Last Updated on 2023/07/24
PIRRO COLONNA (Pirro Baglioni di Castel di Piero, Pirro da Castel di Piero, Pirro da Stipicciano, Pirro Spiriti, Pirro Baglioni, Pietro Colonna).
Di San Michele in Teverina (Castel di Piero) o di Sipicciano. Marchese di Mortara. Signore di San Michele in Teverina (frazione di Civitella d’Agliano), Graffignano, Attigliano, Sipicciano (metà), Roccalvecce; di Pennodomo, Fallascoso e Sant’Apollinare negli Abruzzi. Ghibellino. Suocero di Adriano Baglioni.
1500 – 1552 (novembre)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1514 | Il nome del padre è Fierabraccio o Fortebraccio Baglioni. Vive a Sipicciano sino alla morte del padre (agosto 1514) avvenuta mentre combatte nell’esercito imperiale alla battaglia di Ombriano. Rimasto orfano, la madre Lavinia Savelli lo affida alla famiglia Colonna. Pirro assume tale cognome in ricordo del suo protettore Ascanio Colonna, che lo ha allevato e lo ha educato alla sua corte. | ||||
1523 | La Camera Apostolica confisca il castello di Sipicciano; segue a giugno il sequestro, sempre da parte dei pontifici, del suo feudo di Castel di Piero (San Michele in Teverina). La seconda località è concessa a Beatrice Farnese, già signora di Sipicciano, per avere sposato lo zio Antonio Baglioni. Il Colonna si ribella alla situazione. Il papa Adriano VI comanda una energica azione nei suoi confronti; è minacciata la distruzione di tale castello. | ||||
1525 | |||||
Ott. | Colonna | Chiesa | Lazio | Non rinuncia al progetto di recuperare i suoi possedimenti. Nonostante il bando delle autorità pontificie di Viterbo inizia una serie di attacchi a San Michele in Teverina. Promette una tregua al governatore del Patrimonio con l’impegno di mantenere fede ai patti fino a maggio dell’anno seguente. | |
Nov. dic. | Lazio | Entra di notte in San Michele in Teverina ai danni di Beatrice Farnese, vedova dello zio Antonio Baglioni: i pontifici intervengono. Il Colonna non trova l’aiuto sperato né nel cardinale Pompeo Colonna, né in Giulio Colonna. E’ attaccato da Galeazzo Farnese (1500 uomini) seguito presto da molti partigiani dei maganzesi di Viterbo, tra cui figurano Giovan Corrado Orsini, Ludovico Orsini, il conte di Anguillara, Berardo Monaldeschi della Cervara, Dolce da Corbara e molti altri soldati provenienti da Spoleto, Narni ed Orvieto. Assediato nel castello, vi resiste quarantotto giorni nei quali respinge numerosi assalti terminati con la morte di 400 fanti corsi. Compare Vitello Vitelli ed il Colonna si arrende a patti nelle sue mani. E’ condotto prigioniero a Civita Castellana; i suoi soldati sono lasciati liberi. Dei suoi fautori numerosi sono quelli impiccati, mentre molti altri sono avviati alle galere come rematori: il castello verrà demolito. | |||
1526 | Impero | Chiesa | |||
1527 | |||||
Primavera | Lazio | Con Ottaviano Spiriti e Marzio Colonna, entrambi fautori in Viterbo della fazione gattesca , impedisce ai lanzichenecchi del connestabile di Borbone, in marcia verso Roma, di attraversare la Tuscia ed il viterbese. | |||
Giu. | Lazio | Entra in Roma un mese dopo il sacco ed aiuta i cittadini vessati dagli imperiali; raduna nel suo palazzo almeno cinquecento monache; esercita pressioni sugli occupanti affinché desistano dal torturare gli abitanti e riducano le loro pretese nelle richieste di riscatto. Fa pure dare alle fiamme il vigneto sotto Monte Mario di fronte al Ponte Milvio che appartiene a Clemente VII. Si incontra con il papa, che si è rinchiuso in Castel Sant’Angelo, si riconcilia con lui e si fa mallevadore di un accordo tra imperiali e pontifici. Gli è dato in ostaggio il cardinale Franciotto Orsini. A fine mese giunge a Civitella d’Agliano con 1000 fanti ed occupa la località assieme a Marzio Colonna. | |||
Ago. | Fuoriusciti | Viterbo | Lazio | Con Camillo e Marzio Colonna ed Ottaviano Spiriti irrompe in Viterbo e fa a pezzi i fautori del partito guelfo dei maganzesi, nemico della parte gattesca. I condottieri rimangono padroni della città fino al marzo dell’anno seguente. Entra poi nottetempo in Castel di Piero (San Michele in Teverina) e ne scaccia la vedova di Antonio Baglioni. | |
