Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
FRA MORIALE/MONTREAL D’ALBARNO (Jean de Montréal du Bar) Di Narbona. Cavaliere di Albarno, frate dell’ordine di San Giovanni in Gerusalemme. Figlio del signore di Bar-sur-Loup. Signore di Aversa.
- 1354 (agosto)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1345 | Francia Lazio e Campania | Giovanissimo, si imbarca in Provenza su una galea diretta a Napoli. Naufraga alla foce del Tevere e cerca rifugio fra Ostia e Porto. Gli abitanti del litorale saccheggiano la nave e si appropriano di tutte le mercanzie. Montréal d’Albarno si reca allora a Napoli da alcuni conoscenti. Entra al sevizio di Carlo di Durazzo; prende l’abito di cavaliere nell’ordine di San Giovanni di Gerusalemme e ne ottiene in breve tempo il comando delle truppe. E’ conosciuto come Fra Moriale. | |||
1346 | |||||
Mar. | Taranto | Napoli | Campania | Il re Andrea d’Ungheria viene ucciso a Napoli in una congiura di palazzo. Vi è una rivolta nella città: fra Moriale contrasta le bande di Luigi di Taranto per conto del fratello di quest’ultimo Roberto di Taranto. I nemici scendono in Napoli fino alla piazza delle Corregge. Sono qui disfatti dagli uomini di fra Moriale ed inseguiti sui monti di Sant’Elmo. E’ catturato il mariscalco Raimondo di Catania che, sotto tortura, confessa la trama ed i nomi dei suoi complici nella cospirazione. Fra Moriale entra in Castel dell’Ovo e vi imprigiona altri responsabili della congiura. | |
1347 | |||||
Lug. | Ungheria | Napoli | Abruzzi | Passa al servizio del re di Ungheria, giunto in Italia a vendicare la morte del figlio Andrea. Il condottiero si trova alla difesa di L’Aquila attaccata dalle truppe di Carlo di Durazzo. | |
1348 | |||||
Gen. | Genova | Milano | Piemonte e Liguria | E’ assoldato con la sua compagnia dai genovesi per contrastare i viscontei comandati da Rainaldo Alessandrini e da Bruzio Visconti. Concede, inoltre, in mutuo al comune 10000 lire ricevendo in pegno, fino alla restituzione di tale credito, il castello di Lerici. Le operazioni hanno termine a fine mese con la morte del signore di Milano Luchino Visconti e l’avvento al potere dell’arcivescovo Giovanni Visconti. | |
…….. | Campania | Ha l’incarico di difendere Aversa e di fare giustizia nel circondario liberandolo dalla presenza di ladri e di assassini. Con la condanna a morte di Carlo di Durazzo mette a sacco i palazzi posseduti da costui a Terra Ercole, piccolo villaggio nei pressi di Aversa, ed a Napoli. | |||
1349 | |||||
Mag. | Puglia | Con Corrado Lupo, il conte Lando e Guarnieri di Urslingen appoggia il voivoda di Transilvania nel saccheggio di Lucera, di Troia e di Canosa. | |||
Giu. | Campania | Prende parte alla battaglia di Melito di Napoli. Sorgono divergenze per la divisione del bottino; Fra Moriale con gli altri condottieri tedeschi tenta di uccidere il voivoda e lo obbliga a rinchiudersi con i suoi ungheresi in Manfredonia | |||
Sett. | Campania | Il re Ludovico d’Ungheria rientra nel suo paese: Fra Moriale è lasciato in Terra di Lavoro quale suo vicario e castellano di Aversa. | |||
Ott. | Campania | Devasta la Terra di Lavoro fino al termine dell’anno. | |||
1350 | |||||
Gen. | Campania | Stipula un accordo con il re di Napoli Luigi di Taranto: per 120000 fiorini si impegna ad allontanarsi dalla Campania ed a cedere Capua, Aversa ed altre terre nelle mani del legato pontificio il cardinale Annibaldo da Ceccano. Tra i soldati nell’occasione viene diviso un bottino di 500000 fiorini. Fra Moriale rimane in Italia con Corrado Lupo mentre Guarnieri di Urslingen ed il conte Lando rientrano in Germania. | |||
………. | Campania e Puglia | Al comando di 7000 uomini saccheggia con Corrado Lupo il territorio di Benevento; raggiunge a Barletta Ludovico d’Ungheria, ritornato nel regno di Napoli con un nuovo esercito. Rientra ad Aversa città di cui diviene in pratica signore. | |||
