Niccolò Piccinino – Citazioni

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Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura

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Indice delle Signorie dei Condottieri: ABCDEFGIJLMNOPQRSTUVZ

Consulta la scheda di Niccolò Piccinino

-” La carriera di Niccolò Piccinino fu presa a modello già da storici e panegiristi a lui contemporanei come quella dell’uomo d’armi “totale”, che spese la sua vita guerreggiando senza interruzione. Lodato da Decembrio, Neri Capponi e Poggio Bracciolini, immortalato in una medaglia da Pisanello come “Alter Mars”, Piccinino fu fatto rifulgere per la sua virtù militare, ma soprattutto per la sua instancabile ricerca di battaglia… Con tenacia incredibile, lo sconosciuto Piccinino seppe tessere nei vent’anni in cui percorse l’Italia alla testa di un esercito, azzoppato da una ferita, sofferente alla vescica e agli occhi, poi semiparalizzato ad un fianco tanto da doversi far trasportare e mettere in sella a braccia da due soldati, quasi immagine grottesca della guerra stessa…Nel 1443, la rete di aderenze braccesca, si era estesa considerevolmente oltre i limiti già stabiliti da Braccio (di Montone), e un’intera generazione di soldati o ex-soldati (tra cui c’erano signori romagnoli come Malatesta Novello, patrizi milanesi come Erasmo Trivulzio, elementi della borghesia perugina come il poeta Lorenzo Gualtieri “Spirito”) provenienti da tutta la penisola, vedeva in Niccolò Piccinino un polo politico indipendente, le cui possibilità d’ascesa erano varie e virtualmente principesche. Invece la “fortuna” che governava le vite di coloro che si dedicavano al mestiere delle armi non riuscì a portare “l’Altro Marte” più in alto di dove era arrivato nel 1442…Con la sua lunga e coerente militanza per Filippo Maria Visconti e specie per la guerra di Lucca, Niccolò Piccinino era diventato il simbolo della parte ghibellina toscana e il braccio armato dellle ambizioni di dominio del “tiranno” Visconti nell’Italia centrale. Il culmine di questa identificazione fu raggiunto nella letteratura politica prodotta in occasione della guerra mossa a Firenze dai fuoriusciti filoalbizzeschi e dal duca di Milano, e coclusasi ad Anghiari. L’eroe dei fiorentini a quel tempo era Francesco Sforza..Eppure certi autori come Giovanni Cavalcanti o Neri Capponi sono pieni d’ammirazione per Niccolò Piccinino nei loro scritti, e lo difendono con fermezza dall’accusa di aver tradito la vecchia alleanza braccesco-fiorentina per passare al servizio del “tiranno” milanese.” FERENTE

-“Nonostante gli sforzi di una vita non riuscì a crearsi un proprio dominio autonomo.” N. CAPPONI

-“Il più brillante dei discepoli del famoso Braccio di Montone.” DE LA SIZERANNE

-Con Pietro Giampaolo Orsini, Malatesta Baglioni ed il Gattamelata “Capitani tuti che avevano già dato prova del loro valore.” CUTOLO

-“Capitano di subiti consigli, presto all’odio, all’amore, al biasimo, alla lode, all’ira, alla riconciliazione: più facile a eseguire un’ardita impresa che a ponderarne la difficoltà o la giustizia: pronto, audace, ed anzi che audace, temerario; ma in modo che la temerità e la prontezza gli fosse talora origine, talora rimedio di mala fortuna; non mai soggiogato, non mai abbattuto dalla sorte, ma ritrovando in sé contro ogni sciagura nuove forze, nuovi mezzi, nuovo valore: insomma di coloro che  dovunque posti sono preparati a difendere il loro posto, buono o reo, con uguale bravura..Nessun uomo di sentimenti elevati invidierà né lo Sforza, né il Piccinino; ma, se si dovesse scegliere, preferirei il venturiero sfortunato al suo rivale divenuto signore.” RICOTTI

-“Apparve come il condottiero più forte e abile fra tutti quelli che militavano in Italia.” PICCOLOMINI

-“Ed anco un altro Nicolò secondo/ Ch’è degno esserne scritto in mille carte/ Della sua buona e chiara fama al mondo./ E Fiorenza il sa bene in qualche parte,/ E come a danno suo al mondo nacque/ Che l’armeggiò con nuova forza ed arte.” Lorenzo Spirito riportato da FABRETTI

