FRANCESCO SFORZA citazioni

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Last Updated on 2023/05/26

FRANCESCO SFORZA citazioni

Scheda di Francesco Sforza

-“Questo principe salì per tutti i gradi della milizia; e fu liberale, eloquente, magnanimo e così valoroso nell’armi che se gli trovano pochi pari…Ministrò l’imperio suo con singolar giustizia, temperanza, clemenza e umanità popolare, in modo che se per lo terror dell’armi era formidabile a’ nemici, per la bontà della sua vita era ottimo fra tutti i principi di quel tempo.” BARBUO’

-“Maschio animo in maschio corpo, fermo, costante, calcolativo; il disegno concepito una volta eragli in mente come fiaccola, che lo illuminava ed accendeva a ridurgli intorno ogni opera, ogni detto, ogni pensiero,; la virtù, se non era ostacolo, volentieri abbracciata, se ostacolo, quasi virtù non fosse, messa un disparte: il male, non mai per abito o scopo, bensì come mezzo necessario accettato: amore ed odio non isconosciuti, ma sottomessi agli intenti: gli intenti poi grandi di grandezza comune, cioé conquista e potenza…Quanto alle compagnie di ventura, Francesco col nome del padre riunì la scuola sforzesca sotto disé, colla propria virtù l’esaltò e se ne cattivò l’affezione, e colle forze del principato la sottomise di sorta che alla sua morte essa parve come aumentata; in generale, la milizia italiana, tranne alcuni pochi condottieri, restò smembrata sotto oscuri capisquadra.” RICOTTI

-“Come guerriero, Francesco Sforza si stacca non solo dai più antichi avventurieri che si lanciavano a capo fitto nella pugna, fiduciosi nella irresistibile forza della propria spada; ma eziandio da coloro che primi ordinarono le schiere dell’esercito, e dietro un piano prestabilito le guidarono sul campo della battaglia. Lo Sforza conosceva strategia e tattica: tutto è pensato in lui, il piano della guerra, come quello della battaglia.” CIPOLLA

-“Inimico degli Aragonesi per gravissime offese ricevute da Alfonso padre di Ferdinando, e amico degli Angioini, nondimeno, quando Giovanni figliuolo di Renato, l’anno mille quattrocento cinquantasette, assaltò il regno di Napoli, aiutò con tanta prontezza Ferdinando che da lui fu principalmente riconosciuta la vittoria; mosso non da altro che da parergli troppo pericoloso al ducato suo di Milano che di uno stato così potente in Italia i franzesi tanto vicini non si insignorissino.” GUICCIARDINI

-“Certo nel consesso dei capitani a soldo del Quattrocento lo Sforza deve alla sua sfacciata fortuna di essere stato salutato come il più illustre condottiero. Giudizio però che non può essere corroborato da nessuna dimostrazione. Nella sua carriera militare noi troviamo le abili ritirate, le rinunce ad imprese ardite e pericolose, la manovre sapientemente logoratrici, ma in nessuna delle vittorie che gli sono attribuite se ne può riconoscere l’impronta insigne della sua intelligenza. Solo un partigiano ostinato, il Simonetta, poteva dire “Sempre vinse e non fu mai vinto”. Chi vinse fu la sua diplomazia.” COGNASSO

-“Quell’uomo veramente grande, che sempre reso pago di sue brame oltre la sua speranza, lasciò dubbio se fosse più affortunato che virtuoso, o più virtuoso che affortunato.” BRUTO

-“Sia lo Sforza sia Braccio di Montone riservarono particolari aree alla loro fanteria e Francesco Sforza seppe addestrare una forza di fanteria altamente disciplinata, al cui comando prepose Pietro Brunoro e Donato del Conte. Nella fanteria di Francesco Sforza prevalevano i balestrieri e più tardi gli scoppettieri.” MALLETT

-“Tutte le sue vicende derivarono più dalla sua abilità che da aiuti insperati della fortuna..e dalla sua ponderatezza delle vie da prendere se messo di fronte a situazioni inaspettate. Ed anche è da mettere in rilievo, in lui, oltre alle grandi doti di comandante di un esercito, che poteva, da un momento all’altro dissolversi, la sua capacità di destreggiarsi nella complessa situazione dell’Italia del Quattrocento, quando, non essendoci ancora uno Stato predominante, molti signori e signorie ambivano ad esercitare un simile ruolo. Infine, una delle sue doti, e non certo di minore importanza, fu la sua manifesta volontà di non irrigidirsi mai nei confronti di nessuno, di preferire sempre di venire a patti con l’avversario, di accattivarsi la simpatia e la fedeltà degli abitanti delle varie città che passavano sotto il suo dominio.” CATALANO

-“Chiarissimo fra i principi italiani fu di così grato e venerabile aspetto, e così gran nome, che ben possiamo dire, ch’egli fusse pieno di maestà. Et essendo anche spaventoso al nemico, il che di rado si trova congiunto insieme, era appo loro tenuto in grandissima riverenza.” DOMENICHI

-“Nobile e vivace volto aveva Francesco Sforza; era grande della persona e ben fatto; ed aveva una singolare forza ed agilità in tutti gli esercizi del corpo; pochissimi lo pareggiavano al salto, alla corsa, alla lotta, o, nello scagliare vigorosamente il giavellotto. Egli camminava col capo scoperto alla testa del suo esercito, sia tra i ghiacci dell’inverno, sia sotto il cocente sole della state. Sopportava pazientemente la fame, la sete ed il dolore; pure non ebbe che poche occasioni di porre la sua costanza a quest’ultima prova, perciocché, sebbene avesse passata la sua vita in mezzo alle battaglie, non fu quasi mai ferito. Non aveva bisogno di lungo sonno per riposare; ma per quanto fosse grande l’agitazione del suo spirito, o il tumulto da cui era circondato, egli dormiva sempre tranquillo..Singolarmente sobrio a mensa, egli non era temperato del pari degli altri piaceri; era amantissimo del sesso gentile..Generoso e talvolta prodigo, divideva tutto ciò che aveva tra i poveri, i soldati e i dotti, de’ quali molti trattenevane alla sua corte..Egli era affatto padrone di sé medesimo, e sapeva nascondere l’ansietà, il cruccio, la gioia e la collera. Gelosissimo di sua riputazione, s’informava con molta cura di ciò che dicevasi di lui, e dichiarava sollecitamente quelle sue azioni che credeva sospette o mal accette al popolo..Da lungo tempo nessun principe d’Italia aveva dimostrata tanta prudenza con tanto valore.” SISMONDI

