Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
ROBERTO DA SAN SEVERINO (Roberto da San Severino d’Aragona) Conte di Caiazzo, marchese di Castelnuovo Scrivia, conte di Colorno. Signore nel salernitano di Albanella, Corleto Monforte, Roscigno Vecchio, Felitto, Serre (Eboli). Nel nord Italia ha il dominio di Lugano, Mendrisio, Colorno, Castelnuovo Scrivia, Pontecurone, Cittadella, Montorio Veronese, Solaro, Corte Madama, Villanova di Cassolnovo. Figlio di Leonetto da San Severino; padre di 25 figli, tra cui Giovan Francesco da San Severino, Galeazzo da San Severino, Gaspare da San Severino, Antonio Maria da San Severino, Giulio da San Severino, Ottaviano da San Severino e del Faccendino; nipote di Francesco Sforza (figlio della sorella di quest’ultimo, Elisa); suocero di Francesco Maria Torelli, di Cristoforo Torelli, di Lucio Malvezzi e di Guido dei Rossi. Cavaliere dell’ordine dell’Ermellino.
1418 (maggio) – 1487 (agosto)

Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1440 | |||||
Giu. | Milano | Firenze | Toscana | Segue in Toscana Niccolò Piccinino. Prende parte alla battaglia di Anghiari nel cui corso è fatto prigioniero dai nemici. | |
1441 | |||||
Feb. | Venezia | Milano | Lombardia | Passa al servizio di Francesco Sforza. Combatte i viscontei in Lombardia per conto dei veneziani. Segue Giovanni Sforza; è sconfitto e fatto prigioniero da Niccolò Piccinino a Chiari. | |
Mag. | Sforza | Napoli | Alfonso d’Aragona gli toglie la contea di Caiazzo dopo un breve assedio. | ||
1442 | |||||
Mar. | E’ dichiarato dallo Sforza suo collegato nella guerra contro gli aragonesi. | ||||
1443 | |||||
Giu. | Sforza | Chiesa Napoli | Marche | Viene preposto alla guardia di Rocca Contrada (Arcevia) | |
Ago. | Marche | Assalito da Niccolò Piccinino, difende con valore Arcevia: deve capitolare a causa del blocco del rifornimento idrico alla città effettuato dagli avversari. | |||
Sett. | Romagna | A Rimini. | |||
1447 | |||||
………………. | Napoli | Firenze | Toscana | Ottiene dal principe di Salerno Roberto da San Severino la conferma di essere investito di Corneto. Affronta in Toscana i fiorentini. | |
Ott. | Milano | Venezia | Lombardia | Passa al soldo della Repubblica Ambrosiana. E’ inviato dallo Sforza con Carlo di Campobasso a prendere possesso di Pavia; Matteo da Bologna decide di consegnare di persona la cittadella solo nelle mani dello Sforza. Il San Severino è costretto a cedere a tale desiderio. | |
Nov. | Emilia | Da novembre a dicembre prende parte all’assedio ed all’occupazione di Piacenza. | |||
1448 | |||||
Gen. | Piemonte | Si muove nell’alto novarese con Giovanni Sforza. | |||
Giu. | Lombardia | Con Manno Barile passa alla difesa di Cremona alla testa di una banda di cavalli. | |||
Ago. | Lombardia | Assedia Caravaggio. Con Antonello da Corneto si distingue in un attacco condotto da schioppettieri e balestrieri milanesi e tedeschi ai danni dell’accampamento di Guido Rangoni. | |||
Sett. | Lombardia | Prende parte alla battaglia di Caravaggio. Con Corrado da Fogliano (fanti e quattro squadre di cavalli) difende inizialmente le trincee del campo tenute da Moretto da San Nazaro; si segnala poi nell’ espugnazione del campo veneziano condotta sempre con il Fogliano. | |||
1449 | |||||
Feb. | Sforza | Milano | Lombardia | All’assedio di Milano. Si colloca con Amerigo, Bernabò e Francesco da San Severino prima al monastero di Baggio e poi davanti alle Porte Vercellina e Comacina. | |
Mag. | Sforza | Milano | Lombardia | Ha l’incarico dallo Sforza di catturare nei pressi di Pavia Guglielmo di Monferrato in quanto sospettato di tradimento. | |
………………. | Svizzera Lombardia | Con Giovanni Ventimiglia e Franchino Rusca penetra con 4000 armati nella valle di Lugano; obbliga Giovanni della Noce a rinserrarsi in Como. Alla testa di 1000 cavalli e di altrettanti fanti irrompe in Pizzighettone con l’aiuto dei due castellani Antonio ed Ugolino Crivelli; vi cattura 500 cavalli e 300 fanti che vi sono stati lasciati da Francesco e Jacopo Piccinino. | |||
Dic. | Sforza | Milano Venezia | Lombardia | Sempre per conto dei milanesi si collega con Giovanni, Stefano e Gioffredi Marliani; insieme con costoro ottiene per trattato il castello di Trezzo sull’Adda alla cui guardia si trovano Bonifacio, Roberto e Isopino Villani. Da qui si sposta con Onofrio Rufaldo (sei squadre di cavalli e molti fanti) al recupero di Monte Calco in Brianza, occupato di sorpresa da Matteo da Sant’ Angelo con un contingente di fanti veneziani. Sale il monte con un lungo giro; ne conquista la cima; sono invece respinti i suoi attacchi portati alla chiesa di Sant’ Agnese. E’ firmata la pace tra la Repubblica Ambrosiana e la Serenissima; nello stesso tempo nasce un nuovo conflitto che vede di fronte lo Sforza da un lato ed i veneziani dall’ altro. Roberto da San Severino segue lo Sforza nella sua avventura. | |
1450 | |||||
Gen. | Lombardia | Rimane ferito ad un braccio in uno scontro nei pressi di Calco. | |||
Feb. | Lombardia | Ritorna all’assedio di Milano; si posiziona a Vimercate; blocca la strada alle truppe nemiche ed ostacola il vettovagliamento della città; dà il guasto al territorio circostante. Viene distaccato con Giacomo da Salerno per essere inviato sul Monte di Brianza al fine di impegnarvi gli avversari con continue ed efficaci scaramucce. Infine Milano si ribella a favore dello Sforza; sempre con Giacomo da Salerno il San Severino ha ora il compito di sorvegliare i movimenti degli avversari mentre lo Sforza può entrare nella città. | |||
Mag. | Lombardia | Si trova a Lodi allorché Guglielmo di Monferrato fa solenne atto di rinuncia ad Alessandria ed a altre località del Piemonte. | |||
1452 | |||||
Lug. | Milano | Venezia | Lombardia | Milita sempre al servizio dello Sforza divenuto duca di Milano. Con Bartolomeo Colleoni batte i veneziani a Genivolta. | |
Ott. | Lombardia | Assiste a Leno al duello che si svolge tra due uomini d’arme sforzeschi, Barone Manzolini ed il Picerio; impedisce che il primo uccida il secondo. | |||
Nov. | Lombardia | Si muove nel territorio di Asola. Si sposta a Montichiari ove si scontra con Angelo Polibetti. | |||
Dic. | Lombardia | Co Bartolomeo Colleoni ed Alessandro Sforza conquista Abbadia Cerreto. Numerosi veneziani muoioono nello scontro. | |||
1453 | |||||
Gen. | Lombardia | Contrasta Jacopo Piccinino a Castiglione delle Stiviere; si pone al suo inseguimento quando il rivale decide di ritirarsi; si dirige a Carpenedolo ove si scontra con Giannuzzo Guarini, Angelo Conti, Paolo della Rossa e Lazzaro da Pontoglio | |||
Mag. | Lombardia | E’ costretto da Jacopo Piccinino a ritirarsi nel mantovano con Tristano Sforza. | |||
Giu. | Lombardia | Affianca lo Sforza nel suo attacco al bresciano. Lascia Pralboino; occupa i borghi di Ghedi anticipando l’azione del Piccinino; si collega con Tiberto Brandolini con il quale porta vari assalti alla località; scorre il contado fino alle porte di Brescia; ricco è il bottino; intercetta diversi convogli di vettovaglie diretti al campo veneziano. | |||
Ago. | Lombardia | Tende un agguato a Montirone a Jacopo Piccinino; sconfigge gli avversari nei pressi di Ghedi; ottiene Castelleone da cui scaccia Matteo da Capua ed Orso Orsini. | |||
Ott. | Lombardia | Si batte ad Offlaga con il Piccinino. Il condottiero avversario è costretto dagli sforzeschi a porsi sulla difensiva. | |||
1454 | |||||
Apr. | Emilia | Con la firma del trattato di pace tra i contendenti le sue truppe vengono acquartierate in Emilia. Presto sono consumate le risorse del territorio. La compagnia è quasi presa d’assedio dagli abitanti di Villanova sull’Arda a causa dei soprusi commessi dai suoi uomini. | |||
Ago. | Milano | Duca Savoia | Piemonte | Richiamato per contrastare le truppe del duca di Savoia attraversa il Sesia e scorre il territorio con Tiberto Brandolini fino a Vercelli: Bassignana, Valenza ed altri centri ritornano sotto il controllo del duca di Milano. In tre giorni è recuperato quanto i sabaudi hanno occupato da tempo nel novarese e nel pavese. | |
Sett. ott. | Lombardia ed Emilia | Al termine del conflitto 270 cavalli delle sue compagnie sono alloggiati nel cremonese, 100 in quello di Pandino e 30 nel parmense. | |||
1455 | |||||
Mar. apr. | Milano | Comp. ventura | Emilia | Nel bolognese con Corrado da Fogliano per proteggere il contado dalle minacce di Jacopo Piccinino, fermo in Romagna con la sua compagnia. Si reca a Bologna ove alloggia all’osteria della Luna; a fine marzo si trova verso Cento assieme con Galeazzo Marescotti. | |
Lug. | Lazio e Toscana | Giunge sul lago di Bolsena; si collega con i pontifici e sconfigge il Piccinino a Castro al comando di 8000 uomini ( di cui 2300 fanti). Obbliga il capitano avversario a fortificarsi in un primo momento in un bosco, poi a ritirarsi a Castiglione della Pescaia. | |||
Sett. nov. | Toscana | L’aria della maremma decima entrambi gli eserciti; la mancanza di strame per la cavalleria e le difficoltà nell’ approvvigionamento delle truppe prolungano le operazioni senza potere arrivare ad una soluzione definitiva. | |||
……………… | Prende in affitto dal monastero vallombrosano novarese di San Bartolomeo il castello di Villanova di Cassolnovo. Nel 1475 rileverà dal monastero il pieno possesso di tale tenuta con il dichiarato intento di rivendere il tutto al duca di Milano. Nel 1477 il complesso gli sarà donato da Galeazzo Maria Sforza, salvo a riperderlo ad opera di Ludovico Sforza a causa della sua ribellione al dominio ducale. | ||||
1458 | |||||
Apr. dic. | Veneto Croazia Albania Grecia Israele Palestina Egitto Marche | Viene insignito dallo Sforza dei feudi di Colorno e di Pontecurone; la madre Elisa è invece investita del feudo di Biandrate. Il San Severino concepisce nel periodo l’idea di un pellegrinaggio in Terrasanta. Si reca a Venezia ove è accolto con tutti gli onori, tra cui il bucintoro; in città ha un colloquio con Alessandro Sforza e con il doge; salpa; naviga lungo la costa della Dalmazia fino a giungere a Ragusa (Dubrovnik) ove è ospitato dal segretario cittadino Bartolomeo Sfondrati. Naviga di cabotaggio anche lungo le coste dell’ Albania; ai primi di giugno è in visita a Durazzo. Si indirizza su Rodi sfuggendo alle insidie che gli sono tese da una nave pirata di Genova. Nell’isola alloggia nell’albergo degli italiani; ha un colloquio con il gran maestro dell’ordine gerosolimitano e con il patriarca; prosegue il viaggio verso la Terrasanta e sbarca a Giaffa. Nel tragitto tocca Lydda, Gerusalemme ed altri luoghi santi; ad agosto esce da Gaza, entra in Egitto e raggiunge Il Cairo dove può rendere omaggio al sultano tramite presentato dell’ambasciatore di Rodi. A settembre riprende il viaggio di ritorno; incontra notevoli difficoltà per avere i necessari permessi. Solo dopo avere corrotto alcuni funzionari è in grado di riprendere la navigazione. A Gerusalemme, dove sono rimasti alcuni suoi compagni; solo verso metà ottobre, con l’arrivo dei venti favorevoli, lascia Acri;si sposta senza scorta nonostante il pericolo di incappare in navi corsare. Il viaggio è disagiato sia per la mancanza a bordo di acqua, di vino e di legna per potersi riscaldare, sia perché reduce da una malattia che lo ha debilitato in Palestina. Dopo un viaggio tormentato dai fortunali e dal vento, si imbatte a fine novembre nella flotta dei cavalieri di Rodi; si incontra con il legato pontificio che la comanda, il cardinale Ludovico Scarampo, e può sbarcare nell’isola di Mello. Naviga vicino a Cerigo, sbarca a Modone; vi è una nuova sosta forzata di ventidue giorni e solo ai primi di dicembre è in grado di riprendere la via viaggio per l’Italia. Si ferma ad Ancona, ospite di Rosso da Diano, già soldato dello Sforza. Le autorità cittadine lo pregano di fare pressioni sul rettore della Marca, il cardinale di Pavia Giovanni Castiglione che protegge il corsaro Giovanni Gattilusio. Tocca Sirolo, Loreto; a Macerata si incontra con il presule. La missione fallisce; raggiunge allora Osimo (ospite di un Guzzoni) ed Ancona. | |||
1459 | |||||
