JACOPO CALDORA

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Abbazia di Santo Spirito del Morrone
Abbazia di Santo Spirito del Morrone, Sulmona

Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura

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Indice delle Signorie dei Condottieri: ABCDEFGIJLMNOPQRSTUVZ

JACOPO CALDORA  (Giacomo Candola) Di Castel del Giudice presso Isernia.

Conte di Trivento, duca di Bari, marchese di Vasto, conte di Monteodorisio. Signore di Pacentro, Atri, Palena, Minervino, Conversano, Agnone, Manfredonia, Aversa, Capestrano, Campo di Giove, Rocca d’Arce, Borrello, Rosello, Civitaluparella, Pizzoferrato, Quadri, Castel del Giudice, Colledimezzo, Vasto, Lettopalena, Taranta Peligna, Montelpiano, Monteodorisio. Padre di Antonio Caldora, suocero di Francesco Sforza.

1369 – 1439 (novembre)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1392
Nov.NapoliE’ nominato ciambellano dal re di Napoli Ladislao d’Angiò assieme con altri nobili del regno.
1401BaroniNapoliAbruzziSi ribella al re di Napoli. E’ riammesso nelle sue grazie e gli vengono restituite le terre che gli sono state confiscate in precedenza.
1411
…………….NapoliAntipapa AngiòCampaniaContrasta le truppe di Luigi d’Angiò. Esce da Capua. Contrasta le milizie di Luigi d’Angiò. Esce da Capua.
Mag.LazioPrende parte alla battaglia di Roccasecca.
1414
Ago.NapoliAntipapaCampaniaAlla morte di Ladislao d’Angiò molti uomini d’arme si aggregano alla sua compagnia.
1415
……………..Appoggia a corte il favorito della regina di Napoli Giovanna d’Angiò.
……………..Baroni ribelliNapoliAbruzziSi ribella a Giovanna d’Angiò. Assedia l’Aquila.
Giu.Abruzzi

E’ sconfitto presso le mura di L’Aquila con Antonuccio dell’ Aquila da Muzio Attendolo Sforza. Si rappacifica con la sovrana; viene eletto governatore di L’Aquila per i restanti mesi dell’anno.

1416
…………….Baroni ribelliNapoliAbruzziNuova ribellione causata dalle disposizioni del marito della regina di Napoli, Giacomo di Borbone, conte de la Marche.
Sett.Abruzzi

Con Antonuccio dell’ Aquila e Conte da Carrara stipula una tregua con il Gran Connestabile del Borbone, il Saligny. Invia il figlia Antonio in ostaggio a corte e restituisce le terre di cui si è impadronito; in cambio gli sono confermati i suoi beni mentre al fratello Raimondo è concessa una condotta di 50 lance.

……………..AbruzziAssolda molti uomini negli Abruzzi. Per fare fronte a questa esigenza impone un tributo ai feudatari confinanti.
1417
……………..NapoliPerugiaUmbriaE’ inviato dalla regina di Napoli in soccorsi dei pontifici in guerra con Perugia. Milita con Muzio Attendolo Sforza.
Giu.Lazio

Giunge all’abbazia di Casamala, nei pressi di Frosinone, con il conte di Monteodorisio Perdicasso Barile;  inizia a trattare con il capitano avversario Braccio di Montone. Lo Sforza, informato  del negoziato in corso,  spedisce al suo campo il proprio segretario Buoso da Siena per invitarlo a raggiungerlo nelle vicinanze: allo scopo di vincere ogni suo timore lo Sforza offre a Jacopo Caldora l’invio in ostaggio del figlio Francesco e del nipote Marco. Il Caldora è attaccato all’improvviso nelle ore più calde della giornata e viene catturato con il Barile; è condotto a Salvaterra da Marco Attendolo.

Sett.CampaniaViene incarcerato in Napoli.
1418NapoliPerugiaCampania e Abruzzi

E’ liberato nei primi mesi dell’anno dal gran siniscalco Giovanni Caracciolo. Gli è fatto avere del denaro ed è avviato negli Abruzzi con il conte di Monteodorisio al fine di radunare milizie a favore di Giovanna d’Angiò.

1419
……………..Campania e Puglia

Recupera Agnone con Marino da Somma e ne viene eletto capitano; è pure nominato capitano di Minervino Murge e castellano di Manfredonia.

Ott.CampaniaA Napoli per l’incoronazione di Giovanna d’Angiò.
1420
……………..NapoliAngiòCampaniaContrasta le truppe di Muzio Attendolo Sforza.
Sett.AngiòNapoli Re d’AragonaCampania

Viene assediato in Napoli; all’avvicinarsi dell’esercito sforzesco a Porta Marina esce dalla città con Bernardino degli Ubaldini  della Carda ed Orso Orsini.  Dopo uno scontro di quattro ore è obbligato a ritirarsi verso la Porta del Carmine. Nello stesso mese defeziona nel campo avverso a favore di Luigi d’Angiò;  ritorna negli Abruzzi.

1421
Giu.Napoli Re d’AragonaAngiòAbruzzi e Campania

Si oppone all’ avanzata di Braccio di Montone; fa munire il suo castello di Pacentro posto ai piedi della Maiella e costringe gli abitanti di Sulmona a scacciare i  magistrati regi. Con un buon numero di cavalli e di fanti si muove sui monti Peligni per sbarrare la strada al Montone. Perde il castello di Campo di Giove ed è costretto a ripiegare a  Castel di Sangro:  anche questa località cade nelle mani degli avversari. Si ritira in Terra di Lavoro e non tarda a mutare bandiera; abbandona lo Sforza e si accorda con il  Montone. Lo affianca   a Capua; si porta a Santa Maria Maggiore (Santa Maria Capua Vetere) e vi sconfigge gli sforzeschi. Il combattimento cessa con la cattura dell’Attaccabriga e di Giannuzzo d’Itri.

