GUIDANTONIO MANFREDI

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Torre di Oriolo dei Fichi, Faenza
Torre di Oriolo dei Fichi, Faenza

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GUIDANTONIO MANFREDI (Guidantonio da Faenza, Guidaccio Manfredi) Conte della val di Lamone.

Signore di Faenza, Bagnacavallo, Massa Lombarda, Imola, Russi, Modigliana, Dovadola, Oriolo dei Fichi. Fratello di Astorre Manfredi, padre di Taddeo Manfredi, nipote di Carlo Malatesta, genero di Guidantonio da Montefeltro, suocero di Carlo Gonzaga.

  • 1448 (giugno)
Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attivitàAzioni intraprese ed altri fatti salienti
1417
Mar.RomagnaViene iscritto alla nobiltà veneziana con il padre Gian Galeazzo ed un fratello.
………RomagnaAlla morte del padre passa sotto la tutela della madre ed a quella del conte di Urbino Guidantonio da Montefeltro.
1418RomagnaOttiene il vicariato di Faenza dal papa Martino V.
1419Sposa Bianchina Trinci, figlia di Niccolò, signore di Foligno, che morirà assassinata nel 1441.
1424
Feb.MilanoVenezia     Firenze300 cavalliLombardia
Nov.RomagnaRientra a Faenza. Vi riceve magnificamente Angelo della Pergola.
1425
Gen.Romagna

Sconfigge alla Pieve d’Ottavio Niccolò Piccinino. Dopo la vittoria (terminata con la cattura dello stesso Piccinino) si reca a Brisighella e vi tributa le prime onoranze alla salma di Oddo di Montone. Avanza contro il congiunto Jacopo Manfredi, che milita per i fiorentini, toglie la sua cavalcatura a Niccolò Orsini rimasto gravemente ferito alla gola nel corso dello scontro;  fa condurre a Faenza i prigionieri. Niccolò Piccinino diviene suo amico;  convince il Manfredi della pericolosità della sua alleanza con i viscontei: anche Carlo Malatesta lo consiglia in tal senso.

Mar.FirenzeMilano250 lance e 200 fantiRomagna

Muta partito e, con l’intermediazione del Montefeltro, si trasferisce agli stipendi dei fiorentini. Entra nel forlivese e vi sfida Secco da Montagnana.

Apr.Romagna

Ricevuti in soccorso 500 cavalli e 1500 fanti abbatte il bastione che gli avversari stanno costruendo a San Martino in Strada: fa prigionieri 150 uomini di taglia, che sono condotti a Faenza (saranno riscattati due mesi dopo per 3000 ducati), e distrugge i mulini collocati sul canale che proviene da San Valeriano. Sono, pure, devastati raccolti, alberi, vigneti e case. Nella settimana di Pasqua si spinge sotto le mura di Forlì a Porta Schiavonia e sotto la rocca di Ravaldino;  provoca inutilmente il nemico a battaglia; fa demolire la chiesa di San Martino. Espugna il castello di Granarolo.

Mag.Romagna

Depreda ancora il forlivese e dà il guasto ai vigneti; cadono in un’imboscata numerosi contadini che si sono aggregati alle sue truppe.

Lug. sett.Romagna

I viscontei infestano i suoi territori: si ritira in Faenza con 4000 uomini tra cavalli e fanti e non contrasta più gli avversari.

Ott.Capitano g.leRomagna

Fronteggia Petrino da Tortona. I fiorentini da  gli restituiscono il castello di Oriolo (Oriolo dei Fichi) e lo nominano capitano generale; negli stessi giorni il Piccinino, che lo giudica inadatto al comando, non vuole sottostare ai suoi ordini.

1426
Feb.RomagnaSi presenta davanti a Granarolo con 30 cavalli ed ottiene la località dal castellano.
Mag.Romagna  Lombardia

I viscontei abbandonano la Romagna per spostarsi alla difesa di Brescia: il Manfredi continua a dare il guasto al forlivese fino alla Porta Schiavonia del capoluogo. Con 400 cavalli e molti fanti si avvicina nuovamente alla città e si vendica delle scorrerie fatte in precedenza dai viscontei nel faentino. Si sposta anch’egli nel bresciano.

