Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
A – B – C – D – E – F – G – H – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – W – X – Z
Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
CESARE FREGOSO Di Roma. Figlio di Giano Fregoso; fratello di Annibale Fregoso e di Alessandro Fregoso; cognato di Guido Rangoni e di Luigi Gonzaga. cavaliere dell’ordine di San Michele.
1500 ca.–1541 (ottobre)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1511 | Veneto | Vive a Padova. | |||
1515 | Genova | Spagna | Lombardia | Combatte per il doge di Genova Ottaviano Fregoso: alla testa di molti genovesi e di alcune compagnie di soldati francesi si sposta in Lombardia e dà il guasto alle zone vicine al Po. | |
1516 | |||||
Mar. | Lombardia | Si trova tra Rivolta e Cassano d’Adda. Sconfigge gli avversari in una scaramuccia. | |||
1522 | Francia | Alla corte francese. | |||
1524 | |||||
Mar. | Venezia | Francia | Lombardia | Prende parte all’espugnazione di Garlasco. | |
Apr. | Piemonte | Al campo di Casalino. Rimane ferito da un colpo di schioppo in un piccolo scontro. | |||
Giu. | Piemonte | Il Consiglio dei Savi divide tra lui ed il fratello Alessandro la condotta di uomini d’arme già del padre Giano. | |||
1525 | |||||
Ott. | Veneto | A Verona, per un consiglio di guerra cui sono presenti il capitano generale della Serenissima, il duca di Urbino Francesco Maria della Rovere, Malatesta Baglioni, Luigi Gonzaga ed il padre Giano. | |||
1526 | |||||
Feb. | Lombardia | Partecipa a Crema con altri capitani ad una grande cena offerta da Malatesta Baglioni (14 portate per 80 commensali). | |||
Giu. | Venezia | Impero | 50 lance | Lombardia | Con la sua compagnia prende parte alla difesa di Lodi, appena conquistata dai veneziani. |
Lug. | Lombardia | Al campo di Melegnano. Si offre per un’azione diversiva ai danni di Genova. | |||
Ago. | 48 lance | Lombardia | |||
Ott. | Lombardia | Al campo di Lambrate. Entra a contesa con il maestro di campo Girolamo Castiglione per la somministrazione di una certa quantità di fieno: alcuni soldati restano uccisi nella rissa ed a Cesare Fregoso viene uccisa la cavalcatura. | |||
Nov. | Veneto | Appoggia con i suoi uomini Camillo Orsini nel veronese per contrastare l’avanzata dei lanzichenecchi di Giorgio Frundsberg. E’ preposto alla guardia di Vicenza; gli è pure affidato il governo di Verona. Si sposta in un primo momento alla difesa di Salò, quindi nel bergamasco. | |||
Dic. | Veneto | Francesco Maria della Rovere critica nel Collegio dei Pregadi il suo comportamento e quello di Camillo Orsini. | |||
1527 | |||||
Gen. | Veneto | A Verona. | |||
Mar. | Emilia | Nel reggiano con i lanzichenecchi di Michail Gaissmayr. | |||
Mag. | Lombardia | Fronteggia gli imperiali tra Sant’Angelo Lodigiano e Pizzighettone. Intercetta sul Lambro 200 fanti che hanno attraversato il fiume alla ricerca di bottino, li attacca, recupera le prede ed infligge loro alcune perdite. Ritorna alla guardia di Lodi. Durante la sua permanenza in tale località un veneziano ed uno sforzesco litigano per il possesso di un maiale. Ne segue uno scontro che coinvolge gli uomini dei due fronti e che cessa con la morte di più di 100 soldati d’ambo le parti. Lo stesso Cesare Fregoso è ferito alla mano destra da un colpo di archibugio. | |||
Lug. | Lombardia | Esce dal campo di Riozzo (40 uomini d’arme) con Babone Naldi, Maffeo Cagnolo, Toso da Collalto (350-500 fanti), Giacomo da Vicovaro, Annibale di Lenzo e Tommaso di Costanzo (85 cavalli leggeri). Si avvicina al campo nemico di Melegnano, tende un’imboscata a Vizzolo Predabissi a 50 uomini d’arme, 70/80 cavalli leggeri e due bande di fanti spagnoli e di lanzichenecchi (350 uomini) che stanno scortando i saccomanni. In poco più di un’ora gli imperiali sono sconfitti con l’uccisione di 100 fanti, la cattura di 40 uomini d’arme e di molti cavalli leggeri ed il blocco di 300 carri. Nell’azione il Fregoso ha modo di distinguersi per il suo valore. Prosegue nella sua azione, si colloca fra Abbiategrasso e Certosa di Pavia con 14 uomini d’arme cui si affiancano, con i loro fanti, Toso da Collalto ed il fratello Annibale nonché Annibale di Lenzo, Giacomo da Vicovaro, Aventino Fracastoro e Francesco da Casale con 85 cavalli leggeri. Viene attaccata una compagnia di fanti spagnoli che si fortifica nei pressi: in breve tempo i veneziani saltano dentro i bastioni e fanno prigionieri gli avversari con la morte di due fanti nemici ed il ferimento di due cavalli della Serenissima. | |||