Giu.CampaniaEntra in Napoli con Braccio di Montone. Negli stessi giorni approda nel porto cittadino la flotta aragonese.
1422
………………AbruzziAlla conquista di Montenerodomo e di altre terre. Segue Braccio di Montone contro angioini e sforzeschi.
1423
Giu.Campania

Si muove su Capua con Bernardino degli Ubaldini , Arrigo della Tacca, Riccio da Montechiaro ed Orso Orsini (1200 cavalli e 1000 fanti) per soccorrere le truppe di Alfonso d’Aragona. Attraversa la foce del Volturno ed entra in Napoli con 600 cavalli.

Ott.Campania

Alla notizia dell’ arrivo di rinforzi catalani provenienti da Barcellona, esce da Napoli e si scontra sul Sebeto, al ponte della Maddalena, con gli sforzeschi. E’ forzato a rientrare nella città. Rimane alla guardia di Napoli allorché Alfonso d’ Aragona si allontana dalla capitale con la flotta per puntare su Marsiglia.

…………….Gli viene data in signoria Conversano.
1424
……………..Campania

E’ assediato in Napoli con l’infante don Pietro d’Aragona, per terra da Francesco Sforza e per mare dalla flotta viscontea di Guido Torelli. Reprime nella città una sollevazione antiaragonese; altri capitani dell’esercito, quali l’Ubaldini  entrano in contatto con gli avversari.

Mar.Campania

E’ sospettato anch’ egli di tradimento. Apre, a sua volta, trattative segrete con il Torelli: i colloqui avvengono per mezzo di Giovanni Caracciolo e del suo capitano Raimondo Anichino, catturato negli stessi giorni dagli sforzeschi.

Apr.NapoliRe d’AragonaGran ConnestabileCampania

Gli è consegnato del denaro da emissari del duca di Milano Filippo Maria Visconti per far fronte alle paghe arretrate dei suoi uomini; apre  la Porta del Mercato al Torelli ed introduce il capitano visconteo con le sue truppe nella città. Con la vittoria è nominato gran connestabile al posto del defunto  Sforza; sono pure poste le premesse per un duplice legame matrimoniale della sua famiglia con quella di Giovanni Caracciolo. Sempre in questo contesto Francesco Sforza diventa suo genero.

Mag.Capitano g.leCampania e Abruzzi

Si unisce con Francesco Sforza, Micheletto Attendolo, Luigi da San Severino e Ludovico Colonna e si avvia verso L’Aquila per liberare la città dall’assedio che vi è stato posto da più mesi dal Montone.

Giu..Abruzzi

Discende da San Lorenzo verso la pianura dove sono accampati i  nemici;  invia all’avanguardia i carriaggi. Braccio di Montone rinuncia al controllo dei passi, prende l’iniziativa e con 4000 cavalli attacca sulla destra il suo esercito forte di 4800 cavalli (divisi in 16 squadre), di 300 fanti e di 1300 uomini tra celate e targoni. Jacopo Caldora arretra  in ordine, riesce a far ruotare le sue squadre in modo da disporre sempre di forze fresche impiegare nel combattimento. A sinistra, inoltre, la compatta massa delle compagnie di Francesco Sforza mette in crisi l’ala nemica. Il Caldora può contrattaccare con efficacia gli avversari; Niccolò Piccinino, che deve difendere le spalle del Montone da eventuali assalti degli abitanti della città assediata, lascia la sua posizione per raddrizzare le sorti della battaglia. Gli aquilani mettono a sacco il campo del condottiero perugino la cui sconfitta risulta totale. Nel corso dello scontro Jacopo Caldora è per due volte abbattuto e gettato a terra dalla sua cavalcatura, di cui una volta dallo stesso Montone,  capace sempre a salvarsi, seppure a stento, dalla cattura. Fonti perugine gli attribuiscono a torto l’uccisione, dopo l’imprigionamento, del capitano nemico perché irato per il suo mutismo. A seguito della vittoria con Francesco Sforza assedia il Piccinino in Paganica ed obbliga l’avversario  alla resa a patti: il denaro trovato nel castello viene diviso tra i vari capitani. Il Caldora si reca poi  a Vasto ed ottiene varie località tra cui Ocre; Francesco Sforza si dirige, invece, su Roma.

Lug.1500 cavalliCon Giovanni Dentice ha l’incarico da Giovanna d’Angiò di giudicare i baroni ribelli.
1425
Giu.ChiesaC.di CastelloUmbria

Agli stipendi del papa Martino V. Si spinge in Umbria, transita per Perugia e punta su Città di Castello per togliere la località agli eredi di Braccio da Montone.

Lug.ChiesaAscoli PicenoMarche

Con il rettore della Marca Pietro Colonna (3000 fanti e 1500 cavalli) muove da Ancarano; guada l’Aso ed attacca Ascoli Piceno con l’aiuto di Giosia Acquaviva. Alloggia a Passignano, si impossessa di  Monteprandone, Spinetoli, Monsampaolo del Tronto, Comunanza e Mozzano. Si accampa a Campo Parignano.

Ago.FuoriuscitiPerugiaMarche  Lazio ed Umbria

Ottiene la resa di Ascoli Piceno; anche Obizzo da Carrara abbandona la rocca per raggiungere il fratello Ardizzone a Milano. Subito dopo Jacopo Caldora raggiunge Roma con 30 cavalli;  vi è ben accolto dal papa. I fiorentini  gli offrono una condotta di 500 cavalli per un anno di ferma ed uno di beneplacito. Il pontefice non gli concede il permesso di lasciare i suoi stipendi e gli ordina di rientrare negli Abruzzi. Il Caldora si dirige, al contrario, verso Perugia con Ludovico dei Michelotti, Ludovico Colonna ed Antonuccio dell’ Aquila: è contrastato da Giovanni da Varano, da Luigi da San Severino e da Luigi dal Verme. Perviene a Colfiorito finché l’intervento del pontefice e del conte di Urbino Guidantonio da Montefeltro lo persuadono a desistere dal progetto.