-“Era forse, fra gl’italiani d’allora, l’uomo più di qualunque altro fatto secondo l’indole del suo tempo. In nessun altro, quanto a lui, si univano la vittoria del genio e della forza individuale, e chi voleva credere alla superiorità de’ suoi talenti, doveva almeno riconoscere in lui il prediletto della fortuna.” BURCKHARDT

-“Principe liberalissimo, pieno di humanitate.” CORIO

-“E’ non ebbe più riguardo a infamia che a buona nominanza: egli amò più gli spergiuri che i sacramenti..Io non so sotto quale vocabolo mi possa dare nome al Conte; imperocché dall’un lato mi dice essere fellone e malvagio, e poi mi conforta ch’io ne scriva essere insano e bestiale..Or, con tutte queste tante infallibili ricchezze, nullo suo uomo pagava, ma piuttosto li faceva morire di violente morte che soddisfare di numerabile pecunia per gli acquistati soldi. Ciostui fu morte a sepoltura d’ogni ciascun uomo combattitore. Costui mandò Trojolo (Troilo da Rossano) e Pietro Brunoro a tendere lacci nel campo del re d’Aragona; e poi il fratello, messer Alessandro, con sagaci modi, lettere pel campo del prefato re fece seminare, le quali nelle mani di Alfonso pervennero..(i due capitani furono così incarcerati pper dieci anni in una fortezza del regno di Valenza)..Questo Conte uccise Cerpellone (Sarpellione), e impiccollo; e quanto dagli uomini era più favoreggiato e difeso, tanto più avaccio cercava la colui morte. A’ nipoti di Niccolò da Pisa mai nulla di loro soldo volle dare; i quali da lui furono mandati in Lombardia: là ove l’ucciditore del zio uccise i nipoti. Questa era la sua arte; e in queste così fatte cose spendeva il suo tempo e i pensieri. Tutto era o per invidia de’ più degni di fama di lui, o per avarizia di non li pagare de’ loro soldi, e non meno per sospetto che per loro non fusse manifestata la sua fellonia.” CAVALCANTI

-“Niuno altro principe per memoria di molti secoli arrivò più al colmo delle virtù eroiche e della vera gloria di lui, e niuno fu ornato di più chiare lodi di guerra e di pace, il quale tra le perpetue e continue prove di virtù militari d’ogni guisa fu ventidue volte vincitore in giusta battaglia, e spesse fiate assalito era con aperta forza, ora con occulti inganni quasi di tutta l’Italia aspirante alla rovina sua, con l’avvedimento e col valore si liberò da così gravi pericoli che gli soprastavano, le quali cose li fecero finalmente padrone d’un ricchissimo e nobilissimo principato.” FOGLIETTA

-“Francesco Sforza governò uno stato nuovo, conquistato con la forza delle armi, mancante del riconoscimento imperiale e della continuità dinastica e minacciato da molti pericoli. L’esercito fu costantemente utilizzato, sia attivamente, sia passivamente, come elemento risolutore ed equilibratore di conflitti e vertenze internazionali.. Con l’azione diplomatica e bellica, il duca acquistò sufficiente prestigio, autorevolezza e forza contrattuale per aspirare alla leaderhip nel sistema delle potenze italiane, in un ruolo di guardiano dell’assetto della pace di Lodi…Nei “Commentarii” (di Cicco Simonetta) Francesco Sforza è un condottiero sui generis, paterno e indulgente, addirittura mite, cortese e mai vendicativo, che teorizza, perfino, un comportamento “humano e mansueto”, uno stile “della mansuetudine”, che deve caratterizzare tanto il comando militare quanto la pratica politica.” COVINI

-“Fuit autem animo usque adeo infracto atque inconcusso, ut omni maxime videreretur carere formidine; quod si quis clamor hostilis aut die, aut nocte repente oriebatur in castris, ipse omnium primus erat in armis ac cursim coramque ad tumultum se conferebat. Iis omnibus gerendis rebus securus fuit et celer et prudens et strenuus; in bello ad cognoscendis non modo hostium motus, sed sermones etiam consilia cogitationesque eam semper curam adhibuit, ut nihil fere eum laterit, quod ipsi tentaturi essent. In ducendo autem et alendo exercitu, acie instruenda ac proelio committendo tanta peritia prospicentia et animi fortitudine praestabat, ut hostium etiam ipsorum testimonio constaret, eum posse proelio unquam superari. Ea autem utebatur ingenii acrimonia, ea gravitate, prudentia atque consilio, ut nihil neque in bellicis, neque in urbanis rebus iniret unquam, quod minus fuisset quam diligentissime antea metitus omnemque prospexisset eventum, et quod decreverat innata quadam animi magnitudine et incredibili celeritate conficiebat.”SIMONETTA

-“Le grand condottière.”  DE LA SIZERANNE

-“Che si può paragonare a qualunque capitano, così de’ Persi, come de’ Romani.” ALBERTI

-“Attese con tal lode ad imitar la gloria grande in guerra di Sforza suo padre, che si può dir lo superasse o, senza dubbio, lo pareggiò.. Maneggiò le vittorie così bene come la spada.. Fu Francesco di persona alta e assai forte; il volto hebbe rubicondo, gli occhi azzurri e i capelli neri.” ROSCIO

-“Fu.. di tanto valore nel mestiero dell’armi, che per le virtù sue fu fatto duca di Milano.. Valorosissimo Capitano.”  PELLINI

-“Con vivo spirito s’acquistò gran fama in tutte le guerre, e vinta in ogni luogo la Fortuna, e calpestata l’invidia, e domate le reliquie della parte Braccesca, o veramente vinte con la felicità delle cose da lui fatte in guerra, il suo raro valore lo fece signore d’un ricchissimo stato.”  GIOVIO

-“Tu non fuggisti mai dal tuo nemico,/ Né egli hebbe da te vittoria mai./ Ma ben fuggiro ogn’hor dal gran valore/ De la tua destra le inimiche schiere./ Qualhor volser venir teco a le mani./ Et quante volte dimonstrar volesti,/ Quanto ceda la sorte o la fatica.” P.A. Bargeo, da un sonetto raccolto dal GIOVIO

