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DOMENICO MALATESTA (Malatesta Novello Malatesta) Di Brescia.
Signore di Cesena, Cervia, Bertinoro, Meldola, Sarsina, Gatteo, Longiano, Rocca delle Caminate, Predappio, Cesenatico, Roncofreddo, Montevecchio, Montegelli, Rontagnano, Savignano sul Rubicone, Caioletto, Sestino, Montegrimano, Ripalta, Linaro, Civitella di Romagna. Figlio naturale di Pandolfo Malatesta, fratello di Sigismondo Pandolfo Malatesta, cognato di Federico da Montefeltro.
1418 (agosto) – 1465 (novembre)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1427 | |||||
Mar. | Lo zio Carlo Malatesta ottiene la sua legittimazione dal papa. E’ destinato alla signoria di Cesena. | ||||
1430 | |||||
Mag. | Rimini | Pesaro | Romagna | I Malatesta di Pesaro cercano di togliere Rimini ai figli di Pandolfo. Domenico raccoglie con il fratello Sigismondo Pandolfo fautori e seguaci e previene gli avversari nella città. | |
1431 | |||||
Mar. | Veneto | A Venezia. Il Senato insignisce i fratelli Domenico e Sigismondo Pandolfo Malatesta del titolo di nobili della repubblica. | |||
………. | Marche | A Fano per un torneo organizzato in suo onore. | |||
Dic. | Marche | Fano si ribella ai Malatesta. Deve intervenire il fratello allo scopo di domare l’insurrezione. | |||
1432 | |||||
Ott. | Romagna | Alla morte del fratello Galeotto Roberto ottiene la signoria di Cesena, di Bertinoro, di Meldola, di Sarsina, di Roncofreddo e dei castelli del piviere di Sestino. | |||
1433 | |||||
Giu. | Marche | Ha il governo di Fano per qualche tempo. Lascia la città a giugno ed offre un banchetto a tutti i cittadini. | |||
Sett. | Romagna | Viene armato cavaliere a Rimini dall’imperatore Sigismondo d’Ungheria di ritorno da Roma. E’ tale sovrano a dargli il soprannome di Novello. | |||
Ott. dic. | Marche | Rientra a Fano per domarvi una nuova rivolta. Un ulteriore intervento in tal senso, sempre nella medesima località, avviene a dicembre. In questo caso è il fratello Sigismondo Pandolfo ad usufruire del suo aiuto. I due fratelli, sempre nel mese, stabiliscono di amministrare assieme le saline di Cervia. | |||
1434 | Romagna | Toglie Pianetto, nella valle del Bidente, al conte Galeotto da Cusercoli. | |||
1435 | |||||
Mag. | Chiesa | Forlì | Romagna | Combatte gli Ordelaffi agli stipendi del papa Eugenio IV. Alla testa di 500 cavalli e di molte cernite scorre nel forlivese con il fratello; si scontra con le truppe di Antonio Ordelaffi presso Ronco, vi fa 70 prigionieri di taglia e preda molto bestiame. | |
Giu. | Chiesa | Fortebraccio | Toscana Romagna | Favorisce un trattato per fare ribellare Borgo San Sepolcro (Sansepolcro) a Niccolò Fortebraccio; corre il rischio di essere sopraffatto dalle forze preponderanti di Niccolò e di Francesco Piccinino. Viene raggiunto a Cesena con 3000 cavalli da Francesco Sforza. | |
Ago. | Marche | Esce da Fermo con 80 lance, si porta a Rocca Contrada (Arcevia) e si sposta ad Osimo. Nel corso dell’anno promuove un intervento al castello di San Giorgio, fa riparare la rocca di Meldola e dotare di fossati i bastioni di Cervia. | |||
1436 | |||||
Feb. | Romagna | Si incontra a Cesena con Francesco Piccinino. | |||
Mar. | Marche | Esce da san Lorenzo in Campo, entra nel contado di Fano e nella rocca cittadina. | |||
………. | Chiesa | Milano Forlì | Emilia | Alla guardia di Bologna. | |
Giu. luglio | Romagna | Alloggia a San Martino con Taliano Furlano ed il fratello Sigismondo Pandolfo. Scorre nel forlivese, occupa Forlimpopoli. A luglio fa il suo ingresso in Forlì. | |||
Sett. | Emilia | Viene in sospetto al commissario generale dell’ esercito pontificio Baldassarre da Offida, che tenta di metterlo in cattiva luce agli occhi dello Sforza. Come risultato, non interviene con il fratello a contrastare l’azione dello Sforza ai danni dello stesso Offida che viene da catturato dagli sforzeschi a Budrio. | |||
Ott. nov. | Marche Romagna | E’ segnalato ad ottobre a Fano ed a novembre a Meldola. | |||
1437 | |||||
Apr. | Venezia | Milano | Emilia | ||
Mag. | Emilia | Deve abbandonare Bologna ad opera di Francesco Piccinino. | |||
Lug. | Nella divisione dei beni paterni gli spettano Cesena, Meldola, Cervia, Bertinoro e Sarsina. | ||||
1438 | |||||
Gen. | Emilia | A Bologna. Si trova nella città allo scopo di scortare il papa Eugenio IV a Ferrara, dove è stato indetto un concilio per l’unione delle chiese latina e greca. Non dispone di alcuna condotta. | |||
