Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
NICCOLÒ VITELLI Di Città di Castello. Guelfo. Signore di Città di Castello. Padre di Giovanni Vitelli, Giulio Vitelli, Camillo Vitelli, Paolo Vitelli e Vitellozzo Vitelli.
1414 – 1486 (gennaio)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1428 | Umbria | Orfano, è bandito da Città di Castello con lo zio Vitellozzo. Sotto la tutela del congiunto si dedica allo studio delle lettere e della giurisprudenza. | |||
1432 | Umbria | Può rientrare in Città di Castello. | |||
1439 | |||||
Lug. | Chiesa | Foligno | 300 cavalli | Umbria | A Montone. Si unisce con il cardinale legato Giovanni Vitelleschi per muovere guerra al signore di Foligno Corrado Trinci. |
1442 | |||||
Mag. | Umbria | Nasce in Città di Castello un tumulto tra i fautori dei fiorentini e quelli dello stato della Chiesa. A seguito di un sanguinoso combattimento, nel quale restano uccisi 2 priori, il partito dei Vitelli ha la meglio. Niccolò Vitelli rientra da Roma nella sua città. Niccolò Piccinino si allontana dalla località e vi lascia come governatore il commissario pontificio Pietro Paolo da Spello. Vi sono matrimoni tra gli uomini delle due parti a suggello della rappacificazione. Il Vitelli si sposa con Pantasilea Abocatelli la cui famiglia appartiene alla fazione a lui contraria; dopo soli nove giorni, con l’ingresso del Piccinino in città se ne allontana per timore degli avversari. Rientra al servizio del pontefice Eugenio IV. | |||
1444 | |||||
Gen. | Umbria | E’ chiamato dai pontifici a reggere il governatorato di Città di Castello Agamennone degli Arcipreti: nascono nuovi inevitabili tumulti provocati dalla fazione contraria allo stato della Chiesa. Niccolò Vitelli E’ condannato all’esilio insieme con i responsabili della sedizione. Il pontefice, alla notizia, invia il Vitelli nella località: gli è impedito l’ingresso dai Tarlatini e dagli Abocatelli. Nasce una nuova rivolta ed i rivali di fazione sono banditi da Città di Castello. | |||
1446 | Umbria | Podestà a Todi. | |||
1450 | Umbria e Toscana | Nel gennaio è oggetto di grandi onori in Città di Castello per essere stato scelto come podestà di Firenze. E’ eretto un palco, davanti al Palazzo della Signoria, per la cerimonia con la quale viene investito dell’incarico. | |||
1451 | Toscana | Podestà a Firenze. | |||
1452 | Umbria e Toscana | Podestà a Perugia per il primo semestre ed a Siena nel secondo. | |||
1453 | Lazio Liguria Umbria | Nel novembre 1453 si reca a a Roma come ambasciatore con altri cittadini di Città di Castello. Di seguito esercita la podesteria a Genova ed a Spoleto. | |||
1461 | Toscana | Podestà a Lucca. | |||
1462/1464 | Umbria | Alla morte dello zio Vitellozzo avvenuta nell’ agosto del 1462 desidera aumentare la sua influenza in Città di Castello: acquista così nel tifernate molti terreni a prezzi di favore (due/terzi del loro valore effettivo). Tali terreni appartengono ad esuli della città o a contadini morosi nel pagamento degli affitti. Gli è anche devoluto il diritto delle collette non pagate per causa delle liti per un territorio molto ampio. I suoi avversari politici, i Fucci, ricorrono al papa; Paolo II gli intima di presentarsi a Roma; resiste e, alla fine, il pontefice preferisce prenderlo al suo servizio. | |||
1468 | |||||
Apr. | Umbria | Il nuovo papa Sisto IV attua nei suoi confronti una politica completamente diversa. Invia a Città di Castello Lorenzo da Castello per sanare la situazione a lui troppo favorevole. Niccolò Vitelli fa entrare nel centro nottetempo 200 contadini, suoi partigiani, che danno alle fiamme le case degli avversari. Sono così uccisi 17/18 uomini della fazione dei Fucci e dei Giustini. Lorenzo da Castello (Lorenzo Giustini) si salva a stento nell’ eccidio. La strage viene giustificata come necessaria per la vita cittadina, in quanto si è voluto impedire l’ingresso di soldati pontifici in città. In tale ottica il Vitelli impedisce il rientro nella località del governatore Andrea da Fano, recatosi negli stessi giorni a Roma. | |||
