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PINO ORDELAFFI Di Forlì (Pino III degli Ordelaffi).
Signore di Forlì, Forlimpopoli, Predappio, Rocca d’Elmici, Sadurano . Fratello di Cecco Ordelaffi, cognato di Galeotto Manfredi, genero di Astorre Manfredi e di Taddeo Manfredi.
1436 (marzo) – 1480 (febbraio)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1436 | Romagna ed Emilia | E’ battezzato nella chiesa di San Mercuriale a Forlì. Suoi padrini di battesimo sono Lionello d’Este e Francesco Sforza. Quest’ultimo è rappresentato nella cerimonia da un suo capitano, il forlivese Tito Torelli. Il piccolo Pino si ammala gravemente; gli è cambiato temporaneamente il nome di battesimo in quello di Bartolomeo. A luglio sarà allontanato da Forlì a seguito di un tumulto popolare per essere condotto a Spilamberto presso i Rangoni. | |||
1441 | |||||
Sett. | Emilia e Romagna | Può lasciare Spilamberto e ritornare a Forlì con il fratello Cecco sotto la scorta di Gherardo Rangoni. | |||
1442 | |||||
Mag. | Romagna | Viene dato in ostaggio dal padre Antonio al condottiero sforzesco Pietro Brunoro. Raggiunge immediatamente Castrocaro Terme e Firenze. | |||
Ago. | Romagna | Con il fratello Cecco viene richiamato a Forlì dal padre. Entrambi sono ricevuti dai cittadini con attestati di allegria. | |||
1447 | |||||
Apr. | Romagna | E’ investito di Forlì dal papa Niccolò V con il padre ed il fratello Cecco. | |||
1448 | |||||
Ago. | Romagna | Alla morte del padre per peste è nominato erede della signoria con il fratello: entrambi giovanissimi, Forlì è di fatto governata da un comitato di reggenza composto dalla madre Caterina Rangoni e dal fratello di costei Ugo. | |||
………….. | Venezia | ||||
1451 | |||||
Apr. | Romagna | Viene deciso il suo matrimonio con la settenne Barbara Manfredi figlia di Astorre. Si reca a Faenza per conoscere la futura sposa; il suocero gli fa dono di una bella cavalcatura e di un falcone; lo accompagna fino a Forlì. | |||
Mag. | Chiesa | 100 cavalli | |||
Dic. | Romagna | A faenza per assistere alle nozze di Giovanni Galeazzo Manfredi con Parisina della Mirandola. | |||
1454 | |||||
Dic. | Romagna | Un cavaliere della guardia, Baiozzo Pontiroli, viene convocato a corte; compare davanti a Pino Ordelaffi ed allo zio Ugo Rangoni. E’ gettato dalle scale dopo che gli sono state legate le mani dietro la schiena e gli è stato calcato in testa il cappello. L’uomo è finito a colpi di bastone. Il cadavere viene lasciato per qualche tempo per terra. | |||
1455 | |||||
Mag. | Romagna | Si vede a Forlì con Jacopo Piccinino. Lo agevola nella sua incursione nel senese. | |||
Sett. | Romagna | A Faenza per incontrarvi il duca di Ferrara Borso d’Este. Pino Ordelaffi viene alloggiato nella fortezza. | |||
1456 | |||||
Gen. | Romagna | Si reca a Faenza con il fratello, che si sposa anch’egli con una figlia di Astorre Manfredi. A fine mese viene attaccato di nascosto alla porta del duomo ed a quella della chiesa di San Mercuriale un cartello del legato pontificio di Bologna con il quale Cecco e Pino Ordelaffi sono convocati a Roma. L’iniziativa è stata ispirata da Tiberto Brandolini. | |||
Giu. | Romagna | Accoglie in Forlì Carlo Gonzaga. | |||
Lug. | Romagna | A Villafranca con il fratello Cecco per un incontro indetto da Astorre Manfredi. | |||
Sett. | Romagna | A causa della presenza della peste in Forlì si sposta con i suoi cortigiani alla Rocca del Moro. | |||
1457 | |||||
………….. | Napoli | Rimini | Marche | Milita agli ordini di Jacopo Piccinino contro il signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta. | |
Dic. | Veneto | A Venezia, a rendere omaggio al nuovo doge Pasquale Malipiero. | |||
1459 | |||||
