Montottone, cerca di espugnarne il castello e si porta all’abbazia di Chiaravalle. Transita nel maceratese; si accampa al ponte di Monastero presso Treia.

Dic.Firenze Capitano g.le 90 lanceToscanaViene condotto per sei mesi dai fiorentini.
1382     
Gen.FirenzeComp. ventura Toscana

Con la scusa di passare in rassegna le sue truppe entra in Firenze per reprimere  alcuni disordini sorti nella città ad opera dei seguaci di Giorgio Scali e di Tommaso  Strozzi,   condannati a morte dalle autorità. A fine mese esce dalla città con la sua compagnia, 100 lance tedesche ed altre 100 inglesi condotte da Giovanni Beltoft (65) e dal   Berwick (altre 35). Affronta le compagnie di Alberico da Barbiano, di Villanuccio da Villafranca e di Guglielmo Ferrebach. Contrasta a Marcialla il Villafranca; i venturieri si ritirano verso San Donato in  Collina. L’Acuto si mette al loro inseguimento sino a Castelnuovo Berardenga, recupera gran parte delle prede e libera molti prigionieri. A Firenze viene accusato di avere permesso la ritirata agli avversari.

Feb. mar.Comp. venturaLucca ToscanaDesola il lucchese con i fuoriusciti locali. A marzo Lucca cede e gli concede un vitalizio annuo di 400 fiorini per tutto il periodo in cui rimane in Italia. Da parte sua promette di non infestarne il territorio. Il segretario Jacopo da Pietrasanta, fuoriuscito, è riammesso in città su sua richiesta. Con i primi 400 fiorini acquista nell’Essex, in Inghilterra, diverse proprietà terriere. Lucca gli riconoscerà tale pensione fino al 1391 allorché il comune si alleerà con il signore di Milano Giangaleazzo Visconti contro Firenze. Le  finanze dell’Acuto in questo periodo sono floride considerando che tra Firenze e Lucca gode di una rendita annua di 1600 fiorini. Può così concedere in prestito 400 fiorini a Guglielmo Bosone ed altri 100 all’inglese Robin Corbrigg, appena giunto in Italia dall’ Inghilterra. Sia il Bosone che il Corbrigg non rispetteranno i termini di pagamento di tali mutui. Sempre nel periodo, con il benestare del comune di Firenze, l’Acuto  acquista alcune proprietà anche nei dintorni del capoluogo.
Mag.   ToscanaContinuano le minacce da parte della Compagnia di San Giorgio e della Compagnia dell’Uncino. Con il fiorentino Spinello Alberti si incontra più volte al campo con Alberico da Barbiano e Villanuccio da Villafranca. E’ raggiunto un accordo. Sono concessi ai venturieri 30000 fiorini (20000 da Firenze e 10000 da Siena) dietro la promessa che i territori dei due comuni non siano oggetto di scorrerie per quindici mesi come soldati e per diciotto mesi come compagnia. A fine mese la corona inglese riconosce 10 marche a John Northwood, suo cameriere personale, giunto dalla Lombardia con un suo messaggio.
…………..RiminiComp. ventura MarcheDifende Fossombrone dalle minacce portate da una compagnia di ventura di passaggio nella regione.
Ago.ChiesaAngiòCapitano g.le 

Carlo di Durazzo richiama le sue truppe dalla Toscana per proteggere il napoletano.  Siena si crede in diritto di differire il pagamento di 1000 fiorini; l’Acuto non accetta la situazione. Passa agli stipendi di Urbano VI e riceve 14000 fiorini.

Ott.Comp. venturaSiena ToscanaSi sposta nel senese ove raccoglie truppe; chiede al comune la somma di 1000 fiorini come conguaglio di vecchi crediti. I senesi rifiutano. Depreda i contadi di  Buonconvento e di Torrita di Siena; si  ferma ad Abbadia a Isola provocando ovunque gravi danni. Ottiene in tal modo il pagamento di una taglia di 14000 fiorini.   Passa agli stipendi del papa Urbano VI, anche perché il re Riccardo II favorisce la causa di tale pontefice ai danni anziché quella dell’ antipapa Clemente VII. Inutilmente il Visconti fa pressioni nei suoi confronti perché appoggi il partito angioino contro quello di Carlo di Durazzo. A fine mese avanza verso il regno di Napoli alla testa di 2200 cavalli.
Nov.ChiesaAngiò Umbria Lazio e Campania

Giunge a Perugia; chiede anche a tale comune 1000 fiorini che gli sono subito consegnati. Si incontra a Roma  con il papa;  marcia su  Napoli accompagnato da Carluccio Brancaccio e da Andrea Carafa.

Dic.   Campania

Sconfigge le truppe di Luigi d’Angiò e cattura 37 prigionieri di conto. Cerca di incassarne le relative taglie (10900 fiorini). Allorché alcuni  nobili, fatti a suo tempo prigionieri e liberati secondo i patti, mancano alla parola data  e non vogliono  riconoscere gli impegni presi, l’Acuto ricorre al re di Napoli. Ottiene ragione; sono così  emessi numerosi decreti di pagamento nei confronti degli inadempienti. La causa è affidata ad un giudice della curia, Donato d’ Arezzo, che ha l’incarico di fare eseguire gli ordini reali.  La questione non si rivela facile da risolvere perché non tutti i debitori sono sotto il controllo di Carlo da Durazzo. Ugo da San Severino, ad esempio, si trova fuori dal regno di Napoli; Iacopo da Capri è in prigione; Asserello da Capua combatte ancora con gli angioini; Andrea da Messina si trova lontano in quanto milita per un altro signore. Giovanni Acuto non demorde e recupera con un discreto successo parte dei crediti. Con il denaro incassato si rivolge al  banchiere senese Raimondo dei Tolomei che glielo investe nell’acquisto di alcuni poderi e nella costruzione della casa padronale di Rocchetta sull’Elsa nelle vicinanze di  Poggibonsi. A metà mese viene contattato dal conte Amedeo VI di Savoia per una tregua.

1383     
Gen.Comp. venturaPerugia Siena  Firenze Umbria e Toscana

Lascia l’agro romano e si spinge nel perugino con Giovanni degli Ubaldini ed il Ramsey. Ricevuti 15000 fiorini, si riversa in Val di Chiana; occupa Fabbrica, attacca Buonconvento e devasta la Val  d’Arbia. Allorché i senesi lo contrastano con l’aiuto dei fiorentini, si sposta nell’ aretino. Ai venturieri sono consegnati 7000 fiorini. Negozia con l’emissario lucchese Andrea da Volterra e lo assicura di non volere scorrere nel territorio di tale comune. Nello stesso tempo spinge il Ramsey a devastarne le terre.

