RINALDO DA MONTEVERDE

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ruderi del castello di Monteverde

Last Updated on 2024/01/06

RINALDO DA MONTEVERDE  Ghibellino. Signore di Fermo, Sant’Elpidio Morico, Montefalcone Appennino, Montegiorgio.

Genero di Luchino dal Verme.

  • 1380 (giugno)
Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attivitàAzioni intraprese ed altri fatti salienti
1340/ 1372MilanoMarche e Lombardia

All’uccisione del padre Mercenario, signore di Fermo, (febbraio 1340) ripara a Milano e passa al soldo dei Visconti. Prende parte a tutte le guerre della Lombardia nelle quali si segnala per il suo valore. Viene armato cavaliere. Nel 1365 sposa la figlia di Luchino Visconti, Villanella.

1373MarcheRientra nelle Marche ed a Fermo, probabilmente per l’intervento del signore della città Giovanni Visconti da Oleggio.
1375
Dic.FermoChiesaMarche

E’ in atto la cosiddetta guerra degli Otto Santi ai danni dello stato della Chiesa. Fermo si ribella ai pontifici su istigazione dei fiorentini. Viene ucciso il podestà Gregorio di Mirte. Rinaldo da Monteverde approfitta dell’occasione per insignorirsi della città.

1376
Feb.Marche

Ascoli Piceno si solleva al governo del marchese della Marca Gomez Garcia. I ribelli stanno per essere sconfitti allorché interviene il Monteverde alla testa di poderose schiere di tedeschi ed inglesi. Lo coadiuvano anche 10000 abitanti di Fermo tra fanti e cavalli. Il Monteverde si impadronirà della cittadella a dicembre dopo dieci mesi di assedio.

Mag.MarchePrende parte all’assedio di Ripatransone agli ordini di Tommaso Giacobuzzi: costui viene ucciso dai suoi stessi soldati,
Giu.Marche

Depreda il territorio di Sant’Elpidio a Mare e vi fa numerosi prigionieri. E’ costretto a ritirarsi il giorno seguente perché seguito di malavoglia dai suoi  soldati.

Sett.Marche

Attacca  Ripatransone; rientra a Fermo e vi fa decapitare Andreotto e Cola Caluccini, Paolo Pucci e Vanni Mattei fautori della causa pontificia. Assiste alla loro esecuzione in piazza San Martino con molti armati. E’ appoggiato nella sua azione da molti nobili del contado tra i quali si segnalano Ludovico da Mogliano e Boffo da Massa.

Dic.Marche

Si fa proclamare a Fermo capitano e gonfaloniere del popolo. In breve tempo è odiato dalla cittadinanza per il suo governo dispotico e tirannico: fa imprigionare 30 o 40 cittadini nel suo castello di Montefalcone Appennino ove costoro saranno tutti uccisi.

1377
Gen.MarcheE’ accolto dai fiorentini nella lega antipontificia.
Giu.Marche

Assale Sant’ Elpidio a Mare e vi arreca gravi guasti. Il suo obiettivo è quello di colpire Geraldino da Sant’Elpidio, che anni prima ha ammazzato un uomo al servizio del padre. Ripete inutilmente l’attacco: gli abitanti chiamano in loro soccorso la compagnia dei bretoni dalla quale Rinaldo da Monteverde viene sconfitto nei piani del Tenna. Gli  sono catturati 300 uomini.

Ago.MarcheViene scacciato da Matelica, con il signore della città Francesco di Matelica (Francesco Ottoni), dal signore di Camerino Rodolfo da Varano.
Sett.Marche

Batte  nei piani della Rancia le milizie ecclesiastiche capitanate dal Varano. Con Lucio Lando, Bartolomeo Smeducci e Francesco di Matelica si avvicina di notte a Sant’Elpidio a Mare; suborna o inganna le guardie con qualche stratagemma ed irrompe nella città che viene messa orrendamente a sacco senza risparmiare le chiese. Il centro è quasi distrutto dalle fiamme; Rinaldo da Monteverde si appropria, tra l’altro, di una reliquia, la spina della corona di Gesù Cristo, donata nel 1275 da Filippo l’Ardito al beato Clemente di Sant’Elpidio. Il reperto è trasportato a Fermo per essere collocato nella chiesa degli agostiniani.

