Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
MOSTARDA DA Forlì (Mostarda dalla Strada, Mostarda Perelli) Di oscure origini. Signore di Amandola, Pollenza, Percozzone.
Padre di Giovanni Mostarda e di Ludovico da Forlì.
1350 ca.- 1405 (settembre)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
………….. | Milita nelle compagnie di Giovanni Acuto ed in quella di Alberico da Barbiano. | ||||
1379 | |||||
Apr. | Chiesa | Antipapa | Lazio | Agli ordini di Alberico da Barbiano prende parte alla battaglia di Marino. | |
1394 | |||||
Feb. | Marche | A Montegranaro. | |||
Mar. | Montegranaro | Fermo | Marche | Quando Luca di Canale si impadronisce di Montegranaro si collega con tale condottiero. Insieme i due capitani, alla testa di 400 cavalli, depredano il territorio di Fermo. Fanno prigionieri 70 uomini e razziano 50 buoi e 70 asini. | |
Apr. | Fuoriusciti | Fermo | Marche | Sempre con Luca di Canale appoggia i fuoriusciti di Fermo ai danni del signore della città Antonio Aceti. Le sue scorrerie giungono sino al Monte Santa Maria delle Vergini fuori la Porta di San Giuliano. Sua base operativa è Montegranaro. Presto viene affrontato da Ottobono Terzi, da Marino di Santa Vittoria e dal Malcorpo assoldati da Antonio Aceti. | |
Mag. | Chiesa | Forlì | Romagna | Combatte il signore di Forlì Pino Ordelaffi. Libera Bertinoro dall’assedio postovi dagli avversari. | |
………….. | Chiesa | Marche | Agli stipendi del marchese della Marca Andrea Tomacelli. | ||
1395 | |||||
Gen. | Marche | A Macerata. Con Luca di Canale, Piero di Castello e Neri da Faenza riceve dagli abitanti 680 ducati a saldo di paghe pregresse con i pontifici. | |||
Giu. | Fermo Ancona Recanati | Perugia | Marche | Al soldi dei comuni di Fermo, Ancona e Recanati per i quali, con Luca di Canale, contrasta Biordo dei Michelotti. | |
Lug. | Bologna | Firenze | Romagna | Con Conte da Carrara è inviato nel forlivese in soccorso degli Ordelaffi contro i fiorentini: con Pino Ordelaffi si impadronisce della bastia di Sadurano. | |
Autunno | Chiesa | Colonna | Lazio | Agli stipendi del papa Bonifacio IX. Con Paolo Orsini scaccia i Colonna da Roma. Questi ultimi sono costretti a riparare nelle loro terre site nell’agro romano. | |
Dic. | Fuoriusciti | Ascoli Piceno | Marche | Transita per Osimo i cui abitanti forniscono vettovaglie alle sue truppe; subito dopo coadiuva i fuoriusciti di Ascoli Piceno a rientrare nella città scacciandone i partigiani di Andrea Matteo Acquaviva. Ascoli Piceno è messa a sacco; neppure le case dei locali fuoriusciti sono risparmiate dalle depredazioni. | |
1396 | |||||
………….. | Fuoriusciti Fermo | Chiesa | Marche | Si ribella alla Santa Sede; con le masnade di Luca di Canale, Piero da Castel Modenese e Neri da Faenza fronteggia per sei mesi i pontifici comandati da Paolo Orsini; appoggia i fuoriusciti di Macerata nell’espellere dalla città Antonio di Simonuccio che si è fatto signore della località; riesce in tale impresa con l’aiuto di Antonio da Camerino. Il rivale è ucciso in combattimento. | |
Mag. giu. | Comp. ventura | Firenze | Tosca | Scorre con la sua compagnia in Toscana ai danni dei fiorentini. | |
Ago. | Chiesa | Comp. ventura | Marche | Staziona nel fermano con Conte da Carrara. Su pressione del legato pontificio i due condottieri costringono Alessio di Montereale a restituire le prede razziate a Monterubbiano. | |
1397 | |||||
Feb. | Chiesa | Camerino | Marche | Sorveglia Macerata per impedire possibili azioni offensive da parte di Gentile da Varano. | |
…………. | Milano | Firenze | Toscana | Agli stipendi del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti. | |
