DIONIGI NALDI

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Dionigi-Naldi

Last Updated on 2023/08/09

DIONIGI NALDI  (Naldo da Brisighella) Di Brisighella. Di umili origini.

Signore di Torre di Calamello. Fratello di Carlino Naldi; cugino di Vincenzo Naldi; zio di Babone Naldi, Giovanni Naldi, Ottaviano Naldi e Guido Naldi; cognato di Perone Naldi.

1465 – 1510 (luglio)

dionigi naldi
Opera di Lorenzo Bregno nella chiesa di San Zanipolo in un monumento. Fonte
Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1488
Mag.FirenzeBolognaRomagna

A seguito dell’assassinio in Faenza di Galeotto Manfredi favorisce i fiorentini ai danni di Giovanni Bentivoglio che vuole impadronirsi della città.

1492RomagnaCon il cugino Vincenzo ed il fratello Carlino fonda la compagnia di ventura dei “Brisighelli”, la prima compagnia interamente composta di conterranei.
1494
Sett.NapoliFranciaRomagnaMilita in Romagna agli ordini del duca di Calabria Ferdinando d’Aragona e di Niccolò Orsini.
…………..RomagnaViene espulso da Brisighella perché contrario alla politica dei signori di Faenza, i Manfredi.
1495
Dic.ManfrediFaenzaRomagna

Con Vincenzo Naldi aiuta Ottaviano Manfredi nella  lotta contro Astorre Manfredi. Entra in Val di Lamone senza ottenere  alcun risultato. E’ costretto a ritirarsi per l’intervento della Serenissima; il provveditore Cristoforo Moro, alla testa di alcune compagnie di stradiotti, cerca in ogni maniera di catturarlo. Sulla testa di Dionigi e di Vincenzo Naldi è posta una taglia di 200 ducati (1500 su quella di Ottaviano Manfredi). Sono confiscati i beni dei 2 condottieri e sono  incendiate le loro case. E’ dichiarato ribelle.

1496
Gen.RomagnaIl nuovo provveditore veneziana per la Romagna Domenico Trevisan fa revocare la taglia ed il bando posti sulla sua testa.
1498
Lug.FirenzeVenezia500 fantiToscana

Combatte nella guerra di Pisa. Attacca i veneziani con alcuni balestrieri a cavallo: dopo un lungo combattimento affrontato all’arma bianca è obbligato con i suoi uomini a scendere dalle cavalcature per la stanchezza. Nello scontro uccide per errore, con un colpo di balestra, uno dei suoi amici (il faentino Benedetto Macarone). Costui si mette all’inseguimento   degli uomini della compagnia di Giovanni Gradenigo; nel ritornare indietro per venire in soccorso del Naldi viene scambiato dal condottiero per un veneziano.

Sett.Toscana Romagna

Difende con ostinazione, alla testa di 150 fanti, la rocca di Castiglione nei pressi di Marradi;  dà in tal modo tempo ai fiorentini di inviare in soccorso della località un numero sufficiente di truppe. Il valore del Naldi e le forti piogge obbligano gli avversari ad una ritirata precipitosa. Riceve l’ordine di portarsi a Modigliana con 200 uomini di Forlì, ed altrettanti dei castelli vicini, per raggiungervi Gaspare da San Severino:  nell’arco di pochi giorni la maggior parte dei suoi fanti se ne ritorna a casa. Si trasferisce a Ravenna in quanto al signore di Faenza Astorre Manfredi, condotto negli stessi giorni dalla Serenissima, non desidera la sua presenza nel faentino.

Ott.RomagnaCon Ottaviano Manfredi cerca di fare ribellare Brisighella ai veneziani.
Nov.Romagna

Si congiunge con Gaspare da San Severino, penetra nel ravennate, vi fa alcuni prigionieri e dà alle fiamme ventotto case di un piccolo villaggio. Combatte gli avversari a San Piero in Bagno.

Dic.500 fantiToscana

Giunge a Pieve Santo Stefano; si unisce con Pretone da Modigliana per impadronirsi del Monte della Verna. Lascia la località per il ritardo delle paghe (cinquanta giorni) e si reca ad Arezzo: poiché la città gli chiude le porte in faccia   si indirizza su Castrocaro Terme.