Giu. sett. | Umbria | Entra in Città di Castello l’arcivescovo Lorenzo da Spalato che gli intima di recarsi a piedi da papa e di abitare lontano dalla città per almeno cinquanta miglia. Al rifiuto il prelato lascia la città; a settembre Niccolò Vitelli ne è nominato tra i Dodici Arbitri. Fa rafforzare le mura cittadine con molti baluardi, in particolare la Porta di San Giacomo. Gli vengono affidati alcuni castelli del tifernate; i fiorentini gli riconoscono una condotta. | |||
1470 | |||||
Apr. | Chiesa | 24 lance | Umbria | Cede formalmente ai pontifici. Paolo II gli concede in feudo la città dietro il pagamento di un censo. Ha il potere di scegliere il governatore, il podestà e le altre autorità cittadine. Fa rafforzare le mura con molti baluardi, specie alla Porta di San Giacomo ed alla Bucaccia. Ottiene pure una condotta di 24 lance dallo stato della Chiesa assieme con il figlio Giovanni. | |
…………… | Sale al pontificato Sisto IV. A Niccolò Vitelli sono revocate sia la condotta che la signoria. | ||||
1474 | |||||
Giu. lug. | C.di Castello | Chiesa | Umbria | E’ attaccato dai pontifici del cardinale Giuliano della Rovere comandati da Pino Ordelaffi e da Giulio Cesare da Varano. Respinge le condizioni di resa ed affronta l’assedio operando micidiali sortite. Durante le operazioni d’assedio sono abbattute tutte le case che costituiscono il borgo di Porta San Marco sino a Ripaldello e tutte le abitazioni fuori del borgo di Porta San Giacomo, meno il portone del Cavaglione. Sono costruiti fossati e rivellini a difesa delle mura. | |
Sett. ott. | Umbria e Lazio | Nonostante la protezione dei fiorentini deve arrendersi a Federico da Montefeltro; gli sono confiscati i beni (dietro la promessa di 30000 fiorini); è obbligato a risiedere almeno a 15 miglia da Città di Castello. Fornito di un salvacondotto, si reca al campo nemico per incontrarsi con il Montefeltro ed il cardinale della Rovere. Si porta a Perugia (ospite di Sforza Oddi) ed a Roma per completare l’atto di obbedienza. Antonio da Montefeltro lo conduce in Vaticano per presentarlo ai cardinali. Ad ottobre viene confinato a Gubbio. A fine mese si ribella, dà il guasto alla bastia di Sant’Angelo di Corzano ed a quella dirimpetto al mulino della Canonica. | |||
Dic. | Marche | Si trova ad Urbino. Un breve papale elegge il Montefeltro come curatore del suo patrimonio valutato in 30000 fiorini: l’ammontare gli dovrebbe essere corrisposto dallo stato della Chiesa. | |||
1475 | |||||
Feb. | Firenze | 9 lance | I fiorentini gli riconoscono una condotta di 9 lance, il cui costo complessivo è valutato in 900 ducati. | ||
Ott. | Vitelli | Chiesa | Toscana e Umbria | Il papa non mantiene la parte economica dell’accordo. A metà mese lascia Castiglion Fiorentino e rientra con i suoi fautori (centoventidue) in Città di Castello. Si impadronisce del Palazzo dei Priori e vi cattura i connestabili Giorgio da Massa, Matteo da Canale, Caccia Malaspina e Brusco Salvo che ne sono alla guardia con 300 fanti. Assedia la rocca in cui si sono rinchiusi il castellano ed il legato pontificio, l’arcivescovo di Spalato Lorenzo Zane, con 60 fanti e molti avversari politici. Si impossessa del primo rivellino subendo numerose perdite; si appropria di una bombarda di grosso calibro che si trova nel circuito delle mura e la fa puntare contro la rocca. Intervengono Braccio Baglioni e Cesare degli Arcipreti (8000 fanti) che lo convincono a desistere ed a abbandonare la città con i suoi fautori. E’ condannato alla pena capitale; è imposta sul suo capo una taglia di 1000 ducati da riscuotersi a Perugia al banco degli Alfani per chi lo consegni vivo alle autorità, di 500 per chi lo consegni morto; sono pure offerti premi accessori quali un vitalizio di 25 ducati e la possibilità di liberare dal bando nello stato della Chiesa un assassino o un fuoriuscito. Molti partigiani del Vitelli vengono impiccati; altri sono imprigionati nella rocca dopo essere stati prelevati in varie località dello stato della Chiesa (Roma, Terni, Gubbio). I suoi beni sono confiscati a favore dei Giustini. | |
1476 | |||||
