GIOVANNI GAGLIARDO (Giovanni Antonio Gagliardo) Di Mirandola.
+ 1556
Anno, mese
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Stato. Comp. ventura
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Avversario
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Condotta
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Area attività
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Azioni intraprese ed altri fatti salienti
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1551 |
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Ago.
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Francia
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Chiesa Impero
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Emilia
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Prende parte difesa di Mirandola assediata dai pontifici. Con Giovanni Bartolomeo Bonini sventa un’imboscata di 40 fanti posta presso il castello: assale gli avversari e ne fa strage perché sua politica è quella di non fare prigionieri. Nei giorni seguenti alla testa di alcuni cavalli leggeri italiani e francesi uccide dieci pontifici e ne fa prigionieri altri dieci, sorpresi fuori del forte del Mojachino, a Vigona. |
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Sett.
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Emilia
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Razzia molti bovini condotti al campo pontificio; coglie in agguato le milizie di Alessandro Vitelli che stanno cercando di impadronirsi del bestiame che pascola alla Tagliata: tra i nemici sono ammazzati 60 uomini; nessuno è fatto prigioniero. |
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Ott.
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Emilia
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Esce con il Rizzolo e 22 cavalli per sorvegliare il bestiame al pascolo; nel successivo scontro con i pontifici rimane ucciso il Brozzo con una decina dei suoi uomini ed è ammazzato con un colpo di moschetto anche la cavalcatura di Alessandro Vitelli. Continue sono le scaramucce con gli avversari. A metà mese Giovanni Gagliardo scorre con alcuni francesi sino al forte di Santa Giustina, scopre alcuni fanti all’esterno e di costoro ne sono uccisi venti mentre 22 sono catturati; sorprende, di seguito, Piero Baldeschi fuori del forte di Cividale e lo cattura con l’uccisione di circa 60 fanti della compagnia del capitano perugino. Supera le trincee, entra nel campo fortificato e si impossessa del padiglione e di alcune bandiere. Cattura pure nelle vicinanze del forte di Sant’Andrea alcuni gentiluomini di Città di Castello usciti a caccia con Alessandro Vitelli. |
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Dic.
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Emilia
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Muove in soccorso di una compagnia di fanti uscita da Mirandola per raccogliere la legna: nella mischia sono uccisi una decina di uomini ed è fatto prigioniero uno spagnolo. Giovanni Gagliardo si getta a San Martino ed ammazza altri dieci soldati con numerosi contadini che stanno portando alcune travi al forte: fa sventrare con le lance i buoi che non può condurre a Mirandola. Si porta ancora a Santa Giustina e vi razzia quattro paia di buoi; il giorno seguente coglie di sorpresa con 50 cavalli, fuori del forte di Cividale, una compagnia di fanti (dieci nemici morti contro un suo cavalleggero). |
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1552 |
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Gen.
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Emilia
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Esce da Mirandola con il Turchetto, si scontra con alcuni pontifici: di costoro ne sono uccisi sedici e ne sono catturati dieci che sono condotti nella città. A metà mese sorprende alcuni guastatori trovati a lavorare in un forte: ne sono uccisi 30 con alcuni fanti di scorta. |
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Mar.
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Francia
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Impero Firenze
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40 cavalli leggeri
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Emilia e Toscana
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Il giovedì santo, il capitano generale pontificio Giambattista del Monte partecipa ad una scaramuccia affiancato da alcuni gentiluomini romani della sua corte: il Gagliardo interviene con Giovanni Bartolomeo Bonini e dodici celate, si avventa su Giambattista del Monte. Il capitano pontificio viene ferito con un colpo di lancia ed è finito da uno svizzero con una alabarda. Gli avversari si sbandano, ne sono uccisi 40 tra i quali si annoverano molti gentiluomini; solo Alessandro Vitelli riesce a salvarsi nel forte di Sant’Antonio. Nello stesso mese il Gagliardo, su richiesta del Termes, si trasferisce in Toscana per combattere gli imperiali nella guerra di Siena. E’ segnalato a Buonconvento con la sua compagnia di 40 cavalli leggeri; si avvia verso Montalcino. Alle porte di Tegoleto si imbatte in 7 insegne di cavalli imperiali comandati dal principe di Bisignano: agli inizi lo scontro volge a suo favore tanto da riuscire a fare alcuni prigionieri (7). Il maggior numero degli avversari alla fine ha la meglio; è costretto a ripiegare a Siena con la cattura di 5 suoi cavalli dopo una lunga cavalcata verso tale città. Vi entra con le cavalcature stanche e sferrate mentre i suoi uomini nella corsa si sono alleggeriti di parte delle loro armature. Dopo alcuni giorni Ascanio della Cornia fa accompagnare a Siena da un araldo i suoi uomini fatti prigionieri nel combattimento, senza armi e cavalcature, ma con dieci fiorini a testa, donati loro dal capitano nemico. |
Apr.
