FEDERICO DA MONTEFELTRO Di Gubbio – Citazioni

1
12882
federico da montefeltro
Federico da Montefeltro, dettaglio, 1472, autore: Piero della Francesca

Last Updated on 2023/11/22

CITAZIONI

Vai alla scheda di Federico da Montefeltro di Gubbio

-“Federigo..era uscito dalla scuola di Vittorino da Feltre, che era stata aperta a Mantova sotto gli auspici di Gianfrancesco Gonzaga. La scuola di Vittorino può essere indicata come una delle creazioni più importanti del mecenatismo praticato dai condottieri.” MALLETT

-“Il duca d’Urbino..come altri uomini del Rinascimento.. è un uomo dalla personalità multiforme, a dispetto del ritratto (di Piero della Francesca) che mostra solo un lato della sua faccia. Federico era un capitano mercenario, un appassionato studioso dei classici e un generoso mecenate, ma aveva anche un “lato oscuro”. SIMONETTA

-“Among the first and most assiduously practical students of ancient warfare was the warlord Federigo da Montefeltro…who won fame as a field commander and spent no small part of his mercenary profits building one of the best libraries of his generation. The Florentine bookseller and biographer vespasiano da Bisticci admiringly compared Montefeltro to two different Roman generals, Scipio Africanus and fabius maximus, and explicity connected the duke’s knowledge of Latin and study of ancient history with his battlefield success.” ARNOLD

-“Era un signore singolarmente abile nel “bilanciare i propri servizi tra le potenze d’Italia” e capace di legare le fortune sul personale del suo piccolo dominio ai successi della sua attività di capitano.” COVINI

-“Se Federico non era tutta luce, Sigismondo Pandolfo non era neppure quel diavolo sotto sembianze umane che numerosi interpreti hanno voluto vedere persino nel ritratto di Piero della Francesca al Louvre. Non sono molti gli indizi per gli omicidi attribuiti al Malatesta, mentre non c’é dubbio che fu il Montefeltro a tirare le fila dell’attentato al fratello. Omicidio e cospirazione sarebbero stati anche in seguito fra le armi politiche usate dal signore di Urbino – si pensi al suo coinvolgimento nella congiura dei Pazzi. La partecipazione di Malatesta a simili imprese, come il tentativo di attentato ad Alessandro Sforza, non è invece stata dimostrata…. Tra i mecenati del XV secolo pochi riuscirono a competere con lui. Negli anni del suo governo, tra il 1444 e il 1482, Urbino, da borgo di montagna ai margini delle Marche, si trasformò in un centro della cultura rinascimentale. La sua biblioteca era una delle più importanti del tempo, non era soltanto un deposito del sapere ma anche una raccolta di preziose opere librarie: manoscritti finemente miniati in rosso carminio, volumi con la rilegatura in argento. Il suo palazzo diventò il modello di residenza per i principi dell’epoca nuova che stava iniziando: sorgeva nel punto più alto della città, era circondato da piazze, con interni ariosi e pieni di luce e senza la sommessa reminiscenza delle disagevoli fortezze dove altri signori del tempo tenevano corte.” BOECK-TONNESMANN

-“Trascorse i primi anni di vita con i monaci dell’abbazia benedettina di Gaifa, nei pressi di Urbino. Questi trasmisero al giovane Federico un marcato senso del sacro. Successivamente venne educato severamente alla condotta religiosa da alcuni precettori personali, appartenenti all’ordine monastico dell’importante abbazia di Fonte Avellana, situata non lontano da Gubbio…Ma l’incontro fondamentale della sua vita religiosa sarà quello con San Bernardino da Siena nel 1435. Durante la permanenza del santo nella terra dei Montefeltro, infatti, Bernardino ebbe la simpatia e la stima di Federico che, frequentemente, fruì della sua direzione spirituale rimanendone segnato nel carattere per tutta la vita.” WIKIPEDIA

-“Libero e schietto di modi, catturava fede alle sue parole colla bontà del suo costume. Nel guerreggiare accorto e spedito, e, come allievo di Francesco Sforza e di Niccolò Piccinino, partecipe della velocità d’esecuzione e della alacrità di pensiero dell’una, e della esattezza e circospezione dell’altra…Sia che passeggiasse a cavallo, sia a pié per le vie, non sdegnava chiamare a sé ora questo ora quel cittadino, e intrattenersi familiarmente delle sue faccende, e sovvenirlo di consiglio e di denaro, e se per caso lo vedesse inteso ad innalzare qualche fabbrica di momento, fermarsi ad esaminarla e profferirgli aiuto per compierla. Insomma Federico conseguì quello che deve essere, ed è il più sovente senza effetto, il desiderio dei principi, di essere cioé venerato come signore, ed amato come uomo.” RICOTTI

