Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
MANNO DONATI Di Firenze. Padre di Niccolò Donati, fratello di Tassino Donati. Cavaliere dagli speroni d’oro.
1320 ca. – 1370 (settembre)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1342 | |||||
Mag. | Firenze | Pisa | Toscana | Lascia il regno di Napoli e passa al soldo dei fiorentini. Raggiunge il campo di San Piero in Campo sul Serchio con alcuni cavalli francesi di Gualtieri di Brienne e di Uguccione dei Buondelmonti. | |
1343 | |||||
Lug. | Rivoltosi | Firenze | Toscana | Con il fratello Corso ed alcuni Pazzi, Adimari ed Albizzi congiura ai danni di Gualtieri di Brienne, signore di Firenze. Si allea anche con Andrea Bardi, arma tutti i suoi parenti ed amici e dà inizio alla rivolta. Incendia il carcere delle Stinche e libera i prigionieri; assale il Palazzo del Podestà ove si è asserragliato il perugino Baglione Baglioni. | |
Ago. dic. | Toscana | I fiorentini si oppongono alla sua nomina a priore. Con il fratello Pazzino ed altri nobili fiorentini è imprigionato per un breve periodo dal nuovo regime popolare. | |||
1350 | Veneto | Viene mandato in esilio dai fiorentini perché sospettato di avere preso parte all’ assassinio della sua parente Taddea Donati. Si rifugia agli inizi nel regno di Napoli per trasferirsi in un secondo momento a Padova. In tale città pone la sua residenza in contrada Sant’ Agnese. | |||
1354 | |||||
Feb. | Padova | Verona | Veneto | Muove con Federico di Mathelor (500 barbute) in soccorso di Cangrande della Scala contro Frignano della Scala che, con un colpo di mano, si è impadronito di Verona. Raggiunge Cangrande a Vicenza; i 2 condottieri carraresi entrano nella città e prendono parte alla vittoria. Il suo aiuto è premiato con il dono di alcune proprietà nel territorio circostante. | |
Mag. | Padova | Brandeburgo | Trentino | Gli scaligeri lo ricompensano con alcuni beni tolti ai rivoltosi. Alla fine della missione cavalca in Valsugana con Nascimbene da Grompo per contrastarvi le mire del marchese di Brandeburgo. | |
1356 | |||||
Apr. giu. | Padova | Caldonazzo | Trentino e Veneto | E’ inviato con molti cavalli in Valsugana per difendere Pergine Valsugana dagli attacchi di Sicco da Caldonazzo e degli scaligeri. Esce dalla località e si porta a Bassano del Grappa. Alla notizia che Levico Terme sta per cadere nelle mani degli avversari torna a Padova e vi raduna 2000 uomini tra i quali vi sono Pataro Buzzaccarini, Ludovico Forzaté, Albertino da Peraga ed Ambaldo di Lorena. Le truppe carraresi lasciano Bassano del Grappa (maggio) per accamparsi a Primolano. Sicco da Caldonazzo, che ha ricevuto rinforzi dal signore di Verona Cangrande della Scala e dal marchese di Brandeburgo, sbarra loro la strada con la costruzione di un grande fossato protetto da un muro. A giugno Manno Donati riesce a bloccare tali lavori e rientra a Padova. | |
1357 | |||||
Lug. | Firenze | Forlì | Romagna | E’ riammesso in Firenze su istanza della famiglia Tolomei di Siena. Passa al servizio dei fiorentini. Viene mandato con 700 barbute, 800 balestrieri e fanti in soccorso del cardinale legato Androino de la Roche contro Francesco Ordelaffi e la compagnia del conte Lando. Nella crociata è anche seguito da singoli cittadini e da molti contadini sia a cavallo (200) che a piedi (2000). La campagna costerà ai fiorentini più di 100000 fiorini. | |
1358 | |||||
Lug. ago. | Romagna Toscana | Con Giovanni dei Medici, Amerigo Cavalcanti e Simone Peruzzi tratta con Broccardo Lando ed Amerigo del Cavalletto il passaggio della Grande Compagnia nel fiorentino. Ricorda ai venturieri i patti sottoscritti l’agosto precedente dal conte Lando con i quali la compagnia si è impegnata a non entrare in Toscana: ottiene solo risposte sprezzanti. Nel frattempo i fiorentini si accordano con i Guidi e gli Ubaldini ed inviano propri balestrieri nel Mugello per provvedere alla difesa dei passi; a Manno Donati sono ufficialmente revocati i poteri assieme agli altri ambasciatori. Nonostante ciò il Donati persevera nella linea decisa. Il conte Lando si accorda con i quattro inviati, ottiene il passo libero e cinque appostamenti per potersi approvvigionare a pagamento delle vettovaglie necessarie alla compagnia. Il Donati cavalca in testa con l’avanguardia guidata da Amerigo del Cavalletto; sfugge così all’ agguato delle Scalelle preparato dagli abitanti degli Appennini in cui viene coinvolto tutto il resto della compagnia. Di seguito si adopera attivamente affinché i mercenari sfuggiti all’imboscata si salvino prima a Dicomano e poi a Vicchio nel Mugello. Segue il Cavalletto da Vicchio in Romagna: in tale località gli ambasciatori fanno distribuire ai venturieri il pane che è stato spedito in precedenza per le truppe fiorentine. Al rientro a Firenze (agosto), il Donati si deve giustificare per il suo operato. | |||
