VITELLOZZO VITELLI

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VITELLOZZO VITELLI  (Niccolò Vitelli). Detto Vitellozzo. Di Città di Castello. Conte di Montone. Signore di Città di Castello, Monterchi ed Anghiari.

Figlio di Niccolò Vitelli; fratello di Paolo Vitelli, Giulio Vitelli, Giovanni Vitelli, Camillo Vitelli; cognato di Oliverotto da Fermo e di Camillo Orsini, genero di Paolo Orsini.

1458 ca. – 1502 (dicembre)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1484
Mag.ChiesaVeneziaMilita nelle compagnie di Virginio Orsini.
1485
EstateC. di CastelloFuoriuscitiUmbriaEspugna il castello di Promano.
1494
Gen.ToscanaPrende parte a Firenze ad una grande giostra organizzata da Piero dei Medici. Sono pure presenti Rinieri della Sassetta, Ludovico da Marciano, Simonetto Baglioni e Renzo di Ceri.
…………..FranciaChiesa
1495
Gen.UmbriaCon i fratelli Camillo e Paolo ed i ghibellini di Vittorio di Canale approfitta dello stato di confusione in Umbria per devastate le campagne di Todi e mettere a sacco il castello di Fiore (sono uccisi nella circostanza uomini, donne e bambini). Si ferma in tale territorio per circa un mese.
Giu.FranciaMilanoLiguria

Con i fratelli Camillo e Paolo Vitelli muove contro Genova (200 lance e 200 cavalli leggeri);  giunge fino a Chiavari per prestare soccorso a Rapallo; allorché la città è conquistata dagli avversari viene attaccato da un gran numero di montanari che tagliano le vie di ritirata ai vitelleschi. Si colloca all’avanguardia; il fratello Paolo si pone  alla retroguardia per impedire che le loro forze siano accerchiate dagli avversari: al Monte Bracco, dopo un feroce combattimento, è superata la resistenza degli avversari.

Lug.PisaFirenzeToscana

Entra nel lucchese;  si reca a Pisa con i fratelli Paolo e Camillo Vitelli al comando di 190 lance e di 100 tra balestrieri a cavallo e stradiotti. Passa agli stipendi dei pisani per contrastare i fiorentini; si muove in Val di Serchio ed a Settimo; si pone alla difesa di Vicopisano;  respinge un attacco portatovi da Guidobaldo da Montefeltro. Il duca di Urbino è costretto a ripiegare ad Albareto a causa del tiro delle artiglierie e delle sortite dei difensori.

Sett.FirenzePisaToscana

I fiorentini si accordano con il re di Francia e Paolo e Vitellozzo Vitelli si conducono al loro soldo contro i pisani. Si impadronisce della rocca di Stampace, la fortezza volta verso la porta che dà sul mare, ed entra nel borgo di San Marco. I pisani si ritirano fortificandosi sul ponte vecchio. Il castellano francese della cittadella invece di coadiuvare gli attaccanti (come da speranze dei fiorentini) fa sparare sul borgo in cui costoro si sono accampati. Vitellozzo  viene ferito da un sasso. Il commissario fiorentino Francesco Valori decide  la ritirata.

……………ToscanaAssale nuovamente Pisa con Ranuccio da Marciano, il fratello Paolo Vitelli e Francesco Secco.
1496
………………Francia

A Lione, alla corte francese con Carlo Orsini ed il conte di Montorio Giovanni Antonio Carafa; con costoro convince il re Carlo VIII per una seconda campagna nel regno di Napoli.

Sett. ott.FirenzeImpero MilanoToscana

Dopo la resa di Atella lascia la Provenza, sbarca a Livorno con 1000 fanti trasportati da una flotta francese di 7 grosse navi; si pone con Carlo Orsini alla difesa della città assalita dalle truppe dell’ imperatore Massimiliano d’Austria. I  due capitani sono in grado  di respingere l’assalto; obbligano gli avversari a riparare nella flotta ancorata nei pressi.

Nov.OrsiniChiesaToscanaGli imperiali lasciano l’assedio di Livorno. Vitellozzo Vitelli prosegue per l’Umbria.
1497
Gen.Comp. venturaSienaUmbria  Lazio e Toscana

Si impadronisce di Citerna; raccoglie a Città di Castello 200 uomini d’arme e 1800 fanti umbri, entra in Monteleone d’Orvieto in aiuto di Bandino da Castel della Pieve; ottiene Ficulle, cerca di ottenere per accordo Sala e si colloca sotto Orvieto. L’ esperienza acquisita con i francesi gli permette di apportare nelle sue schiere innovazioni riguardanti sia l’utilizzo di nuove metodi per il trasporto delle artiglierie su carri simili a quelli dei transalpini, più maneggevoli di quelli usati dagli italiani, sia la lunghezza delle picche (70 centimetri in più rispetto a quelle adoperate dai lanzichenecchi), sia  all’ addestramento dei  fanti al combattimento in quadrato in modo similare agli svizzeri. Vitellozzo si dirige verso Bracciano e si congiunge a Soriano nel Cimino con Carlo Orsini; mette a sacco Toscanella (Tuscania). Alla testa di tali truppe attacca i pontifici tra Soriano nel Cimino e Canepina: dopo un primo sfavorevole scontro di cavalleria spedisce i picchieri italiani contro 800 lanzichenecchi. I suoi uomini annientano il quadrato nemico ed i cavalli pontifici sono costretti a ritirarsi. Nello scontro sono catturati Guidobaldo da Montefeltro e Giampiero Gonzaga; sono feriti Muzio Colonna ed il duca di Gandia Giovanni Borgia: tra morti e prigionieri i pontifici perdono più di 500 uomini. Con la vittoria si collega con Bartolomeo d’Alviano; muove quindi su Monterotondo. Il papa Alessandro VI deve restituire agli Orsini le loro terre e liberare Paolo e Gian Giordano Orsini, seppure dietro il pagamento di una taglia di 50000 ducati. Vitellozzo accetta le condizioni dietro le pressioni di Consalvo di Cordoba e di Prospero Colonna ed il riconoscimento della signoria su Città di Castello. Nello stesso periodo è contattato dai fuoriusciti senesi per assalire il capoluogo. Irrompe nel senese con molti fanti e cavalli ed assale San Casciano dei Bagni. Si impossessa della località con l’aiuto degli stessi fuoriusciti. Allorché viene a conoscenza che a Siena è stata scoperta la congiura mette a sacco San Casciano dei Bagni e si ritira con il bottino a Città di Castello.

