Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
LUCHINO DAL VERME (Rinaldo dal Verme) Di Verona.
Signore di Monguzzo, Cornate d’Adda, Lurago d’Erba, Carpiano, Castelmarte, Lambrugo, Cremnago, Meletole, Castelnovo di Sotto, Baldaria, Pressana e Cologna Veneta. Figlio di Pietro, padre di Jacopo dal Verme, genero di Bonetto da Malvicina, suocero di Rinaldo da Monteverde.
1320 – 1367
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1341 | |||||
Ott. | Verona | Pisa | Toscana | Al servizio del signore di Verona Mastino della Scala. Partecipa alla battaglia di San Quirico, presso Lucca, nella quale è catturato con il padre Pietro. | |
1343 | Veneto | Sposa Jacopa da Malvicina figlia di Bonetto (dote 1000 fiorini). Attraverso la moglie, alla morte del suocero eredita considerevoli proprietà nel veronese, in particolare Baldaria, Pressana e Cologna Veneta. Per questo patrimonio anni dopo (1350-1352) viene coinvolto in un’aspra contesa con Guglielmo Scannacci, un amico e consigliere del signore di Verona Mastino della Scala. La controversia contribuisce al suo distacco dal regime scaligero. | |||
1344 | |||||
Apr. | Milano | Pisa | Toscana | Al servizio del signore di Milano, l’arcivescovo Giovanni Visconti. Scorre in Lunigiana. Vinti i pisani si trasferisce nel territorio da essi controllato. | |
Mag. | Toscana | Da Montefalcone sposta le sue schiere nel lucchese. Giunge al castello di Santa Maria in Monte per attraversare l’Arno. | |||
1350 | Milano | Con Bonacio Gangalandi ha l’incarico di procuratore per il matrimonio di Guglielmo di Castelbarco con Francesca di Castelbarco. E’ segnalato a Parma. | |||
1351 | |||||
Estate autunno | Milano | Firenze Perugia Chiesa | Emilia e Toscana | Dalla valle del Reno si porta fino a Sambuca per cogliere di sorpresa Pistoia. Fallito il tentativo, dà il guasto alle campagne fin sotto le mura di Firenze; risale per il Mugello, occupa Barberino di Mugello ed assedia Scarperia. L’avvicinarsi dell’ inverno obbliga i viscontei a levare l’assedio ed a riparare in parte a Marradi ed in parte a Pietramala. | |
1352 | |||||
Estate | Toscana e Umbria | Occupa Borgo San Sepolcro (Sansepolcro), depreda i territori di Perugia e di Cortona. Si dirige a Gubbio con 800 barbute allo scopo di affrontarvi i pontifici; entra in Bettona. I perugini, spaventati dalla sua azione, arruolano tedeschi, provenzali ed italiani. | |||
Dic. | Toscana ed Emilia | E’ ridotto in Sansepolcro. Un terremoto, che colpisce la Toscana, lo costringe al rientro a Bologna. | |||
1353 | |||||
Gen. | Liguria | A Sarzana, a trattare la pace con i fiorentini per conto del signore di Milano. | |||
1354 | |||||
Feb. | Viene esiliato da Verona a seguito del fallimento del tentativo di Frignano della Scala di assumere la signoria della città al posto del fratellastro Cangrande II della Scala. Alla congiura prendono parte il padre Pietro, Azzo da Correggio, Tebaldo da Camino, Giovanni di Montagna e Ruggeri Ervari. Gli sono confiscati i beni. E’ condannato al bando perpetuo da Verona con il padre ed i fratelli. | ||||
…………. | Milano | Mantova | Emilia | Si colloca a Guastalla con Guglielmo Pallavicini e Giovanni Visconti da Oleggio per contrastare le truppe dei Gonzaga che si sono fermate sul Panaro | |
1355 | |||||
Lug. | Liguria | E’ nominato dai fratelli Matteo, Bernabò e Galeazzo Visconti governatore di Genova. Rilascia un salvacondotto per 2 galee veneziane che conducono gli ambasciatori del doge Giovanni Gradenigo al re d’Aragona. | |||
1356 | |||||
……….. | Liguria | Si trova sempre a Genova. | |||
……….. | Piemonte | Ricopre l’incarico di governatore d’Alba | |||
Nov. | Capitano g.le | Bernabò Visconti gli affida il comando delle truppe viscontee nel parmense. | |||
1357 | |||||
……….. | Emilia | Sposa in seconde nozze Beatrice da Enzola, di Parma. Ottiene la cittadinanza della località. | |||
Ago. | Capitano g.le | Lombardia | A fine mese Bernabò Visconti gli affida il comando delle truppe operanti nei territori di Brescia, Parma, Cremona. Fogliano, Carpi, Correggio e Mirandola. | ||
Sett. | Il doge Giovanni Dolfin gli concede la cittadinanza veneziana. | ||||
Dic. | Milano | Mantova Ferrara | Lombardia | E’ inviato contro i Gonzaga alla testa di 500 barbute. Giunge a Guastalla, cavalca a Governolo e si impadronisce del ponte sul Po grazie ad un un trattato con un sacerdote. Nell’anno si sposa con Beatrice d’ Anzola. | |
1358 | |||||
Gen. | Lombardia | Irrompe nel serraglio di Mantova dopo avere costruito un altro ponte sul Mincio. Si impossessa del ponte di Borgoforte sul Po ed assedia la rocca. Si sposta nel reggiano e riduce il capoluogo alla desolazione; viene affrontato da estensi e gonzagheschi. Presto il conflitto ha termine. | |||
1359 | |||||
