Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
PIETRO BUSO SCOTTI (Pietro Maria Scotti) Detto Buso.
Di Vigoleno. Ghibellino. Conte di Vigoleno e di Carpaneto Piacentino.
- 1521 (settembre)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
………. | Emilia | E’ presto costretto ad allontanarsi da Piacenza per le turbolenze da lui suscitate nella città. | |||
1514 | |||||
Gen. mar. | Ghibellini | Guelfi | Lazio ed Emilia | Da Roma rientra a Piacenza. Si trova in notevoli difficoltà economiche per forti spese che ha dovuto sopportare; è inoltre stizzito perché l’appalto dei dazi cittadini sono stati affittati dalla Camera Apostolica ad una società facente capo a Lazzaro Malvicini ed a Niccolò Scotti dietro il versamento di 25000 scudi. Arma un centinaio di facinorosi, tra cui il fratello Guglielmo, con i quali assale le case dei rivali per saccheggiarle. Nell’azione sono uccisi numerosi guelfi; questi ultimi prendono a loro volta le armi; sorgono nella città parecchi scontri presso la chiesa di San Simone e nelle vicinanze di quella di San Donnino. A metà febbraio il governatore pontificio Tommaso Campeggi fa chiudere le porte e rafforzare i posti di guardia. I guelfi si rafforzano sulle torri di Sant’Antonio, di San Francesco, di Santa Brigida, di Sant’Eufemia e sul terrazzo dei Landi da dove battono con le spingarde le abitazioni dei ghibellini. Questi ultimi concentrano le loro forze nei pressi delle case dei Landi, delle torri della cattedrale e della chiesa di san Pietro in foro. I combattimenti durano alcuni giorni finché su indicazione del Campeggi sia i guelfi che i ghibellini (compreso lo Scotti) lasciano Piacenza per due porte diverse. Il conflitto si trasferisce nel contado. Attaccato da milizie guelfe condotte da Troilo dei Rossi e da Federico Gonzaga da Bozzolo si rifugia a Carpaneto Piacentino. Ai primi di marzo è ratificata la pace tra le fazioni cui non aderisce lo Scotti. Si unisce con altri scontenti; alla testa di 1000 uomini raccolti a Rivalta opera con Jacopo dal Verme un nuovo tentativo ai danni di Piacenza. Apre a forza la Porta di San Lazzaro, scala le mura e si impadronisce delle torri di guardia. Chiama da Lodi il condottiero sforzesco Ludovico Vistarini. L’azione termina con un nulla di fatto. | |
Estate | Emilia | Con la protezione di Galeazzo e di Antonio Maria Pallavicini molesta nei suoi territori il cognato Gisello Malaspina che milita nel campo avverso; deruba un carico di frumento destinato a Piacenza e danneggia un acquedotto di proprietà di una chiesa. | |||
………… | Milano | Francia | Emilia | Passa al servizio degli sforzeschi contro i francesi; continua le sue devastazioni nel piacentino con incendi di villaggi ed uccisione di soldati e di abitanti. | |
1515 | |||||
Feb. | Emilia | Si impadronisce dei castelli di Predovera, Macerata e Statto che appartengono al cognato Ludovico Caracciolo. | |||
Mar. mag. | Emilia | Alla testa di 3000 seguaci, tra i quali vi sono molti uomini che gli sono inviati dai Landi e dagli Anguissola, toglie a Bertolino Nicelli il castello di Viustino che cede a seguito di alcuni colpi di artiglieria: ricco è il bottino consistente in notevoli quantità di frumento, vino, fieno e bestiame. Libera la rocca di Groppo dall’assedio che vi è stato posto dai guelfi ed obbliga il Nicelli alla fuga dopo avergli inflitto nuove forti perdite. Ottiene gli stessi risultati in Val Nure (conquista di Ronco); occupa il castello di Ferriere che consegna ad Antonio Maria Pallavicini. | |||
Giu. | Emilia e Toscana | Un breve pontificio pone termine alle lotte tra guelfi e ghibellini. Lo Scotti si rappacifica con Jacopo Anguissola del quale ha saccheggiato in precedenza alcune case. Viene esiliato a Firenze. | |||
Ago. | Emilia | Ha il permesso di rientrare nel piacentino nonostante la resistenza opposta dal luogotenente pontificio di Piacenza Goro Gheri, che lo reputa uno strumento dei Pallavicini. Vende Vigoleno a Gian Marco Pollastrelli per la somma di 4000 lire imperiali. | |||
1518 | |||||
Ott. | Emilia | I suoi beni sono confiscati dai francesi | |||
1519 | |||||
Apr. | Emilia | E’ condannato a morte in contumacia, per ribellione, dai francesi. | |||
Sett. | Fuoriusciti | Francia | Emilia | Jacques de Sainte-Colombe ed il capitano dell’artiglieria Jean Pommereul lo attaccano nella rocca di Predovera, in Val di Prino, dove dà asilo ad una quarantina di banditi: questa viene espugnata ed i francesi impiccano i 18 uomini che vi sono trovati. Pietro Buso Scotti sfugge alla cattura perché la notte precedente ne è casualmente uscito per suoi motivi personali. Il castello è fatto demolire dal Lautrec. | |