Gen. | Marche Romagna Veneto Lombardia | Tocca Senigallia, si incontra a Fano con Roberto Malatesta, a Pesaro con Costanzo Sforza, a Rimini con Giovanni Malatesta, Marco Pio e Carlo Pio. Si reca quindi a Cesenatico, protetto a distanza dagli uomini di Jacopo Piccinino e da quelli di Federico da Montefeltro che sono in guerra con Sigismondo Pandolfo Malatesta. I 2 condottieri gli fanno dono di 2 cavalcature. Nel proseguimento del viaggio transita per Cervia e Ravenna, dove il podestà Marino Malipiero lo va a trovare nel suo albergo. Attraversa il Po di Primaro e per barca raggiunge Chioggia e Venezia dove è ospitato dall’ ambasciatore sforzesco. Ha un nuovo colloquio con il doge Pasquale Malipiero; si porta a Padova dove è accolto da alcuni suoi servitori e dai capitani Ludovico Malvezzi e Francesco da San Severino. Visita la basilica di Sant’ Antonio; prosegue per Vicenza (ospite di Antonio da Thiene), Verona e Brescia. nella città è ricevuto da Cesare da Martinengo. Ha un ultimo incontro con l’amico Antonio da Martinengo e raggiunge Milano: ad aspettarlo nel borgo della Porta Orientale è Gaspare da Vimercate. Da qui si reca a palazzo atteso dallo Sforza e da altri capitani sforzeschi come Ludovico Gonzaga, Alessandro Sforza, Guglielmo di Monferrato, Corrado da Fogliano, Amerigo e Bernabò da San Severino. | |||
Sett. | Lombardia | Con Gaspare da Vimercate presenzia al battesimo di Bernardino Corio. A settembre con Galeazzo maria Sforza accoglie a Milano il duca di Cleves ed il conte de la Marck provenienti da Mantova e diretti in Borgogna. | |||
Nov | Sempre con l’erede al ducato e Sacramoro Visconti incontra a Pavia gli ambasciatori francesi diretti a Milano a perorare la causa di Giovanni d’Angiò a Genova e nel regno di Napoli. | ||||
1460 | |||||
Gen. | Lombardia | Scoppia una violentissima lite tra Gabriella Gonzaga, figlia naturale del marchese di Mantova e moglie di Corrado da Fogliano, e la moglie del San Severino Giovanna da Correggio. Il motivo, su chi ha diritto di precedenza nelle cerimonie di corte. Il dissidio durerà diversi anni e saranno coinvolte nel dissidio le rispettive parentele. Infine nel maggio 1464 il problema sarà discusso nel consiglio segreto e nel consiglio di giustizia: a camere unite si stabilirà una volta per tutte l’ordine di precedenza tra le due contendenti e le altre donne di casa Sforza, tra cui Bona Caterina, sorella del duca e moglie di Troilo da Rossano ed Isotta, moglie di Giovanni da Tolentino. | |||
Feb. | Lombardia | A Milano. Ottiene la cittadinanza di Lodi. | |||
Mag. | Napoli | Angiò | Toscana Lazio Campania Basilicata | Viene inviato dallo Sforza in soccorso del re di Napoli Ferrante d’Aragona contro i baroni ribelli e Giovanni d’Angiò. Durante il viaggio di trasferimento con le sue truppe (5 squadre di cavalli) sosta a Corsignano (Pienza) al fine di rendere omaggio al papa Pio II. A Formia è ricevuto dal re di Napoli Ferrante d’Aragona che gli va incontro: si prostra al suo cospetto, si dichiara suo vassallo; è abbracciato dal sovrano che lo chiama suo cugino. Si porta a Baia ed ha successo il suo tentativo di distaccare dalla fazione angioina il conte di Marsico, l’omonimo Roberto da San Severino, dietro la promessa del principato di Salerno ed il permesso di battere moneta nei suoi stati. Si sposta sotto Salerno; sono puntate contro la città 3 bombarde. A Foria si impossessa di 2 castelli; da quello chiamato Ghifone riscuote una taglia di 1000 ducati. A fine mese si muove in soccorso di Venosa. | |
Giu. | Puglia | Nei pressi di Troia al fianco del re di Napoli Ferrante d’Aragona (33 squadre di cavalli e 2000 fanti). | |||
Lug. | Campania | Nel Sannio. Non riesce ad impedire che Jacopo Piccinino ne devasti il territorio. | |||
Ago. sett. | Abruzzi Lazio | Negli Abruzzi al testa di 100 uomini d’arme. A settembre in Sabina per opporsi a Jacopo Piccinino. | |||
Ott. | Lazio | A Roma con 413 cavalli. Nella città dà il suo contributo nel domare una rivolta ai danni del pontefice. Si trasferisce nella Sabina, presso Rieti. A fine mese è segnalato a Fondi | |||
Nov. dic. | Lazio e Campania | Assale la torre alla foce del Garigliano. Conquistata la fortezza, lascia Traietto (Minturno) e si dirige verso Gaeta e Napoli. | |||
1461 | |||||
Feb. | Campania | Propone un piano d’attacco agli avversari. Ferrante d’Aragona invia al suo campo Angelo da Monteodorisio per verificarne la fattibilità. L’esame risulta negativo ed in quanto tale è accettato dal re di Napoli. | |||
Mag. | Campania | E’ sotto Salerno con l’omonimo Roberto da San Severino. Sono piantate 3 bombarde contro la città. Negli stessi giorni gli è concessa la contea di Caiazzo. tolta alla ribelle Lucrezia d’Alagno, e gli è concesso l’onore di aggiungere al suo il cognome d’Aragona. | |||
Ott. | Campania | Lascia il territorio di Flumeri e si sposta nei pressi di Gesualdo con il conte di Avellino Giacomo Caracciolo. Alla difesa della località si trova Rigo Zurlo con 100 cavalli ed alcuni fanti. La rocca è sottoposta a tre giorni di bombardamenti. Il conte di Avellino si accorda per la resa con i difensori. Gli abitanti, ignari del fatto, si ribellano e costringono lo Zurlo a rinchiudersi di nuovo nella rocca. I soldati entrano a forza in Gesualdo e mettono la località a sacco. | |||
1462 | |||||
Gen. | Milano | 500 cavalli e 300 fanti | Lazio | E’ segnalato a Roma. Negli stessi giorni gli viene assegnata dallo Sforza una condotta di 500 cavalli e di 300 fanti. | |
Feb. | Lombardia | Rientrato a Milano a fine mese, accoglie nella città con altri gentiluomini e condottieri ducali il marchese di Mantova Ludovico Gonzaga. | |||
Mag. | Lombardia | Accetta la riduzione della sua condotta in cambio di 14000 ducati in contanti e di altri 4000 sotto forma di assegni a fronte delle paghe arretrate. Si avvia nuovamente verso il regno di Napoli. | |||
Giu. | Toscana e Campania | A Firenze. Transita per la Valdelsa. Invade il territorio di Grottaminarda con Ferrante d’Aragona, Orso Orsini, Antonio Piccolomini e Bernabò da San Severino (45 squadre di cavalli). | |||
Lug. ago. | Puglia | Assedia Accadia alla cui difesa si trova un forte presidio: ai primi di agosto il castello cede sotto il tiro delle bombarde ed è messo a sacco; sono uccisi 50 uomini sui 100 difensori. Prende parte alla battaglia di Troia dove ha con Roberto Orsini il comando della cavalleria pesante. | |||
Ott. | Puglia | Toglie Serracapriola a Cola di Monforte. Alloggia a Gesualdo. | |||
Dic. | Il re di Napoli lo infeuda del castello di Pivanello. Litiga al campo con il conte di Fondi Onorato Gaetani logoteta e protonotario del regno di Napoli. | ||||
1463 | |||||
Giu. | Lazio | A Gaeta al fianco di Ferrante d’Aragona. | |||
Lug. | Campania | Ha il comando delle truppe con Antonio Piccolomini (26 squadre di cavalli e 2000 fanti) ai danni del duca di Sessa e principe di Rossano Marino di Marzano. Si accampa presso la Fontana del Pioppo; attacca all’ alba la rocca di Riardo che sbarra il passo alla piana di Sessa Aurunca; ne segue un fiero combattimento in cui sono catturati 50 uomini d’arme e molti fanti. | |||
Ago. sett. | Campania | Opera sul fiume Savone presso la torre di Francolise. | |||
Ott. | Campania | Colloca il campo presso Triflisco. | |||
Nov. | Puglia | Affianca il re di Napoli Ferrante d’Aragona in Puglia. A metà mese è segnalato prima presso Manfredonia ed in un secondo momento nel bosco di Santa Maria di Quarantana. Gli aragonesi sono in grado di occupare Manfredonia, Bestia e la rocca di Sant’ Angelo. | |||
Dic. | Puglia | Entra in Taranto. | |||
1464 | |||||
Gen. | Puglia | In Terra d’Otranto. Chiede al re di Napoli il permesso di raggiungere negli Abruzzi e nelle Marche le sue sette squadre di uomini d’arme che vi sono alloggiate. | |||
Feb. | Lombardia | A metà mese con Tommaso Tebaldi rientra a Milano dal regno di Napoli. Affianca lo Sforza nel ricevere all’ esterno di una porta cittadina Girolamo Barbarigo, ambasciatore della Serenissima. | |||
Mar. mag. | Abruzzi Campania | Si muove verso L’Aquila con Matteo da Capua ed Alessandro Sforza: gli aquilani si danno al re di Napoli. Affianca gli aragonesi nelle ultime operazioni ai danni dei feudatari ribelli (Cola di Monforte e Giacomo Montagano). | |||
Lug. | Abruzzi | E’ segnalato nei pressi del bosco di Staffoli vicino a Castel di Sangro. A metà mese assale Civitaluparella: con la resa delle milizie dei Caldora muove contro Palena e Pescocostanzo. | |||
Ott. | Campania | Rientra ad Aversa; vi si ferma anche il mese successivo. Al termine del conflitto i feudi riconosciutogli nel regno di Napoli comprendono, oltre la contea di Caiazzo, le terre nel Principato di Albanella, Corleto Monforte e casali vari (tra cui Rescigno, Felitto e Serre. Non gli viene invece riconosciuto il possesso di San Pietro al Tanagro, che pure gli è stato promesso. | |||
1465 | |||||
………………. | Campania | Lascia il regno di Napoli irritato con il sovrano perché Ferrante d’Aragona tiene fede alle sue promesse; ritorna al servizio dello Sforza. | |||
Giu. | Lombardia | A Pavia per salutarvi Ippolita Sforza che si sta recando a Napoli per sposarsi con il duca di Calabria Alfonso d’Aragona. | |||
……………… | Francia | Nobili | Francia | E’ inviato in Francia per combattervi a favore del re Luigi XI. | |
1466 | |||||
Mar. | 100 uomini d’arme | Lombardia | Alla morte dello Sforza gli viene rinnovata la condotta di 100 uomini d’arme. | ||
………………. | Si obbliga con il re di Cipro di raggiungerlo nell’ isola con 700 cavalli e 1000 fanti allo scopo di aiutarlo nel recupero del regno: gli sono promessi uno stipendio di 60000 ducati, le spese di viaggio ed il titolo di capitano generale. | ||||
Giu. sett. | Campania ed Emilia | Rientra dal regno di Napoli con Bosio e Costanzo Sforza e si ferma nel contado di Bologna fino a metà settembre. Entra in rotta con il nuovo duca, il nipote Galeazzo Maria, perché pretende una condotta di 1200 cavalli in tempo di guerra e di 600 in tempo di pace, con provvigione annua di 12000 ducati. Ad agosto interviene prontamente con Costanzo Sforza allorché Ercole d’Este e Giovan Francesco della Mirandola si pongono sui confini del Frignano in appoggio ai fuoriusciti fiorentini minacciando in tal modo Piero dei Medici. | |||
Ott. | Continuano le incomprensioni con il nuovo duca per il rinnovo della sua condotta. | ||||
Nov. | Viene messo in allerta dal duca con altri condottieri su un possibile conflitto con i veneziani. | ||||
1467 | |||||
Feb. | Rifiuta le nuove condizioni che gli vengono proposte da Galeazzo Maria Sforza. Segue una rappacificazione anche perché il duca di Milano, contro il parere della madre Bianca Maria Visconti, sostiene la sua candidatura a capitano generale dell’esercito fiorentino. Gli è offerta una condotta che prevede un periodo di ferma di sei mesi con sei mesi di beneplacito. | ||||
Mar. | Toscana | Ai primi del mese si porta in Toscana. | |||
Apr. | Firenze | Venezia | Capitano g.le 1000 cavalli | Toscana | A Firenze. Le sue compagnie sono alloggiate nel pisano. |
Mag. giu. | Toscana e Romagna | Lascia il pisano; si dirige in Romagna con 2500 cavalli ed altrettanti fanti per contrastarvi i veneziani di Bartolomeo Colleoni che sostengono la causa dei fuoriusciti fiorentini. A fine giugno si scontra con una squadra di Deifobo dell’ Anguillara che mette in fuga. | |||
Lug. | Emilia | Partecipa alla battaglia di Molinella dove ha il comando della seconda squadra; con Donato del Conte urta ferocemente al fianco gli avversari. Si segnala per il suo valore. | |||
Ago. | A fine mese muore per parto la moglie Giovanna da Correggio. | ||||
……………… | Milano | Duca Savoia | Piemonte | Appoggia Guglielmo di Monferrato in un breve conflitto con il duca di Savoia. | |
Nov. | Toscana | In visita a Firenze ed a Lucca con Federico da Montefeltro ed il duca di Calabria. Sempre nell’anno muore di parto la prima moglie Giovanna da Correggio, una delle prime donne della corte sforzesca. | |||
1468 | |||||
………………. | Firenze | Toscana | Viene condotto dai fiorentini: 800 cavalli in tempo di pace, 1200 in tempo di guerra. E’ inviato con numerosi fanti a Prato per una rivolta cittadina; giunge a Campi Bisenzio. E’ informato che la ribellione è già stata domata: i sobillatori sono condotti a Firenze per esservi decapitati. | ||
Lug. | Lombardia | A Milano per l’ingresso nella capitale di Bona di Savoia sposa del duca Galeazzo Maria Sforza. | |||
1469 | |||||
Feb. | Lombardia | A Milano come giudice di una giostra organizzata dai Medici. | |||
