VITELLO VITELLI

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Mombaroccio, Porta Maggiore
Mombaroccio, Porta Maggiore

Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura

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Indice delle Signorie dei Condottieri: ABCDEFGIJLMNOPQRSTUVZ

VITELLO VITELLI  Di Città di Castello. Conte di Montone. Figlio naturale di Camillo Vitelli, padre di Camillo Vitelli, cugino di Giovanni Vitelli e di Chiappino Vitelli, genero di Troilo dei Rossi.

1480 – 1528 (maggio)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1500
Ago.UmbriaSi trova casualmente a Pantalla, nei pressi di Perugia, allorché viene raggiunto da Giampaolo Baglioni sfuggito la notte precedente alla strage dei suoi famigliari organizzata da Carlo Baglioni e da Girolamo dalla Penna. Aiuta quest’ultimo a rientrare in Perugia per cogliervi la sua vendetta.
1503
………Umbria e Toscana

Per timore dei pontifici deve abbandonare Città di Castello; si rifugia con lo zio Giulio Vitelli ed il cugino Giovanni Vitelli prima a Perugia e poi a Siena.

Ott.MalatestaChiesaRomagna

Si unisce con Giovanni Rossetto; alla testa di milizie di Città di Castello e di Perugia coadiuva Pandolfo Malatesta a recuperare Rimini. Staziona nei pressi di tale centro.

1505UmbriaA causa dei timori suscitati in Città di Castello da una grave carestia ha il compito di mantenere l’ordine in città.
1507
Nov.Venezia

E’ condotto dai veneziani per un anno di ferma ed uno di rispetto. Gli è concessa una condotta di 100 balestrieri o schioppettieri a cavallo in tempo di guerra e di 25 in tempo di pace; gli viene concessa una provvigione annua di 300 o di 100 ducati a seconda delle due fattispecie.

1508
……..70 cavalli leggeriLombardiaA Treviglio.
Mar.VeneziaAustriaLombardia Trentino e Veneto

Trasferito alla difesa di Brentonico, verso Rovereto, all’avanzata di numerosi fanti tedeschi abbandona le posizioni fortificate con Iacopo Corso e Dionigi Naldi (3000 fanti); dopo avere dato alle fiamme numerose abitazioni si ritira con costoro sul Monte Baldo.

Giu.Slovenia

Con Franco dal Borgo e Rinieri della Sassetta cade nei pressi di Postumia (Predjama) in un agguato teso dai tedeschi in cui tra i veneziani sono uccisi 30 uomini e feriti altri 100 fanti. Alla fine della guerra il Consiglio dei Savi gli aumenta la condotta a 100 balestrieri a cavallo.

Lug.Veneto

Si reca a Venezia. Viene elogiata la sua recente nel Collegio dei Pregadi dal provveditore generale Giorgio Corner che lo ospita nel suo palazzo. Accompagna  Bartolomeo d’Alviano nel suo solenne ingresso nella città ed è presente alla cerimonia in San Marco in cui sono consegnati a tale capitano lo stendardo ed il bastone di governatore generale. Nell’anno la sua paga ascende a 1100 ducati.

1509
Apr.VeneziaFranciaLombardia

Con Giustiniano Morosini e Vincenzo Naldi si muove verso Treviglio per contrastare  i francesi dello Chaumont. Crede che gli avversari avanzino in ordine sparso. Mandati in avanscoperta 200 fanti ed alcuni stradiotti viene a conflitto con una parte dei francesi; li insegue sino al rivellino della porta; sopraggiunge il resto dei francesi che, dopo avere puntato le artiglierie, lo costringono ad arrendersi a discrezione. Sono catturati 100 cavalli leggeri e 800 fanti, quasi tutti della Val di Lamone, il provveditore Giustiniano Morosini e Vincenzo Naldi. Si salvano con la fuga 200 stradiotti; anche Bernardino di Montone è in grado di sganciarsi. Vitello Vitelli viene condotto prigioniero a Milano.

1510
Feb.Lombardia e Veneto

E’ liberato attraverso uno scambio di prigionieri. Con Vincenzo Naldi e Braccio di Montone giunge a Venezia in Collegio dove viene accolto dal doge Leonardo Loredan.