Feb.LazioDa Nepi punta su Bolsena nel cui territorio si accampa per 4 giorni.
Lug.Comp. venturaOrvietoUmbriaA fine mese assale il territorio di Orvieto verso Meana e Castel Giorgio. Razzia numerose cavalcature.
1498
Feb.Firenze Francia

Viene condotto con il fratello Paolo Vitelli dai fiorentini e dai francesi che gli riconoscono una condotta di 200 lance e di 200 cavalli leggeri con uno stipendio complessivo netto di 40000 scudi. Nel caso in cui il re di Francia non accetti tale contratto è prevista una riduzione dello stipendio a 36000 scudi in caso di guerra ed a 33000 in quello di pace.

Mag.FirenzePisa VeneziaToscana

La condotta è variata in 300 uomini d’arme ed in 1200 fanti; lo stipendio viene portato a 40000 ducati per un anno. Da fronteggiare sono i pisani. Con la sconfitta patita da Ranuccio da Marciano a San Regolo il fratello Paolo  viene nominato dai fiorentini loro capitano generale.

Giu.Capitano g.le fanteriaToscanaAi primi del mese giunge da Montevarchi a Gaiole in Chianti. E’ diretto alla volta di Pisa.
Sett. ott.Toscana

Taglia la ritirata a 200 cavalli leggeri ed a molti fanti pisani che hanno tentato di conquistare il bastione della Dolorosa sopra Vicopisano. Affronta gli avversari sopra la certosa di Calci, li mette in fuga infliggendo loro gravi perdite. Nello scontro sono feriti 3 connestabili e vengono catturati 200 uomini tra fanti e balestrieri. Assedia Ripafratta finché ad  ottobre è obbligato ad abbandonare il campo per i dolori provocatigli dalla lue.

Nov.ToscanaA Pratovecchio con 2000 fanti.
Dic.Toscana

Dopo la perdita del bastione di Ponte a Stagno vicino a Livorno ritorna nel pisano con numerosi fanti, 400 cavalli leggeri e 100 lance;  transita per Vicopisano, Bientina e Pontedera. Rafforza le difese di Livorno e ne recupera il bastione a spese dei pisani; rientra nel Casentino, si impossessa della rocca di Banzena e tiene lontano l’Alviano da Pratovecchio; converge, indi, su Bibbiena con il fratello Paolo Vitelli, Giampaolo Baglioni e Gaspare da San Severino. Soffre la mancanza di denaro a Poppi; da qui muove alla conquista di Montefattecchio ove precede l’arrivo di rinforzi veneziani. A metà mese con l’abate Basilio, abate di San Felice in Piazza, occupa Marciana e vi sorprende 84 uomini d’arme (tra cui un nipote dell’Alviano) e 180 fanti.

1499
Gen.Umbria e Toscana

A Città di Castello per raccogliervi 500 fanti e 200 guastatori; ritorna a Pieve Santo Stefano dove i soldati per riscaldarsi distruggono le case di legno della località.

Feb.Toscana

Assedia Bibbiena con il fratello Paolo Vitelli, Gaspare da San Severino e Francesco da Montedoglio (4000 fanti e 500 uomini d’arme).

Apr.VitelliColonnaUmbria

Fronteggia i Colonna ed i loro partigiani; lotta contro Brandolino Valenti che i suoi uomini catturano nell’ espugnazione di Castel Rubello. Negli stessi giorni con il fratello Paolo Vitelli appoggia i fuoriusciti di Siena Lucio Bellanti e Giacomo Buoninsegni per aiutarli a rientrare nella città a spese di Pandolfo Petrucci.

Ago. sett.FirenzePisaToscana

Attacca direttamente Pisa;  conquista la rocca di Stampace. Il  fratello decide di ritirarsi  perché reputa necessaria un’ulteriore preparazione di fuoco d’artiglieria: ha l’incarico di fare rispettare l’ordine. Si colloca davanti ai fanti e ne uccide uno con lo stocco perché si rifiuta di obbedire.

Ott. nov.Toscana Umbria e Lombardia

Il fratello viene fatto decapitare dai fiorentini perché accusato di tradimento. I commissari fiorentini Braccio Martelli ed Antonio Canigiani, con i condottieri Piero del Monte a Santa Maria e Pirro da Marciano, si recano a Vicopisano dove si trova Vitellozzo  con l’intenzione  di catturarlo nel suo padiglione che si trova a San Frediano a Settimo. Il condottiero si è infatti detto ammalato ad una precedente richiesta di recarsi a Cascina con il fratello.  Finge di ubbidire, si veste e con l’aiuto delle sue lance spezzate, tra le quali spiccano Antonio da Castello e Zitolo da Perugia, fugge a Pisa seguito da 150 cavalli e da 100 fanti. Vuole puntare ai danni di Livorno mentre i pisani fanno pressioni affinché si rechi a Ripafratta e da qui scorra in Val di Serchio. Dopo breve tempo lascia Pisa per  raggiungere Città di Castello. Si dirige poi a Milano presso il re di Francia a chiedere vendetta per la morte del fratello. In Lombardia si mette al servizio di Cesare Borgia.

