Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
OLIVEROTTO DA FERMO (Oliverotto Euffreducci), Signore di Fermo.
Cognato di Vitellozzo Vitelli, zio di Ludovico Euffreducci
1473-1502 (dicembre)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
………… | Marche ed Umbria | E’ allevato dallo zio materno Giovanni Fogliani (Frangiani). Il congiunto lo affida alle cure di Paolo e Camillo Vitelli dai quali apprende il mestiere delle armi. | |||
1489 | |||||
Dic. | Marche | Viene nominato console della sua contrada a Fermo. | |||
1496 | Francia | Napoli | Regno di Napoli | ||
1497 | |||||
Apr. lug. | Fermo | Ascoli Piceno | 50 cavalli leggeri | Marche | Muove contro gli ascolani con il fratello Tommaso al comando di 50 balestrieri a cavallo e di alcuni fanti. Il suo esordio nel conflitto è poco fortunato perché gli uomini della sua compagnia si danno al saccheggio del territorio a causa del ritardo delle paghe. A giugno viene inviato con Giacomo da Matelica alla guardia di Ripatransone; più volte respinge i nemici fin sotto le mura di Offida alla cui difesa si trova Ettore Fieramosca. Alla fine delle ostilità ritorna a militare per i Vitelli. A luglio è nominato dagli abitanti di Fermo commissario generale. |
1498 | |||||
Gen. | Firenze | Venezia | Marche e Toscana | Raccoglie truppe e lascia Fermo. Si collega con i Vitelli in Toscana per contrastare i veneziani per conto dei fiorentini nella guerra di Pisa. | |
Feb. | Marche | A Fermo viene nominato regolatore della contrada Fiorenza. Presta giuramento nelle mani dei priori. | |||
Lug. | Firenze | Venezia | Toscana | Combatte nel Casentino. A luglio, alla morte in combattimento del fratello contro gli ascolani, gli subentra in Fermo nella carica di regolatore per la contrada Fiorenza. | |
1499 | |||||
Gen. feb. | Romagna | Viene catturato in una scaramuccia da Melchiorre Ramazzotto a Verghereto. E’ rilasciato a febbraio in cambio della liberazione di Marco di Santi, funzionario della Serenissima. | |||
Ott. | Toscana | Paolo Vitelli è giustiziato dai fiorentini con l’accusa di tradimento; anche Oliverotto da Fermo viene arrestato; è tradotto a Firenze. I provveditori di Fermo intervengono a suo favore sulle autorità della repubblica per ottenerne il rilascio. Riacquistata la libertà, si ricongiunge con Vitellozzo Vitelli e passa al servizio dei pisani contro i fiorentini. | |||
1500 | |||||
Sett. | Chiesa | Pesaro | Marche | Milita agli stipendi di Cesare Borgia. Prende parte all’ occupazione di Pesaro ai danni di Giovanni Sforza. | |
Nov. | Chiesa | Faenza | Romagna | All’ assedio di Faenza. Ai primi del mese partecipa a Forlì ad un consiglio di guerra. | |
1501 | |||||
Feb. | Marche | Rientra a Fermo; a fine mese presta giuramento come regolatore della contrada Fiorenza. | |||
Mar. | Chiesa | Piombino | 500 fanti | Emilia e Toscana | Lascia Fermo alla testa di 200 cavalli leggeri; transita per Modena dove si incontra con Masino dal Forno; si dirige verso Piombino con 500 fanti. Si porta a Lucca dove è accolto con favore ed ottiene le necessarie vettovaglie. |
Apr. | Chiesa | Firenze | 100 cavalli leggeri | Toscana | Viene inviato in soccorso dei pisani contro i fiorentini. Ai primi del mese entra nella città con 150 cavalli leggeri. Con il sostegno dei lucchesi opera alcune scorrerie verso Volterra e Cerbaia con Rinieri della Sassetta e Piero Gambacorta. Alcuni prigionieri sfuggono al suo controllo: i lucchesi si dolgono di tale fatto con i pisani. L’incidente non ha alcuna conseguenza nei suoi rapporti con la repubblica. Sempre nel mese depreda la Val di Nievole, sconfigge gli avversari e conduce a Pisa 80 prigionieri. Le truppe si disordinano a causa del ritardo delle paghe finché non vengono consegnati al condottiero dai pontifici 403 ducati. Assale Ripomarance: in un attacco al castello è ferito gravemente. Si sparge la voce della sua morte; i priori di Fermo ne richiedono il cadavere per onorarlo di degni funerali. Costretto a ritirarsi, si ferma a Pisa per qualche tempo. |