Mar. | Milano | Monferrato | Lombardia | Assale Pavia per conto di Galeazzo Visconti. La città è governata dai Beccaria; la sua conquista significa l’isolamento del marchese di Monferrato Giovanni. Stringe d’assedio la località con 2000 barbute e 2000 fanti assoldati a Lugo, numerosi frombolieri e guastatori. Blocca le porte della città in modo da impedire i rifornimenti di vettovaglie. | |
Nov. | Lombardia | battuto una prima volta, continua ad assalire Pavia fino alla definitiva resa della città dopo otto mesi di assedio. | |||
1360 | |||||
Mar. | Lombardia | Rimane alla guardia di Pavia. Gli è affidata la supervisione dei lavori inerenti la costruzione del castello cittadino. | |||
1361 | |||||
Gen. | Piemonte | In Piemonte con l’incarico di governatore di Alessandria e di Tortona. | |||
Feb. | Milano | Monferrato | Capitano g.le | Piemonte | Viene nominato capitano generale di Asti e del Piemonte. |
1362 | |||||
Sett. ott. | Luogotenente | Piemonte e Lombardia | Affronta la Compagnia Bianca comandata da Alberto Sterz; con Nicola Unghero respinge gli avversari nel novarese. Ottiene Castelnuovo Scrivia e ne distrugge il castello. Provvede a rinforzarne le difese con fanti e cavalli. Accoglie i profughi e gli espulsi. Si muove alla volta di Tortona. Si impadronisce del castello di Villa, presso lo Scrivia, l’ultimo avamposto ancora controllato dai ribelli pavesi. Ad ottobre effettua una prima spedizione verso Voghera e Retorbido; dà alle fiamme e distrugge alcune località, cattura Buscaglia da San Nazaro ed altri membri della sua famiglia che non fa uccidere in cambio della promessa della consegna della rocchetta di Calcababbio. L’azione fallisce perché gli abitanti di Voghera, informati della vicenda, arrestano un figlio dello stesso Buscaglia che si trova al suo interno. Prepara un’imboscata sulla strada che porta a Castellaro. Si muove verso Voghera con pochi cavalli. Gli abitanti escono per combatterlo. Il dal Verme retrocede ad arte fino al punto in cui è stato predisposto l’agguato. 100 nemici sono uccisi e molti sono i feriti. 70 prigionieri, con il bestiame razziato, sono condotti a Tortona Costoro sono rilasciati con l’eccezione di 3 capipopolo e di altri 3 che, feriti, muoiono nelle carceri di Tortona. Pernotta a Pontecurone; mette a sacco Montebello della Battaglia; si spinge ancora verso Voghera. Devasta il territorio circostante (Nibbiola, Sant’Antonino, Stefanago e Castagnolo) e nei vicini Appennini il contado di Mondondone. . | ||
Nov. | Lombardia | Alla conclusione delle operazioni si reca a Casteggio, a Pavia ed a Milano con Nicola Unghero. Rientra a Pavia dove si ammala di peste. | |||
1363 | |||||
Giu. ott. | Piemonte e Lombardia | Con la partenza della Compagnia Bianca per il pisano recupera in breve tempo nell’alessandrino diverse località come Villa Botteri, Volpeglino, Volpedo, Casale Monferrato e Monleale. Entra nell’Oltre Pavese; si accampa a Breme, che cede in breve tempo. Si impadronisce di Sale. A fine ottobre assale con 17 macchine ossidionali anche Garlasco. Si affrettano ad arrendersi ai viscontei i centri di Sant’Antonino, Nibbiola e Borgo Priolo. | |||
Nov. dic. | Lombardia | Gli abitanti di Garlasco si sollevano e trattano la resa a patti con gli avversari. Pronta è la reazione dei viscontei. Il presidio monferrino fugge nottetempo; e la località è conquistata e messa con ferocia a sacco. Le case sono date alle fiamme e le fortificazioni sono abbattute; sono fatti prigionieri tutti gli abitanti. A dicembre 5 guelfi promotori della rivolta, tra i quali un prete, vengono impiccati per i piedi; altri sono giustiziati ad Orta e molti, infine, sono incarcerati a Pavia. | |||
1364 | |||||
Feb. | Venezia | Candia | 100 cavalli e 150 fanti | Lombardia | E’ firmata la pace tra i Visconti ed i guelfi. Luchino dal Verme passa agli stipendi dei veneziani con il beneplacito di Bernabò e Galeazzo Visconti, nonché l’approvazione dell’amico Francesco Petrarca. Il contratto è stipulato ai primi del mese a Milano a seguito di un incontro con Raffaello Caresini nella sua casa di San Michele al Muro rotto. Gli è concessa una provvigione mensile di 800 ducati ed una condotta di 100 cavalli e di 150 fanti. Ha il compito di portarsi a Candia (Creta), che si è ribellata alla Serenissima ad opera di alcuni patrizi veneziani esclusi dalle magistrature cittadine. Ai suoi uomini è assicurato il trasporto gratuito all’andata ed al ritorno. A Luchino dal Verme ed ai suoi sono anticipati tre mesi di paga. I veneziani fanno pure pressione sugli scaligeri affinché gli siano restituiti i beni confiscati a suo tempo: la risposta è negativa. |
Mar. | Venezia | A Venezia. E’ investito del comando delle truppe dal doge Lorenzo Celsi. | |||
