NICCOLÒ DA TOLENTINO

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Last Updated on 2024/02/15

NICCOLÒ DA TOLENTINO  (Niccolò Mauruzzi, Niccolò della Stacciola) Di Tolentino. Conte di Stacciola.

Signore di Chiari e di Sansepolcro (ricevuti in feudo dai Malatesta) e di Caldarola. Padre di Cristoforo da Tolentino, Baldovino da Tolentino e Giovanni da Tolentino.

  • 1435 (marzo)
Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1406
………………CremonaLombardia ed Emilia

Fugge da casa per odio nei confronti della matrigna; milita al servizio di Gabrino Fondulo. E’ inviato a Parma presso Ottobono Terzi per proporgli un patto di alleanza.

Lug.Emilia

Ritorna a Parma per offrire al Terzi, a nome del  Fondulo, la signoria di Cremona. Si congiunge  con lo stesso Fondulo, lo segue con il Biancarello a Maccastorna ed accoglie in tale castello Carlo Cavalcabò, Andreasio, Ludovico e Giacomo Cavalcabò e Bolognino Boccatorta. Viene organizzato un grande convito in onore degli ospiti; al suo termine Niccolò da Tolentino accompagna la moglie del  Fondulo a Cremona mentre il Biancarello uccide tutti i Cavalcabò. Dopo l’esecuzione di questo disegno il condottiero raggiunge Cava Tigozzi con Maffeo Moro, Giovanni Fondulo e lo Sparapano, vi aspetta il Fondulo ed entra in Cremona con quest’ultimo, alla testa degli uomini d’arme, per la Porta dì San Luca. Presenzia al consiglio generale al cui termine il Fondulo è nominato a maggioranza signore della città. Con la cacciata dello Sparapano da Cremona gli è conferito l’ incarico di castellano di San Luca. Entra a far parte del consiglio di guerra dello stesso Fondulo.

Sett. ott.CremonaViadanaLombardia

Prende la strada di Casalmaggiore;  ha l’incarico di devastare i possedimenti dei Cavalcabò. Occupa e mette a sacco Cicognara, Cogozzo Pieve Delmona e San Daniele Po; assedia in Viadana Antonio Balestrazzo che difende la vedova di Carlo Cavalcabò.

1407
Feb.CremonaMilanoLombardiaPartecipa alla battaglia di Morimondo.
Mag.Lombardia

Contrasta le milizie di Facino Cane. Alla testa di 600 cavalli e di 2000 fanti tenta con Bernardo Zaccaria di occupare Soncino: il tentativo va a vuoto per il tradimento di Tebaldo Picenardi che rivela ai Barbuò, che ne sono alla guardia, il disegno.

……………….BresciaLombardiaAgli stipendi del signore di Brescia Pandolfo Malatesta.
1412
……………….85 lanceMarcheOttiene in feudo dal Malatesta il castello di Stacciola  ed altre terre in Lombardia nel territorio di Chiari.
Nov.BresciaCremonaLombardiaContrasta nelle vicinanze di Chiari i ribelli del signore di Brescia alleati con il signore di Cremona Gabrino Fondulo.
1414
……………..LombardiaViene catturato dagli avversari con Niccolò Greneri.
……………..MarcheDoma alcuni disordini sorti nelle terre dei Malatesta a Mondolfo ed a San Costanzo.
1415BresciaGhibelliniLombardiaAffianca il Malatesta alla conquista di Lovere, località posta in cima al lago d’Iseo.
1417
Lug. ago.BresciaMilanoLombardia

E’ inviato con il Biancarello in soccorso del Fondulo a seguito delle minacce  dei viscontei guidati dal Carmagnola. Lascia Pontevico e si collega con i cremonesi a Castelvisconti in meno di sei giorni. Il Fondulo divide l’esercito in 2 schiere: la prima capitanata dallo stesso Fondulo, affiancato dal Biancarello, e la seconda da Niccolò da Tolentino. Ai primi di agosto giunge a Pieve Delmona, vi sconfigge Opicino Alciati e Giorgio Valperga facendo prigionieri più di 300 cavalli, 50 fanti ed un centinaio di fuoriusciti cremonesi che sono tutti inviati in catene nel capoluogo. In breve tempo recupera per conto del Fondulo Casalmorano, Grontorto, Soresina. Trigolo, Pescarolo e tutti i castelli sino a Pumenengo, dove è fermo Opicino Alciati, con l’eccezione di Bordolano (difesa da Giorgio Valperga) e di Soncino (Giacomo di Covo). In varie scaramucce cattura ai ducali 500 cavalli condotti da vari capitani quali Angelo della Pergola e Giacomo di Covo. Si ricongiunge con il Fondulo.

