PROSPERO COLONNA

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Ritratto di Prospero Colonna (Lanuvio, 1452 – Milano, 1523), condottiero italiano.

Last Updated on 2023/12/06

PROSPERO COLONNA Di Lanuvio. Ghibellino. Duca di Traietto, conte di Fondi, conte di Morcone.

Signore di Fondi, Ceccano, Sonnino, Carpi, Lanuvio, Nemi, Artena, Itri, Sperlonga, Minturno, Paliano, Capranica, Caramanico Terme, Salle, Agnone, San Giorgio La Molara, Morcone, Cuffiano. Padre di Vespasiano Colonna, cugino di Fabrizio Colonna, zio di Marcantonio Colonna.

1452 – 1523 (dicembre)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1482
………………ChiesaNapoli
Mag.NapoliChiesa100 lanceLazio

Defeziona nel campo aragonese dopo che Sisto IV gli ha chiesto in consegna i castelli di Paliano e di Capranica. Gli è concessa dagli aragonesi una provvigione annua di 13000 ducati; affida agli stessi la rocca di Paliano e promette loro di porre il campo nei suoi territori tra Marino e Frascati; nel medesimo tempo ritira a Roma una forte somma di denaro in acconto dei suoi stipendi passati con i pontifici.

Giu.

Per rappresaglia  il papa fa rinchiudere in Castel Sant’Angelo Mariano Savelli ed i cardinali Giovanni Colonna e Giambattista Savelli. Il pontefice, inoltre, fa abbattere a Roma un palazzo di sua proprietà. Viene dichiarato ribelle e viene posta sul suo capo una taglia di 1000 ducati per chi lo uccida, che sale a 2000 per chi lo consegni vivo: il premio può anche essere integrato con la grazia per tre banditi.

Ago.Lazio

Entra in Montefortino (Artena) con 40 uomini d’arme e 60 fanti: si mette in contatto con Jacopo Conti, che milita nel campo pontificio. Quest’ultimo   introduce le sue truppe nel castello. Gli aragonesi sono tutti catturati.

1484
Gen.ColonnaOrsini ChiesaLazio

Con l’appoggio di alcuni Gaetani e degli aquilani difende con energia Paliano dagli attacchi portati da Virginio Orsini e da Girolamo Riario. Con Antonello Savelli assale Torrevecchia che appartiene a Jacopo Conti ed effettua da Genazzano una serie di sortite che mettono in difficoltà gli avversari.

Giu.Lazio

Sorprende tra Genazzano e Paliano gli uomini d’arme di Paolo Orsini reduci da una scorreria nel contado. Recupera le prede e libera i prigionieri; nello scontro sono uccisi quindici uomini ed altri 150 sono feriti, prevalentemente fra i pontifici.

Lug.Lazio

Prende alla sprovvista ed uccide nei pressi di Artena Prospero Conti, fermatosi con la scorta ad abbeverare i cavalli della sua compagnia. Assediato in Cave, il Colonna si arrende a patti con Antonello Savelli ed il cugino Fabrizio Colonna.

Ago.Lazio

Fa impiccare Romanello Corso che ha ceduto Capranica a Paolo Orsini. Assediato in Paliano, fa prendere i figli di chi è sospettato essere tiepido difensore, li invia a Genazzano e minaccia di farli impiccare. Alla morte del papa rientra nei suoi stati. Si porta successivamente a Roma con Fabrizio Colonna ed i Savelli, mentre Girolamo Riario e gli Orsini sono costretti ad abbandonare la città ed a rifugiarsi nei loro possedimenti.

Ott.LazioEsce da Roma con l’avvento del nuovo pontefice Innocenzo VIII.
1485
Giu.ColonnaOrsini ChiesaLazio

Cattura in Frascati il figlio del cardinale di Estouteville, Girolamo Tuttavilla e cognato di Virginio Orsini;    Occupa Genzano di Roma; tenta senza esito di entrare in  Civita Lavinia (Lanuvio) conducendo il suo prigioniero davanti alle mura. Ripete l’esperimento (ora con successo) a Rocca di Papa; poco dopo ottiene anche il castello di Nemi (dove sono catturati la moglie ed i i figli del Tuttavilla)  con il cugino Fabrizio Colonna ed Antonello Savelli.

Lug.Lazio

Sempre con Fabrizio Colonna e Nicola Gaetani (400 fanti e 300 cavalli leggeri) depreda i territori di Isola Farnese, di Campagnano di Roma, di Galeria, di Bracciano e di Cerveteri: i due condottieri fanno prigionieri 200 abitanti, sono razziati 200 cavalle e più di 3000 bovini delle mandrie di Virginio Orsini. Il bestiame è portato vicino ad Ostia. Il Colonna è affrontato da Giovanni della Rovere e da Jacopo Conti che lo sconfiggono e lo fanno prigioniero: è condotto a Roma. Viene rinchiuso nel Palazzo Apostolico per tutta la durata delle trattative di pace. A fine mese è rilasciato anche il Tuttavilla.

1485
Sett. ott.ChiesaNapoliAbruzziEntra in L’Aquila con il cugino Fabrizio e Giovanni Savelli. Rimane nella città fino a metà ottobre.
Dic.Lazio

Si collega con le truppe di Roberto da San Severino; espugna un bastione fatto costruire da Virginio Orsini fra Castelnuovo di Porto e Rignano Flaminio al Monte della Guardia, vicino alla chiesa di San Leonardo in Via,  permettendo in tal modo l’ ingresso in Roma al capitano generale. Si dirige quindi verso Lanuvio, dove gli Orsini hanno ammassato le loro prede. Irrompe, infine, in Roma con Fabrizio Colonna e dà alle fiamme le case dei rivali a Monte Giordano.

1486
Feb.LazioRecupera Lanuvio, Nemi e Genzano di Roma cadute in potere degli avversari in precedenza.
Mar.LazioRiceve l’ordine di consegnare Sgurgola a Girolamo Ugolini.
Mag.ToscanaAgli ordini di Roberto da San Severino partecipa alla battaglia di Montorio.
Giu.LazioStipula una tregua di quindici giorni con Virginio Orsini e ritorna al suo campo di San Gregorio da Sassola.
Lug.Lazio

Cattura in una scaramuccia 40 cavalli a Troiano Savelli; cerca di impadronirsi sul Tevere del castello di Sant’Angelo Romano: molti sono i morti ed i feriti.

Ago.Lazio

Al termine del conflitto è contattato dagli aragonesi per passare al loro soldo con il cugino Fabrizio e Cola Gaetani: ai tre condottieri è proposta una ferma di tre anni più uno di beneplacito, una condotta di 250 lance ed uno stipendio annuo di 2400 ducati, da decurtare di un terzo in tempo di pace, la messa a disposizione di 50 balestrieri a cavallo.

1487
PrimaveraChiesaOsimoMarche

Assedia in Osimo Boccolino Guzzoni. Alla fine delle operazioni nel ritornare nel regno di Napoli sosta a Fermo ove è accolto con tutti gli onori.

1489
Lug.UmbriaGiunge ad Amelia con Antonello Savelli. fa da paciere tra le fazioni locali.
1491ChiesaNapoli
1492
Lug.Lazio

Quando Innocenzo VIII è in punto di morte con Gian Giordano Orsini ed altri patrizi romani si presenta in Campidoglio al senatore Mirabili e si offre di mantenere  l’ordine nella città.

1493
Gen.Lazio

Ad Ostia. Spinto dal duca di Calabria Alfonso d’Avalos, da Piero dei Medici e dal cardinale Giuliano della Rovere (il futuro Giulio II) propone di conquistare Roma con gli Orsini ai danni del papa Alessandro VI.

1494
Feb.Chiesa Milano50 lanceE’ condotto dal duca di Milano Ludovico Sforza. Gli viene riconosciuta una paga annua di 6000 ducati.
Mar.ChiesaFranciaGovernatore g.leLazio ed UmbriaAccoglie a Roma l’ambasciatore del re di Napoli. Si trasferisce nel contado di Assisi.
Apr.

Informa il cugino Fabrizio che il cardinale della Rovere è fuggito per mare in Francia. Protegge il cardinale Ascanio Sforza che, timoroso per la sua vita, si rifugia nelle terre colonnesi.

……………..FranciaChiesa NapoliLazio

Diserta dal campo dei collegati a quello francese. A lui ed al cugino Fabrizio sono consegnati 20000 scudi portati con lettere di cambio da Perone di Baschi e dal generale di Bidaut. Varie sono le concause della sua defezione, che vanno dalle pressioni esercitate su di lui dal cardinale Ascanio Sforza, al favore dimostrato dal re di Napoli verso il rivale Virginio Orsini.

Sett.Lazio

Ottiene Ostia attraverso un trattato tenuto con alcuni fanti spagnoli che ne sono alla guardia. Vi innalza il vessillo del re di Francia e quello del cardinale della Rovere. Secondo le fonti due uomini si introducono nella fortezza, chiedono di parlare con il castellano, lo trovano solo e minacciano di ucciderlo: è dato il segnale convenuto ed il Colonna con 200 cavalli può entrare per la porta fattagli spalancare dai complici. Inizia a  molestare Roma con i suoi uomini fin sulle porte della città. Il papa fa spianare le case che egli e Fabrizio Colonna possiedono nella capitale.

Ott.LazioGli è intimato di restituire la rocca di Ostia, pena la confisca dei beni e la dichiarazione di essere citato come ribelle.
Dic.Lazio

E’ inviato con il cardinale Sforza dal re di Francia a parlamentare con il papa. Dopo alcune ore di convenevoli reciproci, è arrestato dalle guardie. Rinchiuso in Castel Sant’Angelo con Girolamo Tuttavilla, è liberato con l’impegno di persuadere Fabrizio Colonna a cedere Ostia entro due giorni allo stato della Chiesa: in cambio, gli viene offerta una condotta da pontifici e da aragonesi con lo stipendio di 30000 fiorini l’anno. Il Colonna si reca ad Ostia ed è nominalmente fatto prigioniero dal congiunto, mentre il funzionario del papa che lo accompagna viene congedato. Si porta subito a Marino; giungono nel frattempo ad Ostia truppe francesi comandate da Ivo d’Allègre. Il Colonna si schiera ancora dalla parte del re Carlo VIII. L’ultimo giorno del mese entra in Roma con i capitani dell’esercito francese e Fabrizio Colonna. La sfilata delle truppe dura sei ore. L’avanguardia è costituita dai fanti svizzeri e tedeschi che marciano per battaglioni al rullio dei tamburi. Gli ufficiali portano come segno di distinzione delle alte piume sui loro elmi. I soldati sono armati di corte spade e di picche di legno lunghe dieci piedi: un quarto di costoro è armato di alabarda al posto delle picca. Ogni migliaio di fanti è intervallato da una compagnia di archibugieri. La prima fila di ciascun battaglione vede soldati dotati di elmetti e di corazzine; gli altri non indossano armi difensive. Dietro gli svizzeri marciano 5000 fanti guasconi, bretoni e francesi di altre regioni, quasi tutti balestrieri. Segue la cavalleria composta dal fiore della nobiltà francese contraddistinta da mantelli di seta, elmetti e collane d’oro: in tutto 2500 uomini d’arme e 5000 cavalli leggeri. I primi portano una grande lancia e molte armi d’acciaio. Le loro cavalcature sono grandi e, secondo l’uso francese, hanno la coda e gli orecchi mozzati; non sono, inoltre, protette da corazze di cuoio bollito come avviene viceversa per la cavalleria pesante italiana. Ogni cavaliere è affiancato da 3 cavalcature: la prima è montata da un paggio equipaggiato come il suo signore, mentre sulle altre due cavalcano gli scudieri. I cavalli leggeri (i cosiddetti arcieri a cavallo) sono armati con grandi archi di legno sul modello inglese; le loro armi difensive sono costituite dall’ elmo e dalla corazza. Alcuni sono muniti di una mezza picca adatta per colpire i cavalli avversari gettati a terra dalla cavalleria pesante; i loro mantelli sono ornati di piccole aquile e di placche d’argento. 400 arcieri, di cui 100 sono scozzesi, marciano al fianco del re. 200 cavalieri scelti costituiscono, infine, la guardia di Carlo VIII e circondano il sovrano a piedi; sono armati in modo similare agli uomini d’arme. Si differenziano da questi ultimi solamente per la bellezza del loro corsiero e per la gualdrappa di porpora. Chiudono la sfilata 36 cannoni di bronzo, le colubrine ed i falconetti con i loro addetti.