Apr. | Toscana | Si avvia a Firenze con 80 cavalli per dichiarare la propria devozione al papa Pio II. Con il Malatesta ed il Manfredi è costretto a reggere il baldacchino del pontefice. | |||
Mag. | Emilia Veneto | E’ segnalato a Ferrara ed a Venezia. | |||
1460 | |||||
Gen. | Romagna | Si incontra a Bertinoro con Jacopo Piccinino. | |||
Mar. | Angiò | Napoli | Romagna e Marche | Appoggia il Piccinino nella sua spedizione nel regno di Napoli a favore di Giovanni d’Angiò contro il re di Napoli Ferrante d’Aragona. Giunge a Fano; varca con difficoltà il Tronto in piena: molti soldati muoiono nel tentativo di guadare il fiume. | |
Apr. | Rimini | Chiesa | Marche | Conquista alcuni castelli assieme con Sigismondo Pandolfo Malatesta. | |
Mag. | Forlì | Imola | Romagna | A Faenza. Aiuta il suocero Astorre Manfredi a riportare la calma nella città. Lo appoggia ai danni di Taddeo Manfredi. | |
Giu. | Rimini | Chiesa | 690 cavalli | Marche | Si collega con Giovanni Francesco della Mirandola per affrontare i pontifici con Sigismondo Pandolfo Malatesta. |
Lug. | Marche | Punta verso gli Abruzzi con il Mirandola e Silvestro da Lucino; giunto a Montesanto (Potenza Picena) si deve ritirare in gran fretta perché la strada è bloccata dagli avversari. | |||
Ago. | Marche | Appoggia Sigismondo Pandolfo Malatesta all’occupazione di Senigallia; si allontana dalla città inseguito dai pontifici. E’ battuto a Cesano dove patisce molte perdite. Ripara a Fano. | |||
Sett. | Romagna | Si ferma a Serrungarina. Rientra a Forlì accolto dalla popolazione con tutti gli onori. | |||
Ott. | Romagna | Ospita a Forlì Giovanni Francesco della Mirandola. Muta partito con il fratello Cecco. Non prende parte direttamente alla lotta contro il Malatesta nonostante l’invito del vescovo di Sessa Angelo Geraldini. Si accontenta di dare libero passo a truppe e vettovaglie indirizzate all’esercito di Astorre Manfredi ed a quello pontificio. | |||
1461 | Chiesa | Angiò | |||
1462 | |||||
Feb. | Romagna | Lascia il regno di Napoli per rientrare a Forlì. | |||
Mar. | Emilia | In visita a Bologna. | |||
Apr. mag. | Chiesa | 500 cavalli e 100 fanti | Romagna | Si sposa a Faenza con Barbara Manfredi. A metà maggio rientra a Forlì dove sono organizzati molti festeggiamenti in onore dei due sposi. Negli stessi giorni ritorna agli stipendi dei pontifici con una condotta di 500 cavalli e di 100 fanti. Gli è concessa una provvigione annua di 7000 ducati. | |
Sett. | Angiò | Napoli | Romagna | Viene assoldato da Silvestro da Lucino per conto del Piccinino. | |
1463 | |||||
Apr. giu. | Romagna | Ad aprile si ammala in modo grave; grazie anche alle insinuazioni della madre, sospetta di essere stato avvelenato dal fratello Cecco. Guarito, a giugno si porta a Faenza con la moglie presso il suocero Astorre Manfredi: anche costui alimenta il suo odio nei confronti di Cecco. | |||
Lug. | Romagna | In conseguenza della sua guarigione la madre fa erigere nella chiesa di San Francesco di Forlì un altare con un quadro raffigurante la Vergine con molti santi, tra i quali San Antonio da Padova, che ha ai suoi piedi lo stesso Pino in ginocchio. | |||
1464 | |||||
Mar. | venezia | ||||
Mag. | Romagna Lombardia | Dopo una nuova contesa con il fratello Cecco provocata da attriti tra i rispettivi camerieri si sposta in Lombardia per raggiungervi le truppe di Bartolomeo Colleoni. Il fratello Cecco lo accompagna fino a Villanova; nel suo passaggio per Faenza Pino è accolto con grandi onori dal suocero che, da parte sua, continua ad istigarlo contro il fratello. Nella città è organizzata una giostra in suo onore. | |||
1465 | Romagna | E’ colto da una nuova grave infermità. | |||
1466 | |||||
