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PIETRO BRUNORO/PIETRO BRUNORO DI SAN VITALE Di Parma.
Dei conti di San Vitale di Fontanellato.
- A sinistra, ritratto di Bona Lombarda su di una lapide commemorativa; a destra, Raffigurazione della città di Negroponte (Chalkis) del cartografo veneziano Giacomo Franco (1597)
- 1468
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1426 | Milano | Venezia | Lombardia | Contrasta i veneziani capitanarti dal Carmagnola nel cremonese. | |
1431 | Milano | Venezia | Lombardia | Ha il comando dei galeoni ducali che navigano sul Po. E’ catturato a Casalmaggiore. | |
1432 | |||||
Nov. | Capitano g.le fanteria | Lombardia | Segue Niccolò Piccinino; entra in Valtellina per un ponte sull’Adda nei pressi di Sorico. Si oppone all’ avanzata del provveditore Giorgio Corner. Con un assalto gli riesce di attraversare il fiume su un ponte di barche e di sorprendere il presidio di un campo trincerato. Accorrono in soccorso i veneziani ed i ducali sono respinti con la perdita di 300 uomini. Giunge, nel frattempo, un forte contingente di soldati della Valtellina, comandato da Stefano Quadrio di Ponte. Le truppe della Serenissima sono sorprese dal nuovo attacco del Piccinino a Delebio e sono disfatte con la morte di 1800 cavalli (1200 fatti prigionieri) e di 3500 fanti (1500 i prigionieri). | ||
………….. | Lombardia | Rimane alla guardia della Valtellina; la sua residenza è a Morbegno. Ha l’incarico di sorvegliare la zona della val Gerola fino a Campione di Sacco nell’attuale comune di Cosio Valtellina. E’ qui che si invaghisce, durante una partita di caccia, di una giovane contadina di nome Bona Lombarda che sta pascolando un gregge; la rapisce, la porta con sé e la sposerà alcuni anni dopo. La donna lo seguirà sempre vestita da soldato e sempre combattendo con un arco al suo fianco. | |||
Dic. | Sforza | Chiesa | Marche | Al servizio di Francesco Sforza. Contrasta le truppe del papa Eugenio IV nei pressi di Jesi. | |
1433 | |||||
Sett. | Emilia | Figlio naturale di un membro della famiglia nobile dei San Vitale si reca a Ferrara per essere legittimato con il fratello Alessandro dall’ imperatore Sigismondo d’Ungheria. | |||
1434 | |||||
………….. | Chiesa | Fortebraccio | Lazio | Segue Francesco Sforza all’assedio di Montefiascone. Colloca il campo con i suoi uomini presso la porta della rocca. | |
Lug. | Lazio | Viene stipulata una tregua con Niccolò Piccinino: prima della sua entrata in vigore è assalito all’ improvviso da Niccolò Fortebraccio che gli cattura 16 cavalli, molti fanti e gli toglie denari ed armi. Interviene il Piccinino che gli fa restituire ogni cosa. | |||
1435 | |||||
Apr. mag. | 400 fanti | Lazio e marche | A Viterbo. Ritorna ad assediare Montefiascone; si dispone ad attaccare una porta allorché è aggredito a sua volta da Giovanni da Crema. Dopo dieci giorni è richiamato nelle Marche dallo Sforza. | ||
1436 | |||||
Mag. | Sforza | Chiavelli | Marche | Con Manno Barile ha l’incarico di snidare dal castello di San Donato Nolfo Chiavelli, che sta infestando con le sue scorrerie il territorio di Fabriano. | |
Giu. | Marche | Obbliga Nolfo Chiavelli ad un accordo. | |||
Sett. | Sforza | Chiesa | Emilia | Giunge a Riccardina con il Sarpellione; irrompe nel campo del governatore pontificio Baldassarre da Offida nemico dello Sforza; Sigismondo Pandolfo e Domenico Malatesta preferiscono disinteressarsi della vicenda. Pietro Giampaolo Orsini, al contrario, cerca di resistere ed è messo in fuga. | |
1437 | |||||
