FEDERICO DA MONTEFELTRO

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federico da montefeltro
Federico da Montefeltro, dettaglio, 1472, autore: Piero della Francesca

Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura

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Indice delle Signorie dei Condottieri: ABCDEFGIJLMNOPQRSTUVZ

FEDERICO DA MONTEFELTRO  Nasce nel castello di Petroio, comune di Gubbio.

Conte e duca di Urbino, conte di Mercatello e della Massa Trabaria. Signore di Gubbio, Cantiano, Sassocorvaro, Fossombrone, Isola di Fano, Urbania, Cagli, Sant’Angelo in Vado, San Leo, Pergola, Monte Cerignone, Montegrimano, Soanne, Montemaggio, Montecotogno, Montecopiolo, Montegelli, Savignano sul Rubicone, Pietracuta, Casteldelci, Pietramaura, Senatello, Frontone, Montebello, Fenigli, Belvedere, Santa Croce, Lunano, Petrella Guidi, Cartoceto, Macerata Feltria, Sant’Agata Feltria, Maiolo, Sartiano, Torricella, Cavoleto, Monte Benedetto, Pereto, San Donato, Ugrigno, Pagno, Pennabilli, Monte Santa Maria, Pietrarubbia, Montedale, Castellina, Ripamassana, Valle Avellana, San Giovanni, Auditore, Tavoleto, Gesso, Certalto, Mercatello Sul Metauro, Monte Locco, Reforzate, Barchi. Sorbolongo, Sant’Andrea, Barbara. Nipote di Guidantonio, anche se fatto passare per suo figlio naturale. Il padre è probabilmente Bernardino degli Ubaldini, sposato con Aura da Montefeltro, figlia illegittima di Guidantonio. Padre di Antonio da Montefeltro e di Guidobaldo da Montefeltro; cugino di Guidantonio Manfredi; suocero di Giovanni della Rovere, Roberto Malatesta, Agostino Fregoso, Fabrizio Colonna, Antonello da San Severino; cognato di Domenico Malatesta, genero di Alessandro Sforza. Insignito  dell’ordine della Giarrettiera e di quello dell’Ermellino. Cavaliere di San Pietro.

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1422 (giugno) -1482 (settembre)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attivitàAzioni intraprese ed altri fatti salienti
1424
Mar. dic.MarcheA marzo, divenuto vedovo, Guidantonio da Montefeltro si sposa una seconda volta con Caterina Colonna. Federico da Montefeltro, figlio del conte di Urbino e di una dama di compagnia della prima moglie, Rengarda Malatesta, è allontanato prudentemente nel vicino monastero di Gaifa. Caterina Colonna è però sterile, per cui Federico è richiamato a corte e, nel dicembre dello stesso anno, viene legittimato come figlio di Guidantonio da una bolla del papa Martino V.
1425
Ott.MarcheIl vescovo di Urbino Giacomo Balardi rilascia la dispensa affinché   possa contrarre matrimonio con Gentile Brancaleoni erede della contea della Massa Trabaria.
1426Marche

Caterina Colonna aspetta un bambino; Federico viene affidato alle cure della futura suocera Giovanna Alidosi, vedova di Bartolomeo Brancaleoni conte della Massa Trabaria. In tale periodo un’affezione cutanea nel volto lo porta in fin di vita; superata la malattia, non gli rimane che una verruca nel viso, uno dei segni somatici caratteristici della sua iconografia.

1433
Feb.Veneto

E’ affidato ad Andrea Dandolo  in base agli accordi di Forlì, sottoscritti dal papa Eugenio IV e dal duca di Milano. Il padre, in quanto alleato di Filippo Maria Visconti, lo deve consegnare  ai veneziani che si sono fatti garanti della pace:  rimane come ostaggio nei territori della Serenissima per 15 mesi.   Vive presso il doge Francesco Foscari e fa parte della Compagnia degli Accesi.

1434
……………..Lombardia

Scoppia un’epidemia di peste a Venezia; Guidantonio da Montefeltro ottiene dalla Serenissima  che sia dato in custodia al marchese di Mantova Gian Francesco Gonzaga.  Vivrà per due anni a Mantova; ha così modo di  frequentare la Cà Zoiosa, la scuola di Vittorino da Feltre che annovera tra i suoi studenti anche Ludovico Gonzaga. Le materie studiate sono il latino, il greco, l’aritmetica e la geometria.

Sett.LombardiaE’ armato cavaliere a Mantova dall’imperatore Sigismondo d’Ungheria.
1437
Gen.MarcheRitorna ad Urbino dove vengono celebrate le sue nozze con Gentile Brancaleoni. Entra in possesso delle terre che gli sono portate in dote dalla moglie (Sant’Angelo in Vado e Mercatello sul Metauro). Gentile Brancaleoni morirà nel 1457. Milita come uomo d’arme nelle compagnie di Niccolò Piccinino.
1438
Gen.400 cavalli

Ottiene il suo primo comando alla morte di Bernardino degli Ubaldini della Carda allorché il duca di Milano Filippo Maria Visconti distribuisce la condotta di tale condottiero tra Federico da Montefeltro ed il figlio dell’Ubaldini Ottaviano.

Mag.RomagnaTransita per Forlì. E’ diretto a Milano. Nella città si incontra con Antonio Ordelaffi che lo invita a colazione.
Ago.MilanoVeneziaLombardiaPrende parte alla battaglia di Rovato. Dà il guasto al bergamasco.
Dic.Abruzzi e MarcheFerito seriamente all’assedio di Campli, rientra a curarsi ad Urbino.
1439
………………..VenetoHa l’incarico di scortare i galeoni e le navi ducali che navigano sull’Adige.
Ott.UrbinoRiminiRomagna

Presta soccorso in Romagna a Guidantonio Manfredi; fronteggia nei pressi di Forlì Pietro Giampaolo Orsini con 500 cavalli e lo mette in fuga. Nello stesso mese ritorna ad Urbino per difendere il padre dagli attacchi di Sigismondo Pandolfo Malatesta e di Domenico Malatesta che si sono impossessati di Casteldelci, di Senatello e di Faggiuola.

Nov.MarcheCon Baldaccio d’Anghiari espugna e mette a sacco il castello di Tavoleto.
1440
Mar.Marche

Conquista il castello di Rupoli presso Fano mentre Baldaccio d’Anghiari mette a sacco il castello della Fossa nel Montefeltro; da parte sua batte gli avversari nei pressi di Senigallia ove cattura il Sacchino.

Apr.MilanoFirenzeToscana e Umbria

La guerra ha termine con il ripristino dei territori preesistenti al conflitto, sulla base di una pace suggellata da una promessa di matrimonio tra Domenico Malatesta e la figlia di Guidantonio, Violante. Federico da Montefeltro si unisce con i viscontei;  muove con altri condottieri verso Firenze da Borgo San Sepolcro (Sansepolcro) e Montone alla testa di 1000 cavalli e di 1000 fanti. Preda il perugino con Giovanni da Sesto, Rodolfo Signorelli, Francesco Vibi, Ludovico Gonzaga e Tartaglia da Torgiano;  si sposta nelle campagne di Cortona dove sono tratti 150 prigionieri e razziati numerosi capi di bestiame. Ritorna di notte intorno a Perugia; alloggia a Montecolognola ed a Pian del Carpine (Magione): le lamentele dei cittadini inducono i venturieri a levare il campo, a restituire parte delle prede ed a rientrare alle basi di partenza.

Giu.Toscana

Continua nelle sue scorrerie;  è  occupato a trasportare pezzi di artiglieria nel Casentino negli stessi giorni in cui il Piccinino è disfatto ad Anghiari.

…………………Umbria

Con l’avanzata dei pontifici nella marca d’Ancona ed in Romagna si ritira a Gubbio. Affronta gli avversari: rifiuta un’offerta del cardinale legato Ludovico Scarampo di defezionare dal campo visconteo in quello pontificio.

1441
Apr.Milano

Pesaro

Venezia

Rimini

Romagna e Marche

Affianca il Manfredi nel ravennate;  nei pressi del capoluogo, a Raffagnana, cade in un’imboscata nel cui corso  gli abitanti del territorio ed i veneziani lo  mettono in fuga. Per salvarsi getta via le armi e le ricche vesti per indossarne di più umili;  in tale modo è in grado di sfuggire alla cattura. Accorre con 200 cavalli e 300 fanti alla difesa di Pesaro in soccorso di Galeazzo Malatesta contro il signore di Rimini.

Lug.MilanoVenezia400 cavalliRomagna

E’ costretto a rientrare in Romagna; attraversa il forlivese con 400 cavalli e si congiunge con le forze di Francesco Piccinino e del  Manfredi.

Sett. ott.UrbinoRimini BrancaleoniRomagna

Esce da Faenza con i suoi cavalli e 200 fanti: al fine di non essere attaccato dai nemici ricorre ad uno stratagemma. Dietro suo ordine un soldato finge di giungere da Urbino e gli chiede udienza per avvertirlo che il padre è stato vittima di un incidente e che si teme per la sua vita; ore dopo giungono altri 2 messaggeri che confermano la notizia precedente e che il conte è in gravissime condizioni. Allerta allora i suoi uomini per la prossima partenza, sicuro che le spie nemiche facciano la loro parte. Si muove sulla strada di Urbino; nel culmine della notte fa marcia indietro ed attraversa le linee avversarie in un passo malamente sorvegliato. E’ accolto a Cesena da Domenico Malatesta che lo scorta fino a Montegelli. Alberigo Brancaleoni, in effetti, lo attacca nel Montefeltro e si impadronisce di parecchie fortezze quali Santa Croce e Montelocco. Federico da Montefeltro si mette in marcia ed in un giorno raggiunge l’urbinate; mette a sacco Santa Croce ed assedia Monte Locco: gli è consegnata una lettera di Sigismondo Pandolfo  Malatesta nella quale costui gli assicura la sua neutralità nella vicenda ed anche il suo intervento, all’ occorrenza ai danni di Alberigo Brancaleoni. Si fida, divide le sue truppe in 3 accampamenti; è attaccato di sorpresa di notte  dai malatestiani. Circondato, ferito da una freccia, sta per essere catturato. Ha appena il tempo di rifugiarsi nel suo terzo campo dopo avere subito molte perdite; è qui raggiunto da Matteo da Sant’Angelo con 3000 uomini. I feltreschi marciano contro i malatestiani che vacillano sotto l’urto: Alberigo Brancaleoni, abbandonato dai suoi, consegna il castello di Montelocco; il Montefeltro persevera nella sua offensiva ed assedia  con le bombarde altri castelli già pervenuti nelle mani di Angelo d’Anghiari. Effettua una scorreria nel territorio di San Mauro Pascoli e nel riminese (Verucchio, Santa Cristina e Corpolò); assale invano Serravalle. Matteo da Sant’Angelo, da parte sua, con un ardito colpo di mano occupa San Leo.

Nov. dic.Marche LombardiaE’ costretto da Francesco Sforza a rappacificarsi con Sigismondo Pandolfo Malatesta. A dicembre lascia le Marche per portarsi in Lombardia.
1442
Ott.NapoliSforzaMarche e Campania

Milita al servizio del re di Napoli Alfonso d’Aragona per conto del quale fronteggia gli sforzeschi. Si reca a Sassoferrato con Braccio Baglioni e rimette alla signoria della città l’abate e Luigi degli Atti; espugna Genga e vi fa rientrare i locali conti.

1443
Feb.Umbria

Avvisato delle cattive condizioni di salute del padre Guidantonio, a metà mese, può assistere alla sua fine: gli succede il fratrellastro Oddantonio. Ritorna al fronte ed affianca il Piccinino contro lo Sforza tra Gualdo Tadino ed Assisi.

Mar.Lazio

Combatte il Sarpellione; 300  cavalli di Federico da Montefeltro, comandati dal Polmone, sono vinti assieme agli abitanti di Viterbo alle Cadastre  (perdita di dieci uomini d’arme). Raggiunge Viterbo otto giorni dopo tale scontro.

PrimaveraSienaA Siena con Niccolò Piccinino. Rende omaggio al pontefice Eugenio IV: per i suoi meriti il papa eleva a contea Sant’Angelo in Vado e Mercatello con un gruppo di castelli della Massa Trabaria.
Lug.Lazio e Campania

Lascia Viterbo per unirsi con Niccolò Piccinino a Terracina:  presenzia al colloquio che il condottiero perugino ha con il re Alfonso d’Aragona. Federico da Montefeltro si reca a Napoli dove gli è consegnato del denaro per la sua compagnia; rientra a Viterbo ed ottiene dei prestiti sulla parola per mettere in ordine i suoi uomini e potere continuare il conflitto.

Ago.Marche e Romagna

Appoggia Niccolò Piccinino all’assedio di Rocca Contrada (Arcevia), alla cui difesa si trova Roberto da San Severino; sempre con il Piccinino e Domenico Malatesta compie alcune scorrerie nel vicariato di Mondavio  tra Fano e Fossombrone, alla destra del Metro verso Senigallia.

Sett.MarcheAbbandona l’assedio di Fano. Attraversa il Foglia e si ferma a Montecchio nei pressi di Tomba di Pesaro.
Nov.Marche

Opera attorno a Montelauro per fare da scorta ai saccomanni. Niccolò Piccinino è sconfitto; Federico da Montefeltro soccorre i vinti e li aiuta a rifugiarsi nei castelli finitimi; si ritira a Pesaro e da qui con rapide uscite ed azioni di sorpresa difende per alcuni mesi la città dagli attacchi portati dallo  Sforza e dal Malatesta.

1444
Gen.Marche

Francesco Sforza si allontana da Pesaro; Federico da Montefeltro si collega con Francesco Piccinino e fronteggia ancora il Malatesta a Monte San Pietrangeli: è costretto a ritirarsi a seguito di un duro scontro   sotto la neve.