Apr. mag. | Capitano g.le | Grecia | Si imbarca per Creta su una flotta di 33 galee (al comando di Domenico Michiel) che trasporta 1000 cavalli e 2000 fanti raccolti in Lombardia ed in Romagna. Sbarca a maggio nel porto di Fraschia o Frascata; un centinaio di soldati si allontanano per darsi al saccheggio e sono tutti uccisi: lingua e genitali sono loro tagliati e posti per dileggio sul fondo schiena. Luchino dal Verme riordina i suoi uomini e muove contro gli avversari che se ne stanno raccolti sui monti. La campagna che segue lo sbarco delle truppe del dal verme è rapida e decisiva. Le leve feudali nemiche non reggono il confronto con i mercenari ai suoi ordini, che sono assistiti tra l’altro da contingenti di genieri boemi. Quando i nemici sono costretti a scendere al piano per la mancanza di vettovaglie li affronta con decisione e li mette in fuga infliggendo loro gravi perdite. Disfatto a Stromboli l’esercito dei coloni, concede il saccheggio dei borghi ai soldati; entra nella capitale Candia con pochi soldati e ne impedisce l’ingresso al resto delle truppe facendo chiudere le porte della città. Vi è una sommossa promossa da Martino da Rimini e da Giovannello Visconti; ai soldati sono consegnate due paghe affinché si calmino; i due condottieri sono giustiziati ad ammutinamento piegato. | ||
Ago. | Veneto | Ritorna a Venezia accolto con grandi feste, descritte dal Petrarca. Sono liberati prigionieri dalle carceri, a molte povere nubili è assicurata una dote dallo stato; in onore del dal Verme è organizzata in piazza San Marco una giostra durata quattro giorni. Questa vede in particolare battersi in torneo, l’uno contro l’altro, il re di Cipro Pietro di Lusignano con il figlio Jacopo. Il suo nome è inscritto nel patriziato veneto; gli è riconosciuta (peraltro già da giugno) una pensione annua di 1000 ducati. | |||
1365 | Milano | Lombardia o | Accoglie a Pavia il conte Amedeo di Savoia che sta per partire per la Grecia per combattere i turchi a favore dell’ imperatore di Costantinopoli. | ||
1366 | Lombardia | A metà marzo il signore di Verona Cangrande della Scala rinnova il bando a suo carico. Bernabò Visconti, al contrario, gli dona un palazzo a Milano e gli concede (aprile) in feudo Monguzzo (con le pertinenze di alcune terre quali Cornate d’Adda, Lurago d’Erba, Carpiano, Castelmarte, Lambrugo, Cremnago), Meletole e Castelnovo di Sotto. | |||
1367 | Turchia | Si accinge ad un lungo soggiorno in Oriente nel corso del quale tocca Costantinopoli. Muore nei primi mesi dell’anno in tale località. |
CITAZIONI
-“Huomo di gran prudenza.” CORIO
-“Fu cavaliere nel vero senso della parola, generoso coi vinti, non avido di bottino, non sanguinario. Le sue relazioni col Petrarca ne attestano non solo la cultura, rara a quei tempi negli uomini d’arme, ma l’animo buono e gentile.” ARGEGNI
-“Prode capitano, uno di quelli che rinnovarono l’organizzazione delle milizie italiane..L’Azario lo dice bello d’aspetto, fiero, irascibile, astuto, infaticabile.” SORBELLI
-“Capitano a que’ tempi famoso.” POGGIALI
-“Nome di esperimentato guerriero teneva.” MOROSINI
-“Strenuissimus et fidelissimus miles.” CARESINI
-“Per le cose fatte molto famoso, e celebre.” DALLA CORTE
-“Celebre Capitano.” DIEDO
-“Egli era per natura d’animo molto bellicoso e ardente, e mirabilmente accorto a schifar gli inganni de nemici e tendere insidie.” SANSOVINO
-“Luchino è un nobile soldato di illustre progenie veronese, di bella persona e infaticabile; fiero tuttavia, quando si adira; astuto, forte e discreto non evita le fatiche ed è celebre per la sua facondia, da non aver pari…Uomo di ammirevoli capacità” AZARIO
-“Di tutti i capitani dell’età nostra è il più esperto e il più valoroso..Bastano i fatti, bastano il parlare, il vestire, i costumi, la condotta, gli esordi, la fine delle nostre guerre a chiarire la differenza che corre dai nostri a quegli antichi conduttori di eserciti. Massimamente per questo io sempre di te mi piacqui, che in mezzo agli onori che ti fruttaron le armi, mai non tenesti le lettere a vile: né dubito punto che se ne avessi avuto il tempo, imitando i nostri maggiori, le avresti coltivate tu pure.” PETRARCA
-(Riguardo ai rapporti di Luchino dal Verme con il Petrarca) “Les rapports entre les Dal Verme et Pétrarque ne doivent pas etre considerés comme un fait extraordinaire, en dépit du caractère exceptionnel de Pétrarque lui-meme: l’exaltation des condottières par les humanistes est courante, et cette histoire individuelle s’inscrit dans le processus plus général de “métamorphose du condottière” qui, de “brigand” qu’il était, devient un “héro de la Renaissance”. SAVY
-“Luchino est le premier à faire du métier des armes una activité centrale, et, dans une large mesure, le fondament de la puissance famniliale.. Le savoir-faire militare est, à partir del Luchino, la base de la puissance des Dal Verme.” SAVY
