Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
GIORDANO ORSINI Di Roma. Signore di Monterotondo.
Figlio di Valerio Orsini. Cavaliere dell’ordine di San Michele.
1525 – 1564 (settembre)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1546 | Impero | Francia | Germania Francia | Prende parte all’ assedio ed alla conquista di Dura (Duren). Le operazioni si concludono in modo positivo: 600 sono gli uccisi tra i fanti italiani e spagnoli. Nell’ autunno si ammala all’assedio di Landrecy (Landrecies). Il comando della sua compagnia è affidato a Saporoso Matteucci. | |
1547 | |||||
………….. | Firenze | Toscana | Milita al servizio del duca di Firenze Cosimo dei medici. Gli è affidato l’incarico di governatore di Pisa ed il comando della flotta medicea. | ||
Estate | Toscana | Ha il compito di raccogliere 1000 fanti per intervenire a Napoli ribellatasi agli imperiali a causa dell’introduzione nella città del tribunale dell’ Inquisizione Deve prestare soccorso al viceré don Pietro di Toledo. | |||
1548 | |||||
………….. | Chiesa | Combatte nella flotta pontificia agli ordini di Gentile Virginio Orsini. | |||
1550 | |||||
Apr. | Firenze | Corsari barbareschi | Ha il comando di una galea dal duca di Firenze Cosimo dei Medici. A Livorno si unisce con la flotta imperiale di Andrea Doria per affrontare i corsari barbareschi nelle coste africane. | ||
Mag. | Firenze | Impero Ottomano | Lazio Campania e Tunisia | Salpa da Civitavecchia con 3 galee per collegarsi con le forze del viceré di Sicilia don Giovanni di Vega: obiettivo è quello di contrastare il corsaro barbaresco Dragut. Tocca Napoli; presto litiga con don Garcia di Toledo che ha il comando delle fanterie da sbarco ed è cognato del duca di Firenze. Giunge sulla costa maghrebina con don Garcia di Toledo ed assale Monastir; con Alvaro di Vega provvede a fare portare a terra le artiglierie per assalire la locale rocca. | |
Lug. | Tunisia | Con Astorre Baglioni attacca il castello di Afrodisio (Mehedia) alla cui difesa si trova Hisar Rais nipote di Dragut. Ha più volte modo di lamentarsi del comportamento arrogante degli spagnoli: durante le operazioni esce dal campo con il Baglioni ed alcuni gentiluomini fiorentini e romani per seguire la carovana dei taglialegna. Si trova isolato mentre sta cacciando allorché viene aggredito da alcuni berberi. Ferito al braccio sinistro da un colpo di lancia, è gettato a terra dalla sua cavalcatura: il pronto intervento di Astorre Baglioni lo salva dalla cattura. | |||
Ago. | Campania e Tunisia | Ritorna a Napoli per raccogliervi 1000 fanti spagnoli e 20 cannoni da condurre in Africa: don Garcia di Toledo gli riserva una cattiva accoglienza. | |||
Sett. | Tunisia | Prende parte all’ espugnazione ed al saccheggio di Monastir: tra gli attaccanti vi sono 50 morti, tra i turchi ed i mori 800. I 10000 prigionieri, compresi donne e bambini, sono tutti condotti in Sicilia ed a Napoli dove sono venduti come schiavi. | |||
Ott. | Sulla via del ritorno preferisce non sbarcare a Napoli perché ha saputo che Francesco d’Este ha dato l’ordine di catturarlo per l’omicidio di un suo familiare (Orazio Brancadoro di Fermo). Avvertito da un ambasciatore del duca di Firenze, fugge su una piccola nave mercantile. A fine mese disarma a Livorno le 3 galee di cui è al comando. | ||||
Dic. | Lazio e Francia | E’ segnalato a Roma. Si trasferisce in Francia. | |||
1551 | Francia | Impero | Emilia | Licenziato da Cosimo dei Medici, passa al servizio dei francesi. Combatte nella guerra di Parma. Prende parte alla difesa di Mirandola. | |
1552 | |||||
