NICCOLO’ PELLICCIONE

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Castello di Chiavenna
Castello di Chiavenna

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Indice delle Signorie dei Condottieri: ABCDEFGIJLMNOPQRSTUVZ

NICCOLO’ PELLICCIONE  (Niccolò Pellizzone, Niccolò Pelacon, Pelacuna, Nicola di Canzo) Di Canzo.

  • 1532
Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attivitàAzioni intraprese ed altri fatti salienti
…………..ToscanaNei suoi primi anni abita a Lucca.
…………..LombardiaRapisce la moglie di un cittadino di Canzo. Per poterla sposare ne uccide il marito.
………….Ricopre l’incarico di maestro d’armi di Alfonso del Carretto marchese del Finale e principe del Sacro Romano Impero.
1523
AutunnoMilanoFranciaLombardia

Milita agli stipendi del duca di Milano Francesco Sforza. Prende parte alla difesa di Cremona.

……………MilanoGrigioniLombardia

Affianca Gian Giacomo dei Medici contro i grigioni. Snida gli avversari prima da Dongo e poi da Gravedona e Domaso.

1524
Feb.50 fantiLombardiaAlla guardia di Monza.
……………LombardiaSi distingue alla difesa di Pavia.
……………ImperoFranciaFranciaCombatte in Provenza;  si segnala in un attacco condotto a Saint-Maxim.
1525
Feb.MediciGrigioniLombardia

Con Francesco del Matto e Mattiolo Riccio si impossessa del castello di Chiavenna dopo avere catturato in un agguato notturno il castellano Silvestro Wolf. Vi è subito assediato dai grigioni, finché l’intervento di Giacomo dei Medici riesce a mettere in fuga gli avversari.

Ott.Lombardia

E’ incarcerato dagli imperiali nel castello di Pavia dopo che è stata  scoperta una congiura ordita ai loro danni da  Girolamo Morone. E’ liberato in breve tempo.

1526
InvernoMilanoImperoLombardia

E’ chiamato da Gian Giacomo dei  Medici a Milano allo scopo di assoldarvi una compagnia di fanti tra i fuoriusciti della città. Alla notizia Antonio di Leyva gli invia contro Giovanni d’Urbina con molti cavalli che portano in groppa altrettanti archibugieri. Niccolò Pelliccione giunge a Canzo;  i suoi uomini si dividono e trovano alloggio nelle case private per potersi  asciugare della forte pioggia che ha loro impedito la  marcia; lascia la compagnia al comando del suo luogotenente Ambrogio Castano mentre egli si porta sulle rive del lago di Como alla ricerca delle barche necessarie per traghettare le truppe a Musso. Durante la sua assenza Giovanni d’Urbina occupa Canzo, svaligia la compagnia ed uccide coloro che fanno resistenza. Ambrogio Castano raggiunge il Pelliccione;   lo scaccia perché costui non ha preso le usuali misure di sicurezza lasciando indifeso un ponte.

1527
………………LombardiaHa il comando della guardia ducale.
Mag.Lombardia

Esce da Lodi con 70 archibugieri a cavallo e 150 fanti in soccorso di Sant’ Angelo Lodigiano; espelle dai borghi di Santa Maria Brunoro Gambara, Alberigo Barbiano da Belgioioso e Filippo Tornielli che devono ripiegare lasciando nelle mani dei ducali e dei veneziani 70 uomini.

Sett.LombardiaIl commissario Martino da Mondonico si fa corrompere dagli imperiali e si impadronisce con l’inganno del castello di Perego alla cui difesa si trova il Pozzo. Il Pelliccione interviene subito, recupera la fortezza e cattura Martino di Mondonico con i suoi uomini. Tutti sono condotti a Monguzzo. Il traditore viene torturato ed “arrotolato vivo”; i soldati sono tutti impiccati.
Ott. dic.Lombardia

Coadiuva Gian Giacomo dei Medici all’ assedio di Lecco;  fa prigionieri numerosi abitanti usciti per una sortita. Con il riscatto è ricavata una notevole somma di denaro.

1528
EstateImperoVenezia MilanoLombardia

Gian Giacomo dei Medici passa agli stipendi degli imperiali; Niccolò Pelliccione lo segue. Aggredisce il bergamasco; si ferma a Zogno con Giovanni Battista dei Medici vicino al Brembo e provvede a rafforzare con puntelli di legno le porte della località. A Zogno, nella chiesa di Romacolo, viene portato il frutto delle sue incursioni nel territorio circostante (per un valore di 60000 ducati). Si trova con pochi uomini alla difesa del ponte di Tiolo dove viene attaccato dai montanari e dai veneziani; soccorso  da Giovanni Battista dei Medici, proveniente da Serina, riesce a respingere con gli archibugi gli assalitori.

1529Lombardia

Mette in guardia Gian Giacomo dei Medici sul contenuto di un accordo stipulato con gli sforzeschi.

