MUZIO ATTENDOLO SFORZA

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Muzio Attendolo Sforza (1369-1424), fondatore della dinastia degli Sforza. Lunetta di Bernardino Luini (1522/26), proveniente dalla Casa degli Atellani a Milano, oggi conservata nel Museo d'arte antica del Castello Sforzesco di Milano. [wikipedia]

Last Updated on 2023/08/30

MUZIO ATTENDOLO SFORZA  (Giacomo Attendolo) Di Cotignola. Conte di Serracapriola, barone di Torremaggiore.

Signore di Chiusi, Bagno Vignoni, Benevento, Acerra, Manfredonia, Montecchio Emilia, Orbetello, Troia, Vasto, San Severo, Foggia, Serracapriola, Apice, Tito, Satriano, Montella, Savignano Irpino, Pietra Montecorvino, Maiori, Apricena, Lesina, Biccari, Orsara, Montecorvino, Torremaggiore, San Bartolomeo in Galdo, Castelluccio, Montenero, Acquapendente, Proceno, San Lorenzo Nuovo, Barletta, Trani. E’ padre di 16 figli, tra cui  Francesco Sforza, Alessandro Sforza, Giovanni Sforza, Leone Sforza e Corrado da Fogliano (tutti da Lucia Terzani), e di  Bosio Sforza (dalla prima moglie Antonia Salimbeni); fratello di Bosio Attendolo, Bartolo Attendolo e di Francesco Attendolo; zio di Foschino Attendolo e di Marco Attendolo; suocero di Ardizzone da Carrara e di Leonetto da San Severino.

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1369 (maggio) – 1424 (gennaio)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attivitàAzioni intraprese ed altri fatti salienti
………….   Romagna

Nasce nella famiglia influente e guerriera degli Attendolo, esponenti di un ricco ceto medio rurale, rivali della nobile famiglia dei Pasolini cui spesso contendono il predominio in Cotignola.

1382Comp. ventura  Marche

Scappa di casa a tredici anni per divenire paggio di uno dei cavalieri che militano sotto Boldrino da Panicale, Scorruccio da Spoleto. Milita al  servizio di quest’ultimo come saccomanno per due anni: altri due li trascorre come uomo d’arme sempre nella compagnia del Panicale. La leggenda parla, al contrario, di Muzio come di un giovane contadino che abbandona il lavoro dei campi dopo avere lanciato la zappa contro una quercia: lo strumento resta infisso  per cui si unisce con i soldati del Panicale con altri dodici compagni.

1385/ 1386Comp. ventura 9 cavalliRomagna

Uccide un caposquadra di Boldrino da Panicale; è così costretto a lasciare la compagnia ed a rientrare a Cotignola. Nell’ occasione il padre gli fa dono di 4 cavalcature da guerra con le relative bardature. Con il suo permesso entra nella compagnia di Guido d’Asciano prima e di Alberico da Barbiano poi, condottieri che lo raffinano nell’uso delle armi e nella tecnica militare. Al comando iniziale di 4 cavalli  presto se ne aggiungono al suo seguito altri 5. Nel medesimo periodo nella compagnia sono presenti anche Braccio di Montone, il Tarantola, lo Scorpione e Giannino da Lugo con i quali lo Sforza litigherà per la divisione di un bottino nonostante che in precedenza abbia avuto la parte di sua competenza. E’ chiamato Sforza, cioè il forte, il virile. Entra in amicizia con Braccio di Montone  condividendo con tale condottiero i colori della divisa, seppure alternati.

1388     
InvernoGuerra privataPasolini Romagna

Ritorna a Cotignola per trovare il padre ed i congiunti che sono in lotta con i Pasolini. Il fratello Bartolo vuole sposarsi con una donna di Cotignola di nome Giovanna; costei viene rapita da Martino Pasolini. Gli avversari uccidono a tradimento i fratelli Matteo e Tonduzzo ed egli stesso è ferito in uno scontro. Lo Sforza, alla testa di dieci lance, assale i rivali in Granarolo e li costringe a più miti consigli. Anni dopo verrà a trovarlo senza salvacondotto, al campo sotto Pisa, Martino Pasolini che gli chiederà di essere perdonato o ucciso. Lo Sforza lo farà alzare e lo rimprovererà amabilmente di essersi recato da lui senza alcuna sinecura, non tanto per timore nei suoi confronti quanto per l’odio che gli portano tuttora i congiunti Bosio, Lorenzo e Micheletto Attendolo.

Apr.Ferrara 15 lanceEmilia

Forma con Lorenzo  Attendolo una compagnia di 15 lance e passa al soldo di Alberto d’Este: è seguito a Ferrara da Bosio e da Micheletto Attendolo. Rimane al servizio degli estensi per quattro anni.

1392     
Mar.NapoliAngiò15 lanceRegno di NapoliRitorna con Lorenzo Attendolo a militare nelle compagnie di Alberico da Barbiano. Combatte a favore di Carlo di Durazzo contro le milizie di Luigi d’Angiò.
1396    Si trasferisce, sempre con Lorenzo Attendolo, nelle compagnie di Ceccolo Broglia.
1398     
Sett.ChiesaPerugia200 cavalliUmbria

Ceccolo Broglia gli affida il comando di 200 cavalli (una compagnia di lance spezzate per altre fonti). Si trova sotto Assisi allorché Ceccolino dei Michelotti è scacciato da Perugia con i raspanti da Pandolfo Baglioni e dal partito nobiliare. Muzio Attendolo Sforza ottiene licenza dal Broglia, si reca nella città con Petrino da Tortona e vi sostiene la causa dei raspanti.

Ott.PerugiaMilano100 lanceUmbriaHa il comando con Petrino da Tortona di una compagnia di 100 lance. Lotta per due anni per i perugini contro i viscontei.
………….    

Respinge i viscontei ed infligge loro gravi perdite guadagnandosi il diritto ad un generoso soprassoldo; gli viene concessa la cittadinanza della città e gli sono donati dal comune alcuni vasi d’argento di grande valore.

1400     
Gen.MilanoFirenze100 lanceUmbria

Perugia si dà in obbedienza al duca di Milano Gian Galeazzo Visconti; lo Sforza passa al soldo di quest’ultimo con Petrino da Tortona.

………….FirenzeMilano50 lanceToscana

Il suo collega Petrino da Tortona lo accusa di fronte ai visconte di essere un fautore della causa guelfa. Lo Sforza viene, licenziato, fugge in Toscana con metà compagnia e passa al servizio dei fiorentini. E’ assoldato per un anno.

1401   Veneto

Riaffermato per un altro anno, viene inviato nel Veneto con Baldassarre da Modena (Baldassarre Rangoni) e 200 lance per agevolare la calata in Italia di Roberto di Baviera ai danni dei viscontei. Ottiene dall’ imperatore, per lui e per tutti gli Attendolo, di aggiungere nella sua insegna il leone rampante con in mano il ramo di un melo cotogno.

1402     
Feb.   Veneto ed Emilia

Esce da Montagnana con i commissari fiorentini Rinaldo Gianfigliazzi e Filippo Corsini; contrasta i viscontei in Emilia a favore del signore di Bologna Giovanni Bentivoglio. Batte gli avversari a Massumatico.

Mag.   Emilia

Muove con Giacomo da Carrara e Lancillotto Beccaria alla conquista di San Giovanni in Persiceto: a difesa della località giungono la sera Alberico da Barbiano, Facino Cane e Pandolfo Malatesta. Muzio Attendolo Sforza si scontra con quest’ultimo, i 2 condottieri si feriscono l’un l’altro; caduti a terra continuano il combattimento a piedi.

Giu.  100 lanceEmilia

Partecipa alla battaglia di Casalecchio di Reno dove ha il comando con Fuzzolino Tedesco della prima schiera forte di 2000 cavalli. Lotta contro le truppe del conte di Mantova Francesco Gonzaga; è sul punto di soccombere allorché interviene in suo soccorso la “Compagnia della Rosa” di Tommasino Crivelli. Spinge la sua cavalcatura contro un drappello di fuoriusciti bolognesi, scaglia una lunga lancia ed uccide un uomo di Giovanni Gozzadini. Investito da Facino Cane è sbalzato dalla sua cavalcatura rimanendo privo di sensi; è catturato dai viscontei a suo dire per colpa del Tartaglia. Nasce da tale circostanza una forte inimicizia con tale condottiero che durerà tutta la vita. Liberato da Alberico da Barbiano viene spogliato di armi e cavalcature con i suoi uomini; deve rientrare a Firenze a piedi con 300 cavalli tutti appiedati. I fiorentini riconoscono  la diligenza impiegata nel riunire e nel ricondurre tali uomini; a tal fine gli concedono una condotta di 500 cavalli.