-Contro Assisi (novembre 1442) “..E venne a poner campo al forte Asese/ popol crudele, e malvicino, iniquo:/ che tanto fece danno al mio paese./ Sempre era stato assai crudel nimico:/ il capitano allor, volonteroso,/ vene per gastigar quell’odio antico./ Intorno la campò quillo glorioso/ in arme sempre nostro capitano/ per darli stato acerbo e doloroso./ La sua persona in sancto Damiano/ stecti e datorno tutto il circustante/ la gente d’arme suoy di mano in mano./ Andarvi cittadini, numero di fante/ assai de la cittade e del contado/ dal capitan veduti tutti quante./ E maggiore e minore e d’ogni grado/ andarono ad Asese volonthiere/ per darlo la pegior volta del dado/ con numero de infiniti balestriere/ e con altre arme molti homini assai/ ad siquitar del papa le bandiere,/ a sostener con gioia pene e guai/ et io mi ricordo giovinetto/ ch’in del mio padre v’andai./ Io viddi el popul d’Asese restretto/ dal capitano e sempre a giorno a giorno/ teneva la cittade in gran difetto./ Elli eran sulle mura intorno intorno,/ sempre con quei di dentro uscendo fora,/ con molti che giammai non fier ritorno./…/ Nicolò Picinino sempr’n flagelli/ tenne la guerra e strinse con bombarde/ avute da Perugia e manganelli./ Qui si mostraro i Perugin gagliarde/ per far vendetta de cotante offese/ né furono al ferir lente né tarde.” Lorenzo Spirito riportato da TABORCHI

-“Prode venturiero il più sperto nelle cose di guerra che uscisse dalla scuola del Fortebraccio..Gli Italiani accusavano Nicolò Piccinino autore dell’annientamento di Braccio nel territorio dell’Aquila, e traditore del conte Oddo nella triste battaglia della Romagna: non i principi e le Repubbliche che del suo braccio avevano necessità, se vero o falso non curando il grido della nazione, volentieri commisero a lui la salvezza de’ loro stati, siccome che a quello che nato in bellicosa provincia erasi segnalato col primo venturiero d’Italia, aveva ordinato parecchie compagnie di valorosi cavalieri, reliquie della grande armata braccesca, e al suo portava congiunto il nome de’ Fortebracci perché sposato a una sorella dei conti di Montone..Meno di Braccio grandioso ne’ suoi concetti, ma più addottrinato nell’arte del guerreggiare, fu vittorioso in molti fatti d’arme, ne’ quali ebbe quasi sempre a robusti competitori il conte di Carmagnola e Francesco Sforza, per tacere di altri moltissimi e valenti: e raramente la fortuna avrebbelo abbandonato, s’egli colla prudenza e saviezza dello Sforza, non con ardore soverchio e con precipitato consiglio, avesse intrapreso e maneggiato le molteplici guerre. Sparse qua e là il suo sangue, venduto sempre, senza desiderio di gloria e libertà pell’Italia; anzi il proprio ingrandimento neglesse, o potenza non seppe acquistare; tanto che non pervenne a tenere scettro e signoria né in patria né fuori. Fu moderatamente severo co’ soldati, e talvolta cortese sino alla familiarità; crudele con quelli incolpati di tradimento: fu artificioso dissimulatore, parlatore infelice, brutto delle forme e dell’aspetto.” FABRETTI

-“Portava nell’odio..la stessa furia selvaggia che metteva negli assalti. Duro e inflessibile verso di sé, usava con gli altri una severità che toccava presto la ferocia. Non lacrime, non le commoventi invocazioni di bontà e di perdono, lo trattenevano dai piani stabiliti. I borghi, i castelli, le città, che in sua lontananza e per tema di danni maggiori avevan ceduto al nemico, erano votati da lui, non al saccheggio, ma all’incendio. Vedeva nel terrore un’arma non meno efficace degli attacchi e delle bombarde. Come si spargeva la voce ch’egli si avvicinava, entrava in tutti lo sgomento, e quell’atmosfera di paura rendeva incerte e pavide le stesse bande avversarie. Ebbe pochissime defezioni nelle milizie. I soldati lo temevano, ma lo amavano. Brontolavano per quella vita aspra e quelle scorrerie senza posa; ma appena lo vedevano alla loro testa, “paratissimo” e sempre primo nei pericoli, lo seguivano con slancio ovunque egli andasse. L’orgoglio di battersi sotto le sue bandiere li compensava d’ogni ferita e d’ogni disagio; l’orgoglio, ma anche la copiosità dei bottini…Non un’opera d’arte in gloria di Niccolò Piccinino: nessuna tela che ne ricordi quegli assalti fulminei che fecero di lui il più animoso dei nostri Condottieri, nessuna statua che lo evochi in quei voli a cavallo ov’era sembrato ai contemporanei qualche sperduto Centauro della leggenda. Solo in via indiretta, e d’età tardiva, la “Battaglia di Anghiari”, cioè una sua sconfitta, benché nel cartone di Leonardo egli non compaia neppure sulla scena; fu anche distrutta la tomba ch’era nel Duomo di Milano, quando il suo acerrimo e più fortunato rivale Francesco Sforza cinse la corona ducale di Lombardia. Unico compenso in tanta manchevolezza e in tante perdite, la bellissima medaglia del Pisanello…Fu fino al tramonto della vita, a cavallo. Soldato oscuro o “imperator” supremo degli eserciti viscontei, amò la guerra per la guerra. Alle battaglie ordinarie preferì gli assalti d’impeto; agli scontri campali, le libere scorrerie, gli agguati perigliosi, i rapidi attacchi di sorpresa. le bande braccesche, già educate in un’aspra milizia, videro ,imporsi una disciplina ancor più ferrea…Portava nell’odio (non si conoscono di lui episodi di bontà, di tenerezza e tanto meno di amore) la stessa furia selvaggia che metteva negli assalti. Duro e inflessibile verso di sé, usava con gli altri una severità che toccava preso la ferocia.” PORTIGLIOTTI