1528 | |||||
Gen. | Lazio | A gennaio Pirro e Marzio Colonna con lo Spiriti depredano le campagne di Castiglione di Teverina e di Civitella d’Agliano. Sempre nel periodo costoro assalgono nottetempo Montecalvello mettendo in fuga i Monaldeschi fautori dei maganzesi (15 morti tra gli avversari). | |||
Mar. | Lazio | Consegna Viterbo ai pontifici. Con un breve viene assolto dal papa Clemente VII delle sue precedenti azioni. | |||
Apr. | Lazio Toscana | Si allontana da Viterbo con Ottaviano Spiriti; si dirige verso il senese fingendo di voler assumere una condotta dalla repubblica. Cerca di mettere a sacco Acquapendente difesa con successo da Camillo Monaldeschi della Cervara; occupa viceversa senza ostacoli il castello di Trevinano e costringe il Monaldeschi a riconoscergli una taglia di 400 ducati. A fine mese esce dal Patrimonio; transita per San Casciano dei Bagni. | |||
Mag. | Fuoriusciti Chiesa | Siena Siena | Lazio Toscana | Si muove alla volta del senese con 400 archibugieri, mentre lo Spiriti, passato agli stipendi dello stato della Chiesa è inviato alla conquista di Rocca Giulia nella Campagna romana. Il Colonna è segnalato a Trevinano, a San Pietro dove viene rubato il frumento dai magazzini del fiorentino Andrea degli Albizzi. E’ condotto anch’egli dai pontifici. Spinto da costoro entra di notte con 800 fanti ed alcuni fuoriusciti in Chiusi. Nel saccheggio della città sono uccisi molti abitanti; occupa la rocca. Lo raggiungono Fabio Petrucci e Giovanni Martinozzi. I fiorentini si mettono in sospetto per tali movimenti. Scorre in maremma con Giovan Francesco Orsini e le bande del Petrucci e quelle di Malatesta Baglioni. Si muovono i francesi; i senesi gli consegnano 4000 ducati ed il Colonna lascia la città. Da ultimo lascia il senese; si sposta nell’orvietano dove assale la Torre del ponte, occupata la notte precedente dal capitano senese Panfilo Tandera. | |
Giu. | Chiesa | Rimini | Toscana Romagna e Emilia | Fa costruire un ponte sul Paglia; penetra in Val di Chiana, tocca Chianciano e lascia Chiusi. E’ ora richiamato dai pontifici per combattere in Romagna. Si porta nei pressi di Rimini con 200 cavalli leggeri e 2000 fanti (parte corsi e parte perugini) ed entra nella città. Minaccia i veneziani che occupano Cervia e Ravenna. Si sposta a Cesena e da qui prende la strada per Bologna. | |
Sett. | Umbria Lazio | In Umbria. Si accampa a Città di Castello, ritorna nel viterbese. | |||
Ott. | Impero | Francia | Umbria e Lazio | Raduna truppe a Terni e raccoglie vettovaglie. Si collega ad Amelia con Giovambattista Savelli, Cristoforo Savelli ed Ottaviano Spiriti. Devasta con costoro la Sabina assalendo con costoro Mugnano Sabino, Bassano in Teverina e Penna in Teverina, feudo di Giovan Corrado Ordini, e Giove, feudo di Galeazzo Farnese. Entrambi i capitani sono al momento impegnati in Puglia a combattere gli imperiali per conto di veneziani e francesi. | |
1529 | |||||
Feb. mar. | Lazio | Assedia Amatrice con Giobambattista Savelli, Marzio Colonna ed Ottaviano Spiriti. Conquistata la località, ne devasta i dintorni con 1000 fanti. | |||
Giu. | Impero | Perugia | Umbria | Si congiunge ancora con il Savelli e Braccio Baglioni per depredare il perugino ai danni di Malatesta Baglioni. Il papa favorisce di nascosto gli attaccanti; raggiunge Pale, nei pressi di Foligno, con il Savelli, mentre Braccio Baglioni si accampa a Norcia con i fuoriusciti ghibellini. A metà mese con Braccio Baglioni entra in Bevagna, Montefalco; si muove nel territorio di Todi. I fiorentini si muovono in soccorso di Malatesta Baglioni. | |
Lug. | Umbria | A Terni. I suoi uomini si danno allo sbando e, come briganti, taglieggiano nelle strade tutti i viaggiatori. | |||