………….. | Francia | Impero Firenze | Toscana | Affianca il cardinale Ippolito d’Este ed il maresciallo di Termes alla difesa di Siena; raggiunge la città con 4500 fanti. Quando gli imperiali pervengono in Val di Chiana si trasferisce con 500 fanti alla guardia di Pienza; abbandona presto tale località a causa delle insufficienti fortificazioni. Si sposta a Montalcino con 1000/1500 fanti al posto di Giovanni di Torino; ha l’incarico di continuare a provvedere all’iniziato rafforzamento delle opere difensive e l’ordine tassativo di impedire che il centro cada in potere degli avversari. Sono al suo fianco altri capitani come Mario Sforza, Camillo da Martinengo, Battistino Moretto, Giustiniano da Faenza e faustino da Perugia. Alla difesa della città si trovano anche 1000 abitanti con il commissario Giulio Vieri. | |
1553 | |||||
Mar. | Toscana | Viene assediato in Montalcino da Alessandro Vitelli e da don Garcia di Toledo, succeduto al comando delle truppe imperiali alla morte del padre don Pietro. Con l’arrivo degli avversari fa occupare dai suoi uomini un colle vicino alla città per impedire che gli avversari vi si accampino. I francesi perdono la posizione e su di essa vi collocano i loro alloggiamenti 12000 fanti tra tedeschi, italiani e spagnoli e 2000 cavalli. che hanno a loro disposizione molti pezzi di artiglieria. L’Orsini fa ulteriormente rafforzare le difese cittadine; si attesta con i suoi fanti alla guardia del tratto di mura che intercorre dalla Porta Cerbaia sino alla rocca; pone il suo alloggio nel torrione di San Martino. Nel corso dell’assedio Montalcino viene circondata a poco a poco in un anello di nove forti (nell’aprile saranno espugnate Castiglione e Rocca d’Orcia). Nonostante ciò gli imperiali non riusciranno mai ad isolare del tutto la città con la vicina Murlo. La strada che unisce le due località resterà sempre aperta perché significa per francesi e senesi la possibilità di ricevere vettovaglie e munizioni senza troppi problemi. Durante le operazioni di assedio, ad esempio, un contadino il cui soprannome è Tirainfallo, riesce ad andare ed a ritornare da Siena ben 22 volte recando in salvo persone e bestie da soma. Sempre nel mese ha inizio il bombardamento nemico portato da 28 pezzi davanti al baluardo di Santa Margherita; altri 12 pezzi, tirati da buoi e da bufali sono piantati alla casa dell’Albergo tra la montagna e la rocca. | |||
Apr. | Toscana | Vi è un tremendo fuoco di artiglieria alla cortina della rocca di Montalcino; in 24 ore sono sparati sulla città 500 colpi di cannone. Il giorno di Pasqua Giordano Orsini viene ferito al braccio durante un consiglio di guerra dai frammenti provocati da un tiro di artiglieria. Don Garcia di Toledo gli invia cavallerescamente un tamburino per offrirgli l’ aiuto di un chirurgo e di medicine: egli lo ringrazia e gli fa rispondere che nella città non mancano validi medici. Battistino Moretto lo informa di essere stato contattato dagli imperiali per consegnare loro una porta in cambio del suo rientro nella natia Calabria e di una rendita annua di 3000 scudi. L’Orsini ordina al capitano di stare al gioco indicando per la consegna la Porta Cerbaia. I nemici non si fanno vivi. Negli stessi giorni fa impiccare nudo alla cortina della rocca un caposquadra di Giovanni Vitelli ed un soldato della compagnia del Moretto che si sono accordati con gli imperiali; cattura pure in Montalcino lo spagnolo Francesco Oliveira in contatto con alcuni fuoriusciti napoletani per potersi impadronire della Porta di Collegattari. | |||