1495
Gen.Lazio Abruzzi

Gli sono riconosciuti dai francesi 9600 ducati. Si muove in soccorso d Sora al momento assediata da Ferdinando d’Aragona. A Roma, è ferito ad una spalla da un verrettone, durante una rissa suscitata dai soldati francesi che hanno messo a sacco alcuni palazzi cittadini. A fine mese si trova a L’Aquila per cercare di sedare le lotte di fazione cittadine. Vi affianca il Soliers, commissario della località per conto dei francesi.

Feb.Lazio

Viene nominato dal sovrano francese duca di Traietto (Minturno); gli sono dati in feudo Fondi con molti castelli tolti ai Gaetani (Ceccano, Pofi, Falvaterra, San Lorenzo e Sonnino che gli procurano una rendita di 12000 ducati l’anno), Montefortino (Artena) e Castel Mattia già posseduti dai Conti.

Mar.Campania

Presta mallevadoria a favore di Virginio e di Niccolò Orsini, caduti in potere dei francesi, affinché vengano rilasciati. Occupa Capua con l’Aubigny.

Apr.

E’ contattato dagli avversari per passare al loro soldo: rifiuta, benché sia scontento del trattamento ricevuto, largo di promesse ma povero di fatti, specie se di carattere pecuniario.

Giu.Lazio e Abruzzi

Si trova al fianco di Carlo VIII a Roma, a Viterbo ed a Isola Farnese. Si sposta negli Abruzzi per domare le lotte fra le fazioni cittadine; rimane nel regno di Napoli  con il cugino Fabrizio, Giovanni della Rovere ed Antonello Savelli (metà degli svizzeri, una parte dei fanti francesi, 800 lance francesi e 500 uomini d’arme italiani) allorché il sovrano  prende la strada per la Francia.

Lug.NapoliFranciaCampania

Diserta nel campo avverso; si scusa con il re di Napoli per la sua infedeltà passata ed adduce varie motivazioni quali il ritardo delle sue spettanze e gli onori concessi a Virginio ed a Niccolò Orsini. Ferdinando d’Aragona lo fa alloggiare in Castel Capuano e lo accoglie con molte feste.

Ago.Molise

Staziona sotto Venafro con Girolamo Tuttavilla e Rinaldo da Capua; si scontra con Fabrizio Colonna, militante ancora nel campo francese, Giovanni della Rovere, Carlo di Sangro e Berlingieri Caldora. Sconfigge il Tuttavilla.

Sett.Capitano g.leCampania

Ottiene il comando delle truppe in seguito alla morte di Alfonso d’Avalos avvenuta al forte del monastero di Santa Croce a Napoli. Si trasferisce alla difesa di Sarno con Girolamo Tuttavilla contro il Précy ed il principe di Bisignano Bernardino da San Severino, risultati vittoriosi nei pressi di Eboli su Giovanni Tommaso Carafa. Fortifica il passo di Eccia presso Posillipo allorché il Précy punta su Napoli per soccorrere il Montpensier ivi assediato. Il capitano francese non ha il coraggio di attaccare la posizione, né il Montpensier si muove per assalire alle spalle gli aragonesi. Il Précy ripiega su Sarno e su San Severino e non si accorge neppure dei disordini che avvengono nel campo avversario. Prospero Colonna assedia il castello di Pizzofalcone e vi fa costruire alcuni fossati per ostacolare eventuali sortite agli svizzeri che ne sono alla guardia; con le bombarde tira anche contro le navi ancorate nel porto, sfonda una galeazza e danneggia altri bastimenti. I difensori di Santa Croce chiedono una tregua di qualche giorno. Uno svizzero militante nell’esercito aragonese getta due pani ad un fratello che combatte per i francesi: è fatto giustiziare dal suo capitano dopo averlo fatto correre in mezzo alle picche dei suoi commilitoni ordinati su due file.

Ott.Campania

Alla notizia che l’Aubigny viene in soccorso dei castelli di Napoli si sposta a Santa Maddalena con il cugino Fabrizio (anch’egli è ritornato nel campo aragonese) ed Annibale da Varano. In seguito ad alcuni  scontri l’Aubigny è obbligato a desistere dal suo obiettivo ed a dirigersi su Gaeta.

1496
Gen.LazioE’ preceduto in Gaeta dai francesi.
Feb.Campania e Puglia

Staziona in Campania con 100 uomini d’arme e 200 cavalli leggeri; si congiunge con Cesare d’Aragona e punta su Taranto. Tocca Lucera, saccheggia Rosciolo dei Marsi e si avvia verso Avellino dove è fermo Ferdinando d’Aragona. Raggiunto da 400 fanti svizzeri, ritorna a Lucera con 100 uomini d’arme  ed un  buon numero di fanti; si unisce con il viceré Federico d’Aragona. Ha il comando di 200 uomini d’arme, 500 cavalli leggeri e 500 fanti. Conquista Orsara di Puglia ed altri due castelli, punta su San Severo dove è raccolto il bottino.

Mar.Puglia

Si collega ancora con Cesare d’Aragona;  occupa Biccari; con Annibale da Varano e Luigi da Capua contrasta Virginio Orsini, Paolo e Camillo Vitelli (400 uomini d’arme, 1000 cavalli leggeri, fra i quali 400 stradiotti, e 1000 fanti).

Apr.Puglia e Campania

Viene costretto a rinchiudersi in Lucera; espugna e dà alle fiamme una piccola rocca.  Nel corso dello scontro  cadono 25 uomini d’arme. Cavalca a San Bartolomeo in Galdo alla caduta di Petracatino nelle mani degli avversari.

Giu.CampaniaAssale Fragneto Monforte.
Ago.Calabria Basilicata

E’ dapprima in Calabria per convincere Antonello e Bernardino da San Severino a deporre le armi; si sposta poi in Basilicata ed è presente alla resa di Atella.

Sett. ott.Lazio

Prende parte all’ assedio di Gaeta. Ad ottobre segue il nuovo re Federico d’Aragona nel ducato di Sora che appartiene a Giovanni della Rovere.

1497
Gen.Lazio

Si trova sempre nel ducato di Sora. Con Consalvo di Cordoba si impadronisce di molte località del circondario quali Pico, Torella, Belmonte Castello, Atina, San Donato Val di Comino e Piedimonte Germano.

Feb.PugliaCoopera con gli alleati veneziani, comandati dal duca di Mantova Francesco Gonzaga, nei pressi di Lucera.
Mar.Napoli180 lance e 20 cavalli leggeriLazioGli viene rinnovata la condotta dagli aragonesi. Appoggia Consalvo di Cordoba all’assedio di Ostia.
Mag.LazioViene insignito del ducato di Traietto (entrate per 8000 ducati) dal re di Napoli.
Ago.Campania

A Capua con il cugino Fabrizio per l’incoronazione di Federico d’Aragona: dei due Colonna uno solleva la bandiera e l’altro lo scudo.

Dic.LazioSi reca a Roma. Vi raccoglie alcuni fanti al fine di assediare Zancati, castello dei Conti.
1498
Mar.ColonnaOrsiniLazioInvia 600 fanti in soccorso dei congiunti in lotta con gli Orsini.
Apr.LazioAlla testa della retroguardia con Giovambattista Caracciolo contribuisce alla vittoria di Montecelio sugli avversari.
Mag.CampaniaA Napoli per il battesimo del primogenito del re Federico d’Aragona.
Giu.Campania e Lazio

Il re di Napoli gli fa consegnare 6000 ducati a titolo di acconto delle sue paghe. Si imbarca su una galea e ritorna nel Lazio per fronteggiare ancora gli Orsini. Persuade il papa Alessandro VI a fare sposare la figlia Lucrezia Borgia con il duca di Bisceglie Alfonso d’Aragona piuttosto che con il duca di Gravina Francesco Orsini.

Lug.Umbria

Si trasferisce nel todino con Antonello e Giovanni Savelli;  vi soccorre i Chiaravalle; giunge a Castel Rubello con 400 cavalli e molti fanti. Assale all’ improvviso Castel Giorgio e vi cattura il nipote del vescovo di Orvieto, Giorgio della Rovere, che ne è alla guardia con 25 balestrieri a cavallo. Tutti i soldati sono spogliati delle loro armi e delle loro cavalcature; al castellano è prelevato un cavallo del valore di 250 ducati.

1499
Giu.NapoliCapitano g.leCampania

Gli è confermata la condotta;  viene eletto luogotenente e capitano generale. E’ padrino di battesimo del primogenito del re di Napoli.

Ago.NapoliFrancia VeneziaCampania

Federico d’Aragona lo invia in Lombardia al comando di 400 lance e di 1500 fanti per coadiuvare il duca di Milano Ludovico Sforza contro francesi e veneziani.

Sett.CampaniaSi muove con lentezza. A Roma viene a conoscenza della disfatta di Ludovico Sforza per cui rientra a Napoli.
1500
Mag.Gran Connestabile 300 lanceCampania

A Napoli. E’ nominato gran connestabile.

Sett.LazioA Marino. Riceve pressioni dal papa Alessandro VI affinché si rappacifichi con gli orsini ed i Conti.
1501
Gen. feb.Campania e LazioA Napoli. E’ inviato a Roma da Consalvo di Cordoba.
Mar.LazioCon Fabrizio e Camillo Colonna tenta di comporre una tregua con gli Orsini.
Giu.NapoliFrancia SpagnaLazio e Campania

Lascia sotto sorveglianza Marino e Rocca di Papa per passare alla difesa di Napoli. Affronta l’Aubigny; su consiglio del Cordoba, capitano del re di Spagna, non oppone troppa resistenza.

Lug.Campania

Si arrende con 2000 uomini. Segue Federico d’Aragona ad Ischia e, quando costui si consegna prigioniero ai francesi, passa senza problemi al servizio degli spagnoli.

Ago.SpagnaNapoliCampania

E’ scomunicato dal pontefice;  inoltre, viene accusato di fellonia per avere preso le armi contro i re di Francia e di Spagna. Sempre a Napoli, trattiene 6 galee inviate nella capitale da Ferdinando il Cattolico per riportare nella penisola iberica le due regine entrambe di nome Giovanna, vedova l’una di Ferrante d’Aragona e l’altra di Ferdinando d’Aragona.

Sett.CampaniaAlessandro VI confisca i suoi beni nel Lazio a favore dei Borgia.
……………….Calabria e PugliaAsseconda Consalvo di Cordoba nella sua azione in Calabria ed all’assedio di Taranto.
1502
Mar.PugliaCade Taranto.
………………SpagnaFranciaPuglia

Non riesce a convincere il Cordoba a portare la guerra in Basilicata; lo affianca a    Barletta ed è presente al duello che si svolge, tra tale località e Bisceglie, tra undici cavalieri francesi ed undici spagnoli.