1404     
Apr.Padova FerraraMilano Veneto

Combatte agli stipendi di Francesco da Carrara e del marchese di Ferrara Niccolò d’Este con i quali coopera alla conquista di Verona.

Giu.FerraraParma Emilia

Segue Uguccione Contrari alla volta di Reggio Emilia. Entra nella città ed assedia  la cittadella; giunge Ottobono Terzi e Muzio Attendolo Sforza è obbligato a ritirarsi.

Nov.FirenzeMilano Toscana

Viene inviato dai fiorentini in soccorso del cardinale Ludovico Fieschi per recuperare la parte di Pontremoli di pertinenza di quest’ultimo; respinto in un primo momento a novembre conquista la città.

1405     
Ago.FirenzePisa125 lanceToscanaCombatte i pisani assieme con il Tartaglia.
Dic.   Toscana

Gaspare dei Pazzi giunge a Radicofani; lo Sforza ha l’incarico di assalire il condottiero con 600 cavalli sulla strada di Volterra. Nella città è raggiunto da Rosso dall’Aquila con 80 lance e da Pietrone da Castro con 200 fanti. Informato che anche Angelo della Pergola ha lasciato Massa per portarsi in maremma cavalca tutta la notte per sessanta miglia con le sue genti, giunge a Suvereto ed intercetta i pisani sul Cornia mentre stanno uscendo da un bosco. Vince facilmente gli avversari inferiori di numero ed  avanzanti in modo disordinato; per altre fonti attacca nottetempo il campo di Gaspare dei Pazzi  cogliendolo impreparato.  Nelle sue mani cadono 500 cavalli con Paolo da Pisa; sfuggono alla cattura solo Gaspare dei Pazzi,  Cione Montanini, l’abate di San Paolo di Pisa ed il vescovo Gambacorta. Disarma i prigionieri e li lascia andare liberi sotto alcuni patti; il mattino dopo,   all’alba, lascia il campo e si impadronisce di Castiglione della Pescaia. Vi fa entrare alcuni suoi uomini con giornee e bandiere tolte agli avversari;  nel contempo conduce un fiero attacco alla città dalla parte opposta. Castiglione della Pescaia è messa a sacco;  torna a Volterra. Si dirige poi a Vada con Lorenzo Attendolo ed occupa Guardistallo.

1406     
Gen.   ToscanaCon Lorenzo Attendolo ottiene a patti Montescudaio e Rasignano.
Feb.   Toscana

Entra in Crespina ed inizia l’assedio del castello. E’ informato dalle sue spie che si stanno avvicinando alla località per sorprenderlo 400 fanti e 300 cavalli; affronta subito costoro con Antonello della Regina e li batte in poco più di un’ora: sono fatti prigionieri quasi tutti gli uomini d’arme.

Mar. mag.   Toscana

Si accampa a San Piero a Grado. Cerca in un primo momento di abbassare il livello dell’Arno con l’intento di allagare Pisa;  sono costruite 2 forti bastie collegate da un ponte. Il manufatto, prima di essere ultimato, viene distrutto da una fiumana.

Giu. sett.   Toscana

I pisani assalgono la bastia costruita sulla loro sponda; Muzio Attendolo Sforza attraversa l’Arno su un piccolo battello con due soldati; è seguito dal Tartaglia ed insieme respingono gli avversari. Seguita il suo attrito con tale condottiero che lo accusa, davanti alle compagnie, di avere cercato di avvelenarlo: solo la frapposizione del commissario Gino Capponi, amico di entrambi, impedisce che la situazione degeneri. L’assedio riprende con più energia; lo Sforza si colloca a Vicopisano ed il Tartaglia a Colognole; ottiene Ripoli, San Casciano e la torre dei Galletti nei pressi di Pisa. Giovanni Gambacorta cerca di fare uscire dalla città le bocche inutili a causa della mancanza di vettovaglie. Chi viene sorpreso uscire da Pisa viene impiccato; le donne sono marcate a fuoco con il giglio sulle guance,  oppure viene tagliato loro il naso. Di costoro nessuno può rientrare in città, nessuno si  può allontanare dalle mura; tutti  se ne devono stare fermi davanti alle mura in attesa di morire di fame.

Ott.   Toscana

Continuano le sue schermaglie con il  Tartaglia che compaiono  anche in occasione della resa di Pisa e della consegna da parte fiorentina di 50000 fiorini a Giovanni Gambacorta: l’uno propende per entrare nella città per la Porta dei Prati e l’altro per quella di San Marco. I fiorentini concedono allo  Sforza una provvigione annua di 500 fiorini che gli sarà erogata fino al momento in cui  passerà al soldo del re di Napoli.

1407Firenze  ToscanaProseguono i suoi screzi con il  Tartaglia; quest’ ultimo preferisce passare agli stipendi dei senesi.
1408     
Apr.FerraraParmaCapitano g.le 250 lanceToscana ed Emilia

Attraversa in grande pompa Firenze;  si dirige in Emilia per combattervi il signore di Parma Ottobono Terzi per conto del marchese di Ferrara Niccolò d’Este.

Mag.   Emilia

Raggiunge Modena con le sue lance utilizzando una serie di accorgimenti tecnici quali improvvisi cambiamenti di strada e marce notturne per eludere le imboscate degli avversari. Ne esce per la Porta Baggiovara e fronteggia Ottobono Terzi che ha ai suoi ordini 2500 cavalli e 400 fanti. Lo mette in rotta in due ore di combattimento.

Giu.   Lombardia ed Emilia

Sconfigge ancora Ottobono Terzi nei pressi di Castelponzone in uno scontro dalle fasi alterne in cui anch’egli corre il pericolo di essere ucciso. Si collega a Navicello con Niccolò d’Este ed entra con il marchese d’Este in Modena.

Nov.   Emilia

Esce da Modena con Jaches della Mirandola e Giberto da Correggio e giunge a Correggio. Si ferma sotto la bastia del Cantone per espugnarla; attaccato dal Terzi ha la peggio e deve ripiegare su Reggiolo; anche tale centro cade nelle mani del signore di Parma. Respinto dalle bombarde, è costretto a retrocedere. Invia 200 cavalli a difendere dodicimila capi di bestiame che, razziati dagli estensi, sono stati condotti a Guastalla. E’ segnalato a Novi di Modena ed a Modena. I suoi cavalli vengono assaliti dagli avversari e 100 ne sono uccisi in combattimento; le prede sono recuperate dagli avversari; sono fatti prigionieri dal  Lorenzo e Micheletto Attendolo nonché Santo Parente. I tre condottieri sforzeschi  saranno fatti torturare per mesi dal signore di Parma fino al momento in cui essi riusciranno a fuggire dalla prigione in cui sono stati rinchiusi.

1409     
Feb.   Emilia

Depreda in continuazione il reggiano ed il parmense; con Galeazzo da Correggio toglie Dinazzano a Carlo da Fogliano;  dà la località alle fiamme.

Mag. ott.   Emilia

Ottobono Terzi chiede di parlamentare con il marchese d’Este in un punto sito tra Reggio Emilia e Rubiera: lo Sforza, che teme qualche insidia, colloca in un bosco vicino molti uomini armati; si dirige poi all’ appuntamento con i Lorenzo e Micheletto Attendolo portando una pancera sotto la giornea. Quando vede avvicinarsi il rivale lo assale con Micheletto Attendolo e lo ferisce mortalmente alla schiena; i suoi uomini, che sono in agguato, catturano i seguaci del signore di Parma. Acquista subito per gli estensi alcuni castelli controllati  da Carlo da Fogliano quali Montecchio Emilia, San Polo d’Enza e Traversetolo. In tale località dove si imbatte in 300 cavalli di Giovanni Malvicini (ne sono catturati 200). A questi successi seguono la caduta di Reggio Emilia, di Parma. Inizialmente colpisce con le bombarde le difese dei ponti. Ai primi di luglio gli si arrendono la pusterla sulla sponda verso Santa Caterina e i 2 fortini del ponte di Galleria; da ultimo cede la cittadella di Porta Nuova. A tali conquiste seguono la resa di Borgo San Donnino (Fidenza) e quella di altri 30 castelli.