1499
Feb.FirenzeVeneziaRomagna e Marche

Non vuole trasferirsi all’ assedio di Bibbiena: preferisce unirsi con Ottaviano Manfredi ed Achille Tiberti per attaccare con 400 uomini Sogliano al Rubicone e favorirvi il rientro di Malatesta Malatesta da Sogliano a spese del fratello Ramberto alleato dei veneziani. Sbarra la strada a Niccolò Orsini, pronto a prestare soccorso a Bartolomeo d’Alviano assediato in Bibbiena. Nell’occasione molti sono i cittadini recalcitranti a compiere il servizio militare imposto dalle autorità forlivesi tanto che è comminata una multa di 10 ducati a chiunque non si presenti al posto assegnato. Il Naldi viene sospettato di avere fatto uccidere nel forlivese, per conto della signora di Forlì, Corbizzo Corbizzi di Castrocaro Terme, appartenente ad un’antica famiglia fiorentina.  Gli è data  la caccia dai fiorentini per incarcerarlo nelle Stinche a Firenze. Fugge a Sant’Angelo in Vado; catturato dai feltreschi, è rinchiuso nella rocca di Urbino. Viene rilasciato per l’intervento di Caterina Sforza.

Apr.RomagnaA Forlì per i funerali dell’amico Ottaviano Manfredi che si svolgono nella chiesa di San Girolamo.
Lug.ForlìFrancia Venezia500 fantiRomagna

Presenzia a Forlì alla rassegna dei suoi uomini. E’ destinato ad intervenire a favore  del duca di Milano Ludovico Sforza in guerra con francesi e veneziani. Negli stessi giorni il Naldi fa uccidere a Castrocaro Terme Galeotto e Carlo dei Bosi allo scopo di vendicare l’assassinio dell’ amico Ottaviano Manfredi: la testa e la mano destra del primo sono consegnate a Caterina Sforza.

Sett.Romagna

Si trasferisce con 600 fanti alla difesa di Cotignola che appartiene al duca di Milano; si impossessa di Granarolo dell’Emilia e respinge più attacchi condotti da Alvise Venier.

Ott.ForlìChiesaRomagna

Forlì è minacciata dai pontifici di Cesare Borgia; il Naldi entra nella rocca di Imola con 180 uomini (di cui 12 appartengono alla sua famiglia);  consegna in ostaggio a Caterina Sforza la moglie e due figli.

Nov.Romagna

Alla difesa d’ Imola con Giovanni da Landriano. I pontifici piazzano i loro pezzi di artiglieria sul lato occidentale della rocca. Respinge numerosi attacchi di fanti svizzeri e guasconi che cercano di penetrare all’interno del cortile del castello. a seguito di un intenso bombardamento. Allorché Imola si ribella alla Sforza fa rinchiudere nella rocca il governatore cittadino Giovanni Corradini; fa pure incarcerare un parente di quest’ultimo castellano a Tossignano. Bombarda la città. E’ minacciato di impiccagione dal Borgia nel caso in cui persista nella resistenza.

Dic.Romagna

Dalla rocca d’Imola fugge un un falegname che indica agli avversari i punti deboli della fortezza.  Inizia un nuovo intenso fuoco di artiglieria con i pezzi posizionati verso il lato orientale della rocca, ossia quello rivolto all’interno del centro abitato, costruito con spessore e profondità minori. Crolla un’opera esterna sotto i colpi mirati delle artiglierie; segue un assalto che termina con la conquista di un rivellino da parte dei pontifici. IL Naldi è ferito alla testa; invia al Borgia un fratello e Giovanni da Landriano, chiede una tregua di tre giorni e si impegna a consegnare la fortezza nel caso in cui non riceva soccorsi entro tale termine. Trascorso il periodo, si arrende a patti;  esce dalla fortezza con i bagagli; sono tributati  a lui ed ai suoi uomini gli onori militari.  Il Naldi si ritira a Cotignola.

1500
…………..Chiesa1500 fantiRomagna

Con la cattura della signora di Forlì Caterina Sforza da parte dei pontifici passa al servizio del duca Valentino. cui consegna alcune fortezze della Val di Lamone.

Nov.ChiesaFaenzaRomagna

Occupa Brisighella con Vitellozzo Vitelli, Vincenzo Naldi e Pietro di Murcia;   si impadronisce dei borghi e di una delle rocche; dà alle fiamme alcune case dei Buosi e quelle di Castagnino da Castagneto; nelle prime uccide 4 uomini  per vendicare una volta di più l’ assassinio di Ottaviano Manfredi. Alcuni Naldi, suoi avversari politici, si pongono alla difesa dell’altra rocca; li assale ed  il giorno seguente costoro sono costretti ad abbandonarla in potere dei pontifici. Si incontra a Forlì con il Borgia, si sposta all’ assedio di Faenza ai danni di Astorre Manfredi; dopo dieci giorni è costretto a ritirarsi a Forlì con Giulio e  Paolo Orsini, Giampaolo Baglioni e Vitellozzo Vitelli. La grande resistenza opposta dagli abitanti e le cattive condizioni atmosferiche spingono in tal senso.