Mar. apr.Veneto Romagna   e Umbria

Il Consiglio dei Savi gli concede una condotta di 50 uomini d’arme; non soddisfatto si licenzia. Ad aprile si dirige verso Ferrara; è trattenuto a Badia Polesine dal provveditore Giovanni Paolo Gradenigo per non avere avuto il permesso di abbandonare lo stato. Ritorna a Venezia e chiede di rientrare agli stipendi della Serenissima con Chiappino Vitelli al comando di 150 uomini d’arme: la proposta è accettata seppur dopo un lungo consulto. Il Consiglio dei Savi concede loro la condotta richiesta con uno stipendio annuo di 15000 ducati. La ferma è stabilita in due anni più uno di rispetto. Ricevuti subito 1500 ducati e lettere di cambio a Roma per altri 3000 si dirige per mare a Rimini e da qui  raggiunge Città di Castello.

Mag.VeneziaFrancia FerraraMarche

Lascia l’Umbria con la compagnia del cugino Chiappino Vitelli; a Pesaro. Lo aspettano alcune imbarcazioni veneziane per trasportare le truppe a Chioggia. A Pesaro si imbarca anche Vitello Vitelli con 36 cavalli.

Lug.107 lanceVenetoA Chioggia. Con il cugino Chiappino ha ai suoi ordini 107 uomini d’arme.
Ago.VenetoEsce dal campo di Brentelle, nei pressi di Padova. E’ inquadrato nel colonnello di Lucio Malvezzi.
Sett.Veneto

E’ segnalato a San Martino Buon Albergo; riceve 1000 ducati e si trasferisce all’assedio di Verona con Chiappino Vitelli: le  loro compagnie si distinguono per  l’intraprendenza.

Ott.Veneto ed Emilia

Affianca con 90 lance e 50 balestrieri a cavallo il provveditore generale Paolo Capello nella sua spedizione in Polesine contro gli estensi. Si incontra con il capitano generale del Po Giovanni Moro all’isola di Bonello per scortare la sua flottiglia a Polesella ed a Ficarolo. A Bondeno con il provveditore degli stradiotti Federico Contarini prepara un’imboscata a 300 cavalli estensi: si nasconde in un boschetto; 10 stradiotti avanzano in avanscoperta ed entrano nelle case come per rubare. Gli avversari li inseguono e cadono nell’ agguato (7 morti e 100 prigionieri).

Nov.ChiesaFranciaEmiliaContrasta i francesi a Marano.
Dic.Emilia

Prende parte all’assedio di Mirandola: il papa Giulio II dà a lui ed al cugino  Chiappino l’incarico di porre in postazione le artiglierie pontificie avendo perso la fiducia in Francesco Maria della Rovere ed in Fabrizio Colonna: subito due grossi cannoni affiancano il tiro delle batterie veneziane.

1511
Gen.EmiliaSi trova alla guardia di Modena con 100 lance, 2000 cavalli leggeri e 2000 fanti.
Feb. mar.Emilia

Si ammala di febbre petecchiale. Ripresosi è lasciato alla guardia di Mirandola; si sposta  all’assedio della bastia del Zaniolo/Genivolo. Con la morte del cugino Chiappino Vitelli  ritorna al soldo dei veneziani.

Lug.VeneziaFrancia ImperoVeneto  ed EmiliaA Venezia in Collegio. Si reca al campo di Montalbano con 108 uomini d’arme, 64 balestrieri a cavallo e 257 provvigionati.
Ago.86 lance e 51 cavalli leggeriVeneto

Fatta la rassegna dei suoi uomini è preposto alla difesa di Treviso. Si reca a Padova, a Venezia in Collegio;  ritorna a Treviso. Le milizie ai suoi ordini si accampano a Noale. L’apporto di Vitello Vitelli nelle opere di fortificazione della città è molto lodato a Venezia.

Sett.Veneto

I suoi balestrieri a cavallo sono inviati a Conegliano con quelli di Troilo Orsini; a Treviso è raggiunto da 400 fanti provenienti da Mestre. Ristabilitosi da una breve malattia con Renzo di Ceri respinge un attacco improvviso alla Porta di Santi Quaranta ed alla Porta di San Tommaso conclusosi con molte perdite tra gli stradiotti veneziani che hanno assalito scompostamente  gli avversari. Fa impiccare un caposquadra di Matteo da Zara ed una lancia spezzata di Renzo di Ceri venuti alle mani sulla piazza provocando con ciò un grave disordine.

