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GIOVANNI ORDELAFFI Di Forlì. Detto Giovanni senza paura.
Nipote di Francesco Ordelaffi, cugino di Pino Ordelaffi. Genero di Malatesta Malatesta.
1355 ca. – 1399
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1377 | |||||
Sett. | Toscana | A Firenze con lo zio Sinibaldo. E’ concessa ad entrambi la cittadinanza del comune. | |||
1380 | Venezia | Padova Genova | Veneto | Combatte carraresi e genovesi nella guerra di Chioggia. Capitana la Compagnia della Stella con Francesco Inglese. | |
1381 | |||||
Mar.0 | Fuoriusciti | C. di Castello | Umbria | Si collega con Giovanni degli Ubaldini: irrompe nel contado di Città di Castello e con i fuoriusciti locali danneggia il territorio. | |
1382 | |||||
Mar. | Siena | Toscana | E’ nominato senatore di Siena. Durante il suo incarico entra in lite con il podestà Luigi da Todi per un cane da caccia: nella successiva zuffa tra i suoi famigliari vi sono 5 feriti ed un morto. Intervengono i cittadini a rappacificare i due contendenti: giorni dopo l’Ordelaffi fa uccidere un connestabile del podestà a Sant’Agostino. E’ licenziato prima della scadenza del suo mandato. | ||
………….. | Rimini | Agli stipendi di Carlo e di Pandolfo Malatesta. | |||
………….. | Napoli | Angiò | Combatte nel regno di Napoli con il fratello di sangue Giannino della Treccia. | ||
1384 | Marche | Fa parte della Compagnia della Rosa. | |||
1385 | |||||
Gen. | Comp. ventura | Bologna | Lombardia ed Emilia | Lascia la Lombardia con Guido da Correggio, Giovanni degli Ubaldini e Riccardo Ramsey. Penetra nel bolognese. | |
Feb. | Emilia | Sconfigge i bolognesi a San prospero. Si sposta a Barbiano presso Giovanni da Barbiano. Si indirizza verso Zagonara. | |||
Mar. | Comp. ventura | Forlì | Romagna e Marche | Si fortifica in Barbiano a seguito delle minacce dei bolognesi e dei loro alleati. Assediatovi, abbandona il castello e fugge verso Forlì: gli avversari gli muovono contro. Giovanni Ordelaffi si porta con gli altri venturieri sui monti sopra Bertinoro. Scende verso Cesena, razzia 300 capi di bestiame con gli altri condottieri e ripara nel Montefeltro. | |
Apr. | Entra a far parte di una nuova “Compagnia della Rosa” capitanata da Everardo della Campana. | ||||
Giu. | Comp. ventura | Bologna Milano | Romagna ed Emilia | Opera in Romagna; da qui rientra nel bolognese: gli abitanti riconoscono alla compagnia una notevole somma di denaro anche perché ai venturieri si sono congiunti altri capitani quali Boldrino da Panicale, Giovanni Acuto e Taddeo Pepoli. La compagnia punta ora sulla Lombardia al fine di liberare Bernabò Visconti, incarcerato di recente dal nipote Gian Galeazzo. I venturieri sono bloccati dai viscontei; la compagnia si scioglie. | |
Ago. | Padova | ||||
………….. | Milano | ||||
1386 | |||||
………….. | Verona | Padova | 300 lance e 800 fanti | Veneto | Gli scaligeri concedono a Giovanni Ordelaffi ed a Gualtiero Borgognone il comando di 300 lance, 400 balestrieri e 400 fanti. Esce da Mestre con Ostasio da Polenta e raggiunge a Quinto di Treviso l’esercito veronese. Il capitano di Treviso manda loro contro 100 lance per assalire alle spalle i suoi uomini: sono catturati 30 fanti che sono condotti in città. L’Ordelaffi attraversa il Piave; divide le sue truppe in più schiere. |