Lug. | Vitelli | Chiesa | Umbria | Ripete il tentativo di riconquista di Città di Castello alla testa di 1200 uomini. Viene solamente occupata una delle rocche di Borgo San Sepolcro (Sansepolcro). | |
1478 | |||||
Lug. | Firenze | Chiesa Napoli | Toscana | A seguito del fallimento della congiura dei Pazzi i fiorentini gli affidano l’incarico di scacciare da Città di Castello Lorenzo da Castello che ha partecipato fattivamente alla cospirazione. E’ nominato commissario. | |
Ago. | Umbria | A metà mese alla testa di 3000 fanti e di 4 squadre di cavalli mette a sacco per quattordici giorni alcuni castelli del tifernate; assedia quello dei Dotti a San Giustino e gli dà fuoco. Occupa Selci e dà alle fiamme Sant’Anastasia. Molti uomini, donne e bambini muoiono tra le fiamme o gettandosi dalle finestre. Assale Città di Castello con Bernardino di Montone, Bernardino da Todi ed Andrea Corso e dà fuoco alla Porta del Prato: lo affronta Gian Francesco da Piagnano che è fatto prigioniero e muore poco dopo per le ferite riportate. | |||
Sett. | Toscana | Sempre con Bernardino di Montone cavalca verso Asinalonga (Sinalunga) con 400 cavalli ed 800 fanti: sono incendiate case e capanne. Sulla via del ritorno sconfigge il Corso e Carlo da Fermo (catturati con 60 uomini) che hanno tentato di sbarrare loro il passo. | |||
1479 | |||||
Giu. | 100 lance | Umbria | Appoggia Roberto Malatesta, Carlo di Montone, Deifobo dell’Anguillara nel perugino con più di 40 squadre di cavalli e molti fanti: si impadronisce di tre castelli, cui seguono altri trenta che si arrendono per lo più a patti. Porta le sue incursioni fin sulle porte di Perugia. | ||
1482 | |||||
Giu. lug. | Firenze | Chiesa | Umbria | Rientra in Città di Castello e ne scaccia Lorenzo da Castello e Mariano Savelli con il sostegno delle armi di Costanzo Sforza. Compare all’alba con i fuoriusciti ed un buon numero di cavalli e fanti alla Porta di San Floridio; assale la guardia del ponte; la sera si impadronisce dei mulini posti nei pressi. Sotto la pioggia invia a combattere parte delle truppe alla Porta di Sant’Egidio e parte a quella del Prato. I suoi uomini superano le difese alla Porta chiusa di Sant’Andrea; irrompe allora anche il Vitelli nella città, a piedi, accolto dalla popolazione che lo applaude. Fra luglio ed ottobre con Costanzo Sforza e Bartolomeo Pucci assedia la rocca di Santa Maria e quella sopra la Porta di San Giacomo. I difensori si arrendono a patti. Le fortezze gli sono consegnate dai rispettivi castellani dietro l’esborso di 4000 e di 1500 ducati. Le rocche sono immediatamente spianate dalle fondamenta; i materiali provenienti dalla demolizione della prima rocca serviranno nel 1484 a costruire la chiesa di Santa Maria Maggiore. | |
Ott. | Umbria | Cattura in Città di Castello Bernardino da Todi che ha abbandonato gli stipendi dei fiorentini. | |||
1483 | |||||
Sett. dic. | C. di Castello | Chiesa | Umbria | I fiorentini, tramite Dionigi Pucci, provano a persuaderlo a cedere. Con la vittoria dei figli Camillo, Giovanni e Paolo Vitelli su Lorenzo da Castello a Sant’ Angelo di Celle riprende l’offensiva; incendia le bocche di Valdimonte e ne cattura il presidio; tenta invano di espugnare Castelfranco. Viene scomunicato. Alla notizia della cattura del figlio Camillo in Celalba (dicembre) vi accorre prontamente e vi assedia Leone da Montesecco; né le artiglierie, né le gallerie sotterranee, né l’ allestimento di alcune mine sono sufficienti a vincere la resistenza dei difensori. Una forte nevicata lo costringe a rientrare in Città di Castello dove viene presto assediato, a sua volta, dal cardinale Riario. | |
Apr. ago. | Umbria | Conclude una tregua con i pontifici; è assolto da tutte le sue colpe e viene reintegrato in tutti gli antichi privilegi goduti in Città di Castello prima dell’ assedio del 1474. Il rivale Lorenzo da Castello può rientrare in città. A metà agosto viene pubblicata la pace nella chiesa di San Florido: una sua figlia sposa un rivale, Pier Gentile Fucci, un’altra Giovanni Pietro Bufalini. | |||