Ott.79 lance e 51 cavalli leggeriVeneto

Ha una ricaduta nella sua malattia;  una cavalcatura gli dà un calcio alla coscia. Ripresosi ritorna alla difesa di Treviso; è incitato dai provveditori di Padova ad inseguire gli avversari che hanno abbandonato le operazioni di assedio alla città. Vitello Vitelli e  Renzo di Ceri esprimono un parere contrario. Si sposta invece in Cadore con Costantino Paleologo (450 cavalli) per inseguire 2000 tedeschi che si ritengono sbandati e che stanno saccheggiando il territorio. Tocca Ponte nelle Alpi e  Pieve di Cadore; ottiene a patti Belluno dopo essersi presentato di notte davanti alla città con 600 cavalli, stradiotti e balestrieri a cavallo. Alloggia nel castello cittadino; si dirige a Cortina d’Ampezzo e vi fa prigionieri Cristoforo Calepino con due altri capitani imperiali e 40 fanti che sono rilasciati dopo essere stati svaligiati delle armi e delle loro cose. I capitani sono inviati prigionieri a Venezia.

Nov.Friuli e    V. Giulia

Appoggia Renzo di Ceri nella spedizione di quest’ultimo in Friuli volta alla riconquista di tale territorio. Si impadronisce di Butistagno e toglie ai tedeschi gli animali razziati in precedenza; conquista Cormons ed attacca vanamente Gradisca d’Isonzo; per la mancanza di ripari e di vettovaglie si porta a Monfalcone. Da qui è inviato con 800 /900 fanti a Pontebba, Venzone e Chiusaforte per sostenere Girolamo Savorgnano nella sua offensiva. Gli viene chiesto di distruggere le fortificazioni di Cormons:  non esegue tale ordine.

Dic.Friuli

Continua ad assediare Gradisca d’Isonzo; alla fine con Renzo di Ceri e Troilo Orsini fa pressioni per abbandonare il teatro di operazioni. Le paghe  ritardano per cui gli uomini sono costretti a vivere di rapine; mancano  le vettovaglie. Il provveditore  Giovanni Paolo Gradenigo  accusa il Vitelli per una scorreria effettuata dai suoi uomini con il suo consenso in alcune abitazioni di Flumignano.

1512
Gen.Friuli e Veneto

Ha il compito di impadronirsi di Tolmezzo: i suoi uomini si rifiutano di muoversi se prima non vengono soddisfatti nelle loro richieste (è da tre mesi e mezzo che non ricevono la paga). Giovanni Paolo Gradenigo li accusa di furti e di omicidi perpetrati nei pressi di Cividale del Friuli ed a Faedo. Il Vitelli giunge a Belgrado ed è trasferito nel vicentino. Prima di raggiungere la nuova destinazione si presenta febbricitante in Collegio a Venezia.

Feb.Veneto

Ritorna a Venezia in Collegio, ha un colloquio con il doge e rientra al campo. A Bonavigo per la rassegna dei suoi uomini (85 lance e 61 cavalli leggeri) svoltasi al fianco di Giampaolo Baglioni.

Apr.Veneto Lombardia

A Venezia. Ritorna al campo solo dopo avere ricevuto del denaro. Nel bresciano. Con Guido Rangoni e Baldassarre di Scipione ha il comando di uno dei colonnelli che stringono d’assedio il capoluogo.

Giu.Capitano g.le artiglieriaVeneto

Ad Albaredo d’Adige; da qui raggiunge Villafranca di Verona per congiungersi con gli alleati svizzeri. Ai suoi ordini sono 79 uomini d’arme e 61 cavalli leggeri. Attraversa il Mincio, segue il provveditore Capello e si lamenta ulteriormente per il ritardo delle paghe; giunge a Pizzighettone e vi getta un ponte di barche sull’ Adda.