Nov.LombardiaEspugna Pumenengo. Si dirige ad Asola e ne rafforza le opere difensive.
………………Lombardia

In una scorreria giunge con le sue truppe fin sotto le mura di Milano;  asporta dalla Porta Vercellina (Porta Magenta) le 2 catene del ponte levatoio ed una campana.

1419
Giu.Lombardia

Lascia Orzinuovi e Quinzano d’Oglio per essere ancora inviato con il Biancarello in soccorso di Gabrino Fondulo in difficoltà di fronte a Luigi dal Verme. Si muove verso Castelleone. I ducali sono respinti. Con l’arrivo del Carmagnola, assieme con il Biancarello e 2000 uomini delle milizie rurali del circondario cremonese, si scontra con gli avversari. Due/terzi dei suoi uomini riescono a salvarsi al di là dell’Oglio ed un terzo subisce forti perdite tra morti e feriti. I difensori di Castelleone si arrendono.

………………LombardiaDifende con vigore il castello di Garda. Nel periodo continuano ad Asola, su sua indicazione, i lavori di ricostruzione delle opere difensive cittadine (collegamento tra le due rocche).
1420
EstateLombardiaAffronta il Carmagnola alla difesa di Brescia. Effettua audaci sortite da Chiari.
Ott.Lombardia

Con la sconfitta a Montichiari dei rinforzi condotti da Ludovico Migliorati non può più contare su forze sufficienti per continuare la lotta in campo aperto; ripara a Chiari e continua a difendere con forza il castello di Garda. Questo cederà solo l’anno seguente.

1421
Apr.MarcheCon la sconfitta di Pandolfo Malatesta  lascia la Lombardia e rientra nelle Marche al fianco di quest’ ultimo.
1423
Giu.FirenzeMilanoMarescialloRomagna

Combatte i  viscontei agli ordini del Malatesta. E’ eletto  maresciallo. Giunge nel forlivese e si incontra a Bertinoro con il commissario fiorentino Rinaldo degli Albizzi.

Sett.Romagna

Assale Fabrizio da Capua che con 1000 cavalli sta scortando un carico d’uva verso Carpegna e Magliano. Insegue gli avversari;  cade in un’imboscata che gli viene tesa al ponte di  Ronco da Angelo della Pergola e da Secco da Montagnana. Gli sono catturati 1300 cavalli.

Ott.Romagna

Attacca Fiumana con 700 cavalli; prende parte ad un consiglio di guerra a Forlimpopoli con il Malatesta ed altri capitani. Raggiunge Ghiaggiolo con 500 cavalli e 150 fanti al fine di convincere Ramberto Malatesta a lasciare l’alleanza con i viscontei. E’ accolto  con amicizia  fuori del castello; all’ improvviso Ramberto Malatesta rientra in esso e vi  si rinchiude;  chiede soccorsi ai ducali mediante segnali di fumo. I fiorentini superano gli steccati e le mura dei borghi, si accostano alla rocca. Con la notte il Pandolfo Malatesta si allontana;  all’ assedio rimane il solo Tolentino. Dopo qualche giorno entrano in Ghiaggiolo 60 fanti milanesi che riescono ad attraversare le file fiorentine. Niccolò da Tolentino conduce un nuovo assalto che viene respinto; per rivalsa fa incendiare tutto lo strame e distruggere il mulino del posto, conquista a Ramberto Malatesta tutti i suoi castelli (con l’eccezione   di quello di Segone);   ritorna al campo con la cavalleria pesante. Abbandona anch’egli Ghiaggiolo per lasciare all’assedio i soli fanti.

1424
Feb.ToscanaA Firenzuola con 200 lance.
PrimaveraRomagnaSi contrappone ai viscontei sempre in Romagna.
Mag. giu.ChiesaRe d’AragonaAbruzzi

Passa agli stipendi del papa Martino V. Segue Jacopo Caldora e Francesco Sforza a L’Aquila per liberare la città dall’ assedio che è stato posto da Braccio di Montone.

Lug.FirenzeMilanoRomagna

Prende parte all’ assedio di Forlì. E’ sconfitto e messo in fuga a Zagonara dal  della Pergola: è tra i primi ad entrare nel combattimento. Sfugge alla cattura con soli 40 cavalli con i quali ripara ad Oriolo (Riolo Terme).

Nov.1200 cavalliRomagna
1425
Feb.Romagna

Viene nuovamente sconfitto in Val di Lamone alla Pieve d’Ottavio; è fatto prigioniero dai Manfredi con Niccolò Piccinino e Niccolò Orsini. E’ condotto a Faenza.