Nov.Lombardia

Entra in urto con il commissario fiorentino Giovanni Minerbetti;  si lamenta per il ritardo delle paghe. I Dieci di Balia ribattono stizziti alle sue proteste che giudicano disoneste ed irragionevoli.

Dic.Su mediazione del papa Martino V il duca di Milano Filippo Maria Visconti gli promette la restituzione di Solarolo e di Baffadi.
1427
Mar.VeneziaMilano200 lanceLombardia

Il duca di Milano ricusa di adempiere ai patti sottoscritti.  Guidantonio Manfredi non può che passare al servizio dei veneziani. Opera nel bresciano.

Apr.LombardiaAl campo di Castenedolo con il capitano generale della Serenissima, il Carmagnola.
Ott.Lombardia

Partecipa alla battaglia di Maclodio. Affronta i viscontei nel bergamasco e si impossessa per conto dei veneziani di molti castelli.

1429
Gen.RomagnaTransita per Forlì. Si incontra a Rimini con il signore della città Carlo Malatesta.
Feb.ChiesaBologna400 cavalliEmiliaContrasta i bolognesi che si sono ribellati allo stato della Chiesa.
Mar.EmiliaTenta di sorprendere gli avversari a Casalfiumanese.
Apr. mag.Emilia e Romagna

Dà l’assalto a Borgo Panigale. Nel frattempo entra in lite con il capitano generale Jacopo Caldora; è affetto da una malattia di carattere diplomatico, lascia il comando delle milizie faentine al fratello Astorre ed ai primi di maggio ritorna a Faenza.

Sett.RomagnaA Rimini, per i funerali dello zio Carlo Malatesta.
1430
Lug.ChiesaBolognaEmilia

Ritorna a combattere i bolognesi a causa di una nuova rivolta dei Canedoli. Appoggia il Caldora a Cento, a San Giovanni in Persiceto, a Corticella; muove contro Bologna.

Ott.VeneziaMilano ImperoRomagna  Toscana

Esce da Faenza e si sposta in Toscana. La rassegna dei suoi uomini avviene a Borgo San Sepolcro (Sansepolcro). Appoggia i fiorentini nella guerra di Lucca.

Dic.Toscana  Lombardia

Prende parte alla battaglia del Serchio agli ordini di Guidantonio da  Montefeltro. Ha il comando della prima schiera forte di 500 cavalli; la sua arma è rappresentata da un falcone sopra un leopardo. Nel corso dello scontro cerca di bloccare sulle rive del fiume il Piccinino. Fronteggia le prime squadre condotte da Ludovico da Parma e da Danese da Siena; manda loro contro i suoi capisquadra Papa Camuso e Bartolomeo Colleoni. Il primo è ferito gravemente alla testa da un colpo di mazza ferrata, mentre il secondo è fatto prigioniero. Il Manfredi, costretto a ripiegare sugli argini per la controffensiva del Piccinino, viene alla fine attaccato alle spalle anche dagli abitanti di Lucca usciti dalle mura. E’ catturato ed i lucchesi lo portano prigioniero nella città. Liberato, si trasferisce in Lombardia dove conduce con perizia un’azione diversiva.

1431
Gen.Romagna

A Faenza; è ricercato da viscontei, fiorentini, veneziani e pontifici affinché venga al loro servizio nonostante che le sue truppe non siano bene in ordine e che in Toscana abbia perduto molti carriaggi.

Apr.300 lance e 200 fanti
Giu.Maresciallo  campo

Viene nominato dal Carmagnola  maresciallo di campo con Luigi dal Verme, Luigi da San Severino e Lorenzo Attendolo: i quattro condottieri godono di piena libertà e di un aumento nella provvigione mensile di 100 ducati.

Nov.FriuliAffronta le truppe dell’imperatore Sigismondo d’Ungheria. Punta su Rosazzo. Gli ungheri sono sconfitti.
1432
Gen.1029 cavalliRomagna

Entra in dissidio con il fratello Astorre che milita per i viscontei: la discordia culmina con la sostituzione del capitano della rocca di Faenza.