-“Dopo il settanta, la fama di Urbino e della sua corte si diffuse per tutta l’Italia e l’Europa. In mezzo ai soldati di mestiere la corte di Urbino era divenuta la più celebre scuola di guerra della penisola: da essa erano usciti uomini famosi nella milizia, come quell’Annibale da Cagli, che verrà celebrato da Sabbadino degli Arienti, quale alunno di quel duca Federico “ne la perizia militare a veruno greco o romano in alcuna parte inferiore, e ne li umani studi quanto altro moderno principe erudito e docto..”; o quel Contuccio della Genga che, più fortunato combatté strenuamente nella giornata di Ceresolo e cadde in campo da prode; o il giovane Gian Giacomo da Trivulzio, maresciallo di Francia infesto alla sua patria, o quel Francesco da Sassatello, capo di squadra animoso e tenace, o quel Matteo Grifoni da Sant’Angelo in Vado, che diverrà capitano generale della Serenissima…Assai spesso nella sua vita egli rivelò una memorabile destrezza nel far coincidere il proprio interesse con una condotta ineccepibile.” FRANCESCHINI

-“Federico intratteneva cinquecento persone: le cariche di corte vi erano complete quanto in qualsiasi delle corti dei maggiori monarchi; ma nulla vi si sprecava, tutto aveva uno scopo, e un severissimo controllo vegliava su tutto. Qui non giuochi, non corruzioni, non dissipazioni, perché la corte doveva essere al tempo stesso una scuola di educazione militare per i figli di altre grandi case..Il palazzo ch’egli si fece costruire, non era de’ più splendidi, ma spirava un’aria di pieno classicismo per la felice sua disposizione: in esso egli raccolse il suo maggior tesoro, la celebre biblioteca. Siccome si sentiva perfettamente sicuro in un paese dove ognuno godeva de’ suoi benefici e nessuno elemosinava, così egli usciva sempre disarmato e quasi senza seguito; e in ciò nessun principe avrebbe potuto certamente imitarlo, sia quando egli s’aggirava pe’ suoi giardini aperti a chiunque, sia quando sedeva ad un banchetto molto frugale in una sala del tutto aperta, facendosi leggere qualche passo di Livio o libri ascetici in tempo di quaresima.” BURCKHARDT

-“Furono in messer Federigo molte singulari virtù, e per uno uomo degno in tutte le specie di virtù, l’età sua non ha avuto il simile. Venendo alla disciplina militare, che è la prima sua professione, egli è stato istrenuo capitano, quanto ignuno che n’abbia avuto la sua età; e in questo ha adoperato la forza, coniuncta con una grandissima inaudita prudenza, e non meno ha vinto col senno che s’abbia fatto con la forza…Fece fare una libraria la più degna che sia mai istata da quello tempo in qua. Non ha guardato a cosa ognuna, e dove egli ha saputo che sia libro ignuno degno, o in Italia o fuori d’Italia, ha mandato per essi. Sono anni quattordici, o più che cominciò a fare questa libraria; e del continovo, ed a Urbino e a Firenze ed in altri luoghi, ha avuti trenta e quaranta scrittori, i quali hanno iscritto per la Sua Signoria.” V. DA BISTICCI

-“Che possiamo chiamare veramente..espugnatore di città; da poiché molte n’espugnò per natura e per arte fortificatissime e inespugnabili; né mai tornò da impresa mal riuscita..Uomo di tanto merito in ogni cosa di guerra, da poter essere paragonato ai più distinti capitani d’ogni età e nazione.” CONTI

-“L’era bone e fidelle cristiano e molte bene governava li soi populi ed era stato uno home de gram iusticia ed era stato molte spirituale; contenuvamente amava al culte devine.” BERNARDI

-“Se tutti i pregi di Federico stessero nella gloria militare, avvegnaché fosse uno dei più valenti capitani di quell’età, quando si fosse paragonato a uno Sforza o a un Piccinino, ciò sarebbe il massimo della lode che gli si potrebbe concedere; giacché l’arte della guerra, come allora esercitavasi, non apriva l’adito ad imprese grandi veramente, siccome avvenne in appresso…Il più celebre capitano d’Italia de’ suoi tempi.. Fu valente come guerriero, fu valentissimo come principe..Fu peritissimo negli stratagemmi, negli agguati, ne’ subiti assalti, nelle finte mostre, nel far nascere nuove occasioni o approfittarne, nello stancare il nemico, nello scegliere e fortificare gli alloggiamenti, nell’arte degli assedi, nel buon uso delle artiglierie: ma tutto ciò non sarebbe bastato senza l’arte di affezionarsi i soldati e trasfondere in loro il proprio coraggio..; non ostante amava appassionatamente lo studio e teneva in gra pregio gli uomini dotti, molto del conversare con loro dilettandosi.” UGOLINI

-“Fu prudente, facondo nel parlare, letterato, e amatore de i letterati. Nella guerra fortunato, nella pace amato, da Prencipi d’Italia honorato, e da’ suoi popoli diletto.” ALBERTI

-“Ornato di molta sapienza et molto avveduto nell’essercito militare quanto altro capitano fosse a questi giorni.” GHIRARDACCI