Mar.Romagna

Viene  rilasciato da Guidantonio Manfredi. Il signore di Faenza defeziona nel campo fiorentino.  Niccolò da Tolentino lo assiste in una scorreria nell’imolese che termina con 100 prigionieri e la razzia di molto bestiame.

Ago.RomagnaRitorna nel faentino. Lotta contro Petrino da Tortona che conduce le sue depredazioni fin sulle porte del capoluogo.
Ott.ToscanaViene sconfitto da Francesco Sforza e da Guido Torelli ad Anghiari, dove gli sono catturati 300 cavalli e 500 fanti.
Dic.Umbria

Il Piccinino passa al soldo dei viscontei e pone la sua abitazione a Lugnano in Teverina. Niccolò da Tolentino lascia il suo campo di notte con una squadra di cavalli, giunge alla casa dove dimora il capitano rivale, gli porta via le cavalcature dalla stalla e dà fuoco alla paglia ivi contenuta. Il Piccinino si salva gettandosi giù per un dirupo dietro la sua abitazione.

1426
Mar.400 lance
PrimaveraToscana Emilia e Lombardia

Allorché Angelo della Pergola, Niccolò Piccinino, Guido Torelli e Secco da Montagnana abbandonano la Toscana e la Romagna per collegarsi in Lombardia con Francesco Sforza allo scopo di difendere Brescia dai veneziani, Niccolò da Tolentino lascia a sua volta l’Italia centrale con 4000 cavalli e 3000 fanti: il suo obiettivo è quello di collegarsi con l’esercito alleato del Carmagnola. Affianca sul Panaro Niccolò d’ Este per sbarrare il passo agli avversari: i viscontei grazie all’inattività del marchese di Ferrara possono varcare il fiume a Vignola ed unirsi con il resto delle forze ducali.

Sett. nov.Emilia e Lombardia

Si trasferisce all’ assedio di Brescia. Il Carmagnola si impadronisce della cittadella vecchia di San Nazzaro mentre egli con Luigi dal Verme ed Arrigo della Tacca assedia gli altri forti cittadini. Propone la costruzione di un doppio fossato (lungo 5 miglia, alto 12 braccia e munito di bastie) attorno alla città che permette di conquistare una ad una le fortificazioni delle porte ed a novembre anche il castello. Il lavoro viene allungato dai suoi contrasti con il Carmagnola che, per la sua alterigia, mal sopporta di accettare i suoi suggerimenti. Sempre nel mese gli vengono consegnati 1000 ducati al fine di risarcirlo dei danni subiti per un incendio nei suoi alloggiamenti.

1427
Apr.LombardiaAl campo di Castenedolo con il Carmagnola e 1200 cavalli.
Mag.Lombardia

Viene sorpreso con il Carmagnola a Gottolengo con gli uomini in disordine dal Piccinino, dal Torelli, da Angelo della Pergola e dallo  Sforza. Resiste con vigore all’assalto nemico; l’esito dello scontro resta incerto finché l’arrivo di Gian Francesco Gonzaga contribuisce a riequilibrare le sorti del combattimento.

Sett.EmiliaOttiene il passo sul Po da Rolando Pallavicini nei pressi di Polesine; alla testa di 1000 cavalli e di 1000 fanti scorre il piacentino fino a Fiorenzuola d’Arda ed a Pontenure. Le prede sono condotte a Busseto terra dei Pallavicini.
Ott.Lombardia

Ha una notevole parte nella battaglia di Maclodio dove è posto con Bernardino degli Ubaldini della Carda in agguato in un bosco vicino ad un argine che taglia una palude. Quando i viscontei superano un ponte, li attacca alle spalle con 2000 uomini ed impedisce loro la ritirata. Con la vittoria occupa con il Carmagnola Pontoglio, Roccafranca, Castrezzato e Chiari.

Nov.Lombardia

Chiari è concessa dai veneziani al Carmagnola; il doge Francesco Foscari promette a Niccolò da Tolentino altri possedimenti in sua sostituzione.