Mar. | Romagna | Si incontra a Capenella, vicino a Forlì, con Francesco Piccinino; gli fa alcuni doni e si impegna ad allontanare da Cesena i figli di Niccolò da Tolentino che ne sono alla difesa per conto dei pontifici. | |||
Dic. | Lombardia | Si reca in Lombardia, ha un nuovo colloquio con Francesco Piccinino; chiede che gli siano affidati alcuni fuoriusciti di Ravenna, incarcerati a Forlì, tra i quali vi è un suo debitore. | |||
1439 | |||||
Gen. | Romagna | A Forlì. Gli è consegnato il prigioniero richiesto in precedenza, la cui taglia gli frutta 1000 fiorini. | |||
Feb. | Romagna | Ospita a Cesena Francesco Piccinino. | |||
Mag. | Venezia Firenze | Milano | 500 cavalli | Romagna | Viene assoldato dalla lega antiviscontea. Affianca Francesco Sforza nel territorio di Imola. |
Lug. | Romagna | Si trova a Forlimpopoli. Con Pietro Giampaolo Orsini stipula una tregua con Guidantonio Manfredi, Antonio Ordelaffi ed i da Polenta. | |||
Ott. | Rimini | Urbino | Marche | Combatte i Montefeltro con il fratello. Conquista a Federico da Montefeltro 3 castelli nell’alto corso del Senatello (Casteldelci, Senatello e Faggiuola). | |
Nov. | Venezia | Milano | Marche Trentino Lombardia | Richiamato dai veneziani, esce dalle Marche per lottare contro i ducali. Prende parte all’assedio di Tenno. Vi è fatto prigioniero da Gian Francesco Gonzaga perché la sua cavalcatura lo trascina lontano dalle file amiche: non mancano i sospettosi che menzionano il fatto come un suo tentativo di diserzione. Viene condotto a Mantova. | |
1440 | |||||
Feb. | Lombardia | Viene liberato in cambio di Carlo Gonzaga, catturato da Francesco Sforza nella medesima battaglia di Tenno. | |||
Mar. | 650 cavalli | Veneto Marche e Romagna | Si reca a Venezia con 400 cavalli della sua compagnia ed altri 200 dello Sforza; ritorna a Cesena con il rinnovo e l’aumento della condotta. Si incammina su Fano per affrontarvi Baldaccio d’Anghiari: viene assalito dal Piccinino che occupa Meldola. Il Malatesta è costretto a venire a patti con il capitano visconteo cui deve dare in pegno le rocche di Cesena, di Montefiore Conca e di altre due località. Su pressione del Piccinino è obbligato con il fratello Sigismondo Pandolfo a riconciliarsi con Guidantonio da Montefeltro. | ||
Apr. | Umbria e Marche | Viene firmato a Gubbio l’accordo con i Montefeltro. A Fano. | |||
Lug. | Romagna e Emilia | Con la sconfitta di Niccolò Piccinino ad Anghiari Domenico Malatesta lascia Cesena, tocca Forlì (dove si reca a salutarlo Antonio Ordelaffi) e raggiunge Ferrara. Si allea con il signore di Faenza Guidantonio Manfredi. A fine mese rientra via mare nei suoi stati. | |||
Ago. | Milano | Firenze Chiesa | 300 cavalli | Romagna Lombardia | Cambia coalizione, gli viene restituita Meldola e passa al soldo dei ducali: nei capitoli della condotta gli è, tuttavia, consentito di fornire vettovaglie alle genti dei fiorentini ed a quelle del legato, il patriarca Ludovico Scarampo. A Milano. |
Sett. | Romagna | Il fratello fa rapire in Cesena un suo caro amico, Giovanni da Lodi, che, incarcerato a Rimini in Castel Gismondo viene fatto morire di fame. | |||
Ott. | Romagna | In Romagna. Fronteggia gli avversari verso Forlimpopoli. Si unisce con Guidantonio Manfredi; i pontifici abbandonano la località. Con il ritiro dei fiorentini verso la Toscana si reca a Cesena; per strada si ferma a Forlì ospite di Antonio Ordelaffi. | |||
Dic. | Emilia e Romagna | A Bologna. Raggiunge Forlì e le sue terre per la pausa invernale. Sempre nel mese ottiene Rocca delle Caminate da Roberto da Montalboddo. | |||
1441 | |||||
Apr. | Romagna | Entra in Forlì in soccorso di Antonio Ordelaffi. | |||
Mag. | Romagna | Si sposta a Forlì; ignora il signore della città (che ora è sospettato di defezionare nel campo avverso) nonostante che costui gli venga incontro per tributargli i rituali onori. | |||
Giu. | Romagna e Emilia | Viene catturato dai viscontei l’arciprete Giacomo da Modigliana, inviato a Firenze dall’Ordelaffi; l’ecclesiastico è condotto in prigione a Cesena sfuggendo per poco alla morte. Domenico Malatesta invia 250 uomini alla difesa di Forlì. Egli si reca, invece, a Bologna, a Meldola ed a Faenza, ove si incontra con Francesco Piccinino ed il Manfredi per organizzare un trattato volto a togliere all’ Ordelaffi la signoria della città. A fine mese entra all’ improvviso in Forlì con Francesco Piccinino: colloca le truppe tra Russi e Villafranca ed irrompe nel palazzo dell’ Ordelaffi che trova a tavola. Il Malatesta esce, quindi, per la Porta di Ravaldino, si dirige a Rocca San Casciano con Francesco Piccinino e rientra ancora nel capoluogo. Fa alloggiare le sue milizie a San Martino. | |||