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Toscana
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Esce da Siena con Aurelio Fregoso e Tito Tagliaferri alla testa della sua compagnia e di 500 archibugieri. Scopo dell’azione è quello di rifornire i difensori di Montalcino con denaro e 16 some di rifornimenti e di munizioni (fuoco lavorato). Raggiunge Murlo, vicino a Montalcino, e con l’aiuto dei contadini riesce a trasferire nottetempo il carico dentro la città. Un suo cavallo leggero è fatto prigioniero dal principe di Bisignano; egli ne ottiene la liberazione con le armi e la sua cavalcatura. |
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Giu.
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Toscana
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Con i suoi cavalli e 30 archibugieri toglie agli avversari otto cavalcature, tre muli ed un somaro che sono venduti all’asta in Siena. |
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1554 |
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……….
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Lombardia
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Assolda alcuni cavalli e si porta ancora nel senese. |
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Lug.
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Toscana
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Soccorre Sant’ Abbondio, nei pressi di Monistero, dove sono accampate le truppe di Gian Giacomo dei Medici; rifornisce tale castello di uomini e di vettovaglie. |
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Ago.
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Toscana
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Si trova al fianco di Piero Strozzi nella battaglia di Marciano; interviene con i suoi cavalli a sostegno degli svizzeri il cui comandante è stato ucciso. Con la sconfitta ripara a Radicofani con 80 cavalli. |
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1555 |
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Dic.
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Toscana
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Alla difesa di Montalcino. |
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1556
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Toscana
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E’ inviato con 500 cavalli e 300 archibugieri in soccorso di Sarteano, dove è assediato dai medicei, comandati da Sforza Sforza, il capitano Bastiano Guascone. All’ alba attraversa le linee nemiche con 200 fanti, ognuno dei quali porta una fascina; rafforzata la guarnigione il Gagliardo si dirige a Cetona. Prepara nelle vicinanze un’imboscata a Bartolomeo Greco che sta scortando da Montepulciano un carico di polvere da sparo; attacca gli avversari. In soccorso di questi ultimi giungono Leonello da Carpi e Giovanni Battista Martini che lo catturano. Condotto a Sarteano, muore poco dopo per le ferite riportate. |
CITAZIONI
-“Capitano di tanto valore e forse il meglio che avessero i Franzesi.” MONTALVO
-Con il Turchetto “Erano in questo tempo famosi nell’armi.” PAPOTTI
-“Et poi vien quel sotto ‘l real stendardo/…./ Nemico a chi non val col’arma in mano/ Sì come il Strozzo (Piero Strozzi), e poscia Giangagliardo/ Ch’è un altro Sforza ch’acquistò Milano.” ARIOSTO
-“Tenuto per vigorose ed ardite opere e degno per quelle e per altre di essere celebrato in rima ed in prosa.” BALAN
-“Si muove con grand’ira, & nulla pave (teme),/ con una spada di soverchio peso/…/ Fene la pressa sì mentre ferendo,/ Hor questo hor quel va, de nostri uccidendo./ Corse quivi de nostri una gran parte,/ Quando vider cader cotanti a terra:/ Ma visto Gian Gagliardo: anzi il Dio Marte/ Che sol faceva sì terribil guerra,/ Né per giungner che fer nessun si parte,/ Ogniun gli corse addosso, ogniun l’afferra/ Et l’han già in terra, & gli tolgono la vita:/ Ond’è la gente Franca sbigottita.” L. PIERI