Nov.   EmiliaAlla fine delle operazioni è infeudato di Montecchio Emilia da Niccolò d’Este.
1410     
Gen.   EmiliaGli viene concessa la cittadinanza di Parma.
Giu.AntipapaNapoli600 lanceToscana  Lazio ed Umbria

E’ arruolato per quattro mesi dal legato dell’ antipapa, il cardinale Baldassarre Cossa e dai fiorentini per combattere le truppe del re di Napoli di Ladislao d’Angiò: gli è data la facoltà di non lottare contro Niccolò d’Este e di poterlo coadiuvare in caso di sua necessità. Recupera Talamone, conquistata poco prima dai napoletani; irrompe in Roma dopo avere superato le resistenze dei difensori ai Prati di Nerone. Cerca invano di prestare soccorso a Bertuccio da Corneto assediato in Castel Sant’ Angelo; a fine mese viste le difficoltà che incontra si sposta verso Monte Gentile, lascia Roma, passa nelle vicinanze di Monterotondo, guada il Tevere (molti sono gli annegati tra i suoi uomini) e rientra in Umbria per affrontare il Tartaglia nel todino.

Lug.   Toscana

Si porta a Chiusi; Luigi d’Angiò comincia a dubitare del suo operato: l’ambasciatore fiorentino Jacopo Salviati si reca a trovarlo; lo Sforza lo rassicura.

Ago.   Toscana e Lazio

I fiorentini gli consegnano 18300 fiorini a Montepulciano a saldo delle paghe pregresse. Lo Sforza si reca a Siena e si sposa con la figlia di Cocco Salimbeni Antonia, vedova del signore di Cortona Antonio Casali, che gli porta in dote Montegiovi, Montenero, Ripa, Bagno Vignoni e Chiusi. Peggiorano intanto  i suoi rapporti con Paolo Orsini che tenta di arruolare uomini delle sue compagnie: lo abbandonano per recarsi a Narni Giovanni di Michele ed altri uomini d’arme per un totale di 100 cavalli. Lo Sforza si sposta nel reatino e vi conquista sei castelli.

Sett.   Toscana e Lazio

Si trova ad Arezzo,  raggiunge Roma con Luigi d’Angiò. Nella città prende alloggio nel borgo di San Pietro con l’ Orsini e Gentile da Monterano. E’ creditore di paghe arretrate e  la ferma è in scadenza: gli è rinnovata la condotta le cui spese sono sopportate per il 50% dall’Angiò, per il 33% dal cardinale Cossa e per il restante 17% dai fiorentini.

Ott. nov.   Umbria

Si trasferisce nel todino e vi combatte il  Tartaglia. Muove verso Torgiano;  rimane alla difesa del centro mentre Braccio di Montone dilaga nel todino e nel ternano; a novembre attacca Perugia con il Montone e l’Orsini alla testa di 2000 cavalli e di 3000 fanti. E’ respinto dalla difesa del Tartaglia.

1411     
Gen.   Lazio e ToscanaLascia Roma e transita per Siena con Luigi d’Angiò.
Feb.Ferrara   Soccorre gli estensi contro i della Palude che si sono impadroniti di Neviano degli Arduini. Costruisce una bastia ed ottiene la località.
Mar.AntipapaNapoli Toscana  e Lazio

Arreca alcuni danni al senese provocando le proteste dei fiorentini. I senesi gli concedono la loro cittadinanza e gli restituiscono Montenero, Bagno Vignoni ed il ponte di Chiusi dietro il pagamento di un censo. Si trasferisce a Chiusi: medita  di impadronirsi di Cortona per trattato. Quando gli angioini recuperano il porto di Talamone lo Sforza invia in soccorso dei senesi Bosio e Micheletto Attendolo con 300 uomini i quali recuperano la terra e la rocca. Giunge a Civita Castellana con la moglie e si unisce con le sue lance a quelle di Luigi d’Angiò.

Apr.   Lazio

Con l’Orsini e Gentile da Monterano affianca Luigi d’Angiò e l’antipapa Giovanni XXIII (il cardinale Cossa) nel loro solenne ingresso in San Pietro a Roma. Attraversa il Garigliano a ponte Corno.

Mag.   Lazio ed Umbria

Sconfigge gli avversari a Roccasecca. Entra sull’ imbrunire per primo in battaglia e vi fa prigioniero il conte Cola di Campobasso. A causare la vittoria è una sua fortunata manovra a tenaglia, messa in atto con Luigi di Loigny, che ha la meglio sull’ avanguardia nemica, e dall’azione di Paolo Orsini che piomba sulla retroguardia delle truppe napoletane  mettendole in disordine. Tra i tanti prigionieri vi sono anche Conte da Carrara con il figlio Ardizzone. Gli effetti della vittoria si perdono, a suo dire, per colpa dell’  Orsini che non gli dà il permesso di inseguire gli avversari in rotta per timore di incorrere in una qualche  imboscata predisposta in precedenza. L’antipapa ritorna a Roma. Lo Sforza si sposta a Rieti che ottiene a forza con lo Scornabecco, tocca Casteltodino e Spoleto dove muore il fratello Bosio: ne fa trasportare il cadavere a Marsciano. In una piccola cappella saranno qui sepolti due fratelli ed un figlio. Negli stessi giorni stipula un’alleanza con Niccolò d’Este: l’atto è firmato a  da suoi procuratori a Ferrara nel palazzo di Schifanoia. Con Braccio di Montone e Paolo Orsini sbaraglia a Torgiano il  Tartaglia e Ceccolino dei Michelotti: 600 cavalli sono catturati e molti perugini per riottenere la libertà devono pagare un riscatto.

Giu.   LazioCon la firma della pace di San Felice ritorna a Roma. Con Braccio di Montone, il  Tartaglia e Giovanni Colonna presenzia ad una grande festa organizzata dall’ Orsini alla Navicella fuori Porta San Paolo.
Lug.   Umbria

Si incontra con Ceccolino dei Michelotti, Berardo da Varano e Manfredo da Barbiano i quali, a nome del re di Napoli, gli offrono la signoria di Cortona in cambio della sua diserzione. Chiede in prestito a Ladislao d’Angiò 40000 fiorini, che gli sono forniti dai 3 condottieri con 10000 fiorini a testa.

Ago. ott.   Lazio ed Emilia

Con Braccio di Montone accompagna a Roma l’antipapa alla testa di 200 cavalli; sempre con il condottiero perugino affianca Giovanni XXIII a Bologna: gli è concessa in feudo Cotignola per 14000 ducati a fronte di un suo credito per paghe arretrate. La terra è eretta in contea e di essa ne sono investiti anche il figlio Francesco e gli altri Attendolo dietro il censo annuo di uno sparviero. Niccolò d’Este gli dona due case a Ferrara.

Nov.   Emilia Umbria  Lazio

Esce da Bologna e rientra nello spoletino. Compie una scorreria ad Amatrice.  Fa rientro ai quartieri invernali di Civita Castellana.

1412     
Feb.   Lazio

Vi è un incendio a Cotignola che distrugge tutto il paese con l’eccezione della sua casa e  quella di Lorenzo Attendolo costruite entrambe in pietra. Lo Sforza viene incontro agli abitanti e presta loro il denaro sufficiente per  ricostruire le loro case;  fornisce pure i mattoni e dà loro in prestito del frumento perché possano sfamarsi. Si reca a Roma con il Monterano per difendere la città dal re di Napoli Ladislao d’Angiò. Aumenta nel frattempo la sua inimicizia con l’ Orsini che tenta sempre di arruolare uomini d’arme provenienti dalle sue compagnie.