……………. | Umbria e Lazio | In seguito alla morte di Sisto IV può recarsi a Roma. Transitando per Fratta Todina vi è ospitato da Ruggero Ranieri. Il nuovo papa Innocenzo VIII lo nomina governatore della Campagna e della Marittima. | |||
1485 | Umbria | Sventa una congiura dei Fucci. Gli avversari politici sono esiliati ed i loro partigiani giustiziati. | |||
1486 | |||||
Gen. | Umbria | E’ contattato dai fiorentini per fare ribellare Città di Castello ai pontifici. Ai primi del mese si ammala gravemente e muore in pochi giorni poco prima che la cittadinanza lo onori con il titolo di “Padre della patria”. Solenni esequie si svolgono nella chiesa di San Domenico; è viceversa sepolto nella chiesa di San Francesco. Nella processione sono presenti gli esponenti di tutti gli ordini religiosi, le confraternite, il vescovo di Terracina Corrado, il podestà ed i priori. Il cadavere è trasportato da due medici e da sei dottori. Seguono la salma tre cavalli con lo stendardo del comune. Una seconda orazione funebre è letta da Antonio Capucci, autore pure di una biografia di Niccolò Vitelli. L’Orsi gli dedica un epigramma. Ritratto di Luca Signorelli nel duomo di Orvieto; ritratto da Giorgio Vasari nella sala di Lorenzo Vecchio in Palazzo Vecchio. |
CITAZIONI
-“Uomo prode nelle armi quanti altri mai ed intraprendente.” BRUTO
-“Integer ac moderatus adeo, ut in summa licentia ex erario publico in suos usus ne nummum quidem unquam commutaverit, sed fortunarum suarum ad privatas utilitates effusissimus..Hic autem an pacis artibus, an militia praestantior fuerit, in ambiguo est.” ORSI
-“Huomo di lettere, e di buoni costumi ornato. Et per le virtù, che tanto in lui risplendevano, meritevolmente fu amato da Eugenio Papa quarto.” ALBERTI
-“Virtuoso e valoroso huomo.” SANSOVINO
-“Era di mezana e quadrata statura; il volto havea bianco, gli occhi e capelli neri.” ROSCIO
-“Capitano di ventura del secolo XV, devotissimo alla casa Medici.” BOSI
-“Huomo famoso.” M. MONALDESCHI
-“Factiosus erat et multos occiderat concives.” CIRNEO
-“Era di memoria felicissima, e perito assai nella storia e nella politica..Fu considerato Niccolò Vitelli come padre della patria dal suo partito, a cui faceva eco la moltitudine che seguiva il più favorito.” G. MUZZI
-Insegna che appare sotto il suo ritratto in Firenze “Dove è quel vitello, che ha..(una) palma nella zampa, e che ghiace in su..(un) prato d’oro, l’uno e l’altro in campo azzurro.” VASARI
-“Copiam librorum ingentem habet. In rerum notitia quicquid audit, attendit, et si quid praeteriit, respicit ex integro. Aspectu est perjucundo, laeritia quadam ingenit, ridet semper, irascitur numquam, modestia quanta nemini major, pax quam paucissimo.” CAMPANO
-“Fu considerato Niccolò Vitelli come padre della patria dal suo partito, a cui faceva eco la moltitudine, che segue sempre il più favorito. da quanto si è raccontato si scorge, che egli voleva avere la principale considerazione, il potere: i suoi nemici erano quelli che lo contrariavano. Ambidue per ottenere vittoria non risparmiavano uccisioni, confische, saccheggi e rovine, e adoperavano mezzi illeciti.” MEMORIE CIVILI DI CITTA’ DI CASTELLO
-“Era di mezana, e quadrata statura; il volto havea bianco: gli occhi, e capelli neri.” CAPRIOLO
-“Niccolò..had such authority that he was lord of the city in all about name, despite the presence of a papal governor. He enjoied an extensive network of political alliances among his neighbours both within Papal States, for example with the Count of Urbino, and outside them, notably with Florence. .Niccolò Vitelli had many friends in the city. He was a charismatic man, always laughing, never angry, according to the papal governor Gianantonio Campano, and regarded by the citizens with awe, credited by them with anything that happened to the benefit of the city.” SHAW
-“Un Nicolò che dal furor delira,/Che vuol la patria sua presa e cattiva,/Salva de l’ami, e quasi a petto ignudo/Le fa, Desio novel, riparo e scudo.” Grelfucci riportato da FABRETTI
Immagine tratta da Ritratti di cento capitani illustri, con li lor fatti in guerra brevemente scritti intagliati da Aliprando Capriolo et dati in luce da Filippo Thomassino et Giovan Turpino