Lug. | Romagna | Ai primi di luglio, un giorno di festa, mentre la popolazione è dispersa nelle varie chiese a messa il Malatesta entra in Forlì con Francesco Piccinino e le sue squadre. Giunge nella piazza dove è raggiunto da Antonio Ordelaffi; lo invita a salire a cavallo e lo conduce fuori città per la Porta di San Pietro con la scorta di un caposquadra di Guidantonio Manfredi. L’Ordelaffi viene condotto a Bagnolo. Il signore di Forlì è nel frattempo liberato a Forlimpopoli dai suoi fautori. Il Malatesta si volge allora contro la città; è respinto dalla Porta di San Pietro per cui può entrare in Forlì solo per il castello di Ravaldino. Gli abitanti si organizzano e riescono ad allestire nelle strade trincee e ripari nonostante che dalla rocca si spari con i cannoni contro di essi. Il Malatesta affronta con le sue lance i cittadini; lo scontro dura quasi tutto il giorno ed al suo termine, dopo che sono state incendiate molte case, Francesco Piccinino si ritira a San Martino, mentre il Malatesta deve riparare a Meldola. | |||
Sett. | Si accosta a Federico da Montefeltro, che già da tempo milita per i ducali. | ||||
1442 | |||||
Mar. | Emilia | Partecipa a Bologna ad una giostra con Guidantonio Manfredi e Ludovico Malvezzi. | |||
Mag. | Chiesa | Sforza | Romagna | Nuovamente agli stipendi del papa Eugenio IV. Dal faentino penetra nel forlivese per lottare agli ordini di Niccolò Piccinino contro Francesco Sforza ed il fratello Sigismondo Pandolfo. Ospita a pranzo a Cesena il Piccinino. | |
Lug. ago. | Marche | Assale Sarnano. Ad agosto si accampa sul Metauro con Niccolò Piccinino. Assedia in Fano Francesco Sforza ed il fratello Sigismondo Pandolfo. | |||
Nov. | Umbria | Affianca il Piccinino alla conquista di Assisi. | |||
Dic. | Romagna | Si accorda con il fratello a Cesenatico per quanto riguarda la spartizione degli stati malatestiani. | |||
1443 | |||||
Gen. | Romagna Marche | A seguito dell’accordo di pace si incontra con il fratello a Cesena; gli restituisce la visita a Rimini. Subito dopo si dirige ad Urbino e, da ultimo, fa visita al Piccinino al campo pontificio. | |||
Feb. | Marche | Ad Urbino per i funerali del conte di Urbino Guidantonio da Montefeltro. | |||
Mar. | Marche | Si incontra con il fratello tra Fano e Rimini. | |||
Apr. | Emilia | A Ferrara si fa promotore di una tregua tra il fratello ed il nuovo conte di Urbino Oddantonio da Montefeltro. | |||
Ago. | Chiesa | Sforza | Romagna e Marche | Riprende il conflitto. Effettua alcune scorrerie tra Rimini e Pesaro sempre con Niccolò Piccinino e Federico da Montefeltro. All’assedio di Fano. | |
Sett. | Marche | Abbandona l’assedio di Fano per nuove operazioni sul terreno. Espugna Piandimeleto, si sposta sul Foglia, si ferma a Montecchio (Treia). Alla difesa di Recanati. | |||
Nov. | Marche e Romagna | Con Roberto da Montalboddo, Angelo di Roncone e Pietro da Bevagna (4000 cavalli) è inviato a Montelabbate per tagliare la strada allo Sforza che cerca di congiungere le sue truppe con quelle del fratello Sigismondo Pandolfo. Gli avversari superano il guado del Foglia, si collegano con i riminesi e battono i pontifici a Montelauro. Domenico Malatesta si rifugia in tale castello; assalito dagli sforzeschi, ripara a Cesena. | |||
1444 | |||||
Gen. feb. | Marche e Romagna | Si accampa a Sant’Elpidio a Mare. A febbraio entra in San Marino. Abbandona la località dopo un giorno. | |||
Mar. | Marche | Tenta di impadronirsi Arcevia; ritorna a Sant’Elpidio a Mare, occupa un castello sul litorale e se ne allontana dopo alcuni giorni. | |||
Apr. | Emilia e Romagna | Si porta da Ferrara a Rimini. Si ricongiunge con le truppe del Piccinino. | |||
Giu. | Marche | E’ lasciato da Niccolò Piccinino alla guardia di Recanati. | |||
Lug. | Il cognato Oddantonio da Montefeltro viene ucciso ad Urbino. La moglie Violante si trova in una delle stanze attigue in cui di verifica l’omicidio. E’ probabile che i fatti avvenuti in tale notte siano all’origine del voto di castità fatto da Violante alla Vergine in cambio dell’avere salva la propria vita e quella delle sorelle Agnese e Sveva. | ||||