1503
Feb.Puglia

Sconfigge i francesi in una scaramuccia. Con il cugino Fabrizio sceglie i 13 campioni italiani che si battono con i francesi nella famosa “disfida di Barletta”: la vittoria è dovuta in particolare alla scelta delle armi, fatta personalmente da Prospero. Prima del duello, infatti, munisce i giostratori italiani di 2 lance, più lunghe di quelle francesi, e di 2 stocchi: uno, caratterizzato da una punta robusta, è bloccato all’arcione alla parte sinistra della cavalcatura; il secondo, che serve invece per ferire di punta e di taglio, è posto sul fianco destro. Sempre sulla parte destra al posto della usuale mazza ferrata si trova una pesante scure. Le cavalcature sono coperte di frontali di ferro con le armature al collo e con barde di cuoio dorate e dipinte. Da ultimo, il Colonna fa porre a terra per ciascun cavaliere due spiedi, pronti ad essere utilizzati in caso di emergenza. Viene stabilito il luogo dove si svolge lo scontro;  il campo è disegnato con l’aratro, in territorio veneziano, tra Quadrata ed Andria. Il premio per i vincitori è stabilito in 100 ducati a testa senza contare le armi e le cavalcature degli sconfitti. Al termine della disfida il Cordoba arma cavalieri tutti gli italiani che hanno partecipato al torneo; il capitano spagnolo, inoltre, dona a ciascuno dei vincitori una collana composta di tredici anelli d’oro e viene data a tutti la facoltà di aggiungere tale emblema al proprio stemma famigliare. I francesi, prima della disfida, sono tanto sicuri della vittoria che non si sono curati di depositare in anticipo presso il proprio giudice di campo la somma di 1300 ducati, oggetto della posta del torneo con le armi e le relative cavalcature. Allorché dopo la vittoria il giudice di campo spagnolo, il capitano di artiglieria Diego de Vera, chiede al suo omologo francese la consegna della posta in palio, costui (di nome Pocodinari) non è in grado di fare fronte alle richieste. Il Cordoba ordina che i campioni francesi siano trattenuti in ostaggio fino alla completa consegna dell’intera somma che avverrà quattro giorni dopo.

Apr.Puglia e Campania

Guada l’Ofanto e si scontra con i francesi a Cerignola: fa scavare un fossato ed erigere un terrapieno lungo tutta la linea delle posizioni spagnole. Dietro ad esso è posta la fanteria; i lanzichenecchi sono collocati al centro, mentre grossi contingenti di balestrieri ed archibugieri si trovano sulle ali; su entrambi i fianchi dello schieramento, infine, sono disposte squadre di cavalleria leggera; la cavalleria pesante è collocata di riserva ed è ai suoi ordini.  I francesi attaccano frontalmente; la cavalleria pesante e gli svizzeri sono trattenuti dal fossato e si trovano sotto il fuoco incrociato degli archibugieri. Lo schieramento francese è scompaginato in breve tempo. Al termine della battaglia Prospero Colonna insegue i francesi in fuga per 6 miglia (molti sono i prigionieri) e penetra trionfante nell’accampamento  nemico e dorme nel letto del capitano dei francesi morto nello scontro. Tra i francesi sono uccisi 50 lance e 3000 fanti, i prigionieri sono 600; gli spagnoli lamentano perdite per un centinaio di uomini tra morti e feriti. Nei giorni seguenti è inviato in esplorazione dal Cordoba verso Capua, presto abbandonata dall’ Allègre.

Mag.CampaniaA metà mese entra trionfalmente in Napoli con il cugino Fabrizio al seguito di Consalvo di Cordoba. Assedia Castelnuovo.
Giu.Campania e Lazio

Con Andrea da Capua scaccia i francesi da Capua, entra in Sessa Aurunca ed in Pontecorvo, si impadronisce di Roccaguglielma.

Lug.AbruzziPenetra in L’Aquila con Fabrizio Colonna.
Ago.Lazio

Alla morte di Alessandro VI è incitato dal  Borgia a raggiungerlo a Roma. Compare con 100 cavalli a Porta del Popolo nonostante l’opposizione del collegio dei cardinali; la sua banda di armati raddoppia quasi di numero nel tempo che gli occorre per raggiungere il suo palazzo; rifornisce di polvere da sparo Castel Sant’ Angelo. Trova l’accordo con il duca Valentino e si obbliga a difenderlo dagli Orsini dietro la promessa della restituzione delle terre appartenenti ai colonnesi e di Supino confiscata a Francesco dell’ Anguillara. Da parte sua cerca di convincere il Borgia a passare al servizio degli spagnoli. Gli sono anche consegnati 8000 ducati e due cavalcature.

Sett.Lazio

Travestito, si reca in San Giovanni in Laterano per incontrarvi il cardinale della Rovere; si consulta con il cardinale Carafa e con il conte di Maddaloni Diomede Carafa.  Non mancano pure contatti da parte sua con il cardinale Ascanio Sforza. Il collegio dei cardinali lo invita ad allontanarsi da Roma con il Borgia: i due hanno un appuntamento a Ponte Milvio;  la riunione non ha luogo perché entrambi non si fidano l’uno dell’altro. Con il Colonna si accompagna invece la cognata del Borgia, Sancia, che si lascia da lui rapire.

Nov.Lazio

Ai primi del mese è eletto al soglio pontificio il cardinale della Rovere (Giulio II). Con Diego di Mendoza e Pietro Navarro soccorre in Roccasecca il Villalba, che vi è assediato da Francesco Gonzaga.

Dic.Lazio

Partecipa alla battaglia del Garigliano: è posto alla retroguardia con Andrea da Capua, davanti all’artiglieria, con 200 uomini d’arme e 2000 fanti spagnoli. Insegue i francesi nella loro ritirata.

1504
Gen.Lazio

Intercetta i francesi nei pressi di Scauri e li tallona fino a Mola (Formia). 300 uomini d’arme, sostenuti da vari pezzi di artiglieria leggera, si dispongono ad affrontarlo: è presto respinto e travolto ma il tempestivo arrivo dei fanti di Bartolomeo d’ Alviano e dei picchieri tedeschi del  Cordoba capovolge la situazione. Con la vittoria recupera la contea di Fondi, Ceccano, Pofi, Falvaterra, San Lorenzo, Sonnino e Sgurgola da dove scaccia Cristoforo Gaetani.

Feb.

Viene contattato dai fiorentini che gli offrono il capitanato generale per combattere i pisani: deve rifiutare per l’opposizione del  Cordoba.

Mar.CampaniaA Napoli. Vi riceve con grandi onori la duchessa di Milano Beatrice d’Este.
Lug.Lazio

E’ invitato a cena da Giulio II con il cugino Fabrizio. Su incarico del Cordoba avvicina i fiorentini per tentare di staccare la repubblica dall’ alleanza con i francesi: in caso contrario gli spagnoli avrebbero aiutato i pisani.

Ago. sett.Campania e Spagna

Si imbarca su una flotta agli ordini di Antonio di Cardona.  Accompagna in Spagna Cesare Borgia, ora  prigioniero degli spagnoli. Sbarca ad Alicante e da qui raggiunge la corte dove viene accolto con tutti gli onori.

Ott. dic.Spagna

A Segovia. A corte si discute dell’operato di governo del Cordoba. Il Colonna non si stanca, peraltro, di adulare Ferdinando il Cattolico, ora accompagnandolo a caccia, ora rendendogli visita mostrando di preoccuparsi per il suo stato d’animo, ora chiedendo di essere ricevuto dai burocrati più influenti. I favori che Prospero Colonna riesce a strappare al re sono resi pubblici in un dispaccio dei primi di dicembre, nel quale sono notificate le terre che gli sono state concesse, per una rendita annua stimata di 10000 ducati. Viene   infeudato  del contado di Morcone (comprendente Morcone, San Marco di Cavoli, San Giorgio La Molara, Pietra Maggiore e Cuffiano).

1505
Apr.Campania

Rientra dalla Spagna con Giovanni Battista Spinelli; si porta a Pozzuoli e vi si incontra con il Cordoba cui consegna l’atto di nomina a viceré di Napoli. Sempre per i suoi servizi è confermato da Ferdinando il Cattolico nelle signorie di Fondi, di Minturno e di altre terre del regno tra le quali rientrano Itri, Sperlonga, Acquaviva, Campo di Mele, Pastena, Castelforte, Castelnuovo Parano, Castellonorato. Gli è pure concessa, assieme con il cugino Fabrizio, una condotta di 500 lance.

Ago.Lazio

Si reca a Roma per difendere la causa del cardinale Giovanni Colonna, fatto incarcerare dal papa nonostante che costui disponga di un  salvacondotto dello stesso pontefice

………………LazioHa numerose controversie con il nipote Marcantonio a causa dei confini di Nemi.
1506
Nov.Campania

Nell’autunno rifiuta l’invito di Giulio II di unirsi alle sue truppe per combattere nel bolognese i Bentivoglio. Non vuole dipendere agli ordini di nessuno. A novembre accoglie in Napoli il re di Spagna: prende parte ad un corteo guidato dal sovrano, accanto a Consalvo di Cordoba.  Seguono nella processione gli alabardieri, Fabrizio Colonna, gli ambasciatori del papa e del re di Francia; ultimi sono i baroni del regno di Napoli. Il corteo si ferma per qualche tempo davanti al palazzo del duca di Termoli Andrea da Capua Nell’occasione ottiene l’incarico di gonfaloniere. Negli stessi giorni entra in contesa con lo stesso Andrea da Capua, per ragioni di precedenza  nei confronti di Roberto da San Severino e di Troiano Caracciolo. Sempre nel periodo è coinvolto negli intrighi di corte volti a distruggere la reputazione dello stesso  Cordoba.

1507
Gen.CampaniaSempre a Napoli, al fianco di Ferdinando il Cattolico.
Ago.Campania

Si ammala a Napoli. In seguito alla pace tra il re di Spagna e quello di Francia deve restituire ai Gaetani la contea di Morcone; in cambio gli sono concessi i feudi di Caramanico Terme, Agnone, Salle e Roccacaramanico.

1508
Lug.Lazio

A Roma. Rende visita all’ambasciatore di Spagna. Gli sono confermate nel periodo le rendite sulle entrate fiscali del focatico e del sale concessigli a suo tempo da Ferrante d’Aragona, confermate poi da Federico d’Aragona ed ora da Ferdinando il Cattolico. Si tratta di una somma di 6000 ducati, pari a quella percepita da l cugino Fabrizio.

1509
Feb.I veneziani cercano inutilmente di averlo ai propri stipendi tramite un emissario di Bartolomeo d’Alviano, Giovanni Cotta.
Apr.  mag.Lazio e Campania

I veneziani gli promettono 25000 ducati; il Colonna rimane irremovibile anche quando – dopo la rotta di Agnadello – gli è offerta una condotta di 1200 uomini d’ arme con uno stipendio di 60000 ducati. Lascia Roma e ritorna a Napoli, chiamatovi dal viceré per partecipare, seppur marginalmente, alla guerra portata dagli spagnoli contro la Serenissima nell’ ambito della lega di Cambrai.

Giu.SpagnaVeneziaPuglia

Si avvicina a Trani per assalire la città. Il sopracomito Girolamo Capello sale sulle mura con gli uomini della sua galea per difendersi: i cittadini non vogliono saperne di resistere, si sollevano ed aprono una porta agli spagnoli. Il Colonna assedia il castello che si arrende dopo qualche giorno allorché viene da Venezia l’ordine di cedere. Il castellano Bernardo Balbi abbandona la fortezza portando con sé a Venezia le artiglierie e le munizioni.

Nov.Lazio e Toscana

Si trova a Roma; vi si incontra con l’ambasciatore veneziano con il quale ha in comune l’inimicizia per i francesi. Si sposta a Piombino e vi preleva la nuora, figlia di Jacopo d’Appiano e moglie del figlio Vespasiano.

1510
Gen. feb.LazioE’ segnalato a Fondi. Viene fatto contattare dal papa Giulio II affinché passi agli stipendi dei pontifici. A fine marzo si incontra a Fondi con Marcantonio Colonna.
Mar.Lazio

Con il cugino Fabrizio è ancora avvicinato dai veneziani per trasferirsi ai loro stipendi (condotta di 1200 cavalli con un soldo annuo di 600 libbre d’oro): ottiene la licenza da Ferdinando il Cattolico con la condizione di abbandonare il servizio della Serenissima in caso di guerra con gli spagnoli. Per tale motivo e per altre limitazioni preferisce tralasciare l’offerta. Si fa invece parte attiva (gennaio) sul pontefice per fare togliere l’interdetto agli stati veneziani in vigore dall’anno precedente.