Ago. | Impero | Firenze Perugia | Umbria e Toscana | Prende parte alla conquista di Spello. Affianca il principe d’Orange Filiberto di Chalons contro i fiorentini. | |
Ott. | Toscana | Viene segnalato a Poggibonsi al comando di 300 fanti. Si sposta all’assedio di Firenze e si fortifica al Barduccio. Occupa Cortona ed Arezzo. | |||
Nov. | Toscana | Tende un’imboscata a Barbialla a Giovanni Covoni ed a Tinto da Battifolle; nello scontro cattura Francesco della Brocca e si impossessa di due insegne. Attaccato da Amico d’Arsoli, deve ritirarsi. Tra gli imperiali sono uccisi 20/25 fanti e sono catturati sei cavalli; i fiorentini non lamentano alcun morto, ma molti feriti. Pirro Colonna ha una nuova scaramuccia con Taddeo del Monte a Santa Maria, Tommaso Corso ed Amico da Venafro. | |||
Dic. | Toscana | Si scontra con Stefano Colonna a Santa Margherita a Montici. Si reca a Peccioli con 1500 uomini tra cavalli e fanti ed obbliga Ercole Rangoni ad arretrare a Pontedera. I fiorentini lo contrattaccano: il Rangoni lo sconfigge a San Romano ed a Marti mentre sta tentando di liberare la località dall’ assedio che vi è stato posto dal Rangoni e dal commissario Ceccotto Tosinghi. Riceve rinforzi, razzia molto bestiame e ripara a Montopoli di Val d’Arno. Il castello viene riconquistato dagli avversari: i suoi uomini sono sparsi nei dintorni a predare e così è facile per il Rangoni batterlo, a fine mese, una terza volta. 200 tra i suoi uomini vengono uccisi; nel contempo il commissario Francesco Ferrucci fa sue 7 bandiere. Di otto capitani della sua compagnia, 6 sono fatti prigionieri (tra cui Pallotta da Perugia) e 2 sono uccisi. Dopo pochi giorni il Colonna attacca i fiorentini a Forcoli. Assalito a sua volta da Michele da Montopoli, è costretto a riparare con i suoi cavalli in un fossato pieno di fango: si salva dalla brutta situazione buttandosi giù da un balzo. Gran parte dei suoi uomini è uccisa dai contadini. Ritorna al campo, arruola nuovi uomini, riscatta i prigionieri sopravvissuti e ricostituisce la propria compagnia. | |||
1530 | |||||
Gen. | Toscana | Punta contro la rocca di San Miniato; giunge sul fiume Cecina dove preda grandi quantità di bestiame. Gli viene contro Amico d’Arsoli per recuperare le prede. I fiorentini cadono in un’imboscata tesa loro da alcuni archibugieri di Stefano Colonna. Gli avversari, per timore di guai peggiori, si ritirano. | |||
Mar. apr. | Toscana | Si accampa tra Peccioli, Montopoli sull’Arno e Palaia; uccide in combattimento Ercole da Brisighella, in marcia di trasferimento da Volterra ad Empoli. A metà aprile i suoi uomini si ammutinano per il ritardo delle paghe. | |||
Giu. | Lazio | Si reca a Roma con Ottaviano Spiriti per condurvi un uomo, accusato di avere ricevuto del denaro dai fiorentini per avvelenare il papa. | |||
Lug. | Toscana | E’ contattato da Cencio Guercio, emissario di Malatesta Baglioni, capitano generale dei fiorentini; con licenza del principe d’Orange si incontra segretamente con il Baglioni per discutere le modalità della capitolazione che sono proposte da quest’ ultimo. | |||
Ago. | Toscana | Partecipa alla battaglia di Gavinana. A metà mese presenzia con altri condottieri a Santa Margherita a Montici alla firma degli atti di capitolazione della repubblica stipulati da un lato da Malatesta Baglioni e dall’altro dal nuovo capitano generale cesareo Ferrante Gonzaga e dal commissario generale del papa Baccio Valori. A fine mese alcuni suoi soldati uccidono 2 spagnoli che hanno derubato ed ammazzato, gettandoli in un pozzo, due fanti italiani. Gli spagnoli si armano per vendicare i loro compagni; le soldatesche italiane, contando sul fatto che i tedeschi non si sarebbero mossi, attaccano gli spagnoli il giorno seguente. Questi ultimi hanno la peggio. Il Gonzaga convince il capitano tedesco Tamisio ad intervenire a favore dei secondi. Ne nasce un vero e proprio scontro al cui termine gli italiani hanno la peggio; restano sul terreno 600 morti e 300 feriti; gli uomini del Colonna sono sconfitti e perdono i loro alloggiamenti con i relativi bottini. Secondo alcune versioni la sollevazione è stata promossa dallo stesso Colonna su pressione del pontefice (con cui, peraltro, non è mai stato in buoni rapporti), spaventato dalla notevole somma dovuta dai pontifici ai soldati per gli stipendi maturati e non ancora saldati. | |||
