Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
DIEGO DELLA RATTA/DIEGO DELARAT (Diego de Rapta, Diego di la Racta, Diego de Larath, Diego de la Rath) Aragonese o catalano.
Conte di Caserta e di Montorio. Signore di Mignano Monte Lungo, Valle di Maddaloni e Ruviano.
1285- 1328 (giugno)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1297 | |||||
Mar. | Sicilia | Si trasferisce in Italia al tempo dei Vespri Siciliani. Proprietario di alcuni beni ad Egea de los Caballeros, nei pressi di Saragozza, giunge in Sicilia al seguito dell’infanta Violante d’Aragona sorella del re Federico. | |||
1300 | Spagna | Ricopre l’incarico di scudiero presso il suocero Giacomo d’Aragona. | |||
1302 | Campania | Scorta dalla Sicilia a Napoli Violante d’Aragona che si deve sposare con il duca di Calabria Roberto d’Angiò. Gli è dato in feudo il castello di Ruviano in Terra di Lavoro. | |||
1305 | |||||
Apr. mag. | Napoli | Pistoia | 300 cavalli | Toscana | Giunge in Toscana alla testa di 300 cavalli aragonesi e catalani e di molti fanti armati di giavellotti (i cosiddetti mugaveri). Venuto in appoggio di fiorentini e lucchesi assedia in Pistoia Tolosato degli Uberti ed Angelo dei Pazzi di Valdarno che godono dell’appoggio di soldati pisani ed aretini e dei guelfi bianchi scacciati da Firenze, Prato, Volterra e Lucca. Con fiorentini e lucchesi vi sono le milizie di Siena, Prato, Volterra, San Gimignano, Città della Pieve, Colle di Val d’Elsa, Città di Castello, Orvieto nonché i fuoriusciti di Bologna, Pisa, Arezzo e Pistoia e di molte città romagnole. Diego della Ratta circonda Pistoia con più battifolli: uno al ponte di Bonelle con fossi, steccati e bertesche sorvegliato dai fuoriusciti pistoiesi; altri al Nespolo ed a Sant’Agostino. Sono pure fortificati alcuni villaggi nei pressi del capoluogo. Il campo maggiore si trova presso la Porta di Ripalta ed è sorvegliato congiuntamente da fiorentini e da lucchesi. In un secondo momento gli attaccanti circondano con un fossato tutta la città e la rinserrano con steccati e bertesche per impedire sia che vi giungano soccorsi dall’ esterno di uomini e di vettovaglie, sia che qualcuno ne possa uscire. |
Sett. | Toscana | A metà mese entrano in Pistoia, inviati dal papa, due prelati Guglielmo Durante, vescovo di Mende, e Piliforte, abate di Lombez che impongono ai belligeranti una tregua di quindici giorni. Le due parti sono convocate a Pisa (i pistoiesi) ed a Lucca (fiorentini e lucchesi) per trovare un accordo. Tutto si rivela inutile. | |||
Ott. nov. | Capitano g.le catalani | Toscana | Ha il comando delle operazioni allorché Roberto d’Angiò lascia la Toscana per non essere colpito dall’ interdetto lanciato su fiorentini e lucchesi dal cardinale Napoleone Orsini, legato del papa Clemente V, che vuole la pace tra le varie città toscane. Ha il titolo di maresciallo e di capitano generale delle milizie catalane. | ||
1306 | |||||
Gen. | Toscana | Lascia l’incarico. | |||
Mag. ago. | Firenze | Ubaldini | Toscana | Alla testa dei mercenari al servizio del comune, contrasta gli Ubaldini, i guelfi bianchi ed i ghibellini toscani che si sono rinchiusi nel castello di Montaccianico. L’assedio dura quattro mesi e si conclude con la distruzione della fortezza. Alle operazioni vi prendono parte anche 753 membri della taglia guelfa di Toscana, guidati da Moroello Malaspina. L’esercito fiorentino è, viceversa, comandato in un primo momento dal podestà Bino Gabrielli e, successivamente, dal fratello di quest’ultimo Cantuccio, podestà di Firenze per il secondo semestre dell’anno. | |
1307 | |||||
Giu. | Napoli | Ferrara | Toscana | Si trova al campo della lega guelfa a Gargonza con 300 cavalli e 500 fanti mugaveri. E’ inviato a Bologna per contrastare il marchese di Ferrara Azzo d’Este. | |
Sett. | Ferrara | Verona Mantova | Maresciallo e capitano g.le | Veneto Lombardia ed Emilia | Con la firma della pace tra i contendenti passa al servizio di Azzo d’Este per contrastare gli scaligeri, i Bonacolsi ed i fuoriusciti di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. Raggiunge a Ficarolo gli estensi con 1200 bolognesi guidati da Dalmasio dei Banoli e 160 cavalli ungheri. Avanza su Ostiglia con la cavalleria e la fanteria estense; ad un certo momento i suoi uomini si rifiutano di seguirlo perché Azzo d’Este viene colpito da una forte emorragia accompagnata da dolori al ventre. Con il rientro al campo del marchese il della Ratta conquista Ostiglia, data alle