Dic.ChiesaForlìRomagna

Transita per Cesena con 300 cavalli. Riceve 500 ducati. Assale Imola, difesa da Taddeo della Volpe, con Onorio Savelli, Giampaolo Baglioni e Zitolo da Perugia.  Induce presto alla resa Dionigi Naldi assediato nel locale castello.

1500
Gen.Romagna

Assedia Caterina Sforza nel castello di Forlì. Con Ivo d’Allègre ed Achille Tiberti costringe il balivo di Digione Antonio di Baissay a rinunciare alla Sforza, catturata  da quest’ ultimo, a favore di Cesare Borgia.

Feb.Lazio ed Umbria

Entra in Roma con il duca Valentino alla testa dei mercenari italiani, guasconi, tedeschi e svizzeri. A fine mese giunge ad Orvieto con 200 cavalli e molti fanti; si ferma all’albergo di Giuliano del Tede e vi si incontra con il vescovo Giorgio della Rovere che fa trovare per lui e per i suoi uomini capponi, galline (lesse ed arrosto), capretti, marzapane, torte, vino e pane.

…………….VitelliFirenzeToscanaAttacca i fiorentini ad Anghiari.
Mag.ChiesaPesaroMarcheRaduna i suoi fanti a Città di Castello e muove contro Pesaro.
Giu. lug.VitelliPerugiaFirenzeBaglioniRomagna Toscana e Umbria

Si sposta verso Rimini; a luglio saccheggia il territorio di Cortona; tocca  Pantalla. E’ di stanza nel todino su incarico del legato pontificio. A    San Martino in Campo collega le sue truppe con i fautori di Giampaolo  Baglioni. Aiuta, infatti, quest’ultimo a recuperare Perugia ai danni di Carlo Baglioni e di Girolamo dalla Penna: entra nella città a seguito di un duro combattimento davanti ad una porta in cui sono uccisi 300 uomini. Mette a soqquadro il rione di Sant’Anna. In riconoscenza del soccorso prestato gli viene concessa la cittadinanza di Perugia. Negli stessi giorni invia un proprio emissario a Pisa per indurre il popolo a proseguire nel conflitto con i fiorentini; spedisce pure alla difesa della città un ingegnere militare e 4 suoi capisquadra tra cui Romeo da Pisa e Griso da Pisa.

Ago. sett.ChiesaChiesaChiaravalleViterboUmbria e Lazio

Con Bartolomeo d’Alviano e Paolo Orsini assedia il castello di Castellaro Lagusello, nei pressi di Amelia. Sempre per conto dei pontifici con 300 lance, 1000 fanti e molte cernite (10000 uomini) assedia in Acquasparta con il Baglioni Altobello di Canale; la località è espugnata a settembre dopo quattro giorni di intenso fuoco di artiglieria ed un assalto generale durato sei ore. Altobello di Canale è posto su un tavolo da macellaio ed è fatto a pezzi; alcuni si cibano delle sue carni, altri le gettano nel fuoco; è decapitato Girolamo di Canale che pure ha riportato dieci ferite nello scontro; altri fuoriusciti di Todi, Terni e Narni sono parimenti decapitati. Acquasparta è messa a sacco, il castello è dato alle fiamme ed è  demolito. Vitellozzo  ottiene Monte Campano, dirocca metà castello e lo fa incendiare; si accampa sotto Amelia. I ghibellini riconoscono ai pontifici 10000 ducati. Si dirige a Celleno;  irrompe in Viterbo per la porta della rocca con il Baglioni e Paolo Orsini. Sembra permettere agli avversari politici, i gatteschi ed i colonnesi, di  lasciare la città con i loro beni; blocca, al contrario, loro l’uscita e spoglia gli esuli. Tutte le case di Viterbo, sia quelle appartenenti  agli avversari di fazione come ai fautori dei maganzesi, sono messe a sacco dalle sue truppe: il bottino condotto a Città di Castello è valutato in 50000 ducati. Nei vari scontri rimangono uccise 500 persone. A settembre Vitellozzo  si reca a Foligno con il papa ed il Borgia; a fine mese è segnalato a Roma in piazza San Pietro per la rassegna delle sue compagnie.

Ott.Umbria e Marche

Mancano i denari;  gli è concesso di recuperarli mediante il saccheggio del territorio di Montefalco. Si sposta nelle Marche con le artiglierie: 4/5 cannoni, una colubrina, 2 sagri, 4/6 falconetti ed altri pezzi di calibro minore.  Si ferma nel fanese. Nel contempo le truppe spagnole militanti pure esse al servizio del Borgia depredano Deruta distruggendo ogni cosa pervenuta nelle loro mani.