1351 | |||||
Giu. | Puglia | Alle sue compagnie si congiunge in Puglia il conte Lando. Si accorda ancora con Luigi di Taranto. | |||
1352 | |||||
Apr. | Comp. ventura | Napoli | Campania | Alla conclusione della pace tra il re d’Ungheria e la regina di Napoli Giovanna d’ Angiò forma una compagnia composta di tedeschi, di italiani e di provenzali (400 barbute e 500 masnadieri) che, al comando del nipote Bertrando della Motta, depredano la Terra di Lavoro ed infestano il contado fin presso Napoli. | |
Dic. | Campania Lazio ed Abruzzi | Viene assediato in Aversa per più mesi da Niccolò Acciaiuoli, da Pandolfo e da Galeotto Malatesta. E’ obbligato alla resa a discrezione: deve abbandonare tutto il bottino accumulato negli anni e gli è permesso di trattenersi solo la somma di 1000 fiorini. Costituisce subito una compagnia di 500 barbute e di 1200 fanti e si dirige su Roma. Scorre nei territori di Pescara, Ortona, Vasto e ne depreda i castelli. Ottiene una ricca taglia dal monastero di San Giovanni in Venere. Assale Lanciano che si appresta alla difesa. | |||
1353 | |||||
…….. | Marche | Si sposta nelle Marche sempre depredando ed incendiando. | |||
Mag. | Chiesa | Vico | 500 cavalli e 112 fanti | Lazio ed Umbria | Milita agli ordini del legato pontificio il cardinale Egidio Albornoz e di Giordano Orsini contro il prefetto Giovanni di Vico. Gli è riconosciuto uno stipendio mensile di 260 fiorini. Si porta nella Sabina con la sua compagnia di 500 cavalli e di 112 fanti e si scontra con Pietro di Vico che sta reclutando a sua volta una grande compagnia. Dalla Sabina Fra Moriale si sposta nel piano di San Valentino e da qui prosegue verso Viterbo; si attenda presso la torre di Azzone. I pontifici gli forniscono le scale per salire sulle mura. |
Ago. | Umbria | Giordano Orsini gli ordina di appoggiarlo contro Orvieto. Espugna e mette a sacco Sucano e devasta le terre circostanti Monte Alfina; dà alle fiamme Petroio, conquista Allerona e vi cattura più di 100 uomini. Attacca Orvieto con 300 cavalli e 400 fanti: si pone in agguato nel piano del Paglia; la sua presenza viene segnalata da una pattuglia nemica (due cavalli usciti in perlustrazione). Assale allora il borgo presso il poggio di San Giorgio e lo incendia nella vana speranza che all’interno della città sorga qualche tumulto a favore dei pontifici. A tale scopo fa suonare ripetutamente trombe e tamburi. Ritorna ad Allerona e vi staziona più tempo. | |||
Sett. | Fuoriusciti | Todi | Umbria | Scade la ferma con i pontifici: il papa Innocenzo VI lo loda in una sua lettera e lo invita a perseverare nella sua azione; gli offre per un suo fratello prete cospicue prebende purché torni al suo soldo. Il cardinale Albornoz, da parte sua, gli fa intravvedere la possibilità di fare avere allo stesso fratello, di nome Rimbaldo, la dignità vescovile. Gli sono anche promessi il pagamento degli stipendi arretrati e gli è ventilata la possibilità di divenire rettore della marca d’Ancona. Fra Moriale non si accontenta di parole e, trovandosi in credito con le sue paghe, lascia Allerona; defeziona nel campo nemico con 400 cavalli. E’ inviato da Giovanni di Vico nel todino per affiancare i Chiaravalle contro il capoluogo. | |
Ott. | Vico | Chiesa | Umbria e Marche | Abbandona anche Giovanni di Vico a causa della mancanza di paghe sicure e forma la Grande Compagnia composta di italiani, di ungheresi, di borgognoni, di tedeschi e, soprattutto, di svizzeri (1500 barbute e 2000 masnadieri). Lascia Todi senza arrecare alcun danno. Da Montefalco si reca nel ducato di Spoleto; si porta ad Assisi e di là, per Pianello, giunge a Fabriano. | |
