GIANO FREGOSO

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Le statue dell’altare Fregoso: Giano Fregoso, Cristo risorto, Allegoria della Virtù militare. Autore: Daniele Cattaneo

Last Updated on 2023/12/13

GIANO FREGOSO  (Giovanni Maria Fregoso) Di Genova. Doge di Genova. Padre di Cesare Fregoso, Annibale Fregoso e di Alessandro Fregoso; suocero di Antonio Maria Avogadro.

1455 ca. – 1529 (agosto)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attivitàAzioni intraprese ed altri fatti salienti
……………Francia

Riceve, come i fratelli, un’ottima educazione ed una eccellente formazione in campo militare al seguito del padre Tommasino e dei suoi celebri maestri d’arme, in particolare il corso Carlo della Rocca. Ancora bambino, nel 1460-1464 vive  in Corsica con il padre. Scacciato dagli Sforza, il congiunto rientra nell’isola nel luglio 1477 con tutta la famiglia ed un forte esercito personale in cui milita anche il giovane Giano. I Fregoso trovano  ampio consenso tra i notabili locali ed una vigorosa opposizione da parte delle truppe sforzesche di Ambrogio da Longhignana. Giano Fregoso è catturato con il padre e condotto prigioniero a Milano. Presto, grazie a nuovi accordi intercorsi tra il doge di Genova, il cugino Battista Fregoso, e la duchessa di Milano Bona di Savoia, padre e figlio hanno la possibilità di rientrare nell’isola di cui Tommasino (1478) ha la responsabilità del governo per conto degli sforzeschi.

1482/1488Francia Liguria Lazio

Sposa Ardebella de Leca, figlia del nobile corso Giampaolo di Leca. Nello stesso anno il padre lo nomina conte di Corsica,  rientra in Genova a causa della situazione di ribellione latente e lo lascia al governo dell’isola. Con l’ausilio   di Antonio da Montalto non ha inizialmente forti difficoltà nella sua azione.  Queste nascono   quando vuole liberarsi del Montalto per usare metodi più severi rivelandosi intransigente nel soffocare alcuni episodi di insubordinazione. Ciò provoca una rivolta nei maggiorenti; sulla fine dell’anno, è così obbligato a rientrare a Genova. Lascia nell’isola come suo luogotenente Marcellino di Farinole. I nobili corsi si affrettano ad offrire la signoria della Corsica al signore di Piombino Jacopo d’Appiano. Invece i Fregoso, grazie anche all’ appoggio del doge Paolo Fregoso, riescono nel 1483 a cederne la signoria al Banco di San Giorgio per 2000 ducati. Cesare Fregoso resta in Genova per alcuni anni fino alla caduta di Paolo Fregoso (agosto 1488) ad opera degli Sforza e degli Adorno. E’ così costretto a lasciare la città ed a recarsi in esilio a Roma dove,  i fuoriusciti sono presenti sotto la guida di Ottaviano Fregoso e del cardinale ligure Giuliano della Rovere, il futuro papa Giulio II.

1494
AutunnoToscanaSi trova a Pisa con il padre per raccogliervi i fanti necessari per  un  rientro vittorioso in Corsica.
…………..FranciaAgli stipendi del re di Francia Carlo VIII con l’incarico di capitano delle galee.
1499
Feb.VeneziaLombardiaNel bresciano. E’ lasciato di stanza nella regione con Mariano Orsini e Strozza Breda allorché Niccolò Orsini si porta in Casentino per combattervi i fiorentini.
Giu.Veneto e Piemonte

Abita a Verona. Lascia la città e si reca a Torino su invito di Gian Giacomo da Trivulzio per risolvere alcune controversie sorte tra il duca di Savoia ed il marchese del Monferrato.

1500
Apr.VenetoSi reca a Venezia alla ricerca di soccorsi per combattere in Liguria Ludovico Sforza che mantiene il controllo di Genova.
1501VenetoE’ segnalato nelle sue terre di Garda.
1506
Giu.Lazio

Soggiorna a Roma con il figlio Alessandro; quando viene a conoscenza della rivolta di Genova ai danni dei francesi il papa Giulio II gli vieta di allontanarsi dalla città.

AutunnoLazioLascia Roma con  il figlio Alessandro ed Ottaviano Fregoso; si imbarca su un brigantino.  Il pontefice gli fa bloccare la navigazione sul Tevere. Deve così abbandonare ogni tentativo in cui è coinvolto anche il suocero  che lo sta attendendo al largo della Corsica
1507
Gen.FregosoGenovaEmilia Liguria

Ai primi del mese si aggrava la situazione, in Genova tanto da spingere Giano ed  Ottaviano Fregoso ad un nuovo tentativo. Per sottrarsi al controllo del papa lasciano Bologna;  giungono a Borghetto di Vara e si uniscono  con Giovanni di Biassa alla testa di 400 uomini; salpano tutti da Sestri Levante ed a metà mese il solo Ottaviano sbarca a Sampierdarena per concertare le operazioni con i loro partigiani. Le contromisure messe in atto dal governo popolare taglia di 500 ducati sulle teste dei 2 Fregoso e di 200 sul Biassa), nonché controlli severi sui loro simpatizzanti in città e nelle due riviere, fanno sì che i congiurati abbandonino ogni velleità e si diano ad una precipitosa ritirata. Tornano a Bologna e da qui a Roma, finché a maggio, dopo il fallimento del dogato popolare di Paolo da Novi e della conquista di Genova da parte francese, vengono tutti assolti dal papa.

1509
Feb. lug.VeneziaFrancia ImperoLombardiaA Cremona con il capitano generale Niccolò Orsini. A maggio è segnalato alla difesa di Legnago ed a luglio alla guardia di Treviso.
Ago.Veneto

Segue l’Orsini; si sposta alla difesa di Padova. Ha il comando di 150 uomini d’arme della compagnia del conte di Pitigliano. Gli imperiali, come rappresaglia, lo citano come ribelle e gli confiscano i suoi beni nel veronese. Esce da Padova con Giovanni Greco per intercettare alcuni pezzi di artiglieria che devono essere condotti da Vicenza al campo nemico. Con Giovanni Greco e Dimitri Megaduca (150 uomini d’arme, 120 balestrieri a cavallo e 120 stradiotti) sorprende a San Martino di Lupari, nei pressi di Longare, Filippo dei Rossi che sta scortando  al campo imperiale una colonna di vettovaglie. Il Rossi è catturato con 300 cavalli;  Federico Gonzaga da Bozzolo, che si trova in compagnia di quest’ultimo, è costretto a darsi alla fuga.