-“Stato più virtuoso che felice capitano; e di lui restarono Francesco e Jacopo, i quali ebbero meno virtù e più cattiva fortuna del padre…Allievo di Braccio, e più reputato che alcuno altro che sotto le insegne di quello avesse militato.” MACHIAVELLI

-“Il Piccinino dev’essere annoverato tra i più illustri capitani che abbia prodotto l’Italia; perciocché fu il più rapido nelle mosse, il più audace, il più fertile ne’ ripieghi, il più pronto a riparare le perdite, il solo in somma che, dopo una totale disfatta, fosse ancora in istato di far tremare i suoi nemici…Il Piccinino, in età già avanzata, non sapeva darsi pace di non aver potuto con tante battaglie, con tante vittorie acquistarsi una terra ove riposare il suo capo. Tutti i grandi capitani del suo secolo si erano successivamente innalzati al sovrano potere; egli pareva averci più diritto d’ogni altro, poiché avrebbe dovuto ricevere a titolo ereditario il principato di Braccio come ricevette la sua armata; pure egli solo non era in sul finire della sua lunga gloriosa carriera né più ricco, né più potente di quello che lo fosse in principio.” SISMONDI

-“Ardito e valoroso Capitano..Uno de’ più insigni Generali d’Armata, che s’avesse l’Italia, a cui niun altro si potea anteporre, se non Francesco Sforza. nelle spedizioni la sua attività e prestezza non ebbe pari; ma egli si prometteva molto dalla fortuna, e però azzardava bene spesso nelle sue imprese: laddove lo Sforza sempre operava con saviezza, e sapea cedere e temporeggiare, quando lo richiedeva il bisogno, né temerariamente mai procedeva in ciò, che imprendeva.” MURATORI

-“Uno de’ più savi e avvisati capitani d’Italia in quel tempo..Era detto Nicolò di piccola statura, bruno e vecchio, con pochi canuti, ed era saggio e sollecito, perduto tutto da lato manco per un berettone (verrettone).” DELLA TUCCIA

-“Fedele uomo e gran Capitano.” CAVALCANTI

-“Ditto Capitano era homo picolo de statura, et era zoppo, et era valentissimo guerriero, et homo de grande ingenio, et aveva fama per tutto el mundo; et gran danno ne fo alla cità de Peroscia, però che dopo la morte sua Peroscia non ebbe mai più quillo ardire che aveva per prima.” GRAZIANI

-“Uno delli più segnalati, e eccellenti Capitani de suoi tempi ..senza dubio alcuno trapassava tutti gl’Italiani, anzi fu tenuto per maggior di Braccio suo maestro, dalla scola del quale uscì tanto valoroso.” SUMMONTE

-“Egregio capitano, che fece gran prove del suo ingegno in trattar l’armi.” ALBERTI

-“Eximius hic Imperator, ac bellicis artibus omnium consensione praestantissimus, Perusinus, obscurae originis, silicet lanio patre.” MANELMI

-“Al tempo mio uno de’ più valorosi Capitani d’Italia, lasciandosi talmente a dietro tutti gli altri che quantunque dalla scuola di Braccio uscissero (come dal vero maestro della militia) molti segnalati Capitani, nondimeno costui solo hebbe ardire di ritenere il nome, l’essercito, e la reputatione del suo Signore, a cui niuno fu più fedele.” CAMPANO