Mag. ago.NapoliAntipapa Lazio

Defeziona nel campo del re di Napoli per una serie di motivazioni che vanno dal rancore verso Paolo Orsini, al ritardo cronico nell’ incasso delle paghe ed alla promessa di una maggiore condotta (da 500 lance a 700) e di feudi nel regno di Napoli.  Chiede il commiato e si allontana da Roma garantendo l’antipapa sulla sua fedeltà fino alla scadenza del suo contratto (settembre); quanto al denaro ricevuto dal re di Napoli, assicura di averlo preso solo per saldare le paghe dei suoi uomini ancora non saldate dalla Camera Apostolica. Invia a Ladislao d’Angiò in ostaggio Micheletto Attendolo, Gherardo da Cotignola e Bettuccio Attendolo con una squadra di 300 cavalli. Si accampa sul monte Algido tra Tuscolo e Velletri per proseguire verso Napoli. L’antipapa tenta di impedire la sua diserzione;  gli invia 36000 fiorini per mezzo del cardinale di Sant’  Angelo, non a saldo delle paghe pregresse ma per fare fronte alle spese causate dalla nuova condotta. Lo Sforza se ne sta in sostanza inattivo in attesa che scada la ferma; si accontenta solo di rifornire Roma di frumento e di foraggio che gli è garantito dai nobili romani suoi amici. Subito dopo si unisce a Cancello con le  truppe regie comandate da Conte da Carrara e da Pieretto de Andreis e procede su Roma ed Ostia. L’antipapa si vendica facendo tagliare la testa ai suoi cancellieri ed incarcerare e condannare a morte alcuni suoi sostenitori in Roma. Promuove, inoltre, una violenta campagna diffamatoria nei suoi confronti (metà agosto). Lo fa dipingere impiccato per il piede destro su tutti i ponti e le porte di Roma mentre tiene nella destra una zappa da contadino e nella sinistra un cartiglio sulla sinistra con la scritta “Io sono Sforza vilano de la Cotagnola, traditore, che XII tradimenti ha fatto alla Chiesa; contro lo mio honore, promission, capitoli, pacti aio rocti”. E’ sfidato a duello dall’Orsini: tutto finisce in nulla con una serie di lettere oltraggiose.

Sett.   Umbria e Lazio

Fallisce un suo tentativo di irromper   in Roma; si accampa nel perugino con Ceccolino dei Michelotti;  muove contro Marsciano. Conquista Orvieto; pervengono pure in suo potere Acquapendente, Torre Alfina e San Lorenzo di Val di Lago.

Ott.   Campania

Richiamato in Campania si reca a Napoli con 200 cavalli; invia a corte il figlio Francesco mentre gli altri figli, come Leone e Giovanni, continuano a studiare in casa di Marco da Foligno. Ripreso il conflitto, mette a sacco Alife ed il castello di Airola.

1413     
Feb.mar.   Marche ed Umbria

Si attesta nei pressi di Caldarola e di Sarnano per tagliare la strada verso Roma all’ Orsini giunto a Monterubbiano in soccorso di Ludovico Migliorati. Rientra nel perugino.

Mag.   Marche

Con Conte da Carrara, Malatesta Malatesta e Guidantonio da Montefeltro assedia in Rocca Contrada (Arcevia) Paolo Orsini; Braccio di Montone interviene a favore del rivale.

Lug. ago.   Umbria

Viene accolto in Perugia con doni e feste con Ceccolino dei Michelotti, Conte da Carrara, il Malacarne e Fabrizio da Capua. Contrasta a Ponte Pattoli Braccio di Montone e l’Orsini per quaranta giorni. Persuade Niccolò d’Este ad accettare l’ufficio di capitano generale dell’esercito napoletano con uno stipendio annuo di 30000 fiorini; il marchese di Ferrara, dopo qualche tergiversazione, rifiuta l’incarico trattenendosi la prestanza che gli è stata erogata. Nonostante ciò lo Sforza viene sollevato da Ladislao d’Angiò dalla malleveria prestata a favore del marchese d’Este.

Autunno   Umbria e Lazio

Irrompe nel Patrimonio con più di 600 lance e 500 fanti; scorrazza quotidianamente per le campagne, danneggia gli interessi degli orvietani, si incontra a Castel della Pieve (Città della Pieve) con Ceccolino dei Michelotti al fine di intensificare l’opera di distruzione.

1414     
Mag.   Umbria

Si collega con Paolo Orsini che ha abbandonato la causa dell’ antipapa: insieme assediano Braccio di Montone in Todi; salva la vita allo stesso Orsini a seguito di un’improvvisa sortita degli avversari. Viene, tuttavia, sospettato con Giovanni Mostarda di essere il mandante di un tentativo di avvelenamento del rivale. Chiede al sovrano 10000 fiorini di cui è creditore; gliene sono concessi 5000, meno 100 fiorini da lui dovuti al Malacarne per una precedente fornitura di salnitro.

Giu.   Umbria

Con Paolo Orsini, Micheletto Attendolo e Malatesta Malatesta  assedia in Foligno Lorenzo Attendolo, che difende la città per conto dei fiorentini. Ritorna a Todi;  si trova a Perugia allorché è firmata la pace tra i contendenti. In essa viene compreso come collegato del re di Napoli.

Lug. ago.   Umbria

A Perugia arresta su ordine di Ladislao d’Angiò  l’Orsini;  fa in modo che la compagnia di tale condottiero non sia svaligiata. Ad agosto ha il comando delle truppe in occasione del rientro a Napoli del sovrano che vi morrà in pochi giorni. A questa notizia i mercorini di Orvieto lo fanno entrare nella città; lo Sforza ne prende possesso a nome del nuovo sovrano, la regina Giovanna d’Angiò. Investito nel senese di alcuni castelli (Orbetello, Piancastagnaio, Penne e Marta), lo Sforza invia il nipote Foschino dal viceré Giovanni Caracciolo per farsene consegnare i relativi i contrassegni dietro l’esborso di 1000 ducati. Il Caracciolo ne domanda 1500 per Orbetello; il nipote perde tempo a raccogliere la somma richiesta ed i senesi si impossessano della località.

Sett.NapoliAntipapa Umbria e Lazio

Leva il campo da Todi;  con Giacomo Colonna ed i Savelli tenta di entrare in Roma con 4000 uomini per ricondurre la città all’ obbedienza angioina. E’ introdotto nella città per il Ponte Milvio, giunge alla Porta del Popolo;  superatala, si trova nella piazza di Santa Maria Nova. Sotto una pioggia battente si reca in Campidoglio per parlare con i conservatori della città; costoro non si fanno trovare. Lo Sforza prosegue la sua cavalcata  nelle piazze vicine di Sant’Angelo di Pescheria e di quella dei Giudei. Trova molte strade sbarrate dai romani con i quali ha alcune scaramucce in cui sono uccisi molti dei suoi seguaci. Di notte si ritira a San Giovanni in Laterano, dove pernotta; il giorno  seguente per  Prati si spinge sino al borgo del  Vaticano ed al portico di San Pietro con l’obiettivo di entrare in Castel Sant’Angelo, dove si è rinserrato Perino Attendolo. Continuano i combattimenti con le truppe del cardinale Giacomo Isolani; in uno di questi è ferito ad una mano presso la chiesa della Minerva da un grosso sasso lanciatogli da una finestra. Cade a terra per il dolore ed è calpestato dai cavalli: nell’occasione è salvato dal suo caposquadra Lorenzo Sordo che lo rimette in sella sulla sua cavalcatura. Con il fallimento del tentativo di calare giù da Monte Mario deve ripiegare per la via Flaminia con Battista Savelli, Giacomo e Corradino Colonna. A Viterbo.

Ott.   Lazio

Riprende il conflitto nel Patrimonio, occupa Montalto di Castro, Canino, Abbadia Le Grotte (Grotte di Castro), Gradoli, Acquapendente, Proceno, Rocca Ripesena, Orte, Venzo,  Bassanello, Lubriano, San Severo, Castiglione in Teverina, Celleno. A fine mese lascia l’esercito nelle mani di Micheletto e di Foschino Attendolo e di Santo Parente per rientrare a Napoli presso Giovanna d’Angiò con 200 cavalli.

Nov.   CampaniaSi incontra ad Aversa con Pandolfo Alopo, il favorito della regina.
Dic.   Campania

Sospettato di volersi insignorire di Capua, viene catturato nella torre della Beverella dove è programmato un suo colloquio con la regina. Viene incarcerato per quattro mesi in Castelnuovo a Napoli con il figlio Francesco ed un cancelliere; nella stessa prigione si trovano anche Paolo Orsini, Orso Orsini e Micheletto Attendolo.

1415     
Mar.   Campania

E’ salvato dallo stesso Alopo che ha bisogno del suo sostegno armato. Fatto liberare, gli sono consegnati 30000 ducati e gli è data in moglie da Pandolfo la figlia Caterina, bella anche se un po’ balbuziente. A garanzia dell’ accordo lo Sforza consegna in ostaggio al futuro suocero i figli Francesco, Leone, Alessandro e Giovanni,  la figlia Lisa, la sorella Margherita, i nipoti Foschino e Marco, Moriano Attendolo, figlio di Lorenzo, ed i capitani Bettuccio Attendolo e Gherardo da Cotignola. Al governo delle sue terre rimane Lorenzo Attendolo coadiuvato da Foschino e da Santo Parente; sempre a Lorenzo Attendolo invia  per nave  una somma di denaro affinché prepari in Toscana un nuovo esercito di 4500 cavalli e di 500 fanti.