Apr.LazioA Fondi con Marcantonio Colonna.
Lug.

Si incontra con il pontefice; il re di Spagna gli affida il comando di 300 lance per aiutare i pontifici contro i francesi nel bolognese. Rifiuta l’incarico, forse anche per volontà segreta di Ferdinando il Cattolico.

1511
Mag.Spagna

E’ destinato ad una spedizione contro i berberi in Tunisia. Non se ne fa nulla. Gli è concessa una condotta di 500 lance e di 200 cavalli leggeri.

Ott.Lazio

Ricusa di affiancare il viceré di Napoli Raimondo di Cardona contro i francesi per non sottostare ai suoi ordini. Preferisce rimanere inattivo e ritirarsi a Genazzano.

Nov.LazioA Genzano di Roma.
1512
Apr.Lazio

A Marino. E’ chiamato in suo soccorso dal papa a causa dell’esito della battaglia di Ravenna. Chiede il titolo di capitano generale della Chiesa (al momento detenuto da Francesco Maria della Rovere), quello di gonfaloniere della Chiesa (Francesco Gonzaga) oppure il comando generale della lega.

Mag.Lazio e Campania

Nelle sue trattative con i pontifici non mancano altre richieste quali la nomina di un cardinale per casa Colonna, un “piatto” di 12000 ducati ed una condotta di 600 uomini d’arme (300 per lui e 300 per altri membri della sua famiglia). Giulio II fa una controfferta di 400 uomini d’arme: le parti sono pertanto molto lontane, non vi è alcuna possibilità di accordo per cui  il Colonna rientra a Napoli. Nello stesso mese, tuttavia, durante uno stato catalettico del pontefice si ribellano all’autorità papale il vescovo di Rieti Pompeo Colonna, Roberto Orsini ed altri baroni romani. Prospero Colonna impedisce al congiunto di continuare nella sua impresa, lo costringe a ritirarsi nel castello di Subiaco ed a consegnare Artena a Marcantonio Colonna.

Giu.SpagnaFrancia300 lanceCampania  Abruzzi

Con Vespasiano ed Ascanio Colonna si fa mallevadore della sicurezza di Alfonso d’Este che si reca a Roma per discutere con il papa un trattato di pace. Lascia Napoli a fine mese con 300 uomini d’arme; Giulio II non vuole concedere il passo nei suoi territori alle truppe spagnole per cui è bloccato a Pescara.

Sett.Abruzzi UmbriaNon attraversa il Tronto. Devia verso Rieti e Terni con 300 uomini d’arme e 300 cavalli leggeri.
Ott.Toscana Emilia e Lombardia

Nel lucchese con 350 lance, 400 cavalli leggeri e 1000 fanti; per la via di Pontremoli raggiunge in Lombardia il viceré: nella marcia nasconde tra i suoi uomini il duca di Ferrara (travestito ora da famiglio, ora da cacciatore, ora da frate) che è ricercato dai pontifici; gli permette di rientrare sano e salvo a Ferrara eludendo gli  intrighi di una spia di Giulio II, Antonio della Sassetta. A metà mese è vicino a  Modena con 150 cavalli;  da qui raggiunge il campo di Ghedi. I francesi, assediati in Brescia da spagnoli e da veneziani, si arrendono nelle mani dei primi. Prospero Colonna entra nella città e con Guglielmo di Rogendorf assiste alla sfilata dimostrativa dell’ esercito della Serenissima voluta da Giampaolo Baglioni.

Nov.Lombardia

A Soresina con il viceré di Napoli Raimondo di Cardona;  si incontra con il duca di Milano Massimiliano Sforza; rientra al campo di Soncino.

Dic.MilanoCapitano g.le 300 lanceLombardia

Entra in Milano a fianco del duca e del cardinale di Gurk Matteo Lang. I veneziani lo accusano di volere una guerra tra spagnoli e la Serenissima.

1513
Gen. feb.MilanoFrancia Venezia300 lancePiemonteSi muove pigramente verso Asti. A febbraio è segnalato a Tortona.
Mar.Emilia

Ritorna a Piacenza per congiungersi con l’esercito spagnolo forte di 1400 lance, di 1000 cavalli leggeri e di 7000 fanti. Si ferma sulla Trebbia con il viceré: di fronte ha i fanti francesi ed alle spalle i veneziani che hanno occupato Cremona. Getta un ponte sul Po, ma gli stradiotti del provveditore Giovanni Vitturi gli impediscono di attraversare il fiume.

Giu.Emilia  e Lombardia

I francesi sono sconfitti a Novara dagli svizzeri, i veneziani ripiegano. Il Colonna può ora riprendere l’iniziativa; conquista in tre giorni di intenso fuoco di artiglieria Pontevico e recupera Castelleone. A fine mese è a Brescia alla testa di 300 lance e 4000 fanti. Si accampa nel borgo di San Giovanni, presso la chiesa di Sant’Antonio.

Lug.Lombardia e VenetoA Verona, a colloquio con il rappresentante dell’imperatore, il vescovo di Gurk.
Ago.VenetoA Vicenza, ove è alloggiato nelle case dei Fioccardi. Dà il guasto al padovano.
Sett.Veneto

Con Raimondo di Cardona assedia  in Padova Bartolomeo d’Alviano, senza esito nonostante che abbia a sua disposizione un grande numero di guastatori. Obbligato a desistere, si ritira con Fernando Alarcon (capitano generale della fanteria spagnola), Giacomo Salander (capitano generale della fanteria tedesca) e Francesco da Castellalto (capitano generale dell’ artiglieria). Devasta il territorio circostante, facendo ovunque gravi danni, dando alle fiamme i raccolti, facendo prigionieri, stuprando donne. Sono saccheggiate Marostica e Bassano del Grappa per potere pagare le truppe. Prospero Colonna  invia 2000 fanti a Vicenza per impedire il sacco della città da parte dei fanti tedeschi che militano ai suoi ordini. Si porta a Montagnana ed a Este;  distrugge Bovolenta (incendiata), mette a ferro e fuoco il territorio di Piove di Sacco.  Militano nell’ esercito imperiale 6000 fanti spagnoli, 4000 tedeschi, molti venturieri, 500 cavalli leggeri, 1000 lance. Sempre a Bovolenta sorprende il patrizio veneziano Domenico Bon con la sua amante: il Colonna, incallito donnaiolo, violenta la donna e la lascia andare libera con alcuni doni. Nel proseguimento della   politica della terra bruciata gli imperiali attraversano il Bacchiglione su un ponte di barche a Mira portando  le loro devastazioni fino a Mestre ed a Marghera, da dove tirano con l’artiglieria su Venezia con 10 grossi cannoni. 1500 contadini armati cercano di opporsi agli imperiali a Fusina, dove sono stati ammassati i loro beni. 150 cavalli di Troilo Savelli li assalgono e ne fanno strage; il paese è dato alle fiamme. I cadaveri dei contadini uccisi  sono gettati dalle finestre. Per vendetta i soldati spagnoli e tedeschi trovati isolati nelle fasi del saccheggio sono condotti a Venezia, rinchiusi in una cisterna e qui fatti morire di fame.   I veneziani, a questo punto, decidono di dare  il via libera all’ Alviano. Il capitano umbro    si colloca alle  spalle del Colonna. Costui arretra su Cittadella, guada il Brenta e da Santa Croce Bigolina si volge su Vicenza.  Il Colonna è bloccato sul Bacchiglione dall’ Alviano; abbandona quasi tutto il bottino e parte dei carriaggi; approfittando, infine, di una nebbia molto fitta può prendere la strada per le montagne di Schio e da qui puntare su Verona.

Ott.Veneto

Ha il comando della retroguardia, in cui sono compresi anche Muzio Colonna e Troilo Savelli (1050 uomini d’arme, 3000 lanzichenecchi, 4000 fanti spagnoli e numerosi cavalli leggeri); Fernando Alarcon lo segue con le sue truppe; Raimondo di Cardona si pone al centro dello schieramento.  E’ assalito a Creazzo da Bartolomeo d’Alviano: Prospero Colonna combatte al centro con la cavalleria pesante. Le cernite veneziane non reggono all’urto e si sbandano causando con ciò la rotta dell’Alviano: tra i nemici, su 1400 uomini d’arme, 1000 stradiotti e 10000 fanti, per lo più inesperti, si lamenta la perdita, tra morti e prigionieri, di 400 uomini d’arme e di 4000 fanti. Dopo la vittoria il Colonna non insegue i fuggitivi; intercede pure per la liberazione di Giampaolo Baglioni, militante nel campo avversario, senza il pagamento di alcun riscatto. Gli imperiali si dividono: Prospero Colonna, Muzio Colonna, Troilo Savelli, Fernando Alarcon, il Rizano ed il Salander si fermano a Montagnana con il viceré, mentre Ferdinando d’Avalos sosta ad Este, ed Antonio di Leyva si ferma a Cologna Veneta. Altre truppe alloggiano a Castelbaldo, Urbana, Merlara, Megliadino, Santa Margherita d’Adige. Gli imperiali perdono    venti giorni a Vicenza per arretrare, infine, su Verona.

Nov.Lombardia

Si ferma ad Orzinuovi e fa tagliare i collegamenti della città con Crema, dove si è rinserrato Renzo di Ceri. Tocca Soresina ed assedia Crema. Il Ceri con alcune felici sortite sconfigge gli uomini delle sue compagnie, a Calcinato, dove è svaligiato Cesare Fieramosca con 40 uomini d’arme e 200 cavalli leggeri ed a Treviglio (altri 10 uomini d’arme). Il Colonna staziona ora a Pizzighettone.

1514
Gen.Lombardia

Lascia Pizzighettone poiché non vi si sente sicuro e ritorna a Soresina. Ad Offanengo, da dove ha continui scontri  con gli avversari.

Feb.LombardiaA Lodi.
Apr.Lombardia

A Romanengo ed ancora a Lodi. Prosegue nell’ assedio di Crema con 200/250 uomini d’arme, 200/250 cavalli leggeri e 2000 fanti.

Mag.Lombardia

Sotto Crema. Pone il suo campo alla chiesa di San Bernardino; colloca Silvio Savelli ad Ombriano; erige un bastione alla torre di Pianengo sotto la conduzione di Cesare Fieramosca; depreda  il cremasco fino a Santa Maria della Croce.

Giu.Lombardia

Espugna la chiesa fortificata di Santa Maria della Croce; rimangono uccisi nel combattimento 80 fanti cremaschi. La costruzione è data alle fiamme.

Lug.LombardiaE’ costretto ad allontanarsi da Crema a causa dell’imperversare della peste.
Ago.Lombardia

Silvio Savelli è messo in fuga ad Ombriano. Il Ceri con uno stratagemma  induce il Colonna a non intervenire in aiuto del capitano ducale. Il suo timore nei confronti del Ceri è tale che, giorni dopo, abbandona in modo definitivo l’assedio di Crema, fa spianare il convento di San Bernardino e si porta ad Offanengo ed a Romanengo. Si incontra a Pizzighettone con il duca di Milano.

Ott.Lombardia

Esce da Offanengo e si sposta a Castelleone con 170 lance e 600 fanti spagnoli.  Respinge un attacco del  Ceri e si sposta a Pompiano per concordare con Raimondo di Cardona una strategia comune contro i veneziani.

Nov.Lombardia e Veneto

A Pizzighettone con Massimiliano Sforza. Bergamo cade nelle mani del Ceri; immediatamente il Colonna assedia la città con 400 uomini d’arme, 200 cavalli leggeri e 7000 fanti (3000 svizzeri, il resto spagnoli, tedeschi e milanesi). Con il viceré di Napoli pianta le artiglierie alla Porta di Santa Caterina: il Ceri, dopo un successo iniziale, si trova presto a mal partito e preferisce  lasciare la città: i bergamaschi devono riconoscere agli imperiali una taglia di 80000 ducati. Il Colonna formula un piano per mettere fuori causa l’Alviano: il marchese di Pescara deve uscire da Verona (dove peraltro egli si reca), rasentare i colli Euganei e portarsi a Monselice; egli, invece, con le forze già operanti a Bergamo deve puntare il più velocemente possibile verso  Legnago: in tal modo il capitano veneziano avrebbe dovuto essere preso tra due fuochi e tagliato fuori da Padova. L’Alviano sfugge alla manovra, cosicché gli spagnoli si  accampano nel Polesine senza più nulla intraprendere.