1428
Apr.LombardiaContrasta gli avversari al ponte della Mella.
Lug.EmiliaEntra in Busseto con 400 cavalli a sostegno di Rolando Pallavicini che ha abbandonato il campo visconteo per quello della lega.
Ago.ChiesaBologna300 lance e 200 fantiEmilia  Toscana Romagna

Con Antongaleazzo Bentivoglio, il Gattamelata, Jacopo Caldora, Micheletto Attendolo ha l’incarico di riconquistare Bologna che, su istigazione dei Canedoli, si è ribellata allo stato della Chiesa. Lascia la Lombardia con 1200 cavalli e si ferma nei pressi di Medicina; i bolognesi lo invitano ad uscire dal territorio. E’ attaccato di sorpresa da Luigi da San Severino che lo sconfigge catturandogli 400 cavalli e molti carriaggi per un danno complessivo di 3000 ducati. Ripara a Piancaldoli nel fiorentino; si dirige ad Imola con il Bentivoglio e l’Attendolo.

Sett.EmiliaEspugna Castel Guelfo di Bologna. In suo potere cadono anche la Riccardina, Budrio e Pieve di Cento.
1429
Feb.Emilia

Ottiene per trattato Castelfranco Emilia tramite un suo soldato amico di un servitore del castellano; trova aperta la porta della rocca maggiore, assedia la rocca minore e vi costringe alla resa in pochi giorni i commissari Bonifacio e Tommaso Zambeccari. Gli abitanti gli riconoscono alcune migliaia di fiorini per non subire il sacco.

Mar.Emilia

Dopo vani assalti alle mura di Bologna si impossessa della chiesa di Santa Maria in Monte;  da questa postazione bombarda la città.

Lug.RomagnaLascia il campo. Si reca a Cesena per visitarvi Carlo Malatesta.
Ott. dic.Romagna e Lazio

Parte ancora dal bolognese e si reca a Rimini per i funerali di Carlo Malatesta. Il conflitto si conclude negli stessi giorni;  il Tolentino sosta per alcuni giorni nel forlivese con altri condottieri. Si porta  Roma per avere il saldo delle sue paghe;  a metà dicembre si ferma ancora nel forlivese.

1430
Feb.RomagnaSi trova a Bertinoro per conto dei Malatesta. Viene contattato dai viscontei e dai veneziani. Preferisce il soldo di questi ultimi.
Apr.400 lance e 300 fantiRomagnaE’ inviato a Cesenatico per prestare soccorso a Sigismondo Pandolfo Malatesta minacciato dai congiunti di Pesaro.
Mag.Romagna

Vi è un tumulto in Rimini causato da Giovanni Malatesta ai danni di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Si incontra con l’ambasciatore veneziano Marco Barbo per mantenere alla  signoria di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta;  si accampa fuori la città con la sua compagnia.

Lug.ChiesaBolognaEmilia

Agli ordini di Jacopo Caldora e del vescovo di Tarpeja combatte ancora i bolognesi; tocca Cento, Corticella e San Giovanni in Persiceto; assale il capoluogo.

1431
Feb.MilanoVenezia Firenze400 lance e 200 fantiLombardia

I viscontei gli riconoscono una condotta biennale di 400 lance, di 200 fanti e di dieci balestrieri come sua guardia personale. Ad ogni lancia è assicurato uno stipendio mensile di 14 fiorini, 3 fiorini per i fanti e 7 per i balestrieri. Niccolò da Tolentino si accampa nella Ghiaradadda.

Mar.Lombardia

Con lo Sforza tende un’imboscata al Carmagnola tra le macchie di Azzanello: nella cosiddetta battaglia di Soncino i veneziani subiscono la cattura di 1000/ 1500 cavalli e di 500 fanti. Il Tolentino raggiunge Mozzanica e si dirige su Cremona.

Giu.Lombardia

Contribuisce a Casalmaggiore alla distruzione della flotta veneziana  impedendo al Carmagnola di intervenire a sua volta contro la flotta viscontea. Nello scontro muoiono 2500 uomini (2000 tra i veneziani); un ricco bottino perviene in potere dei vincitori.

Lug.Lombardia Emilia e Romagna

L’arrivo di Niccolò Piccinino in Lombardia urta il suo amor proprio tanto più che, contrariamente alle promesse che gli sono state fatte  non viene nominato capitano generale. Filippo Maria Visconti per placarlo lo elegge suo vicario; non se ne dà per inteso, riceve dai veneziani 20000 ducati e diserta nel campo fiorentino con tutta la sua compagnia. Non si muove pertanto dalla Ghiaradadda verso Crema, si trasferisce invece nel bergamasco e si collega con le truppe della Serenissima. Sosta a Castel Bolognese;  minaccia in Romagna Giovanni di Cunio che ha accolto a Lugo alcuni  uomini d’arme che hanno abbandonato la sua  compagnia; Guidantonio Manfredi allerta le truppe per controllare i confini. Il Tolentino si collega con i fiorentini ad Imola ed a Castel San Pietro Terme;  gli è concesso di passare al servizio del papa Eugenio IV. Punta sul ravennate, danneggia il contado di Cesena e si avvia a Roma.