1361 | Padova | Veneto | E’ nuovamente bandito da Firenze con il fratello Tassino. Ritorna a militare agli stipendi dei carraresi. | ||
1362 | |||||
Mar. | Emilia | Con Bartolomeo Piacentini ha da Francesco da Carrara l’incarico di recarsi a Ferrara per trattare un’alleanza con estensi, scaligeri ed il cardinale legato Egidio Albornoz in funzione antiviscontea. | |||
Sett. | Emilia | A Ferrara. Negozia con i francesi allo scopo di appianare le divergenze tra i due stati riguardo al Polesine di Rovigo. | |||
Ott. | Veneto | Figura come testimone in un atto di Carrara che concede la cittadinanza padovana e l’esenzione dalle tasse a tutti i forestieri giunti a Padova per lavorare nelle varie occupazioni relative all’arte della lana. | |||
1363 | Padova | Austria | Friuli | Con Federico di Mathelor presta soccorso al patriarca di Aquileia contro le milizie di Walterpertoldo di Spilimbergo. Assedia il rivale in Spilimbergo. | |
1364 | |||||
Apr. | Firenze | Pisa | Toscana | Combatte la Compagnia Bianca, guidata da Alberto Sterz e da Giovanni Acuto, e 3000 barbute tedesche, capitanate da Anichino di Baumgarten. Si oppone alla costruzione a Firenze di serragli a Sant’Antonio ed a San Gallo, ordinata dal capitano generale Arrigo di Montfort per impedire ai fiorentini di uscire dalla città. | |
Mag. | Toscana | Respinge con Bonifacio Lupo e Giovanni Malatacca un attacco di Anichino di Baumgarten alla Porta di San Gallo a Firenze. Lascia, di seguito, la città con Arrigo di Montfort, Giovanni e Rodolfo d’Asburgo (1500 barbute), 500 balestrieri e molti cavalli. Da San Miniato prende la strada della Val d’Era e si porta sotto Pisa dove negli stessi giorni è giunta una compagnia di 1400 cavalli proveniente dalla Lombardia ed assoldata dai pisani per 2000 fiorini: questa muove contro i fiorentini. Manno Donati convince il Montfort ad attraversare il ponte di Stagno; lo fa tagliare da Filippone Tenaglia; punta su Livorno e persuade i capitani della compagnia inseguitrice, di cui conosce i capi, a ritornare a Pisa: guadagna in tal modo sia il tempo necessario a superare senza contrasti un terreno paludoso, sia il tempo per potersi impadronire di Porto Pisano e di Livorno. Dato alle fiamme il secondo centro, marcia con celerità su Montescudaio affinché non gli sia bloccato al ritorno il passo dai pisani. Da qui prosegue per Volterra: in un solo giorno l’esercito compie trentotto miglia attraverso vie aspre e malagevoli. | |||
Lug. | Toscana | Galeotto Malatesta è ora il nuovo capitano generale dei fiorentini. Viene posto il campo a Cascina: Manno Donati si rende subito conto della debolezza del sito; con Bonifacio Lupo fortifica la strada che conduce a San Savino ed a Pisa; vi fa appostare, sui lati, i fanti dei conti Guidi, gli aretini e Ricceri Grimaldi con 400 balestrieri genovesi. Decisivo, infine, si rivela il suo intervento, portato con un contingente di fanti e di milizie ausiliarie, con i quali, uscendo dagli steccati, riesce a spezzare le linee nemiche con una manovra avvolgente. Giovanni Acuto è sconfitto: nella battaglia vi sono più di 1000 morti e sono catturati altri 2000 uomini, dei quali i fanti forestieri vengono subito rilasciati. | |||
Sett. | Padova | Austria | Friuli | Soccorre nel Friuli il patriarca di Aquileia contro le truppe del duca Rodolfo d’Austria ed i nobili locali, capeggiati ancora da Walterpertoldo di Spilimbergo. Assedia il castello di Umspergo, di cui ottiene le resa dopo averlo fatto battere con mangani e trabucchi. La fortezza viene distrutta; il Donati è sostituito nel comando da Bertuccio da Montemelone. | |