Ott.Gli è proposta una condotta di 2000 cavalli da emissari del duca di Milano Filippo Maria Visconti.
1426
Giu. ago.ChiesaSan Severino Marche1500 cavalliMarcheEntra nei territori di Ascoli Piceno con 1500 cavalli e 3000 fanti. Assedia San Severino Marche ed irrompe al suo interno, a metà mese, per la Porta del Mercato che gli è fatta trovare aperta dagli abitanti. Antonio da San Severino gli è consegnato con i suoi famigliari; le case degli Smeducci e quelle dei loro fautori sono poste a sacco. Nel proseguimento della sua azione si impadronisce delle rocche di Bisaccia e della Torre;  si accampa a Pitino. Apollonio Smeducci, che ne è alla difesa, corre a Roma ad implorare la clemenza del papa. A metà luglio passa per il territorio di Fermo, occupa Monteprandone, Spinetoli, Monsampaolo del Tronto; si accampa nei sobborghi di Ascoli Piceno, nell’area di Campo Parignano. L’assedio è di breve durata, con danni limitati più alle cose che alle persone. Ai primi di agosto Obizzo da Carrara cede a patti; a metà mese il Caldora entra nella città con il rettore della Marca Pietro Formigli ed il tesoriere Astorgio Agnesi. Le fortezze del Monte e quella di Porta Maggiore restano in mani nemiche, come tutti i castelli del territorio che non sono conquistati con le armi ma con la forza del denaro.
……………..MarcheE’ contattato nelle Marche dal collaterale veneziano Antonio Facino.
Nov.Chiesa
1428
Lug.RomagnaTransita per Fano. Gli va incontro il signore di Rimini Carlo Malatesta che lo accompagna fino a Cesena.
Ott.ChiesaBolognaCapitano g.leRomagna Emilia

Si accampa a San Martino nel forlivese, conquista Medicina, si trasferisce nei pressi di Budrio e scorre il contado fin sulle porte di Bologna. Conquista  Casalecchio di Reno e toglie l’acqua del canale che entra nel capoluogo utilizzata per macinare il grano. Costruisce una bastia sul ponte di Corticella.

Nov.Emilia

Occupa Bazzano e la rocca di Monteveglio, che viene data alle fiamme; è catturato il commissario Gaspare Papazzoni. Occupa Oliveto,  Crespellano, la Valle del Samoggia e Piumazzo. Si fortifica al ponte di San Felice sul Reno;  ritorna a Corticella e colpisce Bologna con le bombarde dal lato di Porta Galliera.

Dic.Emilia

Ordina un assalto generale a Porta Galliera ed ha una scaramuccia con Luigi da San Severino. Coglie in imboscata 200 fanti usciti dalla città per dare fuoco alle munizioni del suo esercito: i soldati fatti prigionieri sono impiccati agli alberi vicini. Aggredisce il borgo di San Giacomo: viene respinto.  Due suoi militi, catturati dai difensori, sono a loro volta impiccati.

1429
Feb.EmiliaSi avvicina alla Porta delle Lame. Fa colpire Bologna con una bombarda.
Mar.Emilia

Conduce un nuovo assalto a Porta Galliera dove è ordito un trattato a favore dei pontifici. I congiurati sono scoperti ed impiccati per i piedi. Uno di costoro è squartato: le sue membra  sono poste alla Porta di San Felice. Jacopo Caldora adotta, allora, la strategia del terrore iniziando a devastare il territorio vicino. Assedia San Lorenzo in Collina ed obbliga alla resa il commissario Antonio Gallucci. Si ferma a Borgo Panigale, invia molti uomini a Santa Maria del Monte e ne fortifica la chiesa:  bombarda la città dalla sua sommità. Antongaleazzo Bentivoglio si accorda con il gonfaloniere del popolo Alberto dal Ferro, che promette di consegnare ai pontifici la Porta di San Vitale di cui è preposto alla guardia. Il Caldora spedisce alcuni soldati a nascondersi nella vicina chiesa dei Santi Giacomo e Filippo: costoro, ad un segnale convenuto devono impadronirsi della porta. La congiura è però scoperta; 3 suoi membri sono attanagliati e impiccati, un quarto è squartato.

Apr.Emilia

Ottiene la torre di Buonconvento e quella di quella di Ponte Poledrano (Castel Bentivoglio) che appartengono a Battista Canedoli; si trasferisce a Borgo Panigale.

Mag.EmiliaDa Borgo Panigale si sposta a Corticella.
Giu.Emilia

Attacca il barracano del borgo di San Pietro; respinto, si colloca con tutte le truppe al Ponte Maggiore. Distende le sue truppe sino alla Fossa Cavallina ed a San Ruffillo.

Ago.EmiliaI bolognesi si accordano con il legato Ronaldo da Genazzano.
Ott.Emilia Romagna e Marche

A seguito della stipula di una tregua lascia Bologna; sosta a Bagnacavallo, Carpena e Cesena, sempre con il timore di essere assalito da Guidantonio Manfredi con il quale è entrato a diverbio. Transita per il territorio di Fermo e si accampa sul Tenna.