Ago. sett.ChiesaColon.Gonfaloniere dello stato della ChiesaUmbria e Lazio

Nelle vicinanze di Perugia; gli viene consegnato il gonfalone dello stato della Chiesa.  Inizia a combattere i Colonna. Attacca Paliano e vi fa prigioniero Sciarra Colonna; i nemici sono presto ridotti a mal partito anche se il Tolentino, a causa di un’improvvisa malattia del  papa attribuita al veleno, viene bloccato per qualche tempo. A settembre i Colonna si arrendono, riconoscono allo stato della Chiesa una penale di 75000 ducati, restituiscono ai pontifici Narni, Orte e Soriano nel Cimino ricevute da Martino V. Per la sua attività il pontefice infeuda il Tolentino di Borgo San Sepolcro (Sansepolcro).

1432
Apr.FirenzeMilano Siena LuccaUmbria

I fiorentini gli consegnano 52000 fiorini; su insistenza di Cosimo dei Medici raggiunge San Gismondo e punta su Fiume. Cerca di sbarrare la strada all’ imperatore Sigismondo d’Ungheria che con le sue truppe da Siena si sta dirigendo verso Roma. Cavalca nel perugino; nell’ orvietano si impadronisce di un castello ai danni di un capitano senese.

Mag.Capitano g.leToscana

Si colloca sotto Arezzo; non attende l’arrivo del commissario Luca degli Albizzi che deve giungere da Montevarchi;  con 700 uomini si muove per tendere un agguato  notturno ai senesi che militano sotto Francesco Piccinino. Non riesce a sorprendere gli avversari  che sono stati preavvisati delle sue intenzioni. Prima di rientrare al campo si spinge a Montepulciano, assediata dai senesi; riesce a fare entrare nella città rifornimenti ed un contingente di soldati. Nel giro di 24 ore compie più di 70 chilometri e razzia 6000 capi di bestiame tra grosso e minuto. Decide ancora di non aspettare  Micheletto Attendolo accampato nei pressi di Pisa;  d’accordo con i commissari fiorentini si sposta in Val d’Elsa per puntare su Linari e Gambassi, assediate dai senesi. Perde tre giorni ad allestire un esercito di 2000 cavalli e di 1500 fanti; giunge  a Poggibonsi dopo un giorno; spedisce alcuni uomini al recupero di Linari e si porta con il resto delle truppe a sud-ovest allo scopo di intercettare il nemico e tagliargli la strada verso Siena. I senesi eludono i suoi movimenti, eseguono una giravolta e puntano verso la Valdarno; nella marcia occupano Pontedera. Niccolò da Tolentino si vede obbligato a riprendere Linari, caduta nel frattempo in potere degli avversari; minaccia di impiccare tutti i difensori della località in caso di loro cattura. A fine mese ordina l’attacco; 4 brecce sono praticate nelle mura con il tiro di piccole bombarde;  espugna il centro difeso da 100 fanti. I morti sono parecchi; le mura vengono abbattute e metà delle abitazioni sono distrutte dal fuoco appiccato dai suoi uomini per punire l’appoggio della popolazione agli avversari.  Si dirige a Gambassi che ancora resiste.

Giu.Toscana

Si affaccia nella Valdarno;  assale di domenica i senesi occupati nell’ assediare Montopoli. Esplora  di persona il terreno e senza indugio lancia i suoi all’attacco alle Capanne, vicino a Castel del Bosco (San Romano). Comanda la quarta schiera dietro Niccolò da Pisa, l’Attaccabriga ed il Carapella. Bernardino degli Ubaldini della Carda ed Antonio da Pontedera gli si oppongono con la cavalleria. La vittoria sembra arridere ai senesi che catturano Niccolò da Pisa e Pietro Guido Torelli; l’Attaccabriga è sbalzato dalla sua cavalcatura. Giunge in  soccorso del  Tolentino  Micheletto Attendolo; i fiorentini ritornano a lottare e colgono la vittoria finale (cattura di 600 cavalli tra i senesi). Per ricordare la vittoria il governo di Firenze ordina una processione da svolgersi ogni anno per ringraziare San Rossore la cui testa è conservata nella chiesa di Ognissanti in un busto eseguito una decina d’anni prima dal Donatello. Nell’occasione il  Tolentino, nonostante la vittoria, rimane vittima di una diceria che lo vuole intrappolato dagli avversari e che la sua salvezza sia dovuta solamente al pronto intervento dell’ Attendolo. I senesi danno ascolto a tali voci tanto che i cronisti locali descrivono lo scontro come una sconfitta fiorentina. Niccolò da Tolentino si colloca  all’assedio di Pontedera. Non può impadronirsi della località a causa  della mancanza di artiglierie;   nell’ immediato non  prosegue neppure  nelle operazioni di conquista del territorio perché i fiorentini preferiscono che dia il  guasto al circondario per qualche giorno.    Gli sono donati 2000 fiorini per la vittoria.

