Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
PIETRO MARIA DEI ROSSI (Pier Maria Rossi).
Detto il Magnifico. Di Berceto. Conte di Berceto e di San Secondo. Signore di Torrechiara, Felino, Berceto, Noceto, Graiana, Miano, Sant’Andrea a Bagni, Neviano de’ Rossi, Roccabianca, Roccalanzona, Roccaprebalza, Roccaferrara, San Secondo Parmense, Basilicanuova, Corniglio, Corniana, Bardone, Calestano, Torricella, Varano de’ Melegari, Stagno, Castellaro, Mezzano, Polesine Parmense, Carona, Carignano ed altre località per un totale di 22 castelli. Figlio di Pietro dei Rossi; padre di Guido dei Rossi e di Giacomo dei Rossi, genero di Guido Torelli.
1413 (marzo)– 1482 (settembre)
Anno. Mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1428 | Sposa Antonia Torelli, figlia di Guido. | ||||
1438 | Milano | Venezia | Lombardia | Combatte i veneziani in Ghiaradadda. | |
1441 | |||||
Lug. | Emilia | Acquista Berceto da Rolando Pallavicini per 9600 lire imperiali; per tale fatto entra in urto con il duca di Milano Filippo Maria Visconti che gli toglie la località salvo ad investirlo più tardi della stessa con i castelli di Buschi, Marra e Graiana. La comunità locale ed i sudditi dei Rossi contribuiscono allo sforzo finanziario legato all’acquisto di tale centro sia con denaro che in servizi in natura. | |||
1442 | |||||
Dic. | Emilia | E’ ammonito dal duca di Milano Filippo Maria Visconti, insieme con altri feudatari del parmense come Niccolò Terzi, per avere impedito ai gabellieri la riscossione dei dazi. | |||
1446 | |||||
………….. | Milano | Firenze Venezia | Toscana | Alla testa di 1000 uomini muove con Luigi dal Verme e Luigi da San Severino su Pontremoli che appartiene a Francesco Sforza. Nella città entrano i soccorsi inviati dai fiorentini; il centro resiste agli assalti portati dai viscontei. | |
Sett. | Lombardia | E’ sconfitto nella battaglia del Mezzano da Micheletto Attendolo. Continua a contrastare i veneziani sull’Adda. | |||
1447 | |||||
………… | Lombardia | Gli è affidato il governo della Ghiaradadda. | |||
Ago. | Rossi | Terzi | Emilia | Alla morte di Filippo Maria Visconti rientra nel parmense, recupera alcune terre cadute in potere dei Terzi e dà in prestito del denaro allo Sforza. Assale Guardasone e Sant’Andrea a Bagni. | |
Sett. | Milano | Venezia | Emilia | Milita al servizio della Repubblica Ambrosiana. Con l’appoggio dei da Correggio raduna molti dei suoi fautori; occupa Guardasone che viene messa a sacco. Ottiene Brescello con Niccolò, Manfredo e Giberto da Correggio e toglie Noceto ai San Vitale: a Parma è chiamato “fondatore e conservatore della patria libertà”. | |
Ott. nov. | Emilia | Prende parte all’assedio di Piacenza; a metà novembre partecipa all’assalto generale che termina con la conquista della città. E’ tra i primi ad entrare nella città per la Porta di San Lazzaro di cui ha corrotto il comandante delle guardie. | |||
1448 | |||||
Apr. | Milano | Ferrara | Emilia | E’ segnalato a Beduzzo da dove sostiene le milizie parmensi ai danni di Sala Baganza che appartiene a Gabriele Vallisnieri, alleato degli estensi. Sorveglia i movimenti di Jacopo Piccinino. | |
Mag. giu. | Emilia | Ha una grave vertenza con il vescovo di Parma, Delfino della Pergola che mira a spogliare il Rossi di alcuni castelli quali Berceto, Piatrabazza, Ferrara, Corniglio, Bardone, Corniana, Castrignano e Bosco facenti parte secoli prima del patrimonio della chiesa di Parma. E’ minacciato di scomunica dal prelato perché suoi uomini malmenano un messo vescovile. | |||