Lug.Piemonte Lombardia

Si trova al campo di Castellazzo;  a Novi Ligure con il Baglioni ed Antonio Pio allorché un grande numero di svizzeri lascia il Piemonte per rientrare alle loro case. Supera il Po e punta su Casalmaggiore.

Ago.Lombardia

Assedia Brescia con il  Baglioni. A Venezia, seppur con qualche contrasto, il Consiglio dei Savi gli concede la condotta già del cugino Chiappino  (150 lance), la ferma di un anno più uno di rispetto, il comando delle artiglierie ed una provvigione annua di 700 ducati per dieci paghe l’anno. A Brescia posiziona due batterie sopra il monte verso il castello ed una terza davanti a Porta Pile: i lavori vanno a rilento sia per la pioggia che disturba le operazioni, sia per la mancanza di guastatori.

Sett.Milano ImperoFirenzeLombardia Toscana

A Brescia. Dirige di persona  il tiro della batteria (6 cannoni) che bombarda il tratto di mura tra la torre dell’Erba e la Torlonga; chiede di recarsi a Bologna per visitarvi Giovanni Vitelli. Rifiuta le proposte dei veneziani preferendo passare agli stipendi del duca di Milano Massimiliano Sforza (150 uomini d’arme, provvigione di 1500 ducati e 15000 ducati di stipendio per le sue lance). Lasciato libero si reca a Firenze;  con Melchiorre Ramazzotto e Rinieri della Sassetta scorta nella città il cardinale Giulio dei Medici ivi giunto per prenderne possesso; occupa la piazza e costringe le autorità a cedere il potere nelle mani del prelato. Chiede di essere raggiunto a Firenze dai suoi uomini; costoro lasciano alla chetichella Brescia ed il Baglioni gli fa avere i beni che possiede a Vicenza.

Ott. dic.Milano150 lanceLombardia e Umbria

L’avventura milanese termina con il suo licenziamento a dicembre. A Città di Castello. Si impossessa di Mercatello per conto del comune.

1513
Dic.Bartolomeo d’Alviano tenta di ricondurlo al soldo della Serenissima come capitano generale della fanteria.
1515
Mar.ChiesaSienaToscana

Appoggia i fuoriusciti di Siena ed il vescovo di Grosseto, castellano di Castel Sant’ Angelo, Raffaele Petrucci per scacciare da Siena Borghese Petrucci. Esce da Roma con 2000 fanti e 200 cavalli ed irrompe nel senese.

Mag.ChiesaMilanoLiguriaSoccorre con 200 uomini d’arme il doge di Genova Ottaviano Fregoso minacciato dal duca di Milano Massimiliano Sforza.
Giu.EmiliaSi trova a Nonantola.
Ago. sett.Veneto ed Emilia

E’ segnalato al campo veneziano di Badia Polesine a fianco dell’Alviano per essere condotto dalla Serenissima: il tentativo fallisce per cui a settembre si trova a Piacenza con il viceré Raimondo di Cardona e Lorenzo dei Medici.

1516
Mar.Chiesa

Chiesa

Siena

Urbino

Toscana e Marche

Con 2000 fanti e 200 cavalli coadiuva di nuovo Raffaele Petrucci nel suo tentativo di rientrare in Siena ai danni di Borghese e di Fabio Petrucci.  Contrasta  Francesco Maria della Rovere; occupa Maiolo, assedia San Leo ed entra nella Massa Trabaria per la via  di Lamoli. Si accampa a Castel Durante (Urbania).

Mag. giu.Romagna e Marche

Opera attorno a Rimini; a giugno si sposta verso Urbino: giunge alla Mola ed entra in città. Assale i feltreschi in ritirata a Montelabbate;  si dirige a Pesaro con 100 lance, 1000 fanti e 100 cavalli leggeri. E’ nominato governatore dei territori conquistati;  ai suoi ordini militano 500 lance, 200 cavalli leggeri e 2000 fanti.

1517
Gen.ChiesaComp. venturaRomagna

Affronta ancora il della Rovere teso alla riconquista del ducato di Urbino. Assolda 2000 fanti e raggiunge Ravenna con Renzo di Ceri per tagliare la strada agli avversari: allorché il della Rovere attraversa il Po ad Ostiglia prevenendo i suoi piani  si imbarca, sempre con il Ceri, e si sposta a Rimini per difendere tale città.