-“Il quale fu così valoroso in armi, che dagl’istorici vien’appellato folgore di Marte, e egli solo è stato paragonato a Caio Cesare, imperatore che non fu mai vinto, ma egli ben sì hebbe grandissime vittorie, di modo che si acquistò titolo del primo Capitano d’Europa…Avanzò costui in valore non pure i maggiori Capitani del suo tempo, ma s’agguagliò ancora co’ più famosi antichi..Signoreggiò Francesco anni 16 in Milano, nelli quali costrusse edificij, ampliò strade, e ridusse in esquisita Fortezza il famoso castello di Porta Giobbia; e benché non dotato di lettere, con tanta giustitia, intelligenza, temperanza, clemenza, e liberalità trattò l’imperio, che a giuditio universale fu reputato in pace, & in guerra singolare tra’ Principi di quel tempo. Era di faccia grave, di sembiante allegro, di corpo disposto, nell’udienze benigno, e mansueto, di lingua facondo, d’animo invitto, & imperturbabile, e tale in fine. che parve haver la natura con le tre gratie pienamente concorso ed eccellentemente organizzare, & arricchire un corpo, che doveva contenere un’anima singolarmente perfetta.”  ”LOSCHI

-“I suoi grandi talenti per la guerra lo resero l’arbitro e il terrore di tutte le potenze d’Italia. A vicenda le serrò e ne trionfò. Egli riportò gran vantaggi e soffrì grandi sventure.. La sua politica decise costantemente della sorte dell’Italia. Morì con la fama d’uomo, che univa a tutte le doti guerriere le qualità tutte di uomo di stato; gran capitano, gran politico, grande in ogni cosa che può rendere un uomo celebre ed immortale.” LAUGIER

-“Uomo fierissimo e nobile per gloria.. Nelle cose della militia fu di gran lunga superiore al padre e generale di tutti i principati del tempo suo.. Fu Francesco di statura alta, di honesta faccia, di occhi allegri, largo nelle spalle, alto di petto, di capo calvo e al tutto ben formato, facondo nel parlare e molto copioso, sottile d’ingegno, desideroso di gran cose, nel negotiare molto cauto, alle fatiche infatigabile, provido in tutte le sue operationi, ad ingannare i nemici astuto e solerte nel prevenire i loro consigli, di rado s’azzuffò alla sproveduta co i nemici, più tosto li superava col tempo, che combattendo, si dilettava della moltitudine di fanterie nel suo esercito, co i quali dimostrava di quanto ingegno fosse e di quante forze. Dilettavasi altresì di vedere i suoi soldati ornati d’oro e d’argento. Fu presto in essequire i suoi consigli, dimostrando in tutte le sue opere con la tolleranza della fatica, la prestanza dell’animo.. Principe heroico, la cui fama si fece pari a qual si voglia altro Capitano de tempi antichi.” SANSOVINO

-“Facit Francisci Sfortiae summa virtus, militarisque rei gloria fortitudoque animi. Bello enim longe clarissimus dux, semperque ex hoste victor adeo clarus extitit.. Iam tum adolescens clarus military Gloria celebrisque fuit.” EGNAZIO

-“Principe e Capitano di Guerra veramente chiarissimo.” SPINO

-“Francesco era dispostissimo e bellissimo cavalliere con viso lieto e piacevole; .. era molto facondo e acconcio nel dire;.. lo Sforza havendo grande arte in ingannare il nimico, delle occasioni, che egli prudentemente antivedeva, si serviva, a fé gran conto della militia a pie..; volle che i suoi ornati tutti d’oro e d’argento andassero.” TARCAGNOTA

-“Mostrossi sempre cauto, paziente, posato ne’ consigli, attento alle occasioni e prontissimo a coglierle.. Personaggio de’ più illustri di questo secolo, chiaro per belliche imprese e per le arti della politica, onde ebbe la fortuna di occupare un dominio nobilissimo.” UGOLINI

-“In horoscopo stellam fixam habuisse tradunt, cujus ea quidem vis est, ut grandia nato dona conferat, cursusque secundiore provectum ostentet.”ARLUNO

-“Fameux condottière de ce temps.” DE CHERRIER

-“In due cose.. vuole essere lo Sforza ripreso: in uno smodato libertinaggio .. e nelle insidie in cui trasse Guglielmo di Monferrato, il marchese di Crotone (Antonio Ventimiglia), Carlo Gonzaga ed altri, gittati nelle prigioni del castello (di Pavia) senza ragioni sufficienti. Diremo di più: non sempre nella vittoria evitò la crudeltà, e se è vero ch’egli forte lamentandosi delle barbarie di Piacenza, restano sempre le non meno inaudite di Melegnano, delle quali nessuno potrebbe purgare. Fu Francesco Sforza bello e forte della persona, e sortì ingegno fino ed animo largo. Dal suo volto ispirava un’aria di maestà ed insieme di benevolenza che gli conciliavano il rispetto e l’affetto de’ grandi e del popolo, il quale più l’amava in quanto, oltre all’essere liberalissimo, lo sapeva nemico delle soverchierie. Come soldato niuno dei contemporanei l’avanzò, ed ebbe più propizia la fortuna delle armi; come uomo politico mostrò di possedere doti elevatissime, ancorché le condizioni del paese ed i costumi del tempo conducessero anche le nature generose ad una politica più presto fraudolenta che leale.” MAGENTA

-“Divenne l’onore della milizia italiana e il più gran politico del suo tempo.” HERCOLANI

-“Heureux condottière.”LAVISSE-RAMBAUD

-“In castris propriis natus atque educatus, usque adeo ab adolescentia florere incepit..Felicitate inter perrara exempla reponendus, tum imperio ac rebus gestis, tum Philippi, Alphons ac Ferdinandi eius filii affinitatibus…Vir in armis plurimum excellens.. Franciscus vero certe, ac solertia magis nitens, raro nisi ex destinato confligere, sedendi, atque obsidendo hostem frangere: peditatum multificare, argento atque auro cultos milites habere, potentiorem se hostem non temere aggredi…Unus ex primis ducibus fuit.” FACIO

-Confronto con Niccolò Piccinino “Vero arte ac solertia magis nitens, raro, nisi ex destinato, confligere, sedendo atque obsidendo hostem frangere, peditatum multifacere, argento atque auro cultos milites habere, otentiorem se hostem non temere aggredi.” FACIO

-“Ad una non comune bellezza fisica univa una forte, magnanima tempra morale. Alto e slanciato della persona, resa agile e resistente ad ogni fatica, da continui esercizi e da una rara frugalità, nobile di portamento, volto con alta fronte spaziosa, illuminato da occhi grandi, profondi, sempre largamente aperti di fronte al nemico, egli aggiungeva a tale prestigio fisico un equanime sentimento di generosa liberalità, di audacia nel pericolo, di prudenza nella fortuna.” FRANCIOSI

