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RAMAZZOTTO CORRADENGO DELLA NIELLA Di Savona. Guelfo. Fuoriuscito.
Signore di Niella Tanaro.
- 1400 ca.
Anno, mese | Stato. Comp.ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1390 | |||||
Giu. | Milano | Firenze Bologna | 100 lance | Emilia | Milita agli stipendi del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti. In una scaramuccia viene messo in fuga nei pressi di Faenza da Astorre Manfredi e da Anderlino Trotti. |
1391 | Lombardia | Assolda alcuni armati nei dintorni di Crema e di Cremona con i quali affronta le milizie della lega antiviscontea. | |||
1392 | Piemonte | Svolge la sua attività nei territori del conte di Savoia, del marchese di Monferrato, dei principi di Savoia-Acaia e di Asti. | |||
1393 | Guelfi | Ghibellini | Liguria | E’ bandito da Savona dal partito ghibellino; i suoi beni vengono devastati dagli avversari di fazione. Per vendicarsi riaccende il fuoco delle discordie. Favorisce la causa dei ribelli inducendo gli abitanti di Vado Ligure a seguirlo nella rivolta. | |
1394 | |||||
………….. | Piemonte | Combatte nel Canavese. | |||
Estate | Francia | Genova | 350 cavalli | Piemonte e Liguria | Raggiunge ad Asti Enguerrand de Coucy per seguirlo alla conquista di Savona (250 cavalli). Si porta al suo castello di Niella Tanaro, raccoglie i fuoriusciti e si colloca nei pressi di Segno. Chiama a sé anche gli scontenti di Quiliano e di Vado Ligure e si dà alla guerriglia. Decide di entrare nel castello di Segno controllato dai francesi: i genovesi, preavvertiti dei suoi movimenti, si pongono in agguato con Matteo Scarampi e 300 balestrieri. Lo scontro avviene in Val di Vado. Sconfitto, il condottiero riesce a trovare riparo nel castello. Sono incendiati dagli avversari alcuni villaggi che fanno parte dei suoi feudi. |
Sett. | Liguria | Si collega con Facino Cane ed assedia Savona. Respinto, ne devasta i dintorni dando alle fiamme le case dei borghi, distruggendo i villaggi e facendo prigionieri gli abitanti: costoro sono costretti a riscattarsi a caro prezzo. Agli assedianti si aggiungono dal mare le truppe del doge di Genova Antoniotto Adorno. Marcoardo dalla Rocca, che si trova alla difesa di Savona, obbliga gli attaccanti ad abbandonare il territorio dopo alcuni mesi. | |||
Nov. | Piemonte e Liguria | E’ segnalato inizialmente a Ceva. Da qui passa a Carcare ed a Cadibona di Quiliano. Continue sono le sue scorrerie nei territori attraversati. A metà mese è ad Albenga, dove gli sono consegnati 1000 fiorini corrispondenti alla paga di un mese. Nello stesso mese Savona capitola. Il doge di Genova, timoroso dell’avanzata del de Coucy, si rivolge al re di Francia Carlo VI e gli cede il governo della città. | |||
1395 | |||||
Mar. mag. | Adorno | Francia | Liguria | Licenziato, Ramazzotto Corradengo della Niella accetta con Facino Cane l’offerta dell’ex doge di Genova Antoniotto Adorno di combattere i francesi, che ora controllano Genova e la Riviera di Ponente. Ha nuovamente l’incarico di assalire Savona. La città è assediata duramente; è tagliata ogni comunicazione con l’esterno, specie con il colle di Cadibona. Sono messi a sacco i borghi e date alle fiamme molte case. | |
Giu. | Liguria | L’assedio dura tutta l’estate e procede con tale risolutezza e forza da indurre lo Chassenage, Ottone Rusca, Giorgio ed Ottone del Carretto a chiedere soccorsi ad Enguerrand di Coucy. L’avvicinarsi di quest’ultimo con le sue milizie induce Ramazzotto Corradengo della Niella a ritirarsi. | |||