Ago. | 80 lance | Lombardia Piemonte e Liguria | A Melegnano. Con il fratello Annibale (50 uomini d’arme e 800 fanti guasconi), scorta a Bosco Marengo il procuratore Piero Pesaro che si deve incontrare con il Lautrec. Da qui si avvia verso la Liguria per unirsi a Portofino con le truppe di Andrea Doria. Giunto in Val Polcevera chiede di entrare in Genova: la sua richiesta è respinta. Ricevuti in rinforzo dai francesi 1500 soldati colloca il presidio nel monastero di San Benigno ed il suo campo a Sampiedarena, proprio lo stesso giorno in cui Agostino Spinola con 800 fanti sconfigge e fa prigioniero Filippino Doria. Cesare Fregoso viene assalito nottetempo nella chiesa di San Francesco da Gabriele da Martinengo, che ha con sé 2500 fanti e 2 pezzi di artiglieria: Agostino Spinola e Sinibaldo Fieschi catturano le sentinelle collocate da Cesare Fregoso alla Porta di San Lazzaro ed a San Benigno. Il Fregoso ripiega con parte dei suoi uomini in un cantiere dietro una grossa galea; da qui rintuzza i colpi degli attaccanti, li mette in fuga, fa prigioniero lo Spinola; mantiene l’iniziativa con gli archibugieri e venti uomini d’arme, respinge il Fieschi e sbaraglia presso il monastero di San Teodoro prima 7 insegne di fanti, poi altre 4 quattro. Trova però chiuse le porte della città: il popolo, nel frattempo, incomincia a sollevarsi a favore dei francesi. Gli imperiali rientrano in Genova per bloccare il tumulto; i veneziani penetrano in città mescolandosi con gli avversari. Si unisce con Andrea Doria ed insieme intimano la resa al Castelletto in cui si è rinchiuso il governatore Antoniotto Adorno: quest’ultimo desiste dalla resistenza, esce dalla fortezza e si ritira nel suo castello di Silvano sull’Orba. Cesare Fregoso entra in Genova e pone la sua residenza nel Palazzo Pubblico. Proibisce severamente il sacco delle case e si fa parte attiva nel comporre le lotte intestine. Dopo sei giorni i genovesi gli consegnano 2000 scudi in segno di ringraziamento per il suo operato e 3 paghe per i suoi soldati: il Banco di San Giorgio, infine, riconosce a lui ed a un suo figlio un vitalizio di 200 scudi. Il Consiglio dei Savi, da parte sua, gli aumenta la condotta a 80 uomini d’arme, di cui 30 hanno già militato agli ordini di Malatesta Baglioni. Governatore di Genova per volontà di Andrea Doria e dei francesi diviene, invece, Teodoro da Trivulzio. | ||
Sett. | Liguria | Invia Gabriele da Martinengo prigioniero a Cremona. | |||
Ott. | Lombardia | Assedia Pavia: attaccato di sorpresa da alcuni fanti si salva con difficoltà dalla cattura grazie all’intervento di Antonio da Castello. La città è infine conquistata e messa a sacco da veneziani e francesi. Cesare Fregoso si porta al campo di Landriano. Alla notizia che da Milano escono 2000 fanti e 50 lance, con 4 pezzi di artiglieria, che puntano su Abbiategrasso, si muove con Pietro da Longhena (250 uomini d’arme, 1000 fanti e molti cavalli leggeri) per disturbare la loro incursione e cercare di introdurre alla difesa della località 1000 archibugieri. A Binasco ha alcune scaramucce con Antonio di Leyva. Abbiategrasso cade nelle mani degli imperiali. Il Fregoso vi ritorna nei pressi nello spazio di pochi giorni; entra nel castello con Roberto da San Severino e vi fa molti prigionieri. | |||