Lug. | Rossi Milano | Terzi Venezia | Emilia | Invia truppe a Guardasone per rappresaglia nei confronti dei Terzi; saccheggia la località con l’aiuto di Carlo di Campobasso: nell’incursione sono razziati 400 capi di bestiame e sono fatti 54 prigionieri. Gli abitanti di Parma si interpongono ed in pochi giorni è stipulata una tregua tra le parti. Si sposta verso il cremonese, risale la riva destra del Po con 2000 uomini e 6 bronzine (pezzi di artiglieria di bronzo) per bloccare l’avanzata alla flotta veneziana di Andrea Querini. Dispone i sei pezzi sulla sua sponda mentre altri quattro sono collocati dagli sforzeschi sulla riva opposta: la flotta è sottoposta al fuoco incrociato dell’artiglieria milanese. Il Querini è sconfitto. | |
Ott. | Milano | Ferrara | Emilia | Invia truppe al congiunto fra Rolando dei Rossi ai danni dei San Vitale cui strappa la rocca di Noceto; contrasta pure con 2000 cernite gli estensi che minacciano i parmensi. | |
Nov. | Sforza | Milano | Emilia | Assedia Colorno con Manfredo da Correggio. Negli stessi giorni è pubblicato il trattato di Rivoltella tra veneziani e Francesco Sforza; dopo un momento di indecisione il Rossi decide di appoggiare la causa dello Sforza. | |
Dic. | Emilia | Si accorda con il capitano della cittadella di Parma per farvi entrare gli sforzeschi. Sono intercettate dagli avversari alcuni messaggi del provveditore veneziano Giacomo Antonio Marcello diretti a Venezia; la congiura nella città è scoperta. | |||
1449 | |||||
Gen. | Emilia | Fronteggia Jacopo Piccinino e Carlo di Campobasso con Alessandro Sforza. Raggiunge Collecchio per sorvegliare i movimenti degli avversari; è colto alla sprovvista da Carlo di Campobasso; il Piccinino ritarda a sostenere l’azione del suo antagonista sicché la vittoria arride agli sforzeschi. Suoi partigiani aprono a lui ed a Alessandro Sforza la Porta di San Barnaba a Parma: l’attacco è respinto con la perdita di 100 cavalli; altri suoi fautori sono catturati nella città ed impiccati alle finestre del Palazzo del Podestà. Il Rossi riporta nello scontro due ferite, una al braccio sinistro e l’altra alla coscia destra. Giorni dopo entra in Parma e ne rimane alla guardia con Manfredo e Giberto da Correggio, Niccolò Terzi e Ludovico Malvezzi. | |||
Mar. | 500 cavalli | Emilia | E’ condotto con 500 cavalli da Francesco Sforza per un anno di ferma ed uno di rispetto. | ||
Apr. mag. | Emilia | Con Giovanni Conti combatte nel piacentino i seguaci di Francesco e Jacopo Piccinino allo scopo di impadronirsi dei beni che i due fratelli detengono in tale territorio. Attacca Castell’Arquato difeso dal marchese di Varese e da Giovanni Pazzaglia: dopo alcuni giorni di resistenza i difensori si arrendono, il marchese di Varese è catturato mentre il Pazzaglia riesce a fuggire a Fiorenzuola d’Arda. Anche questa località perviene in breve tempo in suo potere. | |||
……….. | Sforza | Milano Venezia | Emilia | Assale Guardasone allorché Niccolò Terzi si allea con i veneziani ai danni di Francesco Sforza. | |
1450 | Lombardia | E’ ferito ad una gamba in un attacco portato dai veneziani a Cremona. | |||
1452 | |||||
Gen. | Emilia | Ha nuove controversie con il vescovo di Parma per alcune gabelle pretese dal presule a Casacca ed a Pagazzano. | |||
Lug. | Milano | Venezia | Emilia e Lombardia | Combatte ancora i veneziani al servizio dello Sforza divenuto duca di Milano. Difende il parmense dagli attacchi condotti da Giberto da Correggio. Con Antonio da Landriano è inviato con 1000 cavalli per distruggere due bastie ed un ponte di barche sull’Adda costruiti ad Abbadia Cerreto da Carlo di Montone e da Matteo da Capua. La sua iniziativa, per quanto ostinata e coadiuvata dal lancio di grossi tronchi gettati nella corrente per rompere il manufatto, non ha successo. | |
Sett. | Lombardia ed Emilia | Ai primi del mese mentre lo Sforza sta scorrendo nel bresciano due ex esponenti della Repubblica Ambrosiana, Giovanni di Ossona e Giovanni di Appiano, riescono a liberarsi ed a impadronirsi della rocchetta del castello di Monza dove sono stati imprigionati; nello stesso tempo alcuni dissidenti organizzano nella città attentati e trame. La duchessa Bianca Maria Visconti fa appello al Rossi, ad Antonio da Landriano ed a altri condottieri per risolvere la situazione. L’operazione è condotta da costoro con successo; durante il suo trasferimento a Milano Giovanni di Ossona viene assassinato dalla scorta. Il Rossi è poi segnalato a Leno. Sconfigge a Poviglio Giberto e Manfredo da Correggio. | |||