Nov.Marche

Toglie Amandola al  Varano. Danneggia il contado di Ripatransone;  sostiene una lunga guerra con gli anconetani chiamati dai pontifici. Punta su Macerata con il Lando alla testa di 3000 uomini: si accampa fuori la Porta del Mercato mentre il Lando si pone a quella di San Salvatore (ora Porta Romana). Alla guardia della città sono Antonio di Guadambo e Bertrando Loctario con 300 cavalli bretoni. Dopo tre giorni il Monteverde ripiega su Fermo allorché il Lando viene respinto dai nemici; si rivolge, successivamente, contro Montegiorgio, ne scaccia le truppe del  Varano e le insegue sino a Fiastra ed a San Ginesio. E’ ricacciato da quest’ultima località.

1378
……….FermoAnconaMarcheContinua a fronteggiare gli anconetani al cui aiuto ha fatto ricorso il papa Gregorio XI.
Mar.Marche

Gli si ribella Sant’Elpidio a Mare; assedia  la località e vi fa costruire due bastie. Nello stesso periodo invia alcuni contingenti di armati in soccorso di Manetto da Jesi, che compie numerose incursioni nel maceratese, nel fermano e nell’ anconetano.

Mag.FermoComp. venturaMarche

Si muove in soccorso di Sant’Elpidio a Mare la compagnia dell’Ubaldini (500 cavalli); è conquistata una delle due bastie. 40 cavalli del Monteverde la recuperano e vi catturano molti uomini che ne sono alla guardia. Il Monteverde fa decapitare a Fermo altri oppositori alla sua politica.

EstateMonteverdeCamerinoMarche
Ago.MarcheSi imparenta doppiamente con gli Smeducci di San Severino Marche: un figlio sposa una figlia di Bartolomeo Smeducci ed un altro figlio una figlia di Onofrio Smeducci.
1379
Mag. giu.

Riceve in prestito dal veneziano Giovanni Miani 2000 ducati che promette di restituire a semplice richiesta; a giugno deve chiedere una dilazione perché non è in grado di ottemperare alle richieste della controparte.

Ago.Comp. venturaFermoMarche e Abruzzi

A fine mese Fermo si ribella alla sua signoria. E’ costretto a fuggire dalle Marche ed a riparare negli Abruzzi. Rientra nel fermano; respinto, si rifugia a Montegiorgio con l’Ubaldini e Corrado Lando alla testa di 1500 cavalli e di altrettanti fanti. Il giorno della rivolta, festa di San Bartolomeo, diventerà festivo a Fermo.

Ott.Marche

Si porta sotto Fermo;  cerca di soccorrere dalla parte del’Aso la rocca del Girifalco dove si sono rinchiusi la moglie Villanella dal Verme ed i figli Mercenario e Luchino. Dopo una scaramuccia con le milizie fermane capitanate da Giovanni Cambi di Santamaria in Campo, avvenuta nelle vicinanze della Porta di San Giuliano, è costretto a ritirarsi. Nel medesimo periodo viene dichiarato dai perugini loro aderente.

1380
Gen.MarcheOspita a Montegiorgio Corrado e Lucio Lando. Giunge in suo soccorso Giovanni degli Ubaldini.
Feb.MarcheLa fortezza del Girifalco perviene in potere del  Varano;  i famigliari del Monteverde lo raggiungono a Montegiorgio. A fine mese pervengono  in tale località Lucio e Corrado Lando.
Mar.Marche

Ritorna a depredare il fermano con Corrado e Lucio Lando. Invia in avanscoperta verso Casaglia 60 cavalli mentre altri 300 sono posti in agguato sul Tenna in località Pontigiana. Gli abitanti si mettono all’ inseguimento dei primi e cadono nell’imboscata: sei uomini sono uccisi ed altri 60 sono condotti prigionieri a Montegiorgio.

Apr.Marche

Deve lasciare Montegiorgio che si consegna agli abitanti di Fermo; lo stesso giorno perde anche Monteverde. Ripara a Montefalcone Appennino, ritenuto inespugnabile.  Vi si fortifica. Vi è subito assediato.

Mag.Marche

Gli abitanti di fermo si impadroniscono per trattato di Montefalcone Appennino: Egidio da Monte Urano ed un certo Bonaccorso fanno entrare nel castello (in cui si trovano anche la moglie, i figli ed alcuni fautori di Rinaldo da Monteverde) gli avversari dopo che è stato promesso a ciascuno dei due di un premio di 1000 ducati a testa ed  una provvigione mensile a vita di 5 ducati.