-“Ecce autem inbar ille dicem, pheltrensis hero/ Issus adest, nuper dederit cui signa Secundus (papa Paolo II)/ Ecclesiae nullo Caesar superatus ab hoste/…/Fortunatus quaecumque in prelia victor.” PORCELLIO

-“Condottiero sagace e soldato valoroso, politico abile, che con la sua spada e le sue mediazioni consolidò il suo principato, mecenate fra i più generosi ed illuminati.” ARGIOLAS

-“El quale era vissuto con opttima fama et virtù e masimamente ne li facti d’arme..Anche chostui veramente fu ne li fati d’arme molte eselente et anchora nel suo tenpo era el primo capitanio in Italia e in seschaduna so ispidision sempro fu solicito; oltra de questo de infinito vertù litterato e dotto e prudente et costumato e magnanimo, et senpre de la sua tenera età exercitò li studii et ne le arme.” CORPUS CHRONIC. BONOMIENSIUM

-“Huomo veramente e ottimo et invittissimo..Costui sendo prima tenuto valentissimo soldato e poi singolar Capitan generale, fu talmente ammirato al tempo de’ nostri padri, che meritatamente fu paragonato a quelli antichi Capitani, i quali s’acquistarono opinione e fama di singolar valore: percioché pareva che con argutissimo ingegno egli imitasse certe virtù particolari di ciascuno..Vedevasi in lui a tempo di guerra et di pace un ingegno molto grave, ma però senza severità alcuna, essendo egli piacevole e humano verso ogniuno, senza delicatezza e non mai iracondo, si che facesse villania a veruno. Hebbe eloquenza gagliarda et temperata molto, con la quale non offendendo nessuno insegnava a ognuno modestia e bontà, sena mai riprendere alcuno con aspre parole.” GIOVIO

-“Ben poté ancor l’alta famiglia Sforza/ Con Arte, con consiglio, e con prudenza,/ Ammaestrarti, o Federigo, e poi/ Porti a l’imprese de l’horrende guerre,/ Et così quei che la Fortuna havea/ Privi, sì come te, d’un occhio loro,/ La virtù te gli ha fatto inferior.” Da un sonetto di P.A. BARGEO riportato dal GIOVIO

-“Assunto il dominio, resse con tanta virtù, e prudenza, che corse in grido di raro, e sopra ogn’altro stimato nell’amministratione di vera, e ben’intesa giustizia. nel valore, e peritia dell’armi..si diede a conoscere per uno de’ primi Capitani d’Italia,..Fu dotto, e degli studiosi, e letterati amico, a commodo, e vantaggio de’ quali instituì quantità di libri scielti e peregrini, riputata perciò la prima, e più riguardevole d’Italia.” LOSCHI

-“Oltre alla militare eccellenza, ch’egli haveva, onde fu reputato un de’ maggiori Capitani della età sua, era così di magnificenza, di lettere, e di humanissimi costumi adornato, che in esso per compimento di una suprema virtù non era che desiderasse..Fu anche di non poco splendore a Federigo, l’esser molto magnifico in fabricare diversi nobilissimi edificii: come in Urbino il superbo palagio, con la famosa libraria, piena di scelti libri. Era Federigo di persona alta e forte; di volto bianco, d’occhi azzurri e capelli neri.” ROSCIO

-“Egli amò sommamente gli huomini illustri nelle lettere e nell’ armi, e gli piacquero molto le mathematiche discipline, e ne diede anco segno in un fregio che egli fece fare in una fabrica fuori della corte di Urbino, nel quale fece intagliare in pietra ogni sorta di stromento bellicoso da mare e da terra..Gli scrittori favellando di questo principe dicono, che essendo prima tenuto valentissimo soldato e poi singolar capitano generale, fu talmente ammirato da nostri padri, che meritatamente fu paragonato a quegli antichi capitani, i quali s’acquistarono opinione e fama di singolar valore..Vedevasi in lui a tempo di guerra e di pace uno ingegno molto grave, non però senza severità alcuna: essendo egli piacevole e humano verso ogniuno, senza delicatezza e nom mai iracondo si che facesse villania a veruno. Hebbe eloquenza gagliarda e temperata molto, con la quale non offendendo nessuno, insegnava a ogniuno modestia e bontà, senza mai riprendere alcuno con aspre parole.” SANSOVINO

-“Federico a’ dì suoi fu lume dell’Italia. Non c’era.. difetto di testimonianze della sua prudenzia, della umanità, della giustizia, della liberalità, dell’animo invitto e della disciplina militare; della quale precipuamente fanno fede le sue tante vittorie, le espugnazioni di lochi inespugnabili, la subita prestezza nelle espedizioni, l’aver molte volte con pochissime genti fuggato numerosi e validissimi eserciti, né mai esser stato perditore in battaglia alcuna; di modo che possiamo non senza ragione a molti famosi antichi agguagliarlo.” CASTIGLIONE

-“Questo dunque, assunto al dominio, fece spiccare una prudenza e rettitudine tale nel governo, che diede la vera norma a tutti gli altri principi nell’amministrazione de’ loro stati. Nel valore e perizia dell’armi..si rese degno d’essere reputato e stimato uno de’ primi Capitani d’Italia.” GAMURRINI