Dic. | Lombardia | Viene inviato con il fratello Annibale in soccorso di Gian Giacomo dei Medici impegnato in un attacco a Lecco. Con Roberto da San Severino ed Alberto Scotti si dirige verso Milano per entrare nella città o, quanto meno, farvi uscire i partigiani degli Sforza. Ritorna a Lecco su mandato del provveditore generale Tommaso Moro per verificare lo stato dell’assedio: i veneziani stabiliscono di ritirarsi. | |||
1528 | |||||
Gen. | Lombardia Piemonte | Conduce un’azione diversiva in Lomellina con Paolo Luzzasco, il fratello Annibale, il Cosco, Agostino da Clusone, Maffeo Cagnolo: gli è dato il comando dell’impresa all’ insaputa del Luzzasco. Muove contro Vigevano; tocca Gropello Cairoli, Mortara (dove gli abitanti ostacolano il suo ingresso); si avvicina a Gambolò, dove sono accampati gli imperiali. Gli avversari si ritirano ed egli può entrare nella località con il Luzzasco ed Annibale Picenardi. Entra in Mortara: Paolo Luzzasco rifiuta di sottostare ai suoi ordini. La diatriba è risolta dal provveditore Tommaso Moro che costringe i due capitani ad addivenire ad un accordo. Il Fregoso si dirige con il Luzzasco su Novara con 70 uomini d’arme, 80 cavalli leggeri e 60 archibugieri a cavallo: è tesa loro un’imboscata da 100 uomini d’arme, 2000 fanti e 200 cavalli leggeri, nascosti in un villaggio e nei fossati vicini. Cesare Fregoso fiuta l’inganno ed arretra dopo avere catturati sei cavalli con soli tre feriti. Sempre con Paolo Luzzasco scorre di nuovo nel novarese; alla testa di 25 uomini d’arme e di 50 cavalli leggeri mette in fuga la compagnia di cavalli di Filippo Tornielli, cui sono fatti prigionieri 22 uomini. Gli avversari non escono da Novara, cosicché può distruggere indisturbato i mulini del circondario. | |||
Feb. | Piemonte Lombardia | Contatta Filippo Tornielli affinché passi agli stipendi della Serenissima; sempre nel novarese intercetta con il Luzzasco un convoglio di 40 carri di frumento, di segale e di altri cereali, diretti al capitano avversario che se ne sta rinchiuso nella città. Fatti alcuni prigionieri si sposta ad Oleggio ove sono sorpresi 15 fanti; si impadronisce di Nibbiola, messa a sacco con 130 cavalli catturati e 350 fanti svaligiati. Prosegue per Milano; a fine mese si allontana dalla Lomellina e rientra a Cassano d’Adda. Per strada si colloca sotto Pioltello; cattura alcuni cavalli e si impadronisce di molti muli appartenenti allo Zuchero. | |||
Mar. | Lombardia | Staziona nel lecchese con 200 uomini d’arme; opera in aiuto di Gian Giacomo dei Medici, attaccato dalle truppe di Antonio di Leyva. Cesare Fregoso vuole aggredire gli imperiali; non trova il necessario sostegno in Pietro da Longhena. Carenno cade nelle mani dei nemici per cui è obbligato a ripiegare su Treviolo. Si lamenta della situazione; si reca a Venezia e nel Collegio dei Pregadi; chiede che siano aumentate le truppe a disposizione al campo di Cassano d’ Adda. Sono arruolati 4000 fanti. | |||
Apr. | 50 lance e 60 cavalli leggeri | Lombardia | Il Consiglio dei Savi gli cambia i termini della condotta e trasforma i suoi 30 uomini d’ arme in 60 balestrieri a cavallo. Alla morte di Annibale di Lenzo gli è dato anche il comando dei cavalli leggeri di tale capitano. E’ ufficialmente trasferito in Friuli come governatore della regione al posto dell’indisposto Taddeo della Volpe. | ||
Mag. | Lombardia Piemonte | Ha il comando delle forze veneziane (200 uomini d’arme, di cui 80 della sua condotta, 200 cavalli leggeri e 1000 fanti) e ducali (altri 1500 fanti) operanti nel pavese. Si congiunge sul Po con Annibale Picenardi; giunge sotto Tortona e si scontra con gli imperiali a Pontecurone (cattura di 25 cavalli con il Medina ed Ercole da Sassatello); rientra al campo di Cassano d’Adda dove raggiunge il padre Giano. Sfumato il suo trasferimento nel Friuli si sposta alla difesa di Brescia; prende alloggio nella cittadella. Si congiunge con i cavalli leggeri di Roberto da San Severino e si imbatte con la retroguardia dei lanzichenecchi a Bagnolo Mella. Fa alcuni prigionieri. | |||