1396 | Monferrato | Acaia | Piemonte | Combatte al soldo del marchese Teodoro di Monferrato. Scorre con le sue masnade il territorio del principe di Savoia-Acaia. | |
1397 | |||||
Giu. | Piemonte | Con Facino Cane occupa Caluso, Cossano Canavese, Caravino e Settimo Rottaro. Viene affrontato a Drosio da Gioacchino Francese. | |||
Lug. | Piemonte | E’ costretto a deporre le armi per l’intervento del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti. | |||
1398 | |||||
…………. | Savona | Genova | Liguria | Contribuisce alla liberazione di Savona da Genova; si segnala per il valore dimostrato. Viene catturato in combattimento dai francesi che controllano Genova. | |
Apr. | Liguria | E’ raggiunto un accordo tra le parti. E’ fatto liberare dal governatore di Genova Colard de Calleville in cambio del pagamento di un riscatto di 11000 fiorini per risarcire i danni da lui procurati con le sue schiere. | |||
1399 | |||||
Giu. | Milano | Guelfi | 100 lance | Lombardia | Si reca a Bergamo; nella città alloggia nell’abitazione di Giorgio della Sale. Contrasta i guelfi che si sono ribellati al dominio visconteo; nei contadi di Sorisole e di Ponteranica si impossessa dei raccolti di fieno e di frumento. |
Lug. | Lombardia | Invia i suoi saccomanni nel bergamasco per sorvegliare i lavori di demolizione della torre di Scarpinello e di un’altra torre sita a Plorzano. Costoro si sparpagliano nelle campagne vicine per razziare il bestiame; cadono in un un’imboscata tesa loro da alcuni guelfi al ponte del fiume Lodrino; vengono recuperate le prede. Avvisato del fatto, Ramazzotto Corradengo della Niella si mette al loro inseguimento con 600 soldati; li perseguita fino a Monte Calvarola. Nel successivo scontro gli sono catturati 25 cavalli; rimangono sul terreno molti dei suoi uomini tra i quali il caporale tedesco Pietro da Castello. Anche tra i guelfi si riscontrano sensibili perdite. | |||
Ago. | Lombardia | A Bergamo. | |||
1400 | Muore. |
CITAZIONI
-“Faceva il condottiero più per il gusto di soddisfare rancori privati che per necessità o fame d’oro.” VALERI
-Capitano di molto valore.
-Potente e ardimentoso cittadino di Savona.
-Ricchissimo di possessioni, cavaliere ardito, superbo e pericoloso.
La presente scheda, come per quella di Enguerrand de Coucy, si è avvalsa di informazioni fornite da Agnès Nielli
Bonjour Monsieur,
Pouvez-vous corriger l’orthographe du nom de mon ancêtre : Ramazzotto Corradengo della Niella (et non della Mella ! ), Ramazzotto était seigneur de Niella Tanaro d’où le nom (et seigneur de Rodello). Par avance merci pour le changement. Cordialement,
Agnès Nielli
Gentile signora Nielli, la ringrazio per la puntualizzazione riguardante Ramazzotto Corradengo della Niella. A suo tempo mi ero posto anch’io il il quesito “della Mella e signore di Niella Tanaro”. Alla fine ho preferito, sbagliando, seguire la grafia dei cronisti coevi. Per quanto attiene la signoria di Rodengo (Rodengo Saiano nel bresciano?) non ho elementi al riguardo. In ogni caso il suo intervento mi ha permesso di correggere la grafia (sempre sbagliata nelle storie locali) di un paio di località del bergamasco toccate dal condottiero. Cordiali saluti.
Roberto Damiani
Bonsoir Monsieur,
Notre famille descend du Marquis Anselme de Ceva, de son père le Marquis Bonifacio del Vasto et bien avant cela encore du Marquis Alerame, la Marche Alérame régnait au Moyen Age sur le Piémont et la Ligurie, dès le IXe.