Giu.Marche e RomagnaRecupera Montelabbate e la Tomba. Scorre nei territori di Riccione, Scanzano e Saludecio. Otiene Novilara.
Lug.Marche

Oddantonio da Montefeltro viene ucciso nottetempo ad Urbino dai seguaci del condottiero Piero da Fabriano, Cristoforo dalla Massa e Pietro Antonio Paltroni, collegati con il protonotario apostolico Manfredo Pio e Tommaso Guidicino. I sicari sfondano con una trave il portone del palazzo e si avviano verso le stanze del duca. La prima vittima è il protonotario Manfredo Pio; Tommaso dell’ Agnello, che dopo il Pio è il principale consigliere di Oddantonio, si nasconde sotto il letto. I congiurati lo tirano fuori e lo uccidono a colpi di pugnale. Oddantonio da Montefeltro, svegliato dal rumore, tenta di fuggire; viene scoperto; cade in ginocchio di fronte ad un grande crocifisso, chiede pietà. Due pugnalate colpiscono il duca; un colpo di scure alla testa fa il resto. I cadaveri sono gettati dalla finestra del palazzo. Il corpo di Oddantonio è trasportato in piazza. L’ultima offesa è quella di tagliargli il pene e di metterglielo in bocca a causa dei suoi numerosi abusi ai danni di donne sposate e di fanciulle illibate. Il Montefeltro lascia Pesaro ed alle prime luci dell’alba si reca ad Urbino; si fa proclamare signore della città come di Cagli, di Cantiano e di Gubbio. Tutti i partecipanti alla congiura sono amnistiati per cui, per numerosi contemporanei, Federico risulta essere a conoscenza della trama se non addirittura il mandante degli omicidi. A seguito di tale assassinio le sorelle del duca ucciso Violante, Agnesina e Sveva sono spinte ad abbandonare Urbino. La prima sposerà Domenico Malatesta, fratello di Sigismondo, la seconda Alessandro Gonzaga e la terza, Sveva, è promessa in matrimonio ad Alessandro Sforza. Quest’ultima è sottratta, per alcune fonti, dallo zio materno il cardinale Prospero Colonna alle insidie incestuose del “fratello” Federico.  Il Montefeltro non permetterà mai alle sorellastre di ritornare nella loro città, né offrirà loro un risarcimento. Soltanto Violante, più di venti anni dopo l’assassinio del fratello, alla morte del marito Domenico, riceverà la somma di 1000 ducati che darà in beneficenza ad un convento di Ferrara.

Sett.MarcheA fine mese una prima ribellione nei suoi confronti è suscitata da Giovanni Gabrielli: perde e recupera Frontone. Niccolò dei Prefetti di Vico defeziona a favore del Malatesta e fa ribellare Casteldelci, Senatello e Faggiola.
ott. nov.Sforza  Firenze400 lance e 400 fantiMarche

Con la morte di Niccolò Piccinino si offre di militare per il papa Eugenio IV ottenendone un netto rifiuto. Accetta allora la condotta che gli è proposta dallo Sforza e dai fiorentini di 400 lance e di 400 fanti in tempo di guerra (con riconoscimento di 21000 ducati) e di 800 cavalli di 100 fanti in tempo di pace (10640 ducati): la ferma, che riceve anche il consenso preventivo del papa Eugenio IV, è stabilita in un anno più uno di rispetto. La prestanza che gli viene riconosciuta è di 2000 ducati. Ha lo status di raccomandato dei fiorentini; l’alleanza di amicizia con Firenze, infine, gli apre le porte al credito delle banche medicee e dei grandi mercanti della repubblica. L’inizio della condotta è previsto per  l’aprile dell’anno seguente. Sempre nel periodo, Federico da Montefeltro dà in sposa ad Alessandro Sforza Costanza da Varano, figlia di Pier Gentile. Le nozze sono celebrate a Fermo nel Girifalco.

Dic.Romagna

Cattura 12 cittadini di Cesena a titolo di rappresaglia nei confronti di Roberto da Montalboddo: costoro saranno liberati solo nell’aprile  seguente. Nell’anno ottiene Sassocorvaro.

1445
Gen.Marche

Acquista da Galeazzo Malatesta per 13000 ducati   (che gli sono dati in prestito dallo Sforza) Fossombrone;  anche Alessandro Sforza può acquistare Pesaro  con fondi fornitigli dal fratello. Si inasprisce l’odio del Malatesta nei  confronti suoi ed in quelli di Alessandro Sforza.. Ad una lettera diffamatoria inviata dal signore di Rimini al cardinale Ludovico Scarampo il signore di Urbino risponde con un libello altrettanto calunnioso.

Feb.MarcheViene sfidato a duello dal Malatesta: la cosa non ha alcun seguito.
Lug.SforzaChiesa NapoliMarche

Rimane con Alessandro Sforza al comando dell’ esercito allorché lo Sforza si reca a Firenze alla ricerca di denaro. Eugenio IV tenta di intimidire Federico da Montefeltro, gli ricorda che è feudatario dello stato della Chiesa e gli ordina di abbandonare la condotta sforzesca. Il  Montefeltro passa all’offensiva con Alessandro Sforza e riprende agli avversari Candelara ed altri castelli posti tra il Foglia ed il Metro.

Ago.Marche

Assale Pergola; colloca i suoi alloggiamenti presso il monastero di Santa Lucia ed espugna la città che è saccheggiata; conquista anche Montesecco dopo tre giorni di fuoco di artiglieria. La località si salva dal sacco con il riconoscimento di una taglia agli attaccanti. Rimane all’assedio di Fano allorché lo Sforza (rientrato nelle Marche) lascia il contado con cavalli e fanti armati alla leggera al fine di muovere in soccorso di Fermo.

Sett.Marche

Viene chiamato a Jesi dallo Sforza perché Giacomo da Caivana ha lasciato il fanese per occupare Montefano;  il condottiero pontificio giunge a Recanati. Federico da Montefeltro recupera Montefano in due giorni dopo aver tolto l’acqua ai difensori; con lo Sforza occupa Filottrano; analogo successo ha ad Appignano che viene riconquistata al Caivana.

Ott.Marche

Nei pressi di Macerata; si sposta sul fiume Potenza.  La sola notizia della sua presenza persuade gli aragonesi di Giovanni Ventimiglia ed i pontifici del cardinale Scarampo a retrocedere oltre il Tronto. Si collega con lo Sforza a Montolmo/Pausula (Corridonia);  si accampa con il suo capitano generale ed Alessandro Sforza sul Chienti per attaccare Taliano Furlano, intento all’assedio di Civitanova Marche. Stipula una tregua con Carlo di Montone che si allontana dall’ Umbria per trasferirsi in Lombardia.

1446
Mar. giu.Marche

Durante le feste del carnevale è organizzata ad Urbino un nuovo trattato fomentato dal Malatesta, cui prendono parte Antonio di Niccolò del Conte, zio di Oddantonio, un cancelliere del duca assassinato e Francesco di Vico. Il piano è sventato all’ultimo momento. Il conte di Urbino fa decapitare nella pubblica piazza  3 congiurati ed una donna utilizzata come messaggera. Solo Antonio di Niccolò del Conte è risparmiato. Il  Montefeltro si mantiene sempre fedele allo Sforza, rigetta ogni proposta di pace separata che gli è fatta dai pontifici o da Alessandro Sforza (che ha dovuto consegnare Pesaro al cardinale Scarampo); preferisce, anzi, che la guerra tocchi anche i suoi stati per fare consumare ai nemici la bella stagione in inutili assedi.

Lug.MarcheViene assediato in Urbino. Gli anconetani recuperano Pergola. La città ritorna sotto il controllo del Malatesta.
Ago.MarcheIl malatesta si impadronisce a sue spese anche di Montegrimano e di Monte Cerignone.
Sett. ott.Marche

Una serie di fortunate circostanze, come la vittoria dei veneziani sui viscontei al Mezzano, l’arrivo di rinforzi allo Sforza da parte di veneziani e di fiorentini e  la morte del papa Eugenio IV capovolgono la situazione. Federico da Montefeltro espugna e mette a sacco Pergola ed ottiene Montesecco; con la caduta di Arcevia in potere degli avversari lascia Acqualagna, giunge a Piandimeleto e si impossessa di varie località che sono date alle fiamme. I pontifici si ritirano presso Tavoleto a nord del Foglia; lo Sforza li tallona, si accampa alcune miglia a sud vicino a Montecalvo in Foglia e li provoca a  battaglia; anche il Montefeltro sfida il Malatesta. Il condottiero ospita ad Urbino la moglie ed i figli dello Sforza e, sempre nel periodo, fa in modo che i due fratelli Francesco ed Alessandro si rappacifichino. Si congiunge con quest’ultimo e  riacquista  castelli perduti quali Pozzo del Piano, Tomba (messo a sacco con la cattura di Santino da Ripa); assedia Gradara.

Dic.Marche

Il Malatesta lo obbliga dopo 63 giorni a desistere dall’ assedio di Gradara. Nel mese gli è rinnovata la condotta.

1447
Mar. mag.

Su pressione dello  Sforza stipula una tregua con i fratelli  Malatesta. A maggio si incontra a Belfiore con il signore di Rimini.

Lug.Marche

Il nuovo papa Niccolò V gli toglie la scomunica e, dietro l’esborso di 12000 ducati, lo conferma nei suoi beni rinnovandogli i vicariati di Urbino, Cagli, Fossombrone, Gubbio e del Montefeltro.

Sett.Urbino

Firenze

Rimini

Napoli

400 cavalli e 800 fantiMarche

Il Malatesta gli toglie Fossombrone con un colpo di mano: Federico da Montefeltro sconfigge l’avversario, introduce nella rocca molti balestrieri ed uomini d’arme, recupera la città in tre giorni: questa viene messa a sacco e nell’eccidio sono colpiti sia i colpevoli che gli innocenti. Si accinge ad invadere a sua volta il riminese quando intervengono gli ambasciatori di Firenze e di Venezia a pregarlo di lasciare perdere ogni proposito di vendetta. Viene condotto dai fiorentini per cinque mesi ed una settimana al fine di contrastare gli aragonesi in Toscana.

Ott.Marche e Toscana

Messe in ordine le sue genti per Castel Durante (Urbania) e Sant’Angelo in Vado raggiunge Sansepolcro con 500 cavalli, 500 fanti e 500 balestrieri del Montefeltro; ad Arezzo passa in rassegna i suoi uomini;  da qui si dirige verso Pisa.

Nov.UrbinoRiminiToscana

Attacca l’esercito napoletano e lo respinge dalla parte di Volterra, riacquista le località cadute nelle mani degli avversari. Ritorna a Pisa per gli alloggiamenti invernali. In contemporanea il Malatesta approfitta della sua lontananza per fargli sollevare, con l’aiuto di Galeazzo Malatesta, le popolazioni di Montalto, di San Biagio, di Casaspassa, di Bellaguarda e di Sant’Ippolito. La rivolta non allontana il Montefeltro dalla Toscana.

Dic.Marche

Anche il Malatesta passa al soldo dei fiorentini; ciò non induce il signore di Rimini a dimenticare le sue trame perché convince Alessandro Sforza che Federico da Montefeltro stia per assalire Pesaro; nel contempo il Malatesta informa il Montefeltro che Alessandro Sforza è sul punto di attaccare Urbino. I due capitani decidono di unire le loro forze ai danni del preteso nemico; da alcuni segni, tuttavia, Federico da Montefeltro si accorge dell’inganno ed è lesto a collegarsi in Pesaro con Alessandro Sforza ed a assalire, a sua volta, le terre del Malatesta.

1448
Feb.ToscanaLascia Pisa e raggiunge Firenze. Gli sono riservati grandi onori.
Mar.

Intervengono i fiorentini a seguito delle sue minacce di non combattere più in Toscana;  è stipulata una ennesima tregua con l’avversario. Nello stesso periodo Alfonso d’Aragona lo fa avvicinare da Raimondo Ortofa, comandante della flotta regia che opera in Liguria, il quale gli offre una condotta alle stesse condizioni dei  fiorentini con il solo compito di portare l’offensiva nelle terre malatestiane. Rifiuta.

Apr.405 lance e 300 fantiToscana

Gli è rinnovata la condotta dai fiorentini per un anno (costo 45000/50000 ducati, più una provvigione personale a suo favore). Si trasferisce nel volterrano ed al solito riacquista molti castelli quali Castelnuovo, Sasso, Monteverde, Castel dei Rossi e Ripamarance (Pomarance) dove cattura Raimondo Ortofa; con Arrigo e Fazio  della Gherardesca si impadronisce di Montescudaio, Guardastallo, Bolgheri, Torre San Vincenzo, Riparbella; si accampa a Campiglia Marittima.

Lug. sett.Toscana

Concentra le truppe a Campiglia Marittima per proteggere Livorno e Pisa dagli aragonesi. L’esercito si colloca in un luogo paludoso ricoperto di pietre e di sabbia,  detto le Caldane per alcune sorgenti di acqua calda ivi esistenti:  la malaria, l’acqua pessima, la mancanza di vino e le continue privazioni si abbattono sui fiorentini provocando diserzioni su larga scala.

Ott.Toscana

Ha l’incarico di snidare gli aragonesi da Castelnuovo nel volterrano. Ospita nel contado di Gubbio la compagnia di Napoleone Orsini.

1449
Feb.506 lance e 300 fanti

Gli è rinnovata la condotta per la terza volta per sei mesi di ferma e sei di rispetto; gli sono riconosciuti due mesi di prestanza ed una provvigione mensile di 3000 fiorini.