Giu. | Veneto | Viene convocato a Venezia dal Consiglio di Dieci. | |||
Lug. | Lombardia | E’ inviato a Lodi; con il cessare del pericolo è inviato ad Orzinuovi ed a Pizzighettone; presto è richiamato dalla Ghiaradadda per i disordini provocati dagli uomini ai suoi ordini. A Martinengo. Ha ai suoi ordini 50 lance e 80 cavalli leggeri. | |||
Ago. | Lombardia e Veneto | Esce da Martinengo con 100 archibugieri e si dirige su Treviglio: soccorre Giovanni Naldi, caduto in un agguato nei pressi; sconfigge gli avversari cui cattura 60 cavalli per lo più spagnoli. Non va d’accordo con Francesco Maria della Rovere e non lo segue nel suo attacco contro gli imperiali condotto con i francesi del Saint-Pol. Cesare Fregoso si reca anzi a Montegrotto Terme e chiede ai veneziani il permesso di lasciare il loro servizio. | |||
Sett. | 50 lance | Veneto | Convocato in Collegio viene inviato con 100 cavalli leggeri a Ravenna con la carica di governatore: gli è concessa una condotta di 50 uomini d’arme ed una provvigione annua di 1000 ducati. | ||
Ott. | Romagna | A Ravenna. | |||
Dic. | Capitano g.le cavalli leggeri. | E’ elogiato in Pregadi dall’ex-provveditore di Ravenna Alvise Foscari. Il Consiglio dei Savi gli affida il comando dei cavalli leggeri con una condotta di 200 cavalli armati alla borgognona e gli aumenta la provvigione annua da 1000 a 1200 ducati. | |||
1529 | |||||
Feb. | Chiede un ritocco ai suoi emolumenti. | ||||
Apr. | Venezia Piemonte | A Venezia, per un colloquio con il Consiglio dei Dieci. Raggiunge il padre in Lombardia; si reca ad Alessandria per incontrarsi con il Saint-Pol. | |||
Mag. | Lombardia | A Belgioioso, per un consiglio di guerra. Esce da Melegnano con Roberto da San Severino; respinge un’offensiva degli imperiali spingendosi fin sulle porte di Milano. | |||
Giu. | Lombardia | A Cassano d’Adda. Sempre con Roberto da San Severino si scontra nei pressi con gli imperiali. Tra i veneziani sono uccisi 10 cavalli, tra i nemici 10 cavalli e 30 lanzichenecchi; altri 60 cavalli sono feriti. E’ segnalato quindi a Landriano, pronto ad assalire Genova: i francesi gli hanno promesso il posto di governatore della città. Coinvolto nella sconfitta che avviene nei pressi, si salva a Sant’Angelo Lodigiano. | |||
Lug. | Lombardia | Viene inviato da Francesco Maria della Rovere in esplorazione sull’ Adda per controllare lo stato di costruzione di un ponte di barche che gli imperiali stanno allestendo a Trezzo sull’Adda. Ritorna a Cassano d’Adda; con Roberto da San Severino, Ambrogio da Landriano ed Antonio da Castello, asseconda il della Rovere in un’azione offensiva con 600 archibugieri, 200 picchieri e 250 cavalli leggeri per attaccare di sorpresa la cavalleria nemica. Gli imperiali sono vinti con la perdita di 50 morti e 40 cavalli feriti, 5/6 capitani sono fatti prigionieri tra i quali un nipote di Antonio di Leyva; tra i veneziani le perdite sono più contenute. Cesare Fregoso si dirige su Monza e devia le acque dei navigli ad Inzago: gli avversari sono costretti a cambiare campo. Effettua un’incursione a Capriate-San Gevasio. | |||
Ago. | Lombardia e Veneto | Si trova a Brescia con il fratello Annibale al capezzale del padre morente. Ritorna al campo ed è destinato dal Consiglio dei Savi alla guardia di Verona. | |||
Sett. | Lombardia | Con Roberto da San Severino e Sigismondo Malatesta ha una scaramuccia con gli avversari e li scaccia da Carpenedolo. Ancora con il San Severino (2000 fanti ed alcuni cavalli) si scontra a Manerba del Garda con i lanzichenecchi e li obbliga a ritirarsi a Lonato. | |||
Ott. | 37 lance e 200 cavalli leggeri | Lombardia | Staziona a Calvisano ed a Leno con Antonio da Castello per l’alloggiamento dei cavalli leggeri: giunto a Leno, vi è sorpreso da 200 cavalli e 400 fanti comandati da Paolo Luzzasco (che ora milita per gli imperiali). I veneziani si difendono validamente, finché agli avversari giungono in soccorso da Gambara 1000 lanzichenecchi con 2 pezzi di artiglieria. 200 fanti della Serenissima, con Bernardino da Montauto e Mariano da Castello, si trovano circondati e devono arrendersi dopo avere esaurito le loro munizioni. Cesare Fregoso ritorna alla difesa di Verona con 3000 fanti. Nello stesso mese si sposa con Costanza Rangoni, sorella di Guido e vedova del conte ferrarese Tommaso Calcagnini. | ||