Apr. | Romagna | Il fratello Cecco giace infermo a Forlì. Il ministro Francesco Bifolci esercita la sua carica in modo disonesto. I partigiani di Pino approfittano della situazione ed istigano la popolazione contro l’esosità e le ruberie del funzionario. Pino Ordelaffi rientra da Venezia, cavalca il malcontento e minaccia pubblicamente il fratello. Della trama fanno parte i suoi capisquadra Guido Gambaraldi, Gaspare Stambazzi e Chelino da Forlì. Anche il suocero è informato della congiura; ha il compito di presentarsi a Forlì con le sue truppe. I soldati di Pino Ordelaffi si impadroniscono della piazza e delle principali strade; in un secondo momento ordina ai congiurati di recarsi nella camera del fratello Cecco, di catturarlo e di incarcerarlo con la moglie ed i figli nella torre dell’Orologio. Il Bifolci è convocato a palazzo ed è ucciso con il figlio per strada all’angolo di Santa Maria nella piazza: gli è legata una cordicella ai genitali ed il cadavere è trascinato fino al Palazzo delle Gabelle per esservi impiccato con i pantaloni abbassati. Il mattino seguente giunge Astorre Manfredi con il figlio Carlo e la loro presenza rafforza la posizione di Pino. La moglie Barbara prepara un veleno e lo mescola nelle vivande destinate a Cecco: la trama è sventata dalla sorella di costei Elisabetta. Alla fine Guido Gambaraldi penetra con altri sicari nella torre dove è custodito Cecco; irrompe nella prigione ed ammazza con un colpo di stiletto al cuore Cecco Ordelaffi. Pino vuole coprire il fratricidio e fa celebrare solenni funerali in memoria di Cecco che viene sepolto nella chiesa di San Francesco. Indi si reca a Venezia alla ricerca di un sostegno; la Serenissima gli invia in soccorso Andrea da Parma. | |||
Giu. | Romagna | Entra in sospetto per la presenza di truppe pontificie a Cesena e di quelle degli sforzeschi in rientro dal regno di Napoli. Chiede nuovamente aiuto ai veneziani, che gli inviano 500 cavalli agli ordini del Mirandola e di Silvestro da Lucino. | |||
………….. | Romagna | Si deve ritirare a Forlimpopoli a causa della presenza della peste in Forlì. Muore all’improvviso la moglie Barbara; Pino viene subito sospettato dal suocero di averla fatta avvelenare. Sono ora la madre ed Astorre Manfredi a cercare di togliergli il potere; fanno pressioni in tal senso sul papa. | |||
1467 | |||||
Mar. | Venezia | 400 cavalli | E’ arruolato con 400 cavalli in tempo di guerra e di 200 in tempo di pace. La condotta è stabilita in due anni di ferma ed in uno di rispetto; gli è riconosciuta una provvigione annua di 5000 ducati; in cambio allo scadere del contratto si impegna a non combattere le milizie della Serenissima. | ||
Mag. | Venezia | Firenze Chiesa | Emilia e Romagna | Dopo molti eccessi fa avvelenare anche la madre: le sono celebrati, anche in questo caso, solenni esequie. Appoggia le truppe di Bartolomeo Colleoni ed i fuoriusciti fiorentini. Si trova sull’Idice e campeggia sotto Imola. Presto deve fare rientro a Forlì per la scoperta di un trattato filo-pontificio da parte del governatore Ghinolfo di Romena. | |
Giu. | Romagna | Sono impiccate a Forlì 3 persone colpevoli di avere cercato di fare entrare i pontifici in città. Altri congiurati riescono a fuggire | |||
Lug. | Emilia | Prende parte alla battaglia di Molinella nel cui corso rimane ferito ad un braccio. | |||
Dic. | Romagna | Si fortifica in Forlì con Bartolomeo Colleoni, Gaspare e Gerardo da Martinengo, Costanzo Sforza e Marco Pio con 800/900 uomini d’arme. Sempre nel periodo si rifiuta di liberare dal carcere la cognata ed i nipoti. | |||
1469 | |||||
Apr. | Romag | Si reca ad Imola per conoscere la sua futura sposa Zaffira Manfredi, figlia di Taddeo. Un suo caposquadra, Battaglino da Faenza, approfitta della sua assenza per accordarsi con Carlo Manfredi, fare avvicinare tale condottiero con le sue truppe a Porta Schiavonia, introdursi segretamente nella prigione in cui sono rinchiusi Elisabetta Manfredi ed i figli, ed aiutare costoro a porsi in salvo. | |||