Apr.   Lazio

Punta su Acquapendente; raduna le truppe raccolte a Chiusi da Lorenzo Attendolo;  è pronto a marciare contro i nemici della regina Giovanna d’Angiò.

Giu.NapoliBaroni ribelliGran ConnestabileAbruzzi Campania

A L’Aquila. Dispone la sua ordinanza ed allontana alcune squadre di cavalli per assalire alle spalle gli aquilani. Gli avversari gli vengono incontro a piedi; dopo una breve zuffa costoro sono volti in fuga e cercano di ripararsi entro le mura cittadine. Con Lorenzo Attendolo libera la cittadella di L’Aquila dall’ assedio che vi è stato posto da Antonuccio dell’ Aquila e da Jacopo Caldora; seguono trattative al campo di  Reginale a seguito delle quali Jacopo Caldora viene nominato governatore della città;  L’Aquila passa sotto il controllo della regina di Napoli. Gli abitanti gli danno in garanzia 20000 ducati da restituirsi alla fine dell’anno. Si sposta ad Itri ed obbliga Cristoforo Gaetani a rappacificarsi con la sovrana assieme con il duca di Sessa; è poi a Capua, supera la resistenza di Giulio Cesare da Capua ed obbliga anche costui a riconciliarsi con Giovanna d’ Angiò. Rientra a Napoli e si sposa con Caterina Alopo nello stesso Castelnuovo. Gli è dato l’incarico di gran connestabile con una provvigione annua di 8000 ducati;  gli sono concesse in signoria alcune terre in Basilicata ed in Campania quali Tito, Pietrafitta, Satriano, Miglionico, Pisticci, Montella, Cassano, Bagnoli Irpino, Scurano, Nusco e Mirabello Sannitico. Delle ultime due non ne entra in possesso per varie controversie;  si vendica mettendo a sacco il secondo centro.

Lug.   Campania

E’ inviato da Giovanna d’Angiò incontro al suo prossimo sposo Giacomo di Borbone conte de la Marche: Muzio Attendolo Sforza ha l’incarico di salutarlo come principe di Taranto e duca di Calabria, non come re. Condottieri quali Giulio Cesare da Capua e Pieretto de Andreis  si alleano con Giacomo di Borbone contro Pandolfo Alopo ed i suoi favoreggiatori. Lo Sforza ha subito un alterco con Giulio Cesare da Capua. Aspetta Giacomo di Borbone al passo del Calore sotto Padula; sospetta qualche inganno, guada il fiume e si colloca sull’ altra riva.

Ago.   Campania

Raggiunge Benevento;  qui si rinnova la lite con Giulio Cesare da Capua: entrambi sono arrestati dal gran siniscalco Pieretto de Andreis per avere sguainata la spada nel palazzo. E’ gettato in carcere con il figlio Francesco, Foschino e Domenico Attendolo; il rivale viene, viceversa, rilasciato. Gli è tolto l’ufficio di gran connestabile affidato al francese Lordin de Saligny. Anche le sue squadre sono svaligiate; la moglie ed i figli, che si trovano nella casa di Cristoforo Gaetani sono rinchiusi in Castelnuovo.

Sett. ott.   Molise e Campania

E’ condotto in un primo tempo nel castello di Frignano, appartenente al conte di Campobasso, e poi  a Napoli dove è rinchiuso in Castelnuovo; ai primi di ottobre è decapitato Pandolfo Alopo nella piazza del Mercato a Napoli. Lo Sforza viene torturato per avere i contrassegni dei castelli e delle delle fortezze da lui posseduti in modo che la sorella Margherita possa consegnare a Giacomo di Borbone Tricarico ed  altre terre della Basilicata. Nello stesso tempo i senesi colgono l’occasione per occupare, contro ogni patto,  Montenero, Chiusi, Piancastagnaio, Ripa, Bagno Vignoni e Montegiovi.

1416     
Nov.   Campania

In prigione; narrano le cronache che vede in sogno San Leonardo che lo conforta e gli assicura la libertà il giorno della sua festa. E’ liberato ai primi del mese per una serie di concause che vanno dalle depredazioni di Lorenzo e Micheletto Attendolo, alla resistenza offerta dalla sorella Margherita (che ha imprigionato e minacciato di morte i commissari regi da lei catturati), ad una nuova congiura di palazzo ordita sempre da Giulio Cesare da Capua e da Giovanni Caracciolo, alle vittorie di Braccio di Montone in Umbria e nel Lazio.

1417     
Feb.  Gran ConnestabilePuglia Campania

Con l’ incarcerazione di Giacomo di Borbone è reintegrato nella carica di gran connestabile ed è infeudato di Troia con Apice, Orsara di Puglia, San Bartolomeo in Galdo, Biccari, della baronia di Torremaggiore (con centri come Lesina ed Apricena), di Benevento e di Serracapriola con il titolo di conte. E’ inoltre fatto capitano di Agnone e gli viene concessa Minervino con il titolo di capitano.

…………   Umbria e ToscanaAttraversa Umbria e Toscana per raggiungere Chiusi. I perugini gli fanno avere alcuni doni.
Mag.NapoliPerugia Toscana Campania

A Siena ratifica la vendita alla repubblica dei suoi possedimenti nella regione per 18000 fiorini; per ringraziamento è dichiarato nobile della città. Combatte ora Braccio di Montone, divenuto signore di Perugia, ed il suo alleato Tartaglia. Si acquartiera al Mazzone delle Rose presso Capua.

Giu. lug.   Lazio

E’ nominato castellano e capitano di Manfredonia. Muove alla volta di Roma alla testa di un forte esercito; si ferma nelle vicinanze di Frosinone per attendervi Jacopo Caldora, il conte di Monteodorisio Perdicasso Barile e Conte da Carrara che si sono fermati all’ abbazia di Casamala con 1200 cavalli. Costoro entrano in contatto con Braccio di Montone per attaccare alle spalle lo Sforza. Informato della congiura, il condottiero romagnolo invia il suo cancelliere Buoso da Siena da Jacopo Caldora e gli offre come ostaggio il figlio Francesco Sforza ed il nipote Marco Attendolo per assicurarlo sulle sue intenzioni. Il  Caldora e Conte da Carrara non si fidano delle sue offerte; l contrario Perdicasso Barile raggiunge  il suo campo ed è qui arrestato dal suo connestabile Pietro da Milano. Lo Sforza raduna gli uomini d’arme, attacca di sorpresa Jacopo Caldora nelle ore più  calde della giornata (o all’ alba secondo le fonti), lo fa prigioniero e lo fa condurre a Salvaterra. Si mette quindi in marcia su Roma affiancato dai caldoreschi e da Conte da Carrara; Francesco e Gian  Antonio Orsini  si uniscono invece alle sue truppe a Marino.

Ago.   Lazio

Compare all’alba sotto Roma alla Marmorella, presso la Porta di San Giovanni in Laterano;  è respinto dalla fanteria perugina; ripiega verso Ostia con 5000 cavalli e da qui invia al suo emulo il guanto insanguinato in segno di sfida. Braccio di Montone non accetta la sfida e trattiene le truppe sulla spiazzo davanti al Laterano. Lo Sforza da Ostia transita per i colli Albani,  varca il Tevere su un ponte di barche che fa incendiare dopo il suo passaggio; a bandiere spiegate compie un ampio giro verso Monte Mario per  scendere dall’ alto su Castel Sant’ Angelo. Il Montone abbandona Roma dopo avere occupato la città per settanta giorni. Lo Sforza alloggia le sue milizie nel borgo di San Pietro;  si ferma nelle camere pontificie del Palazzo del Vaticano, libera il cardinale Giacomo Isolani e rinchiude in Castel Sant’Angelo il cardinale che ha favorito la causa di Braccio di Montone. Con la conquista di Roma combatte Giacomo Colonna nemico degli angioini; punta su Palestrina ed a Zagarolo sconfigge e cattura Niccolò Piccinino.

Sett.   Campania

Stipula una tregua con Braccio di Montone e ritorna a Napoli; ha con sé Jacopo Caldora; Perdicasso Barile è, invece, lasciato a Gaeta nelle mani dei Gaetani.