PrimaveraToscana

Posto il campo invernale a Fucecchio riprende le operazioni e recupera tutti i castelli caduti in potere degli aragonesi con l’eccezione di Castiglione della Pescaia.

Ago.Toscana

Allo scadere del periodo di ferma  lascia la Toscana con Napoleone Orsini; subito i fiorentini gli riconoscono i sei mesi di rispetto.

Sett.Toscana

E’ a Staggia; giunge a Colle di Val d’Elsa e da qui invia Francesco da Mercatello a Siena per professare la sua amicizia alla repubblica. Tocca Peccioli, Fucecchio e controlla i movimenti degli aragonesi nel senese.

1450
Feb.MarcheAlla scadenza del suo contratto con i fiorentini rientra ad Urbino.
Mar.UmbriaA Gubbio. Vo ospita Napoleone Orsini.
Mag.UrbinoMontoneUmbria

Organizza a Gubbio una giostra;  fa venire nella località tutti i suoi uomini d’arme; di notte parte dalla città per attaccare Montone. I suoi armigeri sono scoperti mentre scalano le mura: viene dato l’allarme. E’ costretto a ritirarsi; porta via con sé tredici prigionieri di taglia e molto bestiame razziato.

Lug.UrbinoRiminiMarche

Il Malatesta giunge nel pesarese e gli invia Gaspare Broglio per sollecitare quei soccorsi che Federico da Montefeltro gli ha promesso nel dicembre precedente per un attacco congiunto a Pesaro. Tergiversa; entra in Pesaro e si palesa apertamente nemico al rivale che è obbligato a ripiegare.

Ago.Milano600 lance e 400 fantiMarche

Tenta di rinnovare la condotta con i fiorentini sulla base di uno stipendio di 50000 fiorini;  si accorda con lo Sforza, divenuto ora duca di Milano, per 600 lance e 400 fanti con una provvigione mensile di 2000 ducati nel caso che egli rimanga nei suoi territori; è previsto un aumento della provvigione mensile a 4000 ducati e la prestanza come gli altri capitani nel caso che il suo intervento sia sollecitato entro i limiti delle terre malatestiane in Romagna, di Anghiari in Toscana, di  Ponte San Giovanni e Foligno in Umbria, di Fermo a sud verso il regno di Napoli. Gli viene promessa una prestanza superiore, con una paga in più, nel caso di un suo passaggio in Lombardia: la ferma è stabilita in un anno più uno di beneplacito. Si impegna a contrastare tutti gli avversari dello Sforza tranne i pontifici ed i fiorentini, verso cui vanta, peraltro, un credito di 10550 fiorini per il periodo 1448/1449 e di 14500 fiorini per il 1449/1450.

1451
Gen.Marche

Partecipa ad una giostra ad Urbino organizzata in onore dello Sforza.  Il Montefeltro monta in sella; come avversario sceglie Guidangelo dei Ranieri, un giovane di Urbino, noto nei tornei e che ha già vinto un premio a Firenze. Nel secondo combattimento è ferito casualmente da un colpo di lancia che gli solleva la visiera dell’elmo, trancia l’osso nasale e si conficca nell’occhio destro. Il papa Niccolò V invia al suo capezzale un suo scudiero affinché esprima il suo rammarico per l’accaduto ed offra ogni aiuto per la sicurezza dello stato. Il Montefeltro è costretto a portare una benda sull’organo offeso; per tale motivo  preferirà sempre di essere ritratto  di profilo. Più tardi cominciano a circolare alcune dicerie secondo cui il duca si sarebbe sottoposto ad un’operazione chirurgica al naso dopo l’incidente per essere in grado di vedere anche dal suo angolo cieco.

Lug. sett.

E’ informato delle trattative dello Sforza per assoldare il Malatesta. Se ne lamenta. Rompe con il duca di Milano perché è stata contravvenuta una clausola del suo contratto.

Ott.Napoli600 lance e 600 fantiCampania

Ai primi del mese si reca a Napoli e, con la mallevadoria dei veneziani, passa al soldo degli aragonesi che gli riconoscono una prestanza di 40 fiorini (stipendio 50000 ducati, un anno di ferma ed uno di beneplacito). Denuncia la tregua in essere con il Malatesta.

1452
Apr.UrbinoRiminiMarche

Organizza a Fano una congiura tramite Roberto di Misino e Niccolò di Giannino; si avvicina alla città con i suoi uomini e si impossessa della porta di Senigallia: i feltreschi irrompono nella città per la strada di Sant’Antonio. Il tentativo fallisce; il Montefeltro deve rientrare a Fossombrone con un nulla di fatto.

Mag.NapoliFirenzeCapitano g.le     2000 cavalli e 400 fantiMarche

Si riconcilia una volta di più con il rivale per l’interessamento del papa Niccolò V: gli aragonesi lo nominano capitano generale delle truppe aragonesi (11196 cavalli e 5100 fanti) per affrontare i fiorentini in Toscana. Ai suoi ordini diretti vi sono 2000 cavalli e 400 fanti.

Giu.Umbria e Toscana

Alla testa di 1400 cavalli si incontra con il duca di Calabria Ferrante d’Aragona nel perugino tra Casalina e Marsciano; gli è consegnato il bastone di capitano  generale.  Si trova ad avere ai suoi ordini un esercito di 12000 uomini;  si pone tra Monticelli e Castiglion Fosco, tocca Panicale e per il territorio di Chiusi punta su Cortona. Attraversa la Chiana.

Lug.Toscana

Assedia per trentasei giorni il castello di Foiano della Chiana difeso da 200 fanti. I difensori si arrendono a seguito del tiro di una grossa bombarda.

Ago.ToscanaSconfigge nei pressi di Montepulciano Astorre Manfredi. A metà mese gli è consegnata metà paga.
Sett.ToscanaEntra nel senese ed assedia senza esito per quarantaquattro giorni Castellina in Chianti.
Ott.Toscana

Scorre fino a Galluzzo, vi cattura 100 prigionieri di taglia e vi razzia una grande quantità di bestiame. Gli è rinnovata la condotta per un altro anno.

Nov.MarcheCostretto a ritirarsi a causa di grandi piogge, fa ritorno ad Urbino.
………………..PugliaSi incontra a Foggia con il re di Napoli Ferrante d’Aragona.
1453
PrimaveraToscana

Lasciati presidi a Foiano della Chiana ed a Rencine si dirige in maremma a Castiglione della Pescaia per giovarsi dell’appoggio della flotta aragonese.

Ago.Toscana

Si porta con Everso dell’Anguillara all’ assedio di Castellina in Chianti. Si accampa in località Tumulo nei pressi del fiume Orcia. E’ qui colpito con il dell’Anguillara dalla malaria.  L’infermità minaccia l’occhio sano; il Montefeltro lascia il comando al giovane duca di Calabria (Ferrante d’Aragona) e si ritira a Campagnatico, a Pitigliano ed a Siena per curarsi e trascorrervi un periodo di convalescenza. Recuperata la salute, rientra ad Urbino.

Sett.Capitano generale 700 lance e 600 fantiMarchePietro Arcangeli stipula per suo conto nuove condizioni per la prossima condotta (costo previsto, 81600 ducati). Gli è sempre riconosciuto il titolo di capitano generale nonostante le critiche dei baroni del regno di Napoli per i sostanziali insuccessi registrati nella recente campagna di fronte al Malatesta. Nella primavera dell’anno seguente è previsto il pagamento della prestanza in ragione di 40 ducati per lancia e di 4 ducati per fante (costo complessivo 30400 ducati).
1454
…………………Toscana

E’ segnalato al campo di San Quirico dove si incontra con l’ambasciatore veneziano Francesco Contarini che cerca, invano, di condurlo agli stipendi della Serenissima.

…………………Toscana Abruzzi e Campania

Alla firma della pace con Napoleone e Roberto Orsini scorta fino al confine Ferrante d’Aragona nel suo viaggio di ritorno nel regno di Napoli: viene ricevuto con tutti gli onori a L’Aquila ed a Napoli.

1455
NovembreRiceve in due rate 6000 ducati dagli aragonesi.
1456
Feb.Il re di Napoli gli fa consegnare 2000 ducati a saldo dei 6000 ducati relativi all’anno prima.
PrimaveraCampaniaA Napoli per prendere accordi con Alfonso d’Aragona restio a muoversi per le difficoltà economiche in cui versa il regno. Al ritorno nelle Marche vorrebbe recarsi a Milano ma ne è impedito dalla peste che sta travagliando l’Italia. Il viaggio sarà rimandato.
1457
Mar. apr.Toscana Emilia e Lombardia

Si sfoga con piccoli colpi di mano ai danni del  Malatesta che risponde in identico  modo. Saccheggi, incendi di raccolti, furti di bestiame, uccisione di uomini sono il bilancio di questa situazione conflittuale che, a sua volta, provoca l’impoverimento del territorio dei due stati. Deciso a vendicarsi  si reca a Firenze ove è accolto con tutti gli onori. Gli vanno incontro i rettori e molti cittadini con trombetti e pifferi. E’ poi a Bologna per raggiungere, da ultimo, il ducato di Milano. Per strada, si imbatte in Tristano Sforza ed in Giovanni da Tolentino, gli viene incontro fuori Milano lo stesso  Sforza, ha un colloquio a Lodi con  Galeazzo Maria Sforza. Si sposta  a Mantova e vi viene ospitato  in modo magnifico da Ludovico Gonzaga.

Mag.Emilia  Toscana  Umbria e Marche

Borso d’Este prende l’iniziativa di tentare di riconciliarlo con il Malatesta; l’incontro tra i due antagonisti avviene nella villa di Belfiore e finisce in un fiero alterco che minaccia di concludersi con le armi. Federico da Montefeltro prende la via del Casentino, tocca Arezzo e Cortona, giunge a Gubbio ed a Urbino.

Giu. ott.UrbinoRiminiCampania       Abruzzi e Marche

Raggiunge Napoli e vi si ferma più mesi. Trova facilmente un alleato nel suo odio al Malatesta in Alfonso d’Aragona,  desideroso di sbarazzarsi, a sua volta, di una figura altrettanto ingombrante come Jacopo Piccinino.  Il Montefeltro persuade quest’ultimo ad affiancarlo in un’azione contro il signore di Rimini facendogli balenare la speranza di acquistare per sé uno stato nella marca d’ Ancona ed in Romagna; sollecita 3 fuste armate onde potere offendere le terre del rivale anche dal mare; gli sono consegnati 10000 ducati per affrontare le prime spese di guerra. A fine ottobre inizia le ostilità con 1800 cavalli e 4000 fanti; Jacopo Piccinino lo appoggia con pochi cavalli e 2000 fanti. I due capitani partono dagli Abruzzi, superano il Pescara, ottengono un passaggio attraverso le terre dello stato della Chiesa e prendono la litoranea; si dirigono verso Fossombrone. A luglio muore la moglie del Montefeltro Gentile Brancaleoni.

Nov.Marche

Conquista Reforzate; con poca fatica vengono pure in potere del  Montefeltro Montalbo, Torsella, Isola di Fano, Casaspessa, Montevecchio, La Valle e qualche altro castello.

Dic.Marche

Favorito dal bel tempo si colloca con il Piccinino di fronte a Sant’Ippolito;  pensa di impadronirsi Fano con l’ausilio della flotta aragonese. Sigismondo Pandolfo Malatesta è presto ridotto a mal partito nonostante le continue dispute del Montefeltro con il Piccinino dovute alle malversazioni dei bracceschi ai danni della popolazione locale.

1458
Feb.Marche

Roberto Malatesta si trova da mesi a Napoli per rispondere ad eventuali mosse diplomatiche  del conte di Urbino avversario. Federico da Montefeltro vi invia, a sua volta, il figlio Bonconte con Bernardino degli Ubaldini. Nello stesso periodo si accinge con Jacopo Piccinino a stringere d’assedio Senigallia allo scopo di mantenere le comunicazioni via mare con la flotta.

Mar.Marche

Scala nottetempo le mura del castello di Carpegna e se ne impadronisce a spese di Ramberto Malatesta; si collega con una compagnia del Piccinino e si impossessa anche del Castellaccio dove sono trovati notevoli quantità di strami, di frumento e di vettovaglie. Assale Le Fratte, castello del vicariato di Mondavio, cui fanno seguito quelli di San Vito sul Cesano, di Monterolo e di Sassocorvaro.

Apr.Marche e Romagna

Dopo il saccheggio di Le Fratte sorge una contesa tra bracceschi e feltreschi che degenera in una mischia violenta che dura più di un’ora; al suo termine si contano più di 100 feriti ed alcuni morti. Segue uno scambio di parole assai aspre tra i 2 capitani che sono sul punto di separarsi in modo definitivo e di rinunciare alla comune impresa. Jacopo Piccinino, infatti, sembra propenso a dare ascolto alle proposte di Borso d’Este e di Domenico Malatesta che tendono a farlo desistere dall’ azione dietro un adeguato compenso. Federico da Montefeltro si trasferisce tra Rimini, Bellaria, Savignano sul Rubicone e Santarcangelo di Romagna (cattura di 100 prigioni di taglia e razzia di 1000 capi bovini).

Giu.Marche

Gli uomini di Federico da Montefeltro e quelli del Piccinino danneggiano i raccolti del territorio di Fano e quelli del vicariato di Mondavio.