Ott.VenetoA Venezia in Collegio dei Pregadi. Chiede la liberazione del fratello Fregosino accusato di spionaggio a favore degli imperiali.
1510
Gen.50 cavalli leggeriVeneto

Alla mostra degli uomini d’arme di Niccolò Orsini che si tiene a Lonigo. Ha verso Soave, una vittoriosa scaramuccia con 1500/2000 fanti guasconi e spagnoli usciti da Verona. Il Consiglio dei Savi gli concede una condotta autonoma di 50 cavalli leggeri.

Feb.128 lance e 93 cavalli leggeriVeneto

Staziona nel veronese. Alla morte dell’Orsini ottiene il governo della sua compagnia;  gli è riconosciuta una provvigione mensile di 100 ducati.

Mar.Veneto

Con la rassegna successiva di Lonigo il Consiglio dei Savi gli concede il permesso di arruolare 21 uomini d’arme per essere in grado di completare l’organico della compagnia da portare  con i balestrieri a cavallo ad un ammontare equivalente a 200 uomini d’arme.

Apr.150 lanceVeneto

Sempre nel veronese. Al campo si discute sulla sua possibile nomina a capitano generale in alternativa a Lucio Malvezzi ed a Antonio Pio: la sua candidatura non ottiene  l’appoggio dei provveditori generali che preferiscono quella di Francesco Gonzaga. In Consiglio dei Savi si discute parimenti su un suo possibile incarico come governatore generale.

Mag.VeneziaFrancia Impero FerraraVeneto

A San Bonifacio: i provveditori chiedono il suo parere su un eventuale attacco dei francesi nel Polesine. Si trasferisce in tale territorio: dopo breve tempo è costretto ad abbandonarlo a causa dell’ offensiva dei francesi. Giano Fregoso si sposta  a Longare ed alloggia nelle case dei Trissino. Perviene alle Brentelle, presso Padova;  gli è consegnato il denaro necessario per le paghe della sua compagnia.

Giu. lug.148 lance e 100 cavalli leggeriVeneto Romagna Emilia Toscana

Esercita pressioni sui veneziani affinché si riconquisti Vicenza agli imperiali: prevale, viceversa, l’ipotesi attendista di Lucio Malvezzi, timoroso sia per la presenza nella città di Ivo d’ Allègre, sia per la recente perdita di Legnago. Giano Fregoso si ammala al campo: non rimane per questo assente dai problemi  come quando non esita a raccomandare Giovanni Battista da Fano, sospettato dai veneziani di volere defezionare al soldo degli avversari. Guarito, esce in perlustrazione; si  scontra con gli avversari ad Arlesega (uccisi 10 uomini e fatti prigionieri 2). Dà, una volta di più, prova del suo carattere allorché affronta e ferisce alcuni balestrieri a cavallo della sua compagnia che si sono ribellati per il ritardo delle paghe. Si esprime sia a favore di Lucio Malvezzi che di Renzo di Ceri come candidati per la carica di governatore generale delle truppe della Serenissima. Lascia Padova e si reca a Venezia dove si incontra con il doge Leonardo Loredan; si imbarca a Chioggia, tocca Ravenna, Bologna e Viareggio e vi si congiunge con l’esercito pontificio, come da espressa richiesta del papa Giulio II. I veneziani per le sue spese di viaggio gli consegnano 200 ducati. Con Ottaviano Fregoso e Marcantonio Colonna muove contro Genova; è fiducioso in un’insurrezione della popolazione che faciliti la conquista della città.

Ago.Toscana Liguria

Si muove in Lunigiana; occupa La Spezia e tocca Chiavari con 400 cavalli. Nella Riviera di Levante molti abitanti si uniscono con Ottaviano e Giano Fregoso: quest’ ultimo si avvicina a Recco. I genovesi non si dimostrano consenzienti con le sue aspettative e non si ribellano ai francesi. L’offensiva si rivela velleitaria; l’arrivo di 4 galee francesi di Aimone di Prie e di 6 genovesi lo spinge a ripiegare per i monti di La Spezia e da qui puntare su  Civitavecchia e Roma.

Sett.142 lance e 100 cavalli leggeriLazio Toscana Liguria

Si trova a pranzo con il papa Giulio II,  più che mai desideroso di liberare Genova dai francesi: Giano Fregoso non ha il permesso di rientrare al servizio dei veneziani. Viene invece studiata una nuova azione offensiva ai danni di Genova: sbarcati 200 fanti a Sarzana, il condottiero si porta a Piombino con 13 galeoni, 6 galee e numerose barche. Viene deliberato di assalire la città con 700 fanti e di fare entrare nel porto alcune navi: scortato da 4 galee, Giano Fregoso vi penetra con un brigantino e fa  sbarcare alcuni fanti sul molo. Si ritrova solo, per cui si reimbarca inseguito dal tiro dell’artiglieria francese. L’arrivo in difesa della città di Filippino Fieschi con 700 fanti spegne ogni volontà offensiva degli attaccanti. Il Fregoso punta  su Savona e sulla Provenza; durante il tragitto la flotta veneziana si scontra con quella francese (6 galee, 6 navi, 14 galeoni) ed è presa la decisione di ritirarsi a Portovenere. Mentre gli alleati sono intenti a bombardare nel porto 4 navi, interviene ancora la flotta francese: i pontifici riparano a Livorno anche a causa della mancanza di vettovaglie.

Ott.VeneziaFrancia140 lanceEmiliaViene raggiunto a Bologna dalla sua compagnia.
Dic.EmiliaIl Consiglio dei Dieci dona ai Fregoso un palazzo a Padova, già appartenente ai Trapolino. Giano Fregoso si trova a Modena.
1511
Gen.Emilia

Prende parte all’assedio di Mirandola;  con Troilo Savelli conduce un assalto contro il castello: con la resa dei difensori ha il compito di dividere tra i fanti la taglia di 6000 ducati pagata dagli abitanti per non subire il sacco. Chiede al papa una provvigione di 500 ducati che non gli viene concessa, ed un canonicato per un figlio a Padova (ottenuto).