Ott. | Lombardia | A san Colombano al Lambro ed a Lodi dove i suoi uomini per sopravvivere sono costretti ad impegnare le proprie armi. | |||
1453 | |||||
Apr. | Lombardia | Lo Sforza lo esorta a lasciare gli alloggiamenti dell’Oltrepò pavese per spostarsi a Seniga. | |||
Ago. | Emilia | Invia agli accampamenti invernali, nel parmense, parte delle sue compagnie suscitando con ciò le ire dello Sforza. | |||
1454 | |||||
Ago. | Milano | Duca Savoia | 1000 cavalli | Piemonte | |
………….. | Emilia | Si rinnovano i litigi con il vescovo di Parma Delfino della Pergola che lo fa citare a Roma: l’atto è esposto a Parma sulle porte del duomo ed a Colorno nella chiesa di Santa Margherita. Pietro Maria dei Rossi vincerà la controversia legale con la mensa episcopale parmense per i diritti sulle cittadine di Pietramogolana, Casacca e Pagazzano. | |||
1462 | |||||
Gen. | Milano | Angiò | Si trova nel regno di Napoli per sostenere la causa del re Ferrante d’Aragona contro i fautori di Giovanni d’Angiò. | ||
1464 | Emilia | Disereda i figli Giacomo e Giovanni: il primo ha fatto uccidere a Roma per motivi passionali il caposquadra sforzesco Antonio Cattabriga. | |||
1466 | |||||
Mar. | Emilia | Alla morte di Francesco Sforza rifiuta di passare agli stipendi del papa Paolo II. In Parma scoppiano gravi contrasti tra i suoi fautori e quelli di Manfredo da Correggio. Nonostante gli assassinii a Parma di alcuni suoi partigiani il Rossi non abbandona i suoi castelli. | |||
1467 | |||||
Mag. | Emilia | A Basilicanuova. | |||
Sett. | Giacomo dei Rossi si rappacifica con Pietro Paolo Cattabriga, fratello dell’uomo da lui ucciso. Pietro Maria si riconcilia anch’egli con il figlio e gli fa avere la revoca del bando ducale. Nello stesso tempo fa pressioni affinché si sposi con Francesca d’Arluno, figlia tredicenne di Melchiorre e della sua amante Bianca Pellegrini. | ||||
1468 | |||||
………… | Dona 100 ducati per le nozze del nuovo duca Galeazzo Maria Sforza; il denaro è rifiutato. Il Rossi è sollecitato a regalare altre cose più consone all’evento. | ||||
Lug. | E’ rimproverato dal duca perché con la sua azione ostacola l’opera dei gabellieri ducali volta alla riscossione delle tasse. | ||||
Nov. | Emilia | A San Secondo Parmense. | |||
1469 | Viene ammesso al consiglio segreto del ducato con la speranza di indurlo a trasferirsi a Milano. | ||||
1470 | |||||
Nov. | Emilia | A Basilicagoiano. | |||
1471 | |||||
Giu. | Emilia | A San Secondo Parmense. | |||
Sett. | Emilia e Lazio | Transita per Bologna; si dirige a Roma a rendere omaggio al nuovo papa Sisto IV per conto del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. | |||
1475 | |||||
Dic. | Nel quadro della riduzione delle spese legate alla corte Galeazzo Maria Sforza, come ad altri signori del ducato, gli toglie ogni appannaggio. | ||||
1476 | Lombardia | Con l’uccisione di Galeazzo Maria Sforza è chiamato a Milano a far parte del collegio di tutela del giovane erede. | |||
1477 | |||||
Mar. apr. | Emilia | E’ ammazzato un uomo appartenente ad una delle tre fazioni (Pallavicini, da Correggio, San Vitale) alleate contro la sua, chiamate “Tre parti” o “Tre squadre”. Quando si propaga la notizia dell’assassinio una grande folla prende le armi in Parma e, organizzata dalle “Tre parti” si avvia per punire il mandante dell’omicidio, il figlio naturale Rolando dei Rossi. I fautori rivali saccheggiano la casa di costui, catturano due suoi famigli (il figlio è riuscito a fuggire), li trascinano in piazza e li impiccano alla ringhiera del palazzo comunale. Sono pure depredate le case di alcuni facoltosi cittadini, aderenti al partito dei Rossi, nonché la precettoria degli ospitalieri e dell’abbazia di San Giovanni Evangelista, rette da Rolando e da Ugolino dei Rossi. Ad aprile chiede di essere risarcito per i danni subiti; per tale motivo rifiuta di firmare alcun accordo con gli avversari. | |||