Ago. | Marche | Ottiene a patti Castelfidardo; consiglia Francesco Piccinino ad accettare lo scontro con gli avversari a Montolmo (Corridonia). Con Roberto da Montalboddo respinge agli inizi gli sforzeschi; Alessandro Sforza, Dolce dell’Anguillara e Manno Barile lo colgono alle spalle a seguito di un movimento aggirante. Messo in fuga, ripara a Montecosaro con Roberto da Montalboddo, indi a Recanati dove giungono anche Jacopo Piccinino e Giacomo da Caivana. | |||
Sett. | Marche | Fronteggia Francesco Sforza con Angelo di Roncone e Roberto da Montalboddo. Di seguito continua ad affrontare l’avversario nel fermano. | |||
1445 | |||||
………. | Marche | Il cardinale Scarampo, patriarca di Aquileja, su ratifica del pontefice assegna alla moglie Violante i castelli di Montegelli, Savignano sul Rubicone e Rontagnano. Federico da Motefeltro si oppone alla decisione. | |||
Mag. | Marche | A Pesaro con il fratello. | |||
Giu. | Chiesa | Sforza | Romagna | Coadiuva il fratello Sigismondo Pandolfo (che ha mutato partito) ai danni dello Sforza e del nuovo conte di Urbino Federico da Montefeltro. | |
Lug. | Romagna e Marche | Si imbarca a Rimini con Taliano Furlano, Giacomo da Caivana e Roberto da Montalboddo nella flotta aragonese di Bernardo Villamarina. Si dirige alla volta di Fano dove è previsto il concentramento delle forze alleate. | |||
Sett. ott. | Marche | A Senigallia. Ad ottobre si trasferisce nel contado di Fano. Si accampa poi con Taliano Furlano, il fratello e Roberto da Montalboddo ad Osimo. | |||
1446 | |||||
Giu. | Romagna e Marche | Lascia San Giovanni in Marignano per collegarsi nelle Marche con il fratello Sigismondo Pandolfo. | |||
Lug. | Marche | Si muove tra Fossombrone e Fano; partecipa al consiglio di guerra in cui si decide di proseguire la campagna fino alla cacciata dello Sforza dalla marca d’ Ancona. Occupa Monticello. | |||
Ago. sett. | Marche | Conquista Montefabbri. ottiene nel Montefeltro i castelli di Monte Cerignone, Montegaudio e Soanne (Pennabilli). Si impossessa di Arcevia. | |||
Ott. | Romagna | Batte a Montelauro Dolce dell’ Anguillara: nel combattimento tra gli sforzeschi sono uccisi 50 fanti; sono catturati 3 capisquadra e 40 uomini d’arme. | |||
Nov. | Marche | Mette a sacco Ripalta e dà alle fiamme la località. | |||
1447 | |||||
Feb. mar. | Napoli | Firenze | 400 cavalli | Al termine del conflitto addiviene, sempre con il fratello, ad una tregua con Alessandro Sforza e Federico da Montefeltro. Passa agli stipendi del re di Napoli Alfonso d’Aragona. Si aggravano nel frattempo le sue condizioni di salute a causa alla ferita alla vena ad una gamba. Un salasso lo riduce quasi a fin di vita. | |
Giu. | Romagna | Sposa Violante da Montefeltro. A Cesena per le nozze confluiscono Polissena Sforza, moglie del fratello Sigismondo Pandolfo, Margherita d’Este, vedova dell’altro fratello Galeotto Roberto, Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco Sforza ed altre giovani. Nel contempo Federico da Montefeltro riconosce al Malatesta i 7000 ducati relativi alla dote della sorellastra Violante. I festeggiamenti durano poco, perché giorni dopo le nozze cade di nuovo infermo: una emorragia alla gamba si rivela tanto grave che da Cesena viene condotto a Rimini per esservi curato dal medico Giovanni di Marco. A seguito dell’intervento diviene zoppo. | |||
Ago. sett. | Romagna | Rientra a Cesena. A settembre il papa Niccolò V ingiunge al Montefeltro di ottemperare al suo impegno per quanto riguarda la dote della sorellastra. | |||
1448 | |||||
Gen. | Alessandro Sforza sposa la sorella di Violante, Sveva da Montefeltro. Nel corso dell’anno il pontefice concede ai due fratelli Malatesta il vicariato di Cervia. | ||||
1449 | |||||
Gen. | Con il fratello è compreso negli accordi di pace tra Venezia e lo Sforza. | ||||
Lug. | Romagna | A Rimini, di ritorno dai bagni termali. | |||
1450 | |||||
Ago. | Lazio | Accompagna a Roma l’imperatore Federico d’Austria; il papa Niccolò V gli dà il permesso affinché il territorio di Cervia sia unito con quello di Cesena sotto forma di vicariato. | |||
1451 | Firenze | Napoli | 400 cavalli e 100 fanti | Si rappacifica con il fratello che gli cede i diritti su Montegrimano, Ripalta e Monteboaggine. Combatte gli aragonesi con il fratello Sigismondo Pandolfo. Ad agosto, a Fabriano, il papa Niccolò V rinnova congiuntamente a lui ed al fratello Sigismondo Pandolfo i vicariati di Rimini, Fano, Cervia, Bertinoro, Sestino e San Leo. | |
1452 | |||||
Sett. ott. | 400 cavalli | Toscana | E’ accolto benevolmente a Firenze. | ||
1453 | |||||
Feb. | Dona il castello di Linaro a Giangaleotto Aguselli. | ||||