Giu. lug. | Chiesa Chiesa | Napoli Piombino | Campania Marche e Toscana | Gli sono consegnati 200 ducati. E’ presente all’ espugnazione di Capua. Al ritorno dal regno di Napoli prosegue con il Vitelli verso Piombino ed assedia la località. Transitando nel territorio di Camerino i due condottieri mettono a sacco il castello di Casavecchia. Giulio Cesare da Varano chiede al comune di Fermo la restituzione del bottino. Gli abitanti inviano ad Oliverotto da Fermo lo zio materno Giovanni Fogliani e Fabrizio Vagnozzi dal luogotenente della Marca per accomodare la questione. | |
Sett. | Toscana e Lazio | I difensori di Piombino si arrendono per fame. Jacopo d’Appiano, abbandonato da tutti, perde il suo stato. Oliverotto da Fermo si reca a Roma per presenziare al matrimonio di Lucrezia Borgia. | |||
Dic. | Marche | Sverna con le truppe pontificie nella Marca. Scrive allo zio materno di volere ritornare a Fermo. la sua richiesta è accettata. | |||
1502 | |||||
Gen. | Lazio e Marche | Si reca a Roma, probabilmente per prendere accordi con il duca Valentino; rientra a Fermo ai primi del mese con 100 cavalli; è accolto solennemente nella città. Prende alloggio nel suo palazzo di contrada Fiorenza (futura sede dei gesuiti); visita lo zio materno la cui abitazione è di fronte alla chiesa di San Zenone. Organizza uno splendido convito e vi invita il congiunto con altri cittadini tra i principali della città. Con la scusa di voler parlare in segreto con lo zio e gli altri notabili riguardo al papa Alessandro VI ed al Borgia conduce i suoi ospiti in un’ altra stanza dove sono tutti uccisi dai suoi sicari. Nell’occasione, oltre al Fogliani, sono anche ammazzati il genero di quest’ultimo, Raffaele della Rovere, figlio naturale del cardinale Giuliano, ed altri cittadini. Questa, la versione del Machiavelli. Leggermente diverso è il resoconto dei cronisti fermani. All’ arrivo di Oliverotto da Fermo in città vengono a visitarlo per cortesia lo zio materno, Raffaele della Rovere, Giacomo Bongiovanni, Pier Leonardo Paccaroni con due figli, Pier Ludovico del Papa e Pietro Gualteroni. Tutti sono uccisi nel suo palazzo. Compiuta la strage, esce con furia dall’ abitazione a cavallo con i suoi fautori e sottomette alla sua volontà le più alte autorità del comune. Oliverotto da Fermo fa pure ammazzare due figli del Fogliani e due del della Rovere: ai primi è schiacciato il cervello sulla porta della loro casa e, dei secondi, uno è gettato a terra dalla finestra del palazzo di famiglia, l’altro è massacrato fra le braccia della madre (sua cugina); alla Porta di San Francesco, da ultimo, è ucciso un ragazzo di dodici anni, Giovanni Battista Paccaroni. Nei giorni seguenti si libera anche di tutti coloro che possono eccitare la sua gelosia, parte facendoli pugnalare dai propri sicari, parte avvelenandoli dopo averli invitati a pranzo. Spaventata in tal modo la cittadinanza, cavalca per la città ed assedia le autorità nel palazzo: viene formato un nuovo governo che lo nomina signore. Le abitazioni degli avversari politici sono messe a sacco; molti, infine, sono coloro che sono costretti a prendere la strada dell’esilio. Oliverotto da Fermo, inoltre, persegue nella città la sua campagna di “pacificazione” facendo uccidere altri cittadini e confiscando i beni a tutti i suoi oppositori. Dalla vendita di quelle del Bongiovanni ricava 6500 ducati; 4100 gli sono riconosciuti da Giovanni Francesco Assalti per riscattarsi dal carcere con i suoi figli; 14000 ducati ottiene dalla vendita dei beni dello zio materno di cui si dichiara legittimo erede. Ai suoi complici ed ai suoi partigiani vanno altri beni; ad esempio tutti quelli appartenenti al della Rovere sono concessi ad Ercole Aceti. Poiché la prefettessa Giovanna della Rovere fa arrestare un suo ambasciatore (Francesco di Leonardo diretto a Venezia per riscuotere un credito del Fogliani) che sta attraversando il territorio di Senigallia, sfoga il suo odio