Giu.Marche

Rinaldo da Monteverde è condotto prigioniero in Fermo per  la Porta di San Giuliano; è caricato su un asino con la faccia  rivolta verso la coda dell’animale ed una corona di spine in testa. Stesso trattamento è riservato alla moglie Villanella dal Verme ed ai figli Mercenario e Luchino. Consegnati ai priori, sono tutti subito  decapitati nella piazza di San Martino; nei giorni seguenti sulle mura sono impiccati 24 suoi seguaci. La sua testa e quelle dei figli verranno scolpite in pietra su una colonna; in una lapide sottostante saranno riportate le scritte “Tiranno fui pessimo e crudele” per Rinaldo da Monteverde e “Sol per mal fare di me e di Luchina, cari figli, pateste disciplina” per i figli. Solamente nel 1418 sarà tolta dalla piazza la colonna infame. L’episodio dell’assedio di Macerata del novembre 1377 è ricordato da Franco Sacchetti in “Trecento novelle”.

CITAZIONI

-“Pessimus dominus.” DI NICCOLO’

-“Manomise ogni ordine di cose, e per lievi cagioni dannava a morte de’ cittadini, sospicando non tenessero dalla parte de lui.” DE MINICIS

-“Visse tiranneschiamente et fé morire molti huomini.” G. DA GUBBIO

-“Era el ditto miser Rainaldo nançe stado signore di Fermo e ‘l contado e chastelle, e scaççado da la Giexa, como multi altri signore, e puoe per la perda de la Giexa tornado como altri signor fenno; e voglando pegio che prima fare dixonesta tirannia, conçesse la fortuna che arivò in lo modo ditto: non fo mae mazore vendetta de quella.” G. DI M. PEDRINO

-“Crudelissimo tiranno e ribelle alla S. Sede.” COLUCCI

-Con Gentile da Mogliano e Giovanni Visconti da Oleggio “Celebri per lignaggio e per armi.” AMIANI

-“Crudelissimo tiranno.” TANURSI

-“Si era allontanato dalla regione (le Marche) subito dopo l’uccisione del padre nel 1340, aveva alle spalle una lunghissima carriera di condottiero al servizio dei Visconti, di cui era diventato un apprezzato capitano di guerra.” VIGUEUR

-“Nel 1376 si registrarono o primi successi militari del Monteverde nella guerra contro la Chiesa.. Qualche mese dopo Coluccio Salutati, in carica come cancelliere della Repubblica fiorentina, inviò una lettera gratulatoria al Monteverde, compiacendosi per l’esito dell’impresa (la conquista di Ascoli Piceno)..L’alleanza fra la Repubblica fiorentina e Monteverde si rinsaldò nel 1377: in una missiva del 1° gennaio Coluccio Salutati lo blandì con l’epiteto formulare di “magnificus miles” e “dilectissimus noster”.. Alla morte di Monteverde seguì una compiuta “damnatio memoriae”. Nelle due lettere inviate da Coluccio Salutati al Comune di Fermo nel corso del 1380, il cancelliere fiorentino si congratulò con i Fermani per aver abbattuto il tiranno, ormai caduto in disgrazia a Firenze dopo la fine della guerra degli Otto santi. A Fermo, nella piazza di S. Martino, nel febbraio 1381, vennero collocate le sculture in pietra delle teste del defunto tiranno e dei suoi figli, a perpetua e funesta memoria: un cartiglio posto sulla bocca di Rinaldo recitava: ” Tiranno fui pessimo et crudele; un altro, rivolto idealmente ai figli, recava l’iscrizione in rima: “Sol per mal fare, di me e di Luchina (la moglie Villanella, figlia di Luchino dal Verme)/ cari miei figli, pateste disciplina.. Lo statuto popolare di Fermo del 1383, promulgato dopo la restaurazione delle magistrature popolari, nel cassare tutte le disposizioni ordinate da Monteverde durante il suo regime, lo definì con gli appellativi di “secundus Nero” e “saevissimus tyrannus”; decretò inoltre che il giorno del 2 giugno, a memoria della sua esecuzione, venisse celebrato come festa pubblica e che s. Bartolomeo fosse annoverato fra i protettori della città per averla liberata dell’odiato tiranno.” PIRANI

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