Lug. | Comp. ventura | Ascoli Piceno Chiesa | Marche | Irrompe ancora in Ascoli Piceno dove viene in soccorso di Giovanni di Marsio, assediato dai ghibellini e dagli Acquaviva nella rocca del monte. Depreda la città, nello scontro restano uccisi più di 100 uomini. Entra in Staffolo, Osimo, Montefilottrano, Montefano, Numana, Offagna, Montelupone e Castelfidardo, terre tutte che si sono ribellate allo stato della Chiesa. I loro abitanti vengono scomunicati per avere dato ricetto alle bande del condottiero. Sono commessi in ogni luogo incendi, rapine ed omicidi. | |
1398 | |||||
Gen. feb. | Chiesa | Perugia | Umbria | Affronta una volta di più Biordo dei Michelotti, ora signore di Perugia. Si dirige nel perugino, entra in Migiana di Monte Tezio e vi dà alle fiamme un palazzo con un uomo all’ interno; tocca San Marco e fa prigionieri molti abitanti. Il papa Innocenzo VII gli concede in vicariato Montemilone (Pollenza), Amandola e Percozzone. | |
Mar. | Umbria | Biordo dei Michelotti è ucciso a Perugia; Mostarda da Forlì attacca la città con 400 cavalli per scacciarne il partito popolare dei raspanti che domina anche in Assisi, Spello, Todi, Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Trevi, Cesi ed Orvieto. | |||
Apr. | Umbria | Affianca Conte da Carrara; si colloca a San Valentino, ne incendia le case ed altrettanto fa a San Montano. Si impossessa dei palazzi al di là di Capocavallo e vi uccide 4 persone; ritorna a San Valentino e vi si ferma per otto giorni; cavalca a Montemorcino ed alla Maestà di Colonnata dove vengono catturati numerosi abitanti. Giunge a Veggio; procede nel medesimo modo e per Prepo e San Vittorino si sposta nel ducato di Spoleto. | |||
Mag. | Umbria | Si trasferisce nei contadi di Spello e di Cannara; gli si arrende il castello di Bucarelli, razzia tutto il bestiame del circondario; si muove a Casalina ed a Ponte San Giovanni dove fa parimenti molti danni. E’, invece, messo in fuga a San Bevignate da Archimanno Tedesco e da Ceccolino dei Michelotti con la perdita di 70 cavalli e la cattura di altri 12. Mostarda da Forlì si posiziona allora tra Foligno e Spello e si ricongiunge dopo qualche giorno con il resto delle truppe pontificie. | |||
Giu. lug. | Umbria e Marche | Ottiene a patti Brusa, giunge a Casaglia. Viene firmata la pace tra pontifici e perugini. Mostarda da Forlì entra in Amandola. A luglio leva il campo e si dirige verso Foligno. | |||
1399 | |||||
Mag. | Rimini | Comp. ventura | Marche | Contrasta nella marca di Ancona la compagnia di Ceccolo Broglia e di Conte da Carrara: combatte gli avversari a Cingoli. Dopo uno scontro di nove ore è sconfitto. | |
Nov. | Pollenza | Comp. ventura | Marche | Paolo Orsini effettua alcune scorrerie nel territorio di Pollenza, suo feudo. | |
1400 | |||||
Giu. | Chiesa | ||||
1401 | |||||
Feb. | Marche | Ottiene il perdono da ogni censura ecclesiastica. | |||
…………… | Marche | Si reca a Fermo per incassarvi 1000 ducati a titolo di residue paghe di anni precedenti; su sua richiesta ottiene da Bonifacio IX, tramite il vescovo di Fermo Antonio de Vetulis, che sia tolto l’interdetto agli abitanti di Osimo che lo hanno ospitato e rifornito di vettovaglie nel periodo in cui è stato in lotta con i pontifici. | |||
1402 | |||||
Primavera | Firenze | Milano | Umbria | Con Conte da Carrara combatte i Visconti. Ai suoi ordini si trova, agli inizi della sua carriera, Braccio di Montone. Mostarda da Forlì lascia lo spoletino ed assale Nocera Umbra, controllata da Ceccolino dei Michelotti; supera la resistenza dei difensori, cattura il podestà Cristoforo di Donatuccio; entra con furia nel perugino e danneggia il contado di Brufa; giunge fino al Tevere, vi razzia molto bestiame e ritorna nello spoletino. | |