Apr. | Veneto | Nei pressi di Conegliano viene attaccato da 250 lance e da 150 fanti di Conegliano e di Serravalle (Vittorio Veneto) nonché da 30 cavalli ungheri: al comando dei carraresi si trovano Ugolino Ghislieri, Antonio Balestrazzo e Bartolomeo Boccanera. Gli avversari, dopo un successo iniziale, sono respinti soprattutto per l’intervento di Ostasio da Polenta. | |||
Giu. | Veneto | E’ sconfitto e fatto prigioniero con 9000 uomini alle Brentelle, nei pressi di Padova, da Giovanni degli Ubaldini con Cortesia da Serego, Facino Cane, Ostasio da Polenta ed Ugolino dal Verme. Viene liberato mediante il pagamento di una taglia: si impegna di non prendere le armi contro i carraresi per due mesi. | |||
Lug. | Comp. ventura | Forlì | Romagna | Cerca di entrare di notte in Forlì con l’aiuto di Corrado Lando, di Astorre Manfredi e dei suoi partigiani. Al fallimento dell’impresa ritorna a militare per gli scaligeri. | |
Sett. | Verona | Padova | Capitano g.le | Veneto e Friuli | Assume temporaneamente il comando delle truppe in attesa che giunga Lucio Lando che è stato nominato da Antonio della Scala capitano generale. Esce da Marostica, supera il Brenta, cavalca fino al Montello e si dirige da Nervesa della Battaglia a Sacile: ai suoi ordini vi sono 1500 lance, 700 fanti e 200 balestrieri. E’ raggiunto da soldatesche veneziane, friulane ed austriache: scarsa è la disciplina nell’esercito ed aspre contese dividono italiani e tedeschi. I primi, più numerosi, si avventano sui secondi uccidendone molti e costringendo i superstiti a trovare scampo nei castelli vicini a Sacile con la perdita di armi e cavalcature. I soldati tedeschi abbandonano il campo veronese, riparano a Cividale del Friuli e passano al soldo dei carraresi. Francesco da Carrara li accoglie volentieri e li arruola a mezzo soldo per depredare l’udinese. Giovanni Ordelaffi varca nuovamente il Piave, accosta il Montello dando alle fiamme nel suo passaggio tutti i villaggi; tocca Montebelluna; guada il Brenta e si ritira a Marostica sua base logistica. |
Ott. | Veneto | Conduce le squadre scaligere alla volta di Mestre per mettersi a disposizione di Lucio Lando: per strada assale all’improvviso Treviso alla volta della Porta dei Santi Quaranta; razzia molti capi di bestiame e vi fa numerosi prigionieri perché coglie i cittadini intenti tranquillamente ai lavori della vendemmia. A Mestre consegna il bastone di capitano generale a Lucio Lando, che gli riconferma il comando delle milizie italiane. Insieme prendono la via di Mirano e portano la guerra nel contado di Piove di Sacco: si spostano trasportando con sé grandi quantità di graticci per superare le paludi. Le difese apprestate dai carraresi costringono gli scaligeri ad arretrare. Riattraversa il Brenta a Fontaniva; a metà mese 2500 barbute, 2000 fanti, molti arcieri ungheri e balestrieri transitano per il padovano con i consueti metodi di guerra lasciando dietro di sé rovine e sangue. Giovanni Ordelaffi si getta di nuovo sui villaggi nei pressi di Treviso e mette ogni cosa a ferro e fuoco; sosta ad Istrana ed a Ciano; ottiene a patti Oriago e ne distrugge dalle fondamenta il castello; devasta i territori di Valdobbiadene, di Cavaso del Tomba, di Asolo e di Bassano del Grappa. | |||
Nov. | Veneto | L’esercito discende a Longare per attaccare da migliore posizione Padova; l’Ordelaffi non riesce ad impedire che l’Ubaldini presti soccorso alle torri di Novaglia. Ne continua l’assedio ricorrendo alle bombarde ed allo scavo di gallerie sotterranee per minarne le mura. | |||