Ago. | 500 cavalli e 100 fanti | Romagna | Gherardo Gambacorta vende Bagno di Romagna agli aragonesi. Nella regione irrompe Sante Carillo alla testa di 300 cavalli e 400 fanti. I fiorentini sollecitano il suo intervento. Invia soldati all’assedio del castello di Bagno di Romagna per i quali il commissario fiorentino Giuliano Ridolfi gli fa avere 1500 fiorini per le loro paghe. Rifornisce gli alleati di bombarde e di munizioni. Lo coadiuvano nelle operazioni ai danni degli avversari anche Taddeo Manfredi, che si porta a Galeata, e Pier Nofri da Montedoglio. | ||
Sett. | Toscana | Alla guardia di Borgo San Sepolcro (Sansepolcro). ha il compito di impedire il passaggio alle truppe di Federico da Montefeltro dirette a prestare soccorso ai difensori di Facciano. | |||
1454 | |||||
Apr. | A seguito degli accordi che fanno seguito alla pace di Lodi tra lo Sforza ed i veneziani cede alcune terre al fratello, con il quale, peraltro, continuano le schermaglie per la ridefinizione dei confini territoriali tra Cesena e Rimini. | ||||
Ago. | Romagna | Viene inaugurata nel convento di san Francesco a Cesena la biblioteca da lui voluta. | |||
1455 | |||||
Mag. | Romagna | Con Borso d’Este favorisce Jacopo Piccinino nella sua scorreria nel senese: si incontra a Forlì con il condottiero e lo spinge ad attaccare il fratello Sigismondo Pandolfo nel riminese. | |||
1456 | |||||
Lug. | Romagna | Si rappacifica una volta di più a Cesenatico con il fratello Sigismondo Pandolfo. | |||
1457 | |||||
Mag. | Romagna | Si accorda con Federico da Montefeltro allo scopo di non essere coinvolto nel conflitto che oppone quest’ultimo al fratello. | |||
Nov. | Marche e Romagna | Sempre con Borso d’Este, cerca invano di fare desistere Jacopo Piccinino dall’ attacco portato con il Montefeltro ai danni del fratello Sigismondo Pandolfo. Si incontra con tale condottiero a Fossombrone. Tenta di indirizzarne l’ambizione, volta a ritagliarsi una signoria, dalla Romagna ad altri obiettivi come Bologna o altre località dello stato della Chiesa. Domenico Malatesta si reca anche ad Urbino; il suo colloquio con il Montefeltro risulta parimenti infruttuoso. Rientra a Cesena. | |||
1458 | |||||
Feb. | Romagna | Invia Goffredo d’Iseo come oratore dal re di Napoli Alfonso d’Aragona per trattare la pace tra il sovrano ed il fratello Sigismondo Pandolfo. | |||
1459 | |||||
Giu. | Il papa Pio II da Mantova gli ingiunge di lasciare tutte le sue terre del Montefeltro in cambio di altri feudi. | ||||
1460 | |||||
Gen. feb. | Romagna | Si incontra con Jacopo Piccinino a Cesena cui fornisce ospitalità alle sue truppe nel cesenate. A febbraio fa in modo che l’esercito di tale condottiero possa mettersi in marcia verso la Marca. | |||
Ott. | Cesena | Chiesa | Romagna | Coadiuva il fratello a recuperare il castello di Mondaino. | |
Dic. | Romagna | Il giorno di Natale viene con il fratello Sigismondo Pandolfo scomunicato e bandito come ribelle da Pio II per l’aiuto fornito a Jacopo Piccinino: la motivazione ufficiale è il ritardato pagamento del censo alla Camera Apostolica e nell’essere venuto meno ai suoi obblighi di fedeltà verso lo stato della Chiesa. | |||
1461 | |||||
Apr. | Romagna | E’ nuovamente scomunicato dal papa per non avere voluto pagare alla tesoreria apostolica il censo pregresso per il suo vicariato su Cesena. | |||
Dic. | Romagna | Domenico e Sigismondo Pandolfo Malatesta da Pio II dei rispettivi vicariati relativi ai loro possedimenti. | |||
1462 | |||||
………. | Romagna | Per ottenere la pace con i pontifici promette di pagare alla Camera Apostolica i censi dovuti (2000 fiorini), di restituire alcune terre a Carlo Malatesta da Sogliano, di osservare tutti gli obblighi connessi al suo vicariato. Da parte sua ottiene la restituzione di Rocca delle Caminate e di Civitella di Romagna. A causa delle difficoltà economiche vende il castello di San Giorgio e 2 mulini al nobile veneziano Andrea Dandolo. | |||
Nov. dic. | Cesena | Chiesa | Romagna | Viene assalito dai pontifici comandati da Astorre Manfredi (500 cavalli e 1000 fanti). Sono fatte prigionieri 500 cernite della Val di Lamone. Cattura, tagli altri, Cocco Malatesta; gli confisca i beni, che concede al suo capitano Francesco da Tiano. | |
1463 | |||||
Mar. | Romagna | Viene scomunicato una terza volta con il fratello. | |||
Mag. | Romagna | Cede Cervia e le sue saline alla Serenissima per 4000 ducati e la fornitura annuale di 200 sacchi di sale da vendere nei suoi territori; altri 150 ducati sono dovuti al vescovo della località per l’affitto del porto e dei magazzini di proprietà della diocesi. Il fatto provoca un’ulteriore irritazione di di Pio II nei suoi confronti. | |||