Giu. | Chiesa | Lazio ed Umbria | Passa al soldo del fratello del papa Bonifacio IX, Giannello Tomacelli, rettore del Patrimonio e del ducato di Spoleto. Le spese della sua condotta sono a carico di alcune terre del Patrimonio e delle città di Todi, Spoleto, Terni, Narni ed Amelia. Poiché i comuni non corrispondono puntualmente alla taglia Mostarda da Forlì ha licenza di rifarsi sugli abitanti togliendo loro animali, beni, merci, masserizie, animali di loro proprietà dovunque essi siano fino al soddisfacimento del suo credito. Ottiene pure da Giannello Tomacelli la facoltà di riscuotere per conto dello stato della Chiesa una taglia imposta alla città di Viterbo. Il papa, mediante apposita bolla, non solo convalida tale decreto deciso dal fratello Giannello ma estende a suo favore la facoltà di rappresaglia contro le persone dei debitori. | ||
Sett. | Chiesa | Milano | Umbria | Sempre agli ordini di Giannello Tomacelli assale il perugino, controllato dai viscontei, con Paolo Orsini, Braccio di Montone e Conte da Carrara. | |
Ott. | Umbria | Con i pontifici si uniscono anche i condottieri fiorentini Crasso da Venosa e Bindo da Montopoli: viene predata la campagna. Mostarda da Forlì si accampa con l’Orsini alla Pila e dà il guasto a tutte le terre vicine. Segue la pace tra i contendenti. | |||
Nov. | Umbria | Entra in Perugia per la Porta di San Pietro al seguito di Giannello Tomacelli. | |||
1403 | |||||
Gen. | Umbria | Esce da Perugia con 600 cavalli; nel contado di Assisi è sconfitto da Ottobono Terzi. Il combattimento dura tre ore; tra i pontifici sono uccisi 150 uomini. | |||
Mag. | Umbria | Irrompe in Assisi con l’aiuto dell’abate di San Bartolomeo e di Averardo de Nepis. | |||
Lug. | Umbria | A seguito di un lungo assedio ottiene dai castellani di Assisi il possesso delle due rocche dietro l’esborso di 1000 fiorini. A dicembre, sempre con il da Carrara, accoglie alla porta di San Pietro di Perugia la moglie del Tomacelli e la accompagna tra balli e canti al Palazzo del Podestà dove risiede il marito. Dopo pochi giorni lascia la città per trasferirsi con la sua compagnia di 600 cavalli a Viterbo. | |||
1404 | |||||
Giu. ott. | Chiesa | Comp. ventura | 600 cavalli | Lazio | A Soriano nel Cimino si sono rifugiati gli ultimi componenti rimasti in Italia della compagnia dei bretoni. I venturieri, con Giannetto di Magnamonte, seguitano a depredare i territori finitimi, specie in quello di Viterbo. Mostarda da Forlì li affronta ed assedia i bretoni nel loro castello; fa molti prigionieri e li invia nelle carceri di Viterbo. Sono qui imprigionati nel fondo della torre del podestà, ora torre del Comune. Ad ottobre è richiamato a Roma con il da Carrara in occasione dell’elezione al soglio pontificio di Innocenzo VII. |
1405 | |||||
………… | Chiesa | Napoli | Lazio | Al servizio del papa Innocenzo VII. Ha l’incarico di presidiare a Roma il Borgo Leonino. | |
Ago. | Lazio | Sono fatti uccidere da Ludovico Migliorati 11 dei principali cittadini di Roma; la città si ribella ai pontifici. Mostarda da Forlì rientra a Roma con l’Orsini; con Ceccolino dei Michelotti ed il Beccarino sconfigge gli avversari ai Prati di Nerone; costringe Pieretto de Andreis, Gentile da Monterano e Giovanni Colonna a ripiegare nella campagna romana. | |||
Sett. | Lazio | A fine mese viene fatto uccidere da Paolo Orsini in una sala del Palazzo Apostolico davanti al pontefice: compiono fisicamente l’omicidio Antonio Orsini ed alcuni familiari di Paolo. Il condottiero viene sepolto a Roma nella chiesa di Santa Petronilla, che sorgeva accanto all’antica basilica di San Pietro. Alla sua morte lascia due femmine e cinque maschi (tra cui Giovanni). I bambini sono posti sotto la tutela del signore di Rimini Carlo Malatesta e della moglie Elisabetta Gonzaga, i quali si impegnarono nell’ amministrazione dei beni lasciati in eredità dallo stesso Mostarda. |