Nov. | Fermo | Rimini | Marche e Romagna | Passa agli stipendi del signore di Fermo Gentile da Mogliano; lotta contro i Malatesta. Libera Fermo dall’ assedio posto dagli avversari e dilaga nei territori di Fano, di Pesaro e di Rimini. Tra le sue schiere milita anche Ludovico Ordelaffi. | |
1354 | |||||
Gen. mar. | Comp. ventura | Rimini Ancona | Marche | La sua compagnia accresce di numero per cui Fra Moriale può devastare con tranquillità la marca d’ Ancona. Nei contadi di jesi e di Fano mette a sacco Mondolfo, Orciano, Mondavio, Pergola, Fratte Rosa (dove si ferma un mese), Montevecchio, Montalfoglio, San Vito sul Cesano, Montegiorgio, San Vito e Filottrano (in tale località vengono uccise 50 persone; 500 abitanti, presi dallo spavento, si rifugiano ad Osimo); occupa Albarello, Montefano, Montefiore dell’Aso, Recanati, Montelupone, Montolmo (Corridonia); espugna Numana; assedia Treia, Sirolo ed Ancona; ottiene a patti Falconara, saccheggia Camerata Picena, Agugliano, Gallignano, Castel d’Emilio, Sappanico e Montesicuro; sottomette Castelfidardo e Loreto. Buoni rimangono nel frattempo i suoi rapporti con lo stato della Chiesa: a febbraio, infatti, il pontefice scrive a Luigi di Taranto ed alla regina di restituire a Fra Moriale tutti i beni ed i castelli a lui tolti nel regno di Napoli; gli comunica, inoltre, di volere concedere al fratello Rimbaldo i canonicati della chiesa Maggiore di San Martino di Tours e delle relative prebende. A marzo fra Moriale si impossessa del castello di Staffolo ed ottiene a forza Falerone. dove sono uccise 700 persone; stessa sorte subiscono Massaccio (Cupramontana) e Penna San Giovanni. Occupa o distrugge 44 castelli dei Malatesta. La sua compagnia è organizzata secondo efficienti principi militari ed è dotata di valide strutture dal punto di vista amministrativo (camerlenghi addetti alle paghe, consiglieri e segretari che regolano i rapporti con i cavalieri ed i masnadieri che ne fanno parte). Alla fine delle sue incursioni Malatesta Malatesta Guastafamiglia è costretto a comprare la pace per 40000/60000 ducati ed a consegnargli in ostaggio Malatesta Ungaro; altri 30000 fiorini sono consegnati alla compagnia da Gentile da Mogliano e da Francesco Ordelaffi. | |
Apr. | Giovanni di Vico cerca di averlo nuovamente al suo servizio; lo alletta con la proposta di un matrimonio fra una delle sue figlie ed il fratello Arcimbaldo. | ||||
Mag. | Marche | Entra nel contado di Camerino ed attraversa gli Appennini. | |||
Giu. | Comp. ventura | Perugia Spoleto Todi Arezzo Siena | Umbria e Toscana | Tocca Colfiorito, assale invano Spello e ne devasta i dintorni. Poiché forti sono le perdite tra i suoi uomini, si trasferisce a Bevagna e nel territorio di Foligno: promette (mantiene la parola) al vescovo della città di attraversare il suo territorio senza fare danni e di pagare un onesto corrispettivo per l’acquisto di armi, di vettovaglie e di foraggio. Irrompe nel ducato di Spoleto e si impadronisce del castello di Beccatiquello presso Beroide; incendia case e raccolti anche nei contadi di Trevi e di Montefalco. Respinto da quest’ ultima località, prende la strada di Marsciano e punta su Todi: assicura i perugini di non voler penetrare nei confini del comune in cambio del loro abbandono della lega delle città toscane sorta per combatterlo. Gli abitanti di Perugia, intimoriti, accettano le sue condizioni e gli forniscono denari e viveri purché si allontani dal loro territorio. Perviene ad Olmo e si accorda con Arezzo per la consegna di 1000 staia di pane e di 200 some di vino. Giunge a Piano della Meta, alle Taverne di Bartuccio (Tavernelle), a Gracciano presso Montepulciano, a Torrita di Siena, sempre accompagnato dalle usuali devastazioni. I senesi si preparano ad affrontarlo; acquistano 35 libbre di veleno (la sandracca, una sorta di resina) da mescolare nelle vettovaglie che devono essere fornite dalle comunità di Asciano e di San Quirico. Per risposta fra Moriale depreda il territorio; i senesi gli riconoscono una taglia di 13324 fiorini (13624, comprendendo alcune regalie ai vari capitani della compagnia) e ne sborsano altri 3000 per i suoi luogotenenti a titolo di risarcimento delle cavalcature morte o perdute nella scorreria; gli è pure fatto dono (per un valore di 120 fiorini) di confetture, pane, vino, carni e foraggi. Esce da Fontebecci. | |