1430
EstateChiesaBolognaEmilia

Bologna si ribella nuovamente ai pontifici ad opera dei Canedoli. Jacopo Caldora invia truppe al ponte sul Reno e toglie l’acqua agli acquedotti cittadini. Si impadronisce di un barracano sul Cavadiccio;  ne viene subito respinto dagli abitanti. Quattro suoi uomini sono fatti prigionieri e vengono impiccati. Lascia Corticella e si sposta al ponte di Sant’ Antonio di fronte a San Vitale. E’ firmata una tregua tra le parti.

……………..Emilia e Puglia

Alla ripresa del conflitto esce dal bolognese e rientra nel regno di Napoli per esigere da Giovanna d’Angiò il saldo dei suoi crediti. A compensazione delle paghe arretrate ottiene dal gran siniscalco Nicola Caracciolo i castelli di Bari e di Carbonara: Jacopo Caldora si intitola duca di Bari con il consenso della corte napoletana.

1431
……………..ChiesaColonnaCapitano g.leLazio

Milita agli stipendi del papa Eugenio IV ai danni di Antonio Colonna. Riceve le insegne del comando a Roma dallo stesso pontefice. Con 3000 cavalli e 1600 fanti si avvia lungo la via Casilina; ottiene Ripi, la Banca, Colleferro, Molara, Borghetto, Montecompatri; si accampa nei pressi di Genazzano al fine di assediare la località.

……………..Lazio

Si fa corrompere con 13000 fiorini dal principe di Salerno e desiste per qualche tempo da ogni operazione; i pontifici gli consegnano altro denaro ed egli torna subito ad assisterli militarmente.

1432
Ott.Ottiene ufficialmente da Giovanna d’Angiò la signoria di Bari e di Bitonto.
1433
……………..NapoliBaroniPugliaSottomette in Puglia Serracapriola ed altre terre appartenenti a Francesco Sforza.
Nov.Puglia

Ha facilmente ragione degli intrighi di Ruggero e Jacopo Gaetani, nonché delle armi di Riccio da Montechiaro e di Cicco Antonio de Caris.

1434
……………..Napoli AngiòTaranto Re d’AragonaCampania e Puglia

Contrasta il principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini del Balzo con Baldassarre della Ratta, Marino Boffa ed Urbano Cimino. Occupa Acerra, Montefusco, Vico Equense e Flumeri. Con Luigi d’Angiò conquista la Capitanata alla testa di 14000 uomini; entra in Terra di Bari con 4000 cavalli e molti fanti ed ottiene Ascoli Satriano, feudo di Gabriele Orsini del Balzo, da fra Ruffino da Mantova che ne è alla guardia con 1000 cavalli ed altrettanti fanti. Di seguito occupa Andria (per trattato), di Bitonto, di Ruvo e di Corato; assedia, invano, Altamura e con Luigi d’Angiò irrompe in Castellaneta dopo alcuni furibondi assalti. Transita per Grottaglie, scende in Terra d’Otranto e rinchiude Giovanni Antonio Orsini del Balzo in Taranto. Trascorrono alcuni giorni ed il Caldora lascia il campo; espugna Oria che viene saccheggiata. Assedia Lecce,  colloca i suoi alloggiamenti nella vicina badia dei Santi Niccolò e Cataldo: dopo undici giorni si ritira anche perché si sono deteriorati i suoi rapporti con l’Angiò.

Nov.Puglia

Luigi d’Angiò muore; Jacopo Caldora continua da solo nella campagna, assedia Gallipoli, Brindisi e Canosa. A fronte delle forti spese che deve  sopportare per la guerra e per il mantenimento di 12100 cavalli e di 1400 fanti chiede ed ottiene dalla regina di Napoli Ascoli Satriano nella Capitanata, Castellana Grotte in terra di Bari e Latiano in Terra d’Otranto, terre tutte che appartengono a Giovanni Antonio Orsini del Balzo; è, inoltre, infeudato di Salpi in Capitanata, di Loseto, Valenzano e Conversano nel barese, di Carovigno nel brindisino.

Dic.Puglia

Occupa Brindisi;  vi lascia alla guardia il conte di Morcone Onorato Gaetani e Menicuccio dell’Aquila con 1000 uomini d’arme. La città è recuperata dagli avversari per cui è costretto a ripiegare su Bari. Presto si disinteressa della lotta in corso ed invia buona parte delle sue truppe nei quartieri.

1435
Feb.Puglia e Campania

Si ammala in modo ad Andria. Con la morte di Giovanna d’Angiò è chiamato a far parte del Consiglio del Reggimento. Benché la peste sia presenta a Napoli si fa portare in lettiga nella città per seguire a corte le vicende legate alla successione e per farsi consegnare 40000 ducati a saldo dei crediti pregressi.

……………..Angiò ChiesaRe d’AragonaPuglia e Campania

Decide di appoggiare la causa di Renato d’Angiò e dei pontifici contro le pretese del re Alfonso d’Aragona e dei suoi partigiani, tra i quali primeggia il principe di Taranto. Gli sono consegnati 120000 ducati per allestire un forte esercito. Sempre ammalato, si ferma a Bitonto per cui le sue truppe (4000 cavalli e 1600 fanti) sono comandate dai figli Berlingieri ed Antonio e da Riccio da Montechiaro. I suoi capitani sono più volte sconfitti in Puglia; è costretto a lasciare la regione ed a limitarsi nell’ ostacolare l’avanzata di Giovanni Antonio Orsini del Balzo. Si ferma in Campania per unire le sue forze con quelle angioine.

……………..Campania

Assedia Capua;  è sospettato di non volere proseguire le operazioni con la necessaria solerzia perché gli è stata rifiutata dagli angioini la signoria della città in caso di sua conquista.

Ago.Campania e Lazio

Subito dopo la sconfitta di Ponza degli aragonesi ad opera dei genovesi sorprende gli alloggiamenti nemici e si impadronisce di un grande bottino. Scaccia Cristoforo Gaetani dal contado di Gaeta e devasta la pianura di Sessa Aurunca.