-“Famoso Capitano di quel tempo.” TARCAGNOTA
-“Capitano di gran bravura.” GHILINI
-“Prode ma spietato soldato.” MAGENTA
-“Con fama d’essere stato uno de’ migliori condottieri de’ suoi tempi.” LITTA
-“Celebre condottiere del secolo XIV:” BOSI
-“Celebre Generale di quel secolo.” FRIZZI
-“Vir impiger.” VERI
-“Vir bello insignis, exercitus Venetorum imperator.” PANVINIO
-“Valoroso condottiero.” SPRETI
-“Di alto grido.” VERDIZZOTTI
-“(Si acquistò) fama di valente ed onorato capitano.” SAGLIO
-“Illustre Comandante del suo tempo in Italia.” TENTORI
-“Uno dei principali condottieri delle truppe milanesi nella seconda metà del Trecento.” BARLUCCHI
-“Condottiero di prestigio.” SALVALAGGIO
-“Forse il Dal Verme era il solo tra quei capitani, in gran parte ignoranti e bestiali, che avesse qualche intelligenza di lettere e gentilezza di costumi, e ciò si può dedurre dal linguaggio che il Petrarca usa nelle lettere a lui dirette, le quali suppongono in colui che le riceveva una certa cultura di studi.” TABARRINI
-“Pietro Azario wrote that he was intelligent, resilient and tireless, but also capable of turning into an animal whwn he was angry (“ferus aspectu cur itascitur”).” BALESTRACCI
-“Was one of the most respected soldiers in Italy.” CAFERRO
-“A skilled Veronese soldier.” CROWLEY
-“Fu uno dei condottieri più famosi del suo tempo.” WIKIPEDIA
-“Capitano veronese..celebre.” TANZINI
-“Egli fu uno dei principali condottieri italiani in un momento in cui, in Italia, predominavano capitani e compagnie straniere…Secondo un’antica tradizione il dal Verme salpa con Amedeo (VI di Savoia), come comandante di una delle galee ricevute in prestito da Venezia e con 100 uomini d’arme offerti da Bernabò Visconti. Nelle fonti, però, mancano tali testimonianze al riguardo. Nel dettagliatissimo resoconto finanziario di Barber, infatti, non si trova alcuna traccia della presenza del dal Verme tra i crociati ed è stato provato che l’accenno della cronaca di Jean Servion, su cui si basa la tradizione storiografica della sua partecipazione, è errata (D. Muratore). Né, peraltro, alcuna fonte attesta in modo sicuro che il dal Verme fosse al seguito del Lusignano (re di Cipro). Gli unici dati certi sono forniti da due lettere del Petrarca. Con la prima del 10 dicembre 1366 esortava il dal Verme, che si trovava in Oriente, ad interrompere la sua attività di crociato e a tornare in Italia dove lo attendeva una gloria maggiore. La seconda è la famosa lettera consolatrice scritta dal poeta il 9 giugno 1367 a Jacopo dal Verme, figlio di Luchino, il quale da Costantinopoli aveva comunicato al Petrarca la notizia della morte del padre e gli aveva chiesto consiglio sull’opportunità o meno di riportarne il corpo in Italia. Verosimilmente il dal Verme morì a Costantinopoli, o nei pressi di questa città, all’inizio dell’anno 1367: forse era partito per l’Oriente dopo il gruppo principale dei crociati sabaudi e giunto così a Costantinopoli dopo la partenza di Amedeo per la Bulgaria, oppure potrebbe essere partito prima, con una spedizione autonoma, ed essendo arrivato a Costantinopoli sperando di unirsi al Conte Verde. E’ certamente da respingere il racconto del Litta, seguito da molti storici, del suo ritorno in Italia per partecipare alla campagna viscontea in Piemonte del 1370-71 e della sua successiva morte in Siria nel 1372. Il racconto si basa su notizie che si riferiscono sicuramente al figlio del dal Verme, Luchino Novello, che fu al servizio dei Visconti come diplomatico e militare. Oltre al suo palazzo di Milano, sembra che il dal Verme abbia ricevuto dal Visconti nel 1366 il feudo di Monguzzo, cominciando così la costituzione del patrimonio dal Verme nel Milanese. Comunque negli archivi di famiglia non c’é traccia di tale concessione ed è possibile che si sia creata una certa confusione con la donazione ricevuta più tardi, nel 1380, del figlio Iacopo. Il dal Verme, comunque, ebbe sicuramente delle terre a Meletole ed a Castelnuovo di Sotto. Il nucleo principale del suo patrimonio nel Veronese gli fu confiscato da Cangrande della Scala nel 1354.” MALLETT
-“Celebre capitano di ventura.” DISTEFANO
-“Luchino fu un precursore dei condottieri della generazione successiva, che avevano anche mansioni di governatorato nelle città appena conquistate, come costruire fortezze, ed essere consulenti e strateghi dei signori committenti…Fu precursore dei contratti a lungo termine e delle pensioni dei condottieri che furono ampiamente applicati dai Regni italiani nei confronti dei loro comandanti durante i secoli XIV-XV.” BIONDINI-SANGIORGIO
LUCHINO DAL VERME (Rinaldo dal Verme) Di Verona.