Nov.ChiesaFaenzaRomagna

Ai primi del mese giunge a Cesena: ha il compito di sorvegliare le artiglierie con 400 fanti delle sue compagnie e gli spagnoli. Occupa Brisighella e le fortezze della Val di Lamone con l’aiuto di Dionigi Naldi; conquista la torre del Gesso mentre il Naldi dà alle fiamme le case dei Buosi e quelle di Castagnino da Castagneto; Vitellozzo Vitelli  si impadronisce anche della rocca di Rontana, di La Preda e di Torre di Ceparano. Si dirige ad Imola ed a Forlì per un consiglio di guerra e per una nuova rassegna dei suoi uomini. A Ronco traghetta le artiglierie, raggiunge Meldola e con 1000 fanti assedia Faenza; al soldo dei pontifici si trovano anche altri condottieri quali Giulio e Paolo Orsini, Dionigi Naldi e Giampaolo Baglioni. Si accampa sul lato orientale della città tra il Lamone ed il Marzano. Fa demolire alcune case attorno alle mura per ottenere una migliore linea di fuoco da parte dei suoi pezzi di artiglieria. Dopo una settimana di incessante cannoneggiamento  cede una torre. All’alba i soldati si spingono avanti e si gettano nella breccia in un’azione disordinata. Molti degli assalitori, tra cui Onorio Savelli, restano uccisi nel corso dell’avanzata (si parla di 400 morti d’ambo le parti). Vitellozzo Vitelli, rimasto ferito nello scontro, si deve ritirare dopo altri 4 giorni sia per la resistenza riscontrata,  sia (in modo particolare) per le cattive condizioni atmosferiche. Tutti gli alberi e tutte le case attorno a Faenza sono stati abbattuti per cui  mancano  ripari per gli attaccanti. Conquista e mette a sacco Oriolo (Oriolo dei Fichi), assale  Montemaggiore: il castellano Camperino d’Aireno opera una sortita nella quale restano uccisi 12i uomini delle sue compagnie; ancor più sono i feriti. Per rappresaglia Vitellozzo  fa dare alle fiamme tutte le case del borgo.

Dic.RomagnaSi avvicina a Faenza e si porta fino a San Giuliano. Non vi sono movimenti nella città a favore dei pontifici per cui il Borgia spedisce le sue truppe al campo  invernale.
1501
Gen. apr.ChiesaFaenza  BolognaRomagna ed Emilia

Riprende ad assediare Faenza. Conquista Solarolo con un breve fuoco di artiglieria; cattura il bombardiere del castello e prima di rimandarlo a Faenza gli fa togliere un occhio e mozzare una mano; entra in Russi con 600 cavalli e 300 fanti. Molesta di continuo le terre vicine che appartengono alla Serenissima, sicché i veneziani non gli forniscono le armi che ha ordinato a Brescia (marzo). Suoi soldati razziano del bestiame nel ravennate ed ammazzano alcuni contadini: alle nuove rimostranze Vitellozzo Vitelli fa impiccare 2 razziatori e ne invia altri legati al podestà di Ravenna affinché faccia giustizia. Ottiene subito le armi ordinate. Ad aprile cede Faenza: tra i  prigionieri vi è anche Bernardino da Marciano. Vitellozzo  gli salva la vita e gli fa restituire le armi. Attacca i Bentivoglio, signori di Bologna; ottiene la rocca di Castel San Pietro Terme, mette a sacco la città e vi cattura due ambasciatori di  Giovanni Bentivoglio. Occupa Fiumicino e  Castel Guelfo di Bologna: con la cessione di Castel Bolognese ai pontifici riceve l’ordine di fermare la sua azione.

Mag. giu.ChiesaFirenze PiombinoEmilia e Toscana

Entra in Medicina, vi cattura Pirro da Marciano, altro fratello di Ranuccio. Lo fa decapitare:  il cadavere è gettato, con un sasso al posto della testa, nel fossato del castello. Scorre il bolognese fino a Varignana-Palesio ed all’Idice. Guerreggia ora i fiorentini per vendicare la morte del fratello Paolo Vitelli: si  racconta che per ottenere tale permesso dal Borgia lo  abbia supplicato mettendosi in ginocchio. Si accampa a Campi Bisenzio.  Ottiene subito la liberazione del cancelliere del fratello, Cerbone del Monte a Santa Maria. Opera sotto Malmantile ed Empoli. Scorre il territorio finitimo distruggendo i raccolti di frumento e tagliando alberi e vitigni; tutto è messo a sacco; in particolare sono rapite fanciulle e donne avviate  al mercato della prostituzione di  Roma. Raccoglie a Pisa 8 pezzi di artiglieria;  assedia il castello di Pomarance vicino a Volterra: ne è respinto dai terrazzani con la perdita dell’artiglieria utilizzata dopo un assalto di sette ore. Richiamato dal Borgia assedia in Piombino Jacopo d’ Appiano. A metà giugno lascia il campo di Piombino e si trasferisce a Pisa con 100 uomini d’arme, 200 cavalli leggeri e 500 provvigionati. Persuade nuovamente la popolazione a non cedere ai fiorentini facendo in tal modo fallire alcune trattative di pace portate avanti da Benedetto Buonvia.

Lug.ChiesaNapoliPiombinoLazio Abruzzi Campania Marche e Toscana

Lascia Roma con il Borgia ed   il Baglioni alla testa di 400 fanti indossanti la livrea del  duca Valentino, gialla e cremisi, e di 100 lance francesi. Affianca i transalpini nel regno di Napoli ai danni degli aragonesi. Entra in L’Aquila con Girolamo Gaglioffi; fa prigioniero  Ludovico Franchi lascia la città e lo libera solo dopo che gli sono consegnati in ostaggio due figli per potersi  ritirare in Puglia; anche Muzio Colonna lascia la difesa della città. A tappe forzate si collega con il Borgia sotto Capua. Assedia nella città Fabrizio Colonna; vi  irrompe durante le trattative di resa: la località è messa a sacco.  Si racconta che faccia uccidere Ranuccio da Marciano facendogli cospargere del veleno sulle ferite. Ritorna a L’ Aquila e vi cattura il conte di Montorio che fa condurre a Città di Castello. Lascia il regno di Napoli con Oliverotto da Fermo al fine di proseguire nelle operazioni dell’ assedio di Piombino. Si sposta poi nel territorio di Camerino; i due condottieri mettono a sacco il castello di Casavecchia. Inutili si rivelano le proteste di Giulio Cesare da Varano.