Mag. | Toscana | Gli spagnoli si avvicinano alla Porta di Collegattari secondo i segnali convenuti con i pretesi disertori: è calata una corda e vi sale il segretario di don Garcia di Toledo che viene fatto prigioniero: una sentinella, che non sa nulla dell’imboscata preparata, dà l’allarme e gli imperiali si allontanano. A metà mese Giordano Orsini fa appendere per un piede, fuori del baluardo di San Martino, una spia spagnola che, con un trattato doppio, ha fatto fallire una sua sortita di 300 uomini volta ad ottenere il possesso di alcuni pezzi di artiglieria collocati nella casa di Niccolò dall’Oca fuori le mura. L’Orsini fa entrare in Montalcino un disertore spagnolo che reca la notizia di una prossima partenza dal campo dell’esercito per il regno di Napoli a seguito della comparsa nelle acque toscane della flotta francese. Costui cade in alcune contraddizioni, l’Orsini lo fa torturare e viene a conoscenza del suo vero incarico, quello di dare fuoco alla santabarbara. Il soldato è appeso vivo per un piede al baluardo di San Martino davanti agli occhi dei suoi commilitoni. | |||
Giu. | Continuano le operazioni di assedio a Montalcino, specie davanti al baluardo di San Martino (scoppi di mine e lavori di guastatori intervallati da continui scontri). In una scaramuccia, preavvertito in precedenza, è sul punto di catturare Alessandro Vitelli che si è recato in una casamatta per regolare il tiro dell’artiglieria. Gli imperiali distruggono con i cannoni parte della cinta muraria; in Montalcino vi è un continuo andirivieni di uomini e di vettovaglie dal campo imperiale. A metà mese dopo ottanta giorni è levato l’assedio. Giordano Orsini esce da Montalcino con Mario Sforza per fare alcuni prigionieri. | ||||
………… | Francia | Impero Genova | Francia | Con l’aiuto della flotta turca conquista in Corsica San Fiorenzo che diviene la sua base operativa contro i genovesi. Difende con efficacia San Bonifacio dall’assedio posto dal mare dalla flotta di Andrea Doria. Sulla fine dell’anno si trova alla guardia di San Fiorenzo con 2500 soldati per lo più francesi. I genovesi sbarcano nella spiaggia agli ordini di Ludovico Vistarini: Giordano Orsini cerca di ostacolare l’azione degli attaccanti. I suoi uomini occupano un monastero, posto su una collina, da dove disturbano con l’artiglieria le operazioni di casermaggio degli avversari. Il Vistarini si impadronisce della posizione con un sanguinoso scontro. L’Orsini viene assediato in San Fiorenzo per terra e per mare da Andrea Doria e da Agostino Spinola; il Termes opera a suo sostegno; si accampa a Murato nei pressi dei nemici. Continue sono le sortite dei difensori. | |
1554 | |||||
Feb. | Francia | Dopo tre mesi di assedio è costretto a cedere in San Fiorenzo per la mancanza di vettovaglie e per il naufragio di alcune galee inviate in suo soccorso. I corsi si devono arrendere a discrezione; i francesi possono ritornare in Provenza e gli italiani in Toscana con obbligo di non combattere i genovesi per un certo periodo di tempo. L’Orsini rimane in ostaggio di Andrea Doria con un capitano francese fino alla fine dell’evacuazione: finisce così l’assedio di San Fiorenzo nel quale hanno perso la vita per le sole malattie 10000 persone. Rientra in Italia e si impegna a non contrastare per otto mesi sia le milizie imperiali che quelle medicee. | |||
1555 | |||||
………….. | Francia | Lascia la Provenza e ritorna in Corsica per prendervi il posto del Termes. Sbarca ad Ajaccio con più di 1000 fanti; ai suoi ordini militano 3000 fanti italiani e francesi, nonché altri 3000 corsi. Recupera San Fiorenzo ed attacca Calvi; invia 500 fanti francesi e molti corsi verso la Balagna per ostacolare il vettovagliamento della città via terra; dal mare Calvi è assediata dalla flotta francese. L’Orsini bombarda con dieci pezzi la città; al tiro di artiglieria fa seguito l’assalto generale. Giungono i soccorsi ai difensori condotti da Giovanni Andrea Doria. L’Orsini è ora costretto a ripiegare nella Balagna. Il Termes abbandona la Corsica; giungono dalla Francia altri 1000 fanti e dalla Toscana arriva la flotta turca di Piali Pascia con 4000 uomini. Giordano Orsini vuole riprendere l’assedio di Calvi; si dirige verso la località. Nella marcia di trasferimento sventa un’ imboscata che gli è tesa da Leonardo Giustiniani. | |||