Lug.Marche

Informato della presenza di Antonello da Forlì, di Marco Pio e di Giovambattista dell’ Anguillara nei pressi di Carpegna lascia Fossombrone, a marce forzate si collega con Jacopo Piccinino e sconfigge sotto le mura del  castello i 3 condottieri malatestiani. Gli avversari  sono messi in fuga e svaligiati. Alla notizia Sigismondo Pandolfo Malatesta  punta a sua volta su Carpegna;  Federico da Montefeltro raduna i suoi uomini a Belforte all’Isauro, si congiunge con 6 squadre del Piccinino e si dirige contro l’avversario. Il Malatesta leva l’assedio e si mette in salvo nella rocca di Pietrarubbia. Nel mese muore a Napoli, a soli 18 anni, il figlio prediletto Buonconte, destinato alla sua successione.

Ago.

La quasi contemporanea morte di Alfonso d’Aragona e quella del papa Callisto III spingono Jacopo Piccinino a deviare  la sua attenzione verso l’Umbria.

Ott.Marche

Si muove sotto Tavoleto con Jacopo Piccinino, sconfigge Antonello da Forlì, saccheggia il castello ed ottiene nel Montefeltro la resa a patti della rocca di Maiolo. Alla fine l’inclemenza del tempo e la fredda stagione spingono i due capitani al campo invernale. Viene stipulata una tregua tra i contendenti.

1459
Gen.MarcheRaduna le milizie all’Isauro. Costringe il Malatesta a lasciare l’assedio di Carpegna.
Feb.ChiesaCapitano g.leUmbria

Si trova a Perugia con 70 cavalli (ospite di Costantino Ranieri), a rendere omaggio al papa Pio II che lo nomina proprio capitano generale.

InvernoRomagna

Sempre con Jacopo Piccinino si rovescia nel riminese e con incredibile velocità distrugge qualsiasi cosa trovi sulla sua strada: 57 castelli sono conquistati dai suoi uomini e, di questi, 37 sono messi a sacco ed incendiati. Il Malatesta cerca un accordo.

Lug.

Su pressione del pontefice firma la pace di Mantova con il Malatesta; recupera Pergola, Sassocorvaro, Pietrarubbia, Certalto ed altre 6/7 terre già tolte al rivale.

………………..

Ha subito modo di lamentarsi con Francesco Sforza perché Sigismondo Pandolfo Malatesta, contro i patti, non vuole consegnargli Pietrarubbia, Certalto, Morro, San Costanzo e Montesecco; da ultimo, gli accordi diventano esecutivi in apparenza senza grossi problemi.

Nov.Marche

Federico da Montefeltro si incontra a Mondavio con il Malatesta per concordare un possibile piano d’azione contro Jacopo Piccinino che sembra volere appoggiare la causa di Giovanni d’Angiò nel regno di Napoli.

1460
Gen.Milano Chiesa NapoliAngiòCapitano g.le

Riceve 12000 ducati dal re Ferrante d’Aragona e passa agli stipendi del duca di  Milano, degli aragonesi e dello stato della Chiesa con il titolo di capitano generale. Gli è concessa una provvigione di 25800 ducati da versarsi metà in anticipo ed il resto in rate mensili.

Feb.Marche e Toscana

Si sposa a Pesaro con Battista Sforza, figlia di Alessandro e di Costanza da Varano, nonché  nipote dello Sforza. Il matrimonio è celebrato a Pesaro dal vescovo della città. Si reca a Gubbio e da qui raggiunge Siena dove è ricevuto dal papa.

Mar.Marche

Si unisce con Alessandro Sforza per impedire il passo al  Piccinino che si sta muovendo da Bertinoro con 7000 armati per congiungersi con Giovanni d’Angiò nel regno di Napoli. Il capitano nemico si trasferisce nella marca d’ Ancona e si accampa a Sassoferrato a cavallo delle due strade per Camerino e per Loreto: con una diversione  elude l’  attenzione del da Montefeltro e riesce a guadare il Cesano.  E’ probabile che sia voluta  l’ inazione del Montefeltro, anche se si trova a disporre di forze di molto superiori (8000 uomini contro 3000), in quanto dettata dal calcolo di allontanare la guerra dai suoi territori per spostarla nel regno di Napoli. Inizia ad inseguire gli avversari solo dopo che costoro sono già passati; corre a Serra San Quirico, a Jesi, a Macerata, a Mogliano con l’intento di sbarrare la strada di Camerino; quando è informato che il Piccinino anziché per la via dei monti è transitato per la strada del mare e si sta avviando al Tronto, con Alessandro Sforza decide di tallonarlo da vicino.

Apr. giu.Abruzzi

Negli Abruzzi con 1500 cavalli; si impadronisce di San Flaviano (Giulianova) a spese di  Giosia Acquaviva. Muove in soccorso di Chieti alla cui difesa si trova Matteo da Capua,  assediata dal Piccinino.

Lug.Abruzzi

Mette a sacco San Flaviano; i due accampamenti sono separati dal  Tordino. A seguito di una delle discese da una collina operata dallo Zaccagnino   per abbeverare i cavalli nel fiume  divampa la battaglia tra i due eserciti (5000 cavalli e 3000 fanti, l’angioino; 5000 cavalli e 1500 fanti, quello aragonese). Il Montefeltro è ammalato; informato che i suoi stanno per avere la peggio si fa armare e si getta nel combattimento riequilibrando in parte l’esito dello scontro.  La notte seguente la battaglia ripiega verso il Tronto fino a Controguerra per timore che gli avversari gli possano tagliare alle spalle le vie di rifornimento.

Ago.AbruzziA fine mese è nei pressi di Albe. Conclude con gli abitanti di L’Aquila e Pietro Lalle dei Camponeschi una tregua di un anno.
Sett.Marche

Si ferma a Grottammare dove il cardinale legato Niccolò Forteguerra gli consegna 2000 ducati in contanti ed altrettanti in pezze di lana da distribuire ai soldati. Gli viene rinnovata la ferma  oltre che dagli aragonesi anche dai pontifici (provvigione mensile di 4300 ducati, condotta di 300 uomini d’arme e di 300 fanti; sei mesi di ferma e sei di beneplacito). Gli sono subito forniti altri 10000/12000 ducati.

Ott.Umbria e Lazio

Con Alessandro Sforza ed il cardinale  Forteguerra attraversa i monti di Norcia per scendere nel reatino ove si congiunge con le truppe di Donato del Conte, di Marcantonio Torelli e di altri capitani sforzeschi.

Nov.Lazio

Riconquista Monteleone Sabino e restituisce il castello agli Orsini; assedia Poggio Nativo, feudo di Jacopo Savelli, che è messo a sacco dopo la resa a discrezione di  Roberto da Montevecchio di fronte ad Antonio Piccolomini comandante dell’ esercito ecclesiastico. Sorgono alcuni disordini nel campo causati dalle milizie sforzesche; il Montefeltro interviene e fa restituire le prede ai soldati del castello; indi si porta sotto Cantalupo in Sabina. Espugna una rocca nella quale si trovano due figlie di Jacopo Savelli. La fortezza  cede in breve tempo;  tra gli attaccanti rimangono uccisi 20 uomini d’arme a causa del conflitto sempre più vivo tra il nipote del papa e lo stesso  Montefeltro.

Dic.LazioAl termine della campagna acquartiera le sue truppe a Magliano Sabina.
1461
Gen.LazioSi reca a Roma con Alessandro Sforza. E’ accolto nella città da 600 cavalli. Il giorno successivo rende visita al papa Pio II.
Feb.LazioGode di una provvigione mensile di 4300 ducati. E’ creditore nei confronti dei ducali di una notevole somma di denaro.
Mar. mag.Lazio

La condotta gli è rinnovata dai tre contraenti alle stesse condizioni: il più restio a riconoscere la sua quota è lo Sforza. Il Montefeltro ritorna nella Sabina per devastare ancora i territori del Savelli. Assale Cantalupo in Sabina: gli abitanti si difendono con vigore fino al crollo, per i colpi inferti dalle bombarde, della torre più grande della fortezza. I difensori si arrendono a patti; devono consegnare ai vincitori le vettovaglie e le masserizie che vi sono raccolte, nonché una certa somma di denaro in contanti. Il Montefeltro occupa  Asolo ed espugna con le macchine da guerra il castello di Forano.

Giu.Lazio

Pio II lo conferma nei vicariati di Urbino, Gubbio, Cagli, Fossombrone, San Leo, Pergola, Montecavallo e di altre località. Sempre fermo   in Sabina Federico da Montefeltro decide di attaccare il borgo fortificato di Montorio in Valle, situato su un monte scosceso. E’ trasportata una bombarda per sentieri che si inerpicano su precipizi e dirupi: è vinta rapidamente la resistenza ed il paese viene messo a sacco e dato alle fiamme. Fatte riposare le truppe, si incammina per assalire Palombara Sabina, alla cui difesa si trovano Silvestro da Lucino e Jacopo Savelli con 400 cavalli e 300 fanti: il Savelli si arrende non appena vede puntate le artiglierie contro la località. Silvestro da  Lucino rientra liberamente con i suoi uomini negli Abruzzi.

Lug.Lazio

Cerca inutilmente di dissuadere il pontefice che vuole spostare la propria residenza estiva da Roma a Tivoli; il papa insiste; il Montefeltro  lo scorta dall’Aniene fino al ponte Lucano con 10 squadre di cavalli. Assedia in Montecelio Deifobo dell’Anguillara.

Ago.Abruzzi e Lazio

Si sposta nell’ aquilano: razzia molto bestiame e ne devasta i raccolti. 200 sono i prigionieri di taglia; il danno è valutato in 30000 ducati. Punta su Cofligato con 12 squadre di cavalli e 400 fanti;  con una marcia notturna vi sorprende Carlo Baglioni; si porta nel Fucino ed assale i contadi di Albe e di Tagliacozzo. Ad Avezzano costringe Mariano da Camerino ad arrendersi a patti.  Si dirige, di seguito, su Albe dove si trova Carlo Baglioni: vi fa entrare 2 falsi disertori che gettano in un pozzo del castello immondizie e carogne di animali per  avvelenarne le acque. Costoro sono scoperti, uno è fatto impiccare e l’altro riesce a fuggire. Federico da Montefeltro cerca di impadronirsi di un secondo pozzo che alimenta le necessità idriche della località e fa scavare un cunicolo per intercettarne la sorgente. I difensori rimediano con una controcava; nel successivo scontro uccidono il connestabile Giovanni Corso e feriscono in modo grave Annibale da Cagli.

Sett.Lazio ed Abruzzi

Approfitta di un allentamento della sorveglianza ed ottiene la rocca di Albe. Stabilisce di puntare su L’Aquila con il  Forteguerra: si impossessa di tutta la pianura che circonda la città appropriandosi dei raccolti già mietuti; sono fatti 400 prigionieri e sono razziati migliaia di capi di bestiame tra buoi, bestie da soma, muli, greggi di pecore e 20000 galline. Il bottino della cavalcata è valutato superiore ai 15000 ducati. Raccolte le prede, colloca il campo a San Vittorino in modo che da L’Aquila possano essere visti i vessilli delle tende. Gli abitanti non escono a battaglia campale; punta su Avezzano; si scontra  spesso con gli avversari durante la marcia praticata per vie impervie e ripide. Ha a patti prima Paterno e poi Avezzano; gli altri castelli della contea di Albe e di Tagliacozzo sono occupati in parte con la forza, in parte per accordo, con l’eccezione di quelli appartenenti ai colonnesi  per volontà del papa. Gli aquilani ottengono una tregua; l’esercito ritorna nell’agro romano, attraversa la campagna e si indirizza contro il duca di Sora  Giampaolo Cantelmi. Stipula con quest’ultimo una tregua di quindici giorni.

Ott.Lazio

Assedia in Castelluccio Antonio Petrucci. Il duca di Sora riceve rinforzi dal principe di Rossano e duca di Sessa Marino di Marzano (6 squadre di cavalli), dal duca di Sermoneta Onorato Gaetani (una squadra), da Carlo Baglioni (una) e da Antonio Caldora (2). Si scontra con costoro.  Conquista la rocca a seguito di un violento attacco: il Cantelmi deve ritirarsi ed Antonio Petrucci viene spedito in catene ad Urbino. Si accampa a Isola Liri.

Nov.Lazio ed Abruzzi

Entra nel distretto di Sora, espugna Campli e Rivisondoli, si impadronisce delle rocche di Fontana sul Garigliano e di Casalvieri sul fiume Casina. E’ firmata una tregua tra i contendenti; il Montefeltro si trasferisce tra Ferentino ed Anagni. Prosegue  per Roma.

Dic.Campania

Si sposta in Terra di Lavoro con dodici squadre di cavalli. Il pontefice gli concede l’investitura di Pergola, di Auditore e di 40 castelli nel Montefeltro.

1462
…………………Lazio e Campania.

Riprende la campagna ai danni del duca di Sora e ne infesta i territori; stessa sorte subiscono  quelli controllati da Onorato Gaetani, da Antonio Spinelli e da altri baroni napoletani della fazione angioina.

Apr.ChiesaRiminiLazio

Inizia l’ultima sua contesa con il Malatesta. Si trova a Roma;  non cela il suo dissenso allorché il suo rivale viene bruciato in effigie in Campo dei Fiori. Conclude una nuova tregua con il duca di Sora, che gli frutta una buona quantità di denaro con i quali può assoldare numerosi uomini d’arme e sottrarre agli angioini 600 fanti.