-“Questi fu quel valoroso Capitano tanto lodato nelle storie de’ suoi tempi, superando col suo merito la fama di tutti i suoi maggiori, ed accrescendo coll’armi non poco il suo dominio..Fu Federico di statura comune e ben compatto, ben formato di sua persona, destro e robusto, paziente nelle sofferenze del freddo, caldo, fame, sete, sonno, fatica in guisa tale che niuna di queste cose sembrava che a lui desse molestia. D’aspetto fu allegro e affabile, ne fanno fede le chiese e i monasteri da lui edificati.” REPOSATI

-“Hic super omnes mortales, omnibus virtutibus praeditus fuit: erat enim vir prudentissimus, in sermone verax, in judicio justus, in consiliis providus, in bonitate conspicuus, in universa morum honestate praeclarus, facundissimus, libenter elemosynas largiens inopi, inaudita aequitate, summa jistitia, singulari fide, divina sapientia, adeo omni genere studiorum eruditus, in adversis patiens, in prosperis modestissimus, strenuissimus omnium imperator.” CIRNEO

-“Fu gran capitano de’ suoi tempi, vale a dire un flagello del genere umano. Gli si fanno però molti elogi per due titoli, il primo, che tra’ condottieri d’armi, fu meno crudele degli altri, giacché si narra che ne’ tanti saccheggi di terre e città, usasse verso gli innocenti abitanti molti riguardi.. Il secondo titolo d’elogio è il suo amore per la sapienza. La gloria che sempre ambì di avere presso di sé uomini dotti, e di far fiorire le arti e le lettere, è la vera gloria di un principe, non già quella di forzare in di lui nome gli uomini all’infamia di ammazzare i loro simili senz’averne ricevuta alcuna ingiuria e senza nemmeno conoscerli.” LITTA

-“Pompeux, gras, borgne des suites d’un tournoi, le front fuyant mais noble, satisfait de sa bonne conscience et du bien qu’il prodigue à son peuple, habile à assurer sa propre réclame par le moyen de portraites (Piero della Francesca), de protégés lettrés, historiographes patentés comme Vespasiano Bisticci..De Federico Commynes dira qu’il fut “grant saige homme et bon capitaine”, que lui et ceux de son ecole “prenoyeint toutes les places qu’ils assiégeoient”, car ils étaient, ajoute-t-il, non pour la tactique, mais pour la stratégie et les questions d’intendance, plus habile et savant que lea Français.” LABANDE

-“Imparò egli sotto la disciplina braccesca la velocità delle risoluzioni e la prestezza delle esecuzioni; dalla sforzesca l’essere pesato ne’ consigli e pronto a valersi delle occasioni; la qual mistura di maniere diverse e quasi che contrarie adattata da lui alle opportunità ed a’ tempi, è certo che gli apportò quella gloria, per cagione della quale fra’ capitani grandi del suo secolo meritò d’esser detto simile a Filippo nel prender le guerre con prudenza e nel terminarle con prestezza, ad Annibale negli stratagemmi, ed a Sertorio nel prendere improvvisi partiti ..Era peritissimo negli aguati, nell’ordinare, nell’alloggiare, nel piantare assedi e batterie, nel conoscere quando gli avversari fossero da esser vinti con la lunghezza, e quando con l’arme e con la fame. Era oltre di questo d’ingegno grave e maturo, di costumi piacevoli, temperatissimo nell’ira, efficace nel ragionare, modesto nelle parole, e inimico affatto delle lodi proprie, il medesimo maestro perfettissimo de’ soldati giovani, co’ quali per l’ordinario non usava modi aspri né acerbi, ma dolci e piacevoli, incitando alle azioni onorate i nobili con gli sproni della gloria, con la speranza de’ gradi, e gli altri tenendo svegliati con promesse di premi e con l’emulazione.” BALDI

-“Come ombra si dilegua inanzi al vento,/ Fuggon d’inanzi a te l’emole schiere./ Tu ovunque volgi le pupille altere,/ Porti terror, spavento./ E in chiuso ovil sembri leon feroce/ Quando sul gregge avventa il dente atroce./ Ben sa del braccio tuo l’inclite prove/ Il temerario Sigismondo, e il sanno/ Le genti sue, che con lor aita, e danno/ Volser le piante altrove./ In disperata fuga, e molte volte/ Ingombrarono il suol d’ossa insepolte.” Da un’ode di A. Lupi riportata dal COLUCCI

-“Esempio rarissimo di tutti li principi dell’età nostra non solo di disciplina e scienza militare, nella quale fu sovra modo espertissimo e fortunato, ma d’ogni altra lode e virtù eroica.. Di questo gran principe, ogni scrittore di quei tempi celebra fino alle stelle i meriti gloriosi.” COLUCCI

-“Moribus insignis, militia bonus.” Da un poeme di F. Panfili riportato dal COLUCCI

-“Illustre e provato condottiero di guerra..gran maestro nella strategia di guerra.” CECCONI