Gen. | Firenze | Milano Lucca | Toscana | E’ inviato in Toscana da Francesco Sforza allo scopo di difendere i fiorentini da Niccolò Piccinino, accorso in difesa dei lucchesi. | |
Feb. | Toscana | Con il Sarpellione e Niccolò da Pisa (2500 armati) espugna il castello di Barga e costringe il Piccinino a rifugiarsi in Lunigiana; alla guardia di Lucca rimane Sacramoro da Parma. | |||
Giu. | Toscana | Ottiene Montecarlo dopo un assedio di 15 giorni: cattura il castellano con il pretesto di un colloquio e minaccia di farlo uccidere a colpi di balestra se i difensori non accedono alla sua richiesta di resa. Il fratello del castellano, a tale vista, perde coraggio e si arrende. | |||
Ago. | Marche | E’ nuovamente impegnato all’assedio del castello di San Donato con Manno Barile, Giovanni Sforza e Niccolò da Pisa. | |||
Ott. | Emilia | Si trova al fianco di Francesco Sforza a Reggio Emilia allorché quest’ultimo litiga con gli alleati veneziani. A fine mese il Brunoro è segnalato a Parma dove alloggia all’ osteria del Cavalletto (di cui diviene proprietario). | |||
Nov. | Toscana e Marche | Assedia Lucca. Rientra a Fabriano. | |||
Dic. | Sforza | Camerino | Marche | Muove contro Camerino ribellatasi al dominio sforzesco. | |
1438 | |||||
Giu. lug. | Sforza | Norcia | 1000 fanti | Umbria | Con Niccolò da Pisa soccorre gli abitanti di Cerreto ai danni di Norcia; libera la città dall’assedio, attacca il campo nemico e fa numerosi prigionieri (tra gli avversari muoiono più di 1000 uomini, per lo più annegati nel Nera). Assedia Norcia con Alessandro e Giovanni Sforza. A luglio ottiene la resa della località. |
Sett. | Sforza | Tolentino | Marche | Assedia Tolentino. | |
Ott. | Marche | Tolentino gli si arrende a discrezione. Pietro Brunoro rimane nella città per controllare con l’ingegnere Giovanni Sodo ai lavori di costruzione di una nuova rocca. Chiede di potere abitare a San Severino Marche nelle case già di Antonio da San Severino che gli sono state concesse in precedenza. | |||
Dic. | Venezia | Milano | Lombardia | Si trasferisce in Lombardia per opporsi ai viscontei. Tenta di prestare soccorso ai difensori di Brescia e sottomette il castello di Bagnolo Mella. | |
1439 | |||||
Gen. | Marche | A Tolentino. Gli sono riconosciute le spese sopportate per l’acquisto di una casa a Gagliole. | |||
Mag. | Romagna e Veneto | Nei pressi di Forlì con i suoi fanti. Si sposta nel Veneto dove appoggia lo Sforza contro le milizie del Piccinino. | |||
Estate | Veneto | Assedia Lonigo. E’ ferito gravemente ad una spalla da un colpo di schioppetto. | |||
Nov. | Trentino e Veneto | Guarito, si trasferisce all’ assedio di Castel Penede. Allorché viene a conoscenza che Verona è caduta in potere del Piccinino appoggia lo Sforza; con una marcia difficoltosa raggiunge la Chiusa. E’ inviato in avanscoperta con Troilo da Rossano ed entra nelle rocche di Verona ancora sotto il controllo dei veneziani. Da qui penetra nella città ed inizia uno scontro che termina con la cacciata dei ducali. | |||
1440 | |||||
Gen. | Trentino | I Visconti gli confiscano i suoi beni nel parmense. Il Brunoro respinge alcuni attacchi portati a Torbole dal Piccinino e da Gian Francesco Gonzaga. | |||
Feb. | 700 fanti | Trentino | Si accosta a Tenno. I difensori si arrendono a patti e la rocca è data alle fiamme. | ||
Apr. | Trentino | Si impadronisce di una bastia nei pressi di Riva del Garda. Incaricato della sorveglianza di un ponte con 50 uomini, viene assalito all’improvviso dagli avversari. E’ messo in fuga con numerose perdite. | |||