-“Gran condottiero e statista.” GABOTTO

-Con Corrado da Fogliano, Leone Sforza, Giovanni Sforza, Alessandro Asorza “In quibus omnibus ex paterna disciplina tanta indoles bellicae virtutis enibit, ut singuli prope absoluti Ducis nomen, famamque sint consecuti.” A.M. GRAZIANI

-“Annibalem jure optimo appellari velim, quod illi nulla tenus inferior, cum rebus gestis, non auctoritate et astutia militari, immo pietate longe superior et ad hoc usque tempus fortunatior.. Fortunatissimum imperatorem et rei militaris scientia peritissimum.” PORCELLIO

-“Prode e glorioso per l’abilità dimostrata in tutti i fatti d’arme.” AMBROGETTI

-“Uno dei più grandi condottieri del Rinascimento.” ARGIOLAS

-“Fu Francesco grande capitano, forse il maggiore dei suoi dì; delle arti, delle scienze generoso protettore ed amante caldissimo, munifico e benefico.. Non scevro certamente dei difetti e delle colpe onde andavano allora contaminati pressoché tutti i principi d’Italia, fu però meno sleale ed assai meno crudele di molti altri.” BALAN

-“Dotato di robusta costituzione ed aitante della persona riunì in sé qualità tali che lo resero un abile generale. Fu egli il primo che sapesse ben servirsi delle artiglierie, e far manovrare i battaglioni in massa, ciò che costituì propriamente la tattica così detta degli sforzeschi.. Da lungo tempo in Italia niun principe avea riunite in sé, come lo Sforza, tanto valore e prudenza. Come militare ebbe qualità preclare, e di ventidue battaglie da esso combattute, non una ne perdé. Ebbe però tutti i vizj del suo tempo e la sua fortuna andò collegata ad un insieme di perfidie che riscontrandosi comuni in quell’epoca, non furono al certo sdegnate da esso.” PAOLINI

-“Vigoureux, brave à l’occasion, capable d’une idée fixe, et du mal par intéret ou par haine, il inspirait la défiance, mais forçait de compter avec lui.” PERRENS

-“Generale in quel tempo delle sue armi.” BONOLI

-“Il quale meritò in quel secolo il primo onore di vera giustizia e di somma virtù nell’armi.” GHILINI

-“Magnanimus et potens.. Sagax et futura praevidens.”  RIPALTA

-“Fu huomo generoso e invitto quanto altri di molti anni adrieto.” M. MONALDESCHI

-“Bellica virtute humanaque prudentia praeditus.” RAYNALDO

-“Aetas illa Scipioni aequabat corporis animique indole, magnitudine gestarum rerum.atque tam immaturae virtutis pene miraculo.. Magnus utique bellator Franciscus Sfortia, et omni reliqua laude par antiquis non caruit eo certe vitis mutabilis animi, quocumque spes  aliqua fortunae augendae, et dominando cupiditas vocaret.” RIPAMONTI

-“Il più valoroso di quei tempi.. Fu l’uomo più celebre de’ suoi tempi. Figlio di padre valoroso ed ardito, l’eguagliò nel valore e lo superò nel consiglio. La maggior parte della vita, cioè finché non giunse al ducato di Milano, fu da lui passata in mezzo alle armi. Vincitore in 22 battaglie ordinate, e in molti piccoli fatti d’arme, abile guerriero egualmente che politico, portò la sua famiglia dal mestiero di contadino, com’era stato suo padre, allo splendore sovrano.” PIGNOTTI

-“L’onore della milizia italiana e il più gran politico de’ suoi tempi.”LITTA

-“Animo et viribus insignis, paternam quoque famam, ac totius familiae nomen, quod patrui, et propinqui ductores in armis fuissent, memorabat, adjecto trium fratrum numero, item sociorum  omnium juventutem obtenstans qua nulla esset in castris illustrior.” BILLIA

-“Guerriero di molta stima.” VILLANOVA

-“Signore in quel secolo stimatissimo e valorosissimo Capitano.” AVICENNA

-“Il più grande e il più magnanimo capitano che forse fiorisse allora non che in Italia in Europa.” ROSMINI

-“Sforza, par ses talents, ses possessions, son activité, occupait incontestablement le premier rang parmi les condodottieri. Si l’on considère qu’il joignait à ces avantages ceux qui resultent d’une conscience étrangère à tout scrupule servie par un réel génie politique, on devine qu’il devait arriver à triompher des compétitions et des difficultés pouvant faire obstacle à son ambition.” DELABORDE

-“Il quale per commune judicio di tutta Italia fu valoroso e eccellente Capitano.” PASSI

-“Hombre (segun se dijo) de gente humilde, si bien valeroso por su persona.” SANDOVAL

-“Francesco Sforza egli è, che tanto altrui/ vinse, et invicto quasi venne al fine,/ né ‘l mondo forsi hebbe el più chiar de lui.” SANTI

-“El più savio omo d’Etalia, e anco belo de persona e ghagiardo.” Da una cronaca di G.A. Faie, riportata da G. SFORZA

-“Fit long temps la guerre en qualité de general mercenaire, sans acquerir autre chose que de la reputation et de l’argent. Fameux batard, qui de general qu’il avoit été des Venetiens dans le duché de Milan, s’en étoit emparé.” VARILLAS

-“Riconosciuto in Italia come il primo capitano del secolo, al cui aiuto il Visconti dovette di continuo ricorrere, trovandosi inevitabilmente in balia di lui. Francesco Sforza era un leone che sapeva far la volpe, e Filippo Maria era una volpe che amava mettere la pelle del leone. Così vissero lunghi anni, tendendosi a vicenda agguato, e conoscendo ognuno assai bene le intenzioni segrete dell’altro.. Pel suo genio militare divenne l’uomo che tutti volevano a loro servigio, perché pareva che senza di lui nessuno in Italia potesse vincere.. Ma in mezzo a tutte queste vicende, egli seppe tener fermo l’occhio alla sua mira costante; e quando Filippo Maria morì, si vide subito in che modo il capitano di ventura si mutava in uomo di stato.”  VILLARI

-“Francesco Sforza era nato sotto la stella della Fortuna. Illegittimo, era stato educato dal padre nelle lettere come nell’arte della guerra. Era quindi un uomo completo del Rinascimento, cui non mancava che una signoria.” A. VISCONTI