Apr.EmiliaSconfigge i ducali a Brescello.
1433
Mag.ChiesaSforzaRomagna

Al termine del conflitto i veneziani riducono la sua condotta di un terzo: il  Manfredi è ora al servizio dello stato della Chiesa e si contrappone a Francesco Sforza. Difende Faenza e gli altri luoghi appartenenti al suo vicariato.

Lug.Romagna

Accoglie in Faenza il governatore pontificio di Forlì Tommaso Condulmer. Negli stessi giorni, crucciato con il fratello, riprende il governo nelle sue mani, imprigiona Bartolomeo Camarino, famigliare di Astorre, ed espelle da Lugo tutti gli uomini d’arme che militano per i viscontei; dà il bando a tutti i partigiani della fazione ghibellina cui concede un solo giorno per mettere in salvo vita e beni.

Dic.VeneziaMilano900 cavalli e 112 fanti

Ritorna al servizio dei veneziani con una condotta di 900 cavalli (di cui 100 a disposizione di suoi famigliari), di 100 fanti e di dodici balestrieri: la ferma è stabilita in un anno più uno di rispetto. Si dirige su Forlì alla notizia che nella città vi è entrato Antonio Ordelaffi e che quest’ultimo sta assediando la rocca di Ravaldino. Il castellano pontificio Battista Capodiferro non accetta i suoi soccorsi  preferendo abbandonare la fortezza in potere degli avversari.

1434
Gen.Emilia

Imola si ribella agli ecclesiastici e chiama in suo aiuto i ducali che stazionano a Lugo: Guidantonio Manfredi apre le ostilità e si impadronisce dei castelli di Tossignano e di Dozza. Si predispone ad assediare Imola; impossibilitato a portare in porto l’azione ne devasta il contado. Alla difesa della città entrano Sacramoro da Parma con 200 cavalli e Giovanni da Casale con molti fanti.

Mar.RomagnaInterviene in aiuto di Giovanni da Lugo e di Malatesta di Cunio scacciati dai loro possedimenti di Lugo dai cugini.
Mag.EmiliaMette a sacco il castello di Sant’Agata Bolognese.
Giu.RomagnaOccupa Massa Lombarda con la rocca. Continua ad infestare il contado di Imola. Espugna Cantagallo. Si spinge sotto Imola.
Ago.Emilia

Difende con efficacia Stignano dagli assalti di Niccolò Piccinino: a fine mese viene pesantemente sconfitto dal capitano visconteo a Castel Bolognese dove combatte all’avanguardia. Riporta due ferite;  solo a stento riesce a salvarsi dalla cattura ed a riparare a Faenza. I ducali  occupano Castel Bolognese e Granarolo.

Sett.Capitano g.le 1000 cavalli e 200 fanti

Impedisce al signore di Pesaro Carlo Malatesta di recarsi a Milano e di prendere in tal modo servizio con il duca di Milano. I veneziani lo nominano capitano generale.

Ott.EmiliaRecupera il castello di Granarolo, andato distrutto a causa di un incendio sorto casualmente.
Nov.VenetoA Venezia, alla ricerca di ulteriori soccorsi.
1435
Gen.RomagnaDepreda il forlivese mentre Francesco Sforza ne assedia il capoluogo.
Feb.RomagnaVa a vuoto un suo tentativo di sorprendere i viscontei di guardia a Lugo.
Mar.Romagna

Ripete il tentativo su Lugo: sono appoggiate le scale alla rocca, i difensori se ne accorgono e danno l’allarme per cui deve rinunciare all’azione. Assale a  Russi le compagnie di Pietro Giampaolo Orsini, uscite da Forlì per ricongiungersi a Milano con il loro capitano. Gli avversari rientrano a Forlì con la perdita dei carriaggi.

Apr. mag.Romagna

Si collega con il Gattamelata e Pietro Testa per varcare il Savio su un ponte di barche; ostacola il passo al Piccinino, lo obbliga ad allontanarsi ed a portarsi alle Canove; occupa Tossignano, Baffadi, Rio Secco, Monte Battaglia e Sassatello.

Giu.Romagna

Vince a Maturano Francesco Piccinino e Sacramoro da Parma;  cattura i due condottieri con 200 cavalli; assale ancora una volta Lugo.