Ott. nov.   Lazio

Si reca a Viterbo per proteggere i lavori della semina. In una mischia è ucciso tra i nemici il Mezzobudello.  Muove su Toscanella (Tuscania) contro il  Tartaglia che sorprende in un agguato con 400 cavalli e fanti: spedisce in effetti sotto le mura della località alcuni cavalli leggeri che attirano gli avversari e si fanno inseguire in un punto prestabilito. Di notte rientra a Viterbo. Come è accaduto in analoghe circostanze  fa liberare i prigionieri tra i quali vi è un fratello del Tartaglia, Donato da Lavello. A novembre segue a Montefiascone la firma di una nuova tregua di sei mesi  con il  Tartaglia e Braccio di Montone. A fine mese Roma si solleva alla presenza dello Sforza per richiamare nella città il Montone ed il  Tartaglia. Intervengono il conte di Tagliacozzo Gian Antonio Orsini e Francesco Orsini. Dopo qualche giorno è stipulata una tregua a Montefiascone tra i contendenti.

Dic.   Lazio e Campania

E’ nominato papa dal concilio di Costanza Martino V: lo Sforza lascia alla guardia di Roma il nipote Foschino Attendolo e con 900 cavalli ritorna a Napoli. Si allea con il nuovo favorito della regina il gran siniscalco Giovanni Caracciolo.

1418     
…………NapoliSan Severino CalabriaCombatte i San Severino nel Vallo di Diano. Si accorda presto con costoro a Scafati.
Apr. mag.SforzaNapoli Campania

Adirato con Giovanni Caracciolo che non lo ha aiutato nel recente conflitto,  si ferma con le sue truppe ai Mazzoni ed alla Torre degli Schiavi presso Francolise. Si allontana  da Napoli,  si reca con pochi cavalli in Basilicata per dirimervi una contesa sorta tra il genero Leonetto da San Severino con Tommaso da San Severino circa il possesso di Caiazzo e di Cerreto. Sulla strada del ritorno è informato che Giovanni Caracciolo ha posto un agguato ai suoi danni a Scafati; ad Eboli si accorda con Francesco Mormile, spedisce in avanscoperta gli  uomini d’arme, si mette al loro seguito travestito da stalliere o da saccomanno per la serra di Paterno e Palma Campania; si inoltra per la strada di Acerra e  raggiunge le sue truppe ferme ai Mazzoni. Marcia su Napoli con il Mormile e si accampa davanti alla Porta del Carmelo o borgo delle Corregge.

Sett.   Campania

Si lascia vincere dalle lusinghe di Francesco Orsini che gli è inviato da Giovanni Caracciolo; viene attaccato all’ improvviso dallo stesso Orsini che esce da Castelnuovo e gli cattura 600 cavalli. Costretto a ritirarsi, ripara per la via di Piedigrotta a Casal di Principe da dove invia messaggeri e lettere ai baroni per incitarli a liberarsi del gran siniscalco. Rifornisce di vettovaglie la rocca di Benevento, mentre  il rivale Francesco Orsini si assenta per andarsi a sposare con la contessa di Troia, vedova di Pieretto de Andreis.

Ott.   Campania

Ricevuti alcuni rinforzi giunge con l’esercito ad Afragola e da tale località dà il guasto al territorio intercettando le derrate dirette alla capitale. Conquista Acerra, Pomigliano d’Arco ed Ottaviano. I napoletani si sollevano ed obbligano Giovanna d’Angiò a scacciare dal governo il suo favorito, a relegarlo nell’ isola di Procida ed a liberare i fautori dello Sforza. Gli sono saldati i vecchi stipendi (due anni) e gli è riconosciuto come risarcimento la somma di 24000 ducati per i danni subiti ad opera di Francesco  Orsini.

1419     
Gen.  Gonfaloniere dello stato della ChiesaCampania e Lazio

Parte per Napoli dove è  ospitato da Ottino Caracciolo presso Porta Capuana; fa entrare in Castelnuovo Francesco da Ortona e ne espelle i seguaci del gran siniscalco. Si reca a Roma e vi è eletto dal fratello del papa Giordano Colonna Gonfaloniere dello Stato della Chiesa. A Napoli ottiene la riconferma dei feudi di Benevento e di Manfredonia.

Feb.   Campania

Viene liberato a Napoli Giacomo di Borbone. Il prigioniero esce da Castelnuovo ed alloggia con Muzio Attendolo Sforza nelle case di Ottino Caracciolo. Con Conte da Carrara ed altri dignitari è designato come garante degli accordi presi nell’ occasione.

Apr.Napoli ChiesaPerugia Campania

Si prepara a combattere una volta di più Braccio di Montone. A Napoli rientra Giovanni Caracciolo che gli deve dare in ostaggio a Benevento 2 suoi figli; tra i 2 dignitari angioini  è stabilita anche una parentela per la quale Chiara Attendolo, sorella di Foschino e di Marco, dovrebbe sposarsi con il  conte di Sant’Angelo Marino, fratello di Giovanni (dote di 7000 ducati).

Mag.   Campania e Lazio

A Napoli con 150 cavalli; viene a conoscenza della fuga di Giacomo di Borbone. Lascia la Terra del Lavoro, supera il Volturno e giunge a Roma. Alle sue milizie si congiungono  Leonetto da San Severino, il conte Niccolò Orsini  e Nanni di Spinello.

Giu.   Lazio

Staziona a San Giovanni tra Montefiascone e Viterbo; si dirige verso la prima località per ostacolare l’unione delle truppe del  Montone con quelle del Tartaglia; chiede a Giovanni Gatti l’invio di 500 fanti. Questi  sono vinti e fatti prigionieri dai nemici. Spedisce il Sacco ad assalire Braccio di Montone; invita anche Niccolò Orsini, Petrino da Siena e Nanni di Spinello ad eseguire la medesima operazione. Costoro lo dissuadono dall’attaccare Tuscania ove si trova il campo nemico: lo Sforza decide  di rientrare a Viterbo con 2000 cavalli e molti fanti. Precede a Montefiascone con 50 cavalli  le truppe; un movimento avventato di Niccolò Orsini scompagina le sue file. Il Montone approfitta del disordine che nasce dall’ imprevisto, sconfigge pesantemente lo Sforza e gli cattura 2300 cavalli dei quali molti (almeno 1300) riusciranno a fuggire nel corso del combattimento. Muzio Attendolo Sforza è inseguito fin sulle porte di Viterbo, ove si  rifugia per la Porta di San Sisto con 1000 cavalli. Tenta di convincere a seguirlo per una sortita gli uomini di Niccolò Orsini, che se ne stanno disarmati; si fa aprire la Porta di Santa Lucia e ne esce con gli abitanti e 40/60 cavalli. Respinto deve rientrare nella città con Santo Parente dopo essere stato ferito al collo da Brandolino Brandolini. Assediato in Viterbo da Braccio di Montone e dal Gattamelata, convince il figlio Francesco Sforza  ad assalire i 2 capitani avversari con Micheletto Attendolo.

Lug.   Lazio

Con il ripiegamento di Braccio di  Montone raggiunge Roma con 500 cavalli per facilitare l’accordo tra Cristoforo Gaetani e la regina di Napoli. Scorre a Capitone e nel contado di Lubriano; conquista il ponte della Chiana e muove su Perugia. Prigionieri, granaglie e bestiame razziato sono condotti a Viterbo.

Ago.   Lazio

Ritorna a Viterbo ed assale il campo nemico; fa prigionieri 100 uomini d’arme e propone uno scambio con coloro che, catturati a giugno dal  Montone, sono stati imprigionati in un’isola del lago di Bolsena. La sua proposta è respinta: fa costruire 3 barche, le fa navigare  nel lago.  Vengono così liberati alcuni suoi condottieri con l’eccezione di Foschino Attendolo e di Andrea della Serra. Espugna il castello di Lubriano, dal quale trae una grande quantità di granaglie e di altre derrate che sono tutte inviate a Viterbo. Mette a sacco Santa Severa e Bagnorea (Civita di Bagnoregio); controlla tutte le strade sulle quali scorre il flusso dei rifornimenti per gli avversari.

Sett.   Lazio  Toscana e Umbria

Agli inizi del mese, deciso a vendicarsi degli abitanti di Montefiascone a lui sempre ostili, conduce i viterbesi a dare il guasto ai loro vigneti. Tanto  tribola gli abitanti di tale località da obbligarli ad arrendersi a patti. Ottiene  Montefiascone; nelle stesse ore il  Tartaglia defeziona nel campo pontificio. Lo Sforza si reca a Firenze con tale capitano e  Giovanni Gatti per rendere atto di omaggio a Martino V;  promuove le nozze del figlio Giovanni con una figlia del suo antico nemico. A seguito dell’ accordo sono liberati il nipote Foschino Attendolo e gli uomini d’arme sforzeschi ancora prigionieri nell’isola del lago di Bolsena. Il suo esercito è anche rafforzato dall’arrivo di Angelo della Pergola e di Conte da Carrara. Guada il Paglia ed invia in avanscoperta i saccomanni: costoro sono affrontati da 300 cavalli bracceschi che li mettono in fuga e tolgono loro il bottino. Lo Sforza si avvia verso Narni, conquista Capitone e muove in soccorso della rocca di Spoleto.