-“Federico da Montefeltro has come down to us as the exception that proves the rule: he is the virtuous condottiere, the brave captain, the lover of arts, letters end justice, the devout son of the Church, loved by his people and respected by his nobles peeres in Italy and abroad. In sum, a prince among men. And so he was but..goodness had very little to do with it.  While he was the most brilliant exponent of the princely order of his day, his patronage was not disinterested. Shrewdly, with his eye on the best value for money, Federico invested in tangible things – this because he thought it was fashionable to do so, and because it benefited his dynasty. To which one must add that although Federico became a cultural ideal emulated by other Italian princes, his lifelong ambition was to surpass Sigismondo Pandolfo Malatesta and what he did once his rival was gone can be seen as continuing competition with the shade of the man he had so throroughly humbled in life.” BICHENO

-Confronto con Sigismondo Pandolfo Malatesta “Due uomini dal fisico prodigioso, induriti come ferro a tutte le fatiche e ai colpi della vita. Esattamente contemporanei, benché Sigismondo fosse maggiore di cinque anni, ambedue figli illegittimi e tuttavia legittimi sovrani di principati press’a poco uguali e incastrati l’uno nell’altro, e condottieri parimenti ricercati delle stesse potenze in Italia, tutti e due egualmente precoci ed egualmente valorosi; abituati alla dura vita del campo, l’amavano nella stessa misura, nonostante il lusso che si compiacevano di ordinare nei loro palazzi da essi mai abitati; si servivano degli stessi artisti, chiamavano gli stessi dotti, l’uno e l’altro parlavano con facilità e scrivevano con precisione, nutriti di classicità al punto di concepire le cose del loro tempo solo nelle belle forme dell’epoca latina, d’una attività continua e universale e di una curiosità quasi enciclopedica, di stirpi press’a poco simili e continuamente mescolate.. Ebbene due individui siffatti differiscono solo sul piano morale… Piero della Francesca li ha dipinti entrambi di profilo e dallo stesso lato, genuflessi, con le mani giunte, in preghiera: l’uno, Montefeltro, in un quadro sacro oggi a Brera, vicino allo Sposalizio di Raffaello, quadro che aveva comandato per la cappella dei francescani riformati di San Bernardino, nei pressi d’Urbino…Non molto alto, ma ben piantato, robusto, sanguigno, probabilmente gottoso, con la testa grande, il collo corto e vigoroso, non ha la fronte obliqua del sognatore, né il mento rientrante dell’impulsivo. La sua grossa mascella quadrata è la base che s’addice alla perfetta cupola del suo cranio..mentre l’occhio incastonato sotto l’alta volta del sopracciglio emette sulle cose una luce tranquilla e opaca che non le trasformerà ..Ecco un uomo calmo, ponderato, sempre padrone di se stesso, salvo quando riceve un’offesa a bruciapelo, di sangue caldo che ribolle subito, ma sempre attento a tenersi a freno,.. paziente, retto, pio, disciplinato, rispettoso del potere costituito, in cui egli si stabilisce per gradi.., studioso, portato a cercare nell’Antichità esempi di condotta, d’eroismo, d’abnegazione.” DE LA SIZERANNE

-Alla battaglia di Poggio Imperiale “Ma, havendo il duca già distribuiti/ gli ordini al facto d’armem fé montare/ li fanti a piedi, como prodi e arditi,/ per quel ripido monte ad attacchare/ el facto d’arme; e ‘l duca Alfonso (d’Aragona) possa/ fece a le sbarre d’un passo voltare,/ qual, facto havendo cum gran furia mossa,/ combattea lì cum supremo vigore,/ già l’erba incominciando a farsi rossa./ El duca poi, cum terribil clamore,/ entrò pel monte, andando da traverso,/ qual, da’ nemici visto, han gran terrore,/ perché sopra un caval lucente e terso/ quel dì a seder fo visto cavalcare,/ viepiù che mai ad ogni ardir converso.” SANTI

-“In certo qual modo Urbino diventa una scuola.., quasi centro di formazione per quadri specializzati, quasi vivaio di condottieri. Tant’è che per Annibale da Cagli, Contuccio della Genga, Trivulzio, Francesco da Sassatello, Matteo Grifoni e lo stesso genero di Federico Giovanni della Rovere non è improprio parlare di formazione urbinate. E il contado, d’altro canto, è area di reclutamento per la costituzione di bellici contingenti, è costante fornitore di truppe.” BENZONI