Sett.Campania

Assedia ancora Capua e costruisce un ponte sul Volturno: si colloca su una sponda mentre sull’altro lato si pongono Antonio da Pontedera e Micheletto Attendolo.

Ott.Gran connestabileCampania

Capua è sul punto di arrendersi; Antonio da Pontedera si fa subornare da 3000 ducati ed abbandona il campo. Micheletto Attendolo si ricongiunge con i suoi uomini.

1436
Gen.Abruzzi

L’assedio di Capua va per le lunghe mentre le sue terre  sono infestate dal conte di Sora e dal conte di Loreto. Lascia Napoli per rientrare negli Abruzzi.  Mette  in gravi difficoltà i nemici.

Feb.Campania

Si unisce con i pontifici del cardinale Giovanni Vitelleschi;  muove su Capua alla cui difesa si posiziona Giovanni Ventimiglia. Assale in Montesarchio il principe di Taranto; è eletto commissario generale del regno ed impone alle varie comunità da lui controllate taglie e pagamenti forzati di collette.

Mar.AbruzziGli si ribellano Sulmona, Chieti, Città Sant’Angelo e Penne.
Apt.AbruzziAssedia Sulmona con l’aiuto degli abitanti di L’Aquila e di Battista dei Camponeschi.
Mag.AbruzziOttiene la resa di Sulmona. Conquista Popoli e Caramanico.
Giu.AbruzziAiuta gli aquilani a conquistare Penne. La località viene messa a sacco.
Lug.PugliaAttacca direttamente l’Orsini del Balzo.
Ago.Basilicata e Puglia

Occupa Lavello dopo un assedio di trentasei giorni; cerca poi con scarso successo di avere Barletta e Venosa, di cui, peraltro, depreda i contadi. Deve ritirarsi dal contado di Barletta per la vicinanza di un esercito nemico che si stanzia ad Andria. Espugna e mette a sacco Ruvo  di Puglia (di cui è signore Antonello Gesualdo) e Pescopagano. A fine mese si attenda a Modugno con il genero, il conte di Avellino Traiano Caracciolo dopo avere dato il guasto a mandorleti ed oliveti.

Sett.PugliaConclude una tregua con il principe di Taranto e rientra a Bari.
Ott.Puglia e Abruzzi

A causa delle taglie che impone alla popolazione per far fronte alle spese di guerra si sollevano Sulmona e  Penne. Menicuccio dell’ Aquila e Riccio da Montechiaro, che militano nelle file aragonesi, occupano Pescara; anche Chieti si solleva a Jacopo  Caldora. Ciò lo induce ad uscire da Bari, spostarsi a Vasto e da qui attaccare, seppure con esito negativo, Chieti. Ne devasta il territorio e proroga la tregua con l’Orsini del Balzo.

1437
……………..Abruzzi

Assedia ancora Sulmona; viene avvicinato al campo di Pescara dal conte di Campobasso Angelo di Monforte per conto del re d’Aragona. Sono promessi a lui ed al figlio Antonio una condotta di 800 cavalli e di 1000 fanti, la conferma di tutte le signorie e di tutti gli incarichi. Il Caldora rifiuta preferendo restare fedele alla causa angioina.

Giu. lug.Abruzzi

E’ assalito di notte negli alloggiamenti di Pescara da Francesco Piccinino e da Sebastiano dell’ Aquila che gli catturano 200 uomini d’arme e 600 fanti. Gli si ribellano ancora una volta, a causa della sconfitta, Sulmona e Chieti che tornano al dominio aragonese; anche molti capitani e connestabili delle sue compagnie lo abbandonano.

Ago.Abruzzi Molise e Campania

E’ stabilita una tregua tra il conte di Manoppello Antonuccio dell’ Aquila e Battista dei Camponeschi da un lato e Sulmona dall’altro; il Caldora può allora lasciare gli Abruzzi per unirsi con le truppe pontificie. Gli alleati sconfiggono il principe di Taranto tra Montefusco e Montesarchio e lo catturano. Alla notizia il Caldora si attenda ad Isernia, conquista Longano (dopo avere tolto l’acqua all’abitato) ed ottiene a patti Roccamandolfi. Respinto da Morcone, si trasferisce a San Giorgio della Molara (San Giorgio del Sannio) con l’intenzione di mettere a sacco la località. Si accampa tra Padula e Benevento con 4000 cavalli e 2000 fanti; si incontra con il cardinale Vitelleschi al ponte di San Valentino. Il legato pontificio fa in modo che si rappacifichi con il principe di Taranto in cambio della tregua di un anno.

……………..Campania

Nel proseguimento della campagna il Caldora è respinto a San Marco; giunge a Cancello ove viene liberato il principe di Taranto. Mette a sacco Presenzano ed obbliga alla resa il conte di Venafro Francesco Pandone. Entra, tuttavia, in urto con il cardinale Vitelleschi; si reca a Napoli dove è stato convocato con urgenza dalla reggente Isabella d’Angiò per la firma di una  tregua tra pontifici ed aragonesi

Dic.Campania

Perde Trani;  si riconcilia a Benevento con il cardinale  Vitelleschi grazie alla mediazione del vescovo della città Astorgio Agnese. La vigilia di Natale si congiunge ad Arienzo con i pontifici; tocca Caivano con una marcia notturna ed all’alba sorprende a Giugliano in Campania Alfonso d’Aragona il cui esercito viene colto impreparato. Il re, avvertito dell’insidia da un messo del signore di Montesarchio Giacomo della Leonessa, si salva a Capua lasciando nelle mani degli avversari 800 cavalli e le salmerie. Subito Jacopo Caldora assale le terre del conte di Nola finché, a causa delle piogge e del freddo, conduce i suoi uomini a svernare ad Aversa.