Mar.EmliaSulle rive del Secchia con il provveditore generale Paolo Capello.
Mag.Emilia e Romagna

Partecipa ad un consiglio di guerra con il papa Giulio II a Cento; segue il pontefice a Ravenna.  Chiede il permesso di imbarco per truppe veneziane reclutate a Rimini.

Giu.Veneto ed EmiliaA Venezia in Collegio. Si porta poi a Montalbano dove i suoi uomini si trovano in difficoltà a causa del ritardo delle paghe.
Ago.VenetoFronteggia gli estensi ad Anguillara Veneta con il provveditore degli stradiotti Federico Contarini (300 cavalli leggeri).
Sett.Veneto

Esce da Padova nottetempo con Federico Contarini e Guido Rangoni (300 stradiotti e 500 cavalli leggeri). Un contadino informa i veneziani sui movimenti degli avversari; Giano Fregoso si dirige, pertanto, su Marostica per intercettare le linee di rifornimento al campo nemico. Attacca tra Villalonga e Sandrigo 20/30 uomini d’arme, 200 cavalli leggeri e 700 fanti guasconi forniti di molti schioppetti: si impadronisce di 200 carri per un bottino di 18000-20000 ducati e fa numerosi prigionieri (270 fanti; tra i nemici gli uccisi sono 80). Muore Lucio Malvezzi nel corso del mese;  Giano Fregoso si mette agli ordini di Bernardino da Montone quando costui è eletto vicegovernatore generale.  Negli stessi giorni ha un violento alterco con il collaterale generale Pietro Antonio Battaglia. Il provveditore Contarini e Bernardino di Montone gli danno torto; infine, con la mediazione del provveditore generale Paolo Capello si rappacifica con il collaterale. Esce ancora da Padova con il Rangoni ed il Contarini alla testa di 500 balestrieri a cavallo;  giunge a Camposampiero ed a Castelfranco Veneto: nella seconda località ne fa dare alle fiamme una porta, cattura il luogotenente imperiale con 12 cavalli e 20 fanti e si appropria di molto frumento, nonché di 10 carri carichi di farina.

Ott. nov.VenetoAd ottobre è segnalato a Padova. A novembre lascia la città diretto a Roma. Si propone qui di studiare il piano di una nuova azione volta alla conquista di Genova. Gli viene riconosciuta dai veneziani una provvigione mensile di 200 ducati fino al totale recupero dei suoi beni nel veronese.
Dic.FriuliSostiene in Friuli l’iniziativa di Renzo di Ceri e del provveditore generale Giovanni Paolo Gradenigo contro gli imperiali.
1512
Gen.LazioSi reca nuovamente a Roma per favorire una lega tra pontifici e veneziani.
Mar.Lazio e Lombardia

Può fare rientro nel bresciano; raggiunge   la sua compagnia decimata dalle perdite per la caduta di Brescia nelle mani di Gastone di Foix.

Apr. mag.14 lance e 25 cavalli leggeriVenetoA Vicenza con Giampaolo Baglioni. A maggio avviene la rassegna della sua compagnia al Campo di Marte di tale città. Si sposta successivamente a Cologna Veneta.
Giu.Lombardia e Liguria

Affianca Giampaolo Baglioni e Renzo di Ceri. Lascia il campo di San Martino del Lago e della Cavaliera allo scopo di attaccare Pizzighettone. Avanza, quindi, fino a Pavia; con la ritirata dei francesi dalla Lombardia si collega con Francesco Rangoni.  Insieme  i due condottieri puntano su Genova alla testa di 500 fanti e di 50 uomini d’arme ottenuti dai veneziani. Giunge a Chiavari e nei pressi del capoluogo: il governatore francese vuole fare impiccare il suo trombetta. Intervengono 4000 cittadini favorevoli ai Fregoso i quali permettono il suo ingresso nella città. Giano Fregoso è eletto doge per volontà di Giulio II; gli viene riconosciuta una provvigione annua di 7000 ducati. Per la sua nomina ordina che vi siano  processioni per tre giorni; sempre per ingraziarsi il popolo  concede una diminuzione della pena di sei mesi per tutti coloro che sono rinchiusi nel carcere di Malapaga; invia anche 12000 scudi al cardinale di Sion Matteo Scheiner al fine di ingraziarsi gli svizzeri.

Lug.Liguria

Stringe d’assedio in Genova le due fortezze nelle quali si sono rafforzati i francesi. Il Castelletto rimane ancora sotto il controllo di una guarnigione transalpina;  un vascello si attesta a poche decine di metri dal Capo di Faro, sotto la Briglia, puntando i suoi pezzi contro i palazzi che si affacciano sul porto. Giano Fregoso nomina Andrea Doria prefetto del porto e capitano  della flotta cittadina che è costituita da 2 galee.

Ago. ott.Liguria

Colpisce sempre il Castelletto con le artiglierie che gli sono fornite dai pontifici (6 bombarde). Il castellano francese, un nipote di Prégeant de Bidoux, perde ogni speranza di essere soccorso;  con la mediazione di un frate minore cede la fortezza in cambio di 13000 ducati. Giano Fregoso assedia ora per  terra e per mare Capo di Faro (la Lanterna) che cerca di avere per fame: una nave francese, che batte bandiera genovese, riesce ad entrare nel porto, si dirige verso la fortezza e sbarca viveri per gli assediati. Emanuele Cavalli si imbarca su un galeone con 300 soldati, capovolge la situazione, rimorchia la nave francese e la trascina sulla spiaggia di Sampierdarena. I difensori della Briglia, tuttavia, non cedono. A fine ottobre giunge una flotta francese ed entra nel porto di Genova, mentre gli Adorno con 3000 fanti scendono in Val Polcevera assalendo le milizie del Fregoso.