Ago.Comp. venturaTerniLazio ed Umbria

Con gli spoletini promuove un trattato ai danni dei ternani. Nel reatino chiede agli abitanti del castello di Contigliano che siano fornite vettovaglie ai suoi uomini; si avvicina alle mura ed è ferito da un sasso lanciatogli da una donna. Immediata è la sua risposta che si conclude con l’espugnazione del castelletto, l’uccisione della donna e di altre centotrenta persone (di cui centoventisette sono uomini). Tocca Terni dove gli sono consegnati 4000 ducati; transita per Corbara, Sugano e Porano (danni per 1000 fiorini in tale castello). Da qui alla testa di 500 cavalli e di molti fanti si volge su Bolsena ed  Acquapendente.  Nel suo passaggio chiede ed esige vettovaglie per i suoi soldati. Ad Acquapendente ha un colloquio con Piero dei Medici.

Sett.Toscana

Ai primi di settembre si accampa nei pressi di Piombino al comando di 4000 uomini tra fanti e cavalli. Non vi è bisogno di alcun assalto. I difensori (a causa della mancanza di vettovaglie) si arrendono a condizione di non ricevere soccorsi entro il termine di dodici giorni. Vitellozzo  si impossessa di tutto il territorio. A fine mese è segnalato a Scarperia al fianco di Michelotto Coreglia.

Dic.ToscanaA Borgo San Sepolcro (Sansepolcro)
1502
Gen.Emilia e RomagnaSi reca travestito da balestriere da Ferrara a Cesena.
Mar.ToscanaA Massa con Giampaolo Baglioni. fa parte del seguito del papa Alessandro VI.
Mag. giu.ChiesaChiesaCamerinoFirenzeUmbria Marche e Toscana

E’ nominato conte di Montone dal pontefice. Assedia in Camerino Giulio Cesare da Varano con Oliverotto da Fermo e Francesco Orsini. Il commissario pontificio Niccolò Bonafede accusa i loro uomini di introdurre a caro prezzo nella città, a favore degli assediati, notevoli quantità di frumento. I 3 capitani vengono tutti redarguiti con un breve dal pontefice. Nel gioco delle parti i condottieri ritorcono l’accusa ai danni di Niccolò Bonafede scrivendo ad Alessandro VI che la città avrebbe già ceduto alla fame senza i soccorsi alimentari approntati dal presule ed ammontanti a 10000 some di grano. Presto Vitellozzo  lascia l’assedio di Camerino con 3500 fanti:  si  accorda con alcuni cittadini di Arezzo affinché organizzino una sommossa in tale località. Il commissario fiorentino Guglielmo dei Pazzi fa arrestare 2 suoi aderenti; si solleva Arezzo e costoro sono liberati. Ai primi di giugno il Vitelli  esce da Città di Castello; occupa Monterchi e si accampa a Colle di Val d’Elsa; transita per lo Scopetone; invia alcuni uomini al castello di Giovi che si arrende subito a patti; occupa Subbiano ed altri castelli dell’Arno casentinese. Si spinge sotto Arezzo. Gli abitanti si ribellano ai fiorentini. Viene cambiato il simbolo del Comune: non più le insegne di Firenze ma un “cavallo nero senza freno”, simbolo di forza, di vigore e di libertà, già utilizzato, nero in segno di lutto, dal vescovo Guido Tarlati alla morte dell’imperatore Enrico di Lussemburgo a Buonconvento. Il presidio si ritira senza indugio  nella cittadella e nel cassero. Entra nella città sotto le insegne dei Medici con 120 lance, 1000 archibugieri a cavallo e molti fanti per un totale di 3500 uomini. Cattura Guglielmo dei Pazzi ed il capitano di Arezzo Alessandro Galilei; giungono a suo sostegno alcuni pezzi di artiglieria, trainati da buoi, ed i soccorsi inviati dal cardinale Giovanni dei Medici e da Piero dei Medici (100 cavalli e 300 fanti). Si collegano con i suoi uomini anche Fabio Orsini ed il Baglioni. Con tali forze si accampa fuori la Porta di San Clemente che guarda verso Quarata. Spiana il terreno circostante e fa dare il guasto alle messi ed alle biade che si trovano nei pressi.  Intima alla fortezza cittadina la resa entro due giorni. Invia dei distaccamenti sul colle di San Fabiano per sorvegliare la strada che porta ad Anghiari. Bombarda la cittadella dopo avere ricevuto 9 some di palle di ferro e di polvere da sparo da Siena. Ostinato nel portare a compimento la sua vendetta sui nemici del fratello  cattura Bernardino Tondinelli, già cancelliere di Ranuccio da Marciano, e lo fa uccidere con tutti i figli; fa decapitare il vescovo Giacomo dei Pazzi perché a suo tempo non si è opposto alla condanna a morte del fratello; è pure impiccato sulla Porta di San Clemente un soldato colpevole di avere mietuto del frumento contro i suoi ordini. All’assedio rimane il fratello Giulio; egli  esce da Arezzo trasportando con sé le campane cittadine e parte dei beni del Monte di Pietà a fronte delle taglie imposte agli abitanti. Punta su Firenze con 800 cavalli e 3000 fanti: con il Baglioni affronta il commissario Antonio Giacomini. Si ferma a Petrognano, sulla riva sinistra dell’Arno, di fronte al campo degli avversari posto a Castelluccio al Borro (Castelluccio). Bloccati i fiorentini, rientra ad Arezzo, sposta le artiglierie da San Clemente, le colloca su 3 bastioni di gabbioni di fronte alla fortezza dalla parte di Porta Calcitrone. Le mura trecentesche non sono idonee a resistere ai colpi dell’artiglieria. Nella stessa giornata è aperta una breccia e la fortezza viene presa d’assalto dopo un solo giorno d’assedio. Subito dopo con il Baglioni si rivolge contro il castello di Quarata I 200 fanti del presidio si danno alla fuga e sono quasi tutti fatti prigionieri a Ponte a Buriano. Un soldato riesce a sfuggire alla cattura, informa il Giacomini sempre fermo a Castelluccio al Borro. I fiorentini riparano a Montevarchi.