Lug.Romagna

E’ indotto a credere ad un rientro del Piccinino in Lombardia;  irrompe nel forlivese. Sfida a battaglia Antonio Ordelaffi;  devasta il contado di Morano facendo prigionieri e razziando bestiame: gli viene incontro Niccolò Piccinino. Guidantonio Manfredi è sbaragliato dal capitano ducale nei pressi. Trascorre qualche giorno, attraversa il ravennate e si congiunge a Cesena con lo Sforza.

Ago.VeneziaFortebraccioRomagna e Marche

Con la conclusione di una tregua tra i belligeranti deve restituire agli imolesi i castelli conquistati (Tossignano, Riolo Terme, Sassatello, Monte Battaglia e Baffadi). Affianca  nelle Marche Francesco Sforza contro Niccolò Fortebraccio. Quest’ultimo viene sconfitto ed ucciso nella battaglia di Fiordimonte cui prendono parte contro i bracceschi anche Taliano Furlano, Taddeo d’Este, Cristoforo da Tolentino, Manno Barile ed Alessandro Sforza.

1436
Giu. lug.VeneziaMilanoRomagnaSi colloca a Villafranca. Coopera sempre con Francesco Sforza ai danni di Antonio Ordelaffi, cui viene tolta Forlì.
Ago.Romagna

Muove con lo Sforza contro Lugo;  dopo sedici giorni Alberico di Cunio ne è scacciato: la città è data in feudo dallo stato della Chiesa al marchese d’Este.

Sett.VeneziaEmilia

Si riconduce con i veneziani. Con Pietro Giampaolo Orsini appoggia il governatore pontificio Baldassarre da Offida nelle sue insidie volte a colpire lo Sforza. Battuto alla Riccardina, si rifugia nel castello di Budrio dove è assediato dal rivale; è obbligato alla resa dagli abitanti.

1437
Apr.LombardiaAttraversa l’Adda ed affianca il capitano generale della Serenissima, il marchese di Mantova Gian Francesco Gonzaga, nell’attacco che i veneziani portano nel milanese.
Sett.LombardiaE’ coinvolto nella sconfitta di Calcinato, dove perde quasi tutti i suoi carriaggi.
Ott.LombardiaStaziona nel cremonese.
1438
Feb. mar.FirenzeCapitano g.le 1000 cavalli e 300 fantiRomagna

Ritorna a Faenza molto insoddisfatto per il trattamento ricevuto dalla Serenissima; è, inoltre, sempre in lite con il fratello Astorre. Passa al servizio dei fiorentini che gli concedono il titolo di capitano generale: i veneziani trattengono al loro soldo gran parte dei suoi uomini d’arme. A marzo si reca a Firenze.

Mag.Gli viene rinnovata dai fiorentini la ferma (in scadenza) per altri sei mesi, più altri sei di rispetto.
Giu.Emilia e Romagna

Giunge a Bologna con Niccolò Piccinino;  accompagna il condottiero fino a Borgo Panigale allorché quest’ ultimo rientra in Lombardia. Nel ritornare a Faenza i soldati di Guidantonio Manfredi mettono a sacco ogni cosa fino a Castel dei Britti.

1439
Gen.RomagnaScorta nei suoi territori l’imperatore di Costantinopoli che ha lasciato Ferrara per raggiungere Firenze.
Mar.MilanoFirenze Venezia400 lance e 200 fantiRomagna

Diserta dal campo della lega per militare al soldo di Filippo Maria Visconti: il duca di Milano gli riconosce una grossa somma di denaro, nonché  la signoria di Imola e di massa Lombarda: Guidantonio Manfredi si trattiene anche le prestanze che gli sono già state corrisposte dai fiorentini. Il suo voltafaccia non sorprende i veneziani. Gli sono concessi una provvigione mensile di 200 ducati ed il permesso di non dover combattere in alcun caso contro le truppe pontificie. Il Manfredi attacca lo Sforza che difende le terre dei Malatesta: è costretto a ripiegare a causa dell’inferiorità delle forze ai suoi ordini.

Mag.Romagna

Imprigiona in Faenza Guelfo di Dovadola, cui ha dato asilo, e si impossessa di Dovadola. Lascia, indi, l’assedio di Monte Battaglia, si unisce con il Piccinino;  con tale capitano si trasferisce alla difesa di Forlì con 1500 cavalli e molti arcieri turchi.