Nov. dic.Francia100 lanceLiguriaSi accorda con i francesi. Viene accettato dai transalpini come doge di Genova. Gli è pure concessa una condotta di uomini d’arme. A dicembre fa venire a Genova da  Padova  la moglie ed i figli.
1513
Feb.LiguriaIl papa Giulio II lo rimuove dalla sua carica per scegliere come nuovo doge il cugino Ottaviano Fregoso.
Apr.GenovaFranciaLiguria

Il fratello Fregosino uccide un figlio di Gianluigi Fieschi; la popolazione di Genova si ribella.  Giano Fregoso ora si avvicina agli spagnoli. Viene assalito dalla flotta francese (9 galee sottili ed altri legni) e da 6000 fanti raccolti da Antoniotto e da Girolamo Adorno e dai Fieschi. Affronta con 1000 uomini gli avversari; si ritira in città per poi riparare su un brigantino con il quale raggiunge la sua flotta. Lascia il fratello Ludovico alla guardia del Castelletto; un altro fratello, Zaccaria, è invece fatto prigioniero in battaglia dai Fieschi e viene ucciso: il corpo del congiunto è trascinato per le vie di Genova legato alla coda di in cavallo. Giano Fregoso ripara a la Spezia con Andrea Doria.

Mag.ToscanaA Piombino.
Giu.Emilia  Lazio Liguria

Si rifugia a Bologna ed a Roma; invoca soccorsi ai veneziani. Si reca al campo spagnolo;  dopo la sconfitta dei francesi a Novara rientra a Genova. E’ ora nominato doge il cugino Ottaviano su pressione del viceré di Napoli Raimondo di Cardona e del marchese di Pescara Ferdinando d’Avalos. Giano Fregoso diviene governatore di Savona.

Lug.SavonaGenovaLiguria

Organizza una congiura ai danni di Ottaviano Fregoso: il congiunto gli spedisce contro 300 soldati che lo costringono ad allontanarsi da Savona.

Nov.Romagna

A metà mese Bernardo Gambarana nasconde di notte  nel palazzo del Fregoso di Savona alcuni armati; costoro uccidono le guardie della Porta di San Giovanni ed aprono la porta agli Adorno. I 1500 fanti reclutati da questi ultimi ritardano all’appuntamento e l’azione di sorpresa sfuma. Sempre nello stesso periodo Il Fregoso viene segnalato a Cesenatico ed a Ravenna.

1515
Dic.VeneziaSpagna Impero100 lanceLombardia

E’ richiamato dai veneziani al fine di contrastare gli spagnoli con Gian Giacomo da Trivulzio. Il Consiglio dei Savi decide di non conferirgli il capitanato delle fanterie; gli concede una  condotta di 100 uomini d’arme con provvigione annua di 1000 ducati. Migliaia di fanti, soprattutto tirolesi, guidati da Guglielmo di Rogendorf e dal conte Ludovico di Lodrone, seguite da mandrie di buoi, di cavalli carichi di polvere da sparo, da carri di viveri e di forzieri con molto denaro, superano Bagolino e raggiungono il passo di Anfo. Portano soccorsi ai difensori di  Brescia. Giano Fregoso provvede ad inviare Babone Naldi, Antonio da Castello e Giovan Corrado Orsini loro incontro. I 3 condottieri della Serenissima si fermano a metà strada perché indecisi sul da farsi.

1516
Gen.Lombardia Trentino

Prende parte a Milano ad un consiglio di guerra in cui sono presenti Andrea Gritti, Gian Giacomo e Teodoro da Trivulzio, nonché Pietro Navarro. E’ presa la decisione di mantenere le truppe negli accampamenti invernali e di sbarrare le vie di accesso a Brescia in attesa della stagione più favorevole. Nel frattempo attendere ad azioni di disturbo. Giano Fregoso raggiunge il campo di Lonato;  rimanda a Padova i suoi famigliari. E’ presente alla cerimonia in cui Teodoro da Trivulzio è eletto governatore generale. Con Giovan Corrado Orsini si porta in Val di Sabbia dopo avere saputo che Gerardo d’Arco e Ludovico di Lodrone sono arrivati alla Loggia con il denaro per la guarnigione spagnola di Brescia. Giunto ad Anfo, si unisce con Babone Naldi e con 2000 fanti attacca di notte  i  lanzichenecchi (1500). Costoro sono sconfitti e si danno alla fuga;  abbandonano  anche un ponte che controlla la valle per rifugiarsi sui monti. Nello scontro sono uccisi 500 fanti e ne sono catturati altri 800; sono pure fatti prigionieri 50 uomini d’arme borgognoni. Il loro comandante Giorgio di Liechtenstein, tuttavia, riesce a salvare il denaro. Subito dopo il Fregoso mette a sacco Lodrone e Storo perché, in precedenza, Ludovico di Lodrone ha imposto una taglia di 400 ducati a Bagolino. Alla conclusione delle operazioni ritorna all’assedio di Brescia;  si colloca a Nave.

Mar.Governatore g.leVeneto e Lombardia

A Peschiera del Garda: gli viene ordinato di lasciare la località alla notizia che sono vicine milizie tedesche e svizzere (dai 20000 ai 30000 uomini) inviate in soccorso di Verona dall’ imperatore Massimiliano d’Austria. Con Marco Contarini abbandona la fortezza; dà fuoco alle munizioni residue nella rocca;  conduce via con sé tutti i pezzi di artiglieria con l’esclusione di un falconetto caduto nel lago. Si trasferisce alla difesa di Crema con l’incarico di governatore generale: gli è riconosciuto l’onore del vessillo con la giurisdizione su tutti i militari, uno stipendio di 25000 ducati l’anno, il piatto ed altri premi per un valore totale di  4000 ducati. Gli è data una condotta di 200 uomini d’arme in bianco ed una di  100 balestrieri a cavallo, sostituite temporaneamente dal comando di 300 cavalli leggeri armati alla borgognona, compresi i 125 che già militano al suo servizio (per i quali percepisce uno stipendio di 15000 ducati l’anno ed il piatto di altri 4000). Nelle sue schiere non gli viene permesso di accettare uomini banditi dalle terre veneziane.

Apr.Lombardia

Chiede senza esito di essere eletto capitano generale delle fanterie. Occupa Caravaggio, si sposta a Cassano d’Adda e perviene a Lodi. Lascia, indi, Crema con il tesoriere francese per consegnare del denaro a 2000 lanzichenecchi che disertano da Brescia per passare agli stipendi degli alleati ed in tal modo assediare  la stessa località.