Dic.Romagna

Cerca di ingannare i faentini facendo credere necessario un loro intervento in Val di Lamone dove gli abitanti, che si sono ribellati ai pontifici, starebbero reclamando la presenza di Astorre Manfredi. Si scontra in Val di Lamone con Bernardino da Marciano: l’avversario fa fallire il suo progetto.

1501
Gen. feb.ChiesaFirenzeRomagnaAl fianco del duca Valentino da Cesenatico a Cesena. Scorre nel territorio di Castrocaro Terme controllato dai fiorentini.
Mar.2000 fantiRomagna

Raggiunge Cesarde Borgia con 2000 provvigionati per ritornare all’assedio di Faenza; con il pretesto di vendicarsi dei suoi avversari politici danneggia ancora il territorio di Castrocaro Terme con il consenso tacito del duca Valentino.

Apr.Romagna

Scorre ancora il faentino;  si imbatte nella squadra di Ettore Galli, un prete della Val di Lamone, cappellano di Astorre Manfredi e suo nemico personale, famoso per la sua forza fisica perché con le mani riesce a piegare un ferro da cavallo. Disarcionato da quest’ ultimo nel corso della scaramuccia, il Naldi viene sollevato da terra, caricato dal rivale sulla sua cavalcatura  per essere condotto prigioniero verso Faenza. E’ salvato dal pronto intervento dei suoi fanti che lo liberano costringendo Ettore Galli alla fuga dopo averlo ripetutamente ferito.

Mag.ChiesaPiombinoToscana

Alla conquista di Piombino. Allorché il Borgia lascia il campo per recarsi a Roma anche il Naldi abbandona l’esercito con 150 cavalli per rientrare in Romagna con Ramiro di Lorca e Piero Gambacorta. Transita per la Valdarno; è svaligiato e fatto prigioniero dai  fiorentini nei pressi di Montevarchi su richiesta della Sforza che si ritiene creditrice nei suoi confronti. Condotto a Firenze, viene consegnato dal podestà agli Otto di Balia. Interrogato, è torturato e rinchiuso nel carcere delle Stinche. E’ rilasciato.

1502
Giu.ChiesaUrbinoRomagnaA Cesena, per la rassegna della sua compagnia. Fa uccidere a Rimini un oste suo nemico di fazione.
Lug.Romagna

Transita per Cesena con 300 fanti; si porta a Forlì pronto a marciare contro Urbino. Si impadronisce di Santarcangelo di Romagna e  Verucchio. Nella seconda località recluta 1000 fanti ( montanari dall’uniforme gialla e cremisi) e li addestra ad Imola.

Ott.ChiesaCondottieri600 fantiRomagna

Paolo e Francesco Orsini, il Baglioni ed il Vitelli si ribellano allo stato della Chiesa. Il Naldi si reca a Rimini con 600 fanti ed impedisce l’ingresso nella città a Pandolfo Malatesta: nel parapiglia  è ferito alla testa da una donna che gli scaglia una pietra da una finestra. Svenuto, è condotto a Cesena a curarsi;  nella città prende alloggio nelle case di Stefano Fantaguzzo. Ripresosi, presta soccorso ai pontifici a Verucchio ed a Serravalle contro gli abitanti di San Marino;  invia 50 fanti alla difesa di Gradara. I suoi uomini sono odiati per le depredazioni cui danno corso nel riminese.

Ott.MarcheAffronta Guidobaldo da Montefeltro con 700 fanti.
Nov.Marche

Staziona nel Montefeltro per raccogliervi con Marcantonio da Fano uomini d’arme e 1000 fanti: l’accordo del Borgia con i condottieri ribelli mette termine al loro reclutamento. Chiede denari.

1503
Gen. apr,MarcheE’ posto alla guardia della rocca si Senigallia allorché la signora Giovanna da Montefeltro è costretta ad arrendersi ai pontifici.
Mag.Lazio Romagna e Marche

Torna da Roma a Cesena. Il Borgia gli regala un giubbone e la sua divisa. Consegna mezzo ducato ad ogni uomo della sua compagnia e si trasferisce con 500 fanti all’assedio di San Leo con Pietro Remiro e Francesco Spada.

Ago.Marche e Romagna

Alla morte del papa Alessandro VI lascia l’assedio di San Leo e rientra a Forlì; si impadronisce con 1000 fanti della Val di Lamone.  Tratta sia con i fiorentini che  con i veneziani per cedere tale territorio. La spunta la Serenissima.