Giu. lug. | Romagna | I pontifici assalgono il cesenate. Preferisce arrendersi senza condizioni prima della definitiva sconfitta militare sul campo. | |||
Ago. nov. | Romagna | A novembre ratifica l’accordo di pace con lo stato della Chiesa già stipulato a Tivoli alla fine di agosto. Gli sono restituite dai pontifici Longhiano e Gatteo; rimane signore di Cesena, di Bertinoro e di Meldola dietro la promessa, da parte sua, che tali possedimenti alla sua morte devono ritornare allo stato della Chiesa nel caso che non abbia come erede alcun figlio maschio legittimo. E’ costretto a riconoscere i propri errori, a chiedere perdono al papa accettandone gli amici ed i nemici come propri (tra costoro, in particolare, il fratello). Si impegna a pagare alla Camera Apostolica i censi arretrati (4600 fiorini) entro il termine di venti mesi e di restituire a Cocco Malatesta ed a Carlo Malatesta da Sogliano le terre loro tolte in precedenza. | |||
1464 | |||||
Nov. | Romagna | Accoglie a Cesena Jacopo Piccinino, che da Milano è diretto a Napoli. Inutilmente lo mette in guardia nei confronti del re di Napoli Ferrante d’Aragona. | |||
1465 | |||||
Gen. | Romagna | Alla falsa notizia della morte del fratello in Morea, benché sofferente di gotta, desidera portarsi a Rimini alla difesa dello stato malatestiano: ne è dissuaso dai famigliari per cui invia nella città solo 50 fanti. La cognata Isotta degli Atti lo accusa apertamente di favorire alla signoria di Rimini il nipote Roberto. | |||
Lug. | Romagna | Cerca di salvare la vita a Jacopo Piccinino allorché tale condottiero viene incarcerato in Napoli dal re Ferrante d’Aragona. Intercede su Francesco Sforza e dà riparo alle schiere braccesche (capitanate da Silvestro da Lucino) allorché queste vengono svaligiate dagli aragonesi. Giace gravemente ammalato. I pontifici si preparano ad occupare Cesena. Il Malatesta designa in segreto come suo successore il nipote Roberto. | |||
Nov. | Romagna | Muore a fine mese a Bellaria. E’ sepolto a Cesena, fuori la porta laterale destra della chiesa dei frati conventuali di San Francesco, nello stesso luogo dove è deposto lo zio Andrea. Orazione funebre di Fazio Uberti. Nel 1812 i suoi resti vengono trasportati dalla chiesa nella Biblioteca Malatestiana. Gli si devono attribuire le grandi opere che hanno dato a Cesena quell’impronta malatestiana che ancora oggi caratterizza la città nella parte storica del centro urbano. Le sue realizzazioni sono notevoli, numerose e comprese in un arco di tempo piuttosto breve. Infatti in meno di 30 anni ordina la costruzione del convento di Santa Maria per i frati dell’Osservanza, i lavori per il rafforzamento della Rocca Malatestiana e l’allargamento della cinta muraria della città, l’ultimazione del ponte di pietra sul fiume Savio, lo scavo di una galleria sotto il Monte della Brenzaglia allo scopo farvi scorrere il canale omonimo ed alimentare in tal modo i mulini posti sull’altro versante, la costruzione della diga di Mulino Cento, l’ultimazione del castello di San Giorgio, la costruzione dell’Ospedale della Santa Croce, della chiesa di Santa Caterina, la ricostruzione delle mura di Meldola e, soprattutto, presso il convento di San Francesco finanzia la nascita di una famosa biblioteca (la Biblioteca Malatestiana) ricca di 345 manoscritti. Il cantiere è diretto da Matteo Nuti. Nell’edificio Domenico Malatesta volle che vi fosse riportata l’insegna dell’elefante, analogamente al motivo che adorna il Tempio Malatestiano di Rimini: l’elefante che abbellisce la biblioteca è cinto da una fascia sulla quale è inciso il seguente motto “Elephas indus culices non timet.” Ospita a Cesena Francesco Filelfo che gli dedica una sua traduzione della vita di Galba e di Ottone, tratta dal testo greco di Plutarco. Il Griffolini traduce per lui le supposte lettere di Falaride; Gerolamo Guarino gli offre la traduzione delle vite di Senofonte, mentre Benedetto da Cesena non manca di rivolgergli un caloroso elogio in lingua italiana. Il poeta Basinio Parmense gli dedica alcuni versi in latino. In corrispondenza con Poggio Bracciolini. Amico di umanisti come Giovanni Marcanova e Roberto Caracciolo. Flavio Biondo gli dedica la redazione primitiva della “Regio sexta dell’Italia illustrata, la Romandiola”. Medaglione del Pisanello. Ritratto di Cristoforo dell’Altissimo (Galleria degli Uffizi, Firenze). |