Lug. | Comp. ventura | Firenze Pisa Terni Foligno | Toscana e Umbria | Irrompe nel fiorentino; nota che la Valdarno è piena di armati che vogliono difendersi agli ordini di Piero del Monte a Santa Maria. Spedisce a Firenze Yver Tedesco, che ha già militato agli stipendi della repubblica, per cercare un accordo. Le sue proposte sono respinte. Fra Moriale rientra nel senese. Si colloca a Staggia, a Badia a Isola (Abbadia a Isola) sull’Elsa: nella sua compagnia militano almeno 7000 cavalli e 1500 masnadieri italiani: al seguito delle truppe si trovano altre 20000 persone, tra mercanti, ribaldi di ogni genere, artigiani e meretrici che vivono con i proventi delle razzie e delle ruberie. Si muove ancora nel contado di Firenze, prende la strada di Valialla e dà alle fiamme San Casciano in Val di Pesa, cavalca fino a Galluzzo alle porte del capoluogo sempre perseguendo nella sua politica di distruzione. Gli sono consegnati dai fiorentini, a Montevarchi, 25000 fiorini per la compagnia, più altri 3000 per lui ed i suoi luogotenenti: promette di non molestare il territorio comunale per due anni. Altri 16000 fiorini gli vengono forniti dai pisani: questi ultimi gli regalano anche una bella cavalcatura del valore di 1000 fiorini, la cui sola vista spinge Fra Moriale, per ottenerne il possesso, a risparmiare il pisano da ogni razzia. Ritorna nel contado di Arezzo ad Arquata; si colloca tra Anghiari e Borgo San Sepolcro (Sansepolcro), dove fa riposare le sue truppe per alcuni giorni. Scorre nel ternano, riceve la promessa di un contributo da parte del vescovo di Foligno; raggiunge Città di Castello per incassare quanto ancora gli è dovuto dai Malatesta e da Gentile da Mogliano. | |
Ago. | Umbria e Lazio | A Città di Castello firma un impegno di militare per quattro mesi (dietro un compenso di 150000 fiorini) per i veneziani ed altre signorie dell’alta Italia contro i Visconti di Milano. Ciò fatto, consegna la “Grande Compagnia” al conte Lando e, con il seguito di 500 cavalli e di 300 fanti, si dirige a Perugia di cui ha la cittadinanza; in tale città operano pure i fratelli (il cavaliere, Bretone di Narbona ed il dottore in legge Arcimbaldo) che curano l’amministrazione dei suoi beni. Nella città prende alloggio a spese del comune all’osteria della Chiave; è accolto con i più grandi onori dalle autorità. Punta poi su Orvieto per rendere omaggio al cardinale Albornoz e su Roma. Si lamenta con i fratelli perché hanno dato in mutuo a Cola di Rienzo 8500 fiorini per pagare le truppe romane che sono intente all’assedio di Palestrina. Il tribuno entra in modo solenne in Roma, nomina i congiunti di fra Moriale capitani delle milizie cittadine e dona loro il gonfalone. Il condottiero protesta vivacemente con Cola di Rienzo per il prestito: il tribuno lo invita in Campidoglio con i fratelli ed i suoi capitani (40 connestabili); non esita a farlo catturare dai suoi uomini. Viene processato senza indugio come ladrone pubblico, per avere assalito le città della Marca, della Romagna, nonché Firenze, Siena ed Arezzo in Toscana. L’accusato non mostra alcun segno di pentimento per i delitti commessi e fino all’ultimo si comporta, a suo modo, da magnanimo. Condotto in carcere trascorre gli ultimi momenti della sua vita a confortare i fratelli più giovani. Ascolta