Sett. Ott.ChiesaRiminiRomagna

E’ segnalato alla guardia di Cesena per conto di Cesare Borgia con 400 fanti. Alloggia nel palazzo dei conservatori;  provoca gravi disordini in città. Respinge con i suoi fanti un tentativo di Pandolfo Malatesta di rientrare in Rimini. Ad ottobre si incontra in Val di Lamone con Giampaolo Manfrone e Giacomazzo da Venezia.

Nov.Chiesa
Venezia
Faenza Forlì

Faenza

Romagna

Impedisce che in Faenza vi rientrino i Manfredi;  con il suo operato induce il castellano della rocca a venderla ai veneziani. Conquista Oriolo dei Fichi; non riesce, tuttavia, ad impadronirsi della rocca alla cui difesa si trova Tommaso Numai. Scorre  il territorio sino al castello di Russi.  Anche il Numai cede il castello in cambio di una pensione quando non si vede soccorso dal signore di Forlì Antonio Maria Ordelaffi. Il Naldi ritorna a Brisighella;  con il congiunto Vincenzo Naldi sostiene la candidatura di Sigismondo Manfredi alla signoria di Faenza contro quella di Astorre (Francesco) Manfredi. Nel contempo, corteggiato dal provveditore veneziano Cristoforo Moro,  consegna a quest’ultimo le rocche da lui controllate. Passa agli stipendi dei veneziani;  assedia Faenza;  con il congiunto Vincenzo, Giampaolo Manfrone e Giulio Vitelli esprime l’opinione di un attacco alla città da condursi su 3 lati con 2000 fanti e gli uomini della Val di Lamone (il primo verso la Porta di Imola dopo avere piazzato due cannoni; il secondo  dalla rocca, previo riempimento dei fossati con fascine e terra; il terzo verso Porta Montanara). Una tattica più attendista è formulata da altri capitani quali Giovambattista Caracciolo, Antonio Pio e Lazzaro Grasso. Con la resa di Faenza è inviato ad Imola per verificare se si può fare entrare anche tale centro  nell’orbita della Serenissima.

Dic.RomagnaAd Imola. Conduce una trattativa per occupare la fortezza cittadina approfittando delle divisioni interne. L’azione si rivela infruttuosa.
1504
Feb. mar.Romagna Veneto

Si trova alla guardia di Tossignano. A marzo si reca a Venezia in Senato per conoscere le decisioni prese dalla Serenissima in Val di Lamone di natura fiscale.

Mag.VenetoA Venezia, con il cugino Vincenzo al Consiglio dei Savi.
Giu.Veneto

Viene armato cavaliere a Venezia dal doge Leonardo Loredan: gli è concessa una  provvigione annua di 500 ducati ed è esentato dalle tasse con il cugino Vincenzo.

Dic.RomagnaCon Giovanni da Sassatello è contattato dal papa Giulio II per fare ribellare alla Serenissima la Val di Lamone e Faenza.
1505
Ago.MartinelliTibertiRomagnaAiuta la fazione dei Martinelli ai danni di quella dei Tiberti. Facilita il rientro dei primi in Cesena.
1506
Mar.VenetoA Venezia, per verificare quali fortezze della Val di Lamone possono essere custodite e quali distrutte.
Apr.Veneto

Litiga con Vincenzo Naldi: il provveditore di Faenza lo obbliga a rappacificarsi con il cugino. Negli stessi giorni acquista dalla Serenissima la torre di Calamello con l’annesso titolo di signore.

Sett.Veneto e Friuli

Raccoglie 500 provvigionati della Val di Lamone (fanti romagnoli, conosciuti come “brisighelli”), effettua la rassegna dei suoi uomini in piazza San Marco a Venezia davanti al doge e si trasferisce in Friuli.

Ott.FriuliSi ammala a Gradisca d’Isonzo.
Nov.ChiesaBolognaFriuli  Romagna Emilia

Cessato il pericolo rappresentato dagli imperiali di Massimiliano d’Austria, licenzia le truppe e rientra in Romagna: transita per Venezia. Combatte i Bentivoglio per conto dei pontifici; al termine delle operazioni è licenziato dal papa Giulio II.

1508
Mar.VeneziaImpero700 fantiVeneto e Trentino

Gli viene confermata la provvigione annua di 500 ducati e gli è dato il comando prima di 500 e, di seguito, di altri 200 fanti. Si muove nel veronese;  è posto alla guardia di Brentonico verso Rovereto. Al comando di 3000 fanti rintuzza  un attacco tedesco; respinge  in Agresta alcuni fanti usciti da tale castello per rifornirsi di vettovaglie; scopre pure che alcuni spagnoli, che militano al servizio dei veneziani, informano segretamente i difensori di Agresta sui movimenti delle sue milizie. Viene assalito da 8000/10000 uomini (compresi 2000 cavalli). Con Vitello Vitelli e Iacopo Corso abbandona le posizioni fortificate dopo avere dato alle fiamme numerose abitazioni;  si rifugia sulle balze del Monte Baldo. Gli avversari incendiano, a loro volta, altre case e rientrano a Calliano.