CITAZIONI
-“Il vero signore e perfetto gentiluomo, il principe che ogni popolo può desiderare.” FILELFO
-“E’ stato costretto dalla necessità a essere un pò meno scellerato, e ciò perché, tormentato dai dolori dell’artrite, non potè sfogare come avrebbe voluto la sua innata malvagità. Egli tuttavia coltivò ogni genere di libidine e disprezzò la santa religione.” PICCOLOMINI
-“Obbligato dalla sua condizione alla guerra, una sfortunata serie di calamità fisiche lo aveva distolto giovane dai campi di battaglia: a una frattura multipla di entrambe le gambe, provocata da una caduta da cavallo, seguì lo sviluppo delle varici. e a questo il maldestro intervento di un chirurgo greco, che finì per lascarlo rattrappito.” COUSTE’
-“Letterato e virtuoso.” ALBERTI
-Con Alessandro, Giovanni e Leone Sforza, Roberto da San Severino “Uomini eccellentissimi in fatti d’armi.” SABELLICO
-“Era huomo pieno di humanità, come quello che havendo nella sua gioventù fatto studio nelle lettere, s’era addolcito con la lettione delle cose humane e specialmente della historia, della quale eommamente si dilettava.” SANSOVINO
-“Fu il Novello uomo piissimo e gran benefattore di chiese e monasteri, ciò che non gl’impedì di far guerra al pontefice quando lo credé vantaggioso ai propri interessi. I sudditi lo accusarono di essersi mischiato troppo a fare sposare le fanciulle ricche ed ereditiere ai suoi cortigiani e ai suoi soldati, non risparmiando all’uopo la violenza, e li addebitarono di aver gettato la prima scintilla che fece divampare gli odii tra i Martinelli e i Tiberti che tanto insanguinarono Cesena dopo.” LITTA
-“Bella figura di principe, questa, che un ritratto ci raffigura di aspetto gentile, dal profilo energico, dallo sguardo intelligente: religioso, ma non bigotto, pieno d’iniziativa, ma non turbolento e impaziente di cose nuove.” NISSIM ROSSI
-“Soldado..solicitto assae e gagliardo.” G. DI M. PEDRINO
-“Bravo Capitano.” COLUCCI
-Con Federico da Montefeltro “Tra i Conduttieri più abili.” TONDUZZI
-“Nec minus insigni sese germanus honore/ Extulit ante alios Malatesta Novellus, et armis/ Hic quoque depositis tua munera, pulcher Apollo,/ Castaliis musas primus deduxit ab antris.” Dai versi di Basinio Parmense raccolti dallo ZAZZERI
-“A coté de Sigismond, Malatesta Novello reste une figure; il avait su gagner l’affection de ces sujets et attirer l’attention de toute l’Italie sue cette petite ville de Cesena, dont la renoummée intellectuelle était en disproportion avec l’exiguité de son territoire.” YRIARTE
-“Fo un degno signore, magnanimo, cortese, bellicoso e amatore di iustitia; la fortuna lo percosse nella sua fiorita etade di malatia, del quale ne fo gran mancamento, che secondo le sue vestige avaria fatto al mondo di gran fatti…Era l’amico del Conte Jacomo (Jacopo Piccinino)..l’amava più ch’el fratello.” BROGLIO
-“Fu molto eggreggio in ogne sorte di virtù et erra reputato cavaliero honoratissimo, qual seguitò gran tempo la militia bracesca con il Picinino per effetti di gran prudenza et valore.” PARTI
-“Nelle sientie et fatti d’arme preclarissimo.” FANTAGUZZI
-“Aveva la carnagione olivastra, i capelli e gli occhi neri, il naso profilato, il viso scarno; di statura non molto alta, liberale, cortese, versato nelle lettere greche e latine, praticissimo della storia e soldato non inferiore agli altri condottieri del suo tempo. Aveva diviso le ore dispensandole, parte nelle orazioni, parte nello studio e governo e il restante nell’armeggiare, cavalcare e andare a caccia… La sposa era virtuosissima, d’incomparabile bontà e religione e… spendeva la maggior parte del tempo in orazione e per astinenza non volle mai bever vino. Alcuni Cesenati riferiscono, per sicura tradizione, che ella aveva votato la sua verginità al Signore Iddio; e che essendone fatto consapevole Malatesta, anch’esso compagno in devozione, la compiacesse, soddisfacendosi di non conoscerla mai carnalmente, benché fosse stata dispensata dal voto dal papa ad intercessione di gran signori, acciocché con questa parentela (con i Montefeltro) si estinguesse l’odio antico di queste due case.” CLEMENTINI