Signore di Monguzzo, Meletole, Castelnovo di Sotto, Baldaria, Pressana e Cologna Veneta. Figlio di Pietro, padre di Jacopo dal Verme, genero di Bonetto da Malvicina, suocero di Rinaldo da Monteverde.
1320 – 1372
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1341 | |||||
Ott. | Verona | Pisa | Toscana | Partecipa alla battaglia di San Quirico, presso Lucca, nella quale è catturato con il padre Pietro. | |
1343 | Veneto | Sposa Jacopa da Malvicina figlia di Bonetto (dote 1000 fiorini). Attraverso la moglie, alla morte del suocero eredita considerevoli proprietà nel veronese, in particolare Baldaria, Pressana e Cologna Veneta. Ne nasce una controversia che contribuisce al suo distacco dal regime scaligero, culminante anni dopo con il suo esilio da Verona. | |||
1344 | |||||
Apr. | Milano | Pisa | Toscana | Scorre in Lunigiana. Vinti i pisani si trasferisce nel territorio da essi controllato. Per questo patrimonio s coinvolto in un’aspra contesa con Guglielmo Scannacci, un bolognese amico e consigliere di Mastino II della Scala. | |
Mag. | Toscana | Da Montefalcone sposta le sue schiere nel lucchese. Giunge al castello di Santa Maria in Monte per attraversare l’Arno. | |||
1350 | Milano | Con Bonacio Gangalandi ha l’incarico di procuratore per il matrimonio di Guglielmo di Castelbarco con Francesca di Castelbarco. Nel periodo eredita dal suocero Bonetto da Malvicina le terre di Baldaria, Cologna veneta e Pressana. E’ segnalato a Parma al servizio al servizio del signore di Milano, l’arcivescovo Giovanni Visconti. | |||
1351 | |||||
Estate autunno | Milano | Firenze Perugia Chiesa | Emilia e Toscana | Dalla valle del Reno si porta fino a Sambuca per cogliere di sorpresa Pistoia. Fallito il tentativo, dà il guasto alle campagne fin sotto le mura di Firenze; risale per il Mugello, occupa Barberino di Mugello ed assedia Scarperia. L’avvicinarsi dell’ inverno obbliga i viscontei a levare l’assedio ed a riparare in parte a Marradi ed in parte a Pietramala. | |
1352 | |||||
Estate | Toscana e Umbria | Occupa Borgo San Sepolcro (Sansepolcro), depreda i territori di Perugia e di Cortona. Si dirige a Gubbio con 800 barbute allo scopo di affrontarvi i pontifici; entra in Bettona. I perugini, spaventati dalla sua azione, arruolano tedeschi, provenzali ed italiani. | |||
Dic. | Toscana | E’ ridotto in Sansepolcro. Un terremoto che colpisce la Toscana lo costringe al rientro a Bologna. | |||
1353 | |||||
Gen. | Liguria | A Sarzana, a trattare la pace con i fiorentini per conto di Giovanni Visconti. | |||
1354 | |||||
Feb. | Viene esiliato da Verona a seguito del fallimento del tentativo di Frignano della Scala di assumere la signoria della città al posto del fratellastro Cangrande II della Scala. Alla congiura prendono parte il padre Pietro, Azzo da Correggio, Tebaldo da Camino, Giovanni di Montagna e Ruggeri Ervari. Gli sono confiscati i beni. E’ condannato al bando perpetuo da Verona con il padre ed i figli. | ||||
…………. | Milano | Mantova | Emilia | Si colloca a Guastalla con Guglielmo Pallavicini e Giovanni Visconti da Oleggio per contrastare le truppe dei Gonzaga che si sono fermate sul Panaro | |
1355 | |||||
Lug. | Liguria | E’ nominato governatore di Genova. Rilascia un salvacondotto per 2 galee veneziane che conducono gli ambasciatori del doge Giovanni Gradenigo al re d’Aragona. | |||
1356 | |||||
……….. | Liguria | Si trova sempre a Genova. | |||
……….. | Piemonte | Ricopre l’incarico di governatore d’Alba | |||
……….. | Capitano g.le | Bernabò Visconti gli affida il comando delle truppe viscontee. | |||
1357 | |||||
…………. | Emilia | Sposa in seconde nozze Beatrice da Enzola di Parma ed ottiene la cittadinanza parmense. | |||
Dic. | Milano | Mantova Ferrara | Lombardia | E’ inviato contro i Gonzaga alla testa di 500 barbute. Giunge a Guastalla, cavalca a Governolo e si impadronisce del ponte sul Po grazie ad un un trattato con un sacerdote. Nell’anno si sposa con Beatrice d’ Anzola. | |
1358 | |||||
Gen. | Lombardia | Irrompe nel serraglio di Mantova dopo avere costruito un altro ponte sul Mincio. Si impossessa del ponte di Borgoforte sul Po ed assedia la rocca. Si sposta nel reggiano e riduce il capoluogo alla desolazione; viene affrontato da estensi e gonzagheschi. Presto il conflitto ha termine. | |||
1359 | |||||