Apr.Trentino

Ritorna verso Brentonico;  si avvicina con gli stradiotti agli steccati che difendono il campo imperiale: organizza varie imboscate in una delle quali cattura 3 capitani, uno dei quali comanda 400 fanti e gli altri due 200 fanti ciascuno. Con i suoi soldati e 200 cavalli leggeri ha una nuova scaramuccia sotto Agresta: sono incendiati 3  borghi e razziati 200 capi di bestiame grosso e 300 di minuto. In un agguato da lui predisposto sono uccisi 200 tedeschi.

Mag.Trentino

Lascia Brentonico per appoggiare l’azione di Giovambattista Caracciolo (ha il comando della retroguardia) nell’attacco a Castel Pietra. Allorché gli imperiali con una sortita notturna cercano di danneggiare le artiglierie veneziane il Naldi si collega con il francese Imbault;  con 1000 fanti  respinge gli imperiali con la perdita di un solo falconetto e di una colubrina che vengono inchiodati (messi fuori uso) dai nemici. Lo scontro termina con l’uccisione di 100 tedeschi e di 50 soldati della Serenissima.

Lug.1000 fantiVenetoAl termine del conflitto rientra nel veronese con i suoi uomini. Si reca a Venezia, dove è accolto dal doge Leonardo Loredan
Nov.RomagnaA Faenza, per controllare i movimenti dei pontifici.
Dic.Romagna

E’ prima a Rimini con 300 fanti; rientra a Faenza con Carlino Naldi e riferisce ai veneziani che è in grado di raccogliere più di 1000 provvigionati.

1509
Gen.Romagna

Sono spediti a lui ed al cugino Vincenzo 10000 ducati per arruolare nuovi fanti: il denaro viene perso con il naufragio del naviglio su cui è stato imbarcato.

Apr.VeneziaFrancia1000 fantiLombardia

E’ segnalato a Cremona con i suoi uomini; da qui invia a Piacenza Pietro di Navarro maestro di casa del congiunto Vincenzo, catturato  a Treviglio, per controllare i movimenti dei francesi. Il Naldi si sposta  al campo di Pontevico con 3000 fanti;  è inquadrato nella prima colonna comandata da Niccolò Orsini.

Mag.Capitano g.le fanteriaLombardia

E’ informato che la sua casa di Brisighella è stata messa a sacco dai pontifici.  Si impadronisce di una porta di Treviglio e sconfigge i francesi davanti una seconda porta; la città si arrende a patti. Sono lasciati liberi  senza armi 1500 fanti guasconi e gli uomini d’arme con la promessa di non combattere i veneziani; sono trattenuti prigionieri 51 capitani. E’ concesso ai suoi uomini di mettere a sacco la città affinché essi si rivalgano delle recenti  perdite subite ad opera dei pontifici in Val di Lamone. Il saccheggio si rivela particolarmente feroce. La cosa desta forte scalpore negli stessi veneziani che si scandalizzano per il comportamento tenuto dai suoi uomini nell’occasione. Partecipa alla battaglia di Agnadello ove si segnala per il valore sul campo con i suoi fanti romagnoli; con la sconfitta si sposta alla difesa del Monte di Brianza. Il Consiglio dei Savi lo nomina capitano generale della fanteria al posto del morto Piero del Monte a Santa Maria.

Giu.Veneto

Segue Niccolò Orsini nella sua ritirata verso est, guada il Brenta a Sambruson e si accampa a Mestre: per mantenere la disciplina nelle sue file fa impiccare ad una pianta un fante sorpreso a rubare del frumento nei campi.

Lug.831 fanti e 44 cavalli leggeriVeneto

Tocca Treviso e Noale; provvede a fortificare la seconda località con bastioni di terra e legname. Con Meleagro da Forlì (500 cavalli e fanti) occupa Castelfranco Veneto: la resistenza dei soldati spagnoli viene meno a causa di una rivolta degli abitanti. I difensori (150 uomini) si arrendono a patti: sono fatti transitare uno ad uno su un ponte e qui fatti passare per le picche; i loro cadaveri sono gettati nel  fossato e la città è messa a sacco. Il Naldi si volge poi  contro Cittadella con 3000 fanti e 1500 cavalli: i difensori (500 soldati spagnoli) chiedono la resa a condizione; non accetta e così viene persa dai veneziani l’opportunità di impadronirsi anche di tale località. E’ richiamato a Treviso;  entra con le sue truppe alla difesa di Padova con Niccolò Orsini alla notizia che a Vicenza sono arrivati 7000 fanti  imperiali e 300 lance francesi. Si reca a Venezia nel Collegio dei Pregadi; rientra a Padova e nel quartiere di San Giovanni si trova ad avere il comando di un colonnello di 2031 fanti, cui si devono aggiungere 44 balestrieri a cavallo sui 50 previsti dalla sua condotta.