Le premier Nielli était seigneur della Niella (Tanaro), della Bosia, de Rodello, co-seigneur de Castagnole Lanze et comte de Loreto dès le XIe. Nobles de la ville d’Alba (d’où les Nielli d’Alba, consuls de cette ville dès le XIIe siècle), puis nobles de la ville de Mondovi (Nielli da(di) Mondovi, dont descend également la famille Agnelli, industriels de Turin). Beaucoup de Nielli di Mondovi ont habité Corneliano d’Alba du XIVe jusqu’à fin XVIIIe. Mon dernier ancêtre à être né en Italie est né en 1813 à Saliceto di Mondovi (son père était né à Corneliano d’Alba en 1779) et mort en 1887 en Algérie où il a été, entre autres, Consul d’Italie, fait Chevalier de l’Ordre de la Couronne d’Italie par Umberto 1er, roi d’Italie par décret du 20 mai 1880, il est devenu français (comme tous ses descendants) en 1883. Cordialement,
Agnès Nielli
“ROMANZOTTO DELLA NIELLA
CAPITANO DI VENTURA
Fra i capitani eli ventura che fiorirono nell’Italia Settentrionale
non è da dimenticarsi Ramazzotto o Romanzotto Corradengo della
Niella (), che visse tra la line del secolo XIV e il p r in c ip io del XV.
Il Verzellino (2), noto cronista savonese del seicento, lo chiama « capitano
d’esercito» e «capitano di molto valore». X^a su a memoria
merita di essere qui brevemente ricordata.
La Famiglia Corradengo era originaria di Niella Tànaro, piccolo
comune sulla sinistra del Tànaro, terra già appartenente al
Marchesato di Ceva, e della quale i Corradengo furono signori dal
XII al XVI secolo. Secondo ogni probabilità deve e sse r e s ta ta una
di quelle famiglie che capeggiarono la rivolta contro i Saraceni e
dominarono poi, contemporaneamente agli Aleramici, le terre liberate.
Trasferitasi a Savona, vi prese il nome di Corradengo Niella.
Della sua nobiltà fa testimonianza un Corradengo Rolando di Niella
Tànaro, detto noì)iMf vvr, che nel 1327 viene investito in retto e
nobile feudo delle decime di Castelletto e di qualche altra terra dal
Vescovo di Acqui Oddone (,3). Ne sono pure te stim on ian za le \a i ie
investiture di Niella ai Corradengo come feudo antico e pate rn o
della famiglia, ricordate, sino al secolo ΧΛ , dal V er z e llino e la la pide
del duomo di Savona che ricorda l ’ultimo dei Corradengo, il sacerdote Francesco, morto nel 1671, come appartenente ai conti di
Niella: ex comitibus Nielle.
Come questa famiglia si sia trasferita a Savona, è facile spiegarci
se esaminiamo le relazioni vivissime che Savona ebbe sempre
con le terre d ’oltre Appennino (4). Il Piemonte occidentale infatti
rappresentò sempre pei Savona il suo retroterra naturale e le*
vie che la unirono a quella regione furono sempre arterie di grande
traffico non solo di merci, ma di scambi di persone (5), cosicché in
tutto il rifiorire della vita politica ed economica di Savona molta
gente piemontese viene a trovarsi in quella città, persino tra i Consoli,
tra g li Anziani, tra i Consiglieri e tra i funzionari del
Comune.
Questa gente proviene da tutti i paesi delle Langhe e del Monferrato,
e persino da Novara, Chieri, Carmagnola, Sai uzzo, Cuneo,
Mondovì, Alessandria.
I niellesi di allora, come quelli di tempi più recenti, emigravano
volentieri e dovettero perciò accorrere numerosi verso l’emporio marittimo
di Savona, tanto che due famiglie niellesi si trapiantarono
addirittura co là : quella dei Del Piano (6) e quella dei Corradengo.
Questi, raggiunsero in Savona cariche importanti (7) ; il loro ultimo
rappresentante fu il sacerdote Francesco Corradengo Niella,
che morì, come si disse, nel 1671, lasciando alla sua città cospicue
rendite.