Dic.Lombardia  e Veneto

Lascia Brescia e si dirige ad Innsbruck con Raimondo di Cardona per consultazioni con l’imperatore Massimiliano d’Austria. A fine mese si trova con il viceré a Verona ed a Mantova.

1515
Gen.  feb.Lombardia e Veneto

I suoi uomini d’arme alloggiano nel lodigiano a discrezione: provocano danni alla popolazione locale per 40000 ducati. E’ segnalato a Valeggio sul Mincio ed a Bergamo dove la locale comunità gli fa avere un dono. Trascorre il carnevale a Milano ed organizza una grande festa (spesa per 1000 ducati) nel palazzo di Lorenzo da Mozzanica dove ha preso alloggio.

Mar. mag.LombardiaSi muove attorno a Crema. A maggio si allontana da tale territorio per contrastare i francesi in avvicinamento verso il Piemonte.
Giu.Liguria e Piemonte

Si sposta verso Genova con 500 lance; piega su Tortona dove in un consiglio di guerra si scontra con il cardinale di Sion Matteo Scheiner.

Ago.Piemonte

Opera tra Pinerolo e Saluzzo con 8000 svizzeri per impedire (almeno in modo ufficiale)  che questi ultimi saccheggino i territori del duca di Savoia. Si trasferisce a Carmagnola ed a Villafranca Piemonte. Non vuole dare ascolto alle spie che gli annunciano il prossimo arrivo dei francesi per cui è catturato con 300 lance, molti cavalli leggeri ed i suoi migliori capitani. E’ fatto prigioniero, mentre è seduto a mensa, dal Baiardo, dall’ Imbercourt, dal la Palisse e dall’ Aubigny cui  si consegna: i francesi hanno attraversato le Alpi senza essere avvistati dagli sforzeschi e dagli svizzeri. A tale notizia un corpo di 4000 svizzeri, che doveva congiungersi con le sue truppe, è costretto al ritiro. In potere degli avversari cade un bottino valutato sui 50000 ducati. Il Colonna accusa della disfatta Cesare Fieramosca. Condotto in Francia, gli viene imposta una taglia di 37000 scudi. A Lione

1516
Gen. feb.Francia

Viene liberato dietro il pagamento di un riscatto di 17000 ducati di cui la metà è destinata al la Palisse ed il resto al re di Francia. Nell’occasione si dice che abbia   promesso di non prendere le armi contro i francesi, in ogni caso di rimanere neutrale in caso di  guerra nel regno di Napoli.

Apr.Lombardia ed Emilia

Parte da Milano e si reca a Busseto ospite del congiunto Galeazzo Pallavicini. Di seguito si sposta nel modenese e nel bolognese; si unisce con Muzio Colonna.

Giu.EmiliaLascia Bologna.
Dic.LazioA Roma.
1517
Gen.LazioHa una vertenza con l’ex duca di Traietto sulla quale sono chiamati ad esprimere il loro giudizio due cardinali.
Mar.Campania e Puglia

Da Napoli raggiunge  Bari per rendere visita alla duchessa Isabella d’Aragona, donna da lui amata nel passato. Inizia a radunare truppe suscitando allarme in Roma. Il re di Spagna Carlo I (il futuro Carlo V) gli affida l’incarico di placare i baroni del regno in fermento per un ventilato ordine di togliere loro il diritto di arruolare e condurre sodati:  ristabilisce la calma, acconsente che i baroni mantengano tale diritto condizionandolo al fatto che i reggimenti si organizzino come i “tercios” spagnoli.

Mag.LazioE’ chiamato a Roma dal papa Leone X, che cerca di coinvolgerlo nel conflitto che oppone lo stato della Chiesa con Francesco Maria della Rovere, teso alla riconquista del ducato di Urbino.
Giu.Lazio

Si intrattiene a Roma con il papa assieme con Ugo di Moncada. Obiettivo è quello di studiare un piano per fare disertare dalle file del della Rovere i mercenari spagnoli al suo servizio.

Dic.Puglia e Lazio

Giunge a Manfredonia con la regina di Polonia, figlia di Isabella d’Aragona. Ospita a Fondi il cardinale di Volterra Francesco Soderini, fuggito da Roma per avere partecipato ad una congiura contro Leone X.

1518
Mag.Lazio

Con Marcantonio Colonna si incontra con il pontefice per protestare per l’uccisione di alcuni colonnesi, avvenuta ad Anagni ad opera degli Orsini.

Sett.CampaniaA Napoli, alla rassegna delle sue compagnie.
Dic.LazioSi intrattiene nuovamente a colloquio con Leone X a Roma. Incontra a Marino il marchese di Pescara Ferdinando d’Avalos.
1519
Mag.Spagna

Si reca in Spagna presso il re. Domanda il capitanato generale dell’ esercito e la signoria di Castelguglielmo che gli è contestata da Guglielmo di Croy. A corte si rivela favorevole alla guerra con i francesi.

Sett.Spagna e CampaniaA Napoli. Il viaggio è stato fruttuoso, in quanto gli sono state concesse entrate nel regno di Napoli per 3000 ducati l’anno sulla dogana delle pecore.
Ott.LazioNuovo colloquio con il papa a Roma.
Dic.GaetaniGaetaniLazioAppoggia i Gaetani di Norma in un loro vano tentativo di impossessarsi si Sermoneta ai danni di Camillo Gaetani.
1520
Mar.Gran siniscalco del regnoCampania

Alla morte di Fabrizio Colonna è nominato gran siniscalco del regno: gli viene tolta la provvigione annua di 2000 ducati di cui già gode da parte del re di Spagna.

Ott.LazioAcquista a Roma il palazzo già del cardinale di Volterra.
Dic.Lazio

Con il nipote Marcantonio occupa alcuni castelli che appartengono al signore di Sermoneta; entra in contrasto con i pontifici.

1521
Giu.SpagnaFrancia VeneziaCapitano g.le lanceCampania e Lazio

Lascia Napoli scontento perché, contro le sue aspettative, l’imperatore Carlo V ha concesso a Ferdinando d’Avalos il comando delle fanterie ed a lui solamente quello degli uomini d’arme. Si reca a Roma e vi è accolto con grandi onori da Leone X.

Lug.Capitano g.leLazio ed Emilia

Ha il comando effettivo delle truppe pontificie che, nominalmente, spetterebbe al marchese Federico Gonzaga. Raggiunge Bologna, si muove verso Parma. Tocca Castelfranco Emilia, chiede la resa di Concordia. Da Reggio Emilia si sposta su Parma e vi minaccia Federico Gonzaga da Bozzolo con 600/625 uomini d’arme, 5000/6000 fanti italiani, 4000 spagnoli, 4000/6500 lanzichenecchi e 2000/2500 svizzeri. Perde alcuni giorni attorno alla città in attesa di altri rinforzi, molesta il nemico deviando ruscelli e distruggendo mulini. Invia anche 200 cavalli leggeri a Mantova affinché si avviino, con 2000 provvigionati e le artiglierie, incontro ai fanti tedeschi ed ai  grigioni che da Trento stanno scendendo verso la catena del Baldo. Allorché gli non gli sembrano sufficienti tali truppe per raggiungere lo scopo che si è prefisso, spedisce incontro ai soccorsi anche Guido Rangoni e Luigi Gonzaga: tutti provvedimenti inutili, perché i veneziani non hanno forze sufficienti per ostacolare il passo ai 6000 fanti. All’arrivo di Ferdinando d’Avalos si accampa a Corte San Martino sulla via che da Parma conduce a Colorno ed al Po. Non vuole fermarsi all’ assedio di Parma anche perché non dispone di molti pezzi di artiglieria; le sue continue liti con il d’Avalos, inoltre, paralizzano ogni attività nonostante la mediazione del commissario pontificio Francesco Guicciardini. Passano altri giorni per farsi inviare da Bologna 2 pezzi di artiglieria.

Ago.Emilia

Si accampa davanti alla Porta di Santa Croce a Parma. Ferdinando d’Avalos, con l’artiglieria, tenta di creare le premesse per un attacco alla città con intensi bombardamenti. Il Lautrec (500 lance e 7000 fanti svizzeri, più altri 4000 condotti dal Saint-Pol) ed i veneziani (400 uomini d’arme e 4000 fanti) comandati da Teodoro da Trivulzio e dal provveditore generale Andrea Gritti, hanno tutto il tempo di radunare le loro forze e si fermano a Zibello.

Sett.Emilia

Gli imperiali scavano con lena trincee e cave per mine attorno a Parma: i difensori, a causa del fuoco dell’artiglieria di Guido Rangoni abbandonano Codiponte e si ritirano in ordine al di là del fiume. Gli imperiali prendono d’assalto i borghi esterni e li mettono a sacco; l’avvicinarsi improvviso del Lautrec al Taro e di Alfonso d’Este, che si è impadronito di Finale Emilia e di San Felice sul Panaro, persuadono Prospero Colonna a desistere dall’iniziativa. I fanti tedeschi si ammutinano e sono licenziati i loro capitani per le eccessive richieste. Prospero Colonna decide di attraversare l’Enza;  non tenta di ostacolare il vettovagliamento all’ esercito nemico con opportune incursioni della cavalleria leggera. Non ha successo una nuova azione contro Piacenza dove manda in avanscoperta i fuoriusciti con Ettore Visconti e Pietro Buso Scotti; fallisce pure un’iniziativa di Giovanni dei Medici (200 cavalli leggeri e 300 fanti spagnoli) volta a  distruggere il ponte di barche costruito dai francesi a Cremona.

Ott.Emilia e Lombardia

Si dirige, infine, verso San Lazzaro Alberoni, attraversa il Po a Brescello su un  ponte di barche;  si incammina per Casalmaggiore senza esservi attaccato dal Lautrec. Invia  alla difesa di Modena Vitello Vitelli con 150 uomini d’arme, 150 cavalli leggeri e 2000 fanti assoldati dai fiorentini; aumentano nel contempo i suoi dissidi con il  d’Avalos nonostante i tentativi di intermediazione effettuati a Casalmaggiore dal legato pontificio, il cardinale Giulio dei Medici. Da tale località si accosta per il cremonese all’ Oglio;  raggiunge tale fiume in cinque tappe: a Corte de’ Frati sorge una disputa tra italiani e spagnoli. Il Colonna tende su Bordolano; a Robecco d’Oglio viene informato che francesi e veneziani sono vicini; si vede in inferiorità numerica e stabilisce di aspettare i 10000 svizzeri assoldati di recente da Leone X; nota pure che aumentano le diserzioni tra le sue file e che incominciano a mancare i necessari rifornimenti. Attraversa  in silenzio il Po, perviene a Gabbioneta e sosta  ad Ostiano per attendervi gli svizzeri. Getta due ponti sull’Oglio.