1530
Mar.MediciGrigioniLombardiaCon Gabriele dei Medici, alla testa di 700 fanti, si impadronisce di Morbegno. Con Mattiolo Riccio respinge un attacco dei grigioni al ponte di San Pietro a Berbenno; si fortifica in Morbegno con 500 guastatori e 600 fanti. Sono poste tavole con triboli nei punti in cui pensa sia possibile l’attacco degli avversari. I grigioni non tardano a reagire; sono costretti ad usare calzature con la suola metallica per non avere i piedi trafitti dai chiodi. Il Pelliccione è assalito da 14000 uomini, indisciplinati e per la gran parte senza alcuna esperienza di guerra. A fine mese i grigioni sono disfatti con la perdita di più di 500 uomini ed 8 capitani tra i quali il Tegane, Giovanni di Marmora e Martino Traverso; tra i feriti si contano Rodolfo Salice di Promontone in Pregallia, Paolo Buol di Davos e Francesco Alberti di Bormio. Gli avversari si ritirano.
1531
Apr. nov.  MediciMilano GrigioniLombardia

Alla guardia di Monguzzo con 150 fanti. La località viene attaccata da Alessandro Gonzaga, da Alessandro Bentivoglio  e   da Sforza Picenardi. Viene assediato dagli sforzeschi che abbattono con le artiglierie un lungo tratto di mura; respinge tre assalti  condotti dal Gonzaga che costano agli attaccanti la perdita di 80 uomini e più feriti. A causa della penuria di vettovaglie, dopo ventisei giorni di disperata resistenza, con Gabriele dei Medici  è costretto ad abbandonare in silenzio, nottetempo, la località. Passa per la parte alla cui guardia si trova Vitaliano Borromeo. I 2 capitani proseguono per Colico e si imbarcano con i loro uomini sulla  flottiglia  di Gian Giacomo dei Medici. Gli sforzeschi catturano un suo capitano, Marco Grasso che, sebbene si sia arreso a patti, viene impiccato a Morbegno. Alla notizia Niccolò Pelliccione scende a riva dalla sua imbarcazione,  stacca il cadavere dal capestro per dare al Grasso onorata sepoltura. Affianca  Gian Giacomo dei Medici alla difesa di Musso. A giugno punta su Tre Pievi.  Da ultimo, assume con Gabriele dei Medici  la difesa di Lecco dove entrambi sono assediati da Ludovico Vistarini.

Dic.Lombardia

E’ segnalato sempre  alla difesa di Lecco con Gabriele Serbelloni. Ha il comando di 300 fanti. Durante uno dei tanti assalti sotto i bastioni viene ferito gravemente alla coscia da una palla di archibugio che non si riesce ad estrarre.

1532 LombardiaNella primavera affianca nuovamente Gian Giacomo dei Medici alla difesa di Musso.
Mar.Lombardia

Con la resa di Gian Giacomo dei  Medici lascia Musso con Cesare da Napoli, il Cosco, Frate da Modena e Domenico del Matto. Decide di ritornare a Milano per farsi curare. Gli sono confiscati tutti i beni accumulati negli anni con le scorrerie: un suo creditore per una piccola somma minaccia di fargli togliere il letto su cui giace ferito. Muore durante il viaggio in cui è trasportato in lettiga.

CITAZIONI

-“Ch’era non meno accorto che valoroso..Fu il Pelliccione di statura grande e mal composta, di faccia e barba lunga, di colore cineritio, di fronte superba, et occhi maninconici, et nell’ essequire fu diligente, fedele e valoroso, fu grato a’ soldati et gran persuasore con parole succose e polite, le quali agli haveva apprese a Lucca, ove dimorò gran parte de’ suoi primi anni. Vestiva habito soldatesco, ma pomposo e con molto oro. Fu crudo e d’animo altiero, e desideroso di accumulare, e però non allettando le soverchie spese si fece rapace e usurpatore delle facoltà private. Rapì la moglie di un suo compatrioto, e poco dipoi fece ammazzare il marito; parendogli così di poterla sposare legitimamente; ma egli non morì che si vidde ritolto quasi tutto il rapito, e per compimento di miseria, ad instanza di un certo suo creditore di piccola somma, minacciato più volte da birri di levargli il letto sopra il quale giaceva; grande essempio veramente di chi nelle prosperità non si ricorda de gli oblighi che s’hanno a Dio, né della immensa sua giustizia, credendo con la sola potenza humana di adempire e perpetuare gli ingiusti suoi deiderii.” MISSAGLIA

-“Vero Martis pullus.” PUTEANO

-“Fu egli il Pelliccione, alto di statura, mal corrispondente di membra, di barba lunga cenerognola, di fronte superba ed occhi malinconici. Mostrossi diligente, fedele e valoroso in eseguire. Fra gli atti che il provano soldato arditissimo, non è il minimo quello d’essere corso attraverso a nemici a staccare dalle forche, onde seppellirlo, il cadavere del capitano Grasso, che i grigioni volevano appeso finché fosse consunto.” ROMEGIALLI

-“Uomo accortissimo e ne’ più acri cimenti arrisicato fino all’audacia.” REBUSCHINI

-“Numerose sono le vie che portano il suo nome, a Canzo Via Niccolò Pelliccione è la via che porta alla stazione del paese. Altre vie dedicate alla famiglia Pellizzone si trovano a Massa-Carrara ed a Bologna.” WIKIPEDIA

Fonte immagine in evidenza: wikimedia

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