-“Egli solo, fu grandissimo mantenitore di quella fattione (la scuola braccesca), e con sommo valore, e somma fede difese la reputatione di essa contra la forza di ciascuno. Fu oltre acciò nell’età sua in tanta opinione circa le cose della sua professione, che si credeva indubitamente da tutti, che si come egli d’ardire havea superato tutti gli altri Capitani, così di scienza militare non havesse da cedere a niuno..Di tanti capitani, e condottieri di esserciti, che in quei tempi militarono sotto gli altrui stipendi, niuno ve ne fu mai, che maneggiasse le guerre infino all’ultimo della sua vita con più intiera fede, e senza pur dar di se una minima sospitione…Fu uomo poco robusto, e di complessione molto debole, e molto all’infermità sottoposto; perciocché (oltra ch’egli era rimaso zoppo d’una ferita) fu eziandio dal paralitico e dal dolor de’ fianchi e da una escoriazione di vessica talmente vessato, che essendo poi divenuto vecchio, non potea camminare senza l’aiuto altrui..Patì anco talmente di quel male che i Greci chiamano stranguria, che o sedendo o caminando urinava; laonde portava sempre (ancorché andasse a cavallo) uno orcioletto accomodato a questo uso. Et inoltre era continovo molto aggravato dal male degli occhi e del catarro: e perciò frequentava i bagni.” POGGIO

-“Maximus capitaneus et victoriosus gentium armigerarum ductor.” ANNALES FOROLIVIENSES

-“Erat impiger, et animo acri..Etsi rei militaris scientissimus habebatur, tamen cum ceterarum rerum, quae ad recte vivendi usum pertinent, ignarus esset, qui apud eum auctoritate poterant, facile quod volebant illi persuadebant.” SIMONETTA

-“Benché in arte militare fosse excellente, niente de manco non era molto erudito de la rasone e del bene e giusto vivere, et era facile credere, maxime quello che faceva voluntera.” CAGNOLA

-“Personaggio di prestigiosa risolutezza..Condottiero d’indiscutibile valore..Sprezzò agi e ricchezze: prepose a tutto la gloria. I fatti suoi alla laude e splendore d’Italia appartengono…Servavit fidem, pietatem, caritatem, secutus est justitiam, dilexit gloriam, opes omnes pro nihilo semper habuit, famam ceteris rebus anteposuit. Reliquas vero dignitates, quae laudem promoverentur, sponte oblatas consecutus est: vir bello clarus, regibus acceptus, ac Principibus, a nobis tamen imprimis colendus et venerandus.” DECEMBRIO

-“Omnium procul dubio imperatorum nostra aetate audentissimus, moderatissimus, continentissimus, ut merito inter Scipiones, Paulos, Pompeios reliquosque in re militari praestantissimos connumerari possit ac debeat.” G. DA FERRARA

-“Capitano eccellente della parte Braccesca.” SANSOVINO

-“Non vi fu alcuno in quel tempo più famoso del Piccinino nelle cose felici e nell’averse anchora..Era costui di natura d’animo molto bellicoso, ardente e mirabilmente accorto a schifar gli inganni de’ nemici e a tendere insidie.” GIOVIO

-“Hebbe per il suo valore e arte mirabile di guerra nome singolarissimo..Fu il Piccinino di persona molto piccola e anche debole, il volto hebbe colorito, gli occhi vivaci e neri: e di nero colore i capelli.” ROSCIO

-“Homo de grande ingegno er ardire.” ANONIMO VERONESE

-“Era più temudo capitanio che fusse in Ytalia.” CORPUS CHRONIC. BONOMIENSIUM

-“Chi potrà mai delle tue lodi dire/ De la virtù, de le cità difese,/ Et da le forze tue domate e prese./ Che d’alta gloria ogn’hir ti fan forire?/ Chi sia che ‘l tuo valor non lodi e ammire/ Che già mostrasti in tanti illustri imprese:/ Quando timore, e allegrezza prese/ Italia di te solo, e del tuo ardire./ ma ogniun di noi di maraviglia è pieno/ Come a tal peso, e così gran fatica/ Si picciol corpo non venisse meno:/ Et vive pur ancor memoria antica/ Di Tideo, che fu tale, e pose il freno/ Spesso a la gente a lui fiera, e nemica.” Da un sonetto di P. Giovio Il Giovane riportato dal GIOVIO

-“La fortuna gli fu nemica, facendolo nascere contemporaneo del conte Sforza. Questa sola circostanza..sviluppò in lui tali passioni che molto pregiudicarono alla sua gloria.” ALBERI

-“Fu il Piccinino molto valoroso, ma poco avventuroso Capitano, ancorché pratichissimo delle cose  di guerra, e di tanta grandezza d’animo, che con molto giudicio  fu tenuto da tutti dignissimo successore di Braccio Capitano di tanto valore, e fu con la sua morte cagione, che come l’armi Braccesche n’andarono pian piano in ruina, così le Sforzesche n’andassero in suprema gloria salendo. Fu huomo assai piccolo di statura, che perciò nome di Piccinino s’apprese, e era  quasi che zoppo, ma ben d’animo valorosissimo, e d’ingegno acutissimo, e havea fama per tutto il mondo di grandissimo guerrieri.” PELLINI