Lug.Toscana

Si acquartiera con  Micheletto Attendolo a Capannoli; da qui muove ai danni di Lucca alla cui difesa sono passati gli imperiali di Sigismondo d’Ungheria. Respinto anche per i continui dissidi che ha con l’Attendolo, ripara  nel pisano. Si sposta in maremma con 2000 soldati;  dopo avere subito alcune perdite anche al castello di Ambra  ripiega nell’aretino. Sosta a Bettole dove i soldati reclamano il saldo delle paghe.

Ago.Toscana

Si avvicina a Montevarchi;  in Valdarno attacca il castello di Caposelvi difeso da Antonello della Serra e da Antonello d’Asinalunga. Rompe con le bombarde  parte delle mura della fortezza ed in pochi giorni ottiene la resa a patti dei difensori. Si ritira per l’intervento di Ludovico Colonna.

1433
………………Toscana

Con 500 cavalli e 500 fanti ottiene a forza dopo un intenso fuoco di artiglieria  il castello di Uliveto Terme che viene  messo a sacco Gli abitanti,  fatti prigionieri, devono riconoscere un riscatto per potere ottenere la libertà.

Apr.ToscanaE’ firmata la pace tra i contendenti.
Giu.Toscana

Gli è consegnato solennemente a Firenze il bastone di capitano generale. Si sposta a Pisa: alla notizia della cacciata da Firenze di Cosimo dei Medici, di cui è amico, da parte dei partigiani di Rinaldo degli Albizzi lascia il pisano e si porta con la sua compagnia fino alla Lastra per ottenerne la liberazione. Si avvicina alle mura di Firenze. I partigiani di Cosimo dei Medici lo persuadono a desistere dal suo intervento. Si allontana con i suoi uomini verso il piano di San Salvi fuori la Porta alla Croce o di Santa Candida. Fa ritorno a Pisa.

Nov.ChiesaSforzaCapitano g.leRomagna

Controlla in Romagna l’avanzata dello Sforza, teso a ritagliarsi un proprio spazio nella marca d’ Ancona.  A Meldola con il figlio Baldovino da Tolentino per impedire eventuali sconfinamenti.

Dic.Romagna

Si reca a Castrocaro Terme e prende alloggio nel borgo del Molino della Croce: il tutto a spese degli abitanti. Tramite i Trinci stringe un accordo con Berardo da Varano.

1434
………………FirenzeMilanoCapitano g.leUmbria

Ad Orvieto per proteggere il papa in una sua eventuale fuga da Roma:  abitanti della città lo respingono e non lo riforniscono neppure a pagamento di vettovaglie.

Mar. mag.Marche

Berardo da  Varano si impadronisce di Tolentino. Desidera  intervenire alla difesa della  città; ne viene diffidato dal commissario fiorentino Luca degli Albizzi.

Ago.Emilia

Raggiunge il campo di Castel Bolognese con veneziani e pontifici. Cade in un’imboscata posta dal Piccinino; i viscontei si ritirano ad arte  inseguiti dai suoi uomini. Niccolò da Tolentino  cerca inutilmente di  fermarli. Comanda ai figli Baldovino, Giovanni e Cristoforo da Tolentino di aspettarlo su un ponte del rio Sanguinario e si getta nella mischia. Il Piccinino, nel frattempo, provvede ad inviare alle spalle delle  schiere del Tolentino  un contingente di 800 uomini d’arme che taglia ogni via di scampo ai pontifici. Il Tolentino si rende conto che il ponte è occupato dagli avversari, anche perché i figli hanno lasciato la postazione loro affidata; attraversa allora il ruscello a guado. La sua cavalcatura scivola mentre sta salendo sull’argine;  il condottiero viene catturato con molti altri capitani come Taddeo d’Este, Pietro Giampaolo Orsini, Astorre Manfredi, Cesare da Martinengo, Giovanni Malavolti e Guerriero da Marsciano (nel complesso 3500 cavalli e 1000 fanti su 6000 cavalli e 3000 fanti).