Nov.Lombardia

4000 fanti di Zurigo si allontanano dall’ esercito francese sia per il ritardo delle paghe, sia  perché non vogliono combattere contro i loro connazionali che militano con i  pontifici. Il Colonna può ora venire a Gerolanuova e superare l’Oglio sotto un fitto fuoco d’artiglieria che proviene da Orzinuovi. Si dirige con sicurezza verso l’Adda con 1500 lance e 20000 fanti;  non trova grande resistenza nei nemici che hanno a disposizione solo 1200 lance e 8000 fanti. Tocca Vailate e supera il fiume tra Rivolta d’Adda e Cassano d’Adda: sempre di nascosto al  d’Avalos, alcune compagnie di fanti italiani, agli ordini del  Medici, guadano il fiume a Vaprio d’Adda  superando  la resistenza opposta loro da Ugo Pepoli e dal Lescun. Prospero Colonna tocca Pandino, avanza in direzione di Melegnano e dell’ abbazia di Chiaravalle Milanese;  costringe il Lautrec a rinchiudersi in Milano. Al comando dell’ avanguardia attacca la città verso Porta Romana; il marchese di Pescara conduce un assalto notturno  tra Porta Romana e Porta Ticinese; altri sono portati dagli schioppettieri a Porta Ludovica ed a Porta Vigentina. I fanti veneziani che sono di guardia a Porta Romana si danno alla fuga e sono subito imitati dagli svizzeri. Il Colonna entra in Milano per Porta Ticinese con Federico Gonzaga ed il cardinale legato Giuliano dei Medici: i francesi riparano, invece, nel Castello Sforzesco. Da questo momento il dissidio con il d’Avalos diventa irreversibile perché il condottiero non vuole più sottostare ai suoi ordini; in un’occasione, anzi, mette mano alla spada quasi a volergli fare del male. Come altre volte non sa approfittare della vittoria, non insegue il Lautrec in ripiegamento verso Cremona, né cerca di impadronirsi di Trezzo sull’Adda anche se vi ha inviato le artiglierie. Bada solo a rafforzarsi in Milano perché prevede un ritorno offensivo degli avversari. Si tiene buoni i veneziani.

Dic.Lombardia

Entra in Lodi con 725 lance, 750 cavalli leggeri e 10000 fanti e fa liberare senza taglia tutti i prigionieri fatti nel bergamasco da Bartolomeo da Villachiara. Si porta a Comazzo con il marchese di Pescara. Con l’improvvisa morte di Leone X il collegio dei cardinali lo obbliga a rilasciare il cardinale di Ivrea Bonifacio Ferrera, da lui fatto arrestare per essere troppo filofrancese, mentre si stava recando al conclave.

1522
Gen.Lombardia

Dedica le sue cure a rafforzare le difese di Milano. E’ impegnato in una serie di operazioni  che vanno dall’ottenimento del giuramento di fedeltà da parte dei capitani svizzeri allora nella città, alla liberazione senza pagamento di alcuna taglia di tutti i prigionieri. Riconsegna, tra l’altro, 30 muli a Giano Fregoso presi in precedenza da alcuni fanti spagnoli.  Invia alla guardia di Novara Filippo Tornielli con 2000 fanti, a quella di Pavia Antonio di Leyva con 2000 fanti tedeschi e 1000 italiani; egli rimane a Milano con 700 uomini d’arme, 700 cavalli leggeri e 12000 fanti. Continua ad assediare i francesi nel Castello Sforzesco facendovi costruire tutto attorno trincee munite di cavalieri.

Mar.Lombardia

Spedisce alla difesa di Pavia, assediata dagli avversari, 1000 fanti corsi ed alcuni spagnoli che riescono a superare le linee nemiche. E’ a sua volta bloccato in Milano da 23000 uomini mentre ai suoi ordini non ve ne sono che 13000. Anche Giovanni dei   Medici milita ora con gli avversari.

Apr.Lombardia

Scendono dalla Valtellina a rafforzare le sue truppe, 6000 lanzichenecchi assoldati dagli Sforza e guidati da Giorgio Frundsberg. Prospero Colonna si sposta verso Pavia e si colloca a Certosa di Pavia nelle vicinanze del Lautrec (Odet de Foix), che si è posto all’ assedio della città. Si scontra con gli uomini d’arme ed i cavalli leggeri di Teodoro da Trivulzio e li mette in fuga. Il Lautrec abbandona l’assedio di Milano e punta su Lardirago e Monza; il Colonna rientra a Milano. A fine mese vi è lo scontro decisivo fra i due eserciti alla Bicocca: il Colonna viene attaccato nel suo campo fortificato, protetto frontalmente da una strada incassata per un metro a guisa di  fossato, a destra ed alle spalle da due fossi, alla sinistra da una palude. Dietro il fossato il Colonna colloca le artiglierie e 4000 archibugieri spagnoli: alle spalle di costoro sono posti due quadrati  di 6000 picchieri ciascuno, di fanti tedeschi e spagnoli comandati dal Frunsberg e da Ferdinando d’Avalos; dietro ancora si trova la cavalleria pesante, 400 uomini d’arme; da ultimo le milizie milanesi sono messe a guardia dei fianchi e delle spalle del campo fortificato. Gli svizzeri entrano in fibrillazione per il ritardo delle paghe e pongono ai francesi un aut aut preventivo: il congedo o il combattimento. In queste condizioni il Lautrec è costretto a cedere alla loro volontà: ne segue un rovinoso attacco frontale condotto dagli svizzeri e dalla cavalleria pesante veneziana, accompagnato da un’azione complementare portata sul fianco destro degli spagnoli da 300 uomini d’arme, parte francesi e parte veneziani; di riserva restano 1000 cavalli leggeri, 6000 picchieri veneziani, 2000 archibugieri delle Bande Nere (lanzichenecchi) ed un insieme eterogeneo di 7000 fanti svizzeri ed italiani. Gli svizzeri si avvicinano con baldanza al fossato con uno scarso appoggio dell’ artiglieria; superano stremati le prime linee e vengono a contatto con i due quadrati comandati, rispettivamente, dal  Frundsberg e dal d’Avalos. Si trovano presto senza l’appoggio della cavalleria perché il Lescun, che comanda i 300 uomini d’arme, è obbligato a retrocedere di fronte alla resistenza delle truppe milanesi di Francesco Sforza. Gli svizzeri sono respinti con forti perdite: ne muoiono 3000 con 22 capitani contro pochi spagnoli. Il Colonna, al solito, non sfrutta la vittoria, non insegue i nemici in fuga come, al contrario, avrebbe voluto il marchese di Pescara: la motivazione è trovata in un  movimento sedizioso dei lanzichenecchi che chiedono paga doppia.

Mag.Lombardia

Si reca a Trezzo sull’Adda e chiede a Francesco Sforza 3000 ducati per i danni subiti dai suoi carriaggi e due paghe per i suoi uomini; attraversa il fiume ed attacca Cremona: il Lescun si arrende a patti alla condizione di non ricevere soccorsi entro giugno.

Giu.Lombardia Piemonte e Liguria

Il Lescun, nonostante l’opposizione del Medici, si arrende. Il Colonna supera alcune difficoltà contingenti dovute al solito ritardo delle paghe;  si sposta in Piemonte ove ottiene a patti Novara; punta verso Saluzzo, licenzia 1500 lanzichenecchi e si volge contro Genova alla cui difesa si trovano 2000 fanti italiani e Pietro Navarro. Si accampa a Marassi e nel Bisagno con le genti d’arme ed i fanti tedeschi; il marchese di Pescara  si dispone con i fanti spagnoli ed italiani dalla parte di Capo di Faro. Sono pesantemente bombardate le mura dal d’Avalos; i genovesi iniziano a trattare per la resa a patti alla condizione di non ricevere soccorsi entro il termine di quaranta giorni. Prospero Colonna si sposta con Francesco Sforza davanti alla Porta dell’Arco e prende parte all’ assalto alla città; contemporaneamente gli spagnoli approfittano della negligenza dei difensori, scalano le mura, entrano in Genova e la mettono a sacco. Anche gli uomini del Colonna vincono la resistenza dei difensori a Porta San Tommaso ed alla Porta delle Vacche. Le fanterie tedesche si danno ad un crudele saccheggio che non risparmia, per quattro giorni neppure le chiese ed i  monasteri. Il doge Ottaviano Fregoso, da molti giorni infermo di gotta, è trovato nel proprio letto in Palazzo Ducale. Dichiarato prigioniero dal marchese di Pescara, è condotto attraverso la città a dorso di un mulo. E’ consegnato ad un partigiano degli Adorno affinché lo consegni al viceré di Napoli.

Lug.Piemonte Lombardia

Opera nel saluzzese e nel Monferrato;  impone grosse taglie agli abitanti. Devasta il contado di Mombello Monferrato finché il marchese del Monferrato non gli consegna 25000 ducati; giunge a Carmagnola ed a Chieri dove si trova con dodici pezzi di artiglieria, 500 uomini d’arme, 800 cavalli leggeri, 6000 lanzichenecchi, 4000 spagnoli; tocca, poi, Moncalieri e Carignano. Raggiunge Pavia e  Belgioioso; da qui   scorta fino ad Asti 470 uomini d’arme francesi e 1000 fanti, che hanno appena lasciato Cremona secondo gli accordi e che si dirigono oltre il Ticino. Sempre ad Asti si ferma per alcuni giorni per bloccare il passo ad un contingente francese condotto da Claudio di Longueville che giunge fino a Villanova  Monferrato, salvo a rientrare in breve tempo oltralpe.

Ago.Liguria

Ritorna a Genova per rendere omaggio al nuovo papa Adriano VI che proviene da Tortosa. Il Colonna ed il marchese di Pescara tentano di salutare il pontefice; i loro atti di omaggio sono respinti a causa del saccheggio che hanno permesso ai soldati ai danni di Genova.

Nov.Lombardia e PiemonteA Vigevano, indi ad Alessandria.
Dic.PallaviciniChiesaEmilia

Invia Giovanni Coscia dalla pupilla Luigia Pallavicini, attaccata dai pontifici nei suoi possedimenti di Castel San Giovanni. I suoi uomini entrano nella città e fanno strage dei nemici. Sempre nel mese 500 fanti delle sue compagnie si impossessano di Carpi scacciando da tale centro Alberto e Lionello Pio.

1523
Gen.Emilia

Ottiene il castello di Novi di Modena ed è proclamato da Carlo V signore di Carpi ai danni di Alberto Pio legato ai francesi ed al papa Clemente VII.

Mar.Piemonte e LombardiaDapprima nel Monferrato. Si porta poi a Milano e con Girolamo Morone conduce le trattative per la resa dei difensori del Castello Sforzesco.
Ago.SpagnaFranciaPiemonte  Lombardia

I pontifici, su pressione del cardinale dei Medici, non gli rinnovano il capitanato  generale delle loro truppe. Si ammala al campo di Novara ed è costretto a ritornare a Milano per curarsi.  Le sue truppe sono protette dal Medici che, con due bande di cavalli,  si scontra con l’avanguardia nemica concedendogli il tempo necessario per organizzare una ritirata ordinata. Perde Carpi ad opera di Lionello Pio che approfitta della negligente sorveglianza di Giovanni Coscia.

Sett.Lombardia

Arresta nella fortezza di Cremona il vescovo di Alessandria Pallavicino Visconti, fratello di Ettore, fatto uccidere tempo prima da Girolamo Morone su ordine del duca di Milano. Sebbene informato dell’ alleanza tra imperiali e veneziani ai danni dei i francesi, il Colonna non provvede con diligenza e celerità alla difesa del ducato. Si colloca con l’esercito (6000 fanti lombardi e 1000 uomini d’arme) tra Abbiategrasso, Buffalora e Turbigo: respinto, si rafforza tra Pavia e Bereguardo. Solo quando i francesi attraversano il Ticino invia Antonio di Leyva a Pavia con 100 uomini d’arme e 3000 fanti. Egli si ritira a Milano con 6000 fanti spagnoli, 4000 italiani ed i lanzichenecchi. Il Bonnivet non attacca direttamente Milano e ciò  dà modo al Colonna di potersi spostare;  con il viceré di Napoli, Carlo di Lannoy, rifornisce di truppe il capoluogo. E’ assediato in Milano; il capitano francese si accampa a San Cristoforo, tra Porta Ticinese e Porta Romana, ed all’abbazia di Chiaravalle Milanese. Proibisce ogni scaramuccia con gli avversari, manda a Pavia Federico Gonzaga affinché da tale località possa tagliare le vie di rifornimento al campo nemico; lascia un piccolo presidio a Cremona; chiede a Vitello Vitelli di abbandonare  Genova e di trasferirsi nell’ alessandrino per ostacolare da quel lato il flusso del vettovagliamento agli avversari in Lomellina. Ottiene dai veneziani 400 cavalli leggeri e 500 fanti e li fa disporre a Trezzo sull’Adda.