Lug.Toscana

Punta ora su Cortona e la Val di Chiana. Con il Baglioni occupa di sorpresa Anghiari;  per la via di Santa Fiora cala su Sansepolcro che viene messa a sacco. Ottiene Monte San Savino, Castiglion Fiorentino, Pieve Santo Stefano, Cortona (a patti); giunge a Rassina e vi fa impiccare il locale connestabile che, a suo tempo, ha militato ai suoi ordini; chiede la resa di Poppi. Nel frattempo Antonio Giacomini, soccorso da 200 lance francesi del Lancre, lascia Laterina e gli si fa incontro a San Giovanni Valdarno ed a Montevarchi dove Vitellozzo si è spostato con il Baglioni. A Castiglion Fibocchi fa uscire la cavalleria pesante divisa in due squadroni staccati ognuno di 300 uomini; lo spazio intermedio viene coperto da uno squadrone maggiore di archibugieri e di balestrieri a cavallo (400 uomini) che devono muoversi fino ad un punto prefissato, qui scaricare le loro armi e ritornare in buon ordine a destra ed a sinistra lasciando aperto il terreno alle squadre poste ai lati del campo con le lance e le armi bianche. I fiorentini ed i francesi, comandati questi ultimi dal Lamière, disorientati dalla nuova tattica si ritirano verso Laterina dopo avere riportato sensibili perdite. Vitellozzo  si fortifica a Ponte a Buriano di fronte al castello di Rondine; si dirige in Casentino per spingere i nemici a battaglia. Invia 30 cavalli e 80 fanti al commissario di Arezzo Nerone da Pantameo che si impossessa del castello di Battifolle. Nella carneficina che ne segue sono lasciati vivi solo i bambini e le donne. Il borgo è dato alle fiamme; i beni non sottoposti a sacco vengono distrutti. Con l’arrivo di ulteriori rinforzi francesi ai fiorentini (altre 200 lance capitanate da Imbault Rivoire) Vitellozzo si ritira dai Monti della  Verna e rientra sotto Rondine. Il Borgia, nel frattempo, sollecitato dal re di Francia con il quale si è incontrato a Pavia, riceve una grossa somma dai fiorentini ed ordina sia a Vitellozzo che al Baglioni di tralasciare  l’impresa di Arezzo e di restituire ai fiorentini le località occupate. Il Vitelli si intrattiene a Sinalunga con Piero e Giovanni dei Medici e Pandolfo Petrucci per decidere sul da farsi. Il Baglioni ed il Petrucci persuadono gli altri a cedere; anche il Vitelli, con la notizia del prossimo arrivo del Lancre, ne deve seguire l’esempio;  a metà mese entra in Arezzo. I fiorentini di Antonio Giacomini  si accampano a Laterina; i francesi del Lancre a Montevarchi e quelli di Imbault Rivoire a San Giovanni ed a Terranuova Bracciolini. Vitellozzo  rafforza le mura cittadine e la collina del duomo vecchio; utilizza 600 guastatori per fare demolire  tutte le case che si trovano entro il raggio di un miglio dalle mura cittadine. Gli aretini lo dichiarano signore di Monterchi e di Anghiari al fine di ingraziarselo;  prende presto atto della gravità della situazione e dell’ impossibilità di ogni resistenza; induce così gli abitanti a cedere ai francesi. Si incontra con Imbault Rivoire proveniente da Laterina; il Lancre chiede ufficialmente ai fiorentini il perdono per gli aretini coinvolti nella ribellione. Imbault Rivoire, senza nulla fare sapere ad Antonio Giacomini, si reca di notte ad Arezzo e capitola con le forze avversarie. Vitellozzo, il Baglioni e Piero dei Medici consegnano ai francesi le terre da essi controllate; il Vitelli deve dare in ostaggio ai transalpini un nipote ed il Baglioni un figlio. A fine mese il Vitelli abbandona Arezzo per la Porta di Calcitrone, la stessa per la quale è ha fatto il suo ingresso il mese precedente, con alcune compagnie di fanti, i carriaggi, i cannoni (4 passavolanti e tutti i pezzi di artiglieria della città invano reclamati dai fiorentini che sono invece condotti a Città di Castello). Il resto dell’ esercito esce per la Porta di Santo Spirito. Imbault Rivoire entra in Arezzo alla testa di 40 arcieri.

Ago.Umbria e Toscana

Aumenta la sua diffidenza nei confronti del Borgia; si ritira a Città di Castello ove si ammala di febbre quartana. Impedisce a francesi e fiorentini, che si sono dati allo sbando di scorrere nel tifernate;  in un agguato fa strage di una compagnia di 300 fanti guasconi. Sosta  a Cortona.  A Città di Castello.

Sett.ChiesaCamerinoMarche e Umbria

Toglie Camerino a Giulio Cesare da Varano. Temendo sempre più per  i suoi possedimenti prende parte al  complotto ai danni di Cesare Borgia; si ferma a Città di Castello con la scusa della lue.