Giu. | 300 cavalli | Gli viene concessa una provvigione e la condotta di 300 cavalli. | |||
Ago. | Lombardia | La duchessa Bona di Savoia invia a Parma Luigi Becchetti che ordina ai vari capifazione di recarsi a Milano ad esporre le proprie ragioni. E’ chiamato a far parte del consiglio di stato. | |||
Sett. | Lombardia | Cede alle pressioni del governo ducale. Si reca a Milano ove è accolto con tutti gli onori. | |||
Nov. | Emilia | Rientra nei suoi possedimenti a Roccabianca dopo che il luogotenente ducale di Parma, Branda Castiglione è riuscito a calmare i facinorosi con forti multe. | |||
1478 | |||||
Apr. | Lombardia | Viene chiamato a far parte del senato milanese. | |||
1479 | |||||
Mag. | Milano | Sforza | Emilia | Alla difesa di Parma. E’ eletto governatore di Pontremoli e della Lunigiana. Ha l’ incarico di contrastare Roberto da San Severino fermo a Borgo Val di Taro. | |
Ott. | Con il rientro a Milano di Ludovico Sforza si riconcilia con Roberto da San Severino. E’ sostituito nel consiglio ducale dal figlio Guido. | ||||
1480 | |||||
Ott. | Rossi | Pallavicini | Lombardia | Ha una grossa disputa con Giovan Francesco Pallavicini per alcuni terreni che si trovano a Stagno Lombardo ed a Telarolo nel cremonese. I contendenti radunano molti armati; intervengono le autorità ducali ed il figlio Guido si reca a Milano a difendere le pretese del padre. | |
1481 | |||||
Apr. | Emilia | Aumentano le cause di conflitto con la corte milanese in cui predomina l’influenza di Filippo degli Eustachi e di Pallavicino Pallavicini a lui ostili. Vengono imposte nuove tasse nelle sue terre; se ne lamenta. La camera ducale respinge le sue richieste. Il Rossi non obbedisce alle ingiunzioni provenienti da Milano; Pallavicino Pallavicini espelle da Stagno Lombardo 23 famiglie di suoi aderenti. Il Rossi provvede ad ospitarle; acquista pure per 10000 ducati da Costanzo Sforza il castello di Torricella, posto sulla riva parmense del Po allo scopo che non pervenga al Pallavicini. Si approvvigiona in Val Trompia di passatoi e spingarde per un complesso di 32 piccole bocche da fuoco. | |||
Mag. | Emilia | Rafforza le guarnigioni dei castelli di Noceto, di Roccabianca e di San Secondo Parmense per le minacce alla prima località rivolte da Giovanni Quirico di San Vitale. | |||
………… | Emilia | Si inimica sempre più il reggente del ducato milanese Ludovico Sforza. Gli è intimato di restituire Noceto. | |||
1482 | |||||
Gen. | Rossi | Milano | Emilia | Si ribella agli Sforza con Robderto da San Severino, Obietto Fieschi e Pietro dal Verme. Muove contro gli avversari a Roccabianca; cattura in una scaramuccia Giovan Francesco Pallavicini. A fine mese suoi uomini depredano le campagne del parmense appartenenti ai nemici della sua fazione. | |
Feb. | Emilia | Costanzo Sforza assale Colorno. E’ assediata dagli avversari anche San Secondo Parmense. | |||
Mar. | Emilia | E’ contattato da Borella da Caravaggio e da Giampietro Bergamino che vogliono farlo recedere dai suoi propositi. Gli è chiesto di inviare il figlio Guido in ostaggio a Milano. Alla sua risposta negativa viene attaccato con più forza dai ducali (4000 cavalli e 2000 fanti) comandati ora da Gian Giacomo da Trivulzio. | |||