Feb.Vico  AntipapaChiesa  Siena Toscana 
Mar.   Toscana

Entra nel territorio di Chiusi e si scopre nemico dei senesi. E’ sorpreso nei pressi di tale località  da Guido d’Asciano che gli cattura molti cavalli.

Apr.Comp. venturaSiena ToscanaSi associa con la Compagnia dei Bretoni. Assale i senesi, comandati ora da tancredi da Modigliana.
Giu.Vico  AntipapaSiena Toscana e Lazio

Ottenuti 15000 fiorini  dal prefetto Francesco di Vico e dall’antipapa Clemente VII, contrasta ancora i senesi nel Patrimonio. Sconfigge Guido d’Asciano e Niccolò Malatesta tra San Lorenzo Nuovo ed il lago di Bolsena; cavalca a Magliano in Toscana ed a Collecchio. I fiorentini gli riconoscono 18000 fiorini ed i senesi altri 11000.

Lug. sett.   Toscana

Si accampa in quel di Cortona; forma con il Ramsey e l’Ubaldini la Compagnia della Rosa. Progetta di spostarsi in Romagna per collegarsi con Lucio Lando.

Ott.ChiesaComp. venturaAngiò Campania Marche e Romagna

Affronta gli avversari con  Alberico da  Barbiano. Si unisce con 300 lance al  Lando e compie alcune scorrerie nelle Marche ed in Romagna.

Nov.Rimini  Comp. venturaRavenna    Perugia Romagna ed Umbria

Al servizio di Galeotto Malatesta;  devasta il ravennate. A metà mese è segnalato nel territorio di Orvieto; sconfigge 1500 uomini, male armati, che cercano di opporglisi. Forse su sollecitazione di Rinaldo Orsini punta poi su Perugia. Lo accompagnano molti fuoriusciti della città. Il comune, intimorito, offre all’Acuto un “prestito” di 400 fiorini, mentre altri 1200 vengono offerti ai membri della compagnia. In tutto sono 2000 i fiorini spesi dai perugini nella circostanza. Rafforza nel contempo le sue brigate con l’arrivo del Ramsey. A fine mese nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, ad Assisi si allea mediante giuramento con l’Ubaldini ed il Ramsey.

Dic.Comp. venturaSiena         Lucca Toscana e Umbria

Seguono nuove scorrerie in Toscana con i due condottieri. I senesi nutrono la speranza di essere risparmiati e gli inviano tre ambasciatori allo scopo di congratularsi del suo arrivo; vengono offerti alla compagnia 8000 fiorini (5000 ufficialmente e 3000 sotto banco); all’Acuto, infine, viene   riconosciuta una provvigione mensile di 100 fiorini per un anno. Minaccia Lucca. Si accampa a Cortona dove, una settimana dopo Natale, si incontra con l’ambasciatore del comune Andrea da Volterra.  Tema dell’incontro sono i crediti da lui vantati nei confronti di Alderigo Castracani. Chiede 7300 fiorini. La trattativa si conclude con la consegna di 2300 fiorini subito e di altri 5000 dilazionati in due anni. Si trasferisce nel contado di Città di Castello con 2000 cavalli e 1000 fanti ed i fiorentini gli consegnano, per conto del papa, altri  20000 fiorini. E’ rifornito di vettovaglie da Citerna.

1384     
Gen.ChiesaAngiò  Antipapa Campania

I fiorentini gli consegnano, sempre  per conto del papa, altri 10000 fiorini a saldo di  paghe arretrate. Lascia Napoli. Urbano VI, in compenso, toglie l’interdetto a Firenze in vigore dal 1375. Carlo di Durazzo, a fronte dei suoi debiti verso il condottiero che non riesce a saldare, gli concede il casale di Carinaro nell’aversano ed alcuni beni immobili a Capua ed a Napoli.

Feb.  Toscana Si accampa tra Borgo San Sepolcro e Cortona. Chiede ai fiorentini il pagamento dei suoi crediti nei confronti di Carlo di Durazzo. Ottiene un rifiuto
Mar.   Campania CalabriaLe difficoltà negli approvvigionamenti e la morte del conte di Savoia riducono l’esercito di Luigi d’Angiò in cattive condizioni. L’Acuto si ferma nella valle di San Severino. Effettua pure una cavalcata in Calabria per domarvi la ribellione dei nobili filoangioini.
Apr.Comp. venturaCamerino Puglia MarcheUmbria  Toscana

Giunge a Barletta. Da qui si sposta nelle  Marche ove minaccia Amandola che è controllata da Rodolfo da Varano; con l’Ubaldini tenta poi di togliere la rocca di Spoleto a Rinaldo Orsini. Si trasferisce nel pisano e si congiunge  con le milizie viscontee a causa di alcuni tumulti scoppiati a Pisa.

Mag.Comp. venturaSienaPisaLucca Perugia Ascoli Piceno Toscana Umbria e Marche

Si pone nei pressi  di  Cortona; la sua presenza spaventa una volta di più  la Toscana. Sconfigge i senesi, si impossessa non solo di ostaggi, ma anche di un consistente bottino in termini di munizioni e pezzi di artiglieria. I senesi per ingraziarselo gli fanno avere 11000 fiorini (nella realtà il costo complessivo della scorreria sale a 16000 fiorini); i pisani  lo riforniscono di vettovaglie, concedono il passo alle sue truppe e gli  riconoscono altri 9000 fiorini. I  lucchesi, da parte loro, gliene fanno avere  4000. Ritorna in Umbria, invano contrastato dai perugini comandati  da Boldrino da Panicale. Si  ferma nel contado di  Montegiorgio  al fine di depredare l’ascolano: gli abitanti di Fermo devono consegnare a lui ed all’  Ubaldini  1000 fiorini a testa. A fine mese è segnalato a Castignano; si accampa a Sant’Elpidio A Mare con l’Ubaldini;  si ritira.