nei confronti dei della Rovere facendo rapire una nipote del cardinale Giuliano della Rovere ed obbligandola a sposare il fratello Giambattista. Il condottiero si rivolge anche ai pisani per ottenere del denaro anche da costoro con il pretesto che nella sua ultima andata a Pisa gli è stata rubata una cavalcatura da lui lasciata a riposare in una stalla vicina all’osteria dove ha alloggiato. Con il ricavato delle varie taglie incomincia a rafforzare le mura di Fermo per difendersi dagli attacchi dei fuoriusciti; riedifica la rocca del Girifalco; raccoglie truppe per le nuove campagne e getta le fondamenta del suo palazzo, collocato in testa della piazza di San Martino al posto di un convento dei frati degli Apostoli, trasferiti a loro volta nel monastero di Santa Croce. Istituisce, da ultimo, una fonderia di cannoni a Grottazzolina; vara una fusta per la guerra da corsa contro i turchi; pensa anche di costruire un porto alla foce del fiume. Rivolge, da ultimo, tutta la sua cura alla milizia scegliendo nel fermano i giovani più robusti ed adatti alle armi. Mette in ordine 200 cavalli leggeri e 1000 fanti distinti in 5 bandiere con 5 livree, con caporali e connestabili, forniti di armi acquistate a Milano ed a Venezia. In pari tempo si ingrazia l’animo del papa inviandogli varie ambascerie (Girolamo Montano, Antonio Euffreducci, alcuni notabili cittadini) per cui viene perdonato grazie anche alla pressione esercitata a suo favore dagli Orsini. | |||
Feb. | Marche | A metà mese stringe alleanza con il comune di Offida e Carlo da Offida per contrastare i fuoriusciti di Fermo. Il breve dominio di Oliverotto da Fermo è un seguito di crudeltà che provoca anche una cospirazione ai suoi danni. Giulio Cesare da Varano, Giovanna della Rovere e Giovanni Antonio Acquaviva si collegano con alcuni fuoriusciti di Fermo per togliergli la signoria della città. La congiura viene scoperta e Bernardino del Gualdo, il suo rivelatore, è giustiziato; nel mese è anche catturato Piersante Evangelisti, bandito dal comune ed uomo di collegamento con i da Varano, che è impiccato nella pubblica piazza. | |||
Mar. | Marche | Si prepara a combattere i da Varano alla testa di 200 cavalli leggeri e di 1000 fanti. | |||
Mag. | Chiesa | Urbino Camerino | Marche | Dopo la mostra effettuata nella pianura di San Claudio entra nel territorio di Camerino; devasta le campagne nell’attesa dell’ arrivo delle compagnie del Vitelli e di Francesco Orsini. Assedia la località con i due condottieri. Il commissario pontificio Niccolò Bonafede accusa i loro uomini di introdurre nella città, a caro prezzo, notevoli quantità di frumento a favore degli assediati. I tre capitani vengono tutti redarguiti con un breve dal papa. Nel gioco delle parti i condottieri ritorcono l’accusa contro il Bonafede scrivendo ad Alessandro VI che Camerino avrebbe già ceduto per fame senza i soccorsi alimentari approntati dal presule ed ammontanti a diecimila some di grano. D’altra parte Oliverotto da Fermo è il maggiore indiziato di tale pratica, perché è dal fermano che proviene la maggior parte delle provviste dirette agli abitanti ed ai difensori di Camerino. Il condottiero si impadronisce di Castelraimondo con Francesco Orsini. | |
Giu. | Chiesa | Firenze | Umbria e Toscana | Con Saccoccio da Spoleto forma un corpo di 4000 uomini che imperversano sui monti e danno il guasto alle campagne ed alle fiamme i villaggi. Assedia il castello di Montesanto di fronte a Sellano. Si collega, poi, ad Erchio, tra Città di Castello e Citerna, con Giampaolo Baglioni alla testa di 1000 fanti e 400 cavalli leggeri. Entra in Arezzo preceduto nella città dal Baglioni con 600 fanti: il suo cammino è segnato da nuove crudeltà perché a Citerna uccide, dopo averlo fatto uscire dalla rocca in cui è stato rinchiuso in precedenza dal Vitelli, Vincenzo Bongiovanni, figlio di Giacomo, una delle vittime di gennaio. Si appropria dei beni di quest’ultimo. | |