-“Fra quelle (iniziative) prese (dalla moglie) Violante ci fu il dono di un terreno sul quale fu edificato il convento dei minori osservanti. La costruzione di una biblioteca fu invece il progetto al quale il Malatesta pensò fin dal 1447 e che fu realizzato dal 1452 al 1454, grazie ai frati minori che accettarono di ospitare all’interno del loro convento, e grazie all’appoggio di papa Niccolò V, che consentì un lascito a favore della costruzione stessa, e grazie all’apporto di personalità provenienti in parte dal territorio del dominio, come l’architetto Matteo Nuti di Fano, il medico Giovanni di Marco di Rimini, il frate Francesco da Figline, che fu il primo bibliotecario. Il finanziamento venne dalle casse del signore, che non impose ai Cesenati contributi per quella spesa, la quale riguarda, oltre che la costruzione della sala e dei plutei, l’acquisto di libri e la realizzazione di nuove copie, oltre alla costituzione di contributi da destinare a dieci frati studenti in sacris o, in loro mancanza, a studenti laici. La documentazione recente conferma quanto gli studiosi avevano già ipotizzato circa l’approvvigionamento di greggi di pecore destinate alla produzione di pergamena. le relazioni del Malatesta con i signori delle città italiane in cui si stavano costruendo biblioteche, come Cosimo I de’ Medici a Firenze e gli Este a Ferrara, agevolò la possibilità di procurare libri da copiare, magari anche emendati filologicamente, come avveniva appunto a Ferrara per merito di Guarino Guarini. La frequentazione di personalità come Francesco Filelfo, Poggio Bracciolini, Biondo Flavio, Pier Candido Decembrio, Biasino da Parma, Giovanni Marcanova, alcuni dei quali dedicarono al Malatesta le loro opere fornisce la dimostrazione dell’ambito nel quale egli si inserisce e della curiosità intellettuale da lui manifestata.” P.G. FABBRI
-“Cessa la carriera militare del Novello: con una scelta non meno ardita che coraggiosa smette le vesti del condottiero per assumere quelle dell’umanista, dando l’avvio a una vera e propria “conversione” culturale, probabilmente appaiate (come manifestano, senza alcun dubbio, le opere dei suoi nuovi “giorni”; un ruolo – forse neppure modesto -di Violante in tale mutazione è certamente ipotizzabile ma non misurabile. Di contro, i rapporti culturali con le maggiori corti italiane diventano sempre più frequenti, come si evince dai documenti.” ERRANI-MENGOZZI
-“La città di Cesena..governata dal signor Malatesta novello litteratissimo, e massime ne le historie, et il quale v’adorna una libraria de le migliori, che habbia tutta Italia, e vi edificò uno spedale bellissimo, e fortifica la città (Cesena) in alcuni luochi di nuove mura, et ha fatto un ponte bello di pietra sul fiume Savio presso la strada Flaminia.” Da una descrizione della Romagna di F. Biondo riportata da SPADA
-“(Grazie alla Biblioteca Malatestiana) Cesena è la settima città in Europa ad essere dotata di uno stabile adibito alla conservazione dei libri. La prima è stata Heidelberg (a. 1390). In Italia han preceduto il Malatesta Niccolò V (Biblioteca Vaticana a. 1417), Ludovico Savoia a Torino (a. 1436), Cosimo Medi ci a Firenze (Biblioteca di S. Marco, a. 1444). La Malatestiana è una delle prime ad essere aperta al pubblico fin dall’origine, per volere di Novello.” SOZZI
-“Austero, tranquillo, non troppo in buona salute, più dedito alle speculazioni filosofiche e letterarie, che alla carriera delle armi.” TABANELLI
-“Il più antico codice conservato a Cesena è quello delle “Etimologie” di sant’Isidoro (IX secolo); preziosa è la collezione di testi miniati derivanti dalla raccolta del medico Giovanni di Marco. La Malatestiana fu anche un’officina di produzione libraria, in quanto accolse numerosi amanuensi incaricati di copiare i codici antichi: essi furono attivi fino alla morte del signore; alcuni dei loro nomi ci sono giunti: Tommaso da Utrecht, Jacopo da Pergola, Mathias Kuler, Jean d’Epinal. La custodia dei libri e la vigilanza sui prestiti venne affidata da Novello alla comunità cesenate per sancire l’appartenenza del patrimonio culturale alla città.” MORESSA
-Sulla sua tomba è riportata la seguente iscrizione “D.M.S./ Principum/ Malatestar./ Senioris/ Novelli que/ Cineres/ Quos domi/ Et foris/ Clariss. virtus/Caelo dicavit.” Sempre all’epoca della sua morte risale l’epitaffio scolpito sul sepolcro “Conditor heic, heu! Heu! Princeps Malatesta Novellus/ Mors heu! Debuerat abstinuisse manus/ Palladis hic vere fuit et Mavortius heros,/ Huic erat latio maxima fama ducis;/ Nec minus hic postquam est augusta sede receptus/ Inter, et herous fama benigna viget.”
BIOGRAFIE SPECIFICHE
-AA.VV. Malatesta Novello magnifico signore.
-P. Errani – M. Mengozzi. Malatesta Novello Malatesti signore di Cesena.