Giu.PerugiaVicoMichelottiChiesa Umbria

Conduce per conto dei perugini azioni senza efficacia lungo il lago Trasimeno. In tale campagna si appropria del castello di Montecchio Vesponi che ottiene dai perugini al posto del pagamento di una taglia. Nello stesso tempo prende possesso di altre due cittadine poste anch’esse nei pressi di Arezzo, Migliarina e Badia al Pino (Badia a Ruoti), che gli sono anch’esse concesse dai perugini o, forse, da Carlo di Durazzo. Una simile richiesta ai senesi per Monte San Savino viene, invece, rigettata. Di seguito lotta ancora con l’Ubaldini a favore di Francesco di Vico.

Lug.Comp. venturaFaenza Romagna

E’ impegnato in Romagna dove Astorre Manfredi ha attaccato il bastione di Sezada. Intervengono i fiorentini e rinnova la tregua biennale con il Manfredi. Può ora pensare alle vicende che stanno interessando la Toscana.

Sett.AngiòNapoli ToscanaSi collega con Enguerrand de Coucy e prende parte alla conquista di Arezzo.
Ott.FirenzeAngiò ToscanaSi accorda con i fiorentini e contrasta Enguerrand de Coucy e gli angioini.
Nov.Comp. venturaChiesa Perugia Siena Toscana

Ritorna alla sua vita errabonda con Giovanni degli Ubaldini e Riccardo Ramsey. A fine mese prende la via di Anghiari e taglieggia i senesi con l’ Ubaldini, Corrado Lando e Rinaldo Orsini. Siena deve ancora all’Acuto un residuo di vecchie somme non corrisposte per un totale di 500 fiorini. Il condottiero si fa pagare tale somma per mezzo di un suo procuratore, il mercante Vituccio da Pisa.

1385     
Gen.FirenzeTarlati ToscanaAppoggia Vanni di Vanni contro i Tarlati.
Apr.        Comp. venturaPerugia      Lucca       Bologna     Firenze       Siena Umbria  Toscana EmiliaLa Compagnia della Rosa è ora forte di 3000 cavalli e di 1000 fanti. Ne sono capitani con l’Acuto, Taddeo Pepoli, Giovanni degli Ubaldini, Everardo della Campana e Boldrino da Panicale. Nell’organico della compagnia si trova anche Giovanni Ordelaffi. Il condottiero estorce denaro da Perugia e da Lucca. Si muove verso Bologna: tali comuni, su pressione dei fiorentini e dei senesi si alleano ai danni della compagnia.
Mag.   Toscana

Viene raggiunto nei dintorni di Firenze da una lettera del cognato Carlo Visconti che lo informa della cattura del suocero Bernabò Visconti da parte del nipote Gian Galeazzo.

Giu.Comp. venturaBolognaMilano Emilia Lombardia e Toscana

Si muove nel bolognese con l’Ubaldini, Boldrino da Panicale e Taddeo Pepoli:  sono loro consegnati 30000/35000 fiorini dagli abitanti (ufficialmente 15000). Si sposta in Lombardia ove il cognato Carlo Visconti cerca il suo appoggio  per liberare il padre. Si incontra a Cavezzo con un emissario del nuovo signore di Milano ed il suocero Bernabò  è abbandonato alla sua sorte. Gli è  infatti promessa  una provvigione mensile di 300  fiorini (condotta in aspetto di  30 lance), più un bonus di 1000 fiorini.  Il contratto è firmato al campo della compagnia nei pressi di  Milano. Gli sono restituite le terre che a suo tempo gli sono state confiscate a Pessano con Bornago, a Carugate, a Valera ed a  Santa Maria alla Molgora. Il mese seguente Gian Galeazzo Visconti gli farà restituire anche l’abbazia di Sant’Alberto nei pressi di Pavia. A fine mese rientra in Toscana con il Coucy e l’Ubaldini. Sosta nel  territorio di Cortona finché il signore della città Uguccione Casali lo invita a lasciare il circondario.

Lug.Comp. ventura  Marche e Umbria

Si reca a Rocca Contrada (Arcevia).   I fiorentini gli consegnano 1100 fiorini sui 2000 richiesti, affinché non arrechi danni al loro territorio. Negli stessi giorni l’Acuto si muove  a favore di  Guglielmino d’Assisi  in conflitto con il capoluogo, e concorda una tregua di due mesi tra i contendenti.

Ago.Comp. venturaSiena  Perugia Toscana e Umbria

E’ spinto dai fiorentini a predare il senese con Everardo Lando e Taddeo Pepoli (2500 cavalli). La scorreria è particolarmente devastante anche a causa dei disordini che al momento sconvolgono la vita politica del comune. Si ferma in Val d’Arbia: le incursioni terminano con la cattura di ostaggi e la razzia di bestiame di ogni tipo, più altre derrate agricole (in particolare 600 paia di buoi e più di 8000 moggia di frumento). I senesi consegnano a lui 15000 fiorini ed ai fiorentini alcune terre nell’aretino; a tutti e tre condottieri è donato un corsiero; oltre a ciò, in particolare all’Acuto  sono consegnate anche tre pezze di stoffa di seta. Si porta nel perugino.

Sett.Comp. venturaPerugia Umbria

Staziona Lucio Lando, Everardo della Campana, Giovanni  Beltoft e Taddeo Pepoli nel perugino tra Papiano, Spina Nuova e Cerqueto fino al momento in cui non viene loro consegnato del denaro.

…………..Napoli  Ungheria Lombardia

Segue Carlo di Durazzo in  Ungheria di cui quest’ ultimo è stato nominato re. Rientra in Italia a seguito dell’uccisione del sovrano. A dicembre muore avvelenato a Milano Bernabò Visconti. Il re d’Inghilterra gli affida un’ambasceria per le condoglianze a Gian Galeazzo Visconti.

1386     
Feb.    Nasce a Firenze il figlio John jr., suo erede.
…………..AngiòNapoli Regno di Napoli

Ha alcune divergenze sull’entità del suo  soldo con il giovane Ladislao d’Angiò, successo nel regno di Napoli al padre Carlo di   Durazzo. Milita, pertanto, con i suoi avversari angioini.