-“Federico da Montefeltro, che aveva per lunghi anni militato prima con Niccolò Piccinino erede dei “bracceschi” e poi con Francesco Sforza potrà riunire in sé le strategie e le tattiche delle due scuole mediante una capacità vocazionale che gli è propria fin dall’inizio della sua vita militare. L’esser egli riuscito, del resto, a conservare la sua compagnia di ventura unita ed efficiente per oltre quarant’anni, in un crescendo di valori non soltanto economici, sta a dimostrare quanto veniamo asserendo…Il Malatesta con il suo modo di agire, nel passato, si era alienato la simpatia e la fiducia delle potenze conducenti; Federico vuol comportarsi nello stesso modo ma lo fa ottenendo l’approvazione di chi lo paga. Questa, a nostro avviso, la differenza sostanziale fra i due uomini: l’uno segue il suo impulso senza curarsi di ciò che la sua azione, al di là delle contingenze, potrà procurargli; l’altro riesce a “legalizzare” i suoi interessi particolari, senza, s’intende, portar nocumento a quelli generali di chi lo conduce e lo paga…Uomo di guerra, e da questa attività di uomo d’arme trae i suoi immensi guadagni, egli lavora sempre per la pace. A questo fine il Montefeltro si pone sempre come mediatore che ricerca con la parola e il consenso, di appianare i dissidi e le controversie che muovono l’agitato mondo politico dell’Italia della seconda metà del ‘400..L’altra dimensione umana di Federico, la più celebrata, è quella della sua proverbiale lealtà alla parola data.” TOMMASOLI

-Nel cornicione superiore del palazzo ducale di Urbino compare il seguente elogio delle sue imprese “Federicus Urbini dux, Montis Feretri, ac/ Durantis comes, Sacrae Romanae Eccle/ siae confalonierus, atque Italiae con/ foederationis imperator, hanc domum a/ fundamento erectam gloriae, ac poste/ ritati suae ex aedificavit”. Nel cornicione inferiore compare invece la scritta “Qui bello pluries depugnavit, sexies si/ gna contulit, octies hostem profliga/ vit, omniumque praeliorum victor di/ tionem auxit, Ejusdem justitia, clemen/ tia, liberalitas, et religio pace victo/ rias aequarunt, ornaruntque.”

-Epigrafe sulla sua tomba “Federico Montefeltrio Urbini duci S.R.E./ Vexillifero Italia foederis aliorumque/ Exercituum imperatori praeliorum pas/ sim victori. Numquam victo. Ditionis et/ Bonarum artium propagatori. Celebris/ Bibliotechae et insignium aedificiorum/ Tum ad magnificentiam tum ad pieta/ tem structori. Quem licet aliis praeferas/ Nescias tamen belli aut pacis gloria se/ Ipsum superavit. Obiit A.D./ MCCCCLXXXII. Suo LXV.”

-Con Alfonso d’Aragona “Reputati i più formidabili Comandanti d’Italia.” ROSCOE

-Con Domenico Malatesta “Trai Condottieri più celebri.” TONDUZZI

-“Chiaro in quei tempi per gloria d’armi.” BRUTO

-“Savio e valente capitano.” BROGLIO

-“Esperto capitano.”PAGNANI

-“Eminent condottiere.” TREASE

-“Verzo ma savio capitano.” SANUDO

-Con Roberto Malatesta “generali..prodi e al sommo celebri.” PIGNOTTI

-Campagna di Toscana in 1450 “Iam Federicus adest etruscis laetus ab ores/ Dux belli studio pacis et arte nitens,/ Iamque suas repetit sedes ad tecta cohortum/ Horrida prodit hiems armigerarumque trahit.”LAPI

-“Altro gran generale di quel tempo.”BURRIEL

-“Optimum belli imperatorem.”ALBINO

-“Virum bello ac  pace egregium.” BRACCIOLINI

-“Che era tenuto un de’ migliori Capitani di quella età.” TARCAGNOTA

-“Rei militaris perito.” FACIO

-“Eccellentissimo capitano.” MACHIAVELLI

-“Illustre e virtuoso sopra tutti gli altri regoli di quel tempo.” DELFICO

-“Summae providentiae Ducem: cuius virtus multi iam bellis cogniti erat.” PICCOLOMINI

-“Virum pace ac bello aeque clarissimum.” CAMPANO

-“Grant saige homme et bon capitaine.” COMMYNES

-“Principe di accorgimento e di valore non ordinario per cui da tutti i più potenti sovrani d’Italia, era a gara richiesto per condurre le loro truppe, e accolto co’ più singolari onori.” TIRABOSCHI

-“Eccellentissimo in guerra, e più glorioso per fatti d’arme.” VESI

-“Di grandissimo nome nelle guerre.” DE LELLIS

-“Verum omnibus non solum militari laude, sed etiam imperio dignitateque antecellebat.” FABRONIO

-“Valente e generoso principe fra quanti aveva in Italia a quei dì.”CRISTOFANI

-“Fu quel tanto celebrato Capitano, che per i suoi valorosi pregi ed eccelsi meriti fu di conte creato duca d’Urbino.” GUERRIERI

-“Prode e generoso Capitano..personaggio di tanto valore e di sì gran merito, che questo secolo non contò verun altro uguale a lui.” AMIANI

-“Quae excellentium tum omni genere laudis virorum copia afflexerat, virtutis humanitatis.” SIGONIO

-“Capitano di eserciti, chiarissimo di tutti ne’ tempi suoi; ma chiaro ancora, fra molte egregie virtù, per il patrocinio delle lettere.” GUICCIARDINI