Giu.Romagna

Scorre a Meldola con 800 cavalli e ritorna a Forlì: non manca di danneggiare il territorio circostante anche se formalmente alleato con i viscontei.

Lug.Romagna

Alloggia con i suoi uomini a Villafranca: i forlivesi sono sempre più considerati nemici in quanto Antonio Ordelaffi è sospettato di volere defezionare nel campo avverso.

Ago.Romagna

Persevera nella sua strategia del terrore;  fa distruggere i mulini attorno a Forlì senza trovare alcuna opposizione nelle milizie del signore della città.

1440
Feb.MilanoFirenze ChiesaRomagnaGli è consegnato del denaro da parte dei visconte. E’ così in grado di dare il soldo alle sue milizie.
Mar.RomagnaFronteggia a Meldola Domenico Malatesta e Pietro Giampaolo Orsini; dopo qualche giorno raggiunge a Forlì il Piccinino con 300 uomini d’arme, molte bombarde ed altre macchine da guerra. Si accampa sul Ronco, ritorna sotto Meldola, che ottiene a patti, ed espugna Castelnuovo e Bagnolo: la seconda località viene messa a sacco. Nel prosieguo della campagna si impadronisce di Rocca San Casciano con Francesco Piccinino. Con l’accordo del Piccinino gli sono consegnate le artiglierie di Meldola che fa condurre a Faenza. Negli stessi giorni entra in Predappio ed impedisce ad Antonio Ordelaffi di irrompervi con i suoi uomini; occupa parimenti la rocca di Portico di Romagna ed i castelli di Montevecchio e di Montesecco.
Apr.Romagna

Sempre con Francesco Piccinino si impadronisce di Modigliana concessagli in signoria dal Visconti; toglie Oriolo dei Fichi ai fiorentini che difendono la località con 100 fanti. Dopo qualche giorno perviene nelle sue mani anche la rocca che gli viene concessa da Niccolò Piccinino, nonostante che, per accordi precedenti, essa sarebbe dovuta andare al signore di Forlì Antonio Ordelaffi. Rientra a Faenza accolto in trionfo.

Mag. giu.500 cavalliRomagna  Toscana

Da Forlì segue il Piccinino in Toscana;  partecipa alla battaglia di Anghiari. Si salva con la fuga dopo avere subito numerose perdite.

Lug.RomagnaSi ferma a Forlì ospite di Antonio Ordelaffi. Con Niccolò Piccinino assedia Matteo da sant’Angelo in Castrocaro Terme
Ago. sett.Romagna

Difende Torre di Calamello in Val di Lamone;  perde invece  Bagnacavallo, Massa Lombarda, Portico, Rocca San Casciano e Dovadola. Si porta con le sue truppe per difendere Portico (consegnatagli in precedenza dal  Piccinino); giunto a Modigliana, comprende che la sua situazione è compromessa per cui preferisce ritirarsi.

Ott.Romagna

Con Domenico Malatesta cerca di sorprendere i pontifici a Forlimpopoli. Dal punto di vista finanziario si trova così a mal partito che già dall’estate deve imporre a Faenza ed al suo territorio una tassa sui prodotti agricoli che entrano nel capoluogo.

1441
Gen. feb.MilanoVenezia  FirenzeLombardia

Il duca di Milano gli aumenta la provvigione mensile di 66 ducati. Entra in Chiari, recupera la Ghiaradadda, conquista Palazzolo sull’Oglio e la valle di Iseo.