Ago.Veneto

Esce dalla Porta Codalunga di Padova con alcuni cavalli leggeri e fanti perché si sta avvicinando l’esercito nemico: per poco non è catturato in un’imboscata che gli è tesa a Castelcarro da Andrea da Capua. Segue i lavori di rafforzamento delle opere difensive di Padova; per il suo comportamento il Consiglio dei Savi gli regala una casa a Padova, gli concede una rendita di 2000 ducati (sempre a valere su beni di ribelli alla Serenissima); gli sono concessi anche 500 ducati per la dote della figlia.

Sett.VenetoA Padova ha il compito di sorvegliare il tratto di  mura cha va dal bastione di San Giovanni al ponte del Bassanello.
Nov.Veneto

Con il ritiro degli imperiali dall’assedio di Padova, si dirige verso Camisano Vicentino;  da qui muove alla conquista di  Vicenza. Con 500 uomini supera i fossati (in cui muoiono annegati 40 fanti compreso un nipote), penetra negli orti del monastero di San Bartolomeo ed occupa il borgo di Pusterla. Entra con le sue genti per la porta; ne è respinto dagli uomini d’arme avversari specie da quelli pontifici;  si deve fermare vicino alla chiesa di San Girolamo. Ricevuti soccorsi da Niccolò Orsini, vi si fortifica;  chiede alcuni pezzi di artiglieria per battere la porta. Un suo attacco è  respinto da Gaspare da San Severino con la perdita di numerosi uomini. Vicenza si arrende a patti. Il Naldi punta contro Verona; tocca San Bonifacio e si ferma a San Martino Buon Albergo. Con Niccolò Orsini e Lattanzio da Bergamo assale il borgo di San Lazzaro; non sorgono disordini a favore della Serenissima all’ interno della città per cui rientra a Colognola ai Colli.

Dic.VenetoSi fortifica in Lonigo.
1510
Gen.868 fanti e 50 cavalli leggeriVeneto

Da Lonigo effettua alcune sortite verso Villanova e Monteforte d’Alpone; con Niccolò Orsini e Lattanzio da Bergamo stabilisce di concentrare l’esercito sulla linea difensiva Soave-San Bonifacio. Fa liberare due suoi amici, Stefano Fantaguzzo ed il  Meazo catturati dai veneziani a San Bonifacio.

Apr.Veneto

Si lamenta con i veneziani per il ritardo delle paghe; questo fatto, unito con l’imperversare delle epidemie che provoca la morte in pochi giorni di molti soldati, assottiglia le file dei suoi uomini. Cerca di arruolare 1800 fanti;  mancano anche i denari per gli anticipi.

Mag.872 fanti e 50 cavalli leggeriVeneto

Si incontra con i provveditori a San Bonifacio perché i francesi stanno per attaccare il Polesine; fa pressioni per riconquistare Vicenza persa nel frattempo dai veneziani.  Si ammala. Con la caduta di Legnago è costretto ad abbandonare ogni obiettivo offensivo;  ritorna al campo di Brentelle vicino a Padova. Manifesta sempre più spesso il proprio pensiero sulla situazione militare caratterizzata dalla mancanza di denaro e dalla politica di ricambio nella scelta dei connestabili: per cui quelli  che hanno combattuto alla difesa di Padova sono penalizzati e non hanno la possibilità di completare l’organico delle proprie compagnie, mentre  ne sono assunti molti di nuovi. I suoi uomini si scontrano a Padova con quelli di Lattanzio da Bergamo; ha forti contrasti con Zitolo da Perugia.

Giu.Veneto

Rimane a Padova alla guardia degli alloggiamenti con Lucio Malvezzi, Antonio Pio ed il provveditore generale Paolo Capello; l’altro provveditore generale Andrea Gritti tenta invece un’azione diversiva verso Limena. Il Naldi ispeziona le opere difensive di Monselice;  ne fornisce con altri condottieri un quadro sconfortante.