Ago. sett. | Firenze | Chiesa | 700 cavalli | Toscana e Romagna | Tocca Anghiari. Si dirige verso Urbino per incontrarsi con Federico da Montefeltro. Si muove verso la Romagna per agevolare in Rimini la signoria di Roberto Malatesta. Prende parte in modo marginale alla battaglia di Mulazzano. A settembre è segnalato nuovamente il suo passaggio per Anghiari. |
……………… | Emilia | Le sue milizie sono alloggiate nel bolognese. Roberto da San Severino pone la sua residenza a Bologna dove, grazie all’appoggio dei signori della città, i Bentivoglio, gode di grandissima autorità ed influenza, tanto da suscitare qualche timore nella cittadinanza che guarda con sospetto alla magnificenza del suo stile di vita ed a quello dei suoi palazzi. | |||
Nov. | Piemonte | A Borgosesia. | |||
1470 | |||||
Mar. | Firenze | Toscana | Si reca a Firenze per sollecitare il pagamento del suo credito valutato in 10000 ducati. I fiorentini gli chiedono la riafferma a nuove condizioni (600 cavalli in tempo di pace e 1200 in tempo di guerra. Stipula il contratto nella casa di Lorenzo dei Medici. | ||
1471 | |||||
Gen. feb. | Toscana | Ottenuto il permesso dai fiorentini, a fine mese passa agli stipendi del duca di Milano con inizio fine marzo. Chiede una condotta della durata di quattro anni per uno stipendio annuo di 18000 ducati in tempo di pace e di 36000 in tempo di guerra; 800 cavalli nella prima ipotesi e 1200 nella seconda. Sollecita pure l’investitura di un feudo nel cremonese, presso Castelleone, da aggiungersi alle altre sue signorie. Alla fine accetta la controfferta del duca di Milano, che gli offre una provvigione di 22000 ducati l’anno. Galeazzo Maria Sforza, nel contempo, si impegna a mantenere nel bolognese la presenza di un contingente di truppe agli ordini del san Severino, pronto per essere utilizzato alla difesa di Firenze. Lorenzo dei Medici mantiene rapporti diretti con il condottiero, ne favorisce i suoi acquisti terrieri nel pisano e si imparenta con lui mediante il matrimonio del figlio Gaspare con Margherita Orsini, sorella di Clarice, moglie a sua volta del Medici. | |||
Mar. | 200 lance | Emilia e Romagna | Il duca di Milano gli rinnova l’investitura di Colorno e di Pontecurone: alla cerimonia presenzia anche Ludovico Sforza fratello del duca. La sua compagnia (600 cavalli) pone i suoi quartieri tra Bologna, Cotignola ed Imola. | ||
Giu. | Toscana | Organizza a Firenze una battaglia di uomini d’arme con lance senza punta e bastoni per colpire l’avversario. La festa è organizzata a sue spese per il giorno di San Giovanni nella piazza di Santa Croce. Segue nei giorni seguenti, sempre nel medesimo luogo, una giostra ed un combattimento per la conquista di un castello di legno. | |||
……………… | Emilia | A Bologna con Tristano Sforza ed Antonio da Tolentino. Domanda alle autorità della città le tasse dei cavalli nei pressi del capoluogo per i suoi luogotenenti e per 120 cavalli della sua “famiglia”, in modo da potere ottenere con più facilità dai contadini locali le forniture di strame; esige per i suoi uomini buoni alloggiamenti in pianura, non in luoghi sterili. La sua presenza risulta per i bolognesi assai problematica. | |||
1472 | |||||
Gen. | Milano | Imola | Emilia e Romagna | A Bologna con 5 figli per il matrimonio di una figlia di Pirro Malvezzi. Entra in Imola per conto del duca; Taddeo Manfredi non mantiene l’impegno di consegnare la rocca in cambio della signoria. Il San Severino si accinge ad assediarlo in Imola su incarico del duca di Milano. Interviene il commissario ducale Alessandro da Foligno che persuade il Manfredi a cedere ed a recarsi a Milano. | |
Feb. | Il suo credito verso il duca ascende a 32000 ducati. A novembre riceve una rata di 1666 ducati. | ||||
Apr. | Emilia | Ritorna a Bologna per i funerali della figlia di Pirro Malvezzi. | |||
Lug. | Milano | Agli stipendi dei ducali. Gli sono consegnati 18000 ducati per mettere in ordine i suoi uomini d’arme. | |||
Sett. | La cancelleria ducale prevede di aumentargli la provvigione fino a 5000 ducati e di concedergli in feudo il castello di Montecollare (Corte Cavalcabò, oggi Corte Madama) nei pressi di Castelleone già di Bianca Maria Visconti. | ||||
Dic. | 200 lance | Emilia | Si reca a Bologna per ricevervi, con il signore della città Giovanni Bentivoglio, la zarina della Russia che da Roma sta rientrando nel suo paese. A Milano il consiglio segreto ducale fissa l’ordine di precedenza di signori e condottieri nelle varie cerimonie ufficiali: primo viene il marchese di Mantova Ludovico Gonzaga. Seguono Taddeo Manfredi, Pino Ordelaffi, Roberto da San Severino, Giovanni Conti e Giovanni Bentivoglio. | ||
1473 | |||||
Feb. | Emilia | Ritorna sempre a Bologna; è accolto alla Porta di Santo Stefano da Giovanni Bentivoglio e da altri cittadini con più di 500 cavalli. Viene ospitato nella città da Bartolomeo da Sala presso San Giorgio. Abituato allo status dei grandi capitani coltiva personali canali diplomatici. | |||
Ago. | 200 lance | Lombardia | Gli è concessa dal duca una condotta di 200 lance con una provvigione annua di 30000 ducati in tempo di pace e di 50000 in tempo di guerra. Non viene previsto alcun termine al suo impegno. | ||
Sett. | Toscana e Lombardia | Lascia la Toscana, dove è stato ospite di Lorenzo dei Medici, per rientrare a Milano. Al suo fianco si trova il poeta Luigi Pulci autore del poema “Morgante”: il viaggio è ricordato da quest’ultimo in due sonetti che mettono in parodia il dialetto milanese, i cui gli abitanti sono definiti come “mangia-ravizze”. | |||
Ott. | Emilia | Le sue compagnie sono alloggiate nel bolognese. A metà mese riceve l’ordine di mettersi a disposizione del papa per impadronirsi di un bastione sul Panaro conteso sia dai pontifici che dai Bentivoglio. | |||
1474 | |||||
Gen. | Emilia e Lombardia | A Bologna per la cerimonia in cui Annibale Bentivoglio è armato cavaliere dal re Cristiano di Danimarca. Roberto da San Severino a sua volta viene nominato marchese di Castelnuovo Scrivia al posto di Taddeo Manfredi. In precedenza gli sono stati concessi anche alcuni beni ed entrate a Villanova ed una tenuta a Castelleone. | |||
Mag. | Emilia | Si deteriorano i suoi rapporti con il duca di Milano. Vive nel bolognese ove si trovano le sue compagnie; da tempo riceve gli stipendi in modo irregolare. Acquista un palazzo a Bologna. Si sente deluso perché i suoi progetti di una signoria non trovano l’opportunità per realizzarsi. | |||
Giu. | Emilia | L’oratore sforzesco a Bologna, Domenico Cerruti, segnala con allarme a Cicco Simonetta la cattiva disposizione d’animo verso Galeazzo Maria Sforza da parte del San Severino. In effetti il condottiero si sta guardando attorno in attesa di una buona occasione: coltiva l’ambizione di insignorirsi d’ Imola con il sostegno dei Medici (si imparenta con Lorenzo dei Medici e cerca appoggi a Firenze per i figli Giovan Francesco, Galeazzo e Gaspare); mantiene frequenti contatti con il re di Francia Luigi XI che, da parte sua, gli offre una ricca condotta per contrastare il duca di Borgogna Carlo il Temerario. Ha pure buoni rapporti con il papa Sisto IV. A causa della sua attività diplomatica gli stessi bolognesi temono che abbia delle mire sulla città. | |||
1475 | |||||
Mag. | Nel quadro della riduzione delle spese militari del ducato Galeazzo Maria Sforza si propone di ridurre la sua provvigione annua a 25000 ducati. | ||||
Ott. | Emilia | A Bologna per la giostra di San Petronio organizzata da Antonio Trotti. | |||
Dic. | Il suo credito verso il duca di Milano ascende a 10000 ducati. Nel periodo chiede al duca di Milano di essere lasciato libero per ritornare al servizio di Firenze. Il duca, indispettito e preoccupato, non acconsente alla sua richiesta. | ||||
1476 | |||||
Gen. | 200 uomini d’arme | Risulta creditore per paghe pregresse nei confronti del duca di Milano per la somma di 10000 ducati. | |||
Giu. | Emilia e Romagna | A causa di contrasti con il duca di Milano si trasferisce in modo definitivo a Bologna. Si trova a Modena per i festeggiamenti dati in onore di Ercole d’Este. Negli stessi giorni le sue compagnie sono mobilitate in Romagna a causa di un principio di rivolta a Genova. | |||
Lug. | Lombardia | Si incontra a Pavia con Galeazzo Maria Sforza. I suoi uomini ricevono le paghe loro dovute. | |||
Sett. ott. | Milano | Borgogna | 228 uomini d’arme | Piemonte | Si muove verso il Piemonte alla testa di 10 squadre di cavalli, più una di balestrieri a cavallo (90) Nella marcia innalza due stendardi, il suo e quello dei fiorentini; gliene viene consegnato un terzo dal dal duca di Milano rappresentante un leone. Combatte le truppe del reggente del ducato di Savoia comandate da Filippo di Bresse e quelle del duca di Borgogna Carlo il Temerario. Varca il Sesia con 3000 cavalli, avanza fino ad Asigliano Vercellese; mette a sacco Santhià e, con Giovanni Conti, assedia in San Germano Vercellese Michele di Piemonte che vi si è rinchiuso con due figli e 900 fanti. Nell’occasione dispone di 228 uomini d’arme. Dopo cinque giorni di intenso fuoco di artiglieria sono respinti due gagliardi assalti; il San Severino chiede la resa ed al suo rifiuto si rinnova il bombardamento. Gli abitanti si arrendono a patti. E’ catturato Michele di Piemonte con i figli. Viene raggiunto al campo da Galeazzo Maria Sforza. Di seguito lascia Santhià, tocca Moncrivello e, sempre collegato con Giovanni Conti, muove contro Filippo di Bresse. Depreda il territorio di Vercelli. |
Nov. | Piemonte | E’ segnalato nelle vicinanze di Torino. Assiste con il duca di Milano alla rassegna degli uomini d’arme delle sue compagnie. | |||
Dic. | Lombardia | Con l’uccisione a Milano nella chiesa di Santo Stefano di Galeazzo Maria Sforza rientra in fretta in Lombardia. E’ chiamato a far parte del consiglio ducale. Con Giovanni Bentivoglio presidia la cittadella di Pavia ed il parco di Mirabello. | |||
1477 | |||||
Gen. | Milano | Fuoriusciti Genova | Liguria e Lombardia | E’ inviato a Genova con le compagnie di Giovanni Bentivoglio e di Girolamo Riario alla notizia della ribellione dei fuoriusciti condotti da Giovanni Battista Guarco e Paolo Fregoso. Nel frattempo avanza le sue richieste ai reggenti del ducato. Chiede al cancelliere Cicco Simonetta una condotta ed uno stipendio pari a quelli goduti da Federico da Montefeltro. Con la risposta negativa favorisce i fratelli del defunto duca, Sforza Maria e Ludovico ai danni della duchessa Bona di Savoia e dello stesso Simonetta. | |
Feb. | Lombardia ed Emilia | Ai primi del mese con i due fratelli Sforza incarica il sicario Ettore Vimercati di ammazzare Cicco Simonetta nelle stanze di quest’ ultimo poste nel Castello Sforzesco. Il cancelliere sfugge all’attentato a seguito dell’avviso di proprie spie. Nel piano dei congiurati, rivelato sotto tortura dal Vimercati, a Sforza Secondo Sforza sarebbe dovuto andare il castello di Sartirana Lomellina, feudo dello stesso Simonetta. Negli stessi giorni Roberto da San Severino con Giovanni Pallavicini appoggia in Parma il partito avverso ai Rossi. A fine mese il condottiero assiste in Milano alla cerimonia nel cui corso ai fratelli del defunto duca sono conferiti dalla duchessa Bona di Savoia una provvigione annua di 12000 ducati a testa, una condotta di 100 uomini d’arme e le chiavi di una fortezza. | |||
Mar. | Milano | Fieschi Fregoso | Capitano g.le | Piemonte e Liguria | Genova si ribella ad opera dei Fieschi e dei Fregoso a seguito della liberazione dal carcere di Prospero Adorno da parte di Cicco Simonetta. Roberto da San Severino muove contro la città alla testa di 10000 uomini (8000 provvigionati, 1000 balestrieri delle Langhe, 100 schioppettieri tedeschi e 200 lombardi, 500 cavalli). Giunge a Serravalle Scrivia mentre Obietto Fieschi a Genova continua ad assediare il governatore ducale rinchiusosi nel Castelletto. |