Mag. giu.LombardiaA Rezzato. Con la resa a patti di Brescia Giano Fregoso resta alla guardia della località con 60 uomini d’arme e 400 fanti.
Ago.Lombardia e Veneto

Attende a rafforzare le fortificazioni di Brescia;   a fine mese si sposta all’assedio di Verona. Partecipa con Teodoro da Trivulzio e Giampaolo Manfrone ad un consiglio di guerra con il Lautrec: il capitano francese non vuole attaccare la città a meno che non gli siano messi a sua disposizione altri 4000 fanti. Giano Fregoso lo contraddice;  tra i due condottieri non corrono buone parole. Si trasferisce al campo di Santa Caterina con il Trivulzio;  spinge ad aggredire Verona dal lato di Porta Calzari nonostante che le  le truppe siano creditrici delle loro paghe. I veneziani lo invitano alla prudenza.

Sett.Veneto

Partecipa al consiglio di guerra con il provveditore generale Andrea Gritti quando viene presa la decisione di attraversare l’Adige e di accamparsi nei pressi delle mura. Con Rizino d’Asola conduce un assalto alla testa dei fanti romagnoli; respinge una sortita di 100 cavalli. Da ultimo, ripiega ad Albaredo d’Adige per la venuta in soccorso di Verona di notevoli rinforzi inviati dall’imperatore.

Ott.VenetoAffianca in un’azione il provveditore generale Giovanni Paolo Gradenigo.
Dic.Veneto

Segue ancora il Gradenigo con il Manfrone (200 uomini d’arme) allo scopo di bloccare l’avanzata di 2000 fanti e di 200 cavalli usciti da Verona con 4/5 falconetti con l’obiettivo di espugnare Illasi. Gli imperiali sono obbligati a retrocedere a seguito di un piccolo scontro di cavalleria     leggera. Giano Fregoso si ammala;  raggiunge Padova per curarsi; subito dopo si reca a Venezia con Domenico Contarini;  si incontra con il doge. Durante la sua assenza ad Albaredo d’Adige sorgono diversi inconvenienti nella sua compagnia; il Gradenigo riesce a trattenere le  truppe che  militano ai suoi ordini solo a gran fatica.

1517
Gen.Gli è riconosciuta una provvigione annua di 1000 ducati.
Feb.89 lance e 50 cavalli leggeriVeneto

Alla fine della guerra  ritorna a Venezia. E’ presente in San Marco ad una solenne cerimonia per la fine del conflitto; è pure presente alla stipula della tregua con gli imperiali quando l’atto è firmato dal doge. Il suo operato è elogiato da Andrea Gritti che fa pressione affinché gli sia aumentata la condotta. I suoi uomini sono inviati a svernare nel trevigiano.

Mar.Veneto

A Venezia per le feste organizzate dalla Serenissima in onore di Teodoro da Trivulzio. Gli è confermata la condotta di 100 uomini d’arme in bianco.

Giu.Veneto

Il costo totale della sua compagnia viene valutato per l’anno in 10240 ducati. Ha ora a sua disposizione 90 lance e 50 balestrieri a cavallo.

Lug.Veneto

A Venezia. Si lamenta in Collegio perché tutti i condottieri ricevono ogni anno dieci paghe mentre a lui gliene vengono concesse solo otto. Rientra a Padova.

Ago.VenetoA Padova. Con Teodoro da Trivulzio ispeziona i lavori relativi al forte del Portello.
Sett.VenetoA Venezia in Collegio per chiedere il saldo delle paghe dei suoi uomini d’arme.
1518
Mag.VenetoE’ convocato a Venezia.
Lug.Grecia

E’ inviato a Corfù ed a Candia con altri esperti di ingegneria militare ed il provveditore della flotta Sebastiano Moro al fine di sovrintendere ai lavori di rafforzamento   delle opere difensive delle due isole. Gli è elevato il numero delle paghe da 8 a 10 e per le sue spese gli sono riconosciuti 300 ducati senza rendiconto.

Sett.GreciaA Napoli di Romania (Nauplia) sempre il medesimo scopo.
Nov.Grecia Croazia Veneto

Al termine della missione si imbarca su una galea e giunge in Istria;  a Venezia  riferisce sui risultati della sua missione in Collegio. Il doge lo ringrazia e lo rinvia al Consiglio dei Savi: è lodato da tutti, in particolare da Sebastiano Moro.

1519
Gen.Veneto e LombardiaHa il compito di scortare da Padova a Crema il capitano imperiale Cristoforo Frangipane per consegnarlo agli alleati francesi.
1520
Feb.Veneto

Lascia Garda ed ottiene il permesso di incontrarsi in Verona con un amico, l’ambasciatore imperiale Andrea dal Borgo. Il Consiglio dei Savi delibera di dargli in feudo alcune terre.

Apr.458 cavalliVeneto

Si muove a Longare con Troilo Pignatelli: i due capitani sono al fianco del provveditore alle acque Antonio Condulmer allo scopo di aiutarlo a risolvere alcuni problemi idraulici.

Giu.Veneto

Si trova alle Gamberare con 150 cavalli leggeri; viene impegnato in un’azione di polizia allo scopo di catturare gli assassini di due capitani francesi (Moriaches e Berton), uccisi da alcuni contadini di Oriago in una banale rissa: il litigio è stato causato da  una serie di gesti accidentali che hanno provocato una reazione eccessiva da parte dei francesi.

Lug.VenetoDa Padova a Venezia. Riferisce in Collegio sull’andamento dei lavori  inerenti il rafforzamento delle fortificazioni di Candia.
1522
Feb.Veneto

Ritorna a Venezia;  chiede l’appoggio della Serenissima sul duca di Ferrara Alfonso d’Este: due suoi figli, infatti, si sono sposati con altrettante donne di casa Strozzi e non possono godere dei beni dotali perché nessuno di essi è cittadino di Ferrara. Anche ai veneziani  è data una risposta negativa.