Mag. | Trentino | Si imbarca nella flotta di Stefano Contarini e sbaraglia a Torbole l’armata ducale comandata da Taliano Furlano e da Biagio Assereto, che si è mossa con l’obiettivo di rompere il flusso dei rifornimenti della Serenissima verso Brescia. Occupa Riva del Garda ed incomincia a bombardarne il castello. I veneziani subiscono numerose perdite: Stefano Contarini, nel corso dello scontro viene colpito al capo tanto violentemente che la celata gli si incastra nella testa. L’elmo può essere tolto all’ammiraglio solo a prezzo di molto dolore. I difensori si arrendono a patti dopo avere riconosciuto agli uomini del Brunoro 5000 ducati di taglia. Solenni processioni si svolgono in Brescia per celebrare la vittoria; lo stendardo nemico viene portato a Venezia dalla compagna di Pietro Brunoro, Bona. | |||
Giu. | Veneto e Lombardia | Si porta a Peschiera del Garda e si impadronisce di tutti i castelli del litorale del lago. Recupera Salò con Scariotto da Faenza | |||
Ago. | Lombardia | Si impossessa della rocca di Asola. | |||
Sett. | Marche | Raggiunge Tolentino e da qui si sposta a San Severino Marche. | |||
1441 | |||||
Giu. | Lombardia | Partecipa alla battaglia di Cignano dove rimane nuovamente ferito. Con Troilo da Rossano aggredisce il fianco destro dell’ accampamento nemico; fronteggia la retroguardia ed é attirato dai viscontei in un terreno paludoso. Ferito, è costretto a a retrocedere per l’azione congiunta del Piccinino e del Sarpellione (ora militante per i Visconti). Alla conclusione del conflitto gli sono restituiti i suoi beni. | |||
Ott. | Lombardia | A Cremona al matrimonio dello Sforza con Bianca Maria Visconti: durante la cerimonia ha il comando del picchetto d’onore di 2000 cavalli e di altrettanti fanti. | |||
1442 | |||||
Mag. | Firenze | Milano | 800 fanti | Romagna | Con il commissario fiorentino Banco Banchi viene inviato dallo Sforza alla difesa di Forlì alla testa di 600 cavalli e di 800 fanti. Nella città prende in un primo momento alloggio all’osteria della Luna nel borgo grande. A metà mese chiede ad Antonio Ordelaffi la consegna della rocca di Ravaldino e del figlio Pino da inviare in ostaggio a Firenze. Il giorno successivo viene consegnato il castello a lui ed al commissario fiorentino Andrea di Lerro. A metà mese sorgono nella città alcune sommosse contro l’Ordelaffi causate dall’uccisione di Niccolò di Bartolino: il Brunoro, in un primo momento, organizza una manifestazione a favore di Francesco Sforza (abortita per la mancanza di presenti) e dello stesso Ordelaffi; gira a cavallo in sua compagnia nella piazza ed impedisce con la forza ogni rivolgimento. Mette in allerta i suoi fanti per la presenza del Piccinino nel forlivese; fa cambiare i connestabili di guardia alle porte e si fa consegnare le chiavi delle stesse. Alcuni capisquadra del Piccinino si recano in città per spiare la situazione; quando costoro gli chiedono della frutta per il loro capitano fa spedire a costoro alcune ceste piene di ciliege e di pere primaticce. Rafforza, nel contempo, la sorveglianza e colloca armati pure entro la chiesa di San Mercuriale. Il Brunoro trasferisce i suoi alloggiamenti nel palazzo dell’Ordelaffi; la sera, infine, in previsione di qualche tumulto, fa sbarrare gli angoli della piazza con tutte le strade, pone alle loro imboccature barili, tini, grosse travi e molte guardie; ordina di accendere luci alle finestre delle case ed il coprifuoco anche di giorno. Giunge a Forlì anche Alessandro Sforza per rafforzare il presidio cittadino. Si avvia a fine mese verso la Marca dove è stato chiamato dallo Sforza; giunto sul Ronco incontra un cancelliere dello Sforza e rientra a Forlì. Antonio Ordelaffi è sospettato di tradimento per cui è convocato a Jesi; il Brunoro lo scorta fino a Forlimpopoli, mentre Stefano di Nardo lo accompagna fino a Savignano sul Rubicone. |