Non è qui il caso di rifare la storia delle compagnie di ventura ;
è però bene, per far conoscere l ’ambiente nel quale dovette passare
la sua giovinezza il nostro Romanzotto, ricordare che i suoi tempi
furono i più propizi .per queste compagnie nel Piemonte. Negli ultimi
decenni del secolo XIV numerosissimi vi erano i signori, e di
varia potenza: il Conte di Savoia, il principe di Acaìa, i marchesi del Monferrato, di Saluzzo e di Ceva, gli Angioini e ima lunga
schiera di minori sino agli ultimi contni del Canavese. T u tti poi
erano in lotta fra di loro e le continue guerre portavano con sè spese
enormi, devastazioni, incendi, rappresaglie che si ripercuotevano
sulle misere popolazioni costrette ad abbandonare i campi e ogni
forma di industria e di commercio. Era naturale a llo ra che tu tti
quelli che non avevano o non sapevano che fare si raccoglie ssero in
compagnie, anche piccolissime, perfino di due uomini, e si portassero
al soldo dei vari signori. Si assicuravano co sì la paga ed il
bottino e avevano per di più la speranza di far ca r r ie ra ; le loro
scorrerie erano non solo tollerate, ma diventavano ad un certo momento
di giusto diritto, e le popolazioni atterrite le subivano rassegnate.
Dato dunque questo ambiente guerriero, nessuna meraviglia se
il Corradengo della Niella, forte della nobiltà del suo ca sa to e di
una certa prosperità, volle comandare una compagnia di ventura,
con la speranza di farsi un giorno condottiero di fam a . E siccome
non lo vedremo quasi mai disgiunto da Facino Cane, possiamo pensare
che si allevò alla sua· scuola. Nessuna scuola p otev a essere migliore
di quella che continuava le tradizioni m ilitaresch e di Ottone
di Brunswick, capitano generale del Monferrato prima del 1372.
Non abbiamo documenti che ci attestino che R om an zo tto campeggiasse
con Facino, quando questi, prese parte a fa t t i d ’arme nel
regno di Napoli (1381-1385), ma egli doveva già e sse r e ben conosciuto
al campo di Gian Galeazzo Visconti nella g u e r ra visconteotìorentina
(1390-1391), giacché il 10 aprile 1392 Gian Galeazzo ordinò
al podestà di Pavia di impedire a Romanzotto e a Macarino
Provana, che assoldavano armati nei ditorni di Crema e di Cremona,
di recarsi ad partes Pedemontium (8). Si tr a t ta qui della
invasione del Canavese operata da Facino Cane (1391-1394) ; Galeazzo,
che aveva già licenziato le compagnie di B e rnono Guttuario
e di Romanzetto, per quanto offeso coi Savoia e g li A ca ia , che
non avevano impedito il passo agli Armagnacchi, v en tu r ie r i francesi
reduci da altre imprese, non voleva spingere’però le cose molto
oltre e disapprovava, almeno apparentemente, l ’in v a sion e ste ssa . Il
Guttuario e il Romanzotto non lasciano capire bene se si dirigono
verso il Canavese o verso il Piemonte meridionale, ma il nome di
Romanzotto è già importante, se egli si trova presente, in siem e ad Aimonette Richard, capitano di Cherasco, alla tregua stabilita in
Asti il 23 agosto 1394, tra i rappresentanti di Acaia e Saluzzo, gli
ambasciatori viscontei e il rappresentante monferrino (9). Roman –
zotto è qui in relazione col Duca d’Orléans ; la« tregua è il preludio
di gravi fa tti, che vedremo più avanti.