-“Re di justicia, invicto, e vivo Marte,/ Tu fusti quel, che prima el stilo mio/ Aleasti per destino a sì grand’arte/ (Alla conquista di Piacenza)/ Il gran Sforzesco mezo in beffa torse/ Quando i Piacentin miei gli fen la giarda/ Per li sospetti gridi che levorse./ Sotto ucciso il caval dala bombarda/ Saltò in piè lieto e disse ad un famiglio/ Toi su la sella e fa conciar la barda/ Questa parola estinse ogni bisbiglio/ Mostrando quello al campo in armi acceso/ Non estimato haver tanto periglio.” CORNAZZANO

-“Sul finire del Quattrocento Antonio Cornazzano nel suo trattato “De re militari” consiglia senz’altro al condottiero che voglia “seguire astrologia” di trovare innanzitutto un dottore capace di farlo di farlo “uscire in buon punto, secondo un esempio che veniva dall’alto poiché “questo far vidi a quel sommo signore/ Francesco Sforza, che nel tor el regno/ di genova citrade observò l’hore.” SETTIA

-“Tra i condottieri se non il più grande, fu certamente il più fortunato.. (Il) più grande capitano e (il) più accorto politico del suo tempo.” BELOTTI

-“Victory in the field, the accomplished fact sanctioned by the de facto recognition of other rules and governments, personal achievement and the reward due to valour and merit, all contributed to the image of Sforza as a natural prince.” BUENO DE MESQUITA

-“Col cangiar di partito e di servitù, ed aiutato dal suo valore non meno che dalla fortuna, era salito alla signoria di Milano, ottenendo in seguito nome di uomo insigne per virtù guerriera e per senno politico.” E. COLOMBO

-“Fortis animus et magnus, et summa rei militaris scientia erat in eo.” FABRONIO

-“Guerriero di alta portata.” VERDIZZOTTI

-“Famoxo como per vera laode sopra hogne altro italiano, e per sua virtù molte e più volte hobedito da la fortuna sicomo essa sottoposta al-lue.” G. DI M. PEDRINO

-“Per l’eroico della sua prudente condotta era divenuto l’arbitro dell’Italia.. Salì in somma a tant’auge di stima, e divenne di sì alto grido il suo nome, che gli stessi principi, sì dell’Italia che fuori dell’Italia, benché re, l’onoravano come li fosse stato padre.” G. BONOLI

-Con Niccolò da Tolentino “I più illustri Capitani di quel secolo.” COLUCCI

-“Capitano invittissimo.”BALDI

-“Guerriero di squisito valore.” V. DE CONTI

-“Gran maestro di guerra nel secolo XV.” CRISTOFANI

-“Famoso militare del secolo.” ACQUACOTTA

-“Rinomato nella milizia come nella politica.” HALLAM

-“Capitano di sommo valore e di pari felicità.” MAFFEI

-“Gran capitano.” BIFFIGNANDI

-“Gran Capitano.. La bontà, la giustizia, la generosità furono costantemente la guida del suo regnare.” PEZZANA

-“Francesco fu uomo grande di statura, bellissimo di presenza e caro di eloquenza, accorto, paziente in ogni sua azione e nella guerra molto ritenuto e circospetto; imperocché cercava sempre di vincer più presto collo straccar il nimico che col venir seco a giornata, se già non vi fusse stato tirato dall’occasione. Valeasi più della fanteria, che della gente a cavallo. Con quei modi e costumi, mediante la benignità e dolcezza della natura sua, che ‘l faceva amabile appresso d’ognuno, si acquistò riputazione grandissima, e finalmente si fece duca di Milano.” GARIMBERTO

-“Uno de’ più insigni capitani di quel tempo.. Uno de’ migliori principi che abbia avuto l’Italia. Capitano di primo ordine e saggio reggitore de’ popoli, unì in se stesso con difficil nodo i talenti politici e militari. Era dotato d’ingegno penetrante e di singolare prudenza, onde non risolveva cose d’importanza, se prima non le aveva ben esaminate, ma dappoché aveva risoluto, era pronto e costante nella loro esecuzione; inoltre modesto ne’ prosperi eventi, fermo e intrepido negli avversi. Quantunque vissuto sempre fra le armi, e coronato degli allori di 22 vittorie, senza mai essere stato vinto, amò nondimeno la pace e si studiò di conservarla; tenne sollevati i suoi sudditi per quanto glielo permisero le circostanze e le sue sconcertate sorgenti dell’erario.” G. ROVELLI

-“Celebratissimo Capitano di quell’età.” RIGHI

-“Capitano senza pari nell’età sua.” PALMA

-“Uno dei più insigni condottieri d’arme a que’ tempi.” ROMEGIALLI

-“Fu principe savio ed umano cosicché seppe guadagnare l’animo di quei medesimi ch’egli aveva prima combattuto.” SAGLIO

-“Alle doti d’ingegno, che ne costituivano un prode capitano, Francesco Sforza accoppiava la longanimità e l’astuzia dell’uomo politico e dell’amministratore.” A-VALLE

-“Fu questo principe, liberalissimo e pieno di umanità, e mai niuno si partiva da lui di malavoglia; e singolarmente onorava gli uomini virtuosi e dotti. Contro gli uomini semplici non esercitava alcuna inimicizia, ma aveva in sommo odio gli ghiotti e maliziosi. Amò sempre la giustizia e fu osservatore della religione; ebbe la eloquenza naturale e nulla stimava gli astrologhi.” NUBILONIO

-“A scorrere l’ardua via che dal nulla doveva condurlo ai varii gradi di conquistatore, di sovrano, di arbitro, lo Sforza se ebbe delle virtù da esercitare, ne ebbe anche di quelle da rinnegare. Dové usare astuzie contro gli astuti, perfidie contro i perfidi, violenze contro i violenti, egli per indole sincero, leale, generoso. Fino gli affetti di congiunti dové talvolta immolare, egli de’ congiunti amantissimo, anche di quelli che avrebbero potuto nuocere al suo decoro.. Esse (le sue qualità) gli insegnarono ad essere saldo nelle sventure, nella prosperità moderato; a nulla tentare senza averne calcolato gli effetti; a trovare espedienti nelle intenzioni, rimedii nelle contrarietà. Esse gli somministrarono quella facilità di parola, quella lucidezza d’idee, quella piacevolezza di modi, che tanto valsero a schiudergli ogni cuore, a conciliargli ogni simpatia, a rendere quasi irresistibile la sua forza di persuasione.. Un buon generale deve cominciare dal posseder le virtù del soldato: e tutte le possedeva lo Sforza. Nel maneggio delle armi, nel gittar dischi o aste non aveva chi lo eguagliasse. D’ogni fatica o disagio era tollerantissimo. Non curava né caldo né freddo, né fame né sete. Le più gravi armature portava con disinvoltura come il farsetto.. Egli fu valentissimo nel preparare le offese, nell’inventar le difese, nel preveder tutto, nel nulla abbandonare alla ventura ed al caso.. Egli vide con occhio pronto e sicuro quali delle nuove armi fossero da accettarsi immediatamente, quali no;.. la grossa artiglieria accettò senza indugio.. Gli archibusi invece vide di qual poco profitto potessero essere nella lor primitiva conformazione che ne rendeva sì lento e incomodo l’uso.” RUBEI