Nov. | Lombardia | Affronta a Chiari gli imperiali con 150 cavalli leggeri e 200 archibugieri: li respinge (14 prigionieri) e recupera il bestiame predato. | |||
Dic. | 434 cavalli leggeri | Veneto | Alla conclusione del conflitto 84 cavalli della sua compagnia sono inviati ad alloggiare nel veronese, 150 nel vicentino, 150 nel Polesine e 50 a Cologna Veneta. | ||
1530 | |||||
Gen. | 50 cavalli leggeri | Veneto | Gli è diminuita la condotta a 50 cavalli leggeri; è nominato governatore militare di Verona e gli è aumentata la provvigione a 2500 ducati l’anno. | ||
Mag. | Veneto | Il suo operato nella guerra viene lodato dall’ex-provveditore generale Giovanni Dolfin e dall’ex-provveditore generale Paolo Nani. | |||
Ago. | Lombardia | Ottiene dai veneziani la signoria di Cacciabella nel bresciano, acquistata dagli eredi del Bonnivet in cambio di alcuni suoi terreni nel ferrarese. I veneziani lo utilizzano in operazioni di polizia: nello stesso mese riceve, infatti, l’ordine dal Consiglio dei Dieci di arrestare il conte Marco Migli che ha fatto uccidere Marco Antonio Nogarola. Si muove con 80 cavalli ed esegue la direttiva. | |||
1532 | |||||
Feb. | Veneto | Sempre a Verona. Si lamenta per il ritardo delle paghe. | |||
Mag. | Veneto | Accoglie a Venezia Francesco Maria della Rovere. | |||
Giu. | Veneto | A Montorio Veronese, alla mostra dei suoi uomini tenuta da Cristoforo Capello: contesta il provveditore quando un suo cavallo leggero non viene accettato. Alla fine della rassegna si ammutina gran parte della sua compagnia con il luogotenente Alfonso Greco. Affianca, infine, Francesco Maria della Rovere al Campo di Marte di Verona ed assiste alla mostra di 2400/3000 cernite del territorio. | |||
Lug. | Veneto | Riceve a Verona il cardinale Ippolito dei Medici, diretto con il suo seguito in Germania come legato del papa Clemente VII. | |||
Nov. | 25 lance e 200 cavalli leggeri | Veneto | Accoglie a Verona la figlia dell’imperatore Carlo V. | ||
1533 | |||||
Lug. | Veneto | A Venezia, in Collegio dei Pregadi. | |||
1536 | |||||
……………… | Francia | Impero | Veneto ed Emilia | Si allontana da Verona con 200 cavalli senza licenza per affiancare Guido Rangoni contro gli imperiali. La Serenissima non solo lo priva del soldo e del grado; gli confisca i suoi beni nel veronese e lo bandisce dai suoi stati come disertore; anche il fratello Alessandro è licenziato. Tali misure sono criticate in Collegio sia dall’ambasciatore francese che da quello imperiale. | |
Apr. | Emilia | Nel piacentino. | |||
Lug. | Emilia | A Mirandola. Nella località sono radunati 10000 fanti, dei quali 2000 raccolti da Cesare Fregoso, e 600 cavalli. | |||
Ago. | Emilia Lombardia Piemonte e Liguria | Si muove verso il Piemonte con Cagnino Gonzaga, Guido Rangoni, Bernabò Visconti e Piero Strozzi. Le milizie marciano sulla riva destra del Po, si accampano tra Parma e Reggio Emilia a Castelguelfo, vicino a Piacenza, e, in un secondo momento, tra Pavia e Tortona. All’improvviso Cesare Fregoso si getta su Serravalle Scrivia e minaccia Genova, messa peraltro in preallarme da un disertore lucchese militante nella compagnia di Guido Rangoni. Con Bernabò Visconti, attraverso ripidi sentieri di montagna, raggiunge la porta verso il Bisagno mentre il grosso delle truppe colloca i propri alloggiamenti verso quella di Fassolo sul colle di Granarolo. Dà un furioso assalto alla Porta di San Tommaso; i suoi uomini iniziano a scalare le mura cittadine. L’attacco viene respinto dai fanti tedeschi del commissario imperiale Gomez Suarez e dal fuoco delle galee di Antonio Doria, appostatosi alla foce del