Il nome di Romanzotto della Niella compare poi per tutto il
periodo delle lo tte che, verso la fine del sec. XIV, Savona dovette
sostenere per assicurarsi il possesso del Segno, castello importante,
perchè dominava la rada di Vado, e nel quale egli aveva delle
grandi proprietà (10). In quel tempo, tanto le terre del Segno,
quanto quelle d i Vado e di Quigliano, erano contestate tra Savona
e Noli (l l ). Il comune di Noli era aiutato da Genova, che mirava
anche essa a sottomettere Vado per meglio tenere a freno la
rivale Savona. Questa finalmente deve mobilitare contro i ribelli
le milizie comunali e affidarne il comando al condottiero astigiano
Matteo Scarampi.
Nel 1393 lo Scarampi esce in campo ed incendia Vado e Noli.
N ell’autunno di quell’anno si mettono a capo dei ribelli Galeotto
del Carretto e Romanzotto della Niella e, come ricorda un notaio
citato dal Poggi, fuerunt in posse Saone et multa dampna fecerunt
de prexoneril in n. SO parvos et magnos ecc. Le bande armate di
Romanzotto vsi trovavano poi sole a difendere il castello del Segno,
quand’eceo il doge di Genova mettersi palesemente dalla parte dei
ribelli. La scintilla divampa allora in un grande incendio, perchè
già i messi del duca d’Orléans cercavano di indurre Savona a darsi
allo straniero, come rappresaglia alla città rivale.
Come è noto, frequentissime erano in Genova le lotte intestine
e già una p a tte dei Genovesi pensava se non fosse meglio darsi in
balìa di una potenza straniera. Non nascondevano. allora le loro
mire su Genova Gian Galeazzo Visconti e suo genero il principe
Luigi duca d’Orléans, signore di Asti e fratello di Carlo VI, re di
Francia, che g ii aristocratici di Genova avrebbero preferito per
signore. Ai disegni francesi giovò non poco la rivalità* fra Genova e Savona, che accoglieva i fuorusciti genovesi. I n ob ili di Genova»
intanto avevano fatto offerte al re di Francia e il duca dO r lé a n s si
era assunto il compito di occupare i territori d e lla Repubblica cominciando
da Savona, dove 1111 partito giovane, sicu ro che da un
momento all’altro sarebbe tornato al dogato A n to n io tto Adorno,
nerissimo nemico delle libertà savonesi, propendeva p er la cessione
della città ai francesi. A dirigere tu tta l ’impresa, il duca d ’Orléans
nominò Enguerrand VII de Coucy e il marchese Carlo Del
Carretto fece omaggio al duca dei suoi feudi nelle v a lli d e lla Neva
e della Pennavdira. Quando poi il 3 settembre 1394 r isa lì al dogato
Antoniotto Adorno, gii eventi precipitarono.
Primo atto del Coucy fu quello di assoldare R omanzotto della
Niella coi suoi 350 cavalli, l’altro condottiero sa v on e se Ottone Rusca
con 200, Bertolino da Verona e il capitano F a c in o Cane con
160 lance, cioè 400 uomini a cavallo. L’esercito del Coucy, al quale
si aggiungevano le bande di Amedeo de Miribel, J ea n de P u is, Bertolino
da Verona e quella degli Armagnacchi con le Bou r c de Verduzan,
Garsic de Frespailles, Jean de Dai 11, H u gu enin de Marmignac,
Motin de Foujolles, Armand de Campane, con ta v a 419 lance
(1257 armati e balestrieri a cavallo) e 191 arcieri : in to ta le circa
3800 uomini. Questi uomini erano concentrati a Cherasco e ad A sti ;
Romanzotto a Villafranca. Le bande alzarono la b an diera azzurra
coi fiordalisi d’oro e la fascia d’argento.