-“Esso Francesco fu tanto gratioso, benevolo, clemente, benigno, misericordioso, bello de persona e de statura, bello de faza, alegro et iocondo, de bellissimo aspetto, eloquentissimo sopra ogniuno, fortunatissimo, savio e dotissimo de ragione o in calculare, or come se fede exaltato altissimamente, dilecto et amato da signori, popolo et gente de ogni conditione, e così più de gente d’arme et saccomani, astuto e bellicoso, sopra tutti in fatti d’arme animoso: con tutte le sollecitudine debia havere corpo humano, poco dormire, poco mangiare et de suo bevere temperato; victoriosissimo sopra li suoi inimici, che mai sua persona, sue bandiere et stendardi ritornarono indietro uno passo. Ha avuto molte et infinite vittorie come ne li gesti suoi particolarmente se contene; misericordiosissimo, senza alcuna crudeltà, et perdonare a suoi inimici se ben gli avesse potuto offendere essendo capitati nelle sue mani: devotissimo sopra ogni creatura de Dio e de la nostra gloriosissima Vergine Maria: elemosinare sì de giese, sì de maridare fanciulle: signore justissimo ne le terre sue:.. largo in donare più posto in prodigalità che larghezza, dotato de ogni gentilezza, fortissimo in ogni affanno e fatica; e sopra tutte le altre cose ne li affanni, adversità e tribolazioni sapere fingere coprire, gubernare.” MINUTI

-“Francesco, altero dono/ Di Marte a nostra etate.” CHIABRERA

-“Francesco Sforza di membra grosse, più alto della media e brusco di modi. Sul volto portava i segni del suo mestiere di soldato, gli occhi erano incavati, il gran naso ingobbito e la carnagione che dava sul bruno (così ce lo mostrano i ritratti del tempo, fra i quali quello di Zanetto Bugatto conservato nell’archivio capitolare di Monza). Un uomo tutt’altro che bello, insomma, stando agli ideali estetici di un’epoca portata a preferire, anche per ciò che riguarda i maschi, le figure gentili e aggraziate.” PERRIA

-“Prode capitano.” PAGNANI

-“Uno dei più capaci e geniali condottieri del suo tempo.” CALCAGNI

-“Da lungo tempo nessun principe d’Italia unito non avea unito tanta prudenza con tanto valore.. Ebbe tutti i vizi del secolo suo. Gabbandosi de’ suoi giuramenti, offendeva senza scrupolo i costumi e la decenza; non andò debitore della sua grandezza e delle sue vittorie che ad un’ordita di perfidie.” SISMONDI-FABRIS

-“Sforza was a man after the heart of the fifteenth centyry, a great captain, an acute politician, a mixture of the fox and the lion, ready to shed blood if necessary; otherwise a friend of impartial justice. He founded a dynasty; he conquered a kingdom which he left powerful and wellgoverned; he constructed public works; he held one on the most brilliant courts in Italy. He died..celebrated by men of letters as just, great. and magnanimous.”BROWNING

-“The most noteworthy example of a condottiere who made himself head of a powerful state.” TREASE

-Inattivo all’assedio di Lucca “Pensava Lucca, quando il conte venne,/ Che se n’andasse a conquistar Fiorenza:/ Dall’uscio al fiume questo cammin tenne/ E in fino a Pescia mostrò sua potenza;/ Et poi a Lucha sua gente intenne,/ Con Bernardin (Ubaldini della Carda) si stette in patienza./ A suo piacer stava per la strada/ Di fuora senza menar colpo di spada.” Da un poema coevo di ANONIMO

-Responsabile della morte del ferito Braccio di Montone “E ‘l medico li fé presto venire,/ Felliy tentare ciascuna ferita,/ Justa sua poscia lo voleva guarire/ Et returnarelo da morte e vita./ Conte Francisco say. Il’ ebe a ssentire,/ Quella persona mangia (grande) e tanto ardita/  Colle soy many sci ‘llu medicone/ Et, poco stecte, e Braccio spirone.” Da un cantare aquilano, riportato dal PASQUALI

-Alla battaglia dell’Aquila “Ipse inter fremitus, densa inter milia fertur/ Sfortia, et in medio vestigat marte tyrannum.” GRIFIO

-Alla battaglia dell’Aquila “Deh chi vedesse el conte fi’ de Sforza/ Rompere lancie, e lu stocco menare!/ Con Pulino (Pelino da Cotignola), e Lion (Leone Sforza) ne giva a corsa,/ Con quel Gerardo (Gherardo da Cotignola) non ha più che fare,/ Che non si vede mai né urzo (orso), né orza/ Quanti n’à la terra, e fa se fé dare,/ Conte Francisco n’à più che paraggio,/ Nonne fé più giamai Guidon Selvaggio.” CIMINELLO

-“Godere se vole et fare triumphi e festa/ O Codognolla ch’el tuo Capitano/ In su la sella cum la spada in mano/ Milano ha conquistato ad alta testa.” Soave Di Soave Da un sonetto raccolto dal MAGENTA

-“Questo signore Francesco (rispetto al padre) seppe meglio simulare al suo tempo che tucti li altri signori che fussero stati in Italia di più centenara d’anni.” BROGLIO

-“Francesco Sforza, a professional commander who seized the duchy of Milan in 1450, had himself pictured wearing an ancient armour-style suit of armour and conversing with a panel of classical martial worthies, including Hannibal, Julius Caesar and Themistocles.” ARNOLD

-“Principale Capitano di que’ tempi.” CASTELLINI

-Con Angelo della Pergola e Niccolò Piccinino “Soldati di alto valore.” MAGENTA

-“Tra i principi più grandi e, secondo il tempo, dei più buoni.” CANTU’

-“Feroce e desideroso di gloria.” SABELLICO

-“Era il conte di natura pietoso, saggio e bello di persona; più tosto gran che piccolo..Era stato il più franco e vittorioso signore, che si trovasse in Italia.” DELLA TUCCIA