Apr. | Venezia | Milano | Emilia | Veneziani e pontifici gli riconoscono uno stipendio annuo di 20000 ducati. Ritorna sotto Parma, razzia bestiame e dà alle fiamme un borgo cittadino. Gli sforzeschi assediano da parte loro Torrechiara, Noceto, Berceto e Roccaprebalza. Noceto capitola dopo una settimana di assedio da parte di 400 uomini d’arme della famiglia ducale, numerose lance spezzate e 3000 fanti. Sono piantate 4 bombarde che lanciano 300 proiettili. Dieci giorno dopo si danno agli sforzeschi senza combattere Sant’Andrea a Bagni e Carona dotate di deboli opere difensive. Gli avversari sono invece costretti ad abbandonare le operazioni volte contro Roccaprebalza. | |
Mag. | I veneziani gli inviano Andrea Bragadin e lo aggregano con i familiari alla nobiltà della Serenissima. Si unisce con Guido Torelli, invade il reggiano e giunge a Cavriago. Effettua pesanti scorribande nel parmense, occupa Calestano e deruba un convoglio di mercanti che dalla Toscana è diretto verso la Francia. | ||||
Giu. | Emilia | Respinti gli avversari taglia le linee di comunicazione con Parma; da San Secondo Parmense invade le terre di Fontanellato a spese di Giacomo di San Vitale. Abortiscono al contrario i tentativi dei ducali su San Secondo Parmense, Roccabianca, Felino e Carignano. A fine mese è assediata Basilicanova, che si arrende a patti dopo una settimana. | |||
Lug. | Emilia | E’ dichiarato ribelle con il figlio Guido. Gli viene contro il marchese Bonifacio di Monferrato con 1200 cavalli (tra lance e cavalli leggeri) e 5000 fanti. Gli è conquistata Roccabianca (resa a patti dopo venti giorni di assedio); lascia Felino e si fa condurre in lettiga a Torrechiara. Alla difesa di tale località si trovano 20 uomini d’arme, 100 validi fanti e numerosi contadini. | |||
Sett. | Emilia | Muore a Torrechiara nei primi giorni del mese. E’ sepolto in tale località a fianco della moglie, nella cripta della cappella di San Nicomede, dopo essere stato esposto imbalsamato su un seggiolone nella Camera d’oro. Tra il 1448 ed il 1460 fa costruire il castello di Torrechiara, famoso per il ciclo della “Camera peregrina aurea”, attribuito alla scuola di Benedetto Bembo. Nello stesso periodo ricostruisce il castello di San Secondo Parmense; più tardi edifica la rocca dei Rossi a Roccabianca, dedicata (come Torrechiara) alla sua amante Bianca Pellegrini. Fa pure costruire diverse chiese a Felino (San Pietro Apostolo), a Torrechiara (San Lorenzo), a San Secondo Parmense, a Lesignano de’ Bagni un tempietto ed i bagni termali, ancora a Roccabianca (San Bernardino). Gianfrancesco Enzola esegue diverse medaglie per suo conto che ritraggono sia lui che la Pellegrini. Esistono suoi ritratti in molti posti di San Secondo Parmense e di Torrechiara; una sua statua, collocata a Torrechiara, sarà più tardi sepolta nelle fondamenta del castello. Il Caviceo scrive una sua biografia. |
CITAZIONI
-“Perito nell’arte della guerra.” CORIO
-“Cavagliero di gran consiglio, il migliore soldato della sua patria, e della sua famiglia.” DE’ CRESCENZI
-“Costui fu tenuto huomo per natura di gran consiglio e di grande valore, e perché era letterato fu persona amabile e trattabile co moderati e quieti, e terribile e severo con gli sfrenati e senza ragione. Huomo di grandezza d’animo, di generosità e di splendidezza di vita, passò tutti gli altri di casa sua e molti de suoi pari e fu grande huomo di guerra..Huomo prudente, saggio e ardito.” SANSOVINO
-“Condottiero distinto.” LITTA
-“Insigne uomo di spada e potente signore di molte castella del Parmigiano.” MAGENTA
-“Tutta quasi la sua vita spese guerreggiando, parte a sostegno de’ duchi di Milano, parte a propria difesa, giacché le fazioni destatesi in Parma recorongli molestie gravissime.” AFFO’
-“Huomo di gran fede e perito nell’arte della guerra.” ANGELI
-“Le gesta per cui fu cognonimato “Padre della patria” veggonsi dipinte nella gran sala della rocca di San Secondo insieme con quelle de’ suoi antenati e de’ suoi discendenti sino all’anno 1542.” PEZZANA