Lug.Veneto

E’ favorevole alla nomina di Lucio Malvezzi come governatore generale. A Padova ha l’incarico di rafforzare il bastione di Codalunga;  presto deve fermarsi per l’insufficienza di denaro per le spese militari. Si ammala gravemente per una febbre improvvisa;  è condotto febbricitante a Venezia. I veneziani gli inviano per curarlo i due medici Bartolomeo da Montagnana e Bernardino Speroni. Vengono a trovarlo Andrea Gritti e Vincenzo Naldi: muore nello stesso mese. E’ sepolto a Venezia nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a fianco di Niccolò Orsini. Nell’agosto 1512 il Consiglio dei Dieci riconferma alla moglie Dianora Valgimigli ed alle figlie le agevolazioni già concesse a Dionigi (casa a Padova e rendita annua di 2000 ducati).

 CITAZIONI

-Con Vincenzo Naldi “(Tra) i riformatori della fanteria alla quale diedero un più grande sviluppo di azione, rispetto alla cavalleria.” ARGEGNI

-“Fu uno dei più valorosi capitani del suo tempo (anche se perfido e ingrato verso gli amici), ed è considerato a tutt’oggi, con il cugino Vincenzo, tra i più capaci riformatori della fanteria veneta, alla quale diede un grande sviluppo di azione rispetto alla cavalleria. Dionigi dotò le truppe di Brisighella di una propria divisa, costituita da una casacca metà bianca e metà rossa, in un’epoca in cui gli eserciti non erano ancora dotati di una vera e propria uniforme.” WIKIPEDIA 

-“Capitano, ed uomo perfido ed ingratissimo.” CONTI

-“Uomo di assai coraggio, comeché di bassa nazione, esaltato da’ Viniziani per le molte fanterie che loro facilmente conduce di Romagna con Carlino suo fratello.” DA PORTO

-“Uom forte.” BEMBO

-“Valoroso, e fedel capitano.” BONIFACCIO

-“Valoroso Capitano.” BERTONDELLI

-“Valorosissimo Capitano, il quale fu di bontà d’animo, e di virtù, e di fede verso la nostra Repubblica senza paragone.” P. GIUSTINIAN

-“Celebre capitano.” SPRETI

-“Pedariae militiae magistro.” ARLUNO

-“Con fra Leonardo Prato “Prode guerriero.” DOGLIONI

-“Distinguished infantry captain.” MALLETT

-“Di merito e grido non minore (frà Leonardo Prato).” VERDIZZOTTI

-“Uomo d’armi e di gran parentado colà (in val di Lamone).” VILLARI

-“Uno dei più riputati capitani dei fanti del tempo.” ALVISI

-“Valoroso soldato e di grande onore.” BURRIEL

-Con Vincenzo Naldi “Rinomati Capitani, arditi, infaticabili in mezzo alle armi non meno che ne’ civili negozii.” RIGHI

-Con Vincenzo Naldi “Famosi condottieri del secolo XVI, capi di parte in val di Lamone, reputatissimi poi in tutta Italia.” ZAULI-NALDI

-“Condottiero espertissimo.” GUICCIARDINI

-“Hor di la fantaria fiorita e bella/…/ Dionysio di Naldo di Brisigella/ di questa è general capitano.” CORDO

-“Al mondo non è già guerrier sì saldo/…/ questo è colui che di prudentia vale/ questo è colui che i tramontani fa caldo/ questi è colui che non ha paragone/ d’inzegno, o fortia, saper o ragione/…/ questo è colui che per sua fortia magna/ per tutto è ditto il falco di Romagna.” F. M. SACCHINO (Spavento d’Italia)

-Ad Agnadello “Il primo con suo squadron bello/ dionisio fu quel franco bresigello/…/ El bresigello entrò fra li nemici/ con tanta furia, e con tanto ardimento,/ che ne fece molti miseri, e infelici/ donandoli di morte alto spavento/ come in un bosco schianta le radici/ d’ogni alto faggio un furibondo vento/ così costui fra gli altri in quella guerra/ stratia, rompe, fracassa, abatte, atterra./ Era tutto coperto d’armadura/ e ne le mani una gran roncha havea/ sì che copriva intorno la pianura/ di gienti occise in la battaglia rea/ menando colpi sì fuor di misura/ ch’ogni franco guerrier di lui temeva/ e quando lo vedea ver lui venire/ era sforzato in altra parte gire.” DEGLI AGOSTINI

-“I brisigelli (i fanti romagnoli), prima ancora dei celebri “tercios” spagnoli, hanno al loro interno delle bandiere (o compagnie) di scoppettieri, che vedono in sottordine delle divisioni di 20 soldati comandati da un caporale, in grado rapidamente di formare batterie di 60 uomini da usare contro le cavallerie avversarie in combinazione con i più numeroso picchieri.” SANTANGELO