Lug. | Chiesa | Camerino | Umbria Marche | Si avvia nuovamente contro Camerino. Alla testa di un migliaio di fanti e di numerosi armati irregolari, sempre provenienti dal ducato di Spoleto, muove da Foligno verso le Marche. Su pressione del legato Bonafede deve rinunciare ad un tentativo di saccheggio di Matelica, controllata dagli Ottoni, suoi parenti per parte dello zio Fogliani. A metà mese è conquistato il borgo di Camerino e dopo pochi giorni la città si arrende a discrezione. Oliverotto da Fermo rientra nella sua città e, per rifarsi delle spese, invita ad un banchetto Girolamo Azzolino e Paolo Tabor: entrambi sono avvelenati per potere impossessarsi dei loro beni. | |
Ago. sett. | Marche | Suoi soldati sono fatti imprigionare dal Borgia per varie malversazioni da essi compiute nel recente conflitto. Il governatore di Camerino pretende che i fermani restituiscano le prede; al rifiuto, per rappresaglia gli abitanti di Camerino scorrono nel fermano e razziano alcune mandrie di bestiame nei pressi di Mogliano. | |||
Ott. | Umbria e Marche | Partecipa alla congiura contro il Borgia; si trova a Magione con gli Orsini, Ermes Bentivoglio, il Vitelli, il Baglioni, Ottaviano Fregoso per conto di Guidobaldo da Montefeltro, Guido Pecci ed Antonio da Venafro per conto di Pandolfo Petrucci signore di Siena. Ha l’incarico di raccogliere 500 fanti e 200 cavalli leggeri. Il Montefeltro ottiene la resa a patti della rocca di Fossombrone, salve le persone ed i loro beni. Ne escono 40 soldati spagnoli con molti muli sui quali sono caricati beni per un valore di 4000 ducati. Con il Vitelli aspetta che costoro escano dall’urbinate per assalirli. Tutti sono uccisi ed i loro averi sono divisi tra gli assalitori. Sconfigge i pontifici a Calmazzo. Non accetta il trattato concluso da Paolo Orsini con il duca Valentino; scende verso Fano con Paolo e Francesco Orsini, il Baglioni ed il Vitelli, occupa Mombaroccio ed altri castelli; lo stesso giorno entra in Camerino con Giovanni Maria da Varano e vi fa strage di tutti gli spagnoli della guarnigione. Si riconcilia con Giovanni Maria da Varano ed ottiene la liberazione di un suo parente, Angelo di Melchiorre, messo in carcere con l’accusa di cospirazione e di infedeltà. Oliverotto da Fermo, da ultimo, si dirige verso Senigallia nell’attesa dell’esito delle trattative condotte ancora da Paolo Orsini; non può attraversare il fiume Mise perché in piena. Fa allora venire da Fermo la fusta che gli permette di superare tale ostacolo. | |||
Nov. | Marche | Si trova nei pressi di Fano con 2000 fanti e 200 cavalli leggeri. Si impadronisce di notevoli quantità di frumento. | |||
Dic. | Marche e Romagna | Si incontra con Paolo Orsini nel contado di Fano; viene convinto a rappacificarsi con il Borgia. Ritorna agli stipendi dei pontifici con una condotta di 1400 fanti e di 600 cavalli leggeri. Si muove contro Camerino per scacciarvi Giovanni Maria da Varano; entra nella località con Paolo Orsini. Lascia Pesaro; perviene a Cesena ed a Imola dove si incontra con Michelotto Coreglia ed il Borgia Suo disegno è quello di scacciare da Senigallia Francesco Maria della Rovere, cugino di Raffaele che egli ha ucciso in Fermo. Giunge a Senigallia ed obbliga Andrea Doria a rinchiudersi nella rocca; lo assedia con 1000 fanti e 50 cavalli. Il Borgia viene chiamato dai condottieri, già ribelli, a recarsi nella città con il pretesto che i difensori si vogliono arrendere solo nelle sue mani. Il duca Valentino probabilmente li precede nelle loro intenzioni. Il Coreglia si reca al campo dove si trova Oliverotto da Fermo e lo incontra in mezzo alle sue schiere intento alla loro rassegna. Lo invita ad unirsi con il Vitelli, Paolo e Francesco Orsini per recarsi dal Borgia. L’ultimo giorno dell’anno Oliverotto da Fermo entra in Senigallia; sceso al palazzo residenza del duca Valentino, è invitato a salire con gli altri tre condottieri. Tutti sono subito fatti prigionieri. Il Vitelli sfodera lo stocco e ferisce uno degli assalitori; Oliverotto da