Per avere libere le vie su Savona, si conclusero a llean z e coi S a voia,
coi Visconti, col principe d’Acaia e coi marchesi di Saluzzo e
del Monferrato; Giorgio e Antonio Del Carretto a g g iu n se ro l ’omaggio
della valle di Arroscia e di Clavesana. Savona, ormai stretta
in un cerchio di ferro, scende a trattative col Coucy, ma, per timore
di vendette da parte di Genova per la sua dedizione, pone per condizione
che le truppe orleaniste si affaccino min acciose al colle di
Cadibona. Non si desiderava altro : si muove il 22 ottobre l ’esercito
orleanista, il 7 novembre è a Ceva, il 9 novembre a Càrcare, di
dove gli Armagnacchi si spingono a Cadibona e sc end ono nella pianura
di Savona, devastando ogni luogo. Nel frattempo Romanzotto
è già ad Albenga, dove il 20 novembre firma la q u itan za dei mille
fiorini portatigli da Carlo Del Carretto e formanti la su a paga di
un mese. L’azione fu così svelta che il 1< novembre 1394 Savona
è costretta a capitolare (12).
Il Coucy però conduceva nel frattempo negoziati con Genova, la sciandole
sperare la restituzione di Savona, qualora s i fo sse so ttomessa
al duca, e nello stesso tempo preparava il blocco di Genova
alleandosi coi suoi nemic i . L’Adorno capisce allora di essere giocato, cambia ta ttic a , si rivolge direttamente al re Carlo VI, e tira dalla
parte sua il condottiero Romanzotto. I due uomini avevano provato
le stesse delusioni, ed ora si accanivano con lo stesso odio contro
Savona. Due còmpiti si presentano al Romanzotto: sottomettere
definitivamente la valle di Arroscia difesa dalle milizie rimaste
fedeli al Coucy e poi piombare su Savona. Il primo di questi
còmpiti è adempiuto con marcie e contromarcie fulminee, tantoché
per i primi mesi del 1395 sono continue le domande di aiuto che
i difensori della valle mandano al Coucy.
C’e st la nouvelle de ses allées et venues et de ses préparatifs
guerriers qui inquiétait Rusco et les Del Carretto dans le vai d’Arroscia
to u t v o isin d’Albenga (13). Il Coucy, di fronte ad un’azione
che procede « con tale risolutezza (14) », ricorre dapprima per aiuto
al marchese di Ceva, poi manda addirittura nella valle Pierre de la
Vieuville coi suoi Armagnacchi. Succede però un colpo di scena: ai
primi di marzo 1395 Carlo VI accetta di farsi signore di Genova,
e il duca d’O rléans gii cede tutte le conquiste da lui fatte in Liguria.
Ë tempo per il Coucy di rafforzare Savona; è tempo per
1’Adorno e Romanzotto di impadronirsene con un audace colpo di
mano. Romanzotto infatti abbandona l ’impresa di Albenga e si
avvicina a Savona facendo sollevare le popolazioni di Vado, del Segno
e di Quigliano e attirando a sè alcuni savonesi. Gli muove contro
Matteo Scarampi, ma Romanzotto si chiude nel castello del Segno
e lo Scarampi ripiega in Savona. La città si trova assediata
dalla parte di terra dai soldati di Romanzotto e di Facino Cane, che,
fa- ora causa comune con Romanzotto e campeggia presso Albissola,
e dalla p arte di mare ove sono ancorate le galere dell’Adorno.
L’assedio a cui Romanzotto sottopone Savona è quanto mai terribile,
giacché eg li taglia ogni comunicazione col colle di Cadibona.
Con la sua gen te poi « accresciuta di quei contadini, e altri fuorusciti
e mal contenti, e altri vaghi di preda, il Niella diede il sacco
a questi Borghi, e le fiamme a molti edifici, particolarmente a quelli
dei suoi emuli a ’ quali incendiò tutte le ville e i poderi: fece prigioni
de’ c itta d in i e li costrinse con ogni Crudeltà a redimersi con
gran prezzo. T u tta una estate si tenne sì doloroso assedio (15) »,
che Romanzotto dovette togliere, quando, da parte sua, lo tolse anche
Γ Adorno, intimorito dal ravvicinarsi del Coucy. L’Orléans cedeva,
in sègu ito, al re i suoi diritti su Savona, e questa, nell’aprile
1397, faceva pace con Genova sottomessa ai francesi.”