Dic. | Veneto | Le fortificazioni di Longare sono smantellate e gli scaligeri danno inizio ai lavori di deviazione del corso del Bacchiglione. L’Ordelaffi si impadronisce sul Brenta della fortezza di Cogolo. | |||
1387 | |||||
Gen. | Veneto | Tenta di opporsi alla Fossa Imperiale, a Castelbaldo, all’avanzata di Giovanni degli Ubaldini. | |||
Feb. | Capitano g.le | Veneto | Le schiere condotte da Francesco Novello da Carrara si congiungono a Monselice con le bande dell’Acuto e di Giovanni Tedesco da Pietramala: il figlio del signore di Padova è reduce da una scorreria nella bassa pianura veronese cui ha fatto fronte Giovanni Ordelaffi. L’esercito carrarese varca l’Adige e si collega a Cerea con l’Ubaldini: l’Ordelaffi obbliga gli avversari a ritirarsi. Fa costruire una grande bastia a Castagnaro. Con Ostasio da Polenta provvede a chiudere tutte le vie di rifornimento al campo nemico; spinge i carraresi a ripiegare su Bussolengo. Gli avversari vi si fermano per venti giorni mangiando rane e legumi al posto del pane; sono pure costretti ad uccidere le loro cavalcature per potersi sfamare. Da Bussolengo le truppe carraresi, allo stremo delle forze, si ritraggono tallonate dagli scaligeri; evitano di venire a battaglia campale. Giunti a Castelbaldo ed a Castagnaro, i padovani sono fermati dalle difese erette in precedenza. | ||
Mar. | Veneto | Conta su una schiacciante superiorità numerica oltre a quella tecnologica. Dispone, infatti, di 9900 cavalli, di 1000 fanti, di 1600 arcieri e balestrieri e di 16000 contadini armati con mazze ferrate: il tutto a formare 12 schiere; Giovanni Acuto ha ai suoi ordini soli 6900 cavalli, 600 arcieri inglesi e 1000 fanti suddivisi in 8 schiere. Giovanni Ordelaffi fa avanzare 3 carri, ciascuno con torre quadrata girevole, a 3 piani ognuno dei quali è armato con 12 piccole bocche da fuoco (bombardelle) che sparano pietre della grandezza di un uovo di gallina; vi sono all’ avanguardia anche altri soldati dotati di una sorta di lanciafiamme per disordinare con il fuoco le schiere nemiche. I 3 carri si dimostrano poco maneggevoli; risultano di fatto inefficaci anche a causa della dislocazione dell’esercito carrarese schierato lungo un fossato. L’Ordelaffi non ha però fretta di concludere le operazioni; chiama i suoi capitani per le ultime istruzioni prima dell’ attacco finale. Gli eserciti sono separati da una spaziosa campagna delimitata da un lato dall’Adige e dall’altro da una palude; nel mezzo vi è un fossato che spacca il campo in due parti. Il condottiero ha l’ordine dal signore di Verona di cercare la battaglia campale; attacca all’alba con la prima schiera il fossato che divide i due eserciti. Ordina ai suoi uomini d’arme di smontare dalle loro cavalcature e di investire a piedi i carraresi. Concentra ogni sforzo sul pinto dove si trova Francesco Novello da Carrara. L’Acuto manovra con i suoi arcieri; i carraresi contrattaccano al centro dello schieramento scaligero e sui fianchi; il capitano Cermisone da Parma prende posizione su di un varco gettato sul fossato. L’Ordelaffi lancia i suoi contro queste ultime truppe ma non riesce a spezzare la loro resistenza. L’ Acuto con un ampio giro attorno alla palude piomba alle spalle dell’esercito scaligero e vi getta lo