Mag.Veneto

Con Bernardino di Montone, Malatesta Baglioni, Giulio Manfrone ed il Trivulzio consegna a Venezia al Consiglio dei Savi uno studio sullo stato  delle fortificazioni di Padova, compresa una parte relativa alle opere idrauliche.

Ago.VeneziaImpero Spagna92 lance e 50 cavalli leggeriVeneto e Lombardia

Si incontra a Venezia con il nuovo doge Marino Grimani, cui domanda una condotta per due suoi figli. E’ trasferito con la sua compagnia a Verona; si collega  a Caprino Veronese con Malatesta Baglioni per impedire il passaggio a 8000 fanti svizzeri e tedeschi che provengono da Trento e sono diretti a Mantova. Fallita l’iniziativa, si trasferisce a Brescia;  si collega al campo con il Trivulzio. Robecco d’Oglio.

Sett.Emilia

A Zibello con 100 lance e 50 cavalli leggeri. Allestisce a Fontanelle un nuovo campo nei pressi del Po.

Nov.Lombardia

Si trova ad Orzinuovi con la sua compagnia, tutti i cavalli leggeri e 300 fanti; si dirige a Soncino, attraversa l’Oglio a Pontevico con Giampaolo Manfrone, supera l’Adda e si dirige a Lodi di cui passa alla difesa con 2000 fanti e 200 lance. Con la caduta di Milano in potere degli imperiali si sposta a Crema.

Dic.Lombardia

Spedisce a Truccazzano Alessandro Donato con 200 cavalli e Rizino d’Asola con 300 fanti ed alcuni uomini d’arme: i due capitani vi svaligiano 60 uomini d’arme della compagnia di Antonio di Leyva. Il bottino viene condotto a Crema; l’azione viene presa a titolo di rivalsa per le continue scorrerie  portate  da Bartolomeo da Villachiara nel bergamasco. A Venezia non sono contenti per tale iniziativa: forte è il timore che essa possa essere interpretata dagli imperiali come occasione per rompere la tregua in essere.

1522
Mag.100 lanceLombardiaE’ impegnato alla difesa di Crema.
Lug.125 lanceLombardiaAl termine del conflitto si trova al comando di 125 uomini d’arme, compresi 50 balestrieri a cavallo.
1523
Sett.VeneziaFranciaLombardiaA Brescia, al comando di 100 lance e 50 cavali leggeri. Si muove in perlustrazione sulle rive dell’Oglio.
Ott.Lombardia

Al campo di Verolanuova. Prende parte a Bergamo ad un consiglio di guerra per verificare la fattibilità di un’incursione al di là dell’Oglio.

Nov.LombardiaA Martinengo ed a Treviglio allo scopo di cercare luoghi adatti per gli alloggiamenti delle truppe.
1525
Gen.Lombardia e Veneto

Da Martinengo  si porta a Crema, dove si sospetta l’esistenza di un trattato a favore dei francesi. Accompagna a Milano Francesco Maria della Rovere allorché il capitano veneziano si incontra in tale località con il viceré di Napoli Carlo di Lannoy. In un consiglio di guerra interalleato consiglia di conquistare prima Lodi e, quindi, di unire gli eserciti a Binasco. Alla guardia di Verona con 200 lance e 1000 fanti.

Feb.Lombardia

Rimane alla difesa del veneziano con 300 lance, 200 cavalli leggeri e 3000 fanti in occasione del passaggio dell’ Adda da parte del  della Rovere. Passa alla guardia di   Pontoglio e di Palazzolo sull’ Oglio con il provveditore Giovanni Moro. Avvia alla difesa di Bergamo 2000 fanti alla notizia dell’arrivo nel territorio di fanti grigioni che sono  diretti verso Abbiategrasso.

Mar.LombardiaA Palazzolo sull’Oglio. Spedisce 150 cavalli leggeri a Martinengo ed a Romano di Lombardia.
Apr.Lombardia

Si oppone all’ avanzata dei grigioni che con Renzo di Ceri puntano a raggiungere nel pavese l’esercito francese. Con Babone Naldi si incontra a Treviglio con il duca di Milano Francesco Sforza e Giovanni dei Medici. Con il ritiro dei nemici si unisce si pone con Malatesta Baglioni all’assedio della rocca di Caravaggio: i difensori si arrendono a patti con la venuta al campo veneziano di 3 cannoni giunti da Crema.

Mag.Lombardia

Dopo la conquista di Caravaggio, si sposta verso Castelleone e ne  discute le modalità di resa con Andrea da Birago.  Studia a Trezzo sull’Adda con il duca di MIlano Francesco Sforza, Giovanni dei Medici e Girolamo Morone una strategia comune per attaccare Lodi. Con la resa di Federico Gonzaga da Bozzolo nelle mani del della Rovere rientra a Brescia.

Giu.Veneto

A Venezia dove prende alloggio a San Cassiano; è segnalato al fianco del doge Andrea Gritti in alcune cerimonie pubbliche: esprime il desiderio di rinunciare alla sua condotta a favore dei figli Alessandro e Cesare. Presenzia alla cerimonia  in cui vengono consegnati al  della Rovere lo stendardo ed il bastone di governatore generale. Il Consiglio dei Savi decide di venire incontro alla sua richiesta. La sua condotta è concessa ai figli, mentre  a lui rimane il comando di 25 balestrieri a cavallo e la provvigione.

Ott.LombardiaAd un consiglio di guerra con il capitano generale Francesco Maria della Rovere, Malatesta Baglioni e Luigi Gonzaga.
Dic.Lombardia

A Brescia, per il battesimo di un figlio del podestà cittadino Antonio Suriano. Informa i veneziani sulla possibilità di un trattato in Genova.

1526
Feb.Veneto

Accompagna il della Rovere, Mercurio Bua e Federico Gonzaga da Bozzolo a Legnago per seguire i lavori di rafforzamento delle locali opere difensive cittadine

Mar.VenetoA Venezia. A colloquio con il doge Andrea Gritti sui problemi inerenti Verona. A Padova.
Giu.VeneziaImperoVeneto

Benché ammalato lascia Verona con il capitano della città Tommaso Moro; supervisiona i passi della Val Lagarina, possibile via di transito dei lanzichenecchi che dal Trentino si prefiggono di raggiungere Milano.