Mar. | Milano | Monferrato | Lombardia | Assale Pavia. La città è governata dai Beccaria; la sua conquista significa l’isolamento del marchese di Monferrato Giovanni. Stringe d’assedio la località con 2000 barbute e 2000 fanti assoldati a Lugo, numerosi frombolieri e guastatori. Blocca le porte della città in modo da impedire i rifornimenti di vettovaglie. | |
Nov. | Lombardia | Battuto una prima volta, continua ad assediare Pavia fino alla definitiva resa della città. | |||
1360 | |||||
Mar. | Lombardia | Rimane alla guardia di Pavia. Ha un ruolo importante nella ricostruzione della città. Dà inizio alla costruzione del castello. | |||
1361 | |||||
Gen. | Piemonte | In Piemonte con l’incarico di governatore di Alessandria e di Tortona. | |||
Feb. | Milano | Monferrato | Capitano g.le | Piemonte | Viene nominato capitano generale ad Asti e nel Piemonte. |
1362 | |||||
Sett. ott. | Luogotenente | Piemonte e Lombardia | Affronta la “Compagnia Bianca” comandata da Alberto Sterz; con Nicola Unghero respinge gli avversari nel novarese. Ottiene Castelnuovo Scrivia e ne distrugge il castello. Provvede a rinforzarne le difese con fanti e cavalli. Accoglie i profughi e gli espulsi. Si muove alla volta di Tortona. Si impadronisce del castello di Villa, presso lo Scrivia, l’ultimo avamposto ancora controllato dai ribelli pavesi. Ad ottobre effettua una prima spedizione verso Voghera e Retorbido; dà alle fiamme e distrugge alcune località, cattura Buscaglia da San Nazaro ed altri membri della sua famiglia che non fa uccidere in cambio della promessa della consegna della rocchetta di Calcababbio. L’azione fallisce perché gli abitanti di Voghera, informati della vicenda, arrestano un figlio dello stesso Buscaglia che si trova al suo interno. Prepara un’imboscata sulla strada che porta a Castellaro. Si muove verso Voghera con pochi cavalli. Gli abitanti escono per combatterlo. Il dal Verme retrocede ad arte fino al punto in cui è stato predisposto l’agguato. 100 nemici sono uccisi e molti sono i feriti. 70 prigionieri, con il bestiame razziato, sono condotti a Tortona Costoro sono rilasciati con l’eccezione di 3 capipopolo e di altri 3 che, feriti, muoiono nelle carceri di Tortona. Pernotta a Pontecurone; mette a sacco Montebello della Battaglia; si spinge ancora verso Voghera. Devasta il territorio circostante (Nibbiola, Sant’Antonino, Stefanago e Castagnolo) e nei vicini Appennini il contado di Mondondone. . | ||
Nov. | Lombardia | Alla conclusione delle operazioni si reca a Casteggio, a Pavia ed a Milano con Nicola Unghero. Rientra a Pavia dove si ammala di peste. | |||
1363 | |||||
Giu. ott. | Piemonte e Lombardia | Con la partenza della “Compagnia Bianca” per il pisano recupera in breve tempo nell’alessandrino diverse località come Villa Botteri, Volpeglino, Volpedo, Casale Monferrato e Monleale. Entra nell’Oltre Pavese; si accampa a Breme, che cede in breve tempo. Si impadronisce di Sale. A fine ottobre assale con 17 macchine ossidionali anche Garlasco. Si affrettano ad arrendersi ai viscontei i centri di Sant’Antonino, Nibbiola e Borgo Priolo. | |||
Nov. dic. | Lombardia | Gli abitanti di Garlasco si sollevano e trattano la resa a patti con gli avversari. Pronta è la reazione dei viscontei. Il presidio monferrino fugge nottetempo; e la località è conquistata e messa con ferocia a sacco. Le case sono date alle fiamme e le fortificazioni sono abbattute; sono fatti prigionieri tutti gli abitanti. A dicembre 5 guelfi promotori della rivolta, tra i quali un prete, vengono impiccati per i piedi; altri sono giustiziati ad Orta e molti, infine, sono incarcerati a Pavia. | |||
1364 | |||||
Feb. | Venezia | Candia | 100 cavalli e 150 fanti | Lombardia | E’ firmata la pace tra i Visconti ed i guelfi. Il dal Verme passa agli stipendi dei veneziani con l’approvazione di Francesco Petrarca di cui è amico. Il contratto è stipulato ai primi del mese a Milano a seguito di un incontro con Raffaello Caresini nella sua casa di San Michele al Muro rotto. Gli è concessa una provvigione mensile di 800 ducati ed una condotta di 100 cavalli e di 150 fanti. Ha il compito di portarsi a Candia (Creta), che si è ribellata alla Serenissima ad opera di alcuni patrizi veneziani esclusi dalle magistrature cittadine: ai suoi uomini è assicurato il trasporto gratuito all’andata ed al ritorno. A Luchino dal Verme ed ai suoi sono anticipati tre mesi di paga. |