-“Questo principe, comeché attendesse quasi sempre l’animo all’arte della guerra, nella quale fu invero assai chiaro e celebrato, nondimeno portò un grande amore alle lettere, ed a coloro che le professavano.” GIORNALE ARCADICO DI SCIENZE LETTERE ED ARTI

-“Il miglior capitano che fosse allora in Italia e forse in Europa.” MURATORI

-“Fu tra i sovrani, il più grande dei suoi dì, né maggior elogio si può far di lui che col dire che regnando sedici anni regnasse brevissimo tempo.” MACHIAVELLI

-“Uno de più fortunati principi ch’havesse l’Europa..amatore della giustizia, della religione e molto prudente nelli fatti della guerra, come della pace.” MORIGGIA

-“Venne a Lunigo et quello à campegiato/ ladove a Piero Brunoro uno scopiecto/ da quei de dentro uno ochio fu cavato/ onde vedente illui si gran difecto/ Francesco Sforza dissi a Piero Brunoro/ Vendecta di ciò fare io ti promecto/ e avuto il castello senza dimoro/ tucti li scopithiere senza sogiorno/ per darli pena dei peccati loro/ tucti li fece mettere in un forno/ a da suoi scoppithiere furo bersagliate/ et morite tucti in quel presente giorno.” SPIRITO

-“Sembra quasi preludere a Federico il Grande allorché manovra in campo gli eserciti in guerre “frontali” e scontri campali di notevoli dimensioni.” ADAR

-“Umano e clemente fu sempre questo grand’uomo: pronto alla collera, tosto si conteneva, siccome è l’indole dei generosi; e colui al quale avesse fatto danno o con parole o altrimenti, non occorreva che chiedesse cosa alcuna; che il buon principe co’ beneficii lo risarciva spontaneamente. Non amava i lodatori, e conosceva che questa è la maschera seducente colla quale il vizio insidiosamente si accosta al soglio. Non vi era cosa più sicura che la fede e la parola di Francesco.” VERRI

-“Tra tutti i condottieri che raggiunsero una signoria, Francesco Sforza fu senz’altro quello più baciato dalla “fortuna”, machiavellicamente intesa, perché ottenne il potere nel ducato di Milano, il più prestigioso stato dell’Italia del Quattrocento. La figura di Francesco Sforza appare singolare proprio nella doppia veste, che degnamente seppe impersonare, di condottiero e politico. Fu pronto a barcamenarsi nell’azione militare tra violenza e prudenza, così come uomo di Stato optò per un equilibrio che risultò in fondo frutto di diabolica diplomazia, antesignana della “virtù” machiavellica, propria ad un tempo..di “lione” e “golpe”. Lo avrebbe infatti esaltato il segretario fiorentino nel Principe, perché “quello che con mille affanni aveva acquistato, con poca fatica mantenne.””. RENDINA

-“Quest’uomo, che anche nella vita privata parve essere eccezionale, procreando ben cinquantatré figli tra legittimi e no, fu davvero un personaggio sopra le righe, l'”uomo nuovo” capace di raggiungere la vetta valendosi delle sue sole energie, della sua sagacia politica, delle sue doti militari. Formatosi come condottiero alla scuola del padre Muzio, ispirata alla prudenza più che alla ricerca dell’offensiva violenta, proprio alla sua abilità di uomo militare dovette la sua ascesa. A differenza però di tanti altri valorosi e altrettanto ambiziosi capitani che agirono nel suo tempo, lo Sforza non solo fu un uomo d’armi, ma anche un politico accortissimo, capace di districarsi nell’attuazione del suo personale progetto tra le insidie di una situazione generale eccezionalmente dinamica e complessa. Fu questo, secondo il Machiavelli, il suo contributo più rilevante alla scena italiana del periodo: ponendosi come garante dell’equilibrio riuscì a mantenere “con poca fatica” ciò “che con mille affanni” e con “li debiti mezzi e con una gran virtù aveva acquistato””. STAFFA

-“Non solo si affermò come uno dei migliori capi militari del suo tempo, combattendo prevalentemente nel nord dell’Italia, ma per di più allacciò con il duca di Milano dei rapporti tormentati ma che facevano di lui un possibile erede della signoria viscontea.” VIGUEUR

-“Apprezzava ed amava la professione delle armi, ma più come mezzo che come scopo. Egli si sentiva l’animo troppo grande da non dover provare repugnanza a quella continua vicenda di mercimonie, di soprusi, di bassezze, che pur troppo costituiva l’ordinaria vita del condottiero. E neppure gli piaceva quella che per il condottiero era il massimo grado di remunerazione, cioè la grandezza di feudatario, non abbastanza libera da poter fare il bene, né abbastanza forte da esseree sicuro del danno. In una parola, egli si sentiva animo, mente ed ambizione di principe; e nella professione delle armi si prefiggeva di cercare non altro che una via per arrivare a quel grado.” RUBIERI

-“Abbiamo veduto come ne’ suoi disegni egli mai non si abbandonando al caso, sempre quello che parea possibile unicamente tentava. Quanto all’amministrazione ordinò le cose come erano a tempo di Filippo Maria (Visconti). Se non che più di quello si mostrò dolce e compassionevole e inclinato a soccorrere alle altrui miserie e sopperire a’ bisogni de’ paesi sottoposti, di cui come nuovo principe doveasi procacciar la benevolenza. A lui si deve il canale di Martesana fra Trezzo e Milano, a lui il grande ospedale costruito da Francesco Averlino (Filarete), architettore fiorentino. Ancora onorò le scienze, come tutti i principi italiani di quel tempo; accolse alla sua corte i Greci fuggitivi di Costantinopoli, de’ quali Costantino Lascaris fu precettore d’Ippolita, sua figliuola, la quale imprese il greco con una grammatica composta da esso Lascaris, e stampata a Milano il 1476. Bonino Mombrizio, professor d’eloquenza a Milano, Francesco Filelfo, Leodrisio Crivelli, Pietro Candido Decembrio, tutti furono da duca beneficiati, e Simonetta, suo segretario, e poi suo storico, lunghissimo tempo stette alla sua corte.” LEO

-“Francesco Sforza fu il più splendido esempio di come un capitano di ventura potesse conquistare un vasto dominio ed elevarsi al rango di principe. In tutte le sue imprese fu assistito dalla fortuna, ma certo alla fortuna si accoppiarono le sue doti eccezionali di condottiero e di sapere politico.” MONTELLA