Giu. | Sforza | Chiesa Napoli | Romagna e Marche | Lascia definitivamente Forlì con la fanteria, alloggia a Ronco e prosegue la sua marcia: i suoi uomini non depredano il territorio durante il loro trasferimento. Attraversa il riminese con 1500/1800 fanti e giunge nella marca di Ancona per contrastare pontifici ed aragonesi. Con lo Sforza a Jesi. | |
Ago. | Marche | Sconfigge il Piccinino ad Amandola: la battaglia dura quasi due giorni e termina con la morte di molti uomini, per lo più tra gli avversari, soprattutto a causa del fuoco dei suoi schioppettieri. | |||
Sett. | Marche | Assedia Ripatransone. Si accampa nei pressi del monastero di Santa Maria Maddalena. | |||
Ott. | Marche | Prende parte alla difesa di Fabriano con Sigismondo Pandolfo Malatesta e Troilo da Rossano; impedisce agli avversari di penetrare dall’ Umbria nelle Marche. Sempre con il Malatesta mette in fuga Roberto da Montalboddo, recente vincitore in uno scontro di Troilo da Rossano. | |||
Nov. | Marche | Con Troilo da Rossano ha il compito di impadronirsi della rocca di Tolentino pervenuta in potere dei pontifici. Il Brunoro invia da Montolmo (Corridonia) un uomo originario di Tolentino che riferisce ai suoi concittadini come il presidio di tale centro voglia defezionare nel campo ecclesiastico. Da Tolentino escono così 100 cavalli e 200 fanti che sono facilmente catturati dai due capitani sforzeschi: la città, tuttavia, nonostante la perdita, non desiste dai suoi propositi difensivi. | |||
1443 | |||||
Giu. | Umbria e Marche | Alla testa di 500 cavalli e di 1500 fanti scorre con Stefano da Riva nel territorio di Norcia, fa 400 prigionieri e vi razzia 500 capi di bestiame. Occupa nel maceratese Sant’ Anatolia (Esanatoglia) e Castelraimondo. | |||
Lug. | Marche | Viene sorpreso dagli uomini del Pazzaglia, ucciso a Esanatoglia, che fanno strage dei suoi fanti. Si ferma sotto Tolentino; allorché il Piccinino si colloca vicino a Visso il Brunoro esce da San Severino Marche con il Malatesta; con numerosi cavalli e fanti (3000/4000) assale nottetempo il campo nemico; obbliga il Piccinino ad abbandonare l’assedio ed a ripiegare in Umbria. | |||
Ago. | Napoli | Sforza | 800 cavalli | Marche | E’ preposto alla guardia di Fabriano con 800 fanti e 200 cavalli. Contattato da Ignazio d’Avalos ottiene un salvacondotto e defeziona nel campo napoletano: i motivi del suo tradimento sono da ricercarsi nella promessa di una condotta maggiore, nonché nella salvaguardia del suo tesoro di 50000 ducati ammassato a San Severino Marche. Raggiunge subito il Piccinino con 800 cavalli, sosta tra Montelauro e Monticello ed in pochi giorni conquista la rocca di Jesi. A Cremona è dipinto nel Torrazzo e nel Palazzo Pubblico come traditore assieme con il da Rossano. |
Sett. ott. | Marche | Assedia Rocca Contrada (Arcevia); a fine mese muove contro Fermo, depreda le campagne di Petriolo, Torchiaro e Moregnano (messo a sacco), cattura uomini e razzia molto bestiame. A Torchiaro è assalito dai contadini che uccidono più di quindici soldati delle sue compagnie, recuperano le prede e liberano gli uomini fatti prigionieri: 300 saccomanni delle sue schiere sorprendono gli assalitori, ne catturano 86 e rovinano il castello. Lo Sforza si vendica del suo tradimento; costruisce false prove a suo carico mediante l’uso di una lettera riservata al fratello Alessandro. Questa cade ad arte nelle mani degli aragonesi. Il Brunoro viene convocato con Troilo da Rossano dal re Alfonso d’Aragona nel proprio padiglione ed è qui catturato mentre le sue schiere sono svaligiate dai catalani. | |||