Mag.Il suo credito nei confronti degli sforzeschi ascende a 18000/20000 ducati.
Lug.LazioE’ sempre fermo nel Lazio. Il suo credito verso il duca di Milano ora è sceso a 11000 ducati. A fine mese lascia la Campagna romana e punta sugli Abruzzi.
Ago.Abruzzi e Marche

Chiede denaro al duca di Milano ed al pontefice per potere proseguire nel conflitto. Raggiunge gli Abruzzi ed il Piceno con una marcia di trenta miglia; dal Chienti si collega sotto Senigallia con l’Orsini alla testa di 24 squadre di cavalli. Federico da  Montefeltro occupa l’unico  guado del Misa, un fiume a nord della città, fa tagliare ai suoi guastatori una strada in mezzo ad un bosco, riattare i ponti rovinati, alzare gli argini delle vicine paludi e porre sentinelle tutto intorno a Senigallia dove si trova Sigismondo Pandolfo Malatesta. Il signore di Rimini, dopo un inutile tentativo di accordo, decide di abbandonare la città e di ritirarsi; allorché il Montefeltro è informato dal  Fantaguzzo delle intenzioni del rivale lo insegue  e lo intercetta al guado del Cesano.  Fa attaccare il Malatesta inizialmente da Antonello da Forlì e da Corrado d’Alviano; interviene in un secondo momento  con l’Orsini e  sconfigge il nemico; lè catturato nello scontro Giovan Francesco della Mirandola con 500 cavalli e 150 fanti. Attacca Mondavio, difesa da Roberto Malatesta con 65 uomini d’arme e 120 fanti forestieri;  conduce l’assedio con molta abilità. vengono scavati cunicoli sotto le mura;  in pochi giorni cede la torre principale scossa dai colpi delle bombarde: i difensori (70 uomini d’arme con 4 condottieri e 200 fanti) si arrendono a discrezione; sono svaligiati di armi e cavalcature; sono rilasciati con l’impegno di non combattere i pontifici per un mese. Vino, orzo e frumento sono consegnati ai soldati; sono pure loro consegnati 3000 fiorini dagli abitanti per non subire il saccheggio degli altri loro beni.

Sett.Marche e Romagna

Capitolano di fronte ai pontifici Roberto da  Montevecchio (presta al conte di Urbino giuramento di fedeltà con il fratello Luigi per i suoi feudi), Castruccio Castracani (preposto alla guardia di Castelleone di Suasa) e le località di Isola di Fano,  Reforzate, Barni, Barchi, Orciano di Pesaro, San Giorgio di Pesaro, Piagge, Montemaggiore al Metauro, Monterolo, San Longarino, Serrungarina, Montebello, Saltara, Ripe, Tomba, Ripalta e Pozzuolo. Mette a sacco Sorbolongo. Il Montefeltro penetra in Romagna con il cardinale  Forteguerra;  ottiene la resa di Saludecio e di Mondaino.   Il  legato pontificio gli consegna 20000 ducati; anche Francesco Sforza gli fa avere 6000 ducati.

Ott.Marche e Romagna

Cadono in potere dei pontifici San Giovanni in Marignano, Gradara (dopo quattordici giorni), Meleto, Cerreto, Montegridolfo, Montegiardino (data alle fiamme per avere   opposto una qualche resistenza), San Clemente, Tombaccia, Gemmano, Castelnovo, Coriano, Mulazzano, Montescudo, Serravalle con altri 10 castelli di minore importanza in Romagna e nel Montefeltro. Il Montefeltro assedia, indi, in Montefiore Conca Giovanni Malatesta e Suardino da Barignano: gli abitanti, a seguito di un intenso fuoco d’artiglieria, trattano la resa e fanno entrare nella località i pontifici. I difensori si rinserrano nella rocca ed innalzano la bandiera di San Marco; alcuni abitanti che vi lavorano fanno entrare gli ecclesiastici che non hanno problemi nell’ impossessarsi della località. Federico da Montefeltro salva la vita a Giovanni Malatesta e non lo affida al cardinale Forteguerra; lo fa anzi scortare al sicuro con i beni dai suoi uomini. Nel proseguimento delle operazioni si accampa sotto Senigallia che gli si arrende grazie al caposquadra Nicoletto da Casona, il cui esempio viene seguito anche dal castellano della rocca Niccolò da Rimini. In questo periodo ha ai suoi ordini 12 squadre di uomini d’arme, ognuna delle quali è composta da 28 lance.

Nov.Romagna

Marcia contro Rimini;  attende, invano, la resa della città ad opera di una congiura che è scoperta e sventata dal  Malatesta. Assedia Verucchio ed ottiene la rocca con uno stratagemma: invia infatti al castellano Rigo da Ferrara una falsa lettera di Domenico Malatesta nella quale costui viene preavvertito dell’arrivo di rinforzi. 16 soldati si presentano  di notte, catturano il castellano ed aprono le porte alle truppe pontificie: le suppellettili e tutte le macchine di difesa sono donate ai 16 uomini. Cadono, poi, senza contrasti Savignano sul Rubicone, Santarcangelo di Romagna, San Giovanni in Galilea, Scorticata, Sestino, Gatteo, Longiano, Bellaria: da conquistare rimangono solo Rimini, Cesena e Fano. Il timore della diffusione della peste tra le truppe, l’avvicinarsi dell’inverno e l’impossibilità di agire dal mare a causa della flotta veneziana lo convincono a rinviare il colpo finale. In questo periodo i veneziani cercano di arruolarlo come loro capitano generale per combattere i turchi in Morea. Si dimostra interessato all’offerta poiché ha costanti problemi di liquidità dovuti   non solo al fatto di dover  tenere in ordine le  truppe, ma anche per fare fronte alle notevoli spese che sta incontrando per la costruzione del palazzo di Urbino.

Dic.MarcheStaziona nel territorio di Fano. In uno scontro il Malatesta gli cattura 4 squadre di uomini d’arme.
1463
Gen. feb.Romagna

Invia a Venezia Pierantonio Paltroni e Matteo da Sant’Angelo per chiedere una condotta ai veneziani.  Secondo alcune  il contatto è di natura strumentale per spingere la Serenissima a non prestare più  soccorso al Malatesta. Sul fronte di guerra ordina di distruggere Montegiardino i cui abitanti si sono ribellati allo stato della Chiesa. A febbraio rifiuta l’offerta fattagli dalla Serenissima. Per le fonti legate a Venezia è  quest’ultima ad opporre un cortese rifiuto alle sue richieste.

Mar. apr.Marche

Accetta un rinnovo della condotta da parte di sforzeschi, aragonesi e pontifici alle stesse condizioni. I pagamenti ritardano (d’altra parte è sempre creditore di 17000 ducati per paghe relative all’anno precedente);  resta inattivo a Piatracuta fino all’incasso della prima rata. Con il ricevimento di parte del denaro (6000 ducati dai pontifici e la promessa a subito di altri 2000 dagli sforzeschi) inizia le operazioni nel Montefeltro.

Mag.Marche e Lazio

Si accampa di fronte a Sassoferrato; non ha a disposizione un numero sufficiente di guastatori e fa ritorno a Pietracuta;  si sposta a Certalto ed ottiene la località a patti in due giorni; uguale sorte tocca a Macerata Feltria che resiste quasi un giorno alle sue bombarde: i cittadini sono costretti a consegnargli 1000 fiorini. Poco di più dura il nuovo assedio di Sassoferrato che viene espugnata e data alle fiamme. Ritorna nel Lazio per concludere anche la guerra con il duca di Sora: espugna Isola del Liri e costringe alla resa Arpino e Sora: il Cantelmi cede al papa.

Giu. lug.Marche

Conquista Sassocorvaro. Si sposta sotto Fano;  colloca il campo all’abbazia di San Patrignano ad un tiro di freccia dalle mura. Assedia la città al comando di 5000 uomini, comprese 14 squadre di cavalleria. Sono costruite 3 bastie per impedire l’arrivo di soccorsi ai difensori via terra. Fa venire 3 grosse bombarde e scavare alcuni cunicoli sotterranei affinché i suoi uomini giungano con tranquillità fin sotto le mura; da Ancona e da Pesaro giungono una galea e 2 fuste per sorvegliare la costa. Al suo esercito si uniscono anche 10 squadre di cavalli che provengono  da Forlì e da Faenza. E’ costretto ad inviare truppe nel pesarese per proteggere il lavoro dei contadini impegnati nella mietitura.

Sett.Marche

E’ sempre occupato nelle operazioni  d’assedio di Fano,  difesa con vigore da Roberto Malatesta. Porta un primo attacco che gli permette di penetrare nei bastioni; può collocare le artiglierie più avanti.  Il loro tiro apre una seconda breccia; segue un nuovo assalto che fa pervenire i pontifici nella piazza: i cittadini si arrendono. Roberto Malatesta si rinchiude nella rocca con la madre e le sorelle: il Montefeltro salva a tutti la vita,  permette loro di uscire indisturbati nonostante le rimostranze del cardinale legato;  li fa scortare sino al porto dove sono attesi da una galea pronta a salpare per Ravenna.

Ott.MarcheSi accinge ad espugnare la terra di Maiolo allorché viene l’ordine di troncare le ostilità. Il Malatesta si è arreso.
Nov.Marche

Gli vengono consegnate molte località malatestiane, quali Macerata Feltria, Sant’Agata Feltria, Maiolo, Sartiano, Torricella, Lebiano, Rocchi, Maiano, Caioletto, Monte Benedetto, Pereto, Scavolino, San Donato, Ugrigno, Pagno, Pennabilli, Maciano, Pietrarubbia, Monte Santa Maria, Montedale, Castellina, Fossa, Ripamassana, Valle Avellana, San Giovanni, Auditore, Sasso, La Torre, Pian di Castello, Tavoleto, Gesso, Petrella Guidi e Certalto dietro un censo annuo di 1340 fiorini. Sempre nel mese gli sono saldate parzialmente le sue spettanze: a valere sul suo credito di 21000 ducati verso gli sforzeschi gli sono consegnati 4000 ducati in contanti e 2500 in cambiali pagabili in sei mesi.

Dic.E’ in ballottaggio con Bartolomeo Colleoni e Carlo di Montone per il comando delle truppe veneziane in Morea al fine di combattervi i turchi. Nel febbraio seguente deciderà di rifiutare l’offerta della Serenissima suscitando la delusione del papa Pio II che in questa rinuncia vede una possibilità di riscatto per il Malatesta (sua alternativa) come in parte avviene più tardi. A metà mese tramite il cardinale Forteguerra gli è rinnovata la condotta scaduta a settembre. Clausole: durata sei mesi; compenso 28500 ducati; 300 uomini d’arme e 300 fanti (700 uomini d’arme in bianco); prestanza immediata di 12900 ducati da parte di Ferrante d’Aragona e di 5000 dal papa.
1464
Gen.MarchePio II gli concede in feudo Sassocorvaro.
Apr.Gli sforzeschi pensano di rinnovargli la condotta solo a mezzo soldo.
Mag.La situazione italiana è mutata e ne risentono le condizioni per il rinnovo della condotta. la durata ora è annuale; il compenso è valutato 25000 ducati; l’impegno che gli è richiesto è per 150 uomini d’arme.
Lug.Umbria e MarcheSi trova a Gubbio e nelle immediate vicinanze della città. A fine mese si incontra ad Ancona con il pontefice.
Sett. ott.Umbria  Lazio Abruzzi

Transita per Gubbio con 150 cavalli e raggiunge Roma per rendere atto di omaggio al nuovo papa Paolo II. Subito dopo parte per il regno di Napoli;  si incontra a Chieti con Ferrante d’Aragona. A fine ottobre rientra ad Urbino.

1465
Giu.ChiesaAnguillaraLazio

Combatte i figli di Everso dell’Anguillara, Deifobo e Francesco che si sono impossessati del castello di Caprarola. In pochi giorni con l’Orsini ed il cardinale Forteguerra ottiene il possesso, senza combattere, di tredici castelli compresi Giove, Capranica, Carbognano, Ronciglione e Vetralla. La breve campagna gli frutta un grosso bottino, senza contare gli 8000 ducati extra per essersi mosso dalle sue terre come da clausole del suo contratto. Gli è rinnovata la condotta.

Lug.Luogotenente g.leLazio

A Roma. E’ nominato luogotenente generale.

Ago.Capitano g.leFerrante d’Aragona gli affida il comando generale delle truppe aragonesi.
Nov. dic.ChiesaCesenaRomagna

A metà novembre muore Domenico Malatesta; Roberto Malatesta si impadronisce della rocca di Cesena. Gianfrancesco da Piagnano si reca a Roma dal papa per convincerlo a lasciare quello stato al figlio di Sigismondo Pandolfo. Tutto inutile. Federico da Montefeltro ha il compito di recuperare la località allo stato della Chiesa. Paolo II gli fa avere 4673 fiorini (la rata della condotta) e gli fa rimettere il censo annuo per altri 1200 fiorini. Il condottiero lascia Roncofreddo e Longiano e costringe Roberto Malatesta, dopo un breve assedio difficile per la mancanza di artiglierie e per l’inclemenza del tempo, a cedere  Cesena e Bertinoro in cambio della signoria su Meldola e Sarsina.

1466
Mar.Toscana e Lombardia

Transita per Anghiari, ove è alloggiato nella casa di Gregorio d’Anghiari. E’ diretto a  Milano, per i funerali dello  Sforza. E’ presente alla cerimonia che si svolge nel duomo. Con la sua presenza coadiuva nella città la vedova Bianca Maria Visconti e scoraggia ogni tentativo degli avversari del nome sforzesco.

Apr. giu.MilanoCapitano g.le      150 uomini d’armeLombardia Emilia e Marche

Rimane a Milano dove riceve dal nuovo duca Galeazzo Maria Sforza lo stendardo ed il bastone di capitano generale dell’alleanza che lega Milano, Firenze ed il regno di Napoli. Alla cerimonia sono presenti Alessandro, figlio di Troilo da Rossano, e Sacramoro Viosconti. Lascia la città a giugno accompagnato per più miglia dal nuovo duca; tocca Cremona, Reggio Emilia, Carpi, Modena, Bologna e rientra ad Urbino. Gli è rinnovata la condotta per 150 uomini d’arme; durata un anno; stipendio 25000 fiorini, di cui 12000 di prestanza entro venti giorni ed il resto in rate mensili; premio  di 8000 fiorini extra in caso di intervento del Montefeltro fuori le Marche o la Romagna.