Ott. | A fine mese Clemente VII lo assolve una seconda volta per le rovinose incursioni portate nel Patrimonio ed in Umbria. | ||||
1531 | |||||
Sett. | Umbria Emilia Lazio | In Umbria con Braccio Baglioni. Si sposta poi a Modena; si reca a Correggio per battersi a duello con Sforza Baglioni, fratello di Braccio, accusato di avere ucciso un suo familiare: lo scontro non ha luogo per l’assenza del marchese di Vasto Alfonso d’Avalos. Ritorna in Teverina. | |||
Nov. | Impero | C. Svizzeri | Svizzera Romagna Lazio | Viene inviato in soccorso dei cantoni cattolici contro quelli luterani: la pace separa in breve i contendenti. Sulla fine dell’anno lascia la Romagna per rientrare a Graffignano. E’ qui, infatti, stato richiamato per risolvere il problema della rideterminazione dei confini tra il territorio di San Michele in Teverina e quello della vicina Civitella d’Agliano. | |
1532 | |||||
Lug. | Impero | Impero Ottomano | 500 fanti | Gli è dato il comando di un colonnello di 500 fanti. Con Camillo Colonna ne raduna, invece, 3000 per combattere in Ungheria i turchi del sultano Solimano. | |
Sett. | Austria | Transita per il cremonese, il veronese e si trasferisce in Austria alla difesa di Vienna. | |||
Ott. dic. | Austria Trentino Emilia Lazio | A Innsbruck; è obbligato a rientrare in Italia a seguito dell’ l’ammutinamento dei fanti italiani causato dal ritardo delle paghe e dalla scarsità di vettovaglie. E’ segnalato passare per Rovereto, Riva del Garda. Si ferma a Bologna dove a metà dicembre è presente con altri capitani all’incontro tra il papa e l’imperatore Carlo V. Al termine dei colloqui prosegue per la Teverina. | |||
1533 | |||||
Feb. apr. | In proprio | Siena | Lazio Toscana | Minaccia i senesi a causa della mancata reintegrazione dei beni della moglie Caterina, vedova di Fabio Petrucci. Reclama dagli eredi dei Petrucci e dalle autorità locali i beni a lei spettanti. I senesi provvedono alla difesa dello stato. A metà mese è segnalato a Musignano con i suoi uomini; penetra in Toscana e compie alcune razzie di bestiame tra Montalto di Castro e Capalbio. Entra nel contado di Sovana, attacca la rocca e fa 300 prigionieri. Ai primi di marzo si trova a Musignano con cavalli e fanti. Ad aprile Ascanio Colonna perora la sua causa; a fine mese è al ponte di Carnaiola pronto ad irrompere nuovamente nel senese. | |
Mag. | Umbria | A Roma. Sfida a duello Giampaolo di Ceri. L’incontro si deve svolgere nei pressi del castello di Attigliano. Si interpone Clemente VII che proibisce lo scontro ed intima ai due rivali di allontanarsi dalla città. | |||
Ago. | In proprio | Siena | Umbria Lazio Toscana | Raccoglie nell’orvietano fanti e cavalli per portarsi alla volta di Sovana. Deve rinunciare all’azione a causa di una forte pioggia. Rientra a Graffignano, mentre l’amico Marzio Colonna staziona ad Amelia con 100 cavalli ed un numero imprecisato di fanti che gli sono forniti dal cugino Ascanio. 2000 sono gli uomini coinvolti nella nuova impresa, distribuiti tra Onano ed i confini della maremma. La perdita del fratello Giovan Carlo, avvenuta a causa della caduta di un muro mentre è in perlustrazione notturna, aumenta la sua animosità. Negli stessi giorni Giampaolo di Ceri si muove in aiuto di Beatrice Farnese ed occupa le sue terre in Teverina. Mancano anche le vettovaglie per le sue truppe ed a fine mese fa sentire il suo parere il pontefice. | |