-“Ha quanta gloria serra a quil verso/ E a quila alta rima di una canzone/ Chi dirra ch’origine e casone/ Sei dil stato ducal di quil gran Sforza./ Riceptandolo in casa a dispecto et forza/ Di tuta parma con sucorso e adiuto/ E a cremona riduto/ In gran periculo za il suciristi./ E de li veneti larmata poi facisti/ Stare conquisa a tal gloria e honor/ Che la fama di ti signor/ E in sempre secula viverà il tuo nome.” Da una cantilena in suo onore di G. Rustici, riportata dal PEZZANA
-“Era questi celebrato per valore militare e fede politica.” SELETTI
-“Huomo di gran fede e perito nell’arte della guerra..Fu Pietro Maria dottissimo nella lingua Spagnuola e Francese, fabricatore et restauratore diligentissimo delle chiese, osservantissimo della religione, zelante della giustizia e cultore della virtù. Fu di mediocre statura, ma quadrata e atta a portare le fatiche della guerra; hebbe il volto temperato fra l’allegrezza e la severità, sì che mentre talhora con maravigliosa piacevolezza fra le matrone con honorati scherzi si diportava, mentre minaccioso con armi splendenti, veniva alle mani co i nimici, tanto era da quelli amato, quanto temuto da questi. Fu gravemente faceto, et piacevolmente grave, modesto, pio et liberale; nel favellare pronto et d’animo costante.” CARRARI
-“La robustezza del dominio rossiano..non derivava esclusivamente dal suo carattere di signoria rurale, basata sull’esercizio del mero e misto imperio, ma sulla diffusione dei legami personali e sulla protezione militare e fiscale che Pietro Maria dei Rossi era in grado di garantire ai propri sudditi. Fattore fondamentale della potenza rossiana era infatti la numerosità della clientela cittadina, istituzionalmente organizzata in una squadra o fazione che raccoglieva il consenso della maggioranza relativa dell’élite economica e politica urbana…Vero artefice della dedizione di Parma a Francesco Sforza nel 1449, era stato abbondantemente ricompensato dal duca col riconoscimento dei non sempre legittimi guadagni territoriali nel Parmense dopo la morte di Filippo Maria (Visconti) e con la possibilità di esercitare di fatto l’egemonia nel territorio e in città, dove la sua fazione rastrellò fino alla morte di Francesco (Sforza) una quota di appalti e cariche pubbliche largamente superiore a quel 25% che le squadre rivale (Correggio, San Vitale e Pallavicini) ritenevano conferme alla “consuetudine” e all'”equalità.”” GENTILE
-“La caduta di Pietro Maria deriva.. dai rivolgimenti politici di vertice e dall’impossibilità di ricevere un sostegno efficace da parte di Venezia, per il suo esser posto entro i confini dello stato ducale; non da debolezze o incrinature del suo stato e delle sue amicizie parmensi. Incrinati sono i legami al centro, parentele e compagni di partito, anche se non mancano segni di simpatia per la sua causa dai comandanti militari che gli Sforza gli mandano contro, quale Costanzo Sforza. Vivo Pietro Maria, la famiglia ristretta non dà problemi (almeno nelle sue componenti maschili, giacché la figlia Donella arriva a combattere personalmente contro il padre dalla parte del marito Giberto Sanvitale: Guido e Giacomo militano ai suoi ordini. Ugolino vive presso di lui; sugli altri figli c’è un quasi completo silenzio, che sembra attestare mancanza di iniziative autonome; ma alla sua morte sono proprio costoro a tradirne la volontà, in particolare Bertrando, il figlio naturale legittimato e ampiamente beneficato nel testamento, che si accorda col nemico e in cambio del riconoscimento del duca gli consente di utilizzare i castelli di cui è in possesso come appoggio strategico nella guerra sempre in corso contro Guido.” ARCANGELI
-Sulla torre di Torrechiara compaiono i seguenti versi “Invocato il nome de la redemptrice/ diivy pronome porto io petro rosso/ fonday sta rocha altiera et felice/ Me. de magio quarantaocto era il corso CCCC/ et cum divino aiuto fu perfecta/ avanti chel sexanta fusse scorso.”
Fonte immagine: wikipedia (Castello di Torrechiara al tramonto)
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