Ago. | Francia | Sbarcano nei pressi di Calvi 4000 turchi e quattro compagnie di soldati provenienti dalla Provenza; a costoro si unisce anche l’Orsini alla testa di 12 compagnie di fanti corsi originari di Ajaccio e della Balagna. Sono messi a terra pure 35 cannoni da assedio (di cui 7 francesi e 14 turchi). Ha inizio il fuoco dell’artiglieria, seguito da alcuni attacchi che falliscono nel loro obiettivo. I turchi subiscono la perdita di 1000 uomini senza contare i feriti. Gli alleati si ritirano; si decide ora di ripetere l’azione offensiva ai danni di Bastia. Giordano Orsini sbarca nei pressi e continua nella sua azione nonostante che gli ottomani Dragut e Piali Pascia lascino il campo per scorrere in Sardegna. Presto anche il comandante della flotta francese Paulin de la Garde ne segue l’esempio. Giordano Orsini continua l’assedio da solo; respinge una sortita dei difensori che si sono posti in agguato per impedirgli i lavori di acquartieramento. Dopo avere respinto un attacco di Niccolò Pallavicini ricomincia a battere con l’artiglieria le mura cittadine. | |||
Sett. | Francia | Si ritira ad Ajaccio. Molesta con le sue scorrerie Calvi e Bastia. | |||
………….. | Francia | E’ raggiunto da Sampiero Corso: con la sconfitta di tale capitano l’Orsini si avvicina alla Balagna con alcune galee per bloccare Calvi dal mare. | |||
1556 | |||||
Feb. apr. | In Corsica. Cattura i resti degli equipaggi di 11 galee genovesi appartenenti ad Andrea Doria, nelle quali si trova a bordo anche Giovanni Andrea Doria, che si sono incagliate negli scogli di Porto Vecchio al largo del porto di San Cipriano. Antonio Doria e Plinio Tomacelli sono inviati ad Ajaccio presso l’Orsini per trattare la restituzione dei pezzi di artiglieria, delle attrezzature navali e delle ciurme. | ||||
………….. | Chiesa | Lazio | E’ richiamato a Roma dal papa Paolo IV. Ha il compito di sorvegliare la Porta Tiburtina e San Lorenzo con 6 compagnie di fanti italiani. | ||
………….. | Francia | Impero Genova | Francia | Rientra in Corsica; passa all’offensiva: obbliga i genovesi a rinchiudersi in Bastia, Erbalunga e Calvi. A seguito della stipula di una tregua fra le parti viene richiamato in Francia; a corte litiga con Sampiero Corso; da parte sua ostacola il ritorno di tale capitano in Corsica. | |
1557 | |||||
………….. | Luogotenente g.le | Francia | Ritorna ancora una volta in Corsica di cui viene nominato luogotenente generale e viceré. Sbarca una prima volta ad Ajaccio; avvia alla volta di Calvi 1500 fanti francesi per impedire che i genovesi scorrano il territorio circostante; sbarca nel golfo di San Fiorenzo; vi fa ricostruire la fortezza nonostante il parere contrario di Sampiero Corso; fa anche rafforzare le difese di Biguglia trovando sempre ostacoli nel capitano corso. Affrontato da Girolamo di Lodrone, muove in soccorso di Furiani; obbliga gli avversari a retrocedere; ritorna a San Fiorenzo. Non manca di angustiare gli avversari con continue scaramucce. Dalla Francia giungono alcuni ambasciatori regi; costoro lo riconciliano con il suo emulo e Sampiero Corso si trasferisce in Francia. Pervengono alcuni soccorsi; Giordano Orsini può assalire Farinole; la città è abbandonata dai genovesi. Ottiene Furiani da alcuni disertori corsi; tallona gli avversari in fuga. Entra in Nonza. | ||