-“Capo di primo posto nell’esercito del duca (di Milano).” VIANOLI

-“L’un de plus célèbres condottieri de l’Italie.” DU CHERRIER

“Celebrato capitano di ventura.” MAZZAROSA

-“Famoso condottiere di ventura.” CIPOLLA

-“Famoso Capitano del suo tempo.” FRIZZI

-“Uno dei migliori capitani dell’epoca.” DELARUELLE-OURLIAC-LABANDE

-“Ducem praestantissimum..Gloriae cupidus, arque in omnes belli eventus summa cura intentus.” BRACCIOLINI

-“Qui Bracii praestantis copiarum ducibus artibus, ac praeceptis militaribus institutus ipsum etiam Bracium rerum gestarum magnitudine, gloriaque postremo superavit..Nicolaus utique dimicare paratior, proelium ex occasione protinus sumere, hostem celeritate praevenire, excursione fatigare, levis armaturae equite magis, quam pedite uti, fortes modo, atque asperos milites amare, hostium numero non terreri..In re militaris clarus…Unus e Braccianae disciplinae alumnis, omnium celeberrimus.” FACIO

Confronto con Francesco Sforza”Hic est ille Nicolaus..qui Bracii, praestantis copiarum ducis, artibus ac praeceptis militaribus institutus, ipsum etiam Bracium rerum gestarum magnitudine gloriaque postremo superavit. Cum eo de rei militaris principatu qui posset concertare, unus ex omnibus copiarum ducibus suae tempestatis inventus est Franciscus Sfortia, vir in armis plurimum excellens, fecitque dubium uter alteri anteponendum esset. Nam cum scientia rei militaris atque auctoritate pares putarentur, diversa tamen utriusque consilia in bello erant. Nicolaus utique dimicare paratior, proelium ex occasione protinus sumere, hostem celeritate praevenire, excursione fatigare, levis armaturae equite magis quam pedite uti, forte, modo atque asperos milites amare, hostium numero non terreri. Franciscus vero arte ac solertia magis nitens, raro, nisi ex destinato, confligere, sedendo atque obsidendo hostem frangere, peditatum multifacere, argento atque auro cultos milites habere, potentiorem se hostem non temere aggredi.” FACIO

-“Di gran consiglio e valore..Niccolò era piccolo, non però di aspetto disgratiato..poco parlava, ma sententiosamente..Il Piccinino con maravigliosa prestezza preveniva i dissegni del nimico, e perciò si serviva di cavalleria alla leggiera più tosto che di fanteria;..amò fuori di modo i suoi valorosi soldati..Fu valoroso, ma poco aventurato Capitano.” TARCAGNOTA

-“Famoso guerriero.” DELFICO

-“Mancò in lui uno de’ più esperti e valenti Capitani d’Italia, se non de più fortunati, il quale se fu molto temuto in vita, fu anche molto amato dopo la morte.” ROSMINI

-“Illustre condottiero.” GOZZADINI

-“Virum cum ingentis animi, tum militarium rerum peritia cum perpetua quadam felicitate admirabililem.” FOGLIETTA

-“Gran Capitano.” MARTORELLI

-“Come Braccio di Montone si distinse per attività senza pari, grande rapidità nelle mosse e negli assalti e perfetta conoscenza dei luoghi ove combatteva: sovente però fu troppo ardito e temerario, ed in molte delle sue imprese, diede soverchia importanza alle combinazioni che potea attendersi.” PAOLINI

-“Empie di sé tutte le cronache dell’epoca ed ammiratori e detrattori dedicano pagine e pagine alla serie delle sue gesta incredibili.” PASQUALI

-“Etait devenu l’élève favori de Braccio..Dormant à peine trois heures sur la dure et sans quitter ses armes, il était le plus audacieux, le plus rapide condottiere qu’eut encore vu l’Italie, le plus fertile en expédients, le plus habile à réparer ses revers, le seul qui sut, après une défaite, terrifier son vainqueur. Divers obstacles à sa fortune l’avaient aigri. Comme il parlait mal et avec peine, il était devenu taciturne et dissimulé. Petit, son nom l’indique, débile et maladif, boiteux et plus tard paralytique, il fallait le hisser sur son cheval. Après ses plus hardis coups de main il s’arretait court, par besoin de repos. Toute armure lui étant devenue trop lourde, il avait fini par combattre sans armure, et on le ménageait; mais, furieux de da faiblesse, il n’avait nulle reconnaisance. Dur envers tous, on le vit prendre pour bout de ses flèches les traitres qui lui tombaient entre le mains.” PERRENS