………….. | Campania | Viene rinchiuso prima nel castello di Marano di Napoli e poi in Castelnuovo a Napoli. | |||
………….. | Spagna | E’ imprigionato per dieci anni nella rocca di Satabia presso Valenza. Interviene senza successo a suo favore anche il duca di Milano Filippo Maria Visconti. La compagna Bona si impegna per la sua liberazione; la donna vaga di città in città alla ricerca di capitani, magistrati, principi per i quali il Brunoro ha militato in passato e chiede loro testimonianze a beneficio del marito. La donna si reca pure in Francia dove ottiene l’assistenza di alcuni nobili transalpini. | |||
1453 | |||||
………….. | Venezia | Milano | 1500 fanti | Lombardia | Viene liberato da Alfonso d’Aragona per lo zelo e la costanza dimostrate dalla compagna Bona che il Brunoro sposerà poco dopo. E’ condotto dai veneziani i quali gli danno il comando di 1500 fanti e gli riconoscono uno stipendio di 20000 ducati. E’ avviato in Lombardia al fine di fronteggiarvi le milizie dello Sforza, divenuto nel frattempo duca di Milano. Con la perdita di Romanengo si dirige verso la Riviera di Salò. |
Sett. | Lombardia | Passa alla difesa di Brescia; si sposta al campo di Ghedi e si incontra con Jacopo Piccinino che lo saluta con piacere. Si trasferisce in Val Camonica e con Marone Ronchi cerca di soccorrere Breno: si accorge che gli sforzeschi si sono posti in agguato dalla polvere che è stata sollevata dalla loro cavalleria. Esce dalla valle e si ferma a Darfo. | |||
Ott. | Lombardia | Depreda il territorio di Pavone con i suoi fanti e 300 cavalli ed assedia la località. Assalito dagli sforzeschi, sta per essere fatto prigioniero allorché interviene la moglie: la donna rianima le rimanenti truppe e lo libera dalla brutta situazione in cui si sta cacciando. Staziona, quindi, tra Porzano e Manerbio assieme con Carlo Gonzaga (800 fanti e 100 cavalli); attacca di nuovo Pavone sempre con esito negativo. | |||
Nov. | Lombardia | Sconfigge a Monticelli Brusati le milizie francesi di Renato d’Angiò, alleato dello Sforza. | |||
Dic. | Lombardia | Rientra in Val Camonica alla testa di 3000 uomini. Assedia Breno. | |||
1454 | |||||
Gen. | Lombardia | Espugna Breno: tra i difensori rimangono uccisi 350 uomini; molte sono pure le perdite per la Serenissima. Cattura il commissario sforzesco; Jacopo Piccinino gli cede come bottino di guerra i pezzi di artiglieria che sono pervenuti in suo potere. | |||
………….. | Lombardia | Bartolomeo Colleoni si volge alla riconquista di Breno; il Brunoro preferisce abbandonare per qualche tempo la Val Camonica. | |||
Sett. | Siena | Pitigliano | 1000 fanti | Toscana | Con il permesso dei veneziani passa agli stipendi dei senesi allo scopo di contrastare il conte di Pitigliano Aldobrandino Orsini. |
Nov. | Toscana | All’assedio di Sorano. Si accampa verso il monte con Carlo Gonzaga e bombarda la fortezza con tre pezzi di artiglieria; con Giberto da Correggio fa scavare alcuni cunicoli per arrivare sotto le mura, ma la natura sassosa del terreno ostacola il proseguo di tali operazioni. | |||
Dic. | Toscana | Il capitano generale dei senesi, Sigismondo Pandolfo Malatesta, stipula una tregua con gli avversari che entra in vigore anche se non è stata autorizzata dalle autorità della repubblica. | |||
1455 | |||||