fiume. Costretto a ritirarsi con molte perdite ripiega su Montorio, castello dei Fieschi, con Bernabò Visconti: nella città, d’altra parte, non vi è stato alcun tumulto a favore dei Fregoso. Abbandona la Liguria e si congiunge con Guido Rangoni, che ha preso la strada per Ovada con 2000 fanti e 200 cavalli leggeri. Compie una scorreria nell’ astigiano senza incontrarvi resistenza; si rifornisce a spese della popolazione di pane e di biscotto. Giunge a Viscarda; si reca a Torino per avvisare l’ Annebault del prossimo arrivo dei rinforzi; varca il Tanaro con il Rangoni e perviene a Ceresole Alba. | |||
Sett. | Piemonte | Al comando di 1000 fanti e di 200 cavalli leggeri si impadronisce con due assalti di Racconigi; è ferito nello scontro. Il presidio imperiale è massacrato; sono catturati Annibale Brancaccio ed il conte Alessandro Crivelli. | |||
Dic. | Francia | Raggiunge Lione per assistere al processo a carico di Sebastiano Montecuccoli, accusato di avere avvelenato il delfino di Francia su incarico dell’ imperatore Carlo V. | |||
1537 | |||||
Inverno | Francia e Piemonte | A Pinerolo. Dopo un assalto infruttuoso a Barge, rientra in Francia: si incontra con il re Francesco I. Assale nuovamente Barge con Giampaolo di Ceri, Lelio Filomarino, Vincenzo Strozzi, Battistino Corso e Galeotto Malatesta. La resistenza opposta da Annibale Brancaccio è vinta: tra gli attaccanti restano uccisi 100 uomini tra i quali il Filomarino e Girolamo da Camerino. Cesare Fregoso conquista Boves ed assedia Asti. | |||
Mag. giu. | Piemonte | Spalleggia il cognato Guido Rangoni in una disputa con Cagnino Gonzaga: quest’ultimo divulga alcune lettere di Pietro Aretino che attaccano Cesare Fregoso. Sfida a duello il Gonzaga che ritiene il vero mandante dei libelli. Vi è un’inchiesta al cui termine Cagnino Gonzaga ottiene il permesso dal re di Francia di rientrare nei suoi stati perché ammalato. Guido Rangoni viene, invece, sostituito nel comando dall’ Humières. Sempre nel periodo Cesare Fregoso accusa Tolosano di San Dalmazzo di malversazioni compiute a Rivoli: non riesce ad ottenere le prove dei misfatti di quest’ ultimo. | |||
Lug. | Piemonte | Fallisce l’attacco a Torino condotto per gli imperiali da Cesare da Napoli; Cesare Fregoso si porta ad Alba e litiga con Giampaolo di Ceri. Si trasferisce alla difesa di Chivasso. | |||
Ago. | Piemonte | Esce da Chivasso con 22 compagnie di fanti italiani e 300 cavalli leggeri. Gli viene contro Cesare da Napoli; rientra a Chivasso, salvo ad abbandonare tale località. A Cherasco. Viene assalito in tale centro da Alfonso d’Avalos alla testa di 25000 fanti, 3000 cavalli e l’appoggio di 24 pezzi di artiglieria (12 cannoni, il resto grandi colubrine e bastarde). Cesare Fregoso ha a sua disposizione un numero di uomini esiguo rispetto alle dimensioni della piazzaforte, anche perché le insegne di fanti della sua compagnia non sono complete, come quelle di Baldassarre della Massa che, più tardi, sarà processato per tale fatto. | |||
Sett. | Piemonte e Francia | Cherasco subisce un intenso bombardamento. Il marchese di Vasto fa dare due assalti ad una breccia aperta nella cinta muraria: sono respinti in due/tre ore di scontri con forti perdite fra gli attaccanti. I soldati di Cesare Fregoso costruiscono nottetempo una trincea dietro il tratto di mura rovinato, protetta da una grande quantità di letame bagnato che ferma i colpi di cannone. Gli imperiali salgono sulle mura, si trovano di fronte la trincea piena di difensori, non toccati dal tiro dell’ artiglieria, e sono rigettati nel fossato pieno di fango antistante le mura. Gli avversari decidono di mutare obiettivo e di colpire il lato delle mura verso Mondovì, non protetto da alcun cavaliere che possa colpire di fianco gli attaccanti. Dopo altri venti giorni Cesare Fregoso è obbligato ad arrendersi a patti tramite l’amico Luigi Gonzaga. Può così fare ritorno a Pinerolo con la scorta della cavalleria spagnola e da qui trasferirsi in Francia per ragguagliare il re sulla situazione in cui si è trovato. | |||