scompiglio. L’Ordelaffi inverte la direttiva d’attacco, riattraversa il fossato che è stato espugnato e si scontra con le truppe di Giovanni degli Ubaldini, di Ugolotto Biancardo e di Conte da Carrara sopraggiunte al momento giusto. Chiuso da ogni parte lo schieramento scaligero si disperde: solo una schiera di fanti, condotti da Giovanni dell’Ischia, resiste per l’intera giornata allo scoperto su di un prato difeso da un fossato. Nella battaglia si contano 716 morti, 846 feriti e 4620 prigionieri tra i quali si annoverano lo stesso Ordelaffi, il da Polenta, Facino Cane e Benedetto da Malcesine. Viene condotto a Padova: nella città entra al seguito dell’ Acuto e dell’Ubaldini; è intrattenuto a pranzo dal signore della città Francesco da Carrara con tutti i capitani. | |||
Autunno | Lombardia | E’ liberato agli inizi dell’autunno dietro la promessa di militare agli stipendi di Gian Galeazzo Visconti. | |||
Autunno | Lombardia | E’ liberato agli inizi dell’autunno dietro la promessa di militare agli stipendi del conte di Virtù e signore di Milano Gian Galeazzo Visconti. | |||
Dic. | Comp. ventura | Forlì Ravenna Rimini | Romagna | Si congiunge con Giovanni degli Ubaldini per conquistare Forlì e liberare dalla prigionia lo zio Sinibaldo incarcerato dai figli Cecco e Pino. Si porta su Oriolo (Oriolo dei Fichi) con 300 cavalli ed alcuni fanti; ne viene respinto a colpi di balestra e frecce; non è più fortunato nei successivi tentativi di impadronirsi dei castelli di Fiumana e di Rocca delle Caminate. Rimasto leggermente ferito al ventre da un verrettone retrocede e cerca di impossessarsi di sorpresa di Tudorano (Teodorano); occupa nel cesenate e nel ravennate alcune località quali Bolgari, Casalbuono, Polenta e Coglianello. Espugna in Val di Savio il castello di Lugaruccio che mette a sacco destando con ciò grande timore nelle terre finitime; supera il Savio e si porta a Sant’ Arcangelo di Romagna ed a Longiano. Respinti i suoi assalti è costretto a ritornare indietro per la mancanza di vettovaglie: ripara a Bertinoro ed a Ravenna. I continui scacchi fanno sciogliere la compagnia. L’Ordelaffi litiga con l’Ubaldini; si reca a Rimini dove ha un colloquio con Carlo e Pandolfo Malatesta: nel suo distacco dall’Ubaldini si appropria di 4000 fiorini appartenenti al capitano toscano. Per questo fatto è tacciato di tradimento dal suo ex-compagno d’ avventura. | |
1388 | |||||
Gen. | Perugia | Comp. ventura | Umbria | E’ assoldato dai perugini per venti giorni per contrastare la compagnia dei bretoni. Gli viene concessa una provvigione di 400 fiorini. | |
1389 | |||||
Ago. sett. | Comp. ventura | Siena | Umbria Toscana | Si unisce con Spinello dei Tolomei, Bernardo della Sala e Corrado Lando. Spinto dai fiorentini lascia Orvieto, entra in Val d’Orcia, tocca Corsignano (Pienza) e Montepulciano; si trasferisce in Val d’Arbia, perviene a Pecano nella Scialenga ed a Santa Maria a Pilli (Santa Maria). Molesta i contadi ed alza sia la bandiera dei senesi che quella dei Tolomei. Porta le sue devastazioni fin sulle porte di Siena in attesa di un qualche tumulto all’interno della città; dà alle fiamme Rosia e vi si ferma per quindici giorni. La scorreria costa ai senesi nel complesso più di 300000 fiorini. | |
1390 | |||||
…………. | Bologna | Milano | Emilia | Affronta le truppe di Gian Galeazzo Visconti. | |