Apr. | Liguria | Invia in avanguardia Prospero Adorno con 30 lance e Gian Giacomo da Trivulzio con 2500 fanti per spingere i partigiani degli Adorno e degli Spinola ad unirsi con gli sforzeschi. Raggiunto in tal modo a Busalla da altri 2000 uomini, assale gli avversari. Supera un torrente ed attacca all’alba gli avamposti degli avversari: i milanesi sono respinti da una sortita dei genovesi. Roberto da San San Severino fa scendere dalle loro cavalcature gli uomini d’arme ed ordina che con scuri e ronche siano demoliti i ripari dei genovesi; nello stesso tempo questi ultimi sono assaliti alle spalle dai difensori del Castelletto agli ordini di Carlo Adorno. Con l’occupazione della città Prospero Adorno ne viene eletto governatore; vi entra pure il San Severino con i fratelli Ludovico ed Ottaviano Sforza. Presto si arrendono anche le fortezze di Savignone e di Montaggio che appartengono ai Fieschi; Obietto Fieschi raduna 5000 contadini cui si aggiungono gli abitanti della Val Polcevera condotti da Giovanni Battista Guarco. Il San Severino trattiene il Guarco con falsi negoziati per cui ha il tempo di disperdere le milizie del Fieschi. Obietto Fieschi deve così ritirarsi sui monti vicini con qualche perdita: segue poco dopo la pace tra le parti. | |||
Mag. lug. | Lombardia Piemonte Francia | Dopo tale successo si associa con Ludovico ed Ottaviano Sforza per mutare il governo di Milano: nel quadro complessivo delle alleanze la divisione prevede per Obietto Fieschi la signoria di Genova e per Roberto da San Severino quella di Parma. Il cancelliere Cicco Simonetta è informato della trama e fa arrestare Donato del Conte uno dei principali protagonisti della congiura. Alla notizia Roberto da San Severino esce dal suo palazzo; monta a cavallo con Sforza maria Sforza, duca di Bari, e Ludovico Sforza. Cerca di indurre a prendere le armi anche Giovanni Borromeo e Pietro Pusterla: costoro non lo seguono. fa armare i suoi partigiani, mentre il duca di Bari si impadronisce di Porta Tosa. Chiama invano il popolo alla rivolta. Ludovico Sforza si oppone al disegno di scatenare gli abitanti al saccheggio del tesoro e del granaio pubblico. Alla fine la duchessa Bona di Savoia riesce a dividere i congiurati: come risultato ciascuno dubita della lealtà degli altri cospiratori e tutti sono costretti a darsi alla fuga. Ottaviano Sforza affoga nell’Adda mentre cerca di darsi alla fuga; Sforza Maria e Ludovico Sforza si recano invece in esilio. Roberto da San Severino, inseguito dai ducali, esce con 200 suoi veterani dalla Porta Vercellina. Supera il Ticino a Boffalora e taglia il ponte alle sue spalle. Si collega con Obietto Fieschi. Gran parte degli uomini che lo scortano sono catturati. A luglio ripara nelle terre di Giovanni Francesco di Cocconato, cui fa credere di avere il compito di inseguire Borella da Caravaggio, che al contrario gli sta dando la caccia su ordine della duchessa di Milano. Quest’ultimo non ha con sé alcun mandato ducale per cui le sue parole non vengono credute dal Cocconato. Il San Severino ha così la possibilità di rifugiarsi con Scarampo Scarampi ad Asti, dove gli è consegnato dai francesi un salvacondotto per quattro mesi e venti giorni. Invano la duchessa di Milano ne chiede l’estradizione. Nello stesso mese prosegue il suo viaggio verso la Francia con la scorta di 25 arcieri sabaudi che gli sono forniti dal duca di Orleans. A Milano, nel frattempo, viene condannato in contumacia alla decapitazione e gli sono confiscati i suoi beni a favore del marchese Ercole d’Este (Castelnuovo Scrivia ed il suo palazzo milanese). Anche Lorenzo dei Medici lo ammonisce a non tentare colpi di testa. | |||
1478 | |||||
……………… | Francia | Borgogna | Francia | Raccoglie truppe per conto del re Luigi XI al fine di contrastare i borgognoni. | |
Apr. | Francia | 4 arcieri provenienti da Milano tentano di assassinarlo. Sono scoperti ed impiccati. | |||
Giu. | Piemonte | Prospero Adorno approfitta della situazione di incertezza in cui versa il ducato, si ribella, si proclama doge e chiama in suo soccorso il San Severino (che si trova ad Asti), Gianluigi Fieschi ed i marchesi del Carretto. | |||
Lug. | Genova | Milano | Capitano g.le | Liguria | Rientra in Genova; si pone all’assedio del Castelletto. Rafforza le difese di tutta la montagna che cinge la città a ponente e la separa dalla Val Polcevera; in particolare viene munito il colle del Diamante ed è sbarrato con un muro a secco la sella che divide questo colle dall’ altura dei Due Fratelli; provvede pure a rafforzare le difese della Val di Bisagno con un analogo muro fornito parimenti di torri lungo il letto ghiaioso del torrente |
Ago. | Liguria | Gli vengono contro Sforza Sforza, Pietro Francesco Visconti, Giampietro Bergamino e Cristoforo da Montecchio con 8000 fanti (di cui molti svizzeri), 6000 cernite e 2000 cavalli. Roberto da San Severino si lascia alle spalle le due cittadelle ancora controllate dalle guarnigioni sforzesche; sono chiuse le gole degli Appennini in Val Polcevera. Al fine di stimolare i cittadini alla resistenza fa leggere davanti al popolo da un frate domenicano una lettera (che dice intercettata) in cui è promesso ai soldati avversari il sacco di Genova. La battaglia è combattuta sotto il colle dei Due Fratelli dove il San Severino ha preparato la più solida difesa. Arcieri e balestrieri colpiscono i fanti che avanzano con difficoltà per la strettezza dei luoghi e per l’impossibilità di manovrare. Dopo sette ore gli sforzeschi sono disanimati sia per la stanchezza del combattimento e per la precedente marcia attraverso i monti, sia per il mancato arrivo delle salmerie; al loro scoraggiamento contribuiscono anche le grida dei montanari “carne, carne” lanciate loro contro. Secondo le fonti genovesi l’esercito aggressore subisce forti perdite (600 morti e moltissimi feriti); per quelle milanesi non muore nessuno mentre moltissimi sono i prigionieri. Roberto da San Severino impedisce ai suoi di inseguire gli avversari per timore di un’ imboscata; gli sforzeschi si danno al contrario ad una fuga disordinata in cui gettano per strada le armi. I genovesi si avventano su di essi ed i montanari fanno rotolare loro addosso grossi macigni dalle cime dei monti. I soldati sono spogliati di tutto, perfino dei vestiti e molti sono coloro costretti a rientrare alle loro case coperti di soli ramoscelli. | |||
Ott. nov. | Liguria e Toscana | La duchessa Bona di Savoia ricorre in tale frangente al solito sistema, vale a dire suscita in Genova le lotte tra le fazioni. Il San Severino fa impiccare alcuni partigiani dei Doria che favoriscono la causa milanese; i ducali sostengono con denaro Battista Fregoso ed Obietto Fieschi che, a fine novembre, riescono a scacciarlo dalla città con Prospero Adorno e Giulio Orsini. Si rifugia prima nella Riviera di Levante e poi in Toscana. Si accampa nel senese nelle vicinanze di San Savino. Si mantiene inattivo. | |||
1479 | |||||
Gen. feb. | Sforza | Milano Firenze Venezia | Toscana e Liguria | Spinto dal papa Sisto V, combatte i fiorentini alleati degli sforzeschi. A fine gennaio è a Pietrasanta. Con Ludovico Fregoso ed Obietto Fieschi attraversa il Magra e tenta di entrare in Sarzana alla testa di 200 cavalli e di alcuni fanti: respinto con sensibili perdite, si trasferisce in Lunigiana, si colloca tra Avenza e Carrara per fermarsi tre settimane nella zona finché è raggiunto con una notevole somma di denaro da Sforza Maria e da Ludovico Sforza che hanno rotto il confino di Napoli. Con il favore anche del re di Francia può radunare 500 cavalli e 4000 fanti con i quali si avvicina a Ponzano Superiore. Attacca la località da cui viene ancora respinto dopo sei ore di inconcludente combattimento (150 uomini tra morti e feriti tra i suoi soldati, contro un solo uomo ed 8 feriti, tra cui 2 donne, tra i difensori). | |
Mar. | Emilia Liguria e Toscana | Si trova in cattive condizioni anche perché a causa della mancanza di foraggio i suoi uomini d’arme sono costrette a nutrire loro cavalcature con sarmenti e foglie d’olivo. E’ dichiarato ribelle da Giacomo Bonarello, che regge il governo di Parma; ai suoi uomini è ordinato dalle autorità ducali di rientrare alle proprie case entro il termine di otto giorni: a Pontremoli sono impiccati due suoi fautori ed è squartato un terzo. Fallisce un suo attacco a Bullano (difesa da 300 fanti) che si conclude con la perdita di altri 140 uomini tra morti e feriti; sempre negli stessi giorni fa impiccare vicino alle mura di tale castello due uomini d’arme cremonesi che hanno attentato alla sua vita. Entra in La Spezia; da qui si trasferisce in Val di Serchio e nel pisano ove razzia del bestiame. Con Giulio Antonio Acquaviva si impossessa del castello di Filetto e costringe alla resa gli abitanti di Santa Maria; prende d’assalto Ripafratta e distrugge molti mulini del contado. Manca sempre di vettovaglie e di denaro; cerca di attraversare l’Arno per unirsi con gli aragonesi, si ferma a San Giuliano Terme. Compie alcune scorrerie in Val di Serchio ove si impadronisce di Filetto e di Santa maria in Castello. Si sposta poi in Val di Calci ove danneggia alcuni mulini. Alla difesa di Pisa si trova ora Sigismondo d’Este con i commissari fiorentini Bongianni Gianfigliazzi e Jacopo Guicciardini. | |||
Apr. | Toscana | Porta fin sulle porte di Pisa una molesta guerriglia per fare ribellare la città al dominio fiorentino: l’attività si trascina per più tempo con gravi danni al territorio. Alla testa di 6000 uomini vince sul Serchio 16000 soldati capitanati da Ercole d’Este; cattura Marco Pio con più di 1000 cavalli. Fronteggiato infine dai veneziani condotti da Carlo di Montone e da Deifobo dell’ Anguillara, viene obbligato a lasciare il pisano. | |||
Mag. | Toscana e Liguria | Lascia la Val di Serchio; a Massa ed in Lunigiana; tenta di impadronirsi di Fivizzano e di Castiglione; ha per trattato Carrara. La sua avanzata è presto bloccata da Ludovico Gonzaga. Tallonato anche da Ercole d’Este e da Carlo di Montone, si ritira verso Avenza in attesa di avere 25000 ducati che gli sono promessi dagli aragonesi al fine di dare la paga alle sue truppe. Assale invano quest’ultimo castello alla cui difesa si trova Balzarino da Lodi con 300 fanti; ne inizia l’assedio, cerca di corrompere il capitano nemico, ne minaccia l’ impiccagione in caso di sua cattura; fa preparare un ponte sul Magra in caso di attacco delle milizie fiorentine. I lucchesi non lo provvedono delle vettovaglie per cui non può che interrompere le operazioni ed a puntare ancora una volta su La Spezia. Ercole d’Este e Ludovico Gonzaga lo chiudono in una valle sotto il castello di Vezzano Ligure. | |||
Giu. | Liguria | Riesce a rompere l’accerchiamento e penetra nel ducato milanese. Tenta ancora Ponzano Superiore e si rafforza in Varese Ligure; si collega nuovamente con Ludovico Fregoso ed Obietto Fieschi sui confini del genovese con il piacentino. | |||
Lug. | Emilia | Conquista dopo quattro giorni di assedio il castello di Montanaro, appartenente a Manfredo dei Landi; penetra nella valle di Compiano e ne ottiene il castello; entra nella Valle del Taro con il Fieschi, Ludovico e Sforza Maria Sforza. Giovanni Conti, Giovambattista dell’ Anguillara e Gian Gian Giacomo da Trivulzio, che lo fronteggiano, si posizionano a Borgo Val di Taro. Assedia invano gli avversari in tale località. Al cessare delle operazioni i ducali assalgono gli abitanti dei villaggi vicini, accusati di avere fornito aiuto e vettovaglie ai ribelli. Numerosi villaggi sono saccheggiati e dati alle fiamme; molti uomini sono uccisi in combattimento, altri impiccati, altri ancora condotti a Milano. Il San Severino si ritira a Varedo, dove a fine mese muore all’improvviso, forse per veleno, il duca di Bari Sforza Maria Sforza. Il titolo passa al fratello Ludovico. | |||
Ago. | Piemonte Lombardia | Supera il passo di Cento Croci con 8000 uomini, entra in Castelnuovo Scrivia ed in Tortona, dove il castellano Donato Raffagnino gli fa trovare aperta una porta: la città è conquistata a nome della reggente Bona di Savoia e dell’erede legittimo Gian Galeazzo Sforza. Subito dopo pervengono in suo potere Pontecurone, Viguzzolo (datogli da Ludovico da Fogliano), Pioppera, Bassignana, Sale e Valenza. Ciò avviene con il benestare degli abitanti cui viene promesso l’abolizione della tassa del sale e di quella dei cavalli. Attraversa poi il Po su un ponte di barche allestito a Bassignana ed irrompe nel pavese. Gli si fanno contro Ercole d’Este, il Trivulzio ed altri condottieri; le truppe di Guglielmo di Monferrato danno alle fiamme i suoi accampamenti ed in una scaramuccia catturano il figlio naturale Faccendino. Costui viene quasi subito liberato dai suoi fanti. | |||
Sett. | Lombardia | Entra in Milano a seguito della riconciliazione di Ludovico Sforza con la cognata, la duchessa Bona di Savoia. Gli sono restituiti i beni già sottoposti a confisca; ottiene pure in feudo Lugano, la Pieve di Balerna e Mendrisio. E’ chiamato a far parte del consiglio ducale. | |||