1438
Gen.Campania e Abruzzi

Si trova a Napoli con il Vitelleschi; quest’ ultimo chiede di potere disporre di Aversa, suo feudo, fino alla conclusione della guerra. Jacopo Caldora si oppone e persuade Isabella d’Angiò ad offrire ai pontifici, come base logistica, un altro centro scelto fra Teano, Sessa Aurunca o Venafro. Risorge un’inimicizia scoperta tra  Jacopo Caldora ed il prelato per cui il primo preferisce ritornare negli Abruzzi.

……………..Puglia

A Cerignola. Chiamato a Bisceglie dal legato pontificio, si rifiuta di contrastare il principe di Taranto a causa della tregua che lo stesso cardinale  Vitelleschi gli ha fatto firmare pochi mesi prima. Il legato fugge da Trani per dirigersi ad Ancona ed a Venezia. Jacopo Caldora si reca, invece, a Bitonto, consegna del denaro a Paolo Tedesco ed a Lorenzo Attendolo. Il suo capitano Marino da Norcia convince i pontifici a militare ai suoi ordini.

Apr.Campania

Jacopo Caldora ritorna in Terra di Lavoro allorché è informato che Renato d’Angiò, dopo una lunga prigionia, è stato liberato dal duca di Borgogna.

Mag.Campania e Abruzzi

Si dirige a Napoli con 3000 cavalli per accogliervi Renato d’Angiò. Si vede con il re in Castel Capuano; espugna, indi, Scafati e si impadronisce di tutto il ducato di Amalfi. Chiede a Micheletto Attendolo di raggiungerlo per trasferirsi insieme negli Abruzzi, regione che si è ribellata agli angioini. Poiché quest’ultimo dilaziona la sua partenza Jacopo Caldora perviene da solo a Casacanditella dove Alfonso d’Aragona ha posto il suo campo.

…………….Abruzzi

Vedendosi inferiore di forze di fronte agli avversari  ripiega su Pacentro. Attaccato con vigore, perde Sulmona; Jacopo Caldora contatta, allora, il re d’Aragona per guadagnare tempo.

Ago.AbruzziE’ raggiunto negli Abruzzi da Renato d’Angiò e da Micheletto Attendolo. Ora il suo esercito ascende a 18000 uomini.
Sett.Abruzzi

Aggredisce Sulmona e Popoli; sfida a battaglia campale gli avversari che accettano lo scontro in Terra di Lavoro. Gli aragonesi, in realtà, preferiscono puntare su Napoli per assediare la capitale. Jacopo Caldora si attarda attorno a Tussio ove si impadronisce di numerosi castelli.

Ott.AbruzziAssale Penne con gli abitanti di L’Aquila. Ritorna ad assediare Sulmona.
Nov. dic.Campania AbruzziSi trasferisce alla difesa di Napoli La città è assediata dagli aragonesi per trentasei giorni. Rientra negli Abruzzi.
1439
Gen.AbruzziInvia le truppe alle stanze invernali.
Mar.AbruzziA seguito della caduta di Caivano Renato d’Angiò cerca il suo soccorso.
Apr.Abruzzi

Leva l’assedio da Sulmona. Si trova senza denaro per il soldo delle milizie e chiede al re angioino in pegno il castello di Aversa per la somma a lui necessaria. Renato d’Angiò consegna il castello al suo capitano Santo da Maddaloni. Jacopo Caldora spedisce allora Paolo di Sangro con due squadre nel contado di Cerreto Sannita.

AutunnoAbruzzi

Si ferma ad assediare Pescara; recupera tale città. Ad essa seguono Loreto Aprutino ed altre terre che toglie in tre mesi a Riccio da Montechiaro.

Sett.Campania

Punta sulla Terra di Lavoro. Da Alife giunge a Ducenta; poiché gli è bloccato il passo sul Volturno a Limatola, fa costruire un ponte di legno nelle vicinanze a quattro miglia. 300 fanti attraversano il fiume per essere travolti dai nemici.

Nov.Campania

I suoi sforzi si rivelano inutili; di conseguenza, cambia direzione, si volge verso Benevento per dirigersi da qui su Napoli. Promette ai suoi uomini il sacco di Colle Sannita controllata da Giacomo della Leonessa. Assale con successo Circello. Mentre sta qui passeggiando a cavallo con il conte di Altavilla e Cola di Ofieri è colto da un attacco apoplettico. Viene portato al suo padiglione e muore in poche ore. E’ sepolto nei pressi di Sulmona nell’abbazia di Santo Spirito al Morcone: alle sue esequie sono presenti tutti i suoi capitani, tra i quali si distinguono il figlio Antonio, Raimondo Caldora, Lionello Accrocciamuro, Paolo di Sangro, Cola di Monforte, Carlo di Campobasso, Matteo da Capua, Francesco Montagano, Raimondo Anichino, Luigi Torti, Riccardo da Ortona. Le sue compagnie  si ritirano negli accampamenti invernali con la promessa che nel marzo successivo sarebbero state loro saldate le paghe pregresse. Sposa in prime nozze Medea d’Eboli (che gli porta in dote la contea di Trivento) ed in seconde Jacovella da Celano che gli porta in dote Capestrano. Fa costruire le fortezze di Carpinone, di Civitaluparella e di Castel del Giudice; edifica un palazzo a Trivento ed uno a Vasto. Uomo colto; sa a memoria quasi tutta l’opera di Lucano di cui si compiace citarne i versi alla prima occasione. Il suo stemma consiste in uno scudo inquartato: il primo e il quarto di oro; il secondo ed il terzo di azzurro. Dispone di tre residenze estive, a Varo, a Pacentro nel chietino ed a Carpinone nel Molise. Sposa Medea d’Eboli.