-“Vir militans adhuc Braccianarum cohortum memor.” BILLIA

-“Magnus Capitaneus, belli fulgor et tempestas illustris.” RIPALTA

-“Unum ex Brachianis ducibus insignem.” G. CAPPONI

-“Il più prode de’ Condottieri esciti dalla scuola di Braccio ..Senza il conte Sforza, sarebbe riguardato il primo Condottiero della sua età: ma ebbe quasi sempre a contrastare contro questo terribile nemico. Eguale a lui nell’attività, nella celerità, si fidava più alla fortuna.” PIGNOTTI

-“Innumeros bello populos urbesque subegi/ Indomitus viri proelia mille ducum./ Restitui exulibus patriam pietate fideque,/ Cum ducis Anguigeri signa superba tuli./ Signifer Ecclesiae pugnando restitur rem/ Fulsere imperio regia signo meo./ Magnus eram, majorque ducum, sub corpore parvo,/ Nemine in exiguo certe ego magnus eram./ Non tamen ingentes animos in morte reliqui,/ Hostibus in mediis paene sepultus eram./Major avis, atavisque augusta Perusia liqui/ Anguigero moriens pignora cara duci./ Nunc bene gestarum vivit vaga gloria rerum,/ Defunctumque brevis arma cadaver habet.” Da un epitaffio del PORCELLIO

-“Fu il Piccinino prode capitano e di molti talenti militari, quanto era scarso di talenti politici.” MAGENTA

-“Uno dei più celebri condottieri del secolo XV.” BOSI

-“Tantum postea militari laurea clarus evaserit, ut nescias quem illi praeferre in hoc genere possis..Tam brevi clarus, celebrisque imperator in terra Italia effetus est, ut nihil illo clarius aut celebrius diutissime fuerit, fusi saepe ingentes hostium exercitus ab illo.” EGNAZIO

-“Fedelissimo e copioso di somma vertù..Illustrissimo capitano..Il quale a suo tempo ave di magne victorie; sempre con somma lialtà servì el suo serenissimo signore duca Philippo Maria, aquistandoli grande honore. ” BROGLIO

-“Ardito ne’ progetti, rapido nell’eseguirli, inclinato piuttosto ad abbattere con l’impeto gli ostacoli, che a vincerli colla industria.” UGOLINI

-“Vir animo et virtute ingens.” CRIVELLI

-“Spectabilis Nicolaus Picininus noster generalis.., vir mire prestantie atque excelsi animi, ubique semper vincere solitus.” Da una lettera di Filippo maria Visconti riportata da OSIO

-“Era veramente costui un gran guerriero, furioso e terribile..Di animo non trovò mai chi lo vincesse, e negli stratagemmi superò tutti li Capitani di quel tempo e le astutie militari seppe tutte.” PASSI

-“Valoroso e fedel capitano del duca.” SARDI

-“Poi Nicolò Picin, che de hora in hora,/ or rotto, or rompe, sì fortuna fera/ gli fu..” SANTI

-“Dux ante bello invictus.” BRACELLI

-“O ytalico lume o Picinino/ Che facesti tremar ambo le forze/ Ytaliane el tuo nome divino./ Tutte le tue radici e le tue scorze/ Pieno de fedeltà de dirittura/ No par che la tua fama anchor smorze./ La tua senciretà e mente pura/ Mertarebbe un’opra tutta intiera/ E non trascorrer via con pocha cura.” Cambino Aretino riportato da FABRETTI

“Nicolò son quel primo Piccinino/Ch’ebbi nell’armi ingegno forza ed arte,/Lume di fedeltà nel mio cammino,/Un fulgor di battaglia un altro Marte;/Provò mia forza il popol Fiorentino/Ed a Venezia assai tolsi di parte:/E fu di tal virtù mia armata mano/Che tolsi ‘l nome a ciascun capitano.” Da un epitaffio del Matarazzo, riportato da FABRETTI, sotto il suo ritratto un tempo collocato a Perugia nel palazzo di Braccio Baglioni.