Lug. | Romagna | Al fianco del signore di Faenza Astorre Manfredi in un trattato volto all’occupazione di Cesena. | |||
1392 | Comp. ventura | Forlì | Romagna | Si impadronisce di Roversano. | |
1393 | |||||
Apr. | Romagna | Assedia Bertinoro. E’ costretto a desistere dalle operazioni a causa dell’intervento del papa Bonifacio IX. | |||
1396 | |||||
………….. | Comp. ventura | Forlì | Romagna | Assale nuovamente i congiunti. Riceve soccorsi da San Marino in uomini e denaro. | |
Ott. | Ferrara | Comp. ventura | Emilia | A Modena con l’incarico di luogotenente per conto degli estensi. Cerca invano di prestare soccorso ai difensori della rocca di Vignola, assediati da Giovanni da Barbiano. | |
1397 | |||||
Sett. | Bologna | Milano | 100 lance | Lombardia | Nel mantovano alla testa di 490 lance, in soccorso del marchese di Mantova Francesco Gonzaga. |
1399 | Romagna | Pino Ordelaffi lo richiama a Forlì. Viene avvelenato da Cecco dell’Aste su istigazione del signore della località. |
CITAZIONI
“E’ probabilmente il rappresentante della famiglia maggiormente legato alla “ventura”, proprio perché non riuscì a metter le mani sul potere forlivesco.” RENDINA
“Rei militaris peritia clarus.” BIONDO
“Giovano omo molto orevole; e menò molti cani e ucelli.” MONTAURI
Con Ostasio e Bernardino da Polenta, Giovanni da Barbiano e Ludovico da Zagonara “Capitani di gran valore.” BONOLI
Con Giannino della Treccia “Qui vero fuerunt viri magnanimi et ductores gentium armigerorum.” ANNALES FOROLIVIENSES
“Erat Joannes membrorum statura ingenti, et apposita ad dignitatem, obeso corpore, albo et formoso vultu, a quo rari, et velut sparsi per mentum pili prodire cernebantur. Haec exterios species: interiores autem sagacitas, temperantia, magnanimitas, doctrina, et summus amor gloriae decorabant: nisi tamen has animi laudes non nihil obtenebrasset caeterorum contemptus, et nimia regnandi per omnes modos cupido..Experentia optimis Ducibus eius aetatis reddederunt.” VIVIANI
“Uno de’ migliori discepoli nell’artwe del maneggio della spada.” ZANUTTO
“Assae famoxo e massimamente in arme valentissimo, sença paura, e de sciençia assae bene dotado..Grande di corpo e grasso assae e biancho de colore, con pochi pili in barba, non andava molto bene sul pé, zentile de spalle, de costume assae passativo, e massimamente con gl’omine de soldo, literado molto, disprexadore quaxi d’ogne persona, dexideroxo de nomenança, e voluntiera faxea d’altrue suo, gagliardissimo, sença paura e pocha consiença.” G. DI M. PEDRINO
“Uomo per molte gesta veramente glorioso..Fu alto di persona, bianco di carni, assai pingue e pressoché imberbe; camminava sconciamente; era sagace d’indole, letterato, eloquente, sobrio e cupido di fama (qualità tutte convenienti a capitano); sebbene per l’opposto fosse di molta albagia a segno quasi dell’altrui sprezzo, e si procacciasse partito ed aderenze a tutti i versi, fossero anche colpevoli.” P. BONOLI
“Illustre condottierop.” PECCI
Con Giovanni degli Ubaldini “Horum uterque ea tempestate optimi belli duces habebantur.” BUOINCONTRI
“Nelle pagine del “Flos Duelletorum”, trattato sull’arte del combattimento del maestro di scherma friulano Fiore di Liberi,..viene portato ad esempio un duello tenut tra Azzo di Castelbarco, allievo di Fiore, e Giovanni degli Ordelaffi, celebre per la perizia nell’uso della spada.” SPADA
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