 CITAZIONI

-“Il più potente barone e condottiero del regno..Capitano forte e magnanimo, di aspetto maestoso, di bella statura; e parlava con grazia anzi con facondia più che militare, né mediocremente amava e professava le lettere..Del resto sia per cagione della sua fama, sia per cagione della sua potenza, ebbe il Caldora una fiorita scuola di capitani non solo valorosi, ma nobili e potenti in denaro ed in signorie, un Antonio e un Raimondo, l’uno figliuolo, l’altro consanguineo suo, un Paolo di Sangro, un Raimondo di Anichino, un Carlo di Campobasso.” RICOTTI

-“Sommo tra essi era quel Jacopo, vincitore di Braccio di Montone, e valente astuto e magnanimo, ..recava per motto:”Coelum coeli Domino, terram dedit filiis hominum e signore di più ducati e contee, non volle per sé altro titolo che quello nudo e orgoglioso di Jacopo Caldora. CROCE

-“Il più grande fra i traditori del suo tempo.” PICCOLOMINI

-“Costui fu huomo che sempre più prepose la pecunia alla honestà.” CORIO

-“Uno de’ più sperti Capitani del Regno di Napoli..Finì i suoi giorni con fama d’essere stato prode Capitano, ma colla macchia di poca fede, e di molta avarizia.” MURATORI

-“Abruzzese, capitano insigne, che si segnalò tra tutti gli altri perché la sua Compagnia, formata quasi totalmente di robustissimi figli della sua terra, non ebbe per programma servizi mercenari, ma una grande e forte autonomia tendente alla conquista d’una potenza personale…Fu uomo di singolare valore, scevro di personali vanità, maestro nell’arte della guerra, temprato a tutte le fatiche, sia nella buona come nell’avversa fortuna.” ARGEGNI

-“Uomo da commemorare tra li buoni capitani, se tanta fede e constanza avesse avuto, quanta arte e perizia militare teneva.” COLLENUCCIO

-“Era il Caldora un regnicolo ma di origine Marsigliese. Venuto in tempi torbidi e di avventure, si fece fama d’uomo agguerrito, e pigliando parte (siccome era solito ai capitani di ventura) si rese temuto da ognuno. La sua fama militare fu oscurata da spavalderie indecorose. Rubacchiò molte terre delle quali si credeva padrone..Giunse..a portar scritte sui carriaggi di guerra le parole del salmista: coelum coeli Domino; terram autem dedit filiis hominum.” PALUMBO

-“Famisissimo Capitano di quell’età.” SUMMONTE

-“Capitano di gran nome, se havesse la gloria dell’armi accompagnata con la costanza, e con la fede.” BUONFIGLIO

-“Era tenuto il maggior capitano d’Italia..Era riputato per tutta Europa padre di soldati e capitano grandissimo..Era di statura bellissima ed accomondata all’arte militare, e d’una faccia che dimostrava maestà e grandezza d’animo, parlava con grandissima grazia e con eloquenza più che militare, perché era più che mediocremente letterato..Fu magnanimo, e mai non volle chiamarsi né principe né duca..ma gli parea che chiamandosi Giacomo Caldora superasse ogni titolo: ebbe cognizione di lettere, ed amava i capitani letterati più che gli altri.” DI COSTANZO

-“Huomo ..di gran nobiltà e potentia.” CAMPANO

-“Uomo fra i capitani d’Italia molto celebrato.” GIUSTINIAN

-“Fu stimato il più famoso, e più potente Capitano dell’Italia…Usava portare scritto nelle selle quelle parole “Coelum Coeli Domino, Terram autem dedit filjs hominum”…Gloria, ed ornamento della milizia italiana.” CIARLANTI

-“Capitano di gran nome..Huomo di gran nome fra principi Napolitani.” FOGLIETTA

-“Capitano famoso in quell’età, e nell’armi vigilantissimo.” PONTANO

-“Huomo di gran nobiltà, e potenza.” PELLINI

-“Guerriero distinto.” LITTA

-“Eccellente Capitano di guerra.” SPINO

-“Capitano di molta sperienza e valore.” TARCAGNOTA

-“Fuit hic certe praestanti vir ingenio, a literarium studiis haud abhorrensi: et in primis rei militaris peritus. Is enim sub Bracio (Braccio di Montone) stipendia fecerat: atque iis artibus natura praeditus, quae ad conciliandos militum animos valent. Siquidem facundus et prudens existimatus: et si constantia usus esset, inter illustres sui temporis duces numerandus.” FACIO

-“Egli ebbe riputazione del più esperto e più avido capitano de’ suoi tempi; possedeva ancora una grande facondia, e quella fina coltura, che s’impara soltanto dai libri. Non usò mai del titolo di duca, che gli fu conferito. Sulla bardatura de’ suoi cavalli e sulle coperture dei cocchi leggevasi il motto: Coelum coeli Domino, terram autem dedit filiis hominum.” VON PLATEN

-“Vir bello insignis accipiens.” CORNAZZANO

-“Celebre capitano del secolo XV, pel di cui valore era talmente temuto dai potentati d’Italia, che molti di loro per farselo amico fecero a gara di regalarlo di larghi stipendii.” BOSI

-“Grande capitano di ventura..Uomo d’arme di chiarissima fama.” CUTOLO

“Magnanimo e strenuo nelle guerresche imprese, costante nel consiglio, ponderato nell’eoloquio, nelle deliberazioni provvido, nel condurre le guerre circospetto…Grande intelletto e gran cuore di capitano fu Giacomo, e se non meritò intera lode, fu la grande libidine di guadagno, che facealo or all’uno or all’altro partito gittare.” PETRONI