Ott. | Capitano g.le cavalli leggeri | Francia | Francesco I lo accoglie festosamente nel Delfinato e lo remunera con doni e pensioni; gli è dato qualche tempo il comando della cavalleria leggera al posto dell’Annebault, catturato dagli imperiali. | ||
1538 | |||||
Giu. | Francia | Dopo la pace di Noyon (giugno) si trova al fianco del re di Francia al momento del suo incontro con Carlo V. Di seguito si reca a Villeneuve con Guido Rangoni e con Camillo Orsini all’ incontro successivo con il papa Paolo III. | |||
……………. | Lombardia | A Castel Goffredo ospite di Luigi Gonzaga. Nello stesso anno è accusato da Pietro Aretino con il Gonzaga di essere il mandante dell’assassinio di Francesco Maria della Rovere, avvelenato a Venezia dal suo barbiere. | |||
1541 | |||||
Primavera | Francia | Parte alla volta di Parigi con l’ambasciatore francese a Costantinopoli Antonio Rincon. Si intrattiene a lungo a corte ove è assegnato a lui ed al Rincon il compito di promuovere l’alleanza di Venezia con il fronte franco-turco ai danni degli imperiali. Intercede sul re di Francia affinché gli sia dato il permesso di dirottare in Liguria, sofferente per una forte carestia, parte del frumento destinato alle aree controllate dai francesi in Piemonte. | |||
Lug. | Piemonte | Giunge a Rivoli dove si incontra con alcuni emissari francesi. La sua presenza è notata. Per attraversare la Lombardia ed arrivare più rapidamente a Venezia sceglie la via fluviale, nonostante che Guglielmo di Bellay (il Langley), governatore francese del Piemonte, cerchi più volte di dissuaderlo dall’ utilizzo di questa via. | |||
Ott. | Lombardia | Si imbarca con una piccola scorta. Viene fatto uccidere con il Rincon dal governatore di Milano Alfonso d’Avalos malgrado il parere contrario dell’ imperatore. L’omicidio è eseguito alla confluenza del Ticino con il Po; in una seconda imbarcazione che lo accompagna si salvano a Piacenza alcuni uomini che trasportano lettere e 150000 ducati. Dopo due mesi i barcaioli che hanno guidato il suo battello sono lasciati liberi dagli spagnoli; costoro fanno trovare i corpi di Cesare Fregoso e del Rincon, sepolti nel fango e mezzo mangiati dagli animali randagi. La mano sinistra del capitano è riconosciuta per la mancanza di un dito; è messa in un sacchetto ed è recapitata dalla moglie Costanza Rangoni al re di Francia. Dopo la sua morte è scoperta a Venezia una rete di spionaggio da lui organizzata con l’ausilio di Agostino Abbondio e di alcuni gentiluomini veneziani come Matteo Leoni, Costantino e Niccolò Cavazza. Sono confiscati ai famigliari di Cesare Fregoso i beni da essi posseduti nel veneziano. Il condottiero ha scritto un carme in onore della regina Margherita di Navarra. In corrispondenza con Pietro Aretino. Ha come segretario Matteo Bandello, con lui a Verona dal 1529 al 1536, che gli dedica una novella e lo ricorda più volte nelle sue opere, rappresentandolo come un uomo raffinato, gaudente, amante di profumi, dolciumi, vesti ricamate, accessori lussuosi di abbigliamento. Fa costruire a Garda un maestoso palazzo nei pressi della porta settentrionale della città. Dal 1538 al 1541 è spesso ospite del marchese Luigi Gonzaga a Castelgoffredo assieme con il Bandello. Sposa Costanza Rangoni, vedova di Tommaso Calcagnini. |
CITAZIONI
-“Fu..chiamato da Francesco re di Francia, e tenuto in tanto pregio, che niuno v’havea d’Italiani così grato e accetto a quel grandissimo re, come era desso.” FOGLIETTA
-“Strenuo capitano.” GUAZZO
-“Era uomo distinto nelle arti di guerra e di pace, nell’ architettura militare molto perito, l’amico degli artisti e degli uomini di lettere, e nelle sue cose sempre magnifico. E’ conosciuto un suo carmen in lode della regina di Navarra Margherita di Valois.” LITTA
-“Capitano illustre de tempi nostri..Chiarissimo guerriero, famoso nell’armi e nell’attioni del mondo.” SANSOVINO