Sett. | Francia | A Vescovado annuncia ai corsi che la Corsica sarà incorporata al regno di Francia. | |||
1558 | Francia | Invia 1000 fanti a Nonza ed altri 1000 nella Balagna. | |||
1559 | Francia | Lascia la Corsica alla conclusione della pace di Cateau-Cambrésis: l’isola è consegnata ai commissari genovesi Giambattista Grimaldi e Cristoforo Sauli. Sbarca in Provenza con molti francesi e corsi e gli viene conferito il collare dell’ordine di San Michele. | |||
1560 | |||||
Mar. | Francia | A Parigi, a corte. Riceve numerosi attestati di liberalità da parte del sovrano francese. | |||
………….. | Lascia presto anche la Francia nauseato del trattamento subito dagli italiani a corte. Fa ritorno in Italia e passa al servizio dei veneziani. | ||||
1562 | |||||
Mag. | Venezia | Il Consiglio dei Dieci delibera l’assunzione di Giordano Orsini: gli è proposta una condotta per tre anni di ferma e due di rispetto; gli sono concessi una provvigione annua di 4000 ducati ed il pagamento di dieci lance spezzate, in pratica capitani senza condotta che militano ai suoi ordini diretti. | |||
Ago. | Accetta le condizioni che gli sono proposte. | ||||
Dic. | Capitano g.le fanteria | Lombardia | Ai suoi 10 capisquadra è dato uno stipendio annuo di 48 ducati; a lui sono riconosciute alcune agevolazioni fiscali. In caso di conflitto deve provvedere all’ arruolamento di 1000 fanti e di 100 cavalli. Stabilisce la sua sede a Brescia. | ||
1563 | |||||
Ott. | Consegna alla Serenissima una specie di regolamento militare, una relazione sul modo di conservare in ordine le truppe in tempo di pace. | ||||
1564 | |||||
Feb. | Veneto e Lombardia | Si reca a Venezia; protesta nel Collegio dei Pregadi per alcuni cambiamenti apportati alla sua condotta da un decreto del Senato del dicembre precedente. E’ eletto governatore di Brescia. | |||
Sett. | Lombardia | Muore a Brescia per un incidente che lo vede scaraventato fuori dalla sua carrozza dopo che il cocchiere ha perso il controllo dei cavalli. Nella biblioteca Ambrosiana di Milano si trova un suo manoscritto dal titolo “Modo di ben formare uno Squadrone”; è pure autore di una “Relatione alla republica di Venetia intorno al modo di stabilire una buona militia in tempo di pace”. Gabriele Simeone gli dedica il “Discorso sopra la castromentatione et disciplina militare de’ Romani”. Ritratto del Tiziano. Sposa Emilia di Cesi e Lucrezia di Ceri. |
CITAZIONI
-“Giovane, nel cui cuore bolliva il desiderio della gloria e dell’onore, di cui sempre fé professione la sua nobilissima casa.” MURATORI
-“Giovane di gran virtù.” SEGNI
-“Certo ha nome di poter stare al pari, nella professione sua, di qualsivoglia altro signore italiano.” ALBERI
-“S’era sommamente in più imprese arricchito della nobile scienza della militia, nella quale servendosi d’una giuditiosa eloquenza necessaria alla professione della guerra, si faceva con temperata altezza fra il piacevole e il grave, stimar per valoroso e per accorto guerriero.” SANSOVINO
-“Gran maestro di guerra..; quale oltra l’haver prima nella sua più verde età in Fiandra, in Africa e in altri luoghi dato gran segni del suo sommo valore; in questo luogo (Montalcino) fece veder chiaro al mondo, che ‘l saper unito con l’animosità e col valor militare, può facilmente salvar le città e gli stati. Come anche fece in San Fiorenzo di Corsica. Donde oltre a grandi honori che per tali prove egli meritò appresso al re Christianissimo; fu per parere di molti prencipi e signori stimato degno di statue e di sopranome contrario a quello del re Demetrio detto Espugnatore delle Città, essendo questo gran signore conservatore di quelle.” MAGGI
-“Giovane anch’egli molto coraggioso.” ROSEO
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