la messa; all’alba, a fine mese, è condotto sul luogo del supplizio, in Campidoglio, ai piedi della scala capitolina vicino alla gabbia dei leoni. E’ decapitato con due fratelli ed i 40 capitani. Al primo colpo gli è spiccata la testa: rimangono sul ceppo pochi peli della barba e, intorno al collo, come una lista di seta rossastra. I frati minori ne raccolgono le membra e le uniscono. Viene sepolto umilmente nella chiesa di Santa Maria d’Araceli. E’ rimasta famosa la frase che il condottiero pronuncia mentre sta per essere portato al luogo del supplizio “Homo so, come ciello fui ingannato”. Alla sua morte il tribuno di Roma si appropria di 100000 fiorini che fanno parte delle ricchezze del condottiero. Il papa intima ai veneziani di requisire i depositi detenuti da fra Moriale presso alcuni mercanti (60000 fiorini) e di consegnarli alla Camera Apostolica; il comune di Firenze scrive a quello di Perugia di sequestrare le somme depositate in tale città per indennizzare coloro che hanno subito estorsioni e ruberie dal condottiero nel territorio fiorentino. “Fra Moriale” si intitola un dramma di Stanislao Morelli; alla sua figura è pure ispirato un romanzo di Antonietta Klitsche (“Lo spettro di fra Moriale”). Il condottiero risulta essere anche uno dei protagonisti nel saggio “L’ultimo dei tribuni” del Bulwer, nel “Gentile da Mogliano” del Ripamonti e nella “Clelia di Morico” del Grappa. Fra Moriale è pure ricordato tra i dannati dell’ inferno nel “Quadriregio” del Trezzi. |
CITAZIONI
-“Buon soldato, prode capitano, prudente, alacre, temperante, frà Moriale fu il primo a dominare con nobile dimestichezza gli incomposti voleri di una compagnia di ventura, e porle ordine, e darle forma di stabile reggimento. Né certa grandezza d’animo e di concetti gli mancò, né la corrispondente stima presso i contemporanei: anzi tra questi fu chi con bonaria esagerazione dubitò di paragonarlo a Giulio Cesare.” RICOTTI
-“Il terribile capobanda non diede mai a vedere la più piccola ombra di pentimento per i propri delitti che, in piena armonia con lo spirito dei tempi in cui visse, riteneva azioni gloriose degne di un eroico guerriero, il quale ha tutto il diritto di andare in cerca di fortuna con la spada in questo mondo di falsità e di miseria. Unico motivo di vergogna era per lui il pensiero di essere caduto nella rete tesagli da uno sciocco e il suo orgoglio di cavaliere sanguinava di fronte all’umiliazione della tortura e di un supplizio infamante..Era vestito sontuosamente di velluto bruno listato d’oro e quando gli fu annunciato che sarebbe stato decapitato respirò di sollievo. Inginocchiatosi, si rialzò più volte dal ceppo aggiustando la posizione del capo; il suo chirurgo indicò al carnefice la giuntura dove il colpo doveva cadere e la testa del Monreale cadde di schianto..I suoi infiniti delitti, devastazione di terre, incendi e saccheggi di centri abitati, assassinii senza numero meritavano quel tradimento infame che lo aveva condotto ad un infame supplizio.” GREGOROVIUS
-“Malizioso uomo e malvagio friere, capitano di ventura, e flagello d’Italia.” GUGLIELMOTTI
-“Lo quale entrao in terra romana moito de tenerissima etate, e fu omo de masnata e deventao virtuosissimo capitanio e fecese omo de granne fatto e de granne valore e fu capo della Granne Canpagnia ..Omo operativo, triomfatore, sottile guerrieri. Da Cesari in cà mai non fu uno migliore..la cui fama sonao per tutta Italia de virtute e de gloria.” ANONIMO ROMANO
-“Era costui valoroso guerrieri, per nation Francese, e di sangue illustre.” SANSOVINO
-“Huomo molto valoroso nell’armi e di gran seguito.” PELLINI
-Nella sua compagnia “Mirus erat in animis adeo in ordinatis ordo, miraque in tanta gentium diversitate concordia, in tanta iniquitate fides inter se et justitia, praedarum enim justa distributio.” CHIARAMONTI