1366 | |||||
Dic. | Veneto | A Padova. | |||
1367 | |||||
…………. | Toscana e Veneto | Rientra a Firenze. I fiorentini lo inviano a Padova per verificare la situazione politica dello stato carrarese. | |||
Dic. | Veneto | A Padova presenzia alle nozze di Gigliola da Carrara con il duca Venceslao di Sassonia; alla fine della cerimonia è organizzato un torneo cui partecipa al comando della squadra rossa, mentre la bianca è guidata da Bertuccio da Montemelone. | |||
1369 | |||||
Dic. | Toscana | A Firenze, a seguito della sconfitta di Giovanni Malatacca a Cascina ad opera dei viscontei comandati da Giovanni Acuto. | |||
1370 | |||||
………….. | Firenze | Milano | Capitano g.le | Toscana | Viene nominato capitano generale della lega antiviscontea; gli sono consegnate le insegne del comando a Firenze di fronte al Palazzo della Signoria. Lucio Lando ha invece il comando delle milizie fiorentine. |
Giu. | Toscana | A Poggibonsi | |||
Lug. | Emilia | A Modena. | |||
Ago. | Emilia e Veneto | Allorché Giovanni Acuto si allontana dal campo visconteo per compiere un’incursione nel bolognese Manno Donati si dirige con Feltrino Gonzaga verso Reggio Emilia per liberare la città dall’assedio. Prende accordi con i difensori (3000 cavalli pontifici, carraresi ed estensi) affinché escano dalle mura con il popolo ed assalgano due bastie; un analogo attacco sarebbe stato da lui portato dall’ esterno. Il piano ha successo: 200 paia di buoi sono introdotti nella città. Manno Donati viene colpito all’improvviso da una forte febbre subito dopo la vittoria; è condotto a Padova a curarsi. | |||
Sett. | Veneto | Muore a Padova. E’ sepolto nel chiostro del Noviziato della basilica di Sant’Antonio; sulla tomba compare un epitaffio in versi latini scritto dall’amico Francesco Petrarca. Secondo alcune fonti muore a Monte Giove (nei pressi di Schio) quattro anni dopo. Ritratto a Padova in una sala del Palazzo della Ragione; ritratto con elmo nella gipsoteca di Firenze (Istituto Statale d’Arte). |
CITAZIONI
-“Uno dei più illustri capitani del suo tempo.” TIRIBILLI-GIULIANI
-“Esercitato nelle compagnie e nelle guerre d’Italia, variando servigi, come i nobili spesso facevano, e di rado utile alla patria sua.” CAPPONI
-“Era uomo di grande animo.” RINUCCINI
-“Cavalier celebre e gran guerriero..Valente cavaliere.” GAMURRINI
-“Qui in bellis suae reipublicae (Firenze) summa cum laude versatus erat.” BRACCIOLINI
-“Capitano ..coraggioso e previdente, e di cui talenti militari lo avrebbero dovuto portare alla testa dell’esercito, se le sospettose repubbliche lo avessero conceduto ai loro cittadini.” PIGNOTTI
-“E de Donati il nobil messer Manno.” Da un poemetto coevo riportato dallo ZARDO
-“Secondo parecchie fonti, il Donati morì subito dopo questa vittoria esausto dalle fatiche della battaglia. Tre fonti collocano la sua morte alla fine dell’agosto 1370: la “Cronichetta d’incerto”, una lettera di Lombardo della Seta di Padova al Petrarca in Arquà e un’iscrizione sulla tomba del Donati nella chiesa di S. Antonio di Padova con l’epitaffio scritto dallo stesso Petrarca.. Ci sono pure molte testimonianze che fanno pensare che il Donati non morisse nell’agosto del 1370, come suggeriscono queste fonti… La data precisa della morte del Donati, ma l’anno più probabile è il 1374. La voce della sua morte nel 1370 nacque probabilmente da una sincope di cui il Donati fu colpito dello stesso tipo di quello che colpì il Petrarca stesso nell’aprile del 1370 a Ferrara, quando per trenta ore il grande poeta giacque nell’incoscienza e fu creduto morto.” KOHL
-Epitaffio che compare sulla sua tomba “Miles eram magnus factis, in nomine Mannus,/ Donatus quos fama vocat celebrat que vetusti/ Sanguinis auctores habui: manus inclyta bello/ Dexteritas que immensa fuit, nec gratia clarae/ Defuerat formae, dubii que peritia Martis,/ Dumpia iustitiae servens amor induit arma/ Nil metuens multis late victricia campis/ Signa tuli, multos potui meruisse triumphos./ Florentina mihi generosa stirpis origo,/ Clara domus Patavium: sedesque novissima busti/ Contegit exiguo fessum sub marmore corpus,/ Reddita mens coelo, nomen servate sequentes/ M.CCCLXX AUGUST. ULT.” PETRARCA
Immagine: Effigies & Brasses