Mag.Firenze 82 lanceToscanaViene assunto dai fiorentini allo scopo di contrastare le compagnie di ventura.
Sett.Comp. venturaSiena Firenze Toscana  Romagna Marche Abruzzi

Costringe i senesi ad accordargli 800 fiorini sui 1000 richiesti; effettua una visita amichevole in Siena con una scorta di 40/50 cavalli; si trasferisce in Romagna mentre parte dei suoi uomini rimane a molestare la Val d’Ambra. Si congiunge con Giovanni degli Ubaldini e Giovanni Tedesco da Pietramala;  muove in soccorso di Antonio da Montefeltro minacciato dai fiorentini. Devasta il Montefeltro; tocca  Colbordolo e  Talacchio, mette in subbuglio il territorio di Fano. Gli abitanti di tale località gli fanno avere 500 fiorini. Si trasferisce, infine, negli Abruzzi. La regina Margherita d’Angiò, madre di Ladislao, ordina agli abitanti di Chieti di provvedere alle vettovaglie necessarie alle sue truppe ed al foraggio per le loro cavalcature.

Ott.Fuori  uscitiPerugia Toscana e Umbria

Si trova nel territorio di Cortona, molesta il Chiugi e minaccia i  perugini. Viene messo in fuga da Boldrino da Panicale.

Dic.   RomagnaE’ contattato a Faenza da Giovanni degli Ubaldini. Agli stipendi dei carraresi.
1387     
Gen.PadovaVerona VenetoA Montagnana. Entra in Padova con Giovanni Tedesco da Pietramala; a Monselice.
Feb.  Capitano g.le 500 lanceVeneto

Oltrepassa l’Adige, tocca Castelbaldo ed entra  nel veronese. E’ con l’Ubaldini a Cerea; assale il veronese nella speranza di trovare vettovaglie e biade per i suoi uomini e per le loro cavalcature. Ostasio da Polenta e Giovanni Ordelaffi lo costringono a ripiegare a Bussolengo, dove resta bloccato per venti giorni senza potere ricevere i necessari rifornimenti. I soldati sono senza pane e carne e sono forzati a nutrirsi di legumi e di rape. Al suo campo giunge un emissario del signore di Verona per concordare una tregua. Le spie dell’Acuto sono all’erta e mettono il condottiero sull’avviso. L’emissario è, infatti, un osservatore con il compito di ottenere informazioni utili a danneggiare i padovani. L’Acuto lo fa catturare e rinchiudere in una tenda senza farlo parlare con nessuno.

Mar.   Veneto

Si porta a Castelbaldo perché il passo gli è bloccato da una forte bastia fatta  costruire  a Castagnaro da Giovanni Ordelaffi. Prima del combattimento con l’Ubaldini arma cavalieri Conte da Carrara assieme al fratello Giacomo, cui seguono Bernardo Scolari, Pataro e Francesco Buzzaccarini L’Acuto divide le sue truppe in 8 squadroni;  si pone alla testa del primo con 500 uomini d’arme e 500/600 arcieri inglesi. Finge di ritirarsi; con la sua manovra induce gli scaligeri ad inseguirlo in un terreno acquitrinoso, poco adatto per uno scontro di cavalleria pesante;  fa smontare dalle loro cavalcature i suoi uomini d’arme in un terreno asciutto e li fa avanzare in file serrate. Gli avversari si muovono con fiducia; sono costretti ad  arrestarsi davanti ad un canale per cui cercano di superarlo. Nello stesso momento gli arcieri, che sono stati collocati sui fianchi, tempestano con le loro armi i nemici; si formano nelle schiere di questi ultimi delle falle nelle quali si inseriscono i cavalieri appiedati. L’Acuto gira poi attorno alla palude e coglie alle spalle le formazioni scaligere. Ai vincitori viene riconosciuta paga doppia e mese compiuto. L’ Acuto rientra vittorioso a Padova.

Apr.   Veneto

Ritorna nel  veronese per la via di Monselice e di Montagnana; supera la resistenza degli avversari a a  Soave ed a Villanova e porta le sue devastazioni sino a Porta Vescovo a Verona. Incendia tutti i villaggi trovati per strada sino a Montorio Veronese. Si reca a Padova dopo una settimana e si pone al servizio dei fiorentini per non aiutare i viscontei che si sono nel frattempo alleati con i carraresi.

Mag.Firenze Capitano g.le 500 lance e 1000 fantiToscana

A Firenze. Viene condotto dai fiorentini per sei mesi.

Sett.Comp. venturaRimini Marche

Con Giovanni Beltoft soccorre i Petrucci ai danni dei  Malatesta: con tale condottiero, Ubertinello e Boccaccino Petrucci coglie in agguato a Fratta Carlo Malatesta.

Dic.FirenzeComp. ventura Toscana

Controlla i movimenti della compagnia di Bernardo della Sala, reduce da una scorreria nel pisano e diretta nel perugino. I senesi gli offrono 4000 fiorini affinché non molesti il loro territorio.

1388     
Gen.NapoliAntipapa Campania

Si unisce con Alberico da Barbiano ed Ottone di Brunswick e lascia Capua  per appoggiare in Napoli i difensori di Castel Capuano. A Caivano con 4000 cavalli e 500 fanti.

Feb.   CampaniaLuigi di Montjoie esce da Napoli con 1600 cavalli e respinge l’Acuto ad Aversa.
Mar.   CampaniaInvia 100 lance in soccorso dei pisani, minacciati dal Beltoft.
Mag.FirenzeComp. ventura Toscana

Allo scadere della condotta abbandona  il regno di Napoli; i fiorentini lo incaricano di sorvegliare i loro confini e di dissuadere Giovanni Beltoft a continuare nelle sue incursioni nel pisano e nel lucchese.

…………..   ToscanaA Cortona con il cognato Carlo Visconti. Fa defezionare nelle file fiorentine alcuni capitani inglesi militanti nelle compagnie del  Beltoft.
Sett.Comp. venturaFoligno Toscana Umbria e Marche

Dimora nel suo castello di Montecchio Vesponi ove apprende di una congiura organizzata a Cortona da un medico di corte, corrotto dal conte di Virtù, ai danni del signore della città Uguccione Casali e di Carlo Visconti,  ospite del Casali. La trama è sventata grazie alle sue informazioni: il medico è trascinato per tutta la città per essere alla fine attanagliato. Entra poi nel Chiugi, si congiunge con Carlo Visconti (1400 cavalli), prosegue verso Bettona e Foligno e devasta alcune terre dell’ Umbria e delle Marche con 3000 cavalli. Si separa da Corrado Lando che viene seguito da 1000 cavalli. Ottiene dai senesi 2000 fiorini sui 4000 richiesti inizialmente.

Ott.Bologna 1808 cavalliEmilia

I bolognesi gli consegnano 3767 fiorini per la condotta di un mese della sua compagnia e gliene riconoscono altri 10000 dietro l’ impegno a non essere molestati per due anni.