-“Capitano di una grande compagna in Italia.” B. DA FERRARA
-“Cavaliere di Rhodi, huomo di gran seno e ardore.” SARDI
-Con il conte Lando “His belli gerendi ea ratio erat, ut singularum civitatum agris hactenus infestarent, otiumque earum sollicitarent, donec populi magno precio ab eis pacem redimere, cogerentur.” SEPULVEDA
-“Condottiere malvagio.” AMIANI
-“Ancien chevalier de Rhodes, et moine franciscain défroqué.” LOT
-“Valente e ridottato cavaliere…Per la fama delle grandi prede che faceva la compagnia, molti soldati ch’aveano compiute le loro ferme, senza volere più soldo traevano a fra Moriale, e assai in prova si facevano cassare per essere con lui, ed egli li faceva scrivere, e con ordine dava a catuno certa parte al bottino, e tutte le ruberie e prede ch’erano venali facea vendere, e sicurava i compratori, e facevali scorgere lealmente per dare corso alla sua mercatanzia. E ordinò camarlingo che riceveva e pagava, e fece consiglieri e segretari con cui guidava tutto; e da tutti i cavalieri e masnadieri era ubbidito come fosse loro signore, e mantenea ragione tra loro, la quale faceva spedire sommariamente…(Nel senese, a Staggia)”Là si trovarono settemila paghe di cavalieri, che cinquemila o più erano in arme cavalcanti, fra i quali avea grande quantità di conestabili e di gentili uomini diventati da pedoni bene montati e armati, con più di millecinquecento masnadieri italiani, e oltre a costoro più di ventimila ribaldi e femmine di mala condizione seguivano la compagnia per fare male, e pascersi della carogna. E nondimeno per l’ordine dato loro per fra Moriale grande aiuto e servigio n’avea, principalmente i cavalieri e’ masnadieri, e appresso tutto l’esercito. Le femmine lavavano i panni e cocevano il pane, e avendo catuno le macinelle, che fatte avea loro fare di piccole pietre, catuno facea farina, e per questi l’oste si mantenea incredibilmente in abbondanza di farina e di pane, solo per la provvisione e ordine dato per fra Moriale.” VILLANI
-“Capo di un esercito di assassini, la cui professione non era altra che di vivere di rubberie e ladroneggi, per evitare i quali erano costretti i popoli spedirgli incontro ambasciatori per capitolar seco loro del quanto si dovesse pagare per essere essenti del maggior danno delle devastazioni e dei saccheggi..Un gran masnadiero.., che di semplice soldato venne a tal potenza, che ne fé stare in terra e riscosse tributi dai più potenti signori e repubbliche d’Italia..Fra Moriale fu in Italia lungo tempo soldato, franco cavaliere, ed atto singolarmente ad ogni faticha cavalleresca, e molto avvisato in fatti d’armi.” COLUCCI
-“Venturiero celebrato..franco cavaliere, atto a qualunque faticha, non poco accorto e non poco fortunato in fatto d’armi.. Era soldato a nulla più; ma nondimeno in tanta stima che non pochi baroni, connestabili e cavalieri, e con assai pedoni, piegarono volentieri sotto il suo governo ed alla sua obbedienza.” MUZZI
-“Qui joua un si gran role dans l’organisation des compagnies..Il était bon organisateur, et c’est le premier qui ait constitué ses bandes avec une administration militaire, de bureaux, de cadres régulierrs, des procurateurs et des camerlingues pour la paie et les distributions, et des maréchaux-des-logis pour les quartiers. Il avait meme, en raison de son origine, conservé le gout des représentations théatrales, des déclamations et des improvisations, et il trainat à la suite de son armée una compagnie de ménestrels à gages qui composaient des chants de guerre et de victoire.” YRIARTE
-“Lasciò di sé la più triste memoria.” SAGLIO
-“Un ribaldo spregiudicato, ma di grandi capacità militari.” PAGNANI
-“Uomo ardito.” CALCAGNI
-“Famoso condottiere.” FILIPPINI
-“Famoso capitano di ventura.” RAIA