-Alla battaglia di Anghiari “O Piccinin, che nella impresa forte/Entrasti né lasciasti cosa alcuna/Che della gloria t’aprisse le porte,/Or farai prova quel che può fortuna!/Però tema ciascun sua dura sorte,/Che se felice penserà suo stato,/Spesso gliel muterà l’avverso fato.” Dalla citazione di un codice della Magliabecchiana di Firenze riportata da FABRETTI

-“Perito guerriero.” VERDIZZOTTI

-“Inafferabile e genialissimo..Fu certo il più geniale capitano del suo tempo. Egli era il più rapido nelle mosse, il più pronto a rimediare agli insuccessi, il solo che dopo una disfatta potesse ancora far tremare il nemico.” BELOTTI

-“Famoso capitano dei suoi tempi.” REPOSATI

-“Uomo di alti spiriti e nelle armi celebratissimo.” A. MARINI

-“Qui brille encore au ciel du condottiérisme..Niccolò est le plus connu de cette dynastie guerrière, en partie grace à la medaille de Pisanello qui, sous un immense et disgracieux chaperon, dessine son nez énorme, son profil buté, brutal et borné.” LABANDE

-“Famoxo capitanio..peruxino, honore del paexe de taliani..grande quanti mai de questo milleximo.” G. DI M. PEDRINO

-“Que era muy valiente soldado, y fué de los sanalados capitanes que huboen Italia.” ZURITA

-“Bravo capitano.” MARCUCCI

-“Qui clarus ea tempestate dux habebatur.” BEVERINI

-“Gran capitano e competitor di Francesco Sforza perché molto tempo stette in dubbio il mondo a quali di loro la palma nelle cose della milizia.” COLUCCI

-“Ingenio magnus, corpus parvus erat.” Da un poema di F. Panfili riportato da COLUCCI

-“Famoso condottiero.” RAFFAELLI

-Con Uguccione della Faggiuola, Castruccio Castracani, Lodrisio Visconti, Giovanni Acuto, Facino Cane, Bartolomeo Colleoni ed il Carmagnola “Furono capi notissimi per le loro imprese.” AGOSTINI

-“Celebrato fra i migliori capitani del XV secolo..nell’arte della guerra ebbe vanto per la rapidità delle mosse, per attività, per la fortuna delle riportate vittorie.” SELETTI

-“Competitore in arte di guerra del conte (Francesco Sforza).” NUBILONIO

-“Fu uno de’ più grandi generali dell’Italia nel XV secolo..Era il creatore d’una milizia che conservò lungo tempo il suo nome.” SISMONDI-FABRIS

-“Capitano in quei tempi famosissimo.” AVICENNA

-“La sua natura bellicosa, dinamica si manifesta ben presto, ed egli amò avventurarsi nelle imprese più arrischiate e volle foggiare il suo spirito guerriero mettendosi con audacia in prima linea, con quella foga, con quell’ardore, con quella veemenza che furono inseparabili in lui; dimostrò che era dotato di una tempra eccezionale, tale da spezzarsi, ma non di piegarsi. Carattere di ferro, volontà inflessibile, un’astuzia fine..Il Piccinino fu sempre un ammirabile calcolatore: prodigioso nelle mosse di una rapidità fulminea; paziente e calmo quando le circostanze chiedevano lentezza nell’operare.” BIGNAMI

-“Miniature sire and great spirit. His military abilities never won him the reward he deserved.” TREASE

-Sua fuga dal castello di Tenno “Così di quanto el gran Sforzesco punse/ Nicolò picinin, lui rotto mai/ dalla solertia sua non si disgiunse,/ Spesso se i pochi suoi parer assai/ Fura un castello, assalta una bicocca/ Et con tre roze al vincitor da guai./ Attende el ruppe, el chiuse entro una rocca./ La notte appeso sen fuggì in un sacco/ Verona el sa che certo et toccò in brocca.” CORNAZZANO

-In combattimento sotto l’Aquila “Due battaglie son fatte, ognuna bona;/ Una a Santo Lorenzo fu alla porta,/ L’altra per Monte Luco fi’ alla Cona,/ Prima che fusse la battaglia scorta;/ Lancie, e balestra d’assai vi si torna,/ O quanti verrettoni ognuno porta!/ ‘N Paganica con poco honor tornaro;/ Li nostri preda, a prigioni menano.” CIMINELLO

-“Nicolò Piccinino, perhaps the most famous of Alfonso’s (d’Aragona) condottieri.” RYDER

-“Alter Mars, l’unico centauro cui Braccio aveva affidato la gloria delle insegne: implacabile coi traditori, padre amoroso per i soldati, fedele esecutore dei torbidi disegni politici del Visconti che con la subdola tirannia ne dominò tutta la vita.” M.L. FIUMI