Ott. | Lombardia | Si rappacifica con Pietro maria dei Rossi. | |||
1480 | |||||
Mar. | Emilia | A Bologna con i suoi famigliari; viene ricevuto nella città con tutti gli onori da Giovanni Bentivoglio che lo ospita nel suo palazzo; numerosi membri della sua corte alloggiano invece nel palazzo di sua proprietà nei pressi di San Giorgio | |||
Apr. | Toscana | Si reca a Firenze con molte lance a causa della notizia di un’alleanza tra pontifici e veneziani. Gli è concessa in feudo Solaro già di proprietà di Cocco Malatesta. | |||
Mag. | Milano | 400 uomini d’arme | Emilia | A Colorno ed a Guastalla al fine di incontrarsi con una figlia. Per la sua condotta gli viene riconosciuta una provvigione di 21000 ducati. | |
Giu. | Toscana | In visita a Firenze dove si presenta accompagnato da 60 cavalli. Dopo pochi giorni si reca a Siena con tre figli. Si incontra con Alfonso d’Aragona cui consegna del denaro per conto della duchessa di Milano. Alloggia nel palazzo degli Spannocchi fuori la Porta Camollia. Le autorità gli fanno avere varie some di biada, pane, capretti, capponi, fiaschi di vino, candele, marzapani e confetti. | |||
Lug. | Emilia | In visita a Ferrara con il Bentivoglio: dai balconi del palazzo ducale assiste ad una giostra al fianco della marchesa d’Este Eleonora d’Aragona. Ad essa prende parte anche il figlio Gaspare. | |||
Ago. | Romagna | Si reca a Forlì con il Bentivoglio alla morte di Sinibaldo Ordelaffi. Suo intento è quello di impadronirsi della città: è preceduto nel suo obiettivo da Girolamo Riario che ne se ne fa signore. | |||
Sett. ott. | Emilia e Lombardia | Lascia Bologna; giunge a Parma ed a Milano. Briga per diventare tutore del decenne Gian Galeazzo Sforza; mantiene l’ordine nella capitale dopo l’arresto di Antonio Tassini, consigliere ed amante della duchessa Bona di Savoia. Con il ghibellino Pietro Pusterla contribuisce a mettere in cattiva luce il ministro Cicco Simonetta: costui viene imprigionato nel castello di Pavia ed è decapitato ad ottobre di fronte in seguito al suo rifiuto di pagare una taglia per essere liberato. | |||
………………. | Lombardia | Poiché dà ombra a Ludovico Sforza è in breve allontanato dall’amministrazione dello stato a vantaggio di una specie di triumvirato composto dallo stesso Sforza, da Giovan Francesco Pallavicini e da Filippo degli Eustachi. | |||
1481 | |||||
Feb. sett. | Lombardia Piemonte | Ha contatti con Ercole d’Este da cui riceve alcuni doni per sé e per la moglie Lucrezia Malavolti. A Milano litiga con Ludovico Sforza. A settembre esce dalla città con la motivazione che il consiglio di reggenza ha ricusato la sua richiesta di aumento delle paghe dei suoi uomini. Raggiunge Alessandria, dove è ospitato da Antonio Trotti; in un secondo momento raggiunge i suoi possedimenti di Castelnuovo Scrivia. | |||
Nov. | Piemonte | Aumenta il suo credito nei confronti del ducato (almeno 11000 ducati). Vengono a trovarlo da Milano gli ambasciatori di Napoli e di Firenze che lo invitano a rientrare. | |||
Dic. | Piemonte | Le sue richieste rimangono inevase. Ambrosino da Longhignana ha l’incarico di rinchiuderlo nel castello di Porta Giovia nel caso di un suo ritorno a Milano. Da parte sua il San Severino rafforza la guarnigione di Castelnuovo Scrivia con 500/600 fanti ed il presidio di Pontecurone con altri 200. Ha a sua disposizione anche 100 uomini d’arme. Inizia a molestare il ducato milanese. | |||
1482 | |||||
Gen. | Piemonte | Giovan Francesco Pallavicini ed Antonio Marliani lo avvicinano anch’essi per chiedergli di ritornare a Milano; a tale invito seguono altri avvisi sempre più minacciosi in quanto è accusato di ribellione; viene minacciato il sequestro dei suoi beni. Non demorde; stimola anzi a sollevarsi contro Ludovico Sforza Pietro dal Verme, Pietro Maria dei Rossi ed Obietto Fieschi. | |||
Feb. | San Severino | Milano | Piemonte Liguria e Toscana | Gli sono concessi tre giorni per pentirsi. Gli muove contro un esercito di 4000 cavalli e di 2000 fanti capitanato da Costanzo Sforza, da Gian Giacomo da Trivulzio e da Borella da Caravaggio. I suoi uomini d’arme sono minacciati di morte in caso di cattura se originari delle terre del ducato milanese. E’ abbandonato dal figlio naturale Giorgio (il Faccendino). Anche un suo caposquadra Rizzo da Soragna, che ha il compito della difesa di Colorno con 20 uomini d’arme, diserta dalle sue file per non perdere i beni che possiede nel parmense. Il San Severino invia senza risultato messaggeri a Venezia ed in Francia alla ricerca di soccorsi. Si trova ben presto in cattive condizioni. Assediato in Castelnuovo Scrivia, lascia la località con 80 cavalli e molti fanti aprendosi un varco tra le file nemiche; ripara nel genovese, si imbarca con 13 uomini; raggiunge Piombino e Siena (alloggia presso il suocero), le cui autorità gli fanno dono di 500 ducati. | |
Mar. | Umbria Marche e Veneto | E’ segnalato nel Chiugi con 70 cavalli, giunge a Panicarola con un ambasciatore veneziano ed il vescovo di Orvieto Giorgio della Rovere; entra in Perugia dove è accolto dal commissario pontificio, dal podestà e da Rodolfo Baglioni. Nella città alloggia all’osteria di San Marco. Con la scorta di 50 cavalli punta su Ancona dove lo prelevano 5 galee sottili comandate da Cristoforo Duodo; a Venezia; è ricevuto con il bucintoro e viene accompagnato al palazzo del marchese di Ferrara. | |||
Apr. | Venezia | Ferrara Milano | Luogotenente g.le | Veneto | E’ assoldato dalla Serenissima per tre anni di ferma ed uno di rispetto; ha l’incarico di luogotenente. Gli è concessa una condotta di 1350 cavalli con uno stipendio annuo di 80000 fiorini, metà dei quali gli sono subito anticipati. Tra le condizioni del suo contratto vi sono quelle riguardanti l’esenzione da ogni rassegna, il riconoscimento della giurisdizione civile e militare sulle truppe ai suoi ordini con l’eccezione dei reati di ribellione, tradimento, assassinio, incendio, e falsificazione di monete la cui competenza è riservata ai funzionari veneziani delle città in cui si svolgono i fatti. Come obblighi ha quello di combattere in qualsiasi parte d’Italia, nonché di consegnare le città e le terre conquistate insieme con i condottieri catturati (metà della loro taglia è in ogni caso riconosciuta a suo favore). L’atto è firmato nella città lagunare. Si imbarca a Chioggia con i figli Antonio Maria e Galeazzo da San Severino, è ricevuto con il bucintoro e si incontra con il doge Giovanni Mocenigo. Viene creato nobile della repubblica e gli è regalata una cavalcatura del valore di 200 ducati. Si svolge a Padova un consiglio di guerra con il provveditore Antonio Loredan. |
Mag. | Veneto | Si porta sulle rive dell’Adige, simula un attacco alla torre Marchesana e fa attraversare di notte il fiume alle truppe a Legnago ed a Badia Polesine. Il giorno seguente Antonio da Marciano con 300 guastatori gli prepara in due giorni una strada nelle paludi, fatta di fascine e di altro legname, della lunghezza di cinque, sette miglia: i fanti possono così giungere al Canal Tartaro con alla testa Andrea da Parma e Tommaso da Imola e da qui lanciare un attacco di sorpresa. Il capitano avversario, Federico da Montefeltro si rivela all’altezza della necessità, fa sbarrare alla svelta il Canal Tartaro e fa inondare la strada appena costruita. Il San Severino non si perde d’animo; fa tagliare un altro argine nel ferrarese per il quale le acque defluiscono tutte nel Po dopo avere sommerso i campi e le case sotto il livello del fiume. Esce dalle paludi ed assedia Melara; ne bombarda la rocca difesa da 50 fanti con i connestabili Bonaventura Tassoni e Demetrio Albanese La fortezza cade in tre giorni; investe Bergantino ed in otto giorni ottiene a patti anche Castelnuovo Bariano antemurale di Ficarolo: in tale località gli sono consegnati da Piero da Molin e da Niccolò Michiel lo stendardo di comandante ed il relativo bastone d’argento. Seguono scorrerie verso Trecenta ed Occhiobello. Quando il passo della flotta veneziana sul Po viene bloccato dalle artiglierie del duca di Urbino, collocate a Stellata, si porta a Badia Polesine per mettere un freno alle scorrerie di Cristoforo da Montecchio; rientra a Castelnuovo Bariano e fa attaccare gli equipaggi di 5 galeoni milanesi che si sono fermati in un’isola del Po. Rilascia i 70 prigionieri. | |||
Giu. | Veneto ed Emilia | Alla testa di 30 squadre di uomini d’arme, molti cavalli leggeri, balestrieri a cavallo e 6000 fanti assedia Ficarolo, alla cui difesa si trova Paolo Albanese con 1000 fanti e 300 cavalli; pianta le artiglierie e fa costruire i ripari per i suoi uomini; vince la resistenza di Stellata, sulla punta del Mezzanino bombarda la rocca di San Biagio delle Vezzane. Mentre è intento ad edificarvi un bastione viene sorpreso da un assalto portato da Ercole d’Este, da Niccolò da Correggio, dal Bentivoglio e da Giovanni Antonio Ventimiglia (12 squadre di lance, 300 schioppettieri e 300 fanti di Federico da Montefeltro). Si salva saltando su una barca che lo porta sull’altra riva; tra i suoi uomini vengono uccisi o muoiono annegati 150 soldati per la maggior parte schiavoni. Riprende ad assediare Ficarolo con 8/9 bombarde ed alcune passavolanti; anche il campanile della chiesa è utilizzato per colpire il castello. Gli sono di fronte il Montefeltro e Federico Gonzaga; i nemici tagliano l’argine sinistro del Mincio ed obbligano le sue truppe a combattere nel fango e nell’acqua. Negli stessi giorni sventa un nuovo tentativo di assassinio sempre organizzato dagli sforzeschi. Anche questo si conclude con l’impiccagione di due uomini e la confessione di un terzo sicario inviato nel suo campo dal Trivulzio. L’ultimo giorno del mese in un assalto portato a Ficarolo muoiono 150 soldati. | |||
Lug. | Veneto | Assedia sempre Ficarolo con l’uso di molte macchine da guerra, il lancio di fuochi artificiati e l’azione combinata della flottiglia di Damiano Moro che spezza la catena che sbarra il Po: 30 barche con a bordo alcuni carri sono in grado di superare l’ostacolo. Ha così la possibilità di porre le artiglierie sotto la fortezza. Vi è un nuovo violento cannoneggiamento, seguito da un attacco condotto da Tommaso da Imola, da Pietro Carlino e dagli uomini d’arme appiedati di Bernardino di Montone che dura nove ore. Dopo quaranta giorni (si contano 1647 colpi di bombarda), i 600 difensori rimasti vivi si arrendono: si vocifera di tradimento ed uno spagnolo viene impiccato. Con la vittoria invia nel Polesine i figli Gaspare ed Antonio Maria con il provveditore Piero Marcello. Dopo la resa di Ficarolo conquista un bastione fatto erigere dal duca di Ferrara a Carola alla confluenza del Castagnaro con il Canal Tartaro. | |||
Ago. sett. | Veneto | Costruisce un ponte di barche per attraversare il Po a Bonello: Ercole d’Este lo assale durante i lavori, sotto una pioggia dirotta, con 3000 uomini armati di schioppetti e di balestre. I suoi guastatori sono costretti a lasciare i lavori. Roberto da San Severino fa distruggere le barche; undici di queste sono date alle fiamme. Entra la peste nel campo; anch’egli ne è colpito; è condotto prima a Trecenta e poi a Padova in fin di vita per esservi curato. Il collegio dei Pregadi incarica Sebastiano Badoer ed Antonio Vitturi di andare a visitarlo; gli è pure procurato un medico veronese di fiducia. | |||
Ott. | Veneto | Guarito, raduna l’esercito di fronte a Pontelagoscuro; consiglia un’azione diversiva verso Modena e Reggio Emilia; si sposta anch’egli tra Pieve di Cento e Cento. | |||
Nov. | Emilia | Attraversa il Po con 50 squadre di cavalli e 2000 fanti su un ponte di barche collocato alla Vallice (Bonello) con la protezione di 2 galee e di un galeone. Gian Giacomo da Trivulzio si allontana da Pontelagoscuro con 4/7 squadre di cavalli e 300 fanti per ostacolare la sua avanzata. I fanti della Serenissima respingono gli assalitori che perdono 27 uomini. Gli estensi si ritirano precipitosamente in Ferrara, dopo avere abbandonato Pontelagoscuro; appiccano il fuoco alle fortificazioni e gettano nel fiume i cannoni. Roberto da San Severino, con il figlio Gaspare scaccia il Trivulzio da un ponte verso Francolino, avanza sino a Confortino e minaccia da vicino Ferrara. I veneziani irrompono nel Barco (residenza estiva degli estensi) e ne distruggono stalle, serragli per gli animali e frutteti. Nessuno si muove a suo favore; lascia una testa di ponte sulla riva destra e ritorna su quella sinistra. | |||