Sett. nov. | Toscana Umbria Lazio | A settembre è sotto Sovana; ai primi di novembre è segnalato nei pressi di Capalbio e di Gavignano dove continua nelle sue razzie di bestiame. Rientra nell’orvietano per rifornirsi di vettovaglie; riprende le ostilità a metà mese sempre collegato con Marzio Colonna. Costui guada il Tevere nei pressi di Alviano e giunge a Roccalvecce con 25 cavalli e 150 fanti. I due capitani si congiungono a Graffignano; inviano soccorsi a Pirro Colonna anche Pier Luigi Farnese, Leonora Orsini, moglie del signore di Onano Gentile Monaldeschi, Bartolomeo Spiriti da Genazzano ed il fuoriuscito di Spoleto Giacomo Bussi. Pirro Colonna raggiunge di notte il senese; razzia bestiame lungo il corso del Paglia nei pascoli di Piancastagnaio, Radicofani, San Casciano dei Bagni. Rientra sempre con Marzio Colonna verso Acquapendente ed assale Canino. Si sposta ancora verso la maremma con Braccio Baglioni. Prosegue a colpire il senese senza ottenere alcuna risposta positiva sulle sue richieste. | |||
1534 | |||||
Gen. feb. | Lazio | A ricompensa dei suoi servizi Carlo V gli riconosce una pensione annua di 1000 scudi e gli concede in feudo diversi beni e rendite confiscati ai ribelli Francesco del Balzo, Antonio Annichino e Giovanni Bernardino Riccio (Pennadomo, il castello di Fallascoso, la tenuta “Villa Pollenara” ed il casale di Sant’ Apollinare, terre tutte che si trovano nel chietino.. A febbraio è convocato a Roma da Clemente VII. | |||
Mar. apr. | In proprio | Siena | Lazio Toscana | A marzo è segnalato a San Casciano dei Bagni; in tale località litiga con uno dei suoi più fedeli capisquadra Ludovico da Castel di Piero. Ad aprile ritorna a Roma. A fine mese è a Talamone da dove minaccia di nuovo i senesi. Il suo comportamento è ora biasimato dagli imperiali in modo ufficiale; è invitato ad interrompere ogni tipo di molestie, nonché di risarcire i danni procurati ai suoi avversari. | |
Mag. | Farnese | Pitigliano | Lazio | A Capodimonte ed a Valentano. Invia in soccorso di Pier Luigi Farnese, impegnato in un conflitto con il conte di Pitigliano Giovan Francesco Orsini, 50 uomini tra cavalli e fanti agli ordini di Piero Latino. A Valentano giunge anche il capitano senese Bartolomeo Peretti con una quarantina di soldati. Nasce una rissa tra costoro ed i senesi mossesi anch’essi in aiuto del Farnese. Restano sul terreno 3 suoi soldati. Il Farnese interviene a sua volta ed assale gli uomini agli ordini del Peretti. | |
Giu. lug. | Lazio Umbria | Si ritira nel suo castello di Graffignano. Medita di ritornare a molestare i senesi. Lungo la strada incappa in un’imboscata che gli è stata tesa da Giampaolo di Ceri. Sfuggito al pericolo con qualche perdita, si dirige alla volta di Cetona con 4000 uomini; passa per Castiglione in Teverina dove lo attende Bartolomeo Spiriti con molti cavalli e fanti. Punta su Allerona, dove si congiungono con i suoi Cecco da Viterbo e Marinangelo da Terni. | |||
Ott. nov. | Chiesa | Baglioni | Umbria | Si unisce con Braccio Baglioni e gli Ermanni per contrastare a Deruta Rodolfo Baglioni che si è impadronito di Perugia. Depreda il territorio; giungono a Perugia gli emissari del nuovo papa Paolo III, Bosio Sforza e Giovan Francesco Orsini che trattano un accordo tra i contendenti. E’ costretto ad abbandonare Deruta, dove sono date alle fiamme più di 100 case, ed a licenziare le proprie truppe. | |
1535 | |||||
Feb. | Ancora al servizio del papa Paolo III. E’ segnalato a Civita Lavinia (Lavinio) in occasione della cerimonia del battesimo del figlio di Ascanio Colonna, Marcantonio. | ||||
1536 | |||||
Mag. | Impero | Francia | Emilia | A Modena con Girolamo Orsini. I loro uomini (300 cavalli e 1000 fanti) prendono alloggio nel borgo di Cittanova. | |
Ago. | Piemonte | Assedia in Chieri Baldassarre della Massa. Quest’ultimo è obbligato alla resa. | |||
1537 | |||||
Gen. | Toscana | A seguito dell’uccisione del duca Alessandro dei Medici è inviato da Alfonso d’Avalos a Firenze con Marzio Colonna per sostenervi la causa di Cosimo dei Medici. | |||
Apr. | Firenze | Fuoriusciti | Toscana | Passa al servizio di Cosimo dei Medici. Con Alessandro Vitelli e Rodolfo Baglioni si trasferisce alla difesa di Borgo San Sepolcro (Sansepolcro) e di Anghiari, minacciate da possibili incursioni di Piero Strozzi. | |