Apr.Romagna

Irrompe nel ravennate: colloca nelle vicinanze di Toranello 400 cavalli e 400 fanti agli ordini di Guido Benzoni;  gli si accoda con il resto dell’esercito. Nella località entrano per la Porta Adriana ventidue soldati, in parte travestiti da contadini ed in parte nascosti in una carro: il mezzo si ferma sul ponte levatoio.  La dilazione permette ai soldati di occupare la porta nonostante l’intervento dei veneziani di guardia. Il Manfredi si ferma a dieci miglia da Ravenna sul Lamone a Raffagnana: il rumore dei fanti ed il nitrito delle cavalcature rivela agli abitanti la sua presenza. E’ sorpreso e messo in disordine da un assalto dei ravennati coadiuvati da milizie della Serenissima. A parte la divergenza della data relativa all’episodio per altre fonti esso ha un’altra connotazione più farsesca che bellica. Giunto a Raffagnana infatti, il Manfredi vi si ferma di notte per dare riposo alla cavalleria: i destrieri sono inquieti, incominciano ad impennarsi; le file dei soldati si scompongono e si rimescolano, il disordine è crescente  e si incomincia a temere di essere caduti in un agguato; i soldati combattono l’un contro l’ altro fino alle prime ore dell’alba allorché ci si accorge dell’errore. Si decide di rientrare a Faenza e di abbandonare il progetto di conquista. Il Manfredi si rifà a fine mese con l’occupazione, una volta di più, di Modigliana e la cattura di molti fanti fiorentini che ne sono alla guardia.

Giu.Lombardia

Prende parte alla battaglia di Cignano. Sempre nel mese si incontra a Faenza con Francesco Piccinino e Domenico Malatesta per organizzare un trattato volto a togliere ad Antonio Ordelaffi la signoria di Forlì.

Lug.RomagnaContrasta gli avversari in Romagna con Niccolò Piccinino e Federico da Montefeltro.
Nov.

Con la firma del trattato di pace è costretto a restituire Russi ai veneziani ed a rinunciare a Dovadola, a Modigliana, a Riolo Terme ed a Montesacco a favore dei fiorentini. Questi ultimi gli restituiscono, invece, Torre di Calamello e Fernazzano; il pontefice gli concede il vicariato di Imola.

1442
Mar.EmiliaPartecipa ad una giostra a Bologna dove sono presenti anche Ludovico Malvezzi e Domenico Malatesta.
Mag.MilanoVeneziaRomagna

Congiunge le sue truppe con quelle del Piccinino (che incontra a Faenza) quando il condottiero umbro si avvia a Perugia al servizio del papa per colpire lo Sforza nei suoi domini nella marca d’ Ancona. Penetra nel forlivese.

………Si sposa con Agnese da Montefeltro, figlia di Guidantonio.
1443
Giu.MilanoBologna    Venezia     FirenzeEmilia e Romagna

Con Luigi dal Verme muove alla testa di 4000 cavalli e di 2000 fanti contro Bologna che si è  ribellata ai viscontei ad opera di Annibale Bentivoglio. Occupa in rapida progressione Castel San Pietro Terme, Budrio, Medicina, Castel Guelfo di Bologna, Minerbio, San Giorgio di Piano, Argelato e Pieve di Cento. Falliscono, al contrario, le sue mire su Ravenna, che viene sempre difesa dai veneziani. Assedia Bologna e taglia le condutture degli acquedotti alla città: abbandona vilmente il campo allorché Simonetto da Castel San Pietro e Pietro Navarrino attaccano i ducali a San Giorgio di Piano. E’ assalito a fine mese in Romagna dai fiorentini e dai veneziani capitanati da Simonetto da Castel San Pietro, da Gregorio d’Anghiari e da Guido Rangoni. Gli avversari  saccheggiano i territori di Imola e di Faenza senza trovare una valida opposizione in Guidantonio Manfredi.

Nov.RomagnaDeve subire nuove incursioni nell’imolese da parte di Pietro Navarrino.
1445
Ago.FaenzaForlìRomagna800 cavalli delle sue compagnie sconfinano dal bolognese nel forlivese. Viene loro contro il Bergamino (un condottiero al soldo di Antonio Ordelaffi) con numerosi fanti e cavalli. Il  Manfredi ordina il  ritiro delle sue truppe; nonostante ciò i forlivesi assalgono i suoi uomini e conquistano loro alcuni carriaggi.
Sett.Firenze BolognaMilano400 lance e 200 fantiEmilia

Tre/quarti della sua condotta è a carico dei fiorentini; il resto è riconosciuto dai bolognesi: è assoldato per sei mesi di ferma ed altri sei di beneplacito. Deve ancora restituire ai fiorentini Modigliana, Montesacco e Riolo Terme. Affronta i ducali nel bolognese; finiscono le minacce e si trasferisce nella marca d’ Ancona in difesa dello  Sforza.