-“Perito dell’architettura militare. Il P. Oldoini cita un carme da lui composto e lo rimprovera di aver condotto genti straniere a’ danni della patria.” CAPPELLINI
-“Acquistò nell’armi molto grido.” MAFFEI
-“Garzone ancor su l’Adige più volte/ Del sangue de’ nemici il fiume tinse.” BANDELLO
-“Seguiva el duca (Francesco Maria della Rovere) ancor Cesare fregoso/ che per Fialte armato o vero Antheo/ membruto di persona valoroso/ nato del sangue par di Capaneo/ & ne l’arme quel tanto orgoglioso/ a’ hercul non stimerebbe né Theseo/ e per farne Francia il paragone/ sectanta lance ha seco in su l’arcione.” CANDELFINO
-In una scaramuccia tra Rivolta e Cassano d’Adda. “Fra li thedeschi con furor si caccia/ e fa più d’un guerrier rimaner vile,/ tanto animosamente si procaccia/ con l’arme in man mostrandosi virile.”/…/ (All’assedio di Verona) “Fra li thedeschi con furor si caccia/ e fa più d’un guerrier rimaner vile./ Tanto animosamente si procaccia/ con l’arme in man mostrando virile/ troncando a chi il capo, a chi le braccia/ per modo tal che la nemica turba da l’impresa smarrita conturba.” DEGLI AGOSTINI
-Alla difesa di Cherasco. “Era di dentro un Cavaliero Franco/ Che di liguria è nato e’l nome tiene. Dico del sangue che non viene manco/ Di farsi honor con la tenace spene./ Quest’ havea fermo l’uno, et l’altro sia/ Del loco forte quanto si conviene./ Et Cesare Fregoso ne vien detto/ che di servir a franza ha gran diletto.” ALBICANTE
-“Patrizio genovese nemico mortale di Andrea Doria, autore di trame volte a riportare la patria nell’orbita francese e farsene doge.” PELLEGRINI
-“Gli anni veronesi (1530-36) furono caratterizzati da un’intensa vita di corte, che il Fregoso riunì nella dimora cittadina e nei suoi possedimenti gardesani: il Bandello che compose in quel periodo le “tre parche”, ne rammenta in alcune Novelle i fasti e i personaggi di maggior spicco, quali F. Berni e G. Fracastoro. Vi intervenivano, nondimeno, anche G. Dolfin, influente patrizio veneziano, e i nobili veronesi Serego, partigiani dell’imperatore, che garantivano al Fregoso gli appoggi indispensabili per muoversi in un contesto politico favorevole -dopo la pace di Bologna (1530)- a Carlo V. Un effetto di ambigua equidistanza avevano avuto anche le sue nozze con Costanza Rangoni, concluse con la mediazione del solerte segretario nell’autunno 1529, che lo avevano reso cognato di Guido Rangoni, uomo d’arme di simpatie francesi, e di Luigi Gonzaga di Castel Goffredo, capitano imperiale. Rimase tuttavia fedele servitore della corte francese alla quale trasmetteva le notizie inviategli dai corrispondenti genovesi, dai cognati e dalle spie veneziane, tra cui alcuni magistrati…Il Fregoso, le cui gesta furono esaltate dal Bandello nel quarto dei “Canti XI”, trasse cospicui vantaggi dalla guerra (contro gli imperiali in Piemonte): tra il 1538 e il 1539 le sue entrate aumentarono fino a circa 6000 scudi all’anno, contando anche cospicui donativi del re, mentre si fecero più strette le sue aderenze a corte con Margherita di Navarra e con il connestabile Anne de Montmorency. Se ne ebbe chiaro esempio allorché Pietro Aretino gli mosse l’accusa di aver fatto avvelenare il duca di Urbino Francesco Maria della Rovere (agosto 1538). Fallirono infatti tutti i tentativi di coinvolgerlo nelle inchieste e Francesco I, forse non estraneo a un delitto che decapitava il comando della Lega veneto-imperiale di quell’anno contro i Turchi, lo dichiarò innocente. Si giovò nello stesso periodo anche della relativa distensione delle relazioni tra Asburgo e Valois, ottenendo, per intervento della corte imperiale, la revoca del bando veneziano e la restituzione dei beni. Fissò, nondimeno, come sua dimora, la piccola corte del Gonzaga a Castel Goffredo, che divenne il centro della sua attività politica e diplomatica.” BRUNELLI
-“Zelantissimo del servizio del re (di Francia), ed in molta grazia appresso a lui.” BOTTA
Immagine in evidenza: wikipedia