-“Che non ha paro…” Alla battaglia de l’Aquila. “Misser Jacobu fo misso per terra, /Si’ na vasca del campo l’infrattaro/ Dove so’ le banere, el dir non erra,/ Sì erano ben guardate senza fallo,/ Misser Jaco fo remisso a cavallo.” CIMINELLO

-“Il tipo del condottiere italiano…Il Caldora superava gli altri per fama di spirito cavalleresco e di magnanimità. Certamente non avea bisogno..di procacciarsi la sussistenza, militando sempre ora per questo ora per quello stato; avendo per eredità una grande potenza – la sua casa era la più considerevole negli Abruzzi – poté fin da principio fare una politica propria. Diventò col tempo un forte guerriero, e, condottieri della sua scuola si sparsero e si fecero onore in tutta l’Italia; ma non condusse quasi mai una guerra che non fosse di suo interesse immediato,  e che quindi non si combattesse a Napoli o ai suoi confini. Ciò non ostante la maggior parte degli stati gli mandarono stipendi regolari nel suo paese, solo per non essere attaccati da lui.” GOTHEIN

-“Egli si acquistò gran nome e fu in sommo credito.” PAOLINI

-“Educato alla scuola di Braccio e dello Sforza acquistò fama di condottiero eccellente e grande riputazione; e quando superò Braccio nella memorabile battaglia dell’Aquila, fu tenuto il primo capitano d’Italia, onde principi e signorie di studiavano d’averlo amico e gli davano stipendii, acciocché non pigliasse partito contro di loro, e contenesse la sua gente d’arme nei confini del regno. Non soffriva, che altri lo avanzasse e fu perciò inimicissimo del principe di Taranto, e lasciò andare in rovina il cardinale Vitelleschi..Fu reputato avaro e certo molto acquistò per sé, ma il denaro gli occorreva sopra tutto per le paghe, onde spesso incrudelì con scorrerie e con saccheggi; taglieggiò terre amiche e nemiche; talora per utilità sua  e parzialità non condusse alcune imprese colla nota virtù e la diligenza di condottiero sperimentato..In un’età, nella quale con facile e lecito mutare parte, acconciarsi, come meglio tornava comodo ed utile, tradire, messer Jacopo restò costantemente fedele alla parte angioina, né lo mosse colle promesse di premi, ricchezze e grande stato il re Alfonso d’Aragona. Barone di molte terre, castelle e città, duca di Bari, non volle altro titolo che il nome: Jacopo Caldora. Era avidissimo di signorie, e diceva, che la terra era di chi se la pigliava onde tolse per sé il motto “Coelum coeli Domino, terram autem dedit filiis hominum”..Messer Jacopo Caldora era uomo di lettere: aveva mandato a mente quasi intera la Farsaglia di Lucano, e spesso soleva recitarne i versi. Bel parlatore, accendeva l’animo dei soldati..Giovane, aitante e fortissimo, non incontrava uomo, che potesse stargli a fronte, vecchio, per la maestà della persona, da tutti era rispettato e ubbidito. Lasciò un tesoro di vasellame di argento, di gemme e di oro, che il figliuolo raccolse nel castello di carpenone. Molti ed eccellenti capitani furono educati nella disciplina di lui…Era in lui orgoglio di barone ed indole di capitano di ventura, nessuno nel regno lo avanzava per l’esperienza dell’arte militare e come quasi tutti i signori abruzzesi era di parte angioina.” FARAGLIA

-“Messer Jacopuzo otenute le terre del Abruzo ordinò si bene quelle contrade, che ne trasse 11 mila ducati tra esse e li 11 mila ducati la segnoria de Venetia al ano li dava de provisione, et la doana dele pecore per li soi herbatizi che a lui tuto li rispondeva conveniente modo haveva de pagar la sua zente,” DI LELLO

-“Vir providus cupiens hostem acerrimum, ac tota Christianitate famosissimum.” FONTICOLANO

-“Misser Jacobo Candola ch’n’à pari.” VALENTINI

-“Capitano di buon nome.” BELOTTI

-“Il quale havea un desiderio insatiabile d’haver dominii e vassalli.” BEATILLO

-Con Arrigo della Tacca, Bernardino Ubaldini della Carda ed Orso Orsini “Muy famosos capitanes de su (Braccio di Montone) escuela.” ZURITA

-“Così famoso e celebre Capitano de suoi tempi.. e signor de sì gran stato che occupava buona parte del regno.” DE LELLIS

-“Fo prestantissimo nelle arme.” NOTAR GIACOMO

-“Nel reame el principale (capitano) che levò nome.” BROGLIO

-“Un avventuriero di buone qualità militari.” PERRIA

-Con Lorenzo e Micheletto Attendolo, Muzio Attendolo Sforza, Pieretto de Andreis, Fabrizio da Capua “Capitani e condottieri di esserciti in quei tempi molto famosi.” CIRILLO

-“La cui fama di capitano di ventura è di gran lunga oscurata da quella di uomo avidissimo e paurosamente venale.” ADAR

-“Gran Capitano..così noto nell’historie..Huomo così grande, e uno de’ più grandi Heroi di questo Regno..Celeberrimo Guerriero..per il valore, e scienza nell’armi, gloria, e ornamento dell’Italiana militia, e un de’ maggiori Signori, che fossero stati al suo tempo.” RECCHO

-“Conduttier di quei tempi molto stimato.” INTERIANO

-“Abile condottiero.” LOPRIORE

-“Vedi quel Caldoresco in questa danza/Di fama adorno e di riputazione:/Jacopo, cavalier di gran costanza.” Cambino Aretino riportato da FABRETTI

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