Gen. | Toscana | Sverna ad Orbetello. Allorché Sigismondo Pandolfo Malatesta è sospettato di tradimento dai senesi, Pietro Brunoro si volge verso Sovana ed a Magliano in Toscana con il commissario Antonio Petrucci; da qui seguita per Grosseto e si incontra con Giulio Cesare da Varano. Vince a Giuncarico il Malatesta; al suo ritorno gli avversari si impossessano di tredici some di vettovaglie da lui inviate al campo. A tale notizia si dirige a Sorano per lamentarsi con l’ Orsini del fatto. Nel rientrare a Sovana gli è consegnata una lettera con la quale il conte di Pitigliano gli notifica la rottura della tregua: il Brunoro viene catturato immediatamente con un figlio da 300 fanti mentre sta leggendo il messaggio. E’ incatenato ed imprigionato a Sorano: i senesi assalgono il contado, ma sono costretti a desistere per le minacce di morte nei suoi confronti. | |||
Primavera | Siena | Toscana | Viene liberato anche per un intervento di Francesco Sforza. Il conte di Pitigliano fa sposare una Orsini con il figlio del condottiero Francesco e gli dà il mandato di trattare un accordo con la repubblica di Siena tramite il provveditore veneziano. Alla conclusione delle trattative ritorna al soldo dei senesi. | ||
Giu. | Siena | Comp. ventura | Toscana | Con Giberto da Correggio e Carlo Gonzaga ostacola a Magliano in Toscana l’avanzata di Jacopo Piccinino che nella sua marcia sta devastando il senese alla testa della sua compagnia. | |
1456 | |||||
Ago. | Venezia | Toscana e Romagna | Si allontana dal senese. Per il forlivese tocca Ravenna. Ritorna al soldo dei veneziani. | ||
1458 | |||||
Mag. | Veneto | E’ presente a Venezia ad un torneo organizzato in onore del nuovo doge Pasquale Malipiero, consistente nella conquista di un castello di legno. Vi partecipa anche la moglie Bona che riesce a superare le difese degli assediati. Pietro Brunoro, tra tutti i combattenti, è scelto dal doge come meritevole del primo premio. | |||
1463 | |||||
………….. | Venezia | Impero Ottomano | 800 fanti | Grecia e Veneto | Raggiunge Negroponte dopo essersi imbarcato su 2 galee con diciotto cavalli e 800 fanti. Sbaraglia i turchi che subiscono la perdita di 12000 uomini e la cattura di 18 alti dignitari. Gli viene offerta da costoro la somma di 150000 dobloni pur di ottenere la liberazione. Per accettare decide di conoscere il parere della Serenissima. Si reca quindi a Venezia ove è accolto con grandi onori; gli è pure fatto dono di un vestito di drappi dorati del valore di 200 ducati. |
………….. | Grecia | Rientra a Negroponte per contrastare i turchi. | |||
1468 | Grecia | Muore alla difesa di Negroponte. E’ sepolto nella Calcide. La moglie morirà poco tempo dopo a Modone per il dolore mentre si sta imbarcando per Venezia. Suo ritratto nel castello Sanvitale di Fontanellato (galleria degli antenati). |
CITAZIONI
-Il Porcellio, che lo vede nel 1453, lo descrive vecchio, losco ed offeso in un fianco da paralisi; Bona, invece, che lo accompagna, porta il turcasso in spalla, l’arco in mano, i calzari da soldato e l’elmetto in capo “Ella è una donna piccola, vecchia, gialla e magrissima; ma sincera, fedele al suo amico, ed ha più volte valicato l’oceano per vederlo e procurargli la libertà.” COLLENUCCIO
-“Ab omnibus ordo Brunorii, et diligentia laudabatur, quod sub optimo et peritissimo imperatore Annibale (Francesco Sforza) militaris rei scientiam didicerat.” PORCELLIO
-“Homo molto experto.” CAGNOLA
-“Si li risurto fuse pur Burnoro,/ el quel te custodì con grande afano,/ Forse che non saristi in tal martoro.” Da un sonetto composto dal CAGNOLA in occasione della caduta di Negroponte nel 1470.
