ALESSANDRO DA COLORNO

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Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura

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Indice delle Signorie dei Condottieri: ABCDEFGIJLMNOPQRSTUVZ

ALESSANDRO DA COLORNO  Figlio di Zanone da Colorno.

  • 1558
Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1523
Sett.VeneziaFrancia100 fanti
1524
Feb.LombardiaAttraversa l’Adda agli ordini del capitano generale, il duca di Urbino Francesco Maria della Rovere. Raggiunge il campo di Martinengo con i suoi provvigionati.
Giu.LombardiaIl Consiglio dei Savi gli riconosce una provvigione di 15 ducati per paga, per otto paghe l’anno.
Ott.Gli è consegnato del denaro per radunare 200 fanti.
1525
Primavera200 fantiVenetoE’ trasferito a Verona con Gian Pietro Ferracin, Girolamo Pataloto ed Antonio da Rodego.
Ott.LombardiaViene inviato da Francesco Maria della Rovere alla guardia di Bergamo. Prende alloggio all’interno della città con 100 fanti.
1526
Lug.VeneziaImperoLombardiaA Crema con 200 fanti.
Ago.Lombardia

Segue Malatesta Baglioni alla conquista di Cremona; partecipa con 128 uomini all’assalto delle mura verso Porta Mosa inquadrato nella batteria di Camillo Orsini.

Sett.70 fantiLombardia

Nel giorno di un assalto i suoi uomini si rifiutano di combattere per il ritardo delle paghe: il provveditore generale Piero Pesaro gli consegna 50 ducati.

Dic.LombardiaA Palazzolo sull’Oglio. E’ licenziato alla rassegna tenuta dal provveditore generale Domenico Contarini.
1528
Mag.100 fantiVeneto

Riassunto, è inviato a Treviso dal Consiglio dei Savi. Gli è dato il comando della compagnia di 100 fanti che hanno militato agli ordini di Bartolomeo Avogadro.

Giu.Veneto e RomagnaEsce da Treviso, effettua la rassegna della compagnia a Mestre e si imbarca per Ravenna.
Sett.97 fantiRomagnaAlla guardia di Ravenna.
Dic.25 fantiVenetoAl termine del conflitto con gli imperiali è trasferito a Verona.
1557Venezia35 fantiVenetoE’ segnalato alla guardia di Porto e di Legnago.
1558Muore.

 CITAZIONI

-Con Girolamo di Tarsia “Capitani di bene et fideli che non si pol dire se non bene delle persone di tutti doi, per haverli maneggiati.” dalla relazione del podestà di Legnago Lorenzo Bernardo al Senato.

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