Ago. | Venezia | Rimini | Romagna | Milita per i veneziani a favore del papa Paolo II contro Roberto Malatesta, che si è impadronito della signoria di Rimini, e dei suoi alleati. Assedia Rimini; abbandona il borgo di San Giuliano alla notizia dell’ arrivo dell’esercito della lega condotto da Federico da Montefeltro. Si accampa su un vicino monte. E’ vinto a Mulazzano. | |
………….. | Forlì | Fuoriusciti | Romagna | Assedia Rocca delle Caminate che appartiene ai Belmonti. Il castello è espugnato e distrutto perché in esso trovano ricetto gli esuli ed i malcontenti di Forlì. | |
1470 | |||||
Gen. apr. | Lazio | A Roma. Gli è rinnovato il vicariato di Forlì e di Forlimpopoli. Viene armato cavaliere dal papa Paolo II. | |||
Mag. | Romagna | Al suo rientro a Forlì viene accolto dal clero in processione; si sposa ed organizza una giostra per onorare la moglie Zaffira . Il premio del torneo è costituito da un pallio di velluto cremisino. | |||
Ago. | Romagna | Emana un bando di perdono generale per tutti i fuoriusciti con restituzione dei beni confiscati. Sempre nel periodo fa riedificare il castello di Sadurano, rafforza le difese della rocca di Forlimpopoli, di quelle di Rocca d’Elmici e di Predappio. | |||
1471 | |||||
Mag. | Milano | Capitano g.le | Romagna | Al servizio del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza; è nominato capitano generale dell’esercito sforzesco in Romagna. Gli sono offerti uno stipendio annuo di 16000 ducati in tempo di pace, di 28000 in guerra ed una prestanza di 8000. La condotta è stabilita in 150 uomini d’arme in tempo di pace e di 200 in tempo di guerra. | |
Lug. | Romagna | Gli è anticipato un terzo dello stipendio per mettere in ordine le sue compagnie. | |||
Dic. | 200 lance e 300 fanti | Romagna | Ha ai suoi ordini 1200 cavalli e 300 provvigionati. | ||
1472 | |||||
Mar. | Romagna | Inizia lavori migliorativi relativi al suo palazzo di Forlì e la costruzione della cittadella. Indotto dalla moglie Zaffira e da Gaspare Stambazzi si vendica di Battaglino da Faenza che viene ucciso da 4 sicari al ponte dei Cavalieri davanti al palazzo dei Numai. Pino Ordelaffi piange in pubblico pubblicamente la morte dell’uomo d’armi; nessuno lo crede innocente di tale assassinio. | |||
Dic. | Romagna | Gli sono riconosciuti dagli sforzeschi 12000 ducati per le sue spettanze. Il consiglio segreto ducale a Milano fissa per le cerimonie ufficiali l’ordine di precedenza per signori e condottieri: primo viene il marchese di Mantova Ludovico Gonzaga, poi Taddeo Manfredi e Pino Ordelaffi. Seguono Roberto da San Severino, Giovanni Conti e Giovanni Bentivoglio. | |||
1473 | |||||
Gen. | Lombardia | Si porta a Milano per un consiglio di guerra con il duca Galeazzo Maria Sforza, Ludovico Gonzaga, Giovanni Conti ed il nipote del papa Girolamo Riario. | |||
Giu. | Romagna | Fa avvelenare durante una cena anche Gaspare Stambazzi, colpevole di essersi vantato in pubblico della sua influenza sul signore di Forlì. A metà mese muore anche la moglie Zaffira (avvelenata) che viene sepolta nella chiesa di Santa Maria dei Servi. | |||
Estate | Romagna | Il nuovo pontefice Sisto IV riconferma Pino Ordelaffi nei precedenti vicariati. | |||
Sett. | Romagna | Le sue compagnie sono ferme in Romagna. A metà mese riceve l’ordine di mettersi a disposizione del pontefice. | |||
Nov. | Marche | Si accampa nella Marca tra San Severino Marche, Rocca Contrada (Arcevia), Serra San Quirico, Corinaldo, Jesi ed Osimo. | |||
1474 | |||||