Fermo trae da sotto le vesti un pugnale e tenta di uccidersi; è fermato e viene condotto nella chiesa di San Martino dove è spogliato dei suoi vestiti. Prima di essere giustiziato, deriso dal Vitelli, fa chiamare un frate francescano. Riceve i sacramenti; è assolto da ogni censura. Finito l’ufficio religioso, implora, si dice, pietà. I due condottieri sono legati, spalla contro spalla; è loro avvolta una corda di violone al collo con un nodo scorsoio; il Coreglia e Marco Romano tirano la fune ed entrambi i condottieri muoiono strangolati. I loro cadaveri sono esibiti sulla piazza di Senigallia per tre giorni prima di essere tumulati nella chiesa di Santa Maria della Misericordia. Fonti narrano che il cadavere di Oliverotto da Fermo sia, invece, stato gettato in mare. Le sue compagnie, colte all’ improvviso, sono svaligiate con l’uccisione di 10 soldati: molti vengono catturati per essere Imprigionati in Pesaro. Otterranno la liberazione solo dietro il pagamento di una taglia. Coloro che si danno alla fuga si rifugiano in tutte le città marchigiane. Gli abitanti di Fermo, alla notizia della sua morte, saccheggiano il suo palazzo, le case dei suoi parenti e quelle dei suoi fautori. Oliverotto da Fermo viene ricordato ne “Il Principe” di Niccolò Machiavelli nel capitolo che ha per argomento la conquista del principato per mezzo del delitto. Tale metodo può dare il potere ma non la gloria. Suo ritratto a Città di Castello nel Palazzo Vitelli con Vitellozzo Vitelli, Giampaolo Baglioni e Paolo Orsini. Il personaggio di Oliverotto da Fermo, insieme con quelli di Vitellozzo Vitelli, di Fabio Orsini e di Michelotto Coreglia, è stato inserito nel videogioco “Assassin’s Creed: Brotherhood”, prodotto dalla Ubisoft. |
CITAZIONI
-“Svegliato d’ingegno e forte della persona, fece cose meravigliose in maestria di guerra, ed ebbe sempre in cima de’ suoi pensieri timoneggiare la patria.” DE MINICIS
-“Gagliardo della persona, coraggioso, ardito, presto divenne il primo dei capitani che combattevano sotto i Vitelli; i quali, siccome furono da lui presi a modello nella carriera militare, così furono imitati nell’ambizione che gli portò a farsi tiranno nella loro terra natale.” LITTA
-“Condottiero di bella fama al servizio di Cesare Borgia.” BOSI
-Con Francesco Orsini, Paolo Orsini, Vitellozzo Vitelli “Egregiis copiarum ductores.” A.M. GRAZIANI
-“Egregiam laturus erat Liberoctus ad astra/ Vitanet fraudem si modo, Sexte, tuam.” da un poemamdi F. Panfili riportato dal COLUCCI
-“Primo homo apresso Paulo Vitelli.” SANUDO
-“Si procurò non volgare lode nella milizia.” ARGEGNI
-“Capitano di ventura fornito di grande ingegno e valore.” A. MARINI
-“Gentilhomme assassin qui avait jusqu’alors servi le duc (Cesare Borgia) dans la condotta de Vitelli (Vitellozzo), et qui, par un acte infame de brigandage, s’était fait lui-meme seigneur de Fermo, qu’il prétendait – ètant aussi fourbe que sanguinaire – détenir en qualité de vicaire du Sant-Siège.” SABATINI
-“Confermasi pure da .. gli storici municipali che Oliverotto..stesse lungamente a militare sotto Paolo Vitelli, e morto questo si acconciasse con Vitellozzo di lui fratello; alla scuola dei quali, ingegnoso com’era e gagliardo della persona, diventò il primo uomo della loro milizia.” FRACASSETTI
-“La fama di Oliverotto si diffuse..assai più per la narrazione che il Machiavelli fece delle sue scelleratezze e della sua tragica fine, che non per l’importanza intrinseca delle sue azioni di guerra.” PIERI
-“Liverotto era miglior uomo di Stato che, si creda comunemente, potesse essere un Capitano di ventura del secolo decimosesto. E per utilità propria, e per amor di grandezza, egli aveva cercato sempre di realizzare a Fermo quell’insieme di progressi che il Medici (Lorenzo dei Medici) aveva procurato a Firenze.” PAPIRI
BIOGRAFIE SPECIFICHE
-F. Filippini. Liverotto Uffreducci tiranno di Fermo.
-P. E. Papiri. Liverotto Uffreducci signore di Fermo.
Fonte immagine in evidenza: Regione Marche