Lug. ago. | Toscana | Esce da Firenze con Alessandro Vitelli alla testa di 3000 fanti tedeschi e di molti cavalli; fatte riposare le truppe a Prato, giunge in gran silenzio a Montemurlo alla cui difesa si trova Sandrino da Filicaia. Lo Strozzi, infatti, si è allontanato verso Pistoia per colpire i membri della fazione dei Panciatichi. In breve il Filicaia deve fuggire ed il Colonna prende parte alla conquista di Montemurlo: a titolo di ricompensa, Alessandro Vitelli gli riconosce parte di una taglia di 18000 scudi offerta da Cosimo dei Medici. | |||
…………….. | Toscana | Vi è un ammutinamento dei soldati spagnoli conseguente al ritardo del soldo: costoro compiono numerose scorrerie nel fiorentino. Giunge il Colonna; riesce a persuaderli ad abbandonare lo stato con la consegna di una paga. | |||
1538 | |||||
Estate | Toscana | Viene inviato nel pisano ed a Pietrasanta con il compito di presidiare tale territorio e di impedire il passaggio delle truppe lucchesi sulla strada che da Camaiore conduce al castello di Montignoso, estremo avamposto lucchese nella guerra condotta da tale repubblica ai danni di Massa. A fine luglio giunge in Versilia sempre con l’incarico di vigilare. | |||
1539 | |||||
Giu. | Toscana | Doma alcune sommosse che si verificano in Pistoia. | |||
1541 | |||||
Feb. | Il papa Paolo III lo conferma nei feudi di Graffignano e di San Michele in Teverina. | ||||
…………….. | Toscana | Fa parte di una commissione che ha l’incarico di rivedere le mura di Firenze. | |||
1542 | |||||
Lug. | Impero | Francia | ha l’incarico di raccogliere 2000 fanti con Camillo Colonna e Fabrizio Maramaldo. | ||
Dic. | Lazio | Ritorna nelle sue terre con il genero Ulisse Orsini. Lascia il comando di un colonnello; non gli è riconosciuto l’incarico di maestro generale di campo, che peraltro gli è già stato promesso. | |||
1543 | |||||
…………….. | Toscana Lombardia | Una serie di episodi negativi, succedutisi l’uno dopo l’altro, portano Cosimo dei Medici a liberarsi della sua presenza litigio con il cognato del duca Lorenzo dei Medici; un’aggressione a bastonate, nei confronti di Ceccotto Tosinghi; le male parole usate nei confronti di un nano di corte caro alla duchessa Eleonora di Toledo, dovute alla perdita di denaro subita nel gioco nello stesso pomeriggio che il Colonna reputa opera dello stesso buffone. Sbeffeggia e malmena costui davanti a tutti. Cosimo dei medici lo allontana da Firenze; segue il licenziamento. Gli viene offerto un vitalizio di 1000 ducati; lo rifiuta con sdegno. Si reca subito a Milano presso il marchese di Vasto ed alla corte imperiale per lamentarsi di quanto gli è accaduto. Mesi dopo si scusa con il duca per il suo comportamento. nell’occasione non manca di chiedergli un destriero che gli viene fatto avere con il perdono. | |||
…………….. | Impero | Francia | Piemonte | Occupa i borghi di Mondovì, difesi da Giulio da Landriano; la città è conquistata dal marchese di Vasto Alfonso d’Avalos. A metà luglio, alla testa di 1500 fanti spagnoli e di altrettanti italiani, ha il compito di conquistare Andezeno, località nei pressi di Chieri. In uno degli scontri, tra gli avversari è ferito gravemente all’occhio destro Ascanio della Cornia. La città viene messa a sacco. Da qui prosegue verso Savigliano di cui è eletto governatore dal marchese di Vasto. | |
1544 | |||||
Gen. | Piemonte | Ha l’ordine di superare il Po a tre miglia sopra Carignano con 3000 fanti; nel contempo il marchese di Vasto attraversa il fiume su un ponte di barche dirimpetto alla città. Il Colonna vi entra dopo avere superato la resistenza di Blaise de Monluc; ne è preposto alla guardia con il conte Felice d’Arco e Michele Spagnolo (2000 fanti tedeschi e 2000 spagnoli). Vengono assediati da 8000 fanti francesi agli ordini del duca d’Enghien Francesco di Borbone, dal Bouttières, da Pietro d’Aussun e da Francesco Bernardino da Vilmercate. I francesi si accampano a Villastellone. Blaise de Monluc fa rompere nottetempo un argine del Po per allagare il territorio al fine impedire che arrivino al Colonna soccorsi da Chieri o da Asti. | |||