CITAZIONI
-“Bravo Condottier d’armi.” MURATORI
-“Valente capitano.” DE MINICIS
-“Il cui nome fu assai celebre nelle cose della guerra.” CAMPANO
-“Ductorem gentium et strenuum ac bellicosum in armis.” ANNALES FOROLIVIENSES
-“Huomo molto famoso in quei tempi.” PELLINI
-“Valorosissimo Capitano.” ROSCIO
-“Optimas dotes sortitus est, non solum ad sui nominis, ac familiae, sed patriae ipsius ornamentum. Eximie validum corpus illi dedit natura, et ad militiae labores aptissimum, gravem oris habitum, et consiliorum vehementer ad cavenda pericula ingenium. ..Erat Mostarda exigua facie, augusta fronte, quam non obliquae, sed rectae rugae intersecabant; magnis et mirantibus oculis, naso exili, barba brevi et ritorta, ut ex naturali effigie comperitur.” VIVIANI
-“Fortissimum in armis ductorem.” CRIVELLI
-“Famoso Capitano..Questo Mostarda dicono fosse il primo che insegnò d’armare i soldati da capo a piedi tutti di ferro, che prima erano soliti armarsi di corame.” MARTORELLI
-“Bravo guerriero.” TALLEONI
-Con altri condottieri romagnoli “Rei autem bellicae gnaros et in eo munere claros habuit patria nostra.” BIONDO
-“Celebrato tra li capitani più illustri di Forlì..Udivasi spesso gloriarsi d’aver riportate sino a cento ferite, di cui mostrava le cicatrici: era d’una complessione e forza meravigliosa, sì che in frequentissimi duelli n’uscì sempre vincitore.” P. BONOLI
-“Segnalato guerriero.” TORIGIO
-“Gran Capitano, e degno de’ più antichi tempi..Fu uno de’ ristoratori della militar disciplina, ed egli fu, che togliendo ai soldati l’uso dei vestire di cuojo inventò le armature tutte di ferro introdotte poi nell’Italia comunemente, ed altrove.” COLUCCI
-“Il primo che inventasse nella militia l’uso delle armi di ferro invece di cuoio.” MARCUCCI
-“Celebre capitano.” FERRANTI
-“Molti storici lo indicano come l’ideatore dell’armatura integralmente in ferro, in sostituzione delle protezioni di cuoio cotto, innovazione che altri attribuiscono invece allo stesso Alberico da Barbiano.” SPADA
-“Ov’è Mostarda, nobilissimo forlivese, conduttiero et capitano di ventura, homo molto pronto et valoroso? Lo quale si gloriava che nelle battaglie diverse haveva avuto cento ferite nel suo corpo, delle quali mostrava le cicatrici; tanto fu animoso che non istimava pericolo di morte, et ala sua forza non credeva altri fesse resistenza, et più et più volte combatté a corpo a corpo e sempre vinse.” COBELLI
-“Mostarda, che nel mestiere delle armi aveva trovato una crescente fonte di reddito, di prestigio e di potere, fu in condizioni di esercitare nell’ambito delle vicende regionali (le Marche) un ruolo di un certo rilievo, grazie anche alla protezione dei Malatesta e alla costituzione di un piccolo Stato personale comprendendo il castello di Percozzone (Ripa) ubicato in diocesi di Senigallia unitamente ai vicariati di Montemnilone (Pollenza) e di Amandola, donatigli dal papa (feb. 1398)…”Antonio di Pietro dello Schiavo e gli “Annales Forolivienses” danno due diverse versioni sulla sua morte, avvenuta a Roma per mano degli Orsini: il primo sostiene che Mostarda fosse stato ucciso in un’imboscata da Antonio Orsini o dai suoi familiari e poi sepolto nella chiesa di S. Petronilla, nel rione Colonna; i secondi attribuiscono la responsabilità del delitto a Paolo Orsini, che avrebbe trucidato Mostarda in una sala del palazzo pontificio alla presenza di Innocenzo VII.” FALCIONI
-“Ed or di laudar mi sforzo ed alzo/Il Mostarda da Strada che in un giorno/Ruppe tre spade;il ver non ti trabalzo.” Cambino Aretino riportato da FABRETTI
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