Lug. ott.Umbria e Lazio

A Gubbio ed a Roma. Ritorna nei suoi possedimenti a fine ottobre. Nel corso dell’anno dà inizio ai lavori di ristrutturazione dell’antica rocca di Sant’Agata Feltria al fine di adeguarla ai mutati metodi di fare la guerra.

1467
Gen.LombardiaA Milano. Durante un banchetto è vittima di uno scherzo che lo costringe a levarsi da tavola ed a cambiarsi d’abito.
Feb.LombardiaCon Ignazio d’Avalos accompagna il duca di Milano a Mortara, castello del duca Ludovico Sforza. Caccia, banchetti e conversazione piacevole sono gli svaghi della comitiva.
Mar.FirenzeVenezia

Rifiuta sempre un’offerta veneziana di militare agli  stipendi della repubblica. In previsione di una guerra con  la Serenissima avanza la richiesta per un compenso annuale di 60000 fiorini. Inizialmente solo il re di Napoli lo appoggia; nel giro di poche settimane è accontentato dai tre contraenti: durata un anno; 36000 ducati in tempo di pace e 60000 in caso di guerra; 6000 ducati di provvigione personale. 51660 ducati sono a carico del re di Napoli e del duca di Milano, 8340 del papa; un terzo dell’ ammontare è da pagarsi subito, salvo la detrazione di 12000 ducati ricevuti nel febbraio precedente per il rinnovo della condotta. Contrasta Fronteggia  Colleoni che agisce a favore dei fuoriusciti fiorentini. Sospetta di Astorre Manfredi; impedisce che i suoi uomini alloggino nel faentino come è stato richiesto dallo stesso signore di Faenza.

Apr.Marche e Romagna

Raccoglie le truppe a Fossombrone e si muove verso Bologna; si ferma a Cosina;  devasta i territori di Astorre Manfredi che si è rivelato a favore dei veneziani. A fine mese si trova nel faentino con 1000 cavalli.

Mag.Capitano g.leRomagna e Emilia

Giunge a Solarolo; si reca a San Pietro Terme ed invia alla difesa di Imola 700 fanti e 100 cavalli,  sia per contrastare i movimenti di Bartolomeo Colleoni, sia per controllare il signore della città Taddeo Manfredi, sospettato anch’egli di volere compiere qualche novità.

Giu.Emilia

Si colloca sull’Idice ove è raggiunto da 42 squadre di uomini d’arme e da molti fanti condotti da Galeazzo Maria Sforza e dagli aragonesi (altri 2000 cavalli).

Lug.Emilia

Al comando di 7000 cavalli e 3500 fanti attacca alla Riccardina/Molinella Bartolomeo Colleoni che conduce, a sua volta, 7000 cavalli e 6000 fanti. L’assalto al campo avversario dura otto ore;  Federico da Montefeltro penetra nelle linee nemiche;  ne è respinto dagli squadroni di Astorre Manfredi; si salva dalla cattura solamente per l’intervento  delle sue lance spezzate; al termine della battaglia preferisce ritirarsi nel bolognese per attendervi altri rinforzi che gli sono inviati dagli aragonesi.  Tutti e due gli eserciti hanno subito gravi perdite per un totale di 600 morti. A fine mese si trova a Ponte Poledrano (Bentivoglio) dove è raggiunto dal duca di Calabria Federico d’Aragona con 16 squadre di uomini d’arme.

Ago.Anche i fiorentini lo nominano loro capitano generale.
Sett.Romagna

I fiorentini gli abbuonano un precedente prestito di 3000 ducati. Il Montefeltro si rafforza a San Prospero; assedia Oriolo (Oriolo dei Fichi) mentre Bartolomeo Colleoni si sposta a Piangipane. Entra in Val di Lamone, vi effettua molte scorrerie che terminano con l’imprigionamento di uomini e la razzia di bestiame; tutto è depredato dai soldati, dalle vettovaglie alle suppellettili domestiche.

Ott.Romagna ed Emilia

Si sposta in Val di Senio, dove continua nella sua politica di sistematica spoliazione degli abitanti. Da qui invia le truppe agli alloggiamenti invernali del bolognese. A Milano Galeazzo Maria Sforza gli dona un palazzo come attestato del suo benvolere e della sua stima.

Nov.Toscana e Marche

A Firenze (ove viene alloggiato in un palazzo già del fuoriuscito Diotisalvi Neroni) ed a Lucca, con Roberto da San Severino ed il duca di Calabria. Ad Urbino.

1468
Gen.LombardiaNel pavese, a caccia nel parco di Mirabello con il duca di Milano.
Apr.LombardiaA Milano. Gli viene rinnovata la condotta dal re di Napoli, dal duca di Milano e dai fiorentini.
Mag.Lombardia e Liguria

A Pavia, alla ratifica del trattato di pace proposto dal papa, ed a Genova, per ricevervi il duca di Milano, reduce da Amboise, dove si è sposato con Bona di Savoia. Gli è rinnovata la condotta alle stesse condizioni.

Lug.Lombardia   Toscana e Marche

A Milano, per rendere omaggio a Galeazzo Maria Sforza ed alla sua sposa; è segnalato poi nel bolognese, a Pisa dove ha un abboccamento con il duca di Calabria. A Firenze gli fa avere un presente consistente in cera, confetti, vini, pollame, altre carni e biade. Ad Urbania, dove è raggiunto dalla moglie Battista Sforza. Ad Urbino.

Ago.Mardche e UmbriaSi reca con la moglie in visita a Fossombrone, Pergola, Cagli e Gubbio. Ovunque è accolto con feste ed onori.
Sett.MilanoDuca SavoiaCapitano g.leUmbria  Marche Toscana

In visita a Branca, a Costacciaro ed a Cagli. E’ chiamato in Piemonte per affrontare Filippo di Savoia, alleato del duca di Borgogna Carlo il Temerario. Nell’attraversamento della Toscana si ferma ad Anghiari, ospite di Mazzone d’Anghiari, figlio di Gregorio, e di Francesco Prospero, capitani che in passato hanno militato ai suoi ordini.

Ott. nov.Milanoda CorreggioPiemonte ed Emilia

Entra nel novarese, attraversa il Sesia ed infesta il vercellese, occupa  alcuni forti. Viene firmata la pace di Péronne tra il re Luigi XI ed il duca di Borgogna ed il Montefeltro rientra a Novara. Ai primi di ottobre si trasferisce nel piacentino; si dirige, di seguito,   a Brescello per assediare in tale castello Manfredo e Niccolò da Correggio. Lo asseconda nella spedizione Ludovico Gonzaga. Le truppe si abbandonano ad una rapina metodica che i comandanti non riescono a mantenere sotto controllo. La situazione degenera presto per cui a metà novembre, dopo quindici giorni, il Montefeltro stipula di sua iniziativa un frettoloso accordo con i da Correggio che irrita il duca, ma che non viene sconfessato. Dopo Brescello il duca di Milano  vorrebbe continuare la campagna contro i feudatari piemontesi ribelli e condurre l’esercito e le bombarde ai danni di Rocca d’Arazzo, feudo dei  Cacerani,  simpatizzanti di Filippo di Bresse. Il Montefeltro sconsiglia l’azione;  la rocca viene consegnata ai ducali senza il ricorso ad operazioni armate l’anno seguente.

Dic.Viene inviato dal duca di Milano presso l’imperatore Federico d’Austria. Non è ricevuto.
1469
Feb.ToscanaIspeziona in Lunigiana per gli sforzeschi le fortezze di confine.
Lug.MilanoChiesaCapitano g.leMarche

Si muove in soccorso di Roberto Malatesta, che è stato attaccato nei suoi stati dai pontifici comandati da Alessandro Sforza e dall’ Orsini. Allo scopo di finanziare la partecipazione milanese alla guerra di Rimini escono dalla camera ducale quasi 100000 ducati, calcolando solo le spese per gli stipendi e per il panno consegnato alla gente d’arme come parte del soldo (in natura).

Ago.Romagna

Riceve rinforzi da fiorentini e da aragonesi (18 squadre comandate da Alfonso d’  Avalos); lascia Montegrimano e si accosta a Rimini. Occupa Ceresolo ed incalza gli avversari per sfruttare la sua superiorità numerica; i fiorentini gli impediscono di attaccare Alessandro Sforza perché, come capitano della lega, è tenuto solo ad un’azione difensiva. Federico da Montefeltro si piazza su un colle, a Borgazzano. Si muove in modo da farsi  assalire dalla cavalleria pontificia; si ritira ad arte e conduce i pontifici sul piano per farli cadere in un’imboscata preparata con Roberto Malatesta. Al sopraggiungere di quest’ultimo con 4 squadre di cavalli e di numerosi fanti gli avversari sono costretti a ripiegare nel loro campo.  Lo scontro avviene a Mulazzano e dura dall’alba al tramonto; Alessandro Sforza è sconfitto; sono catturati 300 uomini d’arme con Virginio Orsini, Gian  Francesco da Piagnano e Carlo da Pian di Meleto. I morti  sono nel complesso 300; i vincitori si appropriano di bandiere, bagagli, carriaggi ed artiglieria.

…………………Romagna e Marche

Non infierisce sui vinti  limitandosi ad impadronirsi di una trentina di castelli tra Rimini e Fano che passano a Roberto Malatesta.

Nov.MarcheCongeda l’esercito ed invia i suoi uomini alle loro stanze.
1470
Gen.Marche

Viene accusato dal duca di Milano di essere troppo indipendente e di contrastare con la sua politica gli interessi sforzeschi; Galeazzo Maria Sforza, inoltre, ritarda nell’ ottemperare agli impegni presi nei suoi confronti (rifiuto di inviargli 10000 ducati come rata della condotta. Dato questo atteggiamento sempre più aspro ed intollerante nei suoi confronti, a metà mese invia a Milano Antonio da Tolentino per restituire le insegne di capitano generale dell’ esercito ducale. Napoli e Firenze si dolgono per questo suo atto. Nello stesso tempo apre contatti con Lorenzo dei Medici.

Feb.ToscanaA Firenze.
Mag.MarcheE’ avvicinato a Fossombrone dai veneziani in crisi a seguito della caduta di Negroponte in potere dei turchi.
Lug.Tratta con aragonesi e veneziani sul come contrastare i turchi che minacciano l’Italia meridionale.
Sett.Napoli Firenze Milano

Le cose si appianano. Gli sono saldate tutte le pendenze;  gli è rinnovata la condotta alle stesse condizioni contrattuali con in più un premio annuale su proposta del re di Napoli.

1471
Mar.Marche e Umbria

Accoglie ad Urbino Borso d’Este diretto a Roma con una comitiva di 500 cavalli,  150 muli e  100 artigiani: scorta  il duca per un tratto di strada fino a Gubbio.

Mag.Continua la sua diatriba con il duca di Milano. Un suo incaricato d’affari viene accusato pubblicamente di avere sparlato nei suoi confronti. Federico da Montefeltro rimprovera il suo collaboratore; ciò nonostante non riesce a vincere la sua diffidenza.
Ago.Sale al soglio pontificio il generale dei frati minori Francesco della Rovere (Sisto IV). Federico da Montefeltro invia subito a Roma il suo maggiore collaboratore Ottaviano degli Ubaldini con il figlio naturale Antonio a rendere omaggio al nuovo papa.
Nov.Il duca di Milano non accondiscende più a nominare il Montefeltro capitano generale delle sue truppe.
Dic.UmbriaSi trasferisce a Gubbio con la moglie e tutta la sua corte. Nel gennaio successivo nasce Guidobaldo.
1472
Apr.Marche

Riceve, sempre ad Urbino, il cardinale Bessarione: per festeggiare l’ospite organizza una giostra con i suoi uomini d’arme.

Mag.FirenzeVolterraCapitano g.leToscana

Ad Anghiari. Sono al suo fianco 3 compagnie di uomini d’arme raccolti in tale territorio (Matteo Taglieschi, Anghiarino e Iacopo Giusti).  Radunati, inoltre, in pochi giorni 5000 fanti nel pisano occupa subito alcuni castelli del contado quali Pomarance, Querceto e Montecatini. A metà mese raggiunge Siena; stabilisce il campo a Mazzolla e si ferma davanti alle mura di Volterra con la speranza di avere la città per trattato. Ha ai suoi ordini 10000 fanti, 2000 cavalli con 30 connestabili. Si decide per l’assedio; respinge una sortita dei difensori, si impadronisce di una collina fortificata davanti  la città ed inizia a bombardare la località: una batteria è posta davanti ad una porta ed una seconda vicino alla chiesa di Sant’Andrea posta all’esterno della cinta muraria (8 bombarde nel complesso). Fa  scavare  trincee e  cunicoli sotterranei che conducono verso le mura.