Dic. | Emilia | La situazione militare muta in modo radicale allorché Girolamo Riario ed il papa Sisto IV si riconciliano con Ercole d’Este e combattono i precedenti alleati. | |||
1483 | |||||
Gen. | Venezia | Ferrara Milano Napoli Chiesa | Veneto | All’avvicinarsi del nuovo capitano generale della lega il duca di Calabria Alfonso d’Aragona, di Niccolò Orsini e di Virginio Orsini il San Severino ritorna sulle posizioni difensive a sinistra del Po. Nell’esercito aragonese vi sono anche 800 turchi, passati al servizio degli avversari alla fine della guerra di Otranto: di costoro 300 disertano subito nel campo della Serenissima; altri seguiranno il loro esempio per unirsi con gli stradiotti; Alfonso d’Aragona è così costretto ad ordinare a Niccolò Orsini l’uccisione di tutti i turchi rimasti a Ferrara. | |
Feb. | Emilia | Sfugge a stento, presso Ferrara, ad un’imboscata preparata ai suoi danni da alcuni cavalli aragonesi. Ripara nel bastione di Pontelagoscuro. | |||
Mar. | Emilia | Con il figlio Gaspare, Galeotto della Mirandola e Rodolfo Gonzaga (20 squadre di cavalli e 4000 fanti) si muove da Francolino e da Pontelagoscuro verso il Barco; avanza fino alla Certosa ed a Belfiore, si ferma per due ore nella chiesa di Santa Maria degli Angeli: i nemici bombardano l’edificio da Santa Caterina. Roberto da San Severino ritorna al bastione di Pontelagoscuro appropriandosi di numerosi pezzi di artiglieria e di munizioni. Sorgono tumulti al suo campo a causa del ritardo delle paghe e della mancanza di rifornimenti: sono impiccati alcuni sediziosi. | |||
Apr. | Emilia | Fa rilasciare Ugo da San Severino in cambio della liberazione del figlio Giorgio (il Faccendino) catturato dagli svizzeri. | |||
Giu. | Emilia e Lombardia | Lascia la posizione di Pontelagoscuro con i figli Giovan Francesco, Galeazzo e Gaspare, 1000 cavalli e 1000 provvigionati: viene, infatti, sostituito nel comando dal duca Renato di Lorena. Si sposta nel bresciano ad Orzinuovi; scorre oltre l’Oglio ove cerca di ravvivare lo zelo dei partigiani della duchessa Bona di Savoia. | |||
Lug. | Lombardia | Ritenta la carta della quinta colonna ed invia alcune lettere a Filippo degli Eustachi, con le quali lo esorta a liberare il ducato dalla persona di Ludovico Sforza: costui tradisce la sua fiducia. Roberto da San Severino è dichiarato ribelle per la terza volta. Attraversa l’Adda su un ponte di barche, costruito a Verona, con il provveditore Marcantonio Morosini ed il capitano di Bergamo Pietro Diedo; giunge nei pressi di Trezzo sull’Adda con 17 squadre, 2000 provvigionati e 3000 fanti; alla testa del ponte colloca una bastia di legno fornita di artiglierie. Il castellano non si lascia convincere; rientra pertanto nel bergamasco. Qui recupera Urgnano e Cologno al Serio; ripiega a Bergamo perché i nemici si stanno avvicinando, controlla lo stato delle fortificazioni cittadine, supera l’ Oglio. Nella sua marcia tocca Palazzolo sull’Oglio e si ferma ad Orzinuovi. Inferiore di forze agli avversari, si guarda bene dal ricercare la battaglia campale, adotta una tattica di “mordi e fuggi”, che lo porta da un castello all’altro con continue perdite e riconquiste. Con la sua tattica attendista Federico Gonzaga rompe ogni indugio e passa apertamente nel campo avversario. | |||
Ago. | Lombardia | Si ritira a San Zeno Naviglio; si sposta a Rezzato ed ha una piccola scaramuccia a Santa Giustina. Ha ai suoi ordini diretti 18 squadre di cavalli. | |||
Sett. | Veneto | Con 4000 cavalli e 2000 fanti si oppone a Peschiera del Garda ed a Valeggio sul Mincio al duca di Calabria ed a Francesco Secco (12000 cavalli, 400 balestrieri e 5000 fanti); tiene a bada e tallona da vicino gli avversari; assale un convoglio di centodieci carri, che trasporta munizioni e cannoni, e si impossessa di un centinaio di bovini che conduce a Valeggio sul Mincio. | |||
Ott. | Emilia e Veneto | Con la perdita di Asola, affronta i gonzagheschi che si stanno dirigendo su Ferrara; marcia di notte a Legnago con il figlio Gaspare per sessanta miglia e previene i nemici a Melara. Giunge a Pontelagoscuro; sulla strada del ritorno sorprende a Melara 50 cavalli che sono svaligiati; recupera poi Vigasio e Villafranca di Verona con il castello. | |||
Nov. | Veneto | Si ferma nei pressi di Valeggio sul Mincio con il provveditore Antonio Vitturi; gli avversari mettono a sacco il veronese e ritornano nel bresciano; Roberto da San Severino recupera il territorio perduto; raggiunge Calcinate. Alfonso d’Aragona si ritira ad Ostiglia; il San Severino lo segue per presidiare le rive del Po che danno verso il mantovano. I veneziani non perdono mai la fiducia nei suoi confronti, neppure quando a giugno defezionano nel campo sforzesco i figli maggiori Giovan Francesco e Galeazzo. Si accampa nei pressi di una torre a Soncino, di cui è entrato in possesso per denaro. Sempre negli stessi giorni Alfonso d’Aragona lo ingiuria in pubblico; cerca anche di farlo assassinare suscitando con ciò i rimproveri del padre Ferrante che, al contrario, lo stima. Da parte sua il San Severino recupera nel veronese alcuni castelli ed ottiene (nuovamente) a patti la resa di Villafranca di Verona | |||
Dic. | Veneto | A metà mese gli sono date in feudo Cittadella e Montorio Veronese dietro il censo di dieci libbre di cera da consegnarsi alla chiesa di San Marco a Venezia per la festa del santo; è iscritto al Maggior Consiglio; gli è donato un palazzo sul Canal Grande, che è acquistato da Domenico Pieri per 10000 ducati e si trova in contrada Sant’Agnese; viene concessa alla moglie una provvigione mensile di 100 ducati per potere vivere a Padova A luglio) ed a una figlia, sposata con Guido dei Rossi, una dote di 10000 ducati | |||
1484 | |||||
Gen. | Veneto | Si reca a Venezia. Nella città è accolto con il bucintoro. Si incontra con il doge. E’ consultato in Collegio. | |||
Feb. | Lombardia | Entra in Brescia per la Porta di San Giovanni; vi è accolto in trionfo. Si dirige a Orzinuovi, si dirige a Verolanuova con il provveditore Niccolò Pesaro allorché il duca di Calabria entra in azione; lascia la città con Luca Pisani e supera l’Oglio a Palazzolo. Alla testa di venti squadre, 3000 fanti e 500 stradiotti si unisce con i fautori della fazione guelfa (nel complesso 9000 uomini) e conquista il castello di Calcio che viene messo a sacco; è pure catturato Fermo Secco con 40 uomini d’arme. Fronteggia Renato e Gian Giacomo da Trivulzio minacciando di volta in volta Genivolta o Pumenengo. E’ scoperto a Milano un suo trattato con Luigi da Vimercate, che tende a restituire il potere nel ducato alla duchessa Bona. Rientra nel bresciano; si scontra con gli avversari al ponte della Maestà a San Zeno: sono uccisi numerosi balestrieri d’ambo le parti ed è ferita anche la sua cavalcatura da un verrettone; invia il figlio Antonio Maria dal duca di Calabria per sfidarlo a duello. Alfonso d’Aragona si fa sostituire da un uomo d’arme che viene scavalcato; il San Severino sfida senza esito a battaglia i nemici, si avvicina a Bergamo e con i valligiani si impadronisce del territorio finitimo. | |||
Mar. | Lombardia | Scorre a Gabbioneta. A metà mese è segnalato a Scorzano. | |||
Apr. | Lombardia | Con l’avvicinarsi di Alfonso d’Aragona a Romano di Lombardia ed a Martinengo con 46 squadre di cavalli, si leva da Orzinuovi e con il provveditore generale Niccolò Pesaro si posiziona a Verolavecchia. | |||
Mag. | Lombardia | Fermo a Verolavecchia. | |||
Giu. ago. | Lombardia | Staziona tra Roncadelle, Torbole e Mompiano; ritira le sue forze sulla linea del Naviglio di fronte alla pressione nemica. Si scontra con gli avversari al ponte della Maestà: è ancora ferita da un verrettone la sua cavalcatura. Disarcionato, sale su un altro corsiero ed incita il figlio Antonio Maria a spingersi contro il duca di Calabria. Lo scontro termina con molti morti dopo un’ora. Sfida sempre vanamente a battaglia il duca. Possono finalmente lasciare Milano la moglie e la nuora Margherita, moglie del figlio Gaspare; i veneziani liberano invece Todeschina, moglie di Antonio da Marciano. Ai primi di luglio, esce da Verolavecchia e fronteggia i nemici a Gabbiano. Inizia con il Trivulzio delle trattative. La sua iniziativa suscita agli inizi i sospetti dei veneziani: in realtà con la sua condotta di guerra ha rivelato presto come la sua azione abbia perseguito i veri interessi della Serenissima. A luglio ha il permesso dal Consiglio dei Dieci di trattare una tregua; si incontra a San Zeno con Ludovico Sforza ed a agosto firma il trattato di pace di Bagnolo. Vi è un pranzo di gala a Brescia offerto da Pietro Gambara a lui ed al duca di Calabria; Roberto da San Severino ha il compito con il Trivulzio di fare da paciere nella vertenza che divide Galeotto da Antonio Maria della Mirandola; sempre con il condottiero milanese è nominato arbitro per giudicare sulla proprietà dei beni già dei Rossi nel parmense e detenuti al momento dai ducali. Con l’accordo è eletto capitano generale della lega italiana per nove anni; gli vengono riconosciuti una condotta di 600 lance ed uno stipendio annuo di 120000 ducati, di cui 6000 a carico del pontefice, 8000 del re di Napoli, 50000 di Venezia, 50000 del duca di Milano e 6000 di Firenze. Gli sono inoltre restituiti i beni da lui detenuti nel regno di Napoli e nel milanese; al figlio Giovan Francesco resta la contea di Caiazzo. Si reca a Cittadella con i provveditori generali Luca Pisani e Niccolò Pesaro; le sue genti (900 cavalli) alloggiano nel padovano. | |||
Sett. | Ottiene da Alfonso d’Aragona la restituzione di Asola in cambio delle terre conquistate dai veneziani nel Salento. Si reca a Venezia con il figlio Gaspare; il doge Giovanni Mocenigo gli viene incontro con il bucintoro a Santa Marta. Gli sono concessi 30 ducati il giorno per le spese di permanenza nella città. Nello stesso anno gli eredi del Colleoni chiedono alla Serenissima di essere autorizzati a cedergli Malpaga con un contratto di affitto a lungo termine. Il Consiglio dei Dieci nega tale atto a favore del San Severino. | ||||
1485 | |||||
Gen. | Veneto | A Venezia con la moglie Lucrezia Malavolti. | |||
Feb. | Veneto | Presenzia a Venezia ad una grande giostra indetta in piazza San Marco cui partecipano anche i figli. Ne nomina gli arbitri tra i suoi condottieri e ne stabilisce i premi. Accoglie nella città il duca Ercole d’Este. Durante le feste sono impiccati di notte senza che ne sia avvertito, tre suoi soldati che hanno provocato gravi disordini a Rialto. Invano invia dal doge il figlio Gaspare per chiedere la loro liberazione: l’esecuzione è già avvenuta. Nel battistero di San Marco è battezzata l’ultima sua figlia; è pure data una festa pubblica nel Palazzo Ducale in onore della moglie. La Compagnia della Calza, che la organizza, vince un apposito appalto. | |||
Apr. | Veneto | In visita a Verona. | |||
Lug. | Veneto e Lombardia | A Milano E’ accusato di complotto ai danni di Ludovico Sforza: numerose persone vengono impiccate, tra cui un segretario ducale. Gli sono confiscati i suoi beni nel ducato che gli procurano una rendita annua di 70000 ducati. Esce da Cittadella e si dirige nel bresciano con 100 balestrieri a cavallo. I veneziani si oppongono ad ogni suo progetto di rivalsa, gli bloccano i beni da lui posseduti nello stato e lo minacciano. | |||
Sett. | Friuli | Ritrovata l’intesa, si trasferisce nel Friuli con 70 lance a seguito delle intimidazioni degli ungheresi. Viene contattato negli stessi giorni dal vescovo di Cervia Tommaso Cattanei per conto del papa Innocenzo VIII. | |||
Ott. | Chiesa | Napoli Milano Firenze | Gonfaloniere dello stato della Chiesa | Veneto Emilia Romagna e Marche | Ha il permesso dai veneziani di passare agli stipendi dello stato della Chiesa per combattere gli aragonesi ed i loro alleati. E’ nominato gonfaloniere dello stato della Chiesa e gli è assicurata una provvigione di 30000 ducati. Lascia Cittadella con 34 compagnie di cavalli e 1500 fanti, giunge a Ficarolo, tocca nel ferrarese il forte del Zaniolo/Genivolo e Bondeno; si dirige a Bologna. Viene accompagnato fino a Granarolo da Annibale Bentivoglio; nell’ imolese è accolto da Girolamo Riario e nel faentino da Galeotto Manfredi; è quindi nel forlivese ed a Cesena dove ad attenderlo si trova l’ambasciatore pontificio. Punta sulla marca d’ Ancona, giunge a Fano e da qui prende la strada per Roma. |