1520 | Si collega con i gruppi di esuli in Germania facenti capo a Girolamo Morone. | ||||
1521 | |||||
Giu. | Milano | Francia Venezia | Emilia | Milita al servizio del duca di Milano Francesco Sforza. Si trova a Motella ed a Verolanuova per raccogliervi fanti; consegnato del denaro alle truppe, si sposta a Reggio Emilia. | |
Giu. lug. | Emilia | Prospero Colonna lo invia a Piacenza con altri fuoriusciti; qui con 200 cavalli leggeri e 300 fanti tiene testa agli avversari. Si impossessa della Val di Nure e taglia le linee di rifornimento al capoluogo. I francesi chiamano a raccolta i suoi avversari di fazione come Paride e Cesare Scotti. Con gli Anguissola organizza un trattato con Tameo da Treviso, connestabile della Porta di San Raimondo di Piacenza che la notte di San Giovanni avrebbe dovuto fare trovare aperto l’accesso alla città. La trama è scoperta da Cesare Scotti; Tameo da Treviso si dà alla fuga; Pietro Buso Scotti si dà alla fuga. Continua a battere le strade del piacentino. A metà luglio ad Alseno intercetta due carri che trasportano il denaro destinato alle paghe della guarnigione francese di Parma. Sono uccisi quasi tutti i fanti della scorta. | |||
Ago. | Emilia | Ai primi del mese assale nuovamente Piacenza alla Porta di San Raimondo; questa è data alle fiamme: alcuni suoi uomini scalano le mura cittadine; ne sono respinti dagli abitanti. Viene assediato all’improvviso nel castello di Statto da Girolamo da Trivulzio e da Cesare Scotti: ne esce per una sortita nella quale perde venti uomini. Si dà alla fuga nei monti. Nell’azione è ferito ad un ginocchio (o ad un braccio) da un colpo di schioppetto per cui deve essere trasportato in barella a Reggio Emilia. Si incontra con il Colonna. Non ancora guarito raggiunge il campo sull’Enza con Bartolomeo da Villachiara e Marcantonio della Motella. Devasta il parmense; espugna i castelli di Vigoleno, Diolo e Tavazzano; ottiene Fiorenzuola d’Arda e Borgo San Donnino (Fidenza); assedia il castello di Agazzano, appartenente a Gaspare Scotti, alla cui difesa si trovano 500 fanti francesi. Assale Castel San Giovanni con Ettore Visconti. | |||
Sett. | Emilia | Agazzano si arrende agli sforzeschi. Lo Scotti divide le prede tra i suoi uomini: giunge anche il Visconti che, vistosi defraudato della sua parte di bottino, lo fa uccidere dai suoi armati con un colpo di spada che gli tronca il capo. Il suo cadavere è gettato tra i rifiuti nel fossato nel castello. Sposa una Malaspina. |
CITAZIONI
-“Era di animo vivacissimo, di capriccio volubile; il riposo gli parea morte. Nel mezo della calma sospirava le tempeste, armando il cuore per suscitar col tempo nuove contese, e nuove turbolenze.” DE’ CRESCENZI
-“Se aderisse a la fazion gebellina, facendosi capo de’ banditi, el qual è assai temuto; pur el non ha credito con quelli viveno bene, ma solum con tristi. Ad ogni modo, l’è apto a far mutinazione.” ALBERI
-“Uomo sanguinario, capo di parte.” LITTA
-“Questo personaggio, (che con le sue imprese anima dal 1514 fino alla sua morte..nel settembre 1521) le cronache piacentine, presenta aspetti molto interessanti sotto il profilo delle fazioni. Figlio di un connubio guelfo-ghibellino, un guelfo (per nascita e anche per parte di madre, figlia del capo della parte Rossa parmense) con una figlia di Pallavicino Pallavicini (capo parte ghibellino, a sua volta figlio di Rolando il Magnifico e di una Scotti guelfa), Pietro Maria portava il nome di uno dei nonni, Pietro Maria (dei) Rossi. La sua genealogia rimandava dunque a due capi aristocratici, un ghibellino e un guelfo, entrambi giunti in diversi periodi della loro vita ai ferri corti col principe (il duca di Milano del momento)..Questo marcato primato (parte guelfa, il cui capo è Niccolò Scotti) fu all’origine del cambiamento di partito di Buso…Il Buso era diventato (con la protezione degli zii ghibellini Pallavicini di Busseto) capo di bande di 3000-4000 uomini che riunivano esponenti del ghibellinismo piacentino, ed erano in grado di minacciare seriamente la città e di spadroneggiare nel contado; poi fuoriuscito a Mantova, dove si annidavano i ghibellini lombardi, capo di bande in grado di conferire con un generale ghibellino di tutt’altra regione come Prospero Colonna; per finire poi ammazzato in un conflitto tra banditi per il bottino.” ARCANGELI
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