………..FirenzeChiesa NapoliMarche
Dic.RomagnaTransita per il forlivese; pernotta nei pressi del capoluogo ed entra in Forlì per rendere visita all’ Ordelaffi.
1446
Giu.BolognaMilano600 cavalliEmilia

Si trova a Borgo Panigale ed a Budrio dove è attendato l’esercito cittadino con il commissario Romeo Pepoli. Con il Pepoli e Taddeo d’Este assedia in Castelfranco Emilia Guglielmo di Monferrato ed Alberto Pio che difendono la fortezza con 500 cavalli e 200 fanti.

Lug. sett.Bologna FirenzeChiesa NapoliEmilia  Romagna e Marche

Prende parte alla conquista di San Giovanni in Persiceto, di  Budrio, di Castelfranco Emilia e di altre rocche. Esce da Bologna e sosta con 800 cavalli a Villafranca; fa razzia di bestiame. Fronteggiato dal Bergamino, si allontana subito dal forlivese. Esce, infine, da Faenza con il fratello Astorre e, su sollecitazione dei fiorentini, per Dovadola, Calboli e Galeata giunge nella marca d’ Ancona per sostenervi ancora lo Sforza in difficoltà di fronte agli attacchi dei pontifici. Con Gregorio d’Anghiari (3000 cavalli e 1000 fanti) guada il Foglia.

Ott. nov.Marche

Libera Urbino dall’assedio che vi è stato posto dal cardinale legato Ludovico Scarampo e da Sigismondo Pandolfo Malatesta. Occupa  Montelauro con Federico da Montefeltro;  con quest’ultimo vorrebbe passare  per le armi i difensori che si sono arresi. Ne viene impedito dallo  Sforza. Assedia Gradara con Simonetto da Castel San Pietro e Gregorio d’Anghiari: le operazioni proseguono infruttuose.

Dic.Sforza200 lance e 200 fantiMarche e Romagna

E’ stabilita una tregua fra le parti; il Manfredi lascia Gradara, tocca Rimini ove si reca a  pranzo con il Malatesta;  continua la sua strada per Faenza. Lo Sforza gli concede una condotta di 200 lance (600 cavalli) e di 200 fanti per sei mesi di ferma e sei di rispetto.

1447
Apr.

Inizia le trattative per ritornare agli stipendi dei fiorentini. La repubblica gli offre una condotta di 400 lance, di cui 200 a spese dei veneziani; egli ne chiede 600. I negoziati  si arenano per il rifiuto della Serenissima di contribuire per la sua parte.

Giu.LombardiaE’ sollecitato dall’ambasciatore ducale Luigi Bossi a recarsi a Milano per assumervi il comando delle truppe.
Lug.MilanoVeneziaCapitano g.leLombardia

A Milano: Filippo Maria Visconti lo fa aspettare fuori la porta della città in attesa che si verifichi il punto ritenuto ottimale dagli astrologi. Gli si fa incontro Francesco Piccinino ed alloggia vicino alla piazza del castello. Si incontra con il duca; fa dare la paga alle truppe e le incammina alla volta di Lecco, assediata da più mesi dagli avversari, attraverso la Valsassina e la Valtellina. Da parte sua si muove verso l’Adda: Guglielmo di Monferrato e Cristoforo da Tolentino, a seguito del suo avvicinamento, fanno trasportare a Caravaggio ed a Treviglio vettovaglie e foraggi.

Ago.MilanoVenezia1500 cavalliLombardia

Costringe i veneziani ad abbandonare l’assedio di Lecco ed a ripiegare su Cantù. Muore il duca di Milano: si incontra nel castello con il luogotenente del re di Napoli Raimondo Boilo. Gli giura obbedienza con Carlo Gonzaga, Luigi dal Verme, Guido Torelli ed i figli di Luigi da San Severino, Francesco, Amerigo e Bernabò. Esce dalla fortezza ed è trascinato dal movimento popolare a riconoscere la Repubblica Ambrosiana, che si è appena costituita, ed a porsi al suo soldo. Svaligia il castello di Porta Giovia che viene demolito dal popolo in rivolta: mentre è intento in tale azione i suoi uomini d’arme sono scacciati da Lodi in rivolta.