Ago.VenetoA Caprino Veronese ad ispezionare le opere difensive dei passi montani che portano nel Veneto.
Nov.LiguriaAll’assedio di Genova.
1527
Gen.VenetoNella Riviera del Garda con Valerio Orsini.
Apr.25 cavalli leggeriVeneto e Lombardia

Da Verona si sposta nel bergamasco con i suoi cavalli leggeri; ha il comando delle milizie nel bergamasco al posto di Mercurio Bua, bloccato al momento da un attacco di gotta.

Mag.Lombardia

Chiede al provveditore generale Domenico Contarini che la sua posizione venga in un qualche modo ufficializzata. Con la caduta di San Colombano al Lambro esce in campagna alla testa di 400 lance, di molti cavalli leggeri e di 3000 fanti  che sono appoggiati da numerosi pezzi di artiglieria. Giunge a Crema, costeggia l’Adda per puntare su Pizzighettone. La località è soccorsa da 7000/8000 uomini si decide di  trasferirsi a Lodi. Nel frattempo gravi disordini si verificano nella città a causa dei contrasti tra soldati veneziani e sforzeschi che costano la vita a 100 uomini. Giano Fregoso interviene a sedare gli animi, forse non con la dovuta energia se il podestà di Crema Andrea Loredan trova il modo di accusarlo di freddezza e di scarso coraggio. A  Venezia il Consiglio dei Savi non risponde alle sue richieste, non gli è conferito alcun incarico ufficiale; gli è riconfermata, oltre la condotta di cui gode, una provvigione mensile di 100 ducati ed una guardia personale di 25 archibugieri.

Giu.LombardiaSi incontra a Crema con l provveditore Contarini ed il duca di Milano Francesco Sforza.
Lug.Lombardia

Il luogotenente ducale Ambrogio da Landriano si rifiuta di obbedire ai suoi ordini; il fatto provoca notevoli disordini nei campi di Riozzo e di Melegnano.

Sett.Governatore g.le 100 cavalli leggeriLombardia

La situazione degenera;  ciò convince il Consiglio dei Savi a nominarlo governatore generale con una condotta con una condotta di 100 cavalli leggeri; gli sono mantenute la provvigione e la guardia alla sua persona. Giano Fregoso sposta il campo da Melegnano a San Donato Milanese: ha numerose scaramucce con gli imperiali di Antonio di Leyva. A causa delle troppe perdite impone ai suoi uomini di non cercare sempre lo scontro.

Ott.Lombardia

Prende parte alla conquista di Pavia. Partecipa ad un consiglio di guerra con il duca di Milano, il Lautrec, il Contarini ed il procuratore Piero Pesaro. Colloca il campo a Landriano mentre i francesi si attendano a Castel San Giovanni. Da Milano escono 2000 fanti, 50 uomini d’arme con 4 pezzi di artiglieria; gli imperiali sono diretti ad Abbiategrasso. Il Fregoso invia loro contro 250 uomini d’arme, 1000 fanti e molti cavalli leggeri; fa partire da Pavia 2 bandiere di fanti e domanda al Lautrec di essere raggiunto da Pietro Navarro con i suoi uomini. Abbiategrasso viene conquistata dagli avversari; Giano Fregoso si collega con il  Navarro, si allontana da Landriano per recuperare la località. Tocca Casorate Primo, ordina l’allestimento delle artiglierie.  Dopo una ventina di colpi i difensori di Abbiategrasso si arrendono a discrezione. La terra viene messa a sacco dai veneziani; tutto è spogliato, anche le chiese.

Nov.Lombardia

A Lardirago ed a Landriano; si prepara ad assalire Monza. A Lacchiarella si ammutinano per il ritardo delle paghe 1600/1800 fanti guasconi che militano con il Navarro. Costoro si dirigono su Vigevano per cui il Fregoso si trova ad avere a disposizione solo 3000 fanti. Chiede nuove truppe al Lautrec e si fortifica a Cassano d’  Adda, dove invia a precederlo Antonio da Castello con l’incarico di preparare gli alloggiamenti.

1528
Gen.LombardiaSi ammala al campo. Si fa portare a Brescia al fine di essere curato: nella città alloggia presso Aimo Maggi.
Feb.LombardiaRientra a Cassano d’Adda. A Melzo.
Mar.Lombardia

Preme sulla Serenissima affinché siano assunti Morgante Dentini, Giovanni Albanese e Cesare Farina; al campo è costretto a dirimere una controversia che divide da un lato Ercole e Claudio Rangoni, dall’ altro Pietro da Longhena e Guido Naldi.

Apr.LombardiaA Bergamo. Si ammala nuovamente a Cassano d’Adda, Si trasferisce a Brescia. E’ poi segnalato a Martinengo ed a Orgnano.
Mag.Lombardia

Si sente guarito e vuole ritornare al campo. Definisce a Caravaggio con Francesco Sforza, Francesco Maria della Rovere, il provveditore generale Tommaso Moro ed altri capitani il piano strategico con cui affrontare l’avanzata dei lanzichenecchi del duca di Brunswick (15000 fanti e 1200 cavalli). Si reca a Bergamo per esaminare l’andamento dei lavori di difesa della città e fa ritorno a Cassano d’Adda. Si trova a disporre di soli 2707 fanti. Il della Rovere, infatti, ha lasciato sguarnito il campo,  con poche forze atte ad affrontare un possibile attacco di Antonio di Leyva.

Giu.Lombardia

Ordina di costruire a Soncino un ponte sull’Oglio e sposta il suo campo a Seriate: è qui raggiunto da 500 fanti grigioni. Si dirige a Crema ed a Verolavecchia con tutti gli uomini a sua disposizione allorché gli imperiali si pongono tra Brignano Gera d’Adda e Pandino. Segue una riunione a Brescia con il della Rovere ed il Moro.

Lug.Lombardia

Appoggia il della Rovere nella sua richiesta aggiuntiva di 10000 uomini, tra lanzichenecchi e svizzeri, da affiancare ai 6000 fanti italiani per potere passare all’offensiva. Si sposta a Bergamo. La città è  taglieggiata dai soldati veneziani a causa del ritardo delle paghe; riesce a salvare dall’ impiccagione il capitano Vincenzo da Novara perché un fante della sua compagnia  è stato sorpreso a rubare.