Ott.Lombardia

Per distaccare Alfonso d’Este, suo vecchio amico, dall’alleanza con i francesi, gli promette Modena in cambio di 50000 ducati. A tal fine comanda a Guido Rangoni di lasciare la città e di recarsi a Milano con i suoi uomini. Il Rangoni si rifiuta di obbedire al suo ordine perché Modena appartiene allo stato della Chiesa. A Milano dispone ora di 800 lance, 800 cavalli leggeri, 5000 fanti spagnoli, 6000 tedeschi e 4000 italiani: il Bonnivet dispone a Chiaravalle Milanese di 800 cavalli  leggeri, di 6000 svizzeri, di 2000 italiani, di 10000 fanti tra guasconi e francesi; altri contingenti nemici sono dislocati al ponte del Ticino, ad Abbiategrasso, a Novara, tra Lodi ed Alessandria.

Nov.Lombardia

I francesi si ritirano per il rigore dell’ inverno; secondo il suo temperamento Prospero Colonna non  tallona gli avversari per non tentare la sorte. Tratta, anzi, una tregua con Galeazzo Visconti, padre della sua ultima amante Chiara Visconti, e con il generale di Normandia Tommaso Bohier. Allorché la tregua viene respinta spedisce alla difesa di Arona Anchise Visconti.

Dic.Lombardia

Si ammala gravemente ed è costretto a cedere il comando delle operazioni a Fernando Alarcon. Muore a Milano, presso l’attuale hotel Clemenceau, non senza sospetto di veleno o a causa di un medicamento preso per aumentare la propria virilità. E’ sepolto inizialmente nella città nella chiesa di San Nazzaro; più tardi il suo corpo sarà tumulato a Fondi nel monastero olivetano di San Magno, da lui fatto riedificare con la vicina chiesa. Protegge il poeta Pietro Gravina che gli dedica una ventina di sue composizioni; ricordato in varie novelle di Matteo Bandello per i suoi fasti anche mondani, i motti e tutta una schiera di capitani e di gentiluomini che lo attorniano. Ritratto di Antonio Maria Crespi nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano;  di Cristofano dell’Altissimo nella Galleria degli Uffizi di Firenze; di anonimo nella Galleria Colonna e in Palazzo Colonna sempre a Roma. Sposa in prime nozze Covella da San Severino ed in seconde Isabella Carafa, dei conti di Maddaloni. Il suo nome compare come protagonista nel videogioco “Assassin’s Creed”.

  CITAZIONI

-“Capitano di alta fede, prudenza e disciplina ed anche di molta fama: quantunque in realtà fosse atto ad evitare sconfitte, che a conseguire vittorie. Morendo lasciò eziandio il nome, benché non affatto a ragione, di essere stato il primo a ben conoscere e praticare i modi di difendere e di espugnare le piazze secondo l’arte novella.” RICOTTI

-“Capitano, certamente in tutta la sua età, di chiaro nome, ma salito negli ultimi anni della vita in grandissima riputazione e autorità; perito dell’arte militare e in quella di grandissima esperienza; ma non era pronto a pigliare con celerità l’occasioni che gli potessono porgere i disordini o la debolezza degli inimici, come anche per il suo procedere cautamente non lasciava facile a loro l’occasione di opprimere lui; lentissimo per natura nelle sue azioni e a cui tu dia meritatamente il titolo di cunctatore: ma se gli debbe la laude d’avere amministrato le guerre più co’ consigli che con la spada, e insegnato a difendere gli stati senza esporsi, se non per necessità, alla fortuna de’ fatti d’arme…Difese due volte..il ducato di Milano.. e offendendo e difendendo, coll’impedire agli inimici le vettovaglie, con l’allungare la guerra, tanto che ‘l tedio la lunghezza la povertà i disordini gli consumavano; e vinse e difese senza tentare giornata, senza combattere, non traendo non che altro fuori la spada, non rompendo una sola lancia: onde aperta la via da lui a quegli che seguitorno, molte guerre, continuate molto mesi, si sono vinte più con la industria con l’arti con la elezione provida de’ vantaggi, che con l’armi…. Innanzi al 1494 erano le guerre lunghe, le giornate non sanguinose, e modi dello espugnare terre lenti e difficili; e se bene erano già in uso le artiglierie, si maneggiavano con sì poca attitudine che non offendevano molto: in modo che, chi aveva uno stato, era quasi impossibile lo perdessi. Vennono e Franzesi in Italia e introdussono nelle guerre tanta vivezza: in modo che insino al ’21, perduta la campagna, era perduto lo stato. Primo el signor Prospero, cacciandosi a difesa di Milano, insegnò frustrare gli impeti degli esserciti, in modo che da questo essemplo è tornata a chi è padrone degli stati la medesima sicurtà che era innanzi al ’94, ma per diverse ragione: procedeva allora da non avere bene gli uomini l’arte de l’offendere, ora procede dall’avere bene l’arte del difendere.” GUICCIARDINI

-“Gian Paolo Vitelli and Prospero Colonna, two of the most famous of the condottieri of the period we are examining, were noted for their opinion that wars are won rather than by industry and cunning than by the actual ckash of arms.” TAYLOR

-“(Lasciò) eterna memoria delle sue gloriose attioni; havendo insegnato i posteri in che modo si fa a vincere i nemiici senza sfodrar la spada e senza sparger il sangue, ma solo con la prudenza temporeggiare.” LAZARI

“Humanistically educated, he is supposed to have applied his classical learning to the military problems he faced….The historian Francesco Guicciardini praised the Italian commander Prospero Colonna as “the delayer” (after Fabius Cunctator, the cautious Roman general who outlested Hannibal) in the context of a discussion of how strategy had become, by the 1550s, more important than feats of arms Colonna’s siege of Milan in 1525 was supposed to have been informed by Julius Caesar’s ancient reduction of Alesia.” ARNOLD

-“Malgrado gli anni..appariva, più che altri mai, spedito e destro cavaliere di galanti imprese. Quando era in Napoli dicevano che avesse spasimato, ma indarno, per Isabella d’Aragona, ed il cronista dice:”A maggior parte del viver suo dispensa in veder visitare e seguire la duchessa di Milano”; adesso nella città dove la figliuola di Alfonso II, vedova dell’infelice Galeazzo Sforza, aveva sfolgorato di bellezza giovanile sul trono ducale, il vecchio capitano abbandonavasi a nuovi amori. E vinto ai vezzi di Chiara Visconti “famosa per la forma egregia del corpo”, non rimase insensibile a quelli di Giulia e Bianca dei Maino anch’esse vaghe oltremodo.” DE BLASIS

-“In Prospero Colonna furono di grandissimo splendore una singolare altezza e grande e salda prudenza d’animo temperato, una incredibile autorità e una disciplina più tosto religiosa che severa, con un certo perpetuo terrore di molto delicata vita. Ma quando per altro non fosse, per questo almeno sarà egli sempiternamente lodato che, come ben convenne a un capitano di sangue romano, sì come amorevolissimo della patria, con instituto tanto pietoso, quanto con impperio severo ne’ soldati massimamente stranieri, tenne sempre lontano gli incommodi della guerra..Huomo non meno religioso che savio, e in ogni consiglio temperato..Il quale per prudenza e arte di general Capitano, non era riputato inferiore a veruno…. In costui che fu nobilissimo fra tutti i baroni Romani, si vide sempre la riputatione d’un gravissimo e considerato Capitano, la quale senza dubbio è riputata d’alcuni che si possa paragonare all’antico valor Romano. Percioche in lui si trovava molto vigore di consiglio militare: honorava bontà d’animo costante, et animo temperato, et desideroso del giusto et dell’honesto. Perché non fu mai nessuno che più temperatamente di lui maneggiasse l’armi tra huomini ancor partiali, nessuno più amorevolmente di lui risparmiò il sangue de’ soldati: e nessun finalmente con maggior astinenza conservò le facultà de gli huomini innocenti e specialmente de’ contadini dalla licenza de’ soldati.” GIOVIO

-“Il quale uomo per la sua natural tardità e femezza di giudizio e sempre perpetua autorità aveva acquistato nome di grandissimo capitano.” MURATORI

-“Uomo nelel cose della guerra di grandissima autorità e riputazione.” VARCHI

-“E’tait un général fort habile, surtout dans la guerre défensive. Il se postait bien, manoeuvrait savamment, et il se rendait capable de l’emporter sur ses ennemis beaucoup moins par la valeur ou la supériorité de ses troupes que par l’art qu’il mettait à les placer, à les conduire, à les angager.” MIGNET

-“S’abbandonò costui più del convenevole nelle cose carnali e concupiscibili, facendo notomia di gran donne e belle in Milano, le quali riscaldate dai baci francesi, non era uopo lungo travaglio per conquistarle. Et amando costui Giulia e Bianca del Maino sorelle giovani e belle oltremodo et istimate dalla Polizza (la Palisse) e lo Scudo (Lescun) fe opera che tocca e punta la duchessa (Isabella d’Aragona) di gelosia, si querela con lui, ed egli si scusa scrivendole, che più di concupiscenza che di amore altri potea incolparlo.” FILONICO

-“Era il primo capitanio di Italia.” SANUDO

-“Questi havendo più spesso co’l consiglio, che con la spada vinti i nemici, s’haveva nelle cose militari acquistata grandissima lode di valore, e di prudenza.” PARUTA

-“Huomo di singolar prudenza, e scienza nel trattar la guerra,” ALBERTI

-“Di libertà di dire, e di grandezza d’animo avanzò cadaun Capitano della sua età.” DE’ CRESCENZI

-“Grand capitaine romaine.” DU BELLAY

-“In tre imprese di guerra il primo loco/ Dianzi a tre Duci havea la fama dato:/ A Fabio trattenere a poco a poco,/ a Pirrho d’accampar forte e guardato,/ A Marcello attaccare il fiero gioco,/ Et mostrar forza e consiglio honorato/ Hor fu Prospero solo à tempi nostri,/ Quel c’hebber tutti e d’haver dimostri.” M.A. Casanova. Da un sonetto raccolto dal GIOVIO

-“Generale veruno non conobbe mai al pare di lui la grand’arte di affaticare il nemico. Era eccellente nella scelta delle posizioni e nella combinazione delle marcie. Avea per massima di nulla accordare al caso; e questa prudenza davagli nella guerra un vantaggio sopra tutti quelli che si espongono ad imprese ardite, e strepitose.” LAUGIER

-“Si mostrò fin dalla fanciullezza ardentissimo nell’inclinatione verso la guerra, onde acquistò la gloria, dopo molti serviggi sotto a Carlo, d’esser posto nel numero de’ primi guerrieri del suo tempo..Uno de’ più conspicui e di più valorosi Capitani del suo secolo.” LETI

-“Nobilissimo tra’ Capitani de’ suoi tempi..Era Prospero di persona alta, e di volto rubicondo, gli occhi havea neri, la barba rossa e i capelli castagnicci.” ROSCIO

-“Il più abile tra i generali d’Italia. La sua lunga sperienza e la estrema sua circospezione lo rendevano l’uomo il più capace di opporsi all’impeto de’ Francesi.” ROBERTSON

-“Huomo veramente di nobilissimo animo, oltra il suo gran valore et grande esperienza delle cose della guerra, et quello, che sopra ogni altro principe Italiano fu sempre geloso dell’honore della sua natione, et che, non mancando della fedeltà che doveva al suo re, in ogni occasione si sforzò sempre inalzarla et favorirla, et per la sua autorità haveva acquistato nome di grandissimo Capitano, et per la sua morte dispiacque molto all’Italia, et specialmente all’imperadore, che per le sue virtù et gran valore l’amava molto.” ULLOA