Nov.NapoliAntipapa Umbria e Puglia

Si dirige verso la Puglia; a Trevi tratta con il Beltoft per assumerlo ai suoi ordini con 200 lance. I fiorentini gli fanno avere 5000 fiorini per tale operazione:  ne vengono subito consegnati 1000 ai suoi agenti Giannichino Trichil e Perotto Fedini. Gli altri 4000 gli verranno erogati solo quando le truppe del Beltoft si saranno effettivamente riunite con i suoi uomini. Viene pregato, da ultimo, di attivarsi per  fare restituire alcuni muli e pelli rubate rubate dai suoi soldati ad alcuni mercanti fiorentini.

Dic.   UmbriaTransita per il perugino al comando di 1300 lance inglesi, tedesche ed italiane. La maggior parte dei suoi capitani sono inglesi di nome John: John Wanlock, John Vale, Johnny Butler, John Colpepper, Johnny Svim, Giovanni da Liverpool (John Liverpool), John Lye e John Balzan. Anche David Falcon, Richard Swinfort, Roger Baker e Richard Norlant fanno parte della compagnia.
1389     
Gen.Comp. venturaSiena Toscana

Opera devastazioni nel senese con Corrado Lando e Bernardo della Sala. Chiede al comune la proprietà di una casa nel suo territorio.

Feb.NapoliAntipapa CampaniaRitorna ad Aversa.
Mar.   Campania

Staziona tra Liburna (San Pietro a Patierno) ed Afragola. Giunge a Capua con 1300 cavalli per unirsi con i durazzeschi.

Apr.   Campania

Ai primi del mese  si muove con Ottone di Brunswick da San Pietro a Patierno; si scontra  a Casanova (Casalnuovo di Napoli) con alcuni soldati angioini usciti dal centro per affrontarlo. I difensori hanno la meglio facendo alcuni prigionieri. A metà mese si avvia in soccorso dei difensori di Castel Capuano; con l’aiuto della flotta durazzesca (4 galee, 6 brigantini e molti navigli leggeri)  si colloca davanti a Casa Nova ed a San Pietro all’Ara. Gli assalitori entrano nelle due località mentre 400 armati escono da Castel Capuano per portare il loro contributo alla battaglia. Le truppe di Luigi di Montjoie sono preparate all’urto e, dopo un lungo e sanguinoso combattimento obbligano  l’Acuto ed il Brunswick a ritirarsi. Fa ritorno ad Afragola; a tale vista i difensori di Castel Capuano si arrendono, ammainano dagli spalti la bandiera di Ladislao d’Angiò e quella di Butillo Prignano nipote del papa.

Mag.   Campania e Toscana

Ricevuti 3000 fiorini, lascia il regno di Napoli con 400 lance e 500 fanti. Cerca di convincere il Brunswick a seguirlo al soldo dei fiorentini. Tocca  Aversa, Roma, Borgo San Sepolcro (Sansepolcro) ed il contado di Orvieto. Si reca a Firenze; è condotto per sei mesi con uno stipendio mensile di 500 fiorini. La sua compagnia alloggia tra Perugia e Cortona, nei pressi del  suo castello di Montecchio Vesponi.

Giu.FirenzeMilano Siena 400 lance e 500 fantiUmbria e Toscana

Viene condotto per nove mesi e gli è riconosciuta una provvigione mensile di 500 fiorini. Ha ai suoi ordini 500 lance e 500 fra fanti e balestrieri. Si posiziona agli inizi  nel territorio di Narni: i fiorentini gli intimano di desistere dal recare danni al perugino. Spostatosi in Toscana, dalla Val di Chiana penetra nel senese: viene affrontato da Paolo Savelli ad Asinalunga (Sinalonga) ed  è messo in fuga al termine di un combattimento che dura sette ore.

Lug.   Toscana e Umbria

Raggiunge le sue truppe che sono acquartierate  tra Montone, Fratta Todina e Borgo San Sepolcro (Sansepolcro) e si getta contro i senesi. I perugini inviano sui loro confini, Antonio da Romignano e Felcino da Perugia per sorvegliare i movimenti della sua compagnia.

Ago. sett.   Toscana

Soccorre Gaddo da  Frosini assediato nel suo castello; si trova  ad Olmo con Corrado Lando e Carlo Visconti (1000 lance) e si trasferisce in Val di Chiana. Va all’attacco di Poggiolo; messi in ordine i suoi uomini (3000 cavalli e 1000 fanti), si avventa nella Scialenga in Val d’Arbia: i fiorentini oltre i 20000 fiorini pattuiti, fanno avere a lui ed al Lando altri 1000 fiorini affinché devastino con più  forza il contado per un mese. Mette a ferro e fuoco San Sano, Montalcino, Camigliano, San Giovanni, Castiglioncello del Trinoro, Monteguidi. La scorreria termina con il ferimento del Lando; si ritira verso Colle di Val di d’ Elsa seguito sempre dal Savelli. Tocca  San Galgano ed il piano di Rosia; sollecita invano ai senesi la somma di 36000 fiorini.

Ott.   ToscanaI lucchesi riconoscono a Giovanni Acuto ed a Corrado Prospero una paga di 995 fiorini in quanto condottieri della lega, formatasi a seguito della recente pace tra il Visconti da un lato e fiorentini e lucchesi dall’ altro.
Nov.   Toscana

Ritorna ad Olmo con le prede e qui la compagnia si scioglie. Lascia gli stipendi di Firenze per portarsi  nuovamente nel regno di Napoli attirato dalle larghe concessioni che gli offre la regina Margherita d’Angiò. Invano Ghino di Roberto, Giovanni Orlandi, Piero Baldovinetti, inviati a più riprese presso di lui, tentano di assoldarlo con promesse di denaro; fanno leva sul suo amor proprio risvegliando in lui l’odio che da tempo nutre nei confronti di Gian Galeazzo Visconti.

Dic.NapoliAngiò PugliaAl servizio di Ladislao d’Angiò per osteggiare le milizie provenzali.
1390     
Mar.   Campania e Lazio

A Gaeta è contattato dai fiorentini con Carlo Visconti; si conduce in via definitiva al loro servizio. Lascia Roma e per Pitigliano si dirige in Maremma con 150 cavalli, 300 fanti e 50 arcieri; raggiunge Volterra.