Ott.   Umbria e Campania

Cattura a San Gemini il  Gattamelata e Brandolino  Brandolini,  staziona ad Amelia; il  Montone perde Assisi. Il capitano rivale  lo induce, con uno stratagemma a rallentare la sua marcia di avvicinamento alla località ed ha il tempo di recuperare Assisi. A fine mese lo Sforza si dirige a Napoli per l’incoronazione della regina.

Dic.   Umbria

Sta sempre ad Amelia. Lascia l’Umbria e  rientra nei suoi possedimenti ad Acquapendente. Ad Amelia resta Foschino Attendolo con 1400 cavalli.

1420     
Gen.   UmbriaRiprende le ostilità. Con il Tartaglia dà il guasto al todino.
Feb.   Lazio

Al sopravvenire di una tregua, da Acquapendente si porta con 60 cavalli a Firenze dove è stato convocato dal pontefice: deve inviare alla corte pontificia il figlio Alessandro Sforza che risiede a Ferrara. Peggiorano le sue relazioni con Giovanni Caracciolo che non lo sostiene adeguatamente dal punto di vista finanziario. Con Martino V chiama dalla Francia Luigi d’Angiò e lo spinge a trasferirsi nel regno di Napoli. Allo scopo invia Berardo da Varano in Francia.

………….  Gran Connestabile 

Il duca d’Angiò lo nomina viceré e gran connestabile; gli fa avere del denaro (39000 ducati); il papa gli promette in segreto la signoria di Viterbo.

Mag.AngiòNapoli     Re d’Aragona Lazio e Campania

Lascia Viterbo; si incontra a Roma con il gran cancelliere Ottino Caracciolo. Muove su Acerra e la Terra di Lavoro con la moglie di Micheletto Attendolo, Polissena da San Severino; ha con sé 6000 uomini tra cavalli e fanti. Danneggia il territorio solo dopo avere inviato a Napoli il bastone di capitano generale, restituito le bandiere ed avere notificato alla regina che ora milita con Luigi d’Angiò.

Giu. lug.   Campania

Entra in Acerra e si accampa a Napoli tra Formello e Casa Nova di fronte a Porta Capuana: si parla di ingiurie e di inviti all’abdicazione rivolti alla sovrana. Si fortifica nei pressi ed effettua numerosi saccheggi nei dintorni.

Ago.   Campania

Giunge Luigi d’Angiò con 5 navi cariche di frumento e 9 galee; lo Sforza si porta sulla spiaggia presso la torre di Rossena o Resina per agevolare lo sbarco dei provenzali. Ottiene la rocca di Acerra da Francesco Gattola e stringe ancor più di assedio Napoli; a fine mese arrivano 4 galee aragonesi.

Sett.   Campania

Si collega con Luigi d’Angiò;  insieme con le milizie angioine, per  alcune paludi, giunge al ponte della Maddalena dietro il borgo del Carmine; colloca nei pressi diciotto squadre di cavalli;  ordina a Bifo da Cotignola di dirigersi con 200 fanti dietro le mura dei giardini presso la Porta della Marina per assalire i nemici alle spalle in un probabile scontro. Costui non rispetta i suoi ordini, ritiene pericolosa la posizione assegnatagli e si colloca in un altro punto non  toccato dal combattimento. Jacopo Caldora, Orso Orsini e Bernardino degli Ubaldini della Carda escono in perlustrazione da Napoli; lo Sforza e Luigi d’Angiò fanno attraversare il ponte a 10 squadre ed assalgono gli avversari; arriva la  flotta aragonese di Raimondo Periglios a sostegno delle truppe di Giovanna d’Angiò. Dalle galee sono colpiti gli attaccanti con le bombarde ed altri pezzi di artiglieria.  La vittoria arride allo Sforza dopo quattro ore; il condottiero romagnolo sosta davanti alle mura della città per mettere la bandiera angioina su una sbarra vicino alla Porta della Marina. E’ qui raggiunto da Bifo da Cotignola;  non lo fa impiccare per la sua disubbidienza solo perché originario del suo stesso paese. Si ritira a Nola.

…………    Consegna Montecchio Emilia al duca di Milano Filippo Maria Visconti.
1421     
Gen.   Campania

Si reca di notte sotto Napoli con la speranza che la città gli sia consegnata da 1000 partigiani di Luigi d’Angiò che si sono raccolti presso la Porta di San Gennaro; è praticato un foro nelle mura nei pressi e nella città possono entrare 500 soldati. I difensori si accorgono dal rumore del loro ingresso e respingono gli attaccanti.

Ago.   Campania

Assedia Capua. Con il suo blocco riduce Napoli sempre più a mal partito. Raggiunto da 800 cavalli pontifici condotti dal Tartaglia, si volge su Castellamare di Stabia per liberare la rocca dall’assedio che vi è stato posto dei bracceschi. I contendenti si attendano  sul Sarno dove si affrontano per diciotto giorni in piccole scaramucce. Allorché il Montone punta su Napoli lo Sforza fa costruire un ponte di barche, supera un fiume ed  insegue il condottiero perugino sotto un caldo cocente in cui alcuni suoi uomini muoiono per la sete. Si accampa con il  Tartaglia nei pressi di Napoli, tocca Acerra ed  Aversa. Ripiega in Aversa all’ avvicinarsi degli avversari con 3000 cavalli.

Sett. ott.   Campania

Si sposta a Sessa Aurunca e da qui ritorna ad Aversa per la strada di Castel Volturno. Braccio di Montone usa un modo vessatorio nei confronti dei suoi soldati allorché costoro sono fatti prigionieri (invio alle galee come rematori) ed uno più amichevole nei riguardi dei soldati dei Tartaglia che vengono rilasciati con armi e cavalcature. Ciò è sufficiente ad acuire  nello lo Sforza l’ antica inimicizia nei confronti del  Tartaglia; risse sorgono pure tra le schiere dei 2 capitani. Spedisce Micheletto Attendolo e Buzino da Siena a Nocera con 400 cavalli per precedervi i nemici; lascia Marcianise per tagliare la strada al  Montone, si ferma a Bagnoli, si dirige su Napoli; al ponte della Casolla è bloccato da Giovanni  Ventimiglia, da Niccolò Piccinino e dal  Montone che gli catturano 200 cavalli. Negli stessi giorni lo Sforza ha la possibilità di liberarsi dell’ odiato Tartaglia, da lui accusato di intese occulte con gli avversari. Su ordine del papa si reca di notte ad Aversa, fa circondare la sua residenza, lo cattura e lo consegna al podestà della località ed al commissario pontificio Cola Quarto. Il  Tartaglia è subito decapitato dopo avere confessato, almeno per gli autori vicini allo Sforza, di essere in trattative con il Montone ed Alfonso d’Aragona. Lo Sforza si impadronisce dei possedimenti del condottiero che si trovano nel Patrimonio (Tuscania, Sutri, Montalto di Castro, Canino, Gradoli). Le truppe del Tartaglia in parte disertano, in parte rimangono a militare per i pontifici.

Nov.   Campania

Invia nottetempo alla difesa di Acerra 80 uomini d’arme con Santo Parente, Bettuccio Attendolo e Perino Attendolo. Si incontra ad Aversa con gli ambasciatori fiorentini Michele Castellani e Rinaldo degli Albizzi, venuti per verificare la possibilità di trattative di pace tra i contendenti. Assedia Capua.

Dic.   Campania

Alcuni uomini dello Sforza catturano gli ambasciatori fiorentini:  interviene prontamente e fa restituire i loro beni. Si scontra ancora con il Montone tra Capua ed Aversa;  è battuto con la cattura di 400 uomini. La campagna finisce, per cui invia le sue truppe ai campi invernali di Benevento.