-“A’ suoi giorni fu il più gran capitano..Era sommamente perito nell’arte di vincere senza battersi, giammai volendo affidarsi al caso. Stancava il nemico in modo che le forze di lui si consumavano senz’ottener un effetto. Nessuno meglio di lui conosceva l’arte della difesa e quella di creare o per lo meno accrescere le proprie forze alla strategia. Scarsi mezzi gli bastavano per battersi contro un esercito forte, e dileguandosi alla vista del nemico or con finte marce, or con stratagemmi, terminava senpre coll’uscir vittorioso.” LITTA

-“Famoso e illustre Capitano..Era in costui molto vigor di consiglio militare, honorata bontà d’animo costante, animo temperato e desideroso dello honesto e del giusto.” SANSOVINO

-“Era tenuto di gran prudentia e giudicio nelle cose militari.” TARCAGNOTA

“De gli eccellenti Capitani.” ROSEO

-“Viro accuratissimo bellicae artis scientissimus..ingenio pollens et bellica virtute clarus.” ARLUNO

-Con Cesare Fieramosca e Silvio Savelli “Celebris nominis, ductoribus.” FARINA

-“Uno de’ più grandi capitani che vantò l’Italia ne’ secoli XV e XVI.” BOSI

-“Fu Prospero gravissimo e considerato capitano, peroché in lui si trovò molto vigore di consiglio militare, honorata bontà d’animo costante, animo temperato, desideroso del giusto e dell’honesto intanto che non fu mai nessuno che più temperatamente di lui maneggiasse l’armi tra huomini, ancorche partiali, nessuno più amorevole di lui risparmiò il sangue de’ soldati, e nessuno finalmente con maggiore astinenza conservò le facultà degli huomini innocenti, e specialmente de’ cittadiini dalla licenza de’ soldati.” MAZZELLA

-“Uno de’ più valorosi ed esperimentati Capitani d’Italia.” ROSMINI

-“Cui et rei militaris scientia et aetate rerum summa deferebatur.” CAPELLA

-Con Fabrizio Colonna “Due chiari lumi della famiglia Colonna.” CANTALICIO

-“Peritissimo delle cose militari.” A. MOROSINI

-“Buen capitan..Hizo el emperador general en Italia a Prospero Colona, por la calidad de su persona y sangre tan ilustre y clara, por las hazanas que por largos anos tenias heches en la guerra, por las canas venerables y larga esperiencia que adornaban su ilustrisima persona y la hacian digna de el junto con la fidelidad y amor con que servia a la casa de Espana.” SANDOVAL

-“Contra Francesi nel ducato di Milano tenne un modo di guerreggiare che schifò i due estremi, l’uno di commetter la somma del tutto alla fortuna della battaglia, specialmente contra natione che molto vale ne’ primi impeti, e l’altro di chiudersi affatto in una città con tutte le sue forze; onde si viene a perdere la reputatione, l’obedienza e il paese.” M. SAVORGNANO

-Con Fabrizio Colonna “Bello insignes.” ALBINO

-“Illustre condottiere.” PELISSIER

-“Valentissimo homo et savio et richo de intracta ogni anno de duchati charanta milia.” CASTELLAR

-Con Fabrizio Colonna “Erano allora fra i condottieri generalmente più accreditati.” SHAW

“Peritissimo Capitano.” MAFFEI

-“Illustre signore.” NOTAR GIACOMO

-“Capittaneo valente et homo de ingenio.” GRUMELLO

-Con Fabrizio Colonna “Ont estez toujours estimez aussy bons capitaines mais ilz furent blamez d’un des plus grands vices qui soient au monde, qui est l’ingratitude.” (Da solo) “Ont dict que ç’a esté luy le premier qui a donné les invantations de fortifier bien des places; M. de Langeay le dict aussy en son livre de l’Art militaire, et aussy pour les bien garder et romparer au dedans, et les opiniastrer.” BRANTOME

-“…Homo assai valente/…/ El savio signor Prospero colonese/ non refudò lo invito per niente/ la lancia abassa et col cavallo se stese/incontro all’alviano cola sua gente/ nel campo venetiano questo se mese/ che drago mai non credo né serpente/ menasse al paro a lui simel furore/ però che seco aveva del campo el fiore.” DELLA ROTONDA

-“El signor Prospero quella francha lanza/ presto a sua gente sì cridava forte/ fratelli inanzi ch’io ho buona speranza/ di redur li nemici a trista sorte/ ponse (spinge) il cavallo che già non fu zanza/ la gente el segue quel baron accorto/ dicendo o tutti el ce convien morire/ o la vittoria nostra conseguire.” BARBIERE

-Alla battaglia di Creazzo “El Signor Prospero non potea soffrire/ Lo assalto più de la Marchesca gente/ Non che li manchi l’animo e l’ardire/ Se ben cognosce al tutto esser perdente/ Pur como franco & generoso sire/ Crida il feroce molto asperamente/ Getando in terra assai de quilli Macheschi/ Se ben la resposta fan maneschi.” Da “Guerre orrende d’Italia” in GUERRE IN OTTAVA RIMA

-“Poi intrò Prosper Colonna/ Bene armato su l’arcione,/ Che per casa di Aragona/ Facto ha già gran destruzione:/ Ben pareva un Scipione/ O un forte Anibalo,/ Mai menava colpo in fallo/ Con la spada insanguinata/ Zena son la tribolata!.” Da un lamento per il sacco di Genova riportato da MEDIN-FRATI

-“Soldato esemplare e fedele servitore della corona (di Spagna)…L’unico sytatega militare alla sua altezza (Consalvo di Cordoba) in quegli anni e, peraltro, profondo coscitore degli arcani della politica romaana.” RUIZ-DOMENEC

-“El quale era gran valentomo e in questi fati d’arme (Creazzo) se portò virilmente.” BUZZACCARINI

-“Un discepolo italiano di Consalvo di Cordoba.” SCARDIGLI

-“La sua mirabil presenza, il volto d’una tinta pallida ed un po’ brunetta, con alta fronte che mostrava esser sede di fortezza e di senno non ordinari, inspiravan quella riverenza che si tributa più alle doti che ai favori della fortuna e della nascita. Aveva ciglia folte, barbetta alla spagnuola, ed un muover d’occhio tardo e risguardato, che lo dava a conoscere autorevole e potente signore.” D’AZEGLIO

-“Tanta fu l’eco delle sue vittorie che Guicciardini, guardando nella sua “Storia d’Italia” alle vicende tra i due secoli, vi riconobbe la figura chiave della storia militare del suo tempo: se l’arrivo di Carlo VIII aveva sconvolto le armi italiane, dimostrando una potenzialità offensiva prima impensabile, al Colonna spettava il merito di aver adeguato le armi di difesa a quelle di offesa, riportando quindi la strategia del tempo a quella raffinata bilancia di azioni che era stata tipica della guerra del Quattrocento.” TANZINI

-“Uno dei condottieri famosi del tempo.” MONTANARI

-Da una canzone francese del tempo riguardo la sua cattura a Villafranca Piemonte “Le maréchal de la Palice,/ qui volontiers son corps traveille/ et ne dort pas quand le chat veille,/ à un diner prit Prospère/ Coulonne et d’autres étrangers.”

-“Offrì il 20 febbraio 1515 nella città lombarda un magnifico convito, che rimase nelle cronache. Infatti alla fine della raffinatissima cena, fu introdotto nella sala del convito un giovane che si fingeva gioielliere, dal quale il Colonna fece vista di comprare tutte le gioie che portava seco, donandole alle dame convenute; ad ognuna di esse il giorno dopo egli mandò un dolce di zucchero. Si disse che tutto ciò era stato da lui fatto per poter donare un gioiello alla donna che amava. Si sa del resto che il Colonna, che viveva lontano dalla moglie da moltissimi anni, fu un uomo galante. Nota è pure la sua relazione con Isabella, duchessa di Bari, e il giudizio del contemporaneo Giovio fu che egli “matronarum amoribus intemperanter indulsisse”;..lo storico Gaudenzio Merula, di poco a lui posteriore, lo definì nella sua Cronica “ad amores mulierum etiam senex propensus…Fu con Bartolomeo d’Alviano il maggior capitano dei suoi tempi e di lui rimase confermato il giudizio del Guicciardini “Capitano..certamente, in tutta la sua età, di chiaro nome, ma salito negli ultimi anni della vita in grandissima riputazione e autorità”, perito ed esperto, ma non pronto ad afferrare le occasioni favorevoli, come del resto per la sua circospezione a non porgerne ai nemici, prudentissimo guerreggiò “più co’ consigli che con la spada”, non esponendosi per quanto possibile all’alea della battaglia.” F. PETRUCCI 

-“Nobilissimo tra i Capitani de’ suoi tempi..Era Prospero di persona alta, e di volto rubicondo: gli occhi havea neri: la barba rossa: e i capelli castagnicci.” CAPRIOLO

-“Tanto celebre per le volanti penne d’Italia mercé l’azzioni illustri militari, e le grandezze del suo magnanimo cuore…Con la zazzera lunga a questo modo, e quasi ricciuta, con un aspetto un poco rozzo d’antica bontà, ma che però negl’occhi, mostrava un certo di nobile, e militare, armato ancora con queste medesime insegne…In costui che fu nobilissimo fra tutti i baroni Romani, si vide sempre la riputatione di un gravissimo, e considerato Capitano, la qual cosa senza dubio, e reputata d’alcuni, che si possa paragonar all’antico valoe Romano. Percioche in lui si trovava molto vigore di consiglio militare; honorata bontà d’animo costante & temperato desiderio del giusto, e dello honesto. Percé non fu mai nessuno che più temperatamente di lui manegiasse l’armi tra huomini ancorché partiali, nessuno più amorevolmente di lui risparmiò il sangue de’ soldati, e nessuno finalmente con maggior astinenza conservò la facoltà degli huomini innocenti, e specialmente da’ Contadini dalla licenza de’ soldati. ” MUGNOS

-“Vieux capitaine axpérimenté.” LOT

-Suoi rapporti con Fabrizio Colonna “Tenian Prospero, y Fabricio tanta emulation entre si, siendo primos hermanos, que fueron las dos senaladas personas, que hubo en sus tiempos en Italia, que aunque para conversarse, y contra sus enemigos, o para ganar de otros eran una misma cosa; en lo secreto se quieran tan mal, que peor no podia ser: y en tanta envidia estaba el uno del otro, que no podia ser mayor.” ZURITA

-“Maitre de la guerre de manoeuvre, désirant vaincre en souffrant le moins de pertes possible.” DUC

-“Fu con Bartolomeo d’Alviano il maggior capitano italiano dei suoi tempi e di lui rimane confermato il giudizio di Guicciardini: perito ed esperto, ma non pronto ad afferrare le occasioni favorevoli, come del resto per la sua circospezione a non porgersi ai nemici. Prudentissimo personaggio guerreggiò “più co’ consigli che con la spada”, non esponendosi per quanto possibile all’alea della battaglia.” WIKIPEDIA

-Epigrafi collocate a Fondi nel chiostro del monastero di San Magno, nella cui chiesa è collocata  la sua tomba e nella facciata della  stessa chiesa. “Qui legis contemplare/ Prosper Columna Fundorum comes, Trajecti/ dux, regiique imperator exercitus,/ domicilium hoc a fundamentis erexit,/ qui ab armis hic locum, in coelum/ autem aliud sibi collocavit. A.D.MD” “Prosper Columna templum hoc divo/ Magno dicatum, vetustate fere/ collapsum a fundamentis instauravit/ A.D. MDXVI”. Più tardi Filippo Colonna farà collocare un suo busto in Paliano con la seguente iscrizione “Quisquis vides Prosperum Columnam/ hic vides Quintum Fabium Maximum ejus aetatis,/ Testes amplissimae victoriae in Neapolitano regno/ ac praecipue per Insubriam reportatae,/ in quibus ille et partibus rem, et patriae/ veterem laudem cunctando restituit.”

Immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:RetratoColonna.jpg

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