Apr.Firenze 200 lanceToscana

E’ arruolato per un anno di ferma ed uno di rispetto (200 lance per 500 fiorini mese); si impegna anche a non agire contro la repubblica per i due anni successivi. Discute con Carlo Visconti e Francesco Novello da Carrara le modalità  di accordo con il duca Stefano di Baviera.

Mag.FirenzeMilano Emilia

Si porta a  Bologna; cavalca nel modenese con Giovanni da Barbiano imprigionando contadini, razziando bestiame ed appropriandosi dei raccolti.

Lug.   Toscana ed Emilia

A Firenze per discutere con i Dieci di Balia sulla strategia da seguire. Viene definito dalle autorità “protettore delo stato”. Raggiunge il parmense con 1600 lance; si astiene da ogni azione di saccheggio allo scopo di spingere la popolazione alla rivolta. Con la defezione del marchese Alberto d’Este, è inizialmente costretto a ritirarsi; di seguito, in conseguenza dei fruttuosi attacchi di Francesco Novello da Carrara in Polesine, può trasferirsi sotto Reggio Emilia. Scopre il tradimento di un caposquadra tedesco che avrebbe dovuto disertare a favore degli avversari per cogliere alle spalle le file fiorentine.  Il capitano  è catturato con i suoi uomini ed i viscontei si ritirano verso Reggio Emilia.

Ago.   Toscana

Ritorna nel senese.  Con Carlo Visconti si scontra con Paolo Savelli in un combattimento che dura sette ore. Entrambi i contendenti si dichiarano vincitori. E’ raggiunto da un ingegnere idraulico che ha l’incarico dai fiorentini di deviare le acque che portano a Siena.

Sett.  ott.   Veneto, Emilia e Lombardia

Decide di proseguire la guerra dal padovano. Si spinge nel vicentino e nel  veronese con 1400 fanti, per lo più balestrieri, e 2400 lance fiorentine, bolognesi e carraresi. Da qui si indirizza  verso il modenese con 1500 lance; ne devasta il territorio. Assedia, invano, due castelli alla cui difesa si trovano 200 lance: queste attaccano il suo campo e sono respinte con la cattura di 240 cavalli. L’Acuto infesta il reggiano ed il mantovano (Coazze) facendovi grandi prede che sono portate a Bologna.  Protegge nel bolognese i lavoratori impegnati nella  vendemmia. Si indirizza ancora nel parmense e si impadronisce di un grosso bottino: sulla strada del ritorno i suoi saccomanni hanno la meglio su un forte contingente di cavalleria nemica  (200 lance).

Nov.   Emilia e Veneto

A Bologna; penetra nel ferrarese ed obbliga il marchese d’Este a mutare alleanza; a fine mese, si trova a Padova per preparare con i carraresi i piani per la prossima offensiva in Lombardia.

1391     
Gen.FirenzeMilano  Mantova220 lanceVeneto e Lombardia

Esce da Padova a metà mese, all’alba: l’ora esatta è indicata dall’astrologo Alessio Nicolai. Ha il comando di 1400 lance e di 15000 fanti (fonti carraresi; di 2000/3000 lance, di 2000/4000 fanti e di 500 arcieri (fonti toscane). Sono al suo fianco anche Astorre Manfredi, Giovanni da Barbiano,  Francesco Novello da Carrara e Conte da Carrara (questi ultimi con 600 lance tedesche). Maresciallo dell’ armata è John Balzan (stipendio mensile di 50 fiorini); agli  ordini diretti dell’Acuto militano pure John Wenlock e Carlo Visconti. Giunge a Castelbaldo, si congiunge a Barbarano con Francesco Novello da Carrara, varca l’Adige ed occupa Illasi. Superata una prima resistenza dei viscontei, punta su Verona con la speranza che la popolazione si ribelli  a favore degli scaligeri. Sconfigge ancora i nemici (150 prigionieri) e si attesta nel borgo di Santa Lucia. Non essendovi alcun tipo di tumulto, entra in Valpolicella ed in Valpantena; si volge nel mantovano e ne depreda il territorio fino a quattro miglia dal capoluogo.

Feb.  Capitano g.le     200 lanceVeneto

E’ nominato capitano generale della lega. I fiorentini gli riconoscono oltre i 1200 fiorini l’anno di cui gode dal 1375, una nuova provvigione di 2000 fiorini l’anno, da erogarsi in rate trimestrali. La spunta anche nel farsi riconoscere dai fiorentini il denaro per la dote delle figlie: Janet (quattordici anni), Catherine (tredici) e la più piccola Anne. Il comune si impegna  a   corrispondere a ciascuna di esse una somma di 2000 fiorini a titolo di dote. Sul piano militare l’Acuto è obbligato a rientrare a  Padova con Conte da Carrara, sia per la carenza dei rifornimenti, sia per l’improvvisa partenza dal campo del Manfredi: costui, corrotto dai Visconti, si è infatti accordato con gli avversari ad uccidere sia l’Acuto che Francesco Novello da Carrara nel corso di un consiglio di guerra.

Apr.  200 lanceVeneto

Lascia nuovamente Padova con 1500 lance, 1000 fanti e 300 balestrieri; devasta il vicentino ed il veronese. Lo affiancano questa volta anche Corrado Lando, Corrado Prospero (100 lance) ed altri capitani minori come i tedeschi Albert Coiser (92 lance) e Corrado di Rotestein, e gli inglesi Balzan (sempre con il titolo di maresciallo), David Falcan (79 lance e 37 arcieri), Roger Nottingham (10 lance e 5 arcieri) ed altri piccoli contingenti agli ordini di William Cook (figlio del Cogno) e Richard Croft. Molte lance sono composte di armati di diverse nazionalità come inglesi, tedeschi, italiani, francesi ed ungheresi. L’astrologo Nicolai dà ancora il via all’esercito nel momento ritenuto più favorevole.