-“Contra Malatestini nella Marcha guerriava;/ La settima indictione/ se scrivea et testava./ Et fo tanta gran gente/ che fora forte a contare:/ Decemila barbute/ odemmo rascionare./ Peduni quatromila,/ gente de male adfare./ Dicevase che voleano/ in questo regno (di Napoli) intrare.” B. DI RANALLO
-“Uno dei capitani più famosi, Fra Moriale, così chiamato perché è un ex priore dei cavaliei di San Giovanni, ha al seguito della compagnia un consiglio, segretari, contabili, giudici e persino una forca, pronta all’uso per eseguire le sentenze di morte.” BASSETTI
-“Un uomo d’arme di origine provenzale, ex monaco-cavaliere ospedaliere di San Giovanni, datosi alla più redditizia vita di rapina.” TANZINI
-“The Great Company, particularly under the later Provençal captain Monteral d’Albarno, was fully self-sufficient. It won booty by moving from city to city in search of protection-money, or by demanding redudancy pay before quitting another city’s service. Some of these earnings were even invested in merchant ventures and money-lending.” NICOLLE
-“Nel 1351 l’Urslingen tornò ricco in Germania e la compagnia (la Grande Compagnia) fu rifondata sotto la guisa di Frà Moriale, un ex cavaliere ospedaliero, provenzale, di nome Montréal d’Albarno. Per un triennio essa imperversò nell’Italia centrale, battendosi di rado e incassando invece decine di migliaia di fiorini dalle città che non volevano essere molestate.” GRILLO-SETTIA
-“Ebbe una fama sinistra, ma conferì alla Grande compagnia una razionale struttura organizzativa: quattro segretari di cavalleria (uno dei quali fu il Lando), quattro segretari connestabili (dei fanti), che insieme costituivano il consiglio segreto; in aggiunta, 40 consiglieri e un tesoriere, allo scopo di assicurare il massimo della correttezza nella vendita del bottino e nella ripartizione degli utili” VARANINI
-“Erat gallus vir diuturna militia per Italiam notus.” BRUNI
-“La Grande Compagnia di Fra’ Moriale fu la prima ad affinare la struttura complessiva necessaria a far sopravvivere e funzionare al meglio una così poderosa macchina da guerra. Era in grado di schierare sul campo diecimila armati, uno spiegamento che qualunque avversario avrebbe faticato a fronteggiare. Basti pensare che, secondo l’analisi eseguita nel1371 dal Cardinale Anglic de Grimoard nella sua “Descritio Romandiole”, la città di Forlì contava circa lo stesso numero di abitanti. I combattenti condividevano il campo con un numero almeno doppio di persone adibite alla loro cura, tra addetti al vettovagliamento, cuochi, artigiani vari (falegnami, carpentieri, fabbri, carradori, sarti..), mercanti, operai, addetti al mantenimento dei cavalli, personale “sanitario”, genieri, moglie e figli, prostitute in gran numero, notai.” SPADA
-Morte di fra Moriale “Mura di città non istimava (così un biografo contemporaneo nella versione di Gabriele d’Annunzio) se non quando erano da prendere; così la vita mia se non per dovermela conquistare ogni giorno. Ora penso che meglio m’è non avere potuto ricomprarla in contante, ché sempre di poi l’avrei avuta in dispregio come cosa rivendutami da un matto villano.” VALERI
-“Celebre capitano di ventura del secolo XIV, che fu decapitato in Roma per ordine di Cola di Rienzo.” DONAVER
-“Figlio dei tempi in cui visse ed operò, le sue imprese sono rimaste impresse nell’immaginario delle genti marchigiane. Sulla sua figura il popolo ha costruito leggende e creato tradizioni, tragiche e suggestive. Tanto che il nome di fra Moriale compare ancora oggi come denominazioni di agriturismi, di vini e di ricette gastronomiche marchigiane.” Mondoarcano.blogspot.com>2008/10>fra-mori
-“Noto avventiriero provenzale, che aveva organizzato una grande compagnia di ventura.” NOBILI-BENEDETTI
Fonte immagine in evidenza: Google Street View