Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
MARCANTONIO DA MARTINENGO (Antonio da Martinengo) Del ramo della Pallata)
Nipote di Antonio da Martinengo, zio di Ludovico da Martinengo.
- 1526 (luglio)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1515 | Venezia | Spagna | Lombardia | Prende parte all’assedio di Brescia. | |
1521 | |||||
……… | Veneto | Entra a far parte della società letteraria degli Ortolani a Venezia; finanzia la produzione di una nuova commedia del Ruzzante a Cà Pesaro. | |||
Nov. | Venezia | Impero | Lombardia | Combatte gli imperiali come luogotenente della compagnia dello zio Antonio. Segue Teodoro da Trivulzio alla difesa di Milano. La città è occupata dagli avversari dopo breve resistenza: il da Martinengo riesce a rifugiarsi a Bergamo con soli sette uomini d’arme mentre gli altri sono spogliati delle loro armi. | |
1522 | |||||
Gen. | 50 lance | Lombardia | Il Consiglio dei Savi gli affida il comando della compagnia dello zio Antonio. | ||
Dic. | Lombardia | A Brescia. Dalla città informa i veneziani sui movimenti dei lanzichenecchi al servizio degli imperiali. | |||
1523 | |||||
Ott. | Venezia | Francia | Lombardia | Al campo di Verolanuova. | |
1524 | |||||
Gen. | Lombardia | Scorta da Treviglio a Milano, con altri capitani, il capitano generale della Serenissima, il duca di Urbino Francesco Maria della Rovere, che si deve incontrare con il viceré di Napoli Carlo di Lannoy. | |||
Feb. | Lombardia | Rimane in Lombardia con Giano Fregoso, Malatesta Baglioni, Pietro da Longhena e Taddeo della Volpe allorché il della Rovere attraversa l’Adda per unirsi con gli imperiali. E’ segnalato ad Orzinuovi. | |||
Ott. | Lombardia | Alla guardia di Brescia. | |||
1525 | |||||
Ott. | Venezia | Impero | Lombardia | Controlla i movimenti degli imperiali in Ghiaradadda e lungo le rive del fiume. | |
1526 | |||||
Gen. | Lombardia | A Milano. | |||
Feb. | Lombardia | Prende a schiaffi a Brescia, durante una festa nel palazzo del capitano della città, Antonio Maria Avogadro: interviene subito il rappresentante della Serenissima che lo scaccia dal palazzo. | |||
Lug. | 50 lance | Lombardia | Si trova a Verolanuova con la cavalleria ed i fanti bresciani comandati da Gian Pietro Ferracin. Gli avversari superano l’Adda: il Martinengo è inviato in Ghiaradadda con 50 lance, 300 cavalli leggeri e 2000 fanti per contrastare le scorrerie della cavalleria nemica uscita da Cremona. Si dirige verso Pescarolo ed Uniti con parte delle sue truppe (50 lance, 200 cavalli leggeri, 800 fanti e 4 pezzi di artiglieria: 2 mezze colubrine e 2 sagri); con Giacomo da Vicovaro e Giorgio Busicchio si scontra a Pieve San Giacomo con le compagnie di Luigi Rodomonte Gonzaga e di Costantino Boccali. Gli imperiali sono sconfitti con l’uccisione di 15/20 uomini; sono catturati i 2 capitani con 160 cavalli e 200 fanti tra i quali vi sono molti archibugieri. Marcantonio da Martinengo è ferito alla testa da un colpo di lancia, alla coscia ed alla spalla da due colpi di archibugio: consegna Luigi Rodomonte Gonzaga a Carlo Averoldi. E’ condotto in barella prima a Seniga e poi a Brescia ove muore nell’ultimo giorno del mese. I funerali, solenni, si svolgono alla presenza dei rettori della città, del vescovo Mattia degli Ugoni e di gran popolo. E’ sepolto nella chiesa dei gesuati di Sacro Corpo di Cristo. Attualmente il suo monumento funebre si trova al museo civico. Intrattiene sempre rapporti di grande familiarità con il patriziato veneziano. Sposa una Somaglia. |
CITAZIONI
-“Era Antonio di mediocre statura: il pallido ed accigliato suo volto rado o non mai rassenerava; coi soggetti austeri austero, grave con tutti, più bramava gittarsi nelle forti imprese che narrarle altrui; né mai l’applauso, che pur sì blando sorride ai valorosi, potè rompere in lui la dignità del silenzio.” ODORICI
-“Era stimato per uno de’ valorosi giovani guerrieri de’ suoi tempi.” O. ROSSI
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