Nov. | Lazio | Entra in Roma ed è ricevuto nella Porta di Santa Maria del Popolo dai cardinali (tra cui Giuliano della Rovere) e dagli ambasciatori. Gli è consegnato in San Pietro il gonfalone della Chiesa da Gian Francesco da Tolentino ed il bastone dallo stesso papa. A fine mese esce dalla città superando la resistenza degli Orsini che cercano di ostacolare la sua marcia sulla via Flaminia al colle della Guardia; assale il Ponte Nomentano con il cardinale Giovanni Colonna. Dopo questa azione dimostrativa passa in rassegna le sue truppe in Campo dei Fiori (trenta squadre di lance); si incontra subito dopo con Innocenzo VIII assieme con i figli Antonio Maria e Gaspare. | |||
1486 | |||||
Gen. | Lazio | Lascia Sant’Agnese fuori le mura con pochi fanti e trentadue squadre di uomini d’arme; si dirige verso il Ponte Nomentano; fa bombardare il castello che viene attaccato dal figlio Gaspare; rinnova l’assalto dopo il ferimento del congiunto. Dei pochi difensori sopravvissuti alcuni vengono trucidati. Conquista Mentana a Paolo Orsini, a seguito di un un intenso fuoco di artiglieria; distrutte le abitazioni civili fa distribuire ai soldati il frumento immagazzinato nelle grotte vicine; assedia il palazzo. Ne ottiene la resa in due giorni; la moglie di Paolo Orsini ne esce con i suoi gioielli e vestiti, le mura della località sono abbattute e la torre è fatta saltare in aria. Virginio Orsini ed il duca di Calabria, che sono nei pressi, non hanno il coraggio di intervenire. Nel proseguo della sua azione costringe gli Orsini a consegnare Monterotondo al papa. Alfonso d’Aragona decide di ripiegare di fronte alla sua avanzata e di fortificarsi a San Germano (Cassino). Il San Severino invia i suoi uomini negli alloggiamenti invernali e si riconcilia con Virginio Orsini: Innocenzo VIII incomincia invece a lesinare nella somministrazione delle paghe, per cui le sue truppe si rivalgono sulla popolazione civile. Il condottiero si dimostra tollerante nei confronti degli abusi perpetrati. | |||
Feb. | Lazio | Recupera Lanuvio alla cui difesa si trovano Bartolomeo d’Alviano e Giovambattista Caracciolo. | |||
Mar. | Lazio | Assedia vari castelli degli Orsini nell’alto Lazio; si colloca nei pressi di Viterbo, Sutri, Toscanella (Tuscania) e Capranica; assale Acquapendente e con quarantadue squadre di cavalli e 2000 fanti impedisce a Niccolò Orsini di collegarsi con gli altri Orsini fermi a Bracciano; mette in rotta vicino a Pitigliano Alfonso d’Aragona (440 lance e 2000 fanti contro 480 lance e 3000 fanti). | |||
Mag. | Toscana e Lazio | Il duca di Calabria si avvicina a Castell’ottieri nel senese; il San Severino si accampa a due miglia dal suo campo. Si sposta a Montorio perché un suo condottiero, Niccolò Gambara, ha disertato dal suo campo con 40 cavalli; colloca 1000 fanti in un bosco agli ordini di Lucio Malvezzi ed ordina a quest’ultimo di assalire gli avversari e di fingere di ritirarsi lentamente verso un punto in cui è preordinata un’imboscata. Lucio Malvezzi si lascia prendere dall’ entusiasmo ed entra nel campo nemico con inevitabile sconfitta di fronte a Virginio Orsini ed al Trivulzio; ne segue uno scontro di cavalleria pesante il cui esito in sostanza si rivela sfavorevole ai pontifici, Esso è condotto in modo fiacco d’ambo le parti ed è interrotto dalla notte. La battaglia dura un giorno intero perché le schiere non si scontrano tutte insieme, ma a piccoli gruppi. Il San Severino ripiega e con tale movimento consente a Niccolò Orsini di potersi ricongiungere con gli aragonesi. Per mezzo di Fabio Malvezzi incomincia ad avviare colloqui di pace con gli aragonesi, mentre nel campo avverso Virginio Orsini ed altri condottieri pretendono il saldo delle loro paghe. Il duca di Calabria decide di rientrare nel napoletano per fronteggiarvi i baroni ribelli. Resta il solo Niccolò Orsini a contrastare i pontifici. | |||
Giu. | Lazio | Si sposta dall’alto Lazio e per San Lorenzo Nuovo ed il lago di Bolsena prende la strada di Roma. Entra nella città; i suoi soldati hanno continue scaramucce con gli avversari; scongiura invano il pontefice di dargli del denaro per arruolare nuovi soldati e potere così organizzare la resistenza; chiede un cappello cardinalizio per il figlio Federico. Innocenzo VIII, stanco del conflitto, inizia a sua volta trattative di pace con l’ambasciatore sforzesco Guido Arcimboldi; gli uomini del San Severino, non pagati, vessano sempre più la popolazione civile. | |||
Ago. | Lazio Umbria Marche | Sospettato di connivenza con il duca di Calabria che lo fa ad arte credere, il San Severino viene abbandonato al suo destino dal papa. E’ conclusa dai pontifici una pace separata con gli avversari che tale da escludere il condottiero da ogni capitolato. Licenziato, si porta a Monte Sperello nei pressi di Perugia con trenta squadre di cavalli e molti fanti; mette a sacco il contado di Torgiano e, sempre inseguito dagli aragonesi, prende la strada di Fano. Questa volta non è fatto entrare in città a causa della peste. | |||
Sett. | Emilia Romagna e Veneto | Anche i bolognesi, agli ordini di Pirro Malvezzi, gli bloccano il passo; giunge a Cantalupo Selice dove scioglie le compagnie: parte dei suoi uomini passano al soldo degli aragonesi e molti sono svaligiati dai contadini. Si mette in salvo a Ravenna (dove ha inviato i suoi carriaggi) con 100 cavalli leggeri; da qui si reca a Cittadella con 50 cavalli. Raggiunge Venezia, chiede una condotta; si prende tempo da parte della Serenissima. | |||
Nov. | Veneto | Gli è concessa una provvigione annua di 12000 ducati. | |||
1487 | |||||
Mag. lug. | Venezia | Austria | Luogotenente g.le | Veneto e Trentino | E’ condotto per un anno di ferma ed uno di rispetto allo scopo di affrontare il duca Sigismondo d’Austria in un conflitto sorto per ragioni di dazi. E’ ancora nominato luogotenente generale; l’accordo è concluso dal genero Lucio Malvezzi e dal suo ambasciatore a Venezia Davide da Basilea dopo essere stato contattato da Antonio Grimani e da Domenico Bolani. E’ esonerato da rassegne e controlli. A fine mese si porta subito a Serravalle (Vittorio Veneto). Da una relazione inviata a Venezia da tale campo risulta che negli stessi giorni il San Severino stia trattando una condotta con i genovesi allora in guerra con Firenze. Venezia dà corso ad un tentativo di corruzione nei confronti del comandante nemico Gaudenzio di Matsch, cui viene promessa la signoria di Trento e di altre terre appartenenti al duca Sigismondo d’Austria; in cambio costui dovrebbe applicarsi per una rapida conclusione del conflitto. Il San Severino viene a conoscenza di tali trattative, aumenta le sue pretese e chiede un aumento considerevole dello stipendio; in caso contrario minaccia di abbandonare il comando. A metà giugno la Serenissima gli aumenta il soldo a 60000 ducati di cui 10000 destinati ai figli Gaspare ed Antonio Maria; gli sono pure affidate le trattative segrete con Gaudenzio di Matsch. A metà luglio il capitano avversario smonta le artiglierie, riunisce l’esercito e risale la Val d’Adige. Transita per Trento senza fermarsi, invia un contingente verso la Valsugana e punta su Innsbruck. Il San Severino dispone di 4200 fanti e di 3000 cavalli. Lascia al campo Guido dei Rossi e si muove con Giulio Cesare da Varano. Il piano generale prevede un’avanzata lungo la Val Lagarina, l’occupazione di Rovereto, un’azione offensiva ai danni di Arco e una seconda in Valsugana; obiettivo finale è la conquista di Trento. Si acquartiera nei pressi di Rovereto: solamente un bosco separa i campi dei due eserciti. Esce in perlustrazione con Giulio Cesare da Varano e 200 cavalli. I tedeschi lo assalgono a Ravazzone; il sacrificio del figlio Antonio Maria e quello di Venanzio da Varano salvano i due capitani dalla cattura. Occupa Rovereto; dalla Val Lagarina punta su Trento. Allestisce il campo a Pomarolo che diventa il fulcro dell’attacco al sistema di fortezze che sbarrano la strada per Trento. Conquista Nomi con le bombarde dopo qualche giorno di assedio; la rocca è messa a sacco. Con l’arrivo di 800 fanti ricompone le compagnie da cui allontana i soldati più indisciplinati; gli sono pure inviati molto denaro, munizioni, materiale da assedio e guastatori. |
Ago. | Trentino | Ha a sua disposizione 5000 fanti e molti uomini d’arme; fa costruire un forte bastione a Castel Pietra; getta nelle vicinanze un ponte di barche sull’ Adige. Occupa Castel Ivano e Beseno: i veneziani gli promettono di chiedere al papa il vescovado di Trento ed il cappello cardinalizio per il figlio Federico. Poiché Castel Pietra è imprendibile da sud, con una manovra a tenaglia decide di fare traghettare l’Adige alle truppe, previa costruzione di un ponte di zattere nella piana di Calliano; spedisce sui fianchi delle montagne Francesco Grasso e Marco da Rimini con 1200 fanti (nella realtà 500) per appoggiare la sua azione; un corpo di cavalli leggeri si avvia verso Trento con molti saccomanni. Alla guardia del campo rimane Franco dal Borgo. Gli uomini inviati verso Rovereto per accerchiare Castel Pietra da nord giungono a Mattarello; si spargono per le campagne; al campo pochi sono coloro che obbediscono agli ordini ricevuti di scavare un fossato per rafforzarne le difese. Tutti pensano a riposarsi e depongono le armi senza avere apprestato il dovuto sistema di sorveglianza. I veneziani, attaccati dagli avversari, vengono colti impreparati e si danno alla fuga. Il San Severino e Gian Francesco da Tolentino cercano di raddrizzare la situazione; tenta di fermare i fuggiaschi e di respingere i lanzichenecchi che stringono i suoi uomini; si sforza pure di sostenere sotto Beseno l’impeto dei nemici che, condotti da Giorgio Pietrapiana stanno scendendo dai monti. Dopo quattro ore di combattimento i veneziani si dirigono verso il ponte sull’Adige, mentre 12 squadre di cavalli colleoneschi (sulle 25 iniziali) lasciano il campo; anche Franco dal Borgo dà il suo contributo alla sconfitta facendo tagliare le funi che tengono avvinto il ponte di barche. Molti soldati sono in tal modo costretti a gettarsi armati nelle acque dell’Adige. Il San Severino è travolto nella rotta, è ferito (si parla anche di un uomo d’arme colleonesco che lo trafigge con lo stocco), la sua cavalcatura stramazza ed egli cade nel fiume ove muore annegato. Per spiegare le modalità della sua fine, rimaste oscure, si ricorre ad un intervento del diavolo che dalla riva dell’Adige invita i soldati a gettarsi nel fiume. 1000 sono i morti tra i veneziani per lo più uomini d’arme: tra essi vi sono anche Malatesta Baglioni, Gian Francesco ed Antonio da Tolentino; all’incirca identiche sono le perdite tra i tedeschi. Il suo cadavere, recuperato in un’ansa dell’Adige, è condotto a Trento per essere sepolto con solenni esequie nella cripta del duomo (con monumento di Luca Moro). Anni dopo con il permesso dell’ imperatore Massimiliano d’Austria la salma viene traslata a Milano per essere inumata nella chiesa di San Francesco Grande, in una cappella da lui fatta costruire. Più tardi il sepolcro andrà distrutto a causa di uno dei vari rifacimenti di tale edificio. A Milano, dopo la conquista della città ad opera di Francesco Sforza, abita nella piazza vicina al Castello Sforzesco. Ritratto di Piero di Cosimo. Altorilievo, già nella Galleria Borghese di Roma ed ora a Parigi al Louvre. La sua armatura si trova a Vienna al Kunsthistorische Museum: sembra di un uomo piccolo di statura, mentre fonti contemporanee lo descrivono alto, robusto e capelli castani. Nel duomo di Innsbruck è conservata la sua lastra tombale. Ricordato da Luigi Pulci nelle sue lettere. Dopo il 1460 il re di Napoli gli concede di aggiungere alla sua arma gentilizia lo stemma dei d’Aragona, d’oro ai quattro pali di rosso. |
CITAZIONI
-“Uomo turbolento e fazioso nei consigli, ma ottimo capitano.” SISMONDI
-“Capitano di gran credito in questi tempi..Uomo avvezzo a pescare nel torbido.” MURATORI
-“Tunc temporis uno dei primi de Italia in arte militari.” SANUDO
-“Allora..primo capitano d’Italia.” PORZIO
-“Valentissimo nell’arte della guerra.” CONTI
-“Huomo nelle guerre fra tutti del suo tempo famosissimo.” PILONI