Mar. | Venezia | Si reca a Venezia ove è investito del comando dal doge Lorenzo Celsi. | |||
Apr. mag. | Capitano g.le | Grecia | Si imbarca per Creta su una flotta di 33 galee che trasporta 1000 cavalli e 2000 fanti raccolti in Lombardia ed in Romagna. Sbarca a maggio nel porto di Fraschia o Frascata; un centinaio di soldati si allontanano per darsi al saccheggio e sono tutti uccisi: lingua e genitali sono loro tagliati e posti per dileggio sul fondo schiena. Luchino dal Verme riordina i suoi uomini e muove contro gli avversari che se ne stanno raccolti sui monti. La campagna che segue lo sbarco delle truppe del dal verme è rapida e decisiva. Le leve feudali nemiche non reggono il confronto con i mercenari ai suoi ordini, che sono assistiti tra l’altro da contingenti di genieri boemi. Quando i nemici sono costretti a scendere al piano per la mancanza di vettovaglie li affronta con decisione e li mette in fuga infliggendo loro gravi perdite. Disfatto a Stromboli l’esercito dei coloni, concede il saccheggio dei borghi ai soldati; entra nella capitale Candia con pochi soldati e ne impedisce l’ingresso al resto delle truppe facendo chiudere le porte della città. Vi è una sommossa promossa da Martino da Rimini e da Giovannello Visconti; ai soldati sono consegnate due paghe affinché si calmino; i due condottieri sono giustiziati ad ammutinamento piegato. | ||
Ago. | Veneto | Ritorna a Venezia accolto con grandi feste, descritte dal Petrarca. Sono liberati prigionieri dalle carceri, a molte povere nubili è assicurata una dote dallo stato; in onore del dal Verme è organizzata in piazza San Marco una giostra durata quattro giorni. Questa vede in particolare battersi in torneo, l’uno contro l’altro, il re di Cipro Pietro di Lusignano con il figlio Jacopo. Il suo nome è inscritto nel patriziato veneto; gli è riconosciuta (peraltro già da giugno) una pensione annua di 1000 ducati. | |||
1365 | Milano | Lombardia | Accoglie a Pavia il conte Amedeo di Savoia che sta per partire per la Grecia per combattere i turchi a favore dell’ imperatore di Costantinopoli. | ||
1366 | Lombardia | Bernabò gli donano un palazzo a Milano e gli concede in feudo Monguzzo, Meletole e Castelnovo di Sotto. | |||
1367 | Turchia | Si accinge ad un lungo soggiorno in Oriente nel corso del quale tocca Costantinopoli. Muore nei primi mesi dell’anno in tale località. |
CITAZIONI
-“Huomo di gran prudenza.” CORIO
-“Fu cavaliere nel vero senso della parola, generoso coi vinti, non avido di bottino, non sanguinario. Le sue relazioni col Petrarca ne attestano non solo la cultura, rara a quei tempi negli uomini d’arme, ma l’animo buono e gentile.” ARGEGNI
-“Prode capitano, uno di quelli che rinnovarono l’organizzazione delle milizie italiane..L’Azario lo dice bello d’aspetto, fiero, irascibile, astuto, infaticabile.” SORBELLI
-“Capitano a que’ tempi famoso.” POGGIALI
-“Nome di esperimentato guerriero teneva.” MOROSINI
-“Strenuissimus et fidelissimus miles.” CARESINI
-“Per le cose fatte molto famoso, e celebre.” DALLA CORTE
-“Celebre Capitano.” DIEDO
-“Egli era per natura d’animo molto bellicoso e ardente, e mirabilmente accorto a schifar gli inganni de nemici e tendere insidie.” SANSOVINO
-“Luchino è un nobile soldato di illustre progenie veronese, di bella persona e infaticabile; fiero tuttavia, quando si adira; astuto, forte e discreto non evita le fatiche ed è celebre per la sua facondia, da non aver pari…Uomo di ammirevoli capacità” AZARIO
-“Di tutti i capitani dell’età nostra è il più esperto e il più valoroso..Bastano i fatti, bastano il parlare, il vestire, i costumi, la condotta, gli esordi, la fine delle nostre guerre a chiarire la differenza che corre dai nostri a quegli antichi conduttori di eserciti. Massimamente per questo io sempre di te mi piacqui, che in mezzo agli onori che ti fruttaron le armi, mai non tenesti le lettere a vile: né dubito punto che se ne avessi avuto il tempo, imitando i nostri maggiori, le avresti coltivate tu pure.” PETRARCA
-“Famoso Capitano di quel tempo.” TARCAGNOTA
-“Capitano di gran bravura.” GHILINI
-“Prode ma spietato soldato.” MAGENTA
-“Con fama d’essere stato uno de’ migliori condottieri de’ suoi tempi.” LITTA
-“Celebre condottiere del secolo XIV:” BOSI