-“Princeps illustris et peritissimus rei militaris.” IVANI

-“Invitto espugnatore di città..che mai tornò da imprese mal riuscite.” CONTI

-“L’ultimo grande condottiero italiano, secondo il comun giudizio.” PIERI

-“Molti storici attribuiscono anche a Federico da Montefeltro.. un ruolo importante nella congiura contro Lorenzo il magnifico..Una lettera in codice del Montefeltrano, risalente a due mesi prima del complotto e indirizzata ai suoi ambasciatori a Roma, documenta il grado di coinvolgimento del duca.” VIROLI

-“States preferred circumspects captains who could keep their armies intact and avoid major losses. In the fifteenth century the careful, if unimaginative, Federigo da Montefeltro was more sought after as a commander than his daring contemporary and rival Sigismondo Malatesta.” CAFERRO

-“Condottiero abile ed esperto… Un soldato sperimentato e di grande spessore.” MORO

-Alla guerra di Ferrara.”Homo vecchio de anni 65 in 70 al parere, et havea lo oglio drito cavato e stropiata la gamba sinistra.” Da una cronaca ferrarese riportata da MORO

-“I particolari sui fasti di questa corte ce li segnala una “Memoria felicissima dello Illustrissimo Signore Duca Federico duca d’Urbino e de la sua famiglia che teneva, opera di Susec antiquo cortigiano”, dalla quale si ricava l’immagine di una Urbino assurta al rango di grande corte principesca, non seconda a quelle di Francia e Inghilterra, con i vari ruoli e gradi gerarchici, da quelli nobili con una schiera di conti, tra parenti e giovani delle più nobili famiglie italiane, al personale subalterno, con maestri di scherma e di ballo, suonatori e cappellani, damigelle, paggi, camerieri, scudieri e staffieri.” RENDINA

-“(Con la sua morte) se ne andava così “el primo capitano de gente d’arme d’Italia”, come assicurò un anonimo cronista volterrano. Formatosi alla scuola di Niccolò Piccinino, continuatore della tradizione braccesca, seppe da essa trarre l’arte del temporeggiare, la cautela nelle decisioni da prendere con la ragione più che con l’istinto. Passato poi a militare con Francesco Sforza erede della tradizione paterna, vide e imparò la tattica e la strategia di un capitano che sulla forza dell’assalto improvviso e intelligente basava il suo modo di intendere la battaglia. Federico andò oltre sviluppando la capacità di fondere le due scuole e di creare un suo modo di combattere che si basava sul cauto temporeggiare della prima scuola e sulla spontaneità guidata della seconda. Forgiò poi il tutto sulla potenza delle nuove armi da fuoco, su cui poggiò la grandezza di un ducato che trasformò in ricettacolo di sapienza, scienza, arte e cultura.” STAFFA

-“Si distinse tra i più grandi combattenti dell’Italia del Quattrocento, prestando la propria abilità e le proprie truppe a molti signori italiani, cui regalò vittorie memorabili.” TANZINI

-“Federico non dimenticò mai gli anni passati alla “Casa zoiosa”: non solo, infatti, quarant’anni più tardi, teneva nel suo studio il ritratto di Vittorino da Feltre, ma aveva nella biblioteca la biografia del maestro insieme con il “De liberis educandis” del Vergerio. Anche quando, solo quindicenne, Federico fu lontano da Mantova, continuò a “cavalcare, armeggiare, giocare di spada” e a praticare esercizi che se imparano per chi vole esercitare l’arte militare” (VERGERIO); un’arte alla quale si mostrava disposto, pur senza cessare di coltivare validamente anche gli studi letterari.” SETTIA

-“Inizialmente commissionato per la camera da letto del duca nel Palazzo Ducale di Urbino, il “Ritratto del duca Federico e di suo figlio Guidobaldo” di Pedro Berruguete (Galleria Nazionale delle Marche, Urbino) è una raffigurazione domestica di uno dei più celebri capitani di ventura del XV secolo…Come suggerito dal ritratto del Berruguete, Federico si era guadagnato la reputazione di comandante tra i migliori del suo tempo e non solo, e sembrava riassumere tutto il positivo che poteva esserci in un condottiere del XV secolo. Fin dal 1464 Gianmario Filelfo (figlio di Francesco) l’aveva acclamato “nuovo Ercole” e aveva composto un poema epico, il “Martiados”, per degnamente celebrare Federico in quanto quasi mitico eroe in armatura; un ruolo riproposto con magnificenza stilistica in un’agiografica biografia di Pierantonio Paltroni. Perfino il fiorentino Cristoforo Landino osservò nelle “Disputationes Camaldulenses” che Federico meritava senza dubbio di “esser paragonato ai migliori capitani dell’età antica.”” LEE

-“Oltre alla militare eccellenza, ch’egli haveva, onde fu riputato un de’ maggiori Capitani dell’età sua, era così di magnificentia, di lettere, e di humanissimi costumi adornato, che in esso per compimento di una suprema virtù non era che desiderasse..Era Federigo di persona alta, e forte: di volto bianco: d’occhi azurri: e capelli neri.” CAPRIOLO