Giu. lug. | Chiesa | C. di Castello | Toscana e Umbria | Transita per Anghiari. Con il cardinale legato Giuliano della Rovere (futuro Giulio II) muove contro Città di Castello per scacciarne Niccolò Vitelli. Lo affiancano nell’impresa Giovanni Francesco da Bagno, Giorgio da Massa, Antonello da Forlì, Malatesta Malaspina, Giovanni Francesco Gonzaga, Lorenzo da Castello e molti fuoriusciti tifernati. Occupa Todi con un breve assedio; irrompe nel tifernate al comando di 300 cavalli e di 2000 fanti. Si impadronisce di Selci. Dopo qualche giorno giunge anche Giulio Cesare da Varano con 400 cavalli e molti fanti. Le truppe si accampano al colle della Cecca verso la Porta di San Marco. La città è assediata perché Niccolò Vitelli si oppone all’ingresso in essa dell’esercito pontificio per timore di un saccheggio indiscriminato. Si accampa fuori Porta San Giacomo sul torrente Cavaglione che attraversa Città di Castello. Si attesta poi al casalino di San Giuliano nei pressi della Porta Sellaria. Ha il comando di una parte dell’esercito. Fa costruire una bastia presso la chiesa di San Tommaso di fronte alla porta che dà sul corso d’acqua. Assale con i suoi uomini la porta che viene data alle fiamme. Dieci sono gli uccisi e 40 i feriti tra gli attaccanti; tra i castellani vi sono solo alcuni feriti. | |
………….. | Marche | Presenzia ad un consiglio di guerra che si svolge a Fano. | |||
1475 | |||||
Ago. | Romagna | Decide di sposarsi per la terza volta allo scopo di garantirsi una discendenza: viene scelta Lucrezia della Mirandola, figlia di Giovan Francesco. Invia a Mirandola Ghinolfo di Romena per le trattative; quest’ultimo viene avvelenato durante una cena dalla futura sposa cui sono ben note tutte le trame gestite in precedenza dall’uomo di fiducia del marito. | |||
Ott. nov. | Emilia | Si sposa a Mirandola ed a novembre rientra a Forlì. Grandi festeggiamenti in città accompagnano l’evento. | |||
1476 | |||||
Gen. | Milano | 125 uomini d’arme | Romagna | ||
Feb. | Forlì | Faenza | Romagna | Ospita a Forlì Lancillotto Manfredi, fuggito da Faenza in odio a Carlo Manfredi; dà pure ricetto a Galeotto Manfredi, altro fratello di Carlo, e gli procura una condotta con i veneziani. Appoggia quest’ultimo alla conquista della rocca di Solarolo; allorché Galeotto deve cedere di fronte al congiunto Pino Ordelaffi lo ospita nuovamente in Forlì. | |
1477 | |||||
Sett. | Romagna | Carlo Manfredi invia a Forlì 4 sicari della Val di Lamone per ucciderlo: costoro sono scoperti, confessano ogni cosa sotto tortura e sono impiccati al rivellino della rocca di Ravaldino dalla parte verso gli Appennini. | |||
Nov. dic. | Romagna | Aiuta Galeotto Manfredi ad impossessarsi di Faenza ai danni del fratello Carlo. Costui si rinchiude nella rocca; l’Ordelaffi gli chiede che gli siano consegnati i figli del fratello Cecco. Alla fine Carlo Manfredi capitola e si incammina alla volta di Ferrara. | |||
1478 | |||||
Mag. | Chiesa | Firenze | Rifiuta un’offerta dei fiorentini che lo vogliono come loro capitano per combattere aragonesi e pontifici (stipendio di 6000 ducati in tempo di guerra e di 4000 in tempo di pace). Preferisce militare al soldo dei pontifici contro gli stessi fiorentini. Sempre nel mese si distingue per la sua attività volta a favore della popolazione: fa venire dalla Puglia notevoli quantità di frumento che è rivenduto a prezzi inferiori a quelli di mercato. | ||
1479 | |||||
Giu. | Marche e Umbria | Lascia Pesaro con Giovanni Francesco da Bagno, transita per Perugia e si dirige a Passignano sul Trasimeno con sette squadre di cavalli e molti fanti. | |||
…………. | Romagna | Si ammala di quartana. Invia al camp in Toscana 2 squadre di uomini d’arme agli ordini di Ludovico dall’Orso. | |||
1480 | |||||