-“Famosissimo Capitano.” DE’ CRESCENZI
“Vir sane fortis et rei militaris peritissimus.” SIMONETTA
-“Valorosissimo Capitano.” SANSOVINO
-“Impigro homini et praestantis virtutis.” F. CONTARINI
-“Condottier di molto valore.” LITTA
-Con Scariotto da Faenza “Confermarono con l’opere l’espettatione e’ l concetto.” VERDIZZOTTI
-“Valoroso et nell’arte della guerra peritissimo…Brunoro sin da quello tempo (nel 1453) apparisse vecchio e fosse cieco d’un occulo et attracto da uno lato; e come la Bona, avvegnadicché non oltrepassasse il trentesimosesto anno, avesse anch’ella aspetto di vecchia, fosca la pelle et molto maghera la persona. Un elmo coprivale allora il capo, il turcasso che pendea da li omeri, alcune saette tenea nella mano destra, il corno nella manca, brevi calzari le vestivano le spolpate gambe.” Da una relazione coeva riportata dal PEZZANA
-“Eccellente soldato.” COLUCCI
-“Uomo molto forte ed in guerra peritissimo.” PEZZANA
-“Nobile capitano di fanti e di genti d’arme e ‘l valente.” BROGLIO
-“Venne a Lunigo et quello à campegiato/ ladove a Piero Brunoro uno scopiecto/ da quei de dentro uno occhio fu cavato/ onde vedente illui si gran difecto/ Francesco Sforza dissi a Piero Brunoro/ Vendecta di ciò fare io ti promecto/ e avuto il castello senza dimoro/ tucti li scoppithiere senza sogiorno/ per darli pena dei peccati loro/ tucti li fece mettere in un forno/ e da suoi scoppithiere furo bersagliate/ et morete tucte in quel presente giorno.” SPIRITO
-“Era ben noto a Sanseverino per avervi preso parte non piccola nelle imprese militari di Francesco Sforza ed il suo nome compare ripetutamente nei volumi delle Riformanze consiliari ed in altri documenti dell’Archivio comunale. Sembra che avesse ferma intenzione di insediarsi stabilmente nella città dove aveva ricevuto in dono dal conte (lo Sforza), per benemerenza dei sevizi prestati, alcuni beni del deposto tiranno Antonio Smeducci, da parte sua aveva provveduto ad acquistare altri terreni nel contado sanseverinate…Oltre alla pratica militare Pierbrunoro doveva avere anche una spiccata predisposizione per gli affari. Sappiamo infatti che poco fuori la porta del Mercato, principale ingresso alla città di Sanseverino, egli aveva fatto impiantare un albergo dove si faceva un grande spaccio di ogni genere di merci e in particolare di carne, vino e farina.” PACIARONI
-Con Andrea Trevisan “Due Capitani di chiarissimo nome.” D. CALVI
-“Si distinse nei decenni centrali del XV secolo come condottiero al servizio delle principali compagini statali della penisola.” SALOMONI
-A ricordo di Bona Lombarda, in località Campione di Sacco nel comune di Cosio Valtellino, è stata eretta una cappella votiva dove è murata una lapide con epigrafe di ANTONIO MAFFEI. “Bona Lombarda, a cui unanimi le storie tributano omaggi e lodi, necque nel 1417 fra il gruppo degli umili casolari qui tuttora sorgenti. Virtuosa e bella mentre tra queste selve guidava il gregge, istantaneamente richiesta dal visconteo capitano Pietro Brunoro, lo seguiva fida moglie nei generosi propositi irremovibile. Sfidò i perigli, difese e salvò il marito, conseguì vittorie e palme. Ammirata da tutti, reduce dalle turchesche pugne di Negriponte, moriva a Modone nel 1468. Altro esempio che anche in poveri tuguri e sotto ruvide spoglie nascondono talvolta magnanimi spiriti capaci di ardire e nobilissime imprese.”
Fonte immagine: pescegallovalgerola