Giu.Toscana

Volterra capitola a patti dopo 25 giorni. Le trattative sono tenute nella chiesa di San Lazzaro. Prima della completa definizione delle trattative di resa alcuni mercenari al servizio dei volterrani aprono le porte della città e sollecitano i fiorentini al saccheggio. L’invito è accettato.  Federico da Montefeltro e Lorenzo dei Medici   non si oppongono a questa situazione  accontentandosi di ordinare che il sacco duri solo mezza giornata: sono, invece, fatti impiccare nella piazza grande, senza processo, i presunti responsabili dell’ accaduto. Seguono ruberie nelle case, uccisioni, violenze su donne e bambini, furti, razzie di bestiame, incendi ovunque. Al  termine del breve conflitto, poco più di un’azione di polizia ai danni di Volterra, anche a Federico da  Montefeltro è concessa una parte del bottino.  Gli sono donate alcune fattorie a  Rosciano (acquistate da Lorenzo dei Medici a Luca Pitti) e la casa di un ebreo chiamato Menahem ben Aharon (la cui ampia collezione di manoscritti ebraici è sequestrata dal Montefeltro per potere creare una nuova sezione nella sua biblioteca), il tutto per un valore di 100000 ducati. I fiorentini, inoltre, (oltre a concedergli la propria cittadinanza) gli fanno dono di una bandiera con il giglio, di 1000 fiorini e di un bacino d’argento. Commissionano, inoltre, al Pollaiolo un elmetto da parata in argento battuto decorato di smeraldo con una figura di Ercole che sottomette un grifone (il simbolo di Volterra) e gli regalano una cavalcatura riccamente bardata. Viene pure tenuta in suo onore un’orazione da parte del cancelliere della Signoria Bartolomeo Scala. Durante la sua permanenza a Firenze (tre giorni) tutte le botteghe restano chiuse in suo onore. La repubblica non esita a valersi della sua vasta esperienza militare per la costruzione dell’ imponente fortezza di Volterra.

Ott. nov.E’ contattato dal duca di Milano per ritornare al suo servizio. Declina l’offerta: d’altra parte a novembre il suo credito verso lo stato sforzesco ascende a 12000 ducati pari a nove mesi di stipendi arretrati.
1473
Mag.Umbria

A Gubbio con Costanzo Sforza e Roberto Malatesta per rendere omaggio al cardinale di San Sisto Pietro Riario. Sempre nel periodo promette a Girolamo Riario di concedergli in prestito 5000 ducati necessari per acquistare dal duca di Milano il titolo di conte di Imola.

1474
Mag.Lazio

Si trova a Roma ospite del cardinale di San Pietro in Vincoli il cardinale Giuliano della Rovere (il futuro papa Giulio II); nell’occasione si gettano le basi per il matrimonio tra la figlia Giovanna con Giovanni della Rovere. Si sposta subito dopo a Foligno per concordare con Braccio Baglioni e Giulio Cesare da Varano le linee della politica pontificia in Umbria.

Lug.CampaniaE’ convocato a Napoli da Ferrante d’Aragona per lo scadere della ferma. Consolida i sui vincoli con il re di Napoli mediante un duplice legame famigliare: il fidanzamento, più tardi sciolto, dell’erede Guidobaldo con Lucrezia, figlia di Ferrante, e quello della figlia Costanza con il principe di Salerno Antonello da San Severino. E’ fregiato con  il collare dell’ordine dell’Ermellino, titolo di fratellanza con il sovrano.
Ago.ChiesaC.di CastelloGonfaloniere dello stato della ChiesaLazio ed Umbria

A Roma. Fa il suo ingresso nella città con 2000 cavalli ed in San Pietro. Il mattino seguente entra nella chiesa di San Pietro,  viene circondato dal collegio dei cardinali, è condotto nelle camere del papa. Il pontefice appoggia la spada ducale sulle sue spalle (nomina a duca di Urbino) e gliela consegna invitandolo ad usarla per combattere i nemici della Chiesa (nomina a gonfaloniere dello stato della Chiesa). E’ armato cavaliere di San Pietro. Girolamo Riario e Giovanni della Rovere gli mettono ai piedi gli speroni d’oro; Federico da Montefeltro  afferra la spada e la brandisce tre volte; il Riario riprende l’arma mentre il della Rovere gli toglie gli speroni. Gli è consegnato un abito di broccato d’oro ed una berretta ducale; Sisto IV benedice il duca inginocchiato. Federico giura eterna lealtà alla Chiesa e bacia le mani del pontefice: viene abbracciato da quest’ultimo e gli è permesso di sedere tra i cardinali.  Il giorno seguente viene formalizzato il fidanzamento della figlia Giovanna con il della Rovere. Di seguito si reca a Viterbo e da qui raggiunge, a fine mese, il campo di Città di Castello con 50 cavalli per assediarvi il Vitelli con l’aiuto segreto di Lorenzo dei Medici. Il duca  di Urbino è accolto dal cardinale della Rovere e come suo primo atto prende visione delle fortificazioni cittadine. Nello stesso mese ottiene la bolla di subinfeudazione della contea di Sant’Angelo in Vado, Mercatello sul Metauro, Monte Locco e Sassocorvaro per il fedele Ottaviano degli Ubaldini.

Sett.Umbria e Lazio

Con la semplice apparizione delle sue truppe e delle sue bombarde persuade il Vitelli, dopo 80 giorni di assedio, alla capitolazione; si dirige a Perugia con l’avversario (nella città è ospitato da Berardino Ranieri) e lo scorta a Roma dal pontefice. E’ segnalato pavoneggiarsi per le vie di Roma esibendo l’abito di membro dell’ordine dell’Ermellino.

Ott.Lazio Umbria e Marche

Invia a Firenze come suo ambasciatore a Lorenzo dei Medici Pietro Felici per reclamare il saldo delle paghe arretrate: riceve una risposta negativa. Si reca a Gubbio con Niccolò Vitelli dove costui è stato confinato. Restaura l’autorità pontificia con il cardinale Giuliano della Rovere a Spoleto ed a Todi; subito dopo accompagna il presule a prendere possesso di Senigallia e di Mondavio. A fine mese viene insignito ad Urbino dell’ordine della Giarrettiera da parte del re d’Inghilterra Edoardo VII.

Nov.MarcheAccoglie con grandi festeggiamenti ad Urbino il figlio del re di Napoli Federico d’Aragona. La sera prima della partenza dell’ospite è caratterizzata dalla rappresentazione teatrale dell’opera in versi, “Amore al tribunale della Pudicizia”, di Giovanni Santi, padre del Raffaello.
Dic.Lorenzo dei Medici gli fa chiedere una cavalcatura per una giostra organizzata a Firenze: il duca di Urbino risponde che lo ha già dato in prestito ad un membro della famiglia dei Pazzi.
1475
Gen.Lombardia

Si reca prima a Mantova da Ludovico Gonzaga e poi a Milano. A Pizzighettone gli va incontro Tristano Sforza ed a Lodi Filippo Maria Sforza.

Feb.MarcheA Jesi ed a Loreto in pellegrinaggio.
Mar. apr.LazioGli è consegnata a Roma, nella camera del pappagallo, la Rosa d’oro. Ad aprile cerca di riconciliare il re di Napoli con il duca di Milano. Galeazzo Maria Sforza si indispettisce per il tentativo.
Mag.MarcheA Pesaro, testimone per le nozze di Costanzo Sforza con Camilla di Marzano d’Aragona.
Giu.RomagnaA Rimini, per le nozze di Roberto Malatesta con la figlia Elisabetta.
Ott.ChiesaVitelliUmbriaCon Roberto Malatesta e Costanzo Sforza respinge il tentativo di Niccolò Vitelli di riconquistare Città di Castello.
1477
Gen.All’uccisione in Milano del duca Galeazzo Maria Sforza viene convocato nella città dal cancelliere Cicco Simonetta per conto della vedova Bona di Savoia. Interviene Lorenzo dei Medici che  si adopera con l’inviato speciale del papa a Milano, Bartolomeo Maraschi, per promuovere come alternativa al governo Ludovico Gonzaga, capitano generale e luogotenente generale del ducato.
Apr.LazioA Roma.
Mag.UmbriaA Perugia, per il funerale  del figlio di Braccio Baglioni, Grifone.
Lug.ChiesaComp. venturaUmbriaMuove contro Carlo di Montone.
Ago.Umbria

Giunge a Pianello;  il territorio è molestato dalle sue truppe; si reca a Perugia, accolto con i soliti donativi di cera, biade e confetti;  punta con trenta squadre di cavalli e molti fanti verso Montone, alla cui difesa si trova Bernardino da Montone. 5 pezzi di artiglieria battono le mura del castello; gli assalti si ripetono per trenta giorni senza  ottenere l’esito sperato.

Sett.Umbria

I difensori di Montone si arrendono solo quando Bernardino di Montone è accampato fuori del castello e Roberto Malatesta convince la sorella Margherita, moglie di Carlo, a sottomettersi al papa ed a cedere la località ai pontifici dietro la somma di 10000 scudi.

Ott. nov.ChiesaManfrediRomagna Marche

Viene inviato a Faenza in soccorso di Carlo Manfredi in lotta con il fratello Galeotto. Lascia Urbania, giunge a Forlì ed a Meldola dove la sua marcia è bloccata dalla piena dei fiumi. Si ferma;  viene ospitato a Forlì da Pino Ordelaffi. A novembre si incontra ad Apecchio con il cardinale della Rovere.

1478
Gen.San Marino

Sulla via del ritorno giunge a San Marino; è alloggiato  nel palazzo del castellano. Mentre sta andando a letto crolla il pavimento;   nella caduta si rompe il tallone del piede destro e si ferisce in modo grave. Rimane in fin di vita per alcune settimane; si teme la cancrena e l’amputazione della gamba sinistra. Il governo è retto durante la sua degenza da Ottaviano degli Ubaldini.

Feb.MarcheSi incontra a metà mese in gran segreto ad Urbino con Lorenzo da Castello: viene informato sugli estremi della cosiddetta “congiura dei Pazzi”. Vi partecipa direttamente anche nella fase di preparazione a causa del suo odio nei confronti di Lorenzo dei Medici che nei mesi precedenti ha bloccato i pagamenti relativi alla sua condotta.
Apr.Chiesa NapoliFirenzeCapitano g.le      400 uomini d’arme e 400 fanti

Gli è rinnovata la condotta da pontifici ed aragonesi. E’ nominato capitano generale nella guerra contro i fiorentini di Lorenzo dei Medici.

Lug.Umbria e Toscana

Lascia Todi in una lettiga a causa del recente incidente; transita per Pianello con alcune squadre di cavalli;  giunge a Fratta Todina seguito sempre dalle devastazioni dei suoi uomini al contado. Si reca a Perugia;  si collega nel Chiugi, presso la Chiana, con le truppe del duca di Calabria Alfonso d’Aragona; avanza  con le milizie senesi su Montepulciano.  Invia un trombetta a Firenze con un breve del papa in cui è dichiarata la guerra. Ha ai suoi ordini 7000/8000 cavalli e 4000/7000 fanti per fare fronte  all’esercito avversario guidato  da Ercole d’Este. Si blocca  cinque giorni per impadronirsi di Rencine; mette a sacco la località; con Orso Orsini  assedia Castellina in Chianti. Sono puntate contro la località 4 grosse bombarde. I  pezzi tirano una ventina di colpi al giorno. Ogni bombarda spara circa ogni due ore, tanto è il tempo necessario ogni volta alle operazioni di caricamento e puntamento.  Nell’occasione due illustri tecnici presiedono ai lavori di difesa e di offesa: Giuliano da Sangallo per i fiorentini e Francesco di Giorgio Martini per i pontifici. Nel contempo  le truppe di Federico da Montefeltro compiono scorrerie devastatrici nel fiorentino incendiando mulini, cascine, fienili, depredando grandi quantità di bestiame grosso e minuto.

Ago.Toscana

A metà mese, dopo 24 giorni, i difensori di Castellina in Chianti si arrendono a patti dietro la condizione di non ricevere soccorsi entro il termine di tre giorni. I capitolati non sono rispettati e la località viene messa a sacco. Per rappresaglia Federico da Montefeltro fa impiccare davanti alle porte del castello 3 prigionieri fatti a Rencine. Il Montefeltro si avvia ora verso Radda in Chianti. In sei giorni di assedio anche tale località viene conquistata. Vi entra ed ordina agli abitanti di prendere con sé quanti beni possono e di depositarli ai suoi piedi. L’accumulo viene dichiarato far parte del suo bottino; permette poi  agli abitanti di fare un altro carico e di portare via i beni residui. Radda in Chianti è abbandonata al saccheggio: per un giorno si continua a trasportare le prede a Siena. Vi sono comprese anche 600 capi di bestiame e 6000 some di grano.

Sett.Toscana

Sono conquistati e messi a sacco Castello di Brolio e Cacciano;  si accampa a Gargonza per assediare Monte San Savino alla cui difesa è passato Bernardino di Montone. Raccoglie nuove truppe e chiude l’alveo del fiume Isso che gli serve come fossato. Allo scadere di una tregua di quindici giorni, concordata tra Virginio e Niccolò Orsini, militanti nei due campi avversi, riprende l’assedio con maggiore violenza.

Nov.Toscana

Ottiene la resa di Monte San Savino anche perché Ercole d’Este non ha il coraggio di affrontarlo benché  si trovi nei pressi. Si ferma a Bagni di Petriolo per svernare con le sue truppe e riprendersi dagli strapazzi della campagna.

1479
Gen. apr.ToscanaA Bagni di Petriolo. Nel periodo ha alcune controversie con i condottieri del duca di Calabria che lo chiamano Caino, chiaro riferimento all’ uccisione del fratellastro Oddantonio. A metà aprile giungono ad Urbino i mandati di pagamento del papa e degli aragonesi. Il soldo degli uomini d’arme passa, rispetto all’anno precedente, da 23 a 30 ducati per lancia (25 in denaro e 5 in panni); i suoi emolumenti rimangono al momento invariati.
Mag.Toscana

A Siena. Attraversa la città con le sue truppe;  si collega con Alfonso d’Aragona. Si indirizza verso Lornano; a fine mese si accampa presso Rencine.

Giu.Umbria

Gli è affidato l’incarico di difendere Perugia, assalita da Carlo di Montone e da Roberto Malatesta. Si dirige al lago Trasimeno, recupera Magione ed altre località conquistate nei giorni precedenti da Carlo di Montone;  costringe quest’ ultimo a riparare in Cortona. Conquista anche Casole d’Elsa; fa impiccare 2 connestabili sospettati di connivenza con gli avversari.