Feb.MarcheSi rifiuta di trasferirsi alla guardia di Urbino, cui va invece lo zio Giulio Vitelli. La città è facilmente riconquistata dagli avversari.
Mar.Marche

A Pesaro. Con Renzo di Ceri ritiene avventuroso assalire Barti dove sono attendati i feltreschi; decide di arretrare per impadronirsi invece di Mombaroccio. Il della Rovere crede che i pontifici si ritirino e li intercetta sul Metauro; presto si avvede dell’errore e fugge con i suoi uomini in disordine a Tavernelle abbandonando per strada i carriaggi. Vitello Vitelli punta su Fossombrone inseguito dalle proteste del capitano generale Lorenzo dei Medici che lo accusa con Renzo di Ceri di non avere sfruttato l’occasione e di averlo defraudato della vittoria.

Apr.Marche  e Umbria

Avvengono nel campo pontificio scontri armati tra fanti italiani (uccisi venti), tedeschi (100) e spagnoli che  spingono il Vitelli a lasciare Pesaro con Orsino Orsini per timore di rappresaglie ai suoi danni. Il legato, il cardinale di Bibbiena Bernardo Dovizi che ha preso il comando al posto del ferito Lorenzo dei Medici, separa le truppe ecclesiastiche facendole accampare secondo la loro provenienza in alloggi diversi. Vitello Vitelli si trasferisce a Città di Castello con il Sisse (400 lance francesi) per controllarvi i movimenti del  della Rovere e di Carlo Baglioni che puntano su Perugia.

Mag. giu.Umbria

Tallona il della Rovere da Città di Castello quando il rivale conduce le sue scorrerie in Toscana; a giugno entra in Perugia con 150 lance, 300 arcieri a cavallo e 500 fanti e con la sua presenza impedisce che la città pervenga agli avversari. Il della Rovere si dirige a Fratta Todina; il   Vitelli prende le strada del lago Trasimeno per timore di un qualche colpo di mano su Città di Castello.

Ago.Marche e Toscana

Alla difesa di Pesaro con 1500 lance. Iniziano le trattative di pace tra i contendenti; il della Rovere si muove all’ improvviso verso per la Toscana,  il Vitelli esce da Ravenna con 200 cavalli e 3000 fanti per ostacolare la sua avanzata. Il capitano rivale fa uscire 100 cavalli per verificare la sua reazione; il Vitelli li insegue e, presso Anghiari, cade in un agguato tesogli da 6000 fanti nel quale sono catturati Giovanni dei Medici e lo  Zuchero.

Sett.Marche e Toscana

A Città di Castello con 2000 uomini; si sposta all’ assedio di San Leo da cui sono respinti i suoi assalti. A Firenze per discutere della situazione militare.

1518
Gen. sett.Umbria Toscana

A gennaio ha l’incarico di sovrintendere in Città di Castello alla costruzione di una nuova cinta muraria dopo avere provveduto a fare demolire quella precedente. A settembre si trova a Firenze per le nozze di Lorenzo dei Medici con Maddalena de la Tour d’Auvergne.

Dic.UmbriaViene infeudato di Montone dal papa Giulio II.
1520
Mar.Umbria

E’ mobilitato dal pontefice per affrontare con Renzo di Ceri Giampaolo Baglioni. E’ inviato a Perugia con Guido Vaina e 600 lance per sostenere Gentile Baglioni alla signoria della città.

1521
Lug. ago.ChiesaFrancia Ferrara100 lanceEmilia e LombardiaAffronta i francesi agli ordini di Prospero Colonna. Punta su Reggio Emilia.
Sett.Emilia

Prende parte all’assedio di Parma; appoggia Prospero Colonna quando tale capitano decide di  allontanarsi dalla città: il Lautrec si sta infatti avvicinando al Taro ed Alfonso d’Este si è collocato a Finale Emilia ed a San Felice sul Panaro. Il Vitelli viene distaccato  con 120 lance, 80 cavalli leggeri e 2000 fanti alla difesa di Modena.