Gen. | Romagna | La malattia si aggrava. La moglie, consigliata da Giacomo Suardi, pensa di rimanere signora della città mediante il matrimonio con il nipote Antonio Maria. L’Ordelaffi guarisce, viene a conoscenza di quanto accaduto durante la sua degenza (l’estromissione dal potere del figlio naturale Sinibaldo) e fa incarcerare il Suardi nella rocca ove costui viene giustiziato: il suo cadavere sarà gettato rinchiuso in un sacco nel fiume Ronco. | |||
Feb. | Romagna | Viene invitato con la moglie ad una festa organizzata nella casa di Francesco Paolucci: prima si reca a messa; si sente male ed è ricoverato nel suo palazzo per la febbre. Sembra riprendersi ed a metà mese muore. La moglie Lucrezia della Mirandola è accusata di averlo avvelenato. Pino Ordelaffi viene sepolto nella chiesa di San Girolamo in un primo tempo nella cappella del Bonucci, in seguito vicino all’altare maggiore. La salma viene avvolta nel saio francescano. Busto di Simone Ferrucci da Fiesole (pinacoteca di Forlì). |
CITAZIONI
-“Lui in soa vita era stato uno degnissimo home et amatore del bem comune, homo spirituale, et aveva molte bene tenuto dita soa cità senza alcuna guera per tuta la soa vita..Et aveva un’altra vertù, che lui era al più liberale signore che io vedese mai per alcuno tempo de mia vita..Ed era uno simile a Rolando nel fato d’arme. E ultimadamente aveva molte adornata dita soa cità di mura, e dal canto di verso l’Albero, e in multe altre logo; et aveva ancora fate la mazora parte dal dito so palazo. Item ancora fè fare quelo belo edificio dela dita soa roca, o vere chiamata cittadella.” BERNARDI
-“Non minus consilio quam bellis clarus.” ORSI
“Bellicam praefecturam gessit; in patria autem suas aedes, atrio et aulis pictis, atque inauratis ornavit; templa et coenobia vel restituit, vel costruxit.” MARCHESI
Con Tiberto Brandolini e Brunoro da Forlì “Fra i più rinomati condottieri di Romagna e d’Italia.” PECCI
-“Letetur autem prefatus ill. princeps opere et virtute sua habet splendidum et fulgens dominium cum optima civitate, pulcris terris, oppidis, meniis et copiis ornatissimorum et fidissimorum civium et servitorum. Nec minus homines gaudent habere pro domino clementem, iustum, pium, humanum, fortem, magnanimum, mitem, fidelem et optimum principem, et se ad invicem in laudatis et sanctis operibus cognoscant pro digna memoria et eterna fama.” Annales Forolivienses riportato da POLONI
-“Ebbe..contatti con una moltitudine di personalità che facevano capo ad un cerchio letterario il cui epicentro pare fosse la casa dei Numai, il cui protettore e mecenate non poteva essere che Pino le cui lodi primeggiavano nei versi che vi si leggevano, il cui aedo sarebbe presto diventato..Urceo (da Rubiera). Credo sia logico ipotizzare che questo mondo ospitasse anche pittori, come il coetaneo Melozzo degli Ambrogi, scultori, musicisti forlivesi di origine o d’elezione e popolasse le serate e i banchetti della corte.” SPADA
-“Dopo aver fatto uccidere il fratello, Pino seppe tenere il comando con intelligenza, ma anche con azioni spregiudicate e spietate, arrivando a far uccidere chiunque potesse insidiare il suo potere, compresa la seconda moglie, Zaffira Manfredi. Fu tuttavia un abile politico. Durante il suo governo riuscì ad allearsi con i maggiori Stati regionali dell’epoca, primo fra tutti lo Stato della chiesa, per il quale si mise al servizio con il suo esercito. Un altro alleato fu Galeazzo Maria Sforza Duca di Milano che lo nominò conservatore della parte di Romagna controllata dai milanesi.” LOMBARDI
-Sulla sua tomba è inscritto il seguente epitaffio “Tertius armorum, pacis quoque gloria Primus/ Ordelaphus, per quem nomina sangui, habet,/ Postquam arcem murosque dedit tibi, Livia, sedem/ Hanc sibi delegit lustra novena sibi.”
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