-” (Capace) di dichiarare per vero quello che sappiamo esser falso,..Magnifico falsario della politica…Il modo di “vita activa e vita contemplativa” resta irrisolto, e la figura di Federico rimane enigmaticamente sospesa fra l’immagine compiaciuta dell’umanista assorto nella lettura di codici miniati nel suo studiolo, e quella dello spregiudicato condottiero impegnato nella redazione di dispacci cifrati. In altre parole, la doppiezza intrinseca della vita politica non ci permette facili semplificazioni e distinzioni manichee. Il celebre profilo del duca immortalato da Piero della Francesca continua a celare il “lato oscuro” del volto del Montefeltro, solcato di rughe e cicatrici con lo sfondo delle colline e le pianure del territorio da lui dominato…Non fu certo uno stinco di santo, ma non fu mai accusato di violenza contro le donne o di simili turpi azioni. E’ innegabile che l’urbinate vinse (rispetto al Malatesta) la guerra militare (“vae victis”) ma anche la battaglia della propaganda culturale w artistica nei confronti del riminese. Politicamente Federico era più scaltro e spregiudicato operatore, il vero prototipo della volpe machiavellica che non lascia tracce quando compie atti incoffensabili.” SIMONETTA

-“Aveva anch’egli, al pari di Francesco Sforza, un suo Giovanni Simonetta, nella persona del cancelliere Pierantonio Paltroni, autore..dei “Commentari” della sua “vita et gesti”, ma insieme anche raccoglitore autorizzato delle notizie da trasmettere per l’elaborazione letteraria ad altri più rinomati scrittori. A lui fece capo il volonteroso Santi, che gli rende espresso omaggio..grazie al virtuosistico e memorizzabile uso della terza rima, ed insieme a ribadire, dedicando l’opera a Guidubaldo, la continuità di una politica dinastica…L’esaltazione..del principe virtuoso, nella flessibilità retorica tipicamente quattrocentesca, era in pari tempo un modo per giustificare azioni altrimenti imputabili a norma dello stretto diritto: per esempio la liberazione di Giovanni Malatesta – una delle prime manifestazioni del ravvicinamento agli antichi avversari -, compiuta all’insaputa e contro la volontà del Papa (“Invito quoque qui vicem gerebat/ Tunc et pontificis locum latini”), è annoverata dal Cantalicio a modello di clemenza; la difesa di Rimini dell'”usurpatore” (per il Papa) Roberto Malatesta altrove addotta a presidio del buon diritto e quindi anche della giustizia di Dio.” FUBINI

-Confronto con Costanzo Sforza “Federico.. a cominciare dal suo torbido esordio (forse direttamente o indirettamente fautore dell’assassinio del fratellastro Oddantonio).., per continuare con la macchia (se pur non provato il suo diretto assenso) dello scempio compiuto dalle sue armate in occasione della presa di Volterra del 1472 (al servizio dei Fiorentini), per finire alla sua partecipazione, altamente sospettabile, alla congiura dei Pazzi, Federico..si consegnò alla storia come campione di lealtà, di saggezza e di misura.” TOCCI

-“Il ruolo più cospicuo della costruzione del suo mito, .. è affidato alla scrittura di cronache e panegirici in versi e in prosa, in un contesto retorico nel quale i vari generi si contaminano, volutamente, l’uno con l’altro e i cui risultati affollano gli scaffali della sua biblioteca. Il registro delle moltissime composizioni che lo celebrano è ovviamente vario, ma alcuni punti attraversano con costante riproposizione, più o meno tutte le opere (almeno quelle principali): la sua competenza militare, pari (anzi: superiore) a quella di Cesare, Alessandro e degli altri condottieri dell’antichità; la sua grandezza d’animo, la sua conclamata strabiliante capacità di conquistare senza devastare né saccheggiare, un tema che lascia trasparire, in più di un’occasione, la volontà di sbianchettare la memoria della drammatica sorte di Volterra che, bene o male, ha gettato una mai cancellata ombra di infamia e di mancata volontà (o incapacità) di mantenere la parola data a chi si era arreso.” BALESTRACCI

BIOGRAFIE SPECIFICHE

-B. Baldi. Vita e fatti di Federigo da Montefeltro duca d’Urbino.

-B. Boeck – A. Tonnesmann. Federico da Montefeltro. Arte, stato e mestiere delle armi.

-F. Filelfo. Vita di Federico d’Urbino.

-G. Muzio. De’ fatti di Federico di Montefeltro duca d’Urbino.

-G. De’ Rossi. Vita di Federico da Montefeltro.

-G. Santi. La vita e le gesta di Federico da Montefeltro duca d’Urbino.

-R. de la Sizeranne. Federico da Montefeltro, capitano, principe, mecenate (1422-1482)

-W. Tommasoli. La vita di Federico da Montefeltro. 1422-1482

-D. Balestracci. Il duca. Vita avventurosa e grandi imprese di Federico da Montefeltro

Print Friendly, PDF & Email

1 COMMENT

Rispondi