Apr. | Piemonte | Alfonso d’Avalos è sconfitto a Ceresole Alba; il panico coglie le sue truppe. L’assedio di Carignano si fa sempre più stretto; Pirro Colonna requisisce ai cittadini tutte le vettovaglie in loro possesso. I francesi si accampano a Villastellone ed ostacolano in tutti i modi il flusso dei rifornimenti alla città. | |||
Giu. | Piemonte e Francia | A metà giugno i difensori non accettano condizioni di resa onorevoli loro proposte da Pietro d’Aussun e da Francesco Bernardino da Vilmercate. Sono, infatti, segnalati in arrivo in loro soccorso 2000 fanti italiani con Marzio Colonna, provenienti da Chieri, ed altri 3000 fanti italiani, al momento fermi a Vulpiano con Cesare da Napoli e Giuliano Cesarini. A Fossano si trovano invece Rodolfo Baglioni con 200 cavalli leggeri e Giorgio Costa, monsignore della Trinità, con 2000 fanti. Il marchese di Vasto, infine, sta mettendo in ordine 1500 fanti tedeschi agli ordini di Sigismondo d’Arco, fratello di Felice, ed altri 2000 fanti tedeschi e 10000 spagnoli condotti dal conte di Terlago. I difensori sono tuttavia costretti ad arrendersi a patti nelle mani del duca d’Enghien: nella città non si trovano che due pani. Il Colonna ne esce con i suoi uomini (che hanno dovuto promettere di non combattere i francesi per cinque mesi) con le bandiere alzate e senza rullio di tamburi. E’ scortato fino al Po dall’Aussun e dal Vilmercate. Si porta a Chieri dove sta Ludovico Vistarini ed entra in lite con tale capitano; si incontra poi ad Avigliana con il Monluc e, secondo gli accordi presi, è accompagnato in Francia dal Renouard per presentarsi al re Francesco I e fermarsi in tale paese un anno. E’ congedato in breve tempo dal sovrano. E’, invece, accusato da Alfonso d’Avalos di essere responsabile della sconfitta di Ceresole Alba per avere fornito a quest’ultimo dati inesatti sul livello delle scorte esistenti nella città, inducendolo, in tal modo, ad un intervento affrettato in suo soccorso. | |||
Nov. | A fine mese, alla morte di Matteo Beccaria, gli è concesso dall’ imperatore il feudo di Mortara con il titolo di marchese. | ||||
1546 | |||||
…………….. | Impero | Protestanti | Germania | Non gli è dato alcun incarico, solo il titolo di consigliere. Combatte nella guerra smalcaldica contro il duca di Sassonia Gian Federico ed il landgravio Filippo di Assia fautori della lega luterana. | |
Lug. | Germania | Viene costretto dagli avversari a ritirarsi dalle strette della Chiusa in Baviera di fronte all’ offensiva di Sebastiano Schartlin. Passa alla difesa di Ratisbona con Orazio Brancadoro. La guarnigione è composta di 200 spagnoli e di 4000 fanti tedeschi agli ordini di Aliprando Madruzzi. | |||
Sett. | Germania | Si trova a Ingolstadt con Gian Giacomo dei Medici e Cesare da Napoli per fronteggiarvi Cristoforo di Oldenburg. Si impadronisce con Giambattista Castaldo di Neuburg an der Donau; viene spedito in avanscoperta verso Ulm con il Castaldo, Alessandro Vitelli, Giulio Orsini, Cesare da Napoli e Paolo Vitelli (600 archibugieri italiani e spagnoli e 60 cavalli leggeri). Si muove in soccorso di Alessandro Vitelli posto alla difesa di un ponte; catturato dagli avversari, viene presto liberato nel corso dello stesso scontro da Tommaso Coccapani. | |||
Ott. | Germania | Si accampa con altri condottieri nei pressi di Nordlingen. Ancora in avanscoperta allo scopo di molestare nei suoi movimenti l’esercito luterano. Assale Donauworth. | |||
1547 | |||||
Feb. | Germania | Contrasta ancora le milizie del duca di Sassonia. E’ spedito in soccorso di Ferdinando d’Austria; combatte quindi il conte di Mansfelt; attacca Brema e Magdeburgo con il duca Augusto di Nassau. | |||
…………….. | Toscana | Gli imperiali lo trasferiscono nel senese. | |||