Mag. giu.   Veneto e Lombardia

Al termine del raccolto esce da Padova per la terza volta con 2200 lance, 1200 balestrieri e  moltissimi fanti: punta  sulla riva sinistra del Po per collegarsi con Giovanni d’Armagnac che deve invadere gli stati viscontei da ovest. Attraversa il vicentino e sconfigge due volte nel veronese alcuni contingenti di cavalleria. Nel secondo degli scontri debella Taddeo dal Verme,  che capitana 300 lance e molti fanti e gli cattura   60 uomini d’arme e 200 fanti. Attraversa  il Mincio e respinge sugli argini 9000 cavalli e 3000 fanti che tentano di impedirgli il cammino. Accelera  la marcia verso l’Oglio ed a Rudiano sventa nuove insidie approntate dagli avversari  (700 cavalli che assalgono la  retroguardia durante il guado). Corrado Lando coglie in imboscata Taddeo dal Verme a Civilerghe di Mazzano per cui l’Acuto può penetrare nella valle di San Martino, dove si uniscono alle sue schiere i guelfi locali. Batte Jacopo dal Verme e Facino Cane fuori porta Cologno (Bergamo) in uno scontro  in cui tra i viscontei sono uccisi 80 uomini d’arme e molti balestrieri; 200 cernite milanesi in tale  occasione muoiono annegate mentre tentano di attraversare un fiume (nel complesso 4000 morti d’ambo le parti). Respinto da Bergamo, passa per Trescore Balneario e Cenate; irrompe in Val Cavallina. Si scontra con i nemici a Colognola; transita per Ponte San Pietro, Presezzo, Bonate Sopra sempre predando il territorio finitimo. Si accampa a Mapello ma non riesce a varcare l’Adda; con la medesima rapidità prende la strada di Brignano Gera d’Adda, di Pandino e di Villanova;  in Ghiaradadda; guada il fiume sulle cui sponde, il giorno  di San Giovanni Battista, fa correre un palio. Giunge con le scorrerie fino a quindici miglia da Milano  sempre seguito dal dal Verme e da Ugolotto Biancardo (1800 lance) tesi a tagliargli le linee di rifornimento.

Lug.   ago.   Lombardia Veneto  Emilia  e Romagna

Sfida senza esito a battaglia Jacopo dal Verme  cui invia il rituale guanto insanguinato; il condottiero avversario non accetta la battaglia campale,  abbandona il campo e si trasferisce in Piemonte per affrontarvi l’Armagnac. Alla notizia della sconfitta e della morte di quest’ultimo a Castellazzo, l’Acuto decide subito di rientrare a Padova. Si accampa a Paterno nel cremonese: di fronte a sé ha Jacopo dal Verme ed alle spalle  due grandi fiumi che gli bloccano  ogni possibilità di ripiegamento. Finge di ritirarsi ed attira i viscontei in un boschetto dove i nemici sono sorpresi e disfatti da Corrado Lando: tra costoro sono uccisi o muoiono annegati nel fiume 400 cavalli ed altrettanti sono catturati. L’Acuto è in grado di guadare      l’Oglio, supera Calcinato e Montichiari, attraversa il Mincio (dove  arma venti cavalieri) e l’Adige con la perdita  di molti suoi armati che, esausti per la fame, annegano nel guado dei fiumi. Il dal Verme fa tagliare gli argini dell’Adige inondando sia le vicine campagne che  il suo campo. Molti sono  i fanti che periscono in tale occasione. Il capitano avversario è tanto sicuro della vittoria che gli invia una volpe chiusa in gabbia. All’araldo che gli porge l’oggetto l’inglese risponde “Vedo che l’animale non è triste, vuol dire che saprà trovare la strada”;  rompe una sbarra e  rimette l’animale in libertà. Abbandona il campo con tutte le tende e le salmerie per rallentare il passo ai nemici, avanza sino a Legnago per i campi allagati e giunge in salvo a Castelbaldo conservando in tal modo ai fiorentini l’esercito che gli è stato affidato. Perviene a Montagnana: i viscontei sono costretti a desistere dall’inseguimento delle sue truppe. Lascia Padova e giunge a Bologna; scorre la Romagna  a seguito sempre del voltafaccia degli  estensi. Rigetta gli attacchi di Ugolotto Biancardo, di Antonio Porro e di Antonio Balestrazzo. Per la capacità dimostrata nell’ occasione i fiorentini gli concedono un premio straordinario di 1000 fiorini, pagabili metà a Natale e metà la  Pasqua seguente.

Sett.   Toscana

Rientra in Toscana  con 1200 lance e 1000 balestrieri per  la via della Sambuca; tocca  Pistoia e San Miniato dove viene raggiunto  da Giovanni da Barbiano e da Luigi  da Capua. Valica l’Arno e  taglia a Jacopo dal Verme le vie che portano a Siena ed a Firenze; si ferma a Montopoli in Val d’Arno controllando da vicino i movimenti degli avversari con 1000 lance. Rinchiude il rivale tra Empoli e Pontormo, supera l’Arno a Signa;  segue gli avversari a Tizzano  compiendo continue azioni  di disturbo alle linee di rifornimento nemiche. Firenze gli invia in soccorso 10000 uomini, quasi tutti appartenenti alla milizie del contado; si dispone in ordine di battaglia essendosi accorto a giorno fatto che i viscontei stanno salendo il monte Albano per cercare di trasferirsi in Val di Nievole. Concepisce un ardito piano inviando 1000 lance ai danni della retroguardia nemica, i fanti per i sentieri di montagna, mentre egli segue tali colonne con il resto delle lance ed i balestrieri.  Distrugge ad Uzzano la retroguardia viscontea (500 lance)  catturando Taddeo dal Verme, Gentile da Varano e Vanni d’Appiano; nel contempo la fanteria fiorentina impegna  gli avversari nei pressi di Montevettolino ed alla Pieve di Nievole. L’azione non è però decisiva per la sua indecisione, sicché   il dal Verme è in grado di raggiungere in piena notte Montecarlo,  da qui può muoversi su Lucca (ove sono rifocillate le sue truppe) ed, infine, avviarsi  su Ripafratta ove si fortifica. All’alba l’Acuto raggiunge  Montecarlo ove viene trovato abbondante materiale abbandonato dal nemico, tra cui alcune bombarde; dopo due giorni di riposo a Pescia si indirizza a San Miniato mentre il dal Verme ripara a Cascina.

Ott.   Toscana

Si sposta tra San Miniato e Castelfiorentino, sempre controllando i movimenti del dal Verme; lo tallona da vicino anche in Val di Nievole. Si acquartiera nei castelli di tale valle. la campagna si conclude in tal modo. Tratta in segreto segretamente con i capisquadra di una compagnia bretone che milita nell’esercito nemico al fine di suscitare tumulti nelle file viscontee: la trama è scoperta ed i responsabili vengono giustiziati.