Ott.Emilia

I suoi uomini attraversano il Taro e svaligiano una compagnia di cavalli leggeri che ha lasciato Ravenna senza alcun permesso; stessa sorte subiscono altri 108 cavalli leggeri datisi allo sbando. I suoi fanti  uniti con gli svizzeri che militano al soldo dei pontifici attaccano il campo estense a Finale Emilia e mettono in fuga i nemici che subiscono notevoli perdite. Alla testa di 200 lance, con Guido Rangoni e Melchiorre Ramazzotto, conquista e dà alle fiamme Bondeno: Alfonso d’Este, preso dal panico fugge a Ferrara e fa ritirare il ponte di barche sul Po.

Nov.Lombardia ed Emilia

Giunge a Caravaggio. Con la conquista di Milano da parte di Prospero Colonna si dirige a Reggio Emilia con il vescovo di Pistoia Pucci;  ottiene Piacenza e Parma ribellatasi la prima località ai francesi ed abbandonata da Federico Gonzaga da Bozzolo la seconda.

Dic.FirenzeComp. venturaEmilia ed Umbria

Muore il papa; Vitello Vitelli ritorna a Modena con Guido Rangoni per difendere la città dagli estensi. E’ condotto dai fiorentini che lo inviano con 120 lance e 100 cavalli leggeri alla guardia di Perugia minacciata da una nuova incursione del della Rovere che ora gode della collaborazione anche di Malatesta e di Orazio Baglioni. Entra nella città il giorno di Natale. Viene sconfitto in una scaramuccia.

1522
Gen.Umbria

Il della Rovere, Camillo Orsini, Malatesta ed Orazio Baglioni (200 lance, 300 cavalli leggeri e 5000 fanti) si fermano a Ponte San Giovanni ed a Bastia Umbra. Perugia è attaccata da borgo San Pietro, da Porta Sole e da Porta Borgna; 7 pezzi di artiglieria, forniti dal duca di Ferrara, riducono al silenzio i cannoni dei difensori; è condotto un assalto che viene respinto. Ferito ad un dito del piede destro da un colpo di scoppietto, il Vitelli preferisce abbandonare la città di notte con Gentile Baglioni. I difensori si disanimano e Perugia cade in potere dei rivali.

Mar.FirenzeFrancia100 lanceToscana Lombardia

A Pisa con la sua compagnia; alcuni suoi uomini d’arme alloggiano nell’ osteria di Empoli, presso il castello, che prende fuoco di notte: muoiono soffocati dal fumo  cinque uomini che stanno dormendo nella stalla con una quindicina di cavalcature. Vitello Vitelli prosegue per Marcaria e Reggio Emilia con il cardinale dei Medici (il futuro papa Clemente VII) per collegarsi con Federico Gonzaga ed il duca di Bari Francesco Sforza.

Apr.FirenzeComp. venturaToscana

Rientra in Toscana per contrastarvi il Ceri, spinto contro Siena e Firenze dal cardinale di Volterra Francesco Soderini. La sua compagnia è sorpresa da 300 cavalli avversari tra Torrita di Siena e Sinalunga in Val di Chiana: nello scontro viene catturato il suo luogotenente Girolamo Pepoli con 25 uomini d’arme e due insegne.

1523
Sett. ott.ChiesaFrancia Ferrara100 lanceEmilia    Liguria  Piemonte Lombardia

E’ segnalato alla guardia di Reggio Emilia minacciata dagli estensi; è spostato a Genova con la sua compagnia e 3000 fanti pagati dai genovesi; richiamato da Prospero Colonna si trova prima a Castelnuovo Scrivia e poi  a Serravalle Scrivia;  occupa  l’alessandrino eccetto il capoluogo. In Lomellina ottiene Palazzolo nei pressi di Voghera;  ad ottobre entra in Pavia ove si incontra con Federico  Gonzaga. Taglia le vie di rifornimento ai francesi occupati all’assedio di Milano. Presto il doge di Genova Antoniotto Adorno chiede il suo apporto per lottare contro l’arcivescovo di Salerno Federico Fregoso che opera da Alessandria.