1422     
………..   CampaniaE’ bloccato a Benevento dai tumulti dei suoi uomini che protestano per il ritardo delle paghe. Il papa non gli fa avere il denaro necessario.
Apr.   Campania

E’ avvicinato da Braccio di Montone che agisce su incarico della regina e del gran siniscalco Giovanni Caracciolo;  è richiesto il suo aiuto per combattere gli aragonesi. Lo Sforza si porta a Telese mentre il Montone si sposta nel ducato di Sessa; i due condottieri hanno un colloquio di due ore a Selva dei Saccommanni (Presenzano) a seguito del quale termine sono poste le basi di una nuova alleanza. Lo Sforza mette in salvo Giovanna d’Angiò nel castello di Aversa: per la perdita di Acerra che gli è stata tolta toltagli dagli aragonesi è compensato con il riconoscimento delle signorie di Benevento, Troia, Bari, Barletta, Trani e della terza parte delle rendite del porto di Manfredonia con altri castelli.

Lug.   Lazio

Si reca a Gaeta per rendere omaggio alla regina di Napoli ed al re d’Aragona; si ferma fuori le mura della  città per ventidue giorni a causa della peste;  ha frequenti contatti con dignitari alcuni catalani. Consegna Aversa ad Alfonso d’Aragona; costui medita di invitarlo a Terracina sulla sua galea, di imprigionarlo e di farlo giustiziare: ne viene dissuaso dai consiglieri e dall’arrivo del legato pontificio, il cardinale di Sant’Angelo.

Ago.   Lazio Campania e Puglia

Lo Sforza lascia Gaeta. Anche dopo la firma dei capitoli di pace continua negli intrighi di corte; è segnalato a Villafranca, presso Benevento, ed a Troia dove fa incarcerare il  cancelliere Benedetto da Fiore con l’accusa di avere alterato alcune parti del  trattato a favore degli avversari.

1423     
Giu.NapoliRe d’Aragona Campania

Giovanni Caracciolo è arrestato dagli aragonesi e Giovanna d’Angiò è assediata nel castello di Porta Capuana: lo Sforza esce da Benevento con soli 600 cavalli e 300 fanti: i suoi uomini non sono molto in ordine per la lunga serie di rovesci e per la mancanza dello stipendio da molti mesi. Gli aragonesi, agli ordini di Bernardo Centelles, gli si fanno contro a Formello presso la Porta Capuana con 4000 cavalli e fanti; vi è uno scontro di sei ore. Lo Sforza abbatte un muro che gli chiude il passaggio ed attacca alle spalle gli avversari con i fanti e 200 cavalli di Bettuccio Attendolo e di Gerardo Parente,  che si sono nascosti in precedenza negli orti e nei giardini vicini. Fa prigioniero Cicco Antonio de Caris che regge lo stendardo reale; sono pure catturati 20 nobili siciliani e catalani, tutti rinchiusi in Castelnuovo. I prigionieri  vengono condotti a Pomigliano d’Arco dal nipote Marco Attendolo; saranno poco dopo liberati dal nipote  Foschino Attendolo in cambio del rilascio del gran siniscalco Giovanni Caracciolo. Tra beni e riscatti il bottino ascende a 200000 ducati. Esce da Aversa a seguito dell’ ingresso in Napoli, per la Porta Petruccia, di milizie aragonesi sbarcate da 8 grossi vascelli e da 22 galee agli ordini di Giovanni di Cardona. Giunge nella città e trova che sussistono ancora alcuni scontri nei pressi della chiesa di Santa Chiara: è respinto dagli avversari giunti fino al Nido; ripiega  verso Castel Capuano, vi preleva la regina e la conduce prima a Pomigliano d’Arco ed il giorno seguente a Nola, la cui rocca gli è consegnata per 4000 fiorini da Giannotto di Pertusa. Per tale fatto la famiglia di quest’ ultimo, in Catalogna, sarà fatta sterminare da Alfonso  d’Aragona. 5000 persone, tra uomini e donne, seguono a Nola Giovanna d’Angiò.

Sett.   CampaniaAssedia Napoli. Le sue truppe si avvicinano a Porta Marina. E’ dato l’allarme in città. Respinge verso la Porta del Carmine una sortita di Bernardino degli Ubaldini della Carda.
Ott.   Campania e Abruzzi

Giovanna d’Angiò rinnega l’adozione di Alfonso d’Aragona, che stava alla base dell’ alleanza precedente, ed elegge a proprio figlio Luigi d’Angiò. Lo  Sforza conduce un nuovo tentativo per occupare  Napoli. Sconfigge la resistenza di Jacopo Caldora alla Porta del Mercato;  deve, tuttavia, ritirarsi a causa della conformazione viaria della città che ostacola l’uso della cavalleria pesante. Trae un’unica soddisfazione dall’azione  che gli è data dal posizionamento del suo stendardo sul rivellino di una torre presso la Porta del Carmine. Richiama dalla Calabria il figlio Francesco Sforza ed a fine mese si avvia verso gli Abruzzi con 4000 cavalli: con lui sono anche Luigi da San Severino, Taliano Furlano, Colantonio Zurlo, Foschino e Micheletto Attendolo. Obiettivo è quello di distogliere il Montone dall’assedio di L’Aquila. Recupera Vasto (tolta a Jacopo Caldora), occupa Torino di Sangro, Lanciano ed Ortona, dove gli sono consegnati 12000 ducati da emissari di Filippo Maria Visconti. Vince gli avversari in un paio di scaramucce a Lanciano ed a Francavilla al Mare.

Dic.   AbruzziTrascorre il giorno di Natale ad Ortona. Dopo gli uffici religiosi, durante i festeggiamenti con i suoi capitani, racconta un suo sogno della notte precedente. Gli sembra di trovarsi in mezzo ad un lago, di vedere da lontano San Cristoforo e di chiedere il suo aiuto. Il Santo gli volta la faccia. I suoi amici gli chiedono inutilmente di differire la partenza il giorno seguente. Poiché si trova nel cuore dell’inverno si vede obbligato ad usare la litoranea invece di puntare direttamente su L’Aquila. Giunge a Pescara e si trova la strada sbarrata dal fiume omonimo in piena e dai bracceschi che controllano la città. Decide di guadare il fiume alla foce.
      1424     
Gen.   Abruzzi

Guada il Pescara; si trova sulla sponda opposta quasi solo, perché la maggior parte delle sue truppe non trova il coraggio di attraversare il fiume gonfio d’acqua, a causa del libeccio che spinge le onde del mare nel suo alveo. Non ha altra scelta che quella di ritornare indietro e di guidare personalmente i suoi a superare la difficoltà. Ripete l’operazione; uno dei suoi paggi scivola e sta per annegare. Muzio Attendolo  Sforza cerca di recargli aiuto, la cavalcatura, “Scalzanacha” scivola per cui cade anch’egli dalla sella. Alza due volte le mani con i guanti di ferro in segno di aiuto, nessuno si muove in suo soccorso. Annega per il peso della corazza e delle sue armi. Il suo corpo trasportato dalla corrente non sarà mai trovato. Si sposa una prima volta con Antonia Salimbeni, vedova di Francesco Casali signore di Cortona, che gli porta in dote Chiusi ed alcuni castelli in Val di Chiana; in seconde nozze con Caterina Alopo (dote di 5 castelli in Calabria) ed, infine,  con la contessa di Celano Maria di Marzano, vedova di Luigi d’Angiò e del conte di Celano Nicola Berardi (alcuni feudi in Terra di Lavoro). Ritratto di Bernardino Luini (Castello Sforzesco di Milano); un altro suo ritratti si trova al Kunsthistorische Museum di Vienna; una sua miniatura alla Biblioteca Nazionale di Parigi frutto di un Pseudo Antonio di Monza. Altri suoi ritratti compaiono nel Museo Civico di Como, nel palazzo Ducale di Urbania (Museo Civico Pinacoteca), nel Palazzo Vecchio di Firenze (Cristofano dell’Altissimo), nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano. A Milano e Roma sono intitolate vie al suo nome. Il suo volto, infine, compare in uno dei  medaglioni, rappresentanti 5 membri di casa Sforza, murati sulla parete di un palazzo che si affaccia a Milano davanti alla chiesa di Santa Maria delle Grazie. Epigramma in suo onore di Antonio Francesco Ranieri. Paolo Giovio scrive “La vita di Sforza, valorosissimo capitano”. E’ stato dato il suo nome ad un incrociatore leggero della Regia Marina Italiana, appartenente alla classe condottieri. Varata nel 1934, la nave è stata affondata nella seconda guerra mondiale, nel porto di Napoli, a seguito di un attacco aereo, nel dicembre 1942.

CITAZIONI

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Immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Attendolo#/media/File:Muzio_Attendolo_Sforza.jpg

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