Ott.CondottieriChiesaUmbria e Marche

Devastato dal mal francese si reca in lettiga al convegno di Magione dove si incontra con gli altri congiurati (gli Orsini, Giampaolo Baglioni, Oliverotto da  Fermo, Ermes Bentivoglio in rappresentanza della sua famiglia, Ottaviano Fregoso per conto di Guidobaldo da Montefeltro, Guido Pecci ed Antonio da Venafro per il signore di Siena Pandolfo Petrucci). E’ decisa la guerra con il duca Valentino. Con altri membri della sua famiglia entra in modo solenne in Città di Castello preceduto da un vitello d’oro. Lascia la località per puntare su Urbino; Mette a disposizione di Guidobaldo da  Montefeltro la sua artiglieria per aiutarlo a recuperare i centri di Cagli, Pergola e Fossombrone. Ottiene Sant’Angelo in Vado e giunge ad Urbino sempre affetto dal mal francese: qui fa impiccare parecchi funzionari del  Borgia  catturati in tale località. Con Paolo e Francesco Orsini sconfigge a Calmazzo le truppe avversarie condotte da Ugo di Cardona (fatto prigioniero) e dal Coreglia;  infligge ai pontifici la perdita di 500 uomini. Ottiene a patti Fossombrone in cui entra con 500 lance, 500 cavalli leggeri e 1000 fanti: ne escono 40 soldati con molti muli che sono scortati dai suoi armati. Appena costoro lasciano l’urbinate (per l’attraversamento di tale territorio godono di un salvacondotto) vengono assaliti dai fanti di Oliverotto da Fermo che li depredano dei loro beni. Vitellozzo  punta su Pesaro con Francesco Orsini ed il Baglioni; scende su Fano, conquista parecchi castelli tra cui Mombaroccio. Iniziano nel contempo delle trattative per passare direttamente al soldo dei francesi sulla base di uno stipendio di 18000 franchi e la condotta di 100 lance. Ritorna a Città di Castello per curarsi del suo male.

Nov.Romagna e Marche

Depreda il riminese; da un lato accetta con diffidenza il trattato concluso da Paolo Orsini con Cesare Borgia e dall’altro aiuta il Montefeltro a rientrare nel ducato di Urbino; invia anche a Città di Castello tutto il bestiame razziato nei territori di Pesaro, Fano e Senigallia. A Cesena.

Dic.Marche

Su ulteriore pressione di Paolo Orsini firma con gli altri condottieri l’atto di pace  con il Borgia. Da Fano si dirige a Camerino: costringe alla fuga Giovanni Maria da Varano da poco rientrato in tale località; abbandona il Montefeltro, almeno in parte, perché lo protegge a Città da Castello dalle insidie dei pontifici; occupa Senigallia alla cui difesa si trova Andrea Doria. Con Paolo Orsini, Francesco Orsini ed Oliverotto da Fermo invita Cesare Borgia a lasciare Pesaro ed a trasferirsi a Senigallia per prendere possesso della città perché Andrea Doria desidera arrendersi  di persona solo nelle sue mani. Monta una mula ed indossa un mantello dall’orlo verde; si presenta disarmato all’incontro con il duca Valentino; i due si abbracciano; l’ultima sera dell’anno, in un momento in cui si trova lontano dai suoi uomini, viene arrestato con Oliverotto da Fermo. Sfodera lo stocco e ferisce uno degli assalitori mentre Oliverotto da Fermo tenta di uccidersi con un pugnale. Bloccati dopo una feroce lotta, i due condottieri sono legati su un unico scanno, schiena a schiena, nella chiesa di San Martino.  Entrambi sono strangolati da Michelotto Coreglia e da Marco Romano con una corda di violone. Muoiono (si dice) entrambi senza dignità: con l’uno che scarica tutte le sue colpe sull’altro e Vitellozzo  che implora pietà e l’assoluzione dei propri peccati dal papa. I loro cadaveri vengono esibiti nella piazza di Senigallia per tre giorni prima di essere tumulati nella chiesa di Santa Maria della Misericordia. Ritratto di Luca Signorelli, (Firenze, Settignano, Fondazione Berenson); ritratto nel palazzo Vitelli di Città di Castello con Giampaolo Baglioni, Oliverotto da Fermo e Paolo Orsini. Il personaggio di Vitellozzo , insieme con quelli di Oliverotto da Fermo, di Fabio Orsini e quello di Michelotto Coreglia sono stati inseriti nel videogioco “Assassin’s creed: Brotherhood”, prodotto dalla Ubisoft. Sposa Porzia Orsini, figlia di Paolo e sorella di Camillo.

CITAZIONI

-“L’iconografia che lo riguarda ci offre l’immagine di un tipo nerboruto e sanguigno, dai grossi occhi sporgenti. L’apparente placidezza della faccia massiccia farebbe pensare a un umanista dall’umore contemplativo. Era invece un uomo d’azione dotato di una ribollente energia, acceso da furibonde passioni e da una spaventosa capacità d’ira, di odio, di violenza. Specialmente di odio. Lo si era visto un giorno buttarsi in ginocchio dinanzi al Valentino, con occhi grondanti di lacrime, per supplicarlo a mani giunte di consentirgli la vendetta contro i Fiorentini. La sifilide da cui era affetto esasperava questa sua torbidezza d’istinti, trascinandolo talvolta a gesti d’insana brutalità.” FUSERO

-“Arditisimo giovane e capitano di gagliardi cavalieri.” CONTI

-“Se Vitellozzo somigliò suo padre (Niccolò)fu troppo crudele, che venendogli innanzi un fanciullo della parte contraria (della famiglia dei Fucci), mandato dalla sua madre, e gittandosi ginocchioni chiedendo perdonanza e misericordia, si cavò da lato un coltello e ammazzollo di sua mano: e arse le torri piene di donne e di famigli e molte gienti colla roba, che non vi campò niente vivi, con grandissime urla e strida. E questo suo figliuolo imparò da suo padre, che non à uno temuto Iddio, ànno mandato accattando le centinaia di contadini per vendicare le loro passioni, e sonsi vendicati con chi non à fatto loro male veruno, come uomini vili che non temono la mano del Signore, né conoscono come ella è grande, e come è presso a loro.” LANDUCCI