-“Uno dei più celebri capitani di ventura della storia…Era di piccola statura, grosso nella persona e con pochi capelli, di estrazione popolare, figlio di un macellaio…Fu accusato più volte di crudeltà, qualche volta di tradimento. Ma nessuno lo disse mai imbelle o codardo. Era brutto nell’aspetto e nelle forme, di complessione molto debole, fu malaticcio tutta la vita…Era ritenuto uomo d’armi totale…Era rapidissimo nell’azione, e per questo preferiva servirsi della cavalleria leggera, più agile negli scontri. la sua Compagnia di ventura era costituita prevalentemente da militari specializzati, particolarmente istruiti nelle tecniche d’assalto…In ogni luogo portò strage e rovina. Saccheggiò e arse campagne fertili, distrusse città e castelli, spogliò case e templi ricchissimi, pose tributi e taglie impossibili, infoltì le sue schiere di soldati altrimenti sbandati. Pare sia stato effettivamente tra i condottieri più feroci. Si racconta che, per vendicarsi di alcuni soldati che gli avevano opposto una dura resistenza,..li fece catturare, ordinò che fossero legati ad un albero e li trafisse uno a uno con una balestra. Poi li tagliò a pezzi, infierendo in ogni modo sui resti delle povere vittime.” GAZZARA

-“Il principale avversario di Francesco Sforza, l’unico che..poteva tenergli testa. I due erano avversari così acerrimi, che il duello continuò anche dopo la morte dei Piccinino: quando divenne duca di Milano, Francesco Sforza fece rimuovere tutte le tracce degli onori concessi al rivale, compreso l’erigendo sepolcro monumentale in duomo. Oggi a indicare la sepoltura di Piccinino rimane solo una piccola iscrizione, vicino all’effigie di Martino V.” SCARDIGLI

-“Cameratesco coi suoi soldati, ma crudelissimo coi nemici, imprevedibile nella rapidità delle sue mosse, diabolico in ogni suo disegno: mai fra i grandi condottieri di tutti i tempi si è dato un caso uguale a quello di Niccolò Piccinino.” MONTELLA

-“Valente capitano di ventura.” REBUSCHINI

-“Il était petit, boiteux, mais il compensait ses handicaps par une énergie débourdante, une autorité très ferme, une cruauté froide.” PEYRONNET

-“Hebbe pel suo valore, e arte mirabil di guerra nome singolarissimo..Fu il Piccinino di persona molto piccola, e anche debole: il volto hebbe colorito: gli occhi vivaci, e neri; e di tal colore anche i capelli.” CAPRIOLO

-“Nei suoi vasti possedimenti fra il Piacentino e il Parmense (a spese dei Fieschi, dei Landi e dei Pallavicini) Niccolò Piccinino agiva indisturbato, da stato nello stato; più in generale, Bernardino Corio arrivò a scrivere che il duca “quasi gli havea dato tutto il governo de la republica.” GENTILE

-“Uno dei capitani più valorosi e arditi del secolo XV.” COLESCHI

-Con Bartolomeo Colleoni “Essi non capitanarono grandi eserciti, non smembrarono regni, non sottomisero popoli, non ottennero famose vittorie; ma la loro vita è intessuta di scorrerie, prede, uccisioni, miseri assedi, piccoli fatti d’arme, minime beghe, desideri, speranze.” LO MONACO

-“Nicolò era uomo d’arme e rimase soprattutto un uomo d’arme. La sua vita era nelle battaglie, nella fedele applicazione di quel modello braccesco che tanti risultati gli aveva conseguire. Quando volle dare corpo alla sua ambizione era ormai troppo tardi: non si era reso conto che solo attraverso la forza delle armi e dell’astuzia, rinnegando anche patti di amicizia e fedeltà, poteva ottenere iòl suo scopo. Ma in questo, oltre che uomo d’arme era anche uomo d’onore. Non avrebbe mai anteposto i suoi, di interessi, a quelli del ducato di Milano e alle stravaganti mire politiche del Visconti.” TABORCHI

-Iscrizione nella medaglia del Pisanello “Nicolaus Picininus vicecomes marchio/Capitaneus max. ac Mars alter.”

-Sulla sua tomba fu inscritto il seguente epitaffio “Qui ad hanc Dei genitrix aram affundenda prece Nicolaus ob corporis brevitatem cognomento Pizzininus te orat. Philippus Maria Ligur. imperator, qui me totius exercitus praefectum constituerat, ut immensis laboribus, ac fidei illibatae sibi per me praestites gratiam redderet, hoc in loco donec solemni pyramide constructam in altum proferret, corpus meum humani mandavit pyramide apud arboris aram inchoatam; imperatore ad superos elato, demum destructa, una cum Francisco filio exercitus Mediolani unico duce iuxta me posito oblivioni tradita sumus, miserere nostri. MCCCCXLIV. Octobris pater. MCCCCXLIX die XVI. Octobris filius obiit.”

BIOGRAFIE SPECIFICHE

-G.B. Poggio. Vita et fatti di Niccolò Piccinino da Perugia

-L. Taborchi. Nicolò Piccinino. Storia di un capitano di ventura

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