1549 | Lazio | Con la morte del papa Paolo III è messo in preallarme. A Roma. | |||
1550 | Lombardia | E’ chiamato a Milano da Ferrante Gonzaga come consulente per le fortificazioni di carattere militare. In particolare ha l’incarico di fornire la sua esperienza nel rafforzamento delle mura del Castello Sforzesco. A fine febbraio è a Mantova per i funerali di Francesco III Gonzaga. La sua presenza in Lombardia non viene accettata dalla cerchia del governatore, specie dal senatore Giovambattista Schizo. Nascono con quest’ ultimo forti attriti che Ferrante Gonzaga cerca di controllare obbligando lo Schizo ad umiliarsi con scuse nei confronti del Colonna. | |||
1552 | |||||
…………….. | Toscana | E’ segnalato ancora come ingegnere militare a Siena con Gian Giacomo dei Medici. Entra in urto con il governatore Diego di Mendoza; si oppone alla decisione di costruire un castello nella città. Parte, infine, da Siena e se ne ritorna nei suoi possedimenti. | |||
Nov. | Lazio | Muore a Graffignano. Secondo una voce corrente, per veleno che gli è fatto propinare dallo stesso Diego di Mendoza: la causa sta probabilmente nelle sue critiche all’operato dell’ imperatore e dei suoi ministri. Niccolò Martelli gli dedica un sonetto; suo elogio da parte di Paolo Giovio, di Antonfrancesco Grazzini detto il Lasca, e di Francesco Beccuti detto il Ciappetta. Suo ritratto di Giorgio Vasari nella sala di Cosimo in Palazzo Vecchio a Firenze. Sposa Caterina dei Medici, vedova di Fabio Petrucci. |
CITAZIONI
-“Nobile e grand’huomo in arme.” UGHI
-“Fa professione di religione sopra gli altri e di fede, ed è in grazia di tutti i soldati. Nelli suoi consigli è udito e stimato assai. Quello che ho udito opporgli è che egli è troppo collerico. Ha avuto il carico dei cavalleggeri.” ALBERI
-“Fu riputato prudentissimo, e patientissimo Capitano, sì da’ nimici, come da gli amici.” BUGATI
-“C’estoit un homme qui avoit beaucoup d’entendement et de valleur.” MONLUC
-“Huomo prontissimo d’animo e di corpo a sostener tuti i disagi ..Per la lunga esperienza della militia, egli s’haveva acquistato tanta riputatione, ch’egli sperava di conseguir tosto uno honor degno della militia, per la quale la sua virtù sarebbe potuta rilucere.” GIOVIO
-“Honorate, o guerrieri illustri e forti,/ Voi, cui Marte ministra ardore e gloria,/ Il cener sacro, e l’honorato busto,/ Et questo huom tolto innanzi tempo al mondo/ Con lodi rare, e lagrime suprema.” P. Giovito il Giovane. Da un sonetto raccolto dal GIOVIO
-“Soldato di molta isperienza.” MISSAGLIA
.-“Valentissimo condottiere..Valorosissimo soldato.” “Il signor Pirro la sua gente mosse/ dall’altra banda, valorosa e fiera/ sperando di mostrar l’alte sue posse/ senza spiegare al vento la bandiera/ & dentro con grande impeto percosse non mettendo battaglia, ordine o schiera/ quivi per l’aria fischi in palle, e foco/ cridi, e rumor crescendo a poco a poco./…/ Amato era costui perché cercava/ sempre i sodati haver valenti e boni/ e lo stipendio merito a lor dava/ e fu nemico sempre de poltroni/ li caposoldi non se impursternava (impadroniva)/ ma facea pagamenti larghi, e doni/ anteponendo a l’or sempre l’honore/ dando a quei con parole & fatti, core.” ROSEO
-“…che vol sempre honore.” Da “La rotta di Filippo Strozzi a Montemurlo” in GUERRE IN OTTAVA RIMA
-“Huomo valoroso.” ADRIANI
-“Un condottiero di ventura enigmatico e duro, di poche parole e di lunghi silenzi.” CANTAGALLI
-“Soldato di molta reputazione.” CINI
-“E’ un personaggio contraddittorio, dotato di un forte carattere, che spesso lo porta ad essere irascibile e violento. E’ uomo d’azione, di “poche parole e di lunghi silenzi”, determinato a raggiungere gli obiettivi con ogni mezzo e senza il minimo scrupolo, ma nello stesso tempo è fragile, sensibile, molto religioso, fedele e attaccato alla famiglia, colto e con spiccate capacità organizzative.” MANCINI
-“Altero e stizzoso.” BOTTA
BIOGRAFIE SPECIFICHE
C. Mancini. Pirro Baglioni da Sipicciano.