-“Col Sanseverino l’Italia perdé l’ultimo de’ grandi capitani di ventura, una delle figure più notevoli del Quattrocento. Il Sanseverino può tra gli uomini d’arme rappresentar bene il suo tempo, del quale ebbe tutti i pregi e i difetti, le virilità e le debolezze, le virtù e le colpe..Fu poi un uomo politico forse più ancora che un condottiero, né prese mai le armi per le armi, ma per servire alle sue idee e alle sue ambizioni, e seppe ottenere tanta autorità, che i più grandi stati d’Italia lo trattarono come una potenza. Fu un’anima irrequieta perché si vide sempre sfuggire la meta delle sue fatiche: ed il suo sogno era uno stato proprio, indipendente.” RAMBALDI
-“O il primo o, senza dubbio, fra ‘ primi del suo tempo..Capitano famoso e grande di corpo e d’animo.” BALDI
-“El qual gran capitano di valore/ signor Ruberto da San Severino/ di ‘Talia è stato un sol splendore,/ enfra de’ capitani il guerrier fino/ piacea a ciaschuno il famoso Signore/ ornato et valoroso San Severino/ et ben però sospirar Italia bella/ ch’era il primo campion ch’avessi in sella.” Da un cantare coevo riportato dal RAMBALDI
-“Est le type echevé de ces grands condottieri italiens, toujours prets à combattre pour le prince ou pour la république qui sait payer leurs services.” PICOT
-“Il Marte dell’Italiana milizia.” DE’ CRESCENZI
-“Di molto valore.” GHIRARDACCI
-“Vir in ipsis castris cum imperio semper versatus.” GALLO
-“Vir illustris in agendo diligentia.” DECEMBRIO
-“Tanto celebrato dagli scrittori di nostra età..Il qual con gran gloria trattò l’armi per l’Italia.” ALBERTI
-“Huomo bellicoso et nella vittoria sempre nutrito.” PONTANO
-“S’acquistò luogo tra ‘ Capitani chiarissimi..Era Roberto alto e forte, di volto bianco, e d’occhi e capelli castagnicci.” ROSCIO
-Con Alessandro Sforza “In essa guerra (contro Giovanni d’Angiò) fu notabile la virtù excellente de Alexandro et de Roberto, quali non solo se dimostrarono ne la impresa prestantissimi capitanei, ma ancora, dove bisignoe, fecero effecti et opere de gagliardissimi et fortissimi soldati.” SIMONETTA
-“Eccellentissimo capitano e degno d’esser preposto a i grandissimi capitani di quel tempo.” GIOVIO
-“In quel tempo era tenuto intendentissimo delle cose della guerra.” FOGLIETTA
-“El ditto signore Roberto era uno belo homo et era molto grando.” CORPUS CHRONIC. BONOMIENSIUM
-“Capitano fra gli altri nella milizia celebre.” ROSMINI
-Con Alessandro Sforza, Giovanni Sforza, Leone Sforza, Domenico Malatesta “Uomini eccellentissimi in fatti d’arme.” SABELLICO
-“Capitano illustre de suoi tempi..Capitano in quei tempi di molto grido..Ilcui valore lo fece di gran lunga maggior di molti altri de suoi passati.” SANSOVINO
-“Famosissimo Capitano di quell’età.” DEZA
-“Illustre capitano.” GABOTTO
-“Duci et sanguine et armis clarissimo..Dux quidem clarissimus.” PORCELLIO
-“Capitano famosissimo.” DOGLIONI
-“Vir belli assuetus.” FLORO
-“Non potendo per forza ingegno ed arte/ Spenger il tuo valor constante e forte/ L’empia fortuna s’accordò con Morte/ Che te assediaro da ciascuna parte./ Ma non fé mai di se tal prova Marte/ Qual fatto hai tu con le tue squadre accorte/ Ed hai morendo tante genti morte/ Che di te sarà scritto in mille carte./ Nulla giova acquistare in terra onore/ Ed ogni nostro affaticare è vano;/ Quel solo ha gloria eterna che ben more;/ Morto, Roberto, sei con l’arme in mano:/ Bel fine a te, che gliè gran disonore/ Morir in su le piume un capitano.” TEBALDEO
-“Celebre capitano di quei tempi.” BARBACOVI
-“Condottiero di gran rinomo.” UGOLINI
-“Illustre e famoso Capitano de suoi tempi.” AMMIRATO
-“Capitaine de grand renom, mais turbolent et factieux.” PERRENS
-“Haec monstrare volent sua quanta potentia saeclis/ Plurima preteritis hominum sublimia fecit/ Pectora sed nostro non usa minoribus aevo/ Viribus illustrem belli pacisq., Robertum/ Protulit officiis: se seq. affudit in illum.” BATTISTA MANTOVANO
-“Soldato famoso e principale di quei tempi.” GHILINI
-“Valoroso capitano del secolo XV.” BOSI
-“Qui tot et tanta fecit miranda..Magnus armorum Capitaneus.” RIPALTA
-Con Dolce dell’Anguillara “Ambidue Capitani d0assai chiaro nome.” SPINO
-“Uno de’ più riputati condottieri del tempo.” BATTISTELLA
-Con Roberto Orsini “Insignes eo bello duces (contro Bartolomeo Colleoni).” FABRONIO
-“Sotto la disciplina sua (di Francesco Sforza) era divenuto valorosissimo nell’arte militare.” AFFO’
-“Famosissimo guerriero.” PUCCINELLI
-“D’ardir, d’ingegno e di valor coperto/…/ El qual veramente a gran distino,/ più che signor de Italia, la famiglia/ hebbe feroce e d’ardir pelegrino.” SANTI
-“Famoso condottiero.” GAMURRINI
-“Uno dei comandanti più esperti e prestigiosi d’Italia.” MALLETT
-“Era come condottiero, molto meno valente di quanto volesse far credere la fama che lo circondava; e pur tuttavia, per la sua ambizione a procurarsi uno stato e per le milizie mercenarie che capitanava, era allora ritenuto un elemento insidioso ai normali rapporti tra gli stati.” PONTIERI
-“Celebre comandante d’eserciti.” G. BONOLI
-“Capitano celeberrimo.” AMBROSI
-“Guerriero di fama luminosa, ebbe però tutti i vizi dei venturieri, sleale, traditore, ribelle; non troviamo nella sua vita un atto solo di generosità, ma però il sagrificio di tanti uomini, le rapacità, le distruzioni, gl’incendii acquistarono a lui non invidiabile, ma grandiosa rinomanza.” I. CANTU’
-“Accorto capitano.” GALANTINO
-“Forse con una certa esagerazione – era reputato il miglior condottiero del tempo.” SHAW
-“Capitano di supremo valore.” PEZZANA
-“Perito e vecchio capitano.” VARESE
-“Non fu del manco scudero et gagliardo del padre.” MINUTI
-“Homo strenuo et in facto de le arme molto experto.” BERNABEI
-“Roberto che fortuna comandi/ e ‘n prode ha Marte.” Bellincioni Ode riportata da MALAGUZZI VALERI
-“Famoso Capitano de i suoi tempi.” CIRILLO
-“Uno dei più brillanti capitani del tempo.” BORTOLAMI-CESCHI
-“El signor Ruberto da San Severino/ per capitan general fu chiamato/ el possente Veneto domin,/ et triomphale bastone gli fu dato/ sì come a francho e vero paladino/ sì come egli è il vero per certo/ gagliardo ne l’arme francho experto.” Da “La guerra di Ferrara” in GUERRE IN OTTAVA RIMA
-“El sir Ruberto il capitano ornato/ ferito era nel pecto & nella fronte/ el campo in rotta tucto fracassato/ correndo venne alla volta del ponte/ & veggendo ch’el ponte era tagliato/ si volle ritirare verso il monte/ dicendo lasso a me ch’io son tradito/ piangendo bater il pecto sbigottito./ El sir ruberto el franco capitano/ vedendo la gran furia de thodeschi/ come un pompeo con la spada in mano/ dicea qualenrhuon mia coglioneschi/ vedere il caso nostro iniquo & strano/ o Dio habbi pietà di noi timoreschi/ & sospirando forte lacrymava/ perché molti nel fiume figiatava/…/ El qual gran capitano di valore/ signor ruberto da san severino/ d’Italia è stato un sol splendore/ enfra de il guerrier fino/ piacea a ciaschuno il famoso/ signor ornato & valoroso sanseverino/ & ben può sospirar italia bella/ ch’era il primo campion ch’avessi in sella.” Da “La guerra dei tedeschi contro i veneziani” in GUERRE IN OTTAVA RIMA
-“..ben che ferito, el San Severino/ in mezo de nemici si cacciava/ com’armigero et vero guerrier fino,/ et col cavallo facea come un leone/ che mai tanto non fé Scipione./ El sir Ruberto un po’ d’acqua passoe/ per andare a un greto rilevato,/ ma lui e ‘l cavallo sotto acqua andoe,/ onde fue della sella traboccato,/ alla riva alcuni salci s’attachoe/ dubitando annegare il sire ornato,/ ma Alamanni assai gli fue adosso/ e morto fue sulla riva del fosso.” Da una canzone popolare di ANONIMO composta in occasione della sua morte
-“Un condottiero di rango..Grande condottiero, nobile di origine meridionale, parente stretto degli Sforza.” COVINI
-“Dal 1476 al 1482 tutti gli assedi sono ormai un rimbombare di bombarde; il condottiero Roberto di Sanseverino fa muovere i suoi fanti su ponti costruiti con otri gonfiati, e cavalieri e carriaggi su ponti di barche; per scalare le mura si serve di scale, di macchine e di ferramenta, mentre riesce con accortezza a sfuggire da certe valli anguste e paludose nelle quali era stato imbottigliato dal nemico.” SETTIA
-“Uno dei più titolati condottieri in circolazione…Illustre condottiero, nipote di Francesco Sforza; la tempestosa vicenda politica e militare del Sanseverino, nominato Signore di Cittadella, si conclude sul campo di battaglia nella guerra del Trentino.” GROSSI-JORI
-“Dalla cui (Francesco Sforza) eccellente militar disciplina ammaestrato, s’acquistò luogo tra i Capitani chiarissimi..di volto bianco: e d’occhi, e capelli castagnicci.” CAPRIOLO
-“Esperto condottiero” MUSSO
-“In San Francesco Grande a Milano..si elevava l'”arca coperta di broccato locato in alto con molti stendardi” del condottiero Roberto Sanseverino, nipote di Francesco Sforza deceduto il 10 agosto 1487 sul campo di battaglia di Calliano. Dopo essere stato sepolto nel coro del Duomo di Trento, dotato prima di un catafalco equestre vestito con la raffinatissima armatura insanguinata del conte (ora al Kunsthistoriches Museum di Vienna), poi verso il 1493 sovrastata da un purpureo monumento marmoreo con “gisant” a bassorilievo per commissione imperiale, infine divenuta oggetto di contrastanti programmi della memoria che travalicarono i secoli con rigurgiti perfino durante il ventennio fascista, la salma del conte di Caiazzo aveva trovato sontuoso riposo, dal 1498 e almeno fino alle riforme borromaiche, nell’antico tempio dei Minori in Milano rispettando le originarie volontà del defunto. Spettava infatti a Roberto l’acquisto e rinnovo di patronato e vestigia della più prestigiosa cappella di San Francesco: un inserimento forzato in uno spazio già visconteo per assicurare l’assimilazione della propria famiglia nella città ambrosiana. La cappella accanto, già Pusterla, era passata nei primi decenni del XV secolo ad un altro condottiero, il conte di Carmagnola, qui deposto con la sposa Visconti e un certo numero di parenti.” ROSSETTI
-“Quel de Italia è al fondo,/ né mai s’é riveduto altro scoperto,/ dal giorno in qua che si morì Ruberto.” Da un sonetto di A. Camelli ripreso dal ROSSETTI
-“Potente nel reame (di Napoli) per casato, per terre, per congiunti; chiaro per indole, per costumi, per valore.” TOMACELLI CAPECE
-“Spericolato condottiero.” MORO
-La tomba del San Severino a Trento. “Il condottiero veneziano è ..scolpito nel marmo rosso di Trento, .. rivestito della sua armatura mentre regge nella destra lo stendardo della Repubblica Veneta capovolto e l’asta spezzata. Ai suoi piedi è collocato il suo stemma e sul bordo della lapide è scolpita una lunga iscrizione tedesca in caratteri gotici qui riprodotta (tradotta): L’anno 1487 nel piano di S. Lorenzo l’illustre principe Sigismondo d’Austria sconfisse i veneziani il cui comandante, giace qui sepolto. Che Dio abbia pietà di lui.” RASMO
-“Alla sua epoca come nei secoli venturi, Roberto divenne famoso per l’alto valore militare, il genio strategico e il coraggio. Insieme e dopo Bartolomeo Colleoni fu il primo e il più stimato condottiero della penisola italiana.. Fu d’indole scaltra, approfittatrice e orgogliosa, nonché – proprio come il figlio Fracasso – iracondo, focoso e irruento: cadeva spesso soggetto a violenti attacchi d’ira in pubblico: è noto quando nel 1466, nel giardino della duchessa di Calabria, giunse ad insultare gravemente il principe di Salerno, suo omonimo, per una disputa su alcune proprietà. Era testardo e impaziente, assetato di onori.” WIKIPEDIA
-Epigrafe sulla sua tomba di Trento “Italiae victor Severina stirpe Robertus,/ Sigismundum australem sensit in arma ducem,/ Ter proceres veneti bello petiere Tridentium/ Ter victi, hic victus ecce Robertus adest.”
-A Venezia, nel Palazzo Ducale, sempre a ricordo della sua morte, è posta la seguente iscrizione “Bellorum domitor, Severina stirpe Robertus/ Alter qui nostro tempore Cesar erat,/ Cuius virtutem Feraria ferrea sensit/ Horruit Aemilia celsasque Roma tremit./ Frenavit Janue partes Liguremque superbum/ Italiae terror teutonicusque metus,/ Fortuna invida regat posta fata Tridenti,/ Quod non vita sibi, mors inopina dedit.”
Fonte immagine: caiazzo.gov.it
Nell’immagine principale: Immagine tratta dal libro di Giulio Roscio, Agostino Mascardi, Fabio Leonida, Ottavio Tronsarelli et al., Ritratti et elogii di capitani illvstri, Roma, 1646, pag. 162 [wikipedia]