-“Prode ed eccellente guerriero.” BONAZZI

-“Era lo più valent’homo che fusse in quello tempo.” TEDALLINI

-“Guidava..squadre e compagnie di soldati di grandissimo valore ..Fu Vitellozzo il primo, ch’ordinò in Italia la ordinanza di fanteria secondo la disciplina Tedesca de’ suoi castellani, a’ quali a imitatione de gli stranieri, diede et picche, et alabarde, et pettorali di ferro, et celate: et ordinò loro che imparassero a correre serrati insieme in battaglia, fare alto, ritornare et correre a chiocciola, senza guastar punto l’ordinanza.” GIOVIO

-“Fu egli il primo in Italia che ordinasse bene la fanteria, la quale armò di celate e pettorali di ferro, e con picche e alabarde: ammaestrolla anche senza intrico veruno a correr serrata insieme, e far ‘alto e la biscia (movimenti di fanteria) e tornare indietro. Era Vitellozzo grande e assai forte, di volto bianco, d’occhi e capelli castagnicci.” ROSCIO

-“Bellator ea tempestate maxime insignis.” A.M. GRAZIANI

-“Era uomo grande nelle cose di guerra, guidò sempre squadre di gran valore, ed era stato il primo che avesse accostumato le fanterie italiane a presentarsi serrate in battaglia. Egli le aveva armate con celate e pettorali di ferro, con picche ed alabarde.” LITTA

-“Capitano di buona fama.” BOSI

-“Di spirito non inferiore (a Giampaolo Baglioni) e di valore.” VERMIGLIOLI

-“Un des meilleurs condottieri de l’époque.” BRION

-“Numque Vitellotius clara de stirpe Tipherni,/ Agmina mirando robore ductor agens.” Da un poema di F. Panfili riportato dal COLUCCI

-Con Carlo Orsini “Très braves et vaillans capitaines.” BRANTOME

-Con Bartolomeo d’Alviano “Uomini veramente eccellenti in tal mestiero.” G.G. ROSSI

-Con Giampaolo Baglioni, Paolo Orsini e Bartolomeo da Capranica “Tutti capitani di buon nome.” ALVISI

-Commento per l’azione di Cesare Borgia “Né molto tempo perdé nel condurli,/ Che il traditor di Fermo, e Vitellozzo,/ E quello Orsin che tanto amici furli,/ Nelle sue insidie presto dier di cozzo/ Dove l’Orso lasciò più di una zampa,/ Ed al vitel fu l’altro corno mozzo.” MACHIAVELLI

-In azione contro i fiorentini “Mo Vitellozzo a sua gente superba/sendo contro di voi di sdegno pieno,/per la ferita del fratello acerba,/al Cavallo sfrenato ruppe ‘l freno/per tradimento, e Valdichiana tutta/vi tolse e l’altre terre in un baleno.” Da “I Decennali” MACHIAVELLI 

-“De tout ce groupe (i condottieri ribelli) il est seul homme qui mérite quelque respect et quelque pitié, victime qu’il fut de son sentiment du devoir vers sa famille, poussé à la rébellion et à l’infidélité envers Valentinois par un désir ardent de venger sur les Florentins la mort de son frère.” SABATINI

-“Era Vitellozzo grande, e di volto bianco: e d’occhi, e capelli neri. Fu egli il primo in Italia, che ordinasse bene la fanteria, la quale armò di celate, e pettorali di ferro, con picche, e alabarde: ammaestrolla anche senza intrico veruno a correr serrata insieme, e a far alto, e la biscia, e ritornare indietro.” CAPRIOLO

-“One of Italy’s foremost artillery experts.” MALLETT

-“Abilissimo condottiero al soldo del Borgia.” MARELLI

-“Era un condottiero di grande esperienza maturata con l’esercito svizzero dove aveva imparato delle tattiche poi da lui stesso sviluppate, sconosciute ai condottieri di allora come quella disposizione particolare delle truppe “a quadrati”, quasi impenetrabili.” FERRINI

-“Arma di sdegno il generoso seno,/Ne patisce il valor di Vitellozzo,/Ch’Italia rubi o le dia legge e freno/Un Valentin di sangue avido e sozzo;/ rompe i suoi campi e tien l’orgoglio a freno,/E rende ogni suo sforzo irrito e mozzo,/Vince co’ suoi picchier, vince con l’arte/Come convien d’un generoso Marte./Cede a l’inganno alfin tradito e..;/Anzi no, che il prevede; indi procura/Ch’altri ‘l conosce; e dal comun errore/S’ei pur alfin non si sottragge e fura,/Ful per mostrar che nel suo nobil core/Men d’ogni affetto uman può la paura./Oh! gran danno d’Italia, e perde e spande/Per la pubblica causa alma sì grande.” Guelfucci riportato da FABRETTI 

-“Nelle cose di guerra ebbe fama di grande: avvezzo a capitanare uomini forti e valorosi, primo entrava nella mischia, non uscivane se non vincente: le sue fanterie, coperte di celate e pettorali di ferro e armate di picche e di alabarde, addirizzava serrate e strette in faccia all’inimico. Visse in tempi tristissimi, imperocché gli italiani allora avevan visto le armi di Francia trascorrere da un capo all’altro il bel paese, e adesso guardavano un Alessandro VI in Roma e un Cesare Borgia arbitro degli stati papali. FABRETTI

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