1524
Gen. mar.Lombardia  Emilia e Piemonte

Ritorna in Lombardia; a febbraio si sposta nel piacentino ed a marzo recupera Stradella. Si porta al campo della Serenissima (alleata in tale conflitto con gli imperiali) di Tromello con 160 lance, 400 cavalli leggeri e 1500 fanti; ha un colloquio con il viceré di Napoli Carlo di Lannoy ed ha il compito di costruire a Valenza un ponte di barche con annessa bastia a difesa del manufatto.

Mag.Emilia

Si trasferisce nel modenese con 150 lance; nel capoluogo è ospitato dal  Rangoni. A giugno esce da Campogalliano con Niccolò Vitelli  per puntare su Guzzano.

Dic.Raccoglie numerosi fanti per conto dei fiorentini.
1525
Feb.ToscanaA caccia di lupi sulle rive dell’Arno con Niccolò Vitelli e Sforza Baglioni.
Nov. dic.Lazio e ToscanaAffianca i pontifici e la fazione dei maganzesi a Viterbo ai danni di Pirro Colonna. A dicembre è indicata la sua presenza a Firenze.
1526
Giu. lug.Chiesa FirenzeImperoGovernatore g.le 100 lanceEmilia e Lombardia

Oltre che la carica di governatore generale dei fiorentini ricopre anche quella di governatore di Piacenza. Esce da Bologna con 2000 fanti e le sue 100 lance; transita per San Leonardo e raggiunge Piacenza dove si collega con il Rangoni e Giovanni dei Medici per lottare contro gli imperiali. Si muove  da Piacenza per congiungersi con i veneziani del della Rovere ed insieme prestare soccorso al duca Francesco Sforza assediato a Milano nel Castello Sforzesco. Tocca Lodi e si colloca all’assedio di Milano; con il Rangoni appoggia le tesi attendiste del della Rovere salvo a contrastare quest’ultimo allorché  il duca di Urbino dirotta parte delle truppe alla conquista di Cremona. A Melegnano si rappacifica con Malatesta Baglioni;  la sua azione  nelle varie fazioni merita gli elogi del provveditore generale veneziano Piero Pesaro.

Sett.Lombardia

Termina la sua ferma con i pontifici; chiede il permesso di allontanarsi perché scontento della sua situazione personale. Quando un suo uomo d’arme è catturato e condotto a Milano scrive allo Zuchero per ottenerne la liberazione: questo è il motivo apparente per un colloquio richiestogli dagli avversari. Vi partecipa con Luigi Gonzaga e Giovanni dei Medici;  ad esso sono presenti alcuni condottieri imperiali tra i quali il Connestabile di Borbone, Alfonso d’Avalos ed Antonio di Leyva. Quest’ultimo che conosce i suoi motivi di scontento lo prende da parte e gli offre una condotta. Il Vitelli rifiuta la proposta. Ritorna al campo di Lambrate; con il Rangoni, il Medici, Luigi Gonzaga ed il commissario pontificio Francesco Guicciardini partecipa ad un consiglio di guerra. A fianco sempre del Medici interviene in alcuni piccoli scontri che avvengono  nei pressi. E’ richiamato dal papa Clemente VII nello stato della Chiesa per affrontare i colonnesi che, dopo avere costretto il pontefice a firmare una tregua con gli imperiali, stanno infestando l’agro romano con base di partenza Grottaferrata.

 Nov.ChiesaColonna ImperoLazio

A primi del mese, alla testa di 6000 fanti, 700 cavalli leggeri, 250 uomini d’arme e quattordici pezzi di artiglieria (due cannoni, due colubrine, due sagri, otto falconetti), lascia Roma con Stefano Colonna.  Sua meta sono i possedimenti dei Colonna.  Dà alle fiamme Marino e Montefortino (Artena), spiana Gallicano nel Lazio e Zagarolo, si impadronisce di Genazzano e dell’abbazia di Subiaco. I Colonna si riducono in Rocca di Papa e Paliano. Si porta sotto Paliano il cui presidio è rafforzato da 500 fanti tedeschi e spagnoli e da 200 cavalli giunti dal regno di Napoli. A metà mese è costretto a ritirarsi  a Valmontone anche perché parte delle sue truppe è ferma a Grottaferrata. A fine mese è segnalato ad Anagni. Invia 500 fanti a Trevi in appoggio ai fanti spoletini, al servizio dello stato della Chiesa, che si trovano alla difesa dell’ abbazia di Subiaco assalita dai colonnesi.