Sett.Lombardia

E’ nuovamente invitato dai fiorentini a passare ai loro stipendi: preferisce affiancare i milanesi contro i veneziani. Lascia il lodigiano con 1500 cavalli e raggiunge lo Sforza sotto Cremona; con Carlo Gonzaga assedia San Colombano al Lambro.

Ott.EmiliaAppoggia Francesco Sforza all’assedio di Piacenza. Con Francesco Piccinino si colloca dalla parte della Porta di San Raimondo.
Nov. dic.Emilia

Con Luigi dal Verme ha l’incarico di assalire le mura di Piacenza tra la Porta di San Raimondo e la Porta Stralevata al fine di proteggere i lavori dei guastatori e quello dei bombardieri sforzeschi. Con Carlo Gonzaga, a causa del ritardo delle paghe, più volte fa caricare i bagagli come per spostarsi agli accampamenti invernali: è sempre trattenuto dalle preghiere dello Sforza. Le operazioni hanno infine  successo; il  Manfredi irrompe in Piacenza per la Porta Stralevata e partecipa al sacco della città.

1448
………FirenzeRomagnaColloca i suoi quartieri invernali in Romagna. A marzo viene condotto dai fiorentini nonostante il parere negativo dei veneziani.
Giu.Toscana

Muore a Bagni di Petriolo o a Santa Marta ai Tufi. Il suo funerale ha luogo a Siena nella chiesa di Sant’ Agostino: subito dopo il cadavere è condotto a Firenze ed a Faenza dove è sepolto alla presenza di molti capitani sforzeschi che hanno militato ai suoi ordini in Lombardia. Orazione funebre di Angelo Lapi. Lo stesso Lapi, che vive alla sua corte, gli dedica il carme in latino “De reditu Guidaci Manfredi a Placentina urbe” ed il lungo carme, sempre in latino, “Deploratio mortis”; Giovanni Antonio da Fano esalta le sue gesta nell’ egloga “Philospathos”, ovvero “Passione d’amore”.

CITAZIONI

-“Celebratissimo fra gli italici capitani e degno di ogni lode, non ci fu mai di lui più valente nelle armi e più vigoroso per l’animo. Mai nessuno più di lui versato nell’arte della guerra” LAPI

-“Clandor in hoc tumulo Manfredum ex sanguine Guidax/ cui dedit ingenium Pallas et arma simul/ efflavi Senis animam, Faventia mihi/ imperio subiit Imola tumque ureo.” Da un epitaffio del LAPI

-“Educato alle armi fino dagli anni più teneri, diventò uno dei più famosi capitani dei giorni suoi..Fu Guidantonio valorosissimo come soldato, e tale che in battaglia cercava piuttosto con pericolo che sicurtà con disonore; perciò imprudente qual capitano e poco esperto negli accorgimenti di guerra: laonde più furono le disfatte da lui sofferte che le vittorie riportate..Fu uno dei più vergognosi esempi della niuna fede ai principi che professavano gli uomini d’arme.” LITTA

-“Guidantonio è il tipico venturiero senza scrupoli, che è fedele soltanto ai suoi interessi.” ZAMA

-“Capitano romagnolo di gran nome.” FRANCESCHINI

-“Il più valoroso de’ fratelli Manfredi e il più perito della militare scienza.” RIGHI

-Con Scariotto da Faenza, Astorre Manfredi e Martino da Faenza “Gloriosamente trattarono l’arme in quei tempi.” TONDUZZI

-Con Astorre Manfredi “Che tutti i dui furono dui valorosi signori e capitani.” BROGLIO

-“Uomo d’azione, tutti forza, coraggio, astuzia e impulsività; amava il rischio e di prudenza ne possedeva quel tanto che bastava per portare a casa la pelle. Rapido nelle decisioni, si mostrava irruento e avventato come il nonno..; ma la passione letteraria dell’avo, nonostante le cure del precettore, non aveva lasciato traccia in lui. Guidaccio amava la sfida fisica alle avversità e incarnava con la sua prestanza tutta intera la vena guerersca di famiglia.” RENZI

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Fonte immagine stemma: wikipedia

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