1392     
Mar.   Emilia

E’ inviato con Ugo di Monforte in soccorso dei bolognesi, minacciati dalla comparsa nel territorio  delle compagnie di Ceccolo Broglia, di Brandolino Brandolini e di Biordo dei Michelotti. Queste, infatti, in apparenza  licenziate da Gian Galeazzo Visconti si preparano ad  entrare  nel fiorentino. Alla notizia del suo arrivo i tre condottieri prendono la strada di Sarzana.

Ago.   Toscana

Al termine del conflitto l’ Acuto si ritira a vita privata a Firenze;  vive tra la capitale, San Donato in Polverosa (dove ora sorge Villa Demidoff) e Montecchio Vesponi presso Cortona. A fine mese il consiglio del podestà di Firenze delibera a larga maggioranza di erigergli un monumento funebre da collocarsi nella chiesa di Santa Maria del Fiore. Il sepolcro dovrà essere costruito in pietra ed essere ornato di statue di marmo.

1393  25 lance Nomina alcuni procuratori per mettere a posto i beni immobili siti a  Milano, costituiti per lo più dai beni dotali della moglie Donnina Visconti. Nello stesso tempo nomina un altro procuratore per riscuotere quanto ancora gli è dovuto dal comune di Bologna. Su un altro fronte deve subire le sempre più numerose richieste del fisco di Firenze per il saldo di  vecchie imposte da lui dovute per un valore di 1834 fiorini (su un totale di 3000 dovuti). L’Acuto protesta vivacemente per le pretese degli uffici delle tasse. Gli è stato, infatti, intimato di regolare entro tre mesi il pagamento del proprio debito pena l’accollo di una penale pari al quarto dello stesso debito. I fiorentini gli riconoscono una condotta di 25 lance ed uno stipendio mensile di 500 fiorini.
1394     
Gen. feb.   ToscanaA gennaio la figlia Catherine si sposa con Corrado Prospero. Il genero chiede ai fiorentini un anticipo di 1000 fiorini sui suoi stipendi futuri per potere partecipare in modo conveniente alle spese nuziali secondo lo sfarzo da lui desiderato. L’Acuto negli stessi giorni comincia a liquidare il suo patrimonio per ritornare in Inghilterra. Rinuncia a favore di Firenze al castello di Montecchio Vesponi ed ai beni di Badia al Pino e di Migliarino. Vende anche le proprietà fiorentine e quelle  di Poggibonsi.
Mar.   Toscana

Chiede al comune di saldargli le provvigioni vitalizie e si accorda per la corresponsione di 6000 fiorini esentasse, di cui 2000 subito ed il resto pagabili in più rate quadrimestrali. Si fa consegnare, oltre tale cifra, anche 1000 fiorini come benservito per la sua partenza. Muore a metà mese nella sua casa di San Donato in Polverosa. Il suo corpo è subito trasportato a Firenze per essere esposto in San Giovanni su un palco allestito sul fonte battesimale circondato di candele. Il cadavere viene rivestito di un drappo d’oro; sul suo petto è appoggiata la spada, in una mano ha il bastone del comando. Il corteo funebre muove da Santa Maria in Fiore: è composto da 200 sacerdoti, 300 monaci e frati e da numerosi cavalieri. Allorché la processione giunge alla chiesa di San Giovanni con la bara, il suo corpo vi viene deposto ed il corteo si riavvia verso Santa Maria del Fiore al fine di accompagnarlo alla sua tomba. Lo seguono il figlio, le figlie e la moglie, tutti vestiti a lutto a spese del comune. La messa è celebrata dal vescovo. La salma, da ultimo, viene portata nella sacrestia in attesa di essere tumulata nel coro presso l’altare. Il costo del funerale è valutato in 410 fiorini d’oro, 1 lira e 11 soldi. Grati per la sua memoria i fiorentini stabiliscono una dote di di 2000 fiorini a favore delle sue tre figlie legittimate ed una pensione di 1000 fiorini per la moglie Donnina. L’anno seguente il suo corpo, su richiesta del re d’Inghilterra Riccardo II, sarà trasportato in Inghilterra per essere tumulato nella chiesa parrocchiale di San Pietro di Hedingham Sible dove riposa per qualche secolo prima che i suoi resti siano dispersi ed il suo sepolcro sia  distrutto. L’Acuto è protagonista di una novella di Franco Sacchetti: un giorno due frati minori vanno a fare la questua al suo castello di Montecchio Vesponi. Al saluto “Dio vi dia pace”, il condottiero risponde “Dio vi tolga l’elemosina”, poiché egli  vive di guerra e la pace lo porta alla miseria. Giovanni Acuto viene pure ricordato nel romanzo del “Cavaliere Errante”, opera del marchese di Saluzzo Tommaso III. Per quanto riguarda il suo monumento funebre a Firenze, dopo un anno, questo  non è ancora pronto. Il comune affida ad Agnolo Gaddi ed a Giuliano d’Arrigo il compito di dipingere nella chiesa la sua immagine  e quella di Piero Farnese dietro un corrispettivo di 30 fiorini. Da ultimo, nel maggio 1436, in occasione del rifacimento del duomo, il comune di Firenze incarica Paolo Uccello ad eseguire un affresco che ritragga l’Acuto da collocarsi nello stesso posto dove già è presente quello del Gaddi. Il condottiero è ora rappresentato a cavallo con la sua armatura, il bastone del comando ed il tocco in testa. Nel basamento compaiono due suoi stemmi:  un capriolo e 3 conchiglie di San Giacomo. La raffigurazione viene completata dall’ epigrafe: “Joannes Acutus Eques Britannicus/ Dux aetatis suae cautissimus et rei/ Militaris peritissimus habitus est”. Nel 1524 l’affresco sarà restaurato da Lorenzo da Credi con l’esecuzione della cornice a grottesche. Suo ritratto di  Cristofano dell’Altissimo in Palazzo Vecchio a Firenze. Biografie di D. M. Manni, Richard Gough, John Temple-Leader e Friedrich Gaupp. Una sua biografia è stata pure scritta da William Caxton, in contrasto a quella di Roberto Canolles/Robert Knolles, nella  traduzione  dell’opera del beato Raimondo Lullo “Del ordre de cavayleria”. Le  avventure amorose dell’ Acuto sono riportate  da William Winstlay (1600 ca.) e da Hubert Cole. In Italia sono intitolate a suo nome alcune vie a Villanova di Bagnacavallo (Aguta), Arezzo, Cagliari, Rimini, Padova e Firenze.

 

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