………………Lombardia

E’ imprigionato a Milano. A nulla valgono le richieste di riscatto avanzate dai fiorentini e le pressioni esercitate sul duca di Milano da veneziani e pontifici. A suo favore si interpone lo stesso  Niccolò Piccinino su sollecitazione dei perugini.

1435
Mar.Emilia

Mentre è trasportato da Milano a Bardi è scaraventato in un burrone della Val di Taro: nessuno crede alla versione ufficiale di una sua caduta fortuita. Raccolto moribondo, è condotto a Borgo Val di Taro dove muore. Per altre fonti è viceversa avvelenato a Milano.  I fiorentini ne richiedono il cadavere; nel successivo aprile a Niccolò da Tolentino saranno tributate solenni onoranze funebri  a Firenze in Santa Maria del Fiore alla presenza del papa Eugenio IV e degli ambasciatori di tutti gli stati italiani. Il costo della cerimonia è valutato in 13000 ducati.  E’ sepolto in tale chiesa nella seconda campata a sinistra;  affresco di Andrea del Castagno.    Lascia in eredità ai figli più di 200000 ducati depositati nelle banche di Firenze,  più di 2000 libbre di argento lavorato, magazzini di suppellettili preziose e, nelle stalle, 90 cavalcature e 30 mule. Paolo Uccello, su commissione di Leonardo Bartolini-Salimbeni, uno dei Dieci di Balia, dipinge l’anno precedente la sua morte tre grandi tavole raffiguranti la battaglia di San Romano: in una di esse compare Niccolò da Tolentino mentre sta dirigendo la resistenza fiorentina. Il dipinto si trova a Londra nella National Gallery. Suo ritratto a Fermo nel Palazzo dei Priori (Pinacoteca Comunale). In vita Niccolò da Tolentino esercita numerose pressioni sul papa Eugenio IV affinché sia canonizzato San Niccolò da Tolentino di cui il condottiero è particolarmente devoto; alla causa della sua canonizzazione contribuisce con 54 once d’oro. Ottiene tale obiettivo nel 1433;  fa costruire a Tolentino in suo onore un convento ed una chiesa presso gli agostiniani. Nel convento  viene conservato il suo cuore. L’umanista fiorentino Leonardo Bruni è autore di un’orazione a suo nome. A Firenze una via è intitolata a suo nome.

 CITAZIONI

-“Era questi valente ingegnere militare e generale esperto.” BATTISTELLA

-“Rinomato Capitano dei que’ tempi.” POGGIALI

-“Fortissimus equitum.” BILLIA

-“Costui sperimentò scaltrito consiglio, da lunga pratica acquistato, sopra tutti gli altri che in quel tempo arme portassino.” CAVALCANTI

-“Talmente si diportò nel trattare le cose della militia, che meritò essere annoverato fra i primi e valorosi capitani de soldati nell’età de i nostri padri.” ALBERTI

-“Huomo, oltra gl’ornamenti di guerra, essercitatissimo in espugnar terre.” GIUSTINIAN

-“Un de’ primi Capitani.” TARCAGNOTA

-“Notissimo e prode capitano di ventura.. Celeberrimo capitano” SPRETI

-“Famoso condottier d’armi del secolo XV.” BOSI

-Con Carlo Malatesta “Non ignobilibus ea tempestate ducibus.” G. CAPPONI

-Con Pandolfo Malatesta, Orso Orsini, Ludovico degli Obizzi e Ardizzone da Carrara “Praefectos rei militaris peritos.” BRACCIOLINI

-Con Pandolfo Malatesta, Orso Orsini, Ludovico degli Obizzi e Ardizzone da Carrara “Praefecti rei militaris multum periti” SANT’ANTONINO

-Con Ludovico degli Obizzi e Ranuccio Farnese “Capitani di fama.” PIGNOTTI

-Con Francesco Sforza “I più illustri Capitani di quel secolo.” COLUCCI

-“Orta Tolentini domus haec praeclara tetendit/ Latius illustrem longiuqua per oppida famam,/ Atque per ora virum volitans penetravit Iberos/ Ivit ad Eufratem, Boream penetravit et Austrum./ Longa patrum series/ Primus in hac heroum acie Nicolaus in auream/ Venit, agens secum Martem.” Da un poema di L. Cuyliers riportato dal COLUCCI