-“Francesco fu uno dei personaggi più significativi del Rinascimento italiano, l'”uomo nuovo” capace di raggiungere la vetta valendosi delle sole sue virtù, della sua sagace politica, delle sue doti militari. Formatosi come condottiero alla scuola del padre Muzio, .. (ne) seguì l’insegnamento divenendo il campione di una condotta ispirata alla sua abilità di uomo militare…A differenza però di tanti altri valorosi, e altrettanto ambiziosi, capitani che agirono nel suo tempo, Francesco non solo fu un uomo d’armi, ma anche un politico accortissimo, capace di districarsi, nell’attuazione del suo personale progetto, tra le insidie di una situazione generale eccezionalmente dinamica e complessa. … Malgrado i pressanti impegni politici e militari che caratterizzarono l’intera sua esistenza, Francesco non mancò di una reale sua sensibilità umanistica. Protettore di letterati (tra cui Francesco Filelfo, che gli dedicò la “Sforziade”) e artisti, curò con vivo interesse l’ampliamento della biblioteca del castello di pavia, iniziata dal Visconti: a tal fine nel 1459 scrisse personalmente al mitico prete Gianni d’Abissinia perché gli procurasse copia delle opere di Salomone. Tra le sue più importanti realizzazioni a beneficio della città e dello Stato si ricordano la costruzione (1457-1460) del naviglio della Martesana, che convogliava le acque da Trezzo a Milano, il castello Sforzesco e soprattutto l’ospedale Maggiore di Milano. Un complesso, quest’ultimo, unico nel suo genere.” MENNITI IPPOLITO

-“Riputato..il più valente ed accorto capitano d’Italia.” REBUSCHINI

-“Sforza est l’unique condottiere qui ais réussi à conquérir un Etat puissant et à y fonder une dynastie.” PEYRONNET

-“Francesco Sforza non lAsciò né ebbe un “monumentum” capace di suscitare la fantasia della gente: non statua di marmo o di bronzo al centro d’una piazza, nonostante le buone (e interessate) intenzioni di Galeazzo Maria e di Ludovico; non una “historia picta”, essendo andati distrutti e cancellati gli affreschi del Foppa alla Cà Granda, la saga delle imprese di Francesco al Castello di Milano; non una “historia scripta”, per la mediocrità letteraria dei suoi biografi…Lo conosciamo attraverso ritratti di pittori di secondo piano e- se si eccettua il ritratto della National Gallery di Washington- tutti lo raffigurano come un placido gentiluomo un po’ pingue, un po’ spento, privo di suggestione.” Da “GLI SFORZA A MILANO. ATTI.”

-“Valoroso duca..uscito vincitore da ventidue battaglie.” CASALIS

-“Era Francesco di persona alta, e assai forte: il volto hebbe rubicondo: gli occhi azurri: e i capelli neri.” CAPRIOLO

-“Nel ducato per prima cosa riformò l’amministrazione, nominando nuovi giudici e magistrati che promulgassero nuove leggi e facendo assumere cariche di gestione pubblica a nobili e popolani senza differenza. Infine l’esercizio delle tasse lo affidò ad un consiglio di quindici cittadini reputati i più onesti.” PREDONZANI

-“(Il) migliore condottiero italiano del momento, che ha a disposizione eccellenti e fedeli truppe assistite da una struttura logistico-diplomatica sperimentate e galvanizzata dai continui successi.” MORO

-“Rispettato, esaltato, ammirato da vivo, compianto alla sua morte e per almeno due generazioni a tutti i livelli socio-culturali, viene da chiedersi come mai, tutto sommato, Francesco Sforza non si sia portato dietro una popolarità se pur lontanamente paragonabile ad altri personaggi del suo tempo..Francesco non lasciò né ebbe un monumento in piazza come il Colleoni, la testa mozzata come il Carmagnola, non mandò al patibolo la moglie anzi si vollero un gran bene, non finì pugnalato come il figlio maggiore (Galeazzo Maria), non precipitò dai fasti alla rovina come uno dei suoi cadetti (Ludovico). Se Nicolò Machiavelli lo prese ad esempio della massima “virtù”, che pensa al “Principe” pensa al Borgia, non a Francesco. E ancora: la Cà Granda fu opera sua, ma l’immagine dell’Ospedale Maggiore finì collegata agli anni della peste, e quindi ai Borromeo; dette il via un Castello fra i massimi d’Europa ma non fece in tempo né ad abitarlo né a renderlo fastoso…Anche in ciò che rifulse sopra tutti – la saggezza della sua politica, la precorritrice organizzazione diplomatica dello Stato, quel suo essere il pernio dell’equilibrio italiano – anche in questo trovò lungo il cammino dei posteri un concorrente: Lorenzo de’ Medici, poeta in proprio, mecenate per eccellenza, che una ventata di simpatia anche presso molti storici finì con l’elevare (lui, non Francesco) ad “ago della bilancia” del Quattrocento.” G. LOPEZ

-“L’erede del villano di Cotignola fu principe e fondatore di una splendida nuova dinastia. Il “padre comune di tutti gli uomini d’arme” aveva vinto i superstiti pregiudizi di classe. Ricordando l’esempio di lui e dei Piccinino, Enea Silvio Piccolomini, ..scrisse: “Nella nostra Italia, tanto vaga di mutamenti, dove nulla ha stabilità e non sussiste ormai più nessuno dei vecchi governi, non è difficile che anche i servi possano diventare re.”” VALERI

-“Il suo nome fu lodato dagli uni, biasimato dagli altri, ammirato da tutti. Chi menzionava il suo valore, la sua prudenza, il suo animo sdegnoso, la misericordia verso i vinti, il buon trattamento alla moglie, il perdono ai maldicenti; chi, invece, ripensando alle antiche speranze rimpiangere la calpestata libertà milanese, biasimava l’ambizione, la lussuria, la slealtà di lui. Chi era stato beneficato lo chiamava il migliore dei principi: chi ne aveva avuto castigo, il peggiore dei mortali.” LO MONACO

-“La façon dont Francesco se débarasse de ses engagements antérieurs peut irriter désagréablement notre sensibilité actuelle mais, aux hommes de cette époque elle semblair parfaitement naturelle.” COLLISON-MORLEY

BIOGRAFIE SPECIFICHE

-L. Bignami. Francesco Sforza.

-F. Catalano. Francesco Sforza.

-P. C. Decembrio. Vita Francisci Sfortiae quarto mediolanensium ducis.

-F. Filelfo. Elogio a Francesco Sforza.

-W. M. Pollard. Life and times of Francesco Sforza duke of Milan.

-E. Rubieri. Francesco I Sforza.

-G. Simonetta. Rerum gestarum Francisci Sfortiae Mediolanensium ducis commentarii.

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