Ott.LombardiaSi fa consegnare dai veneziani Gabriele da Martinengo per poterlo scambiare con il figlio Annibale, prigioniero degli avversari a Milano.
Nov.Il suo operato è elogiato in Pregadi da Marco Foscari, giunto al termie del suo incarico di provveditore.
1529
Gen. feb.VenetoA Venezia in Collegio ed in udienza segreta con il Consiglio dei Dieci. Rientra a Verona.
Mar.Governatore g.leLombardia

Il Consiglio dei Savi lo riconferma come governatore generale e gli assegna uno     stipendio annuo di 25000 ducati: gli è pure dato l’ordine di raggiungere il campo di Treviglio con 300 cavalli armati alla borgognona e di numerosi alabardieri, per il cui soldo gli sono anticipati 19000 ducati.

Apr.Lombardia

Gli sono consegnati il bastone e lo stendardo simboli del suo comando; viene raggiunto in Lombardia dal figlio Cesare. E’ informato  che Antonio di Leyva è uscito da Milano per puntare su Abbiategrasso; decide di varcare l’Adda. Numerosi capitani di uomini d’arme e di cavalli leggeri si rifiutano di assecondarlo per il ritardo delle paghe. Giano Fregoso è così costretto a procrastinare ogni azione. Invia il figlio Cesare dal Saint-Pol con il  progetto di attaccare Cassano d’Adda: trova ancora le solite repulse, specie in Roberto da San Severino.

Mag.Lombardia

Affronta un ammutinamento degli uomini d’arme al campo di Pozzuolo Martesana. Si trova al fianco del della Rovere e del provveditore generale Paolo  Nani nell’incontro di Belgioioso con il Saint-Pol per concordare le linee di attacco a Milano. Raggiunge il campo di Melegnano.

Giu.Lombardia

Ha nuovi incontri a Binasco con i francesi: non ne nascono in ogni caso azioni congiunte conclusive perché il campo di Melegnano è sempre tormentato dai disordini.  Con la sconfitta del Saint-Pol a Landriano ripiega a Cassano d’Adda.

Lug.LombardiaAmmalatosi, si fa condurre a Brescia.
Ago.Lombardia

A metà mese muore a Brescia nella casa di Aymo Maggi (o a Quinzano d’Oglio, secondo altre fonti) dopo un apparente miglioramento: al suo capezzale  sono presenti i figli Annibale e Cesare. E’ sepolto a Verona nella chiesa di Sant’ Anastasia. Il figlio Ercole economo nella stessa chiesa, nel 1565 gli farà erigere  un grandioso mausoleo dallo scultore D. Cattaneo. Imparentato con gli Avogadro e con i Maggi (nobili bresciani) per via del matrimonio delle figlie. Amico di Pietro Aretino. Autore di un carme in onore della regina Margherita di Navarra.

CITAZIONI

-“E’ valente homo et aficionatissimo servitor di questo stato..Qual ha un optimo governo.” SANUDO

-” Guerrier saggio e soprano/…/ (Sotto Verona) El signior Iannes valoroso, e forte/ ne la baruffa tanto ben s’adopra/ ch’ diede a più d’un par quel dì la morte./ E più di sette mandò sottosopra./…/ (Allo scontro di Longare) “Del signor Iannes non potrei dir quello/ ch’ con il stocco in man fece quel giorno,/ menando tra nemici tal flagello/ ch’ognun da lui fuggiva con piano, e scorno.”/…/ (All’assedio di Verona) “Con la sua squadra d’homeni divini/ venne da franco cavallier famoso/ ver la città suonando tamburini/ et ogni altro stromento belicoso/ tal ch’ogniun detto haria ch’el ciel ruini/ giù nel precipitoso inferno a piombo/ tanto era de la giente il gran rimbombo.” DEGLI AGOSTINI

-“Huomo illustre, e chiaro nell’arte militare.” P. GIUSTINIAN

-“Il quale valoroso nella militia fu duce nella patria.” SANSOVINO

-“Nimico molto del nome Francese.” ROSEO

-“Duce provetto ed autorevole.” A. MOROSINI

-“Col valor proprio, et con gli honori, ch’egli hebbe, senza alcun dubbio accresce molto la dignità della sua famiglia…Cumulat haud dubie clarae gentis suae stemmata virtute et dignitate sua Janus Fulgosius; cui grave inflictun vulnus in bonum et decus vertit. Neque enim principatu patriae dejectus in hominum contemptu et in solitudine ignobili exilio consenuit, sed a Venetis illustri honore exceptus in summo bellicarum rerum imperio ob consilium, fortitudinem, virtutem multis locis conspectam potitus est; qui honos vel non nisi magnarum rerum gestarum.” FOGLIETTA

-“Virida vis animi minaci in pectorum quantum/ Polleat, e claris percipe Principibus./ Exsilio, seniore, laboreve clara Camilli/ Non tribuit virtus, sed magis enituit./ Sed fileant reliqui. Janus Fulgosius unus/ Dux patria ejectus vi sibi struxit opem./ Intrepidus Venetum clarissima signa revolvens/ Innumeras laudes vique fideque tulit./ Nec potuit Fortuna suis fallacibus umquam/ Insidiis tantum frangere iniqua virum.” da un carme di P. Aviola raccolto dal FOGLIETTA

-“Si consacrò al servigio de’ Veneziani e riuscì bravo generale.” MAFFEI

-Con Saccardo da Soncino e Giovanni Greco “Tutti valorosissimi Capitani.” CARRARI

-“Vecchio e capace condottiero genovese.” ZORZI

-“El signor Ianes de campo Fulgoso:/ che è vero hospitio d’ogni ligiadria/ Ne l’arme franco, ardito, & animoso/…/ Con quanta forza si adoprasse alhora/ El signor Ianes non voglio narrare:/ El martel di vulcan sì non lavora/ Come el suo stocho senti sibilare/ Cerbaro i corpi human sì non divora!/ Come qui el vede nemici smembrare/ Sempre exhortando la sua compagnia/ Che si adoprasse con gran vigore.” CORDO

Immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Santa_Anastasia_(Verona)_-_Altare_Fregoso

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