-“Nascitur insignis primus Maurisius ista,/ Cominus ense, pedes fortis, et acer eques./ Nobilis, ingenio clarus, Nicolaus et arte,/ Sub Florentinis militat usque viris./ Noverat hic manibus telum versare duabus/ Dux erat egregius, miles et iste bonus/ Consilio vulpes, per creato lumine serpens,/ Maximus immensis viribus iste leo./ Plurima parta fuit populis victoria caesis;/ Perdomuit multos viribus, aste duces./ Cumque diu imperium recte gessisset, equestrem/ Ductori statuam gens posuere suo.” Da un poema di F. Panfili riportato dal COLUCCI

-Con Ottobono Terzi e Jacopo dal Verme “Capitani assai celebrati per valor guerriero.” V. DE CONTI

-“(Possedeva) specialmente nell’arte delle fortificazioni, grande intelligenza.” VERDIZZOTTI

-Con Micheletto Attendolo “Quorum nobile erat nomen, et laus rei militaris maxima.” FABRONIO

-Con il Carmagnola, Francesco Sforza, Niccolò Piccinino e Micheletto Attendolo “Quisti ànno la Italia sìcome abe san Piero le chiave, e perçiò se pò dire: “guai a Italia!. E quisti grandi capitanie ànno altri adarenti soliçitti a destruçione de çitadi e populi, como richede la loro arte.” G. DI M. PEDRINO

-Con il carmagnola “I più famosi capitani del secolo.” PECORI

-“Egregii ea aetate ducis.” BEVERINI

-“Costui fo al suo tempo uno valentissimo e degno capitano.” BROGLIO

-“Prode capitano.” BERENZI

-“Non aveva compiuto in verità grandi imprese, ma Firenze non era solita lasciare nell’anonimato i suoi condottieri. Infatti vennero poi il trittico di Paolo Uccello e l’affresco di Andrea del Castagno con la scritta: Hic quem sublimem in equo/ Pictum cernis Nicolaus Tolentinas / Est inclitus dum Florentini exercitus. Tanto bastò per la sua fama. RENDINA

-“Quell’altro è Nicolò da Tolentino,/Il quale singolar, franco e gagliardo/ Fu capitan del popol Fiorentino.” Cambino Aretino riportato da FABRETTI

-“Nell’affresco di Andrea del Castagno, il condottiero Niccolò da Tolentino procede verso destra in sella al suo cavallo. Al lati del sarcofago sono dipinti due figure di nudi maschili dotati di armi araldiche. Il comandante indossa un cappello dalla tesa ampia e un abbigliamento molto decorato come i finimenti del cavallo. Al centro del sarcofago è presente una scritta in lingua latina. “Hic Quem Sublimem In Equo Pictum Cernis Nicolaus Tolentinas Est Inclitus Dux Florentini Exercitus.” “ www.analisidellopera.it

-“Capitano di ventura molto rinomato. Datosi alla carriera delle armi molto giovane, compì non poche imprese che ne accrebbero la notorietà.” ARGEGNI

-“I fiorentini gli decretarono un monumento, ma poli scelsero di tramandarlo con un ritratto equestre in Duomo, ritratto che fu realizzato nel 1456 da Andrea del Castagno con un grandioso affresco in chiaroscuro, staccato e riportato su tela nel 1841.” BATINI

-Nel convento di Tolentino, da lui fatto edificare, sulla porta di marmo compaiono le insegne dei Mauruzzi. A sinistra sono scritti i seguenti versi “Qui Florentinos, Papamque, Ducemque triumphis/ Reddidit illustres, fieri spectabile iussit/ Haec opus, ille ducum ductor Nicolaus annum” Quem Tolentinum genuit sub mentibus altis/ MCCCCXXXII” Sulla parte destra invece si può leggere “Sed postquam petiit caelum mens alma potentis/ Hos Baptista memor fratrique quod iusserat olim/ Transferre lapides Veneto de climate fecit,/ Composuit rubens decus hoc Iapicida Joannes/ Quem genuit celsis Florentinia nota tropheis/ MCCCCXXXV.”

-Nel castello di San Giorgio, presso Cesena, è posta la seguente iscrizione in gotico a ricordo della sua impresa a porta Vercellina a Milano “Has Mediolani rapuit Maurotius heros/ Quum totam obtinuit depulsis hostibus urbem/ Perfidiamq. ducis domuit cum vindice dextra/ Has idem Malatesta tibi Malatesta proles/ Vercellina suo tenuit quas ianua ponte/ Dedicat et sacrat miles sacratissime. Regis/ Bellorumq. potens pendentis turre catenas/ Campanamq. simul celebris monumenta triumphi.”

Immagine: https://en.wikipedia.org/wiki/Niccol%C3%B2_da_Tolentino#/media/File:Paolo_Uccello_035.jpg

Fonte immagine in evidenza: beniculturali.it

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