-“Celebre Generale di quel secolo.” FRIZZI
-“Vir impiger.” VERI
-“Vir bello insignis, exercitus Venetorum imperator.” PANVINIO
-“Valoroso condottiero.” SPRETI
-“Di alto grido.” VERDIZZOTTI
-“(Si acquistò) fama di valente ed onorato capitano.” SAGLIO
-“Illustre Comandante del suo tempo in Italia.” TENTORI
-“Uno dei principali condottieri delle truppe milanesi nella seconda metà del Trecento.” BARLUCCHI
-“Condottiero di prestigio.” SALVALAGGIO
-“Forse il Dal Verme era il solo tra quei capitani, in gran parte ignoranti e bestiali, che avesse qualche intelligenza di lettere e gentilezza di costumi, e ciò si può dedurre dal linguaggio che il Petrarca usa nelle lettere a lui dirette, le quali suppongono in colui che le riceveva una certa cultura di studi.” TABARRINI
-“Pietro Azario wrote that he was intelligent, resilient and tireless, but also capable of turning into an animal whwn he was angry (“ferus aspectu cur itascitur”).” BALESTRACCI
-“Was one of the most respected soldiers in Italy.” CAFERRO
-“A skilled Veronese soldier.” CROWLEY
-“Fu uno dei condottieri più famosi del suo tempo.” WIKIPEDIA
-“Capitano veronese..celebre.” TANZINI
-“Egli fu uno dei principali condottieri italiani in un momento in cui, in Italia, predominavano capitani e compagnie straniere…Secondo un’antica tradizione il dal Verme salpa con Amedeo (VI di Savoia), come comandante di una delle galee ricevute in prestito da Venezia e con 100 uomini d’arme offerti da Bernabò Visconti. Nelle fonti, però, mancano tali testimonianze al riguardo. Nel dettagliatissimo resoconto finanziario di Barber, infatti, non si trova alcuna traccia della presenza del dal Verme tra i crociati ed è stato provato che l’accenno della cronaca di Jean Servion, su cui si basa la tradizione storiografica della sua partecipazione, è errata (D. Muratore). Né, peraltro, alcuna fonte attesta in modo sicuro che il dal Verme fosse al seguito del Lusignano (re di Cipro). Gli unici dati certi sono forniti da due lettere del Petrarca. Con la prima del 10 dicembre 1366 esortava il dal Verme, che si trovava in Oriente, ad interrompere la sua attività di crociato e a tornare in Italia dove lo attendeva una gloria maggiore. La seconda è la famosa lettera consolatrice scritta dal poeta il 9 giugno 1367 a Jacopo dal Verme, figlio di Luchino, il quale da Costantinopoli aveva comunicato al Petrarca la notizia della morte del padre e gli aveva chiesto consiglio sull’opportunità o meno di riportarne il corpo in Italia. Verosimilmente il dal Verme morì a Costantinopoli, o nei pressi di questa città, all’inizio dell’anno 1367: forse era partito per l’Oriente dopo il gruppo principale dei crociati sabaudi e giunto così a Costantinopoli dopo la partenza di Amedeo per la Bulgaria, oppure potrebbe essere partito prima, con una spedizione autonoma, ed essendo arrivato a Costantinopoli sperando di unirsi al Conte Verde. E’ certamente da respingere il racconto del Litta, seguito da molti storici, del suo ritorno in Italia per partecipare alla campagna viscontea in Piemonte del 1370-71 e della sua successiva morte in Siria nel 1372. Il racconto si basa su notizie che si riferiscono sicuramente al figlio del dal Verme, Luchino Novello, che fu al servizio dei Visconti come diplomatico e militare. Oltre al suo palazzo di Milano, sembra che il dal Verme abbia ricevuto dal Visconti nel 1366 il feudo di Monguzzo, cominciando così la costituzione del patrimonio dal Verme nel Milanese. Comunque negli archivi di famiglia non c’é traccia di tale concessione ed è possibile che si sia creata una certa confusione con la donazione ricevuta più tardi, nel 1380, del figlio Iacopo. Il dal Verme, comunque, ebbe sicuramente delle terre a Meletole ed a Castelnuovo di Sotto. Il nucleo principale del suo patrimonio nel Veronese gli fu confiscato da Cangrande della Scala nel 1354.” MALLETT
-“Celebre capitano di ventura.” DISTEFANO
-“Luchino fu un precursore dei condottieri della generazione successiva, che avevano anche mansioni di governatorato nelle città appena conquistate, come costruire fortezze, ed essere consulenti e strateghi dei signori committenti…Fu precursore dei contratti a lungo termine e delle pensioni dei condottieri che furono ampiamente applicati dai Regni italiani nei confronti dei loro comandanti durante i secoli XIV-XV.” BIONDINI-SANGIORGIO