Dic.Lazio

Gli avversari hanno modo di riconquistare anche Ceprano e Pontecorvo. Consiglia il papa ad abbandonare il basso Lazio per concentrare le difese su Tivoli, Palestrina e Velletri e da qui bloccare l’avanzata del viceré di Napoli di Carlo di Lannoy. Con Napoleone Orsini respinge da Vallebona, nei pressi di Tivoli, un attacco portato da Ascanio Colonna.

1527
Gen.Lazio

Il piano è bocciato da Renzo di Ceri che posiziona la linea difensiva a Ferentino; il Vitelli si muove con Orazio Baglioni alla difesa di Frosinone;  libera il castello assediato dagli avversari. Con la vittoria di Stefano Colonna nei pressi, il viceré Lannoy si ritira.

Feb. mar.Lazio

I pontifici passano al contrattacco con due piccoli eserciti di 6000 uomini l’uno, comandati da Renzo di Ceri e dallo stesso Vitello Vitelli. Carlo di Lannoy si asserraglia in Napoli; il Vitelli avanza per la via Appia ma già a marzo la mancanza di viveri, di denaro per le paghe e le malattie determinano lo sbandamento delle forze assalitrici. Da Cassino rientra a Priverno con il cardinale legato Scaramuccia da Trivulzio.

Apr.Toscana ed Umbria

Ad Arezzo con i fanti delle Bande Nere. Informa il della Rovere sull’intenzione del Connestabile di Borbone di puntare su Roma con i lanzichenecchi. A fine mese si trova a Città di Castello.

1528
Mag.FirenzeImperoCampania

Combatte nel regno di Napoli agli ordini del Lautrec. Muore di peste all’assedio di Napoli. Ritratto di Luca Signorelli. Sposa Angela dei Rossi, figlia di Troilo, che, più tardi, sposerà il congiunto Alessandro.

 CITAZIONI

-“Nella seconda generazione dei Vitelli capitani, non viene meno lo spirito antico della “ventura”; pur nel contesto di una politica europea, il Vitelli condottiero mantiene la sua autonomia e, ancor prima di assicurarsi una signoria o di mantenerla, vive nelle armi e per esse, trovando ancora sui campi di battaglia al soldo dei potenti sovrani la propria ragione di vita.” RENDINA

-“Qual intende ben il mestier di la guerra.” SANUDO

-“Hera molto prattico della guerra et huomo di grandissimo consiglio.” GIOVIO

-“Fu capitano di gran nome..In Città di Castello fu riguardato per il principale personaggio e l’arbitro degli affari, ed avendogli Clemente VII fatto dono d’una somma, che quella città a titolo di vassallaggio aveva presentato alla Chiesa, Vitello la restituì alla patria.” LITTA

-“Non meno distinto condottiero nel secolo XVI.” BOSI

-“..ch’in tal arte/ un homo simel a lui non veste meglio.” DEGLI AGOSTINI

-“Prode e prudente cavaliere.” VARCHI

-“Nel 1551 il tipografo Lorenzo Torrentini pubblicò a Firenze una raccolta di lettere rivolte a Vitello: una delle prime sillogi epistolari a un solo destinatario (insieme alle lettere a Pietro Aretino stampate da Francesco Marcolini nello stesso anno). Nella premessa, il curatore Lelio Carani afferma di aver tratto le lettere dai “forzieri” di Camillo, figlio di Vitello, e di averle “racconcie in questa favella volgare”. Le novantacinque missive, datate tra 1522 e 1528 (ma disposte senza alcun ordine), documentano i rapporti del destinatario con interlocutori illustri – il doge di Genova, il duca di Milano, gli Otto di Pratica fiorentini, il marchese di Mantova – i quali si rivolgono a Vitello con espressioni rispettose e familiari al tempo stesso, cui fanno  da contraltare le formule di ossequio dei personaggi minori al servizio del condottiero in qualità di messaggeri o informatori.” LODONE

Fonte immagine stemma: wikipedia

Immagine in evidenza: wikimedia

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