-“Ce Naldo était un des meilleurs capitaines d’infanterie de cette époque, et il avait longtemps servi sous les Sforzas.” SABATINI

-“Il quale percorse una straordinaria carriera al servizio di Venezia, dove esercitò al contempo delicati e fondamentali compiti di riforma politico-militare e ricevette onori altrettanto desueti, se non unici, per uno straniero..Documenti conservati presso l’archivio di Stato di Faenza, afferenti al periodo 1504-1509, attestano..l’autorità e l’influenza che Dionigi esercitava sulle comunità montane della Val Lamone, ritraendolo nell’atto di emettere arbitrati, comporre liti ed anche di agire in giudizio contro terzi per questioni di carattere patrimoniale…Grazie a Dionigi, i brisighelli, formati sul modello delle fanteria pesante svizzera, divennero un’arma molto più agile e duttile, che si adattava alle situazioni più favorevoli ed era in grado, all’occorrenza, di combattere secondo tecniche diverse..Dotò (le sue compagnie) di schiere di fucilieri molto più efficaci e risolutive in battaglia, che potevano contare inoltre sul fondamentale appoggio tattico dell’artiglieria e integrarsi egregiamente con la cavalleria leggera stradiota.” BAZZOCCHI

-“Ebbe l’onore di venire raffigurato in una statua al naturale commissionata allo scultore Lorenzo Bregno, posta dal Senato veneziano su una delle porte della basilica dei Santi Giovanni e Paolo, tomba di dogi e di condottieri, a pochi metri dalle statue di Niccolò Orsini, accanto al quale in vita aveva combattuto a lungo, di Pompeo Giustiniani, di Orazio Baglioni, a poche decine di metri dal grande monumento equestre di Bartolomeo Colleoni, opera del Verrocchio. Un onore raro, un’eloquente dimostrazione del tributo di affetto che Venezia gli aveva riservato…Al di là degli onori a lui tributati, venne testimoniata da tutti gli storici la sua capacità di organizzare la fanteria secondo modelli nuovi, anche se mutuati originariamente dalle strategie de i tedeschi e dei lanzichenecchi, creando blocchi compatti di picchieri perfettamente in grado di vanificare le carche della cavalleria pesante, ed affiancandoli a squadre di cavalleggeri mobili e sincronizzate con i fanti e a nuclei altrettanto compatti di balestrieri e di soldati muniti di armi da fuoco. L’addestramento di questi ultimi, seguito personalmente da Dionigi e da Vincenzo, si svolgeva in gran parte a Brisighella, che era ormai diventata una delle palestre più accreditate in Italia in tema di progresso nell’uso delle artiglierie.” SPADA

-“Fu uno dei più valorosi capitani del suo tempo ed è considerato a tutt’oggi, con il cugino Vincenzo, tra i più capaci riformatori della fanteria veneta, alal quale diede un grande sviluppo di azione rispetto alla cavalleria. Dioniso dotò le truppe di Brisighella di una propria divisa costituita da una casacca metà bianca e metà rossa, in un’epoca in cui gli eserciti non erano ancora dotati di una vera e propria uniforme.” Brisighella.amacittà.it>>indexphp>>collezione

-“Viene ricordato con una statua di marmo dello scultore Lorenzo Bregno, nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Il condottiero vi figura in piedi, rivestito di una lorica a capo scoperto, con la mano destra reggente un’alabarda, dietro una grande finestra a trafori gotici chiusa da pregiati vetri colorati opera dei vetrai Girolamo Moretto e Giovanni Antonio da Lodi. Ai piedi della statua è incisa la scritta “Imperator, ductor, eques, milesque Dionisi Naldi conduntur hic ossa/ hic juniorem Ferdinandum regni a Gallis pulsum restituit/ Florent. Reipublicae peditatum praefect ornavit/ Veneti dignitatem imperii sustinuit fide ac fortitudine incomparabili/ inter alios duces pedit. praefect. Patavium servavit. Moriens ex nimis vigiliis/ hoc virtuti suae perpetuum monumentum/ clarissimo Lauredano princ. ex amplis Senat auctoritate maruit/ Obiit aetatis suae ann. XLV-1510.”” www.conoscerevenenezia.it

BIOGRAFIE SPECIFICHE

D. Zauli Naldi. Dionigi e Vincenzo Naldi in Romagna (1494-1504)

Alessandro Bazzocchi. La ricerca storica e archivistica su Dionigi e Vincenzo Naldi in rapporto alla dominazione veneziana nella valle del Lamone.

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