Lug. ago.Toscana

Approfitta del fatto che i fiorentini sono costretti, per beghe interne (litigi tra Ludovico Gonzaga ed Ercole d’Este) a tenere due eserciti separati, uno nel perugino con Ludovico Gonzaga e Roberto Malatesta ed uno nel senese (Ercole d’Este e Costanzo Sforza).  Concentra le sue forze a Rigomagno, tra Monte San Savino e Sinalunga, in attesa dello sviluppo delle operazioni nemiche. In questi frangenti Ludovico Gonzaga è richiamato a Milano dalla duchessa, vedova di Galeazzo  Maria Sforza perché i cognati e Roberto da San Severino hanno conquistato Tortona ed altri luoghi del milanese; anche Ercole d’Este si reca a Milano dopo avere lasciato il fratello Sigismondo a Poggio Imperiale (Poggibonsi). Ricominciano pertanto da entrambi i campi  scorrerie e depredazioni che si prolungano per due mesi. A fine agosto il Montefeltro si trova sempre nella Chiana: gli sono inviati da Perugia gli usuali generi di conforto (scatole di torte, marzapane, vino, cera ed altre cose).

Sett.Toscana

Con il duca di Calabria e Giulio Cesare da Varano decide di assalire il campo fiorentino di Poggibonsi. 22 squadre scelte lasciano il campo di Rigomagno; si uniscono loro 2000 fanti e 1000 guastatori senesi. Le truppe si accampano indisturbate tra San Gemignano e Poggibonsi; un risoluto attacco della fanteria, sostenuto dalla cavalleria, permette a pontifici ed aragonesi di impossessarsi degli alloggiamenti  degli avversari e di sbaragliarli  L’azione di Federico da Montefeltro non si rivela però risolutiva perché perde tempo nella conquista della badia di San Lucchese e della città e rocca di Poggibonsi. Continuano sempre le scorrerie nella Val d’Elsa che culminano negli assalti a Gambassi Terme ed a Certaldo (data alle fiamme); nulla si fa invece contro il resto dell’esercito fiorentino accampato a San Casciano dei Bagni e  presto rafforzato dalle milizie di Roberto Malatesta. Rinuncia ad ogni proposito di muovere su Firenze e si accampa davanti a Colle di Val d’Elsa. Concentra quasi tutte le sue forze per assediare tale località alla cui difesa si trovano 500 fanti veneziani: utilizza cinque bombarde da assedio, di cui una colossale che lancia proiettili del peso di 380 libbre; all’interno di Colle Val d’Elsa si trovano invece molti piccoli pezzi di artiglieria e 2 grosse bombarde. A metà mese gli è rinnovata la condotta: il suo compenso è ritoccato. Gli sono concessi 50000 ducati in tempo di pace e 91666 in caso di guerra.

Ott.Toscana

Ha inizio il bombardamento di Colle di Val d’Elsa: viene respinto con gravi perdite un primo attacco generale alle mura. All’azione fanno seguito nuovi bombardamenti sempre più accurati, con un maggiore numero di pezzi a disposizione e tre nuovi assalti: anche questi non hanno un esito migliore dei precedenti. I feriti riempiono gli ospedali di Siena; sette fanti fiorentini, alla difesa della località, catturati mentre cercano di portare notizie a Firenze, sono impiccati.

Nov.Toscana

A metà mese ottiene la resa dei difensori di Colle di Val d’Elsa. Con la caduta della città cessano le operazioni: pontifici ed aragonesi si riducono ai quartieri invernali, altrettanto fanno i fiorentini. E’ firmata una tregua di tre mesi. Federico da Montefeltro si reca allora a Siena con il duca di Calabria ed è ospitato nell’ arcivescovado: le autorità gli fanno un dono del valore di 200 ducati. Riconosce alla Camera Apostolica 2680 fiorini, pari al censo di due anni per il vicariato di Urbino.

Dic.Toscana e Lazio

E’ ancora a Siena;  partecipa ad un ballo svoltosi nella sala del consiglio. Si trasferisce a Viterbo per la cura delle acque e trascorre il giorno del Natale nel palazzo dei Gatti.

1480
Gen. mag.Lazio ed Umbria

Ai primi di gennaio il papa Sisto IV gli invia a Viterbo la spada ed il cappello ducale che gli sono consegnati nella cattedrale. Nella città si trattiene cinque mesi;  vi si incontra con il duca di Sassonia che invita ad Urbino. A marzo viene a fargli visita il duca di Calabria; i rapporti con gli aragonesi si deteriorano per la sua conduzione nella guerra ritenuta sbilanciata a favore del Medici; gli viene tolto il comando generale delle truppe che è conferito ad Alfonso d’Aragona. Federico da Montefeltro lascia Viterbo ed a fine maggio è a Perugia dove  viene accolto dal governatore il cardinale Giovambattista Savelli. Il giorno seguente rientra nei suoi stati a Gubbio.

Giu.Gli sono consegnati dai pontifici 12000 ducati.
Lug.La figlia Costanza si sposa con il principe di Salerno Antonello da San Severino. Per le sue cattive condizioni di salute al matrimonio viene rappresentato a Napoli da Ottaviano degli Ubaldini.
Ago.ChiesaOrdelaffiRomagna

Si leva da Cesena;   con l’esercito pontificio si fortifica sul fiume Ronco.  Sconfigge i contadini che si battono a favore di Antonio Maria Ordelaffi. Questi, sconfitto, comprende che l’umore della popolazione di Forlì sta mutando a suo sfavore; decide di  abbandonare la città per evitarle il saccheggio. Il Montefeltro entra in Forlì con Girolamo Riario;  acquista dalla vedova di Pino Ordelaffi, Lucrezia della Mirandola, la rocca di Ravaldino dietro l’esborso di una forte somma di denaro. Vi pone come castellano Giacomo Feo, di Savona. Si allontana poi da Forlì per scortare a Cesena Lucrezia della Mirandola. La donna si allontana dalla città con il tesoro del marito (130000 ducati) e trecentoventi carri carichi di mobilia. Gian Francesco da Tolentino diviene governatore  della città.

Sett.Sisto IV nomina Girolamo Riario capitano generale dell’ esercito pontificio.
1481
Feb. mar.Il re di Napoli gli chiede l’invio di 3000 fanti a seguito della sconfitta e morte di Giulio Antonio Acquaviva. Gli è impedito da Sisto IV di intervenire nella guerra d’Otranto a favore degli aragonesi contro i turchi. Seppure da lontano contribuisce  alla conduzione della guerra inviando agli alleati i suoi esperti di architettura militare agli ordini di Scirro Scirri.
Giu.E’ riconfermato nel suo incarico. Non ottiene alcun miglioramento economico; contatta ad arte  i veneziani per aumentare la sua forza contrattuale.
1482
Mar.Umbria Toscana e LombardiaLascia Gubbio. Si reca a Firenze ospite di Giovanni Tornabuoni. Raggiunge Milano.
Apr. mag.Firenze Milano Napoli FerraraVeneziaCapitano g.le       325 uomini d’arme e 325 fantiMarche Lombardia ed Emilia

Rinuncia ufficialmente agli stipendi dello stato della Chiesa ed a quelli del re di Napoli. Dopo avere respinto le proposte della Serenissima viene nominato capitano generale della lega contro i veneziani. E’ ricondotto per tre anni; gli è riconosciuto uno stipendio annuo di 75000 fiorini circa (60000 in tempo di pace). Non ha l’obbligo di combattere le milizie pontificie. Chiede che 300 fanti della lega siano inviati alla difesa del suo stato. La condotta è stipulata nel palazzo ducale di Urbino: testimoni dell’atto sono Niccolò Brancaleoni, Filippo Gabrielli e Francesco degli Ubaldini. Su un totale di 260 capisquadra (1500 uomini d’arme) ben 69 provengono dai territori del Montefeltro (sono presenti membri della famiglia degli Ubaldini, dei Brancaleoni, dei signori della Genga, dei da Montevecchio, dei da Carpegna e degli Olivi). Le altre regioni sono rappresentate da 14 capisquadra provenienti dall’ Emilia, 20 dalla Romagna, 35 dall’ Umbria, 23 dal Lazio, 11 dalle Marche meridionali, 17 dalla Lombardia, 8 dal Piemonte, 9 dal Veneto, 3 dal Trentino. L’Italia meridionale è caratterizzata dalla presenza di 4 capisquadra della Calabria, 3 ciascuno per   Sicilia,  Campania ed  Abruzzi, uno per la Puglia. Dei rimanenti condottieri sono ignote le origini. A fine aprile Federico da Montefeltro parte per il fronte; ad Anghiari gli va incontro Lorenzo dei Medici; si ferma ad Ostiglia;  fa deviare le acque del Tartaro per rallentare la marcia verso Melara dell’esercito veneziano comandato da Roberto di San Severino. Il capitano avversario riesce a diminuire l’effetto di tale misura facendo tagliare un altro argine, attraverso il quale tutte le acque rifluiscono nel Po. Il Montefeltro si ferma a Ferrara ove trova la città piena di malcontento e le opere difensive trascurate e confuse. Si sposta a Stellata;  con le artiglierie impedisce alla flotta nemica di inoltrarsi verso Ficarolo; invia, invano, 1000 cavalli e 1000 fanti al recupero di Melara.

Giu.Emilia

Staziona a Stellata con 5500 cavalli, 4000 fanti e 10 galeoni sforzeschi; spedisce più volte soccorsi a Ficarolo per via d’acqua. Fa tagliare l’argine sinistro del Mincio per distogliere il San Severino dall’ assedio. E’ colpito da una febbre malarica.

Lug.Emilia

A Pontelagoscuro; attraversa il Po e si  ferma al bastione della Punta di Ficarolo per bombardare una flottiglia nemica: ne respinge l’attacco con Ercole d’Este.

Ago.EmiliaA metà mese si calcola che nel corso del conflitto siano morti già 8000 uomini, vittime sia dei combattimenti che della pestilenza presente in entrambi i campi (20000 per altre fonti). Riceve in soccorso dai Gonzaga 300 fanti;  altri 300 provengono  dal ducato milanese e sono capitanati da Domenico Doria.
Sett.Emilia

A causa della malaria muore a metà mese a Ferrara, assistito dalla sorellastra Violante, suora in un monastero della città.  Il suo decesso avviene in una camera del Palazzo Ducale che dà sul giardino verso la cappella della Madonna. Federico da Montefeltro  non proferisce alcuna parola dopo avere saputo della disfatta del duca di Calabria nella battaglia di Campomorto. E’ sepolto ad Urbino nella chiesa francescana di San Bernardino di fronte alla tomba del figlio Guidobaldo.  Ritratto di Piero della Francesca (dittico dei duchi di Urbino, Firenze. Galleria degli Uffizi), di Giusto di Gand,  di Pedro Berruguete (con il figlio Guidobaldo) e di Melozzo da Forlì; miniatura di Francesco di Giorgio. Medaglia (andata perduta) di Gianfrancesco Enzola e di Bartolomeo Sperandio Savelli.  Lavorano nel suo palazzo architetti come Maso di Bartolomeo, il dalmata Luciano Laurana, il senese Francesco di Giorgio Martini, lo spagnolo Pedro Berruguete, il fiorentino Paolo Uccello, Joost Van Wassenhove (Giusto di Gand), Braccio Pontelli, Giovanni Sanzio, Bramante Lazzari  e Piero della Francesca. Una sua statua, scolpita da Girolamo Campana, si trova nel Palazzo Ducale. Tra i suoi protetti vi è il matematico Luca Pacioli. Amico di Leon Battista Alberti, di Lorenzo Lippi, del Porcellio, del Cantalicio, di Jacopo Cornazzano e  di Vespasiano da Bisticci. L’umanista fiorentino Cristoforo Landino gli dedica le sue “Disputationes Camaldulenses”. Nella prefazione dell’opera il condottiero viene celebrato come campione della vita, sia attiva che contemplativa, e come maestro di guerra che aspira alla pace. Il Pontano gli dedica, a sua volta, un lavoro sul Tolomeo; Masuccio Salernitano le “Novelle”; altrettanto fanno Francesco di Giorgio Martini con il suo trattato sull’ architettura, Alamanno Rinuccini con la  traduzione di alcune opere di Aristotele, Pirro Donati con la “Cornucopia” ed il Pendilacqua con la sua biografia di Vittorino da Feltre. Antonio da Cornazzano gli dedica, infine, a sua volta il “De re militari”, da tale autore in precedenza destinato, seppure con altro titolo (“Dell’integrità dell’arte militare”), al duca di Ferrara Ercole d’Este. Giovanni Santi scrive un poema sulla sua corte. Biografia cronachistica di Pierantonio Paltroni, che registra gli avvenimenti e racconta la vita del condottiero con uno stileche allude ai commentari di Giulio Cesare.  In corrispondenza con altri umanisti quali Galeotto Muzzo e Niccolò Perotti. Vespasiano da Bisticci e Federico Veterani realizzano per suo conto una biblioteca (del costo di 200000 ducati) molto famosa al suo tempo. Si tratta di oltre 1760 codici manoscritti trascritti per più di quattordici anni da 30/ 40 amanuensi. La biblioteca, caduta in stato di abbandono alla morte del figlio Guidobaldo, sarà acquistata per 10000 scudi dal papa Alessandro VII nel 1657 per essere inserita nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Dissemina in tutto il Palazzo Ducale il simbolo della “Scopetta” con il motto uguale a quello di Francesco Sforza “Merito et tempore”.

 CITAZIONI

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