fiamme; costringe Ramberto Ramberti e Salinguerra Torelli a ripiegare ad Isola della Scala con gli scaligeri. Espugna il castello di Serravalle a Po grazie ad un’azione coraggiosa di Cortesia Cavalcabò che supera da solo il fossato. Il condottiero si impossessa della flottiglia fluviale di Botticella Bonacolsi ivi ancorata. Sono distrutti il ponte e la torre dopo avere superato la resistenza dei difensori (100 cavalli e 1000 fanti) dei quali ne sono catturati o uccisi 300 senza contare coloro che muoiono annegati nel Po. Giunge Botticella Bonacolsi; gli estensi si ritirano incendiando il castello. Sorgono al campo dissidi tra Diego della Ratta ed Azzo d’Este; questi raggiungono l’acme con l’ ordine di Diego della Ratta di decapitare Malvasio da Melara. Rientra a Ficarolo, a Ferrara ed a Bologna. In quest’ ultima città ha il compito di domarvi un’insurrezione: viene assediato nella cittadella. Nella mischia sconfigge gli attaccanti: 30 prigionieri sono impiccati ed altri sono obbligati a riscattarsi con il pagamento di una grossa somma. |
1308 | |||||
Giu. | Napoli | Ghibellini | Romagna | Riceve in soccorso dagli estensi 200 cavalli; si muove nell’imolese; si trova presso il canale di Conselice; è nominato conte camerlengo. Devasta per alcuni giorni il contado distruggendo i raccolti e tagliando piante da frutto. | |
Sett. | Napoli | Donati | Toscana | Si porta a Firenze con 250 cavalli catalani; si schiera con la maggioranza dei guelfi neri contro Corso Donati che ha tentato di divenire signore delle città con l’ausilio di Uguccione della Faggiuola. Assedia il Donati nelle sue case nel sestiere di Porta San Pietro e lo insegue quando costui riesce a fuggirne. Alcuni suoi catalani catturano Corso Donati a Rovezzano; prendono con il prigioniero la via per Firenze resistendo ad ogni tentativo di corruzione. Il nobile fiorentino alla badia di San Salvi, ad un miglio dalla Porta di santa Croce. si lascia cadere dalla sua cavalcatura; viene allora ucciso con un colpo di lancia alla gola su mandato di Rosso della Tosa e di Pazzino dei Pazzi. Per altre fonti Corso Donati è ammazzato dal cognato del della Ratta il catalano Berengario Carroccio. | |
1309 | |||||
Mag. giu. | Firenze | Arezzo | Toscana | Si porta a Monte San Savino con 200 cavalli e 100 fanti. Danneggia il contado fino alle porte di Arezzo. | |
Ago. | Napoli | Emilia | Con la vittoria dei pontifici sui veneziani si sposta a Ferrara come vicario del re di Napoli: non riesce a pacificare gli animi dei cittadini. Fa impiccare ventotto partigiani degli estensi. | ||
1310 | |||||
Feb. | Firenze | Arezzo | Umbria | In appoggio a Città di Castello prende la via della Valdarno con 400 cavalli e 6000 fanti; entra nell’aretino per Vallelunga e ne devasta il contado. Uguccione della Faggiuola gli si muove contro allo scopo di sorprenderlo nei pressi di Cortona: sconfigge il capitano rivale, lo mette in fuga e gli cattura tre bandiere; tra gli avversari sono uccisi 400 uomini con Vanni Tarlati e Cione dei Gherardini. | |
Lug. | Firenze | Todi | Umbria | Viene nominato dal re di Napoli Roberto d’Angiò vicario generale in Provenza ed in Romagna. | |
1311 | |||||
Giu. | Napoli | Impero | Capitano g.le della lega guelfa | Emilia | E’ eletto capitano della Tuscia e della parte guelfa per sei mesi. Contrasta le truppe dell’imperatore Enrico di Lussembrugo. Prende parte alla difesa di Bologna alla testa di 400 cavalli catalani. |
Lug. | Romagna | Si sposta in Romagna; con Gilberto di Santilla incarcera tutti i capi ghibellini di Forlì, Faenza ed Imola per impedire che si colleghino con gli imperiali. | |||
Ott. | Emilia e Liguria | Viene richiamato a Bologna. Si trasferisce in Lunigiana a Pietrasanta ed a Sarzana per ostacolare la marcia di Enrico di Lussemburgo che da Genova si sta muovendo verso Pisa. | |||
Nov. | Toscana | Alla difesa di Lucca. | |||
1312 | |||||
Feb. | Enrico di Lussemburgo raggiunge Pisa via mare; da qui l’imperatore prosegue per Roma. | ||||
Mag. giu. | Toscana Umbria e Lazio | Al comando di 300 cavalli catalani, 1000 fanti ed altri 200 cavalli fiorentini il della Ratta esce da Firenze, tocca Orvieto e si congiunge a Roma con l’esercito confederato (600 cavalli catalani e pugliesi di Giovanni d’Acaja, 300 cavalli e 1000 fanti lucchesi, 200 cavalli e 600 fanti senesi). Al suo fianco si trova pure il cognato Berengario Caroccio. Con l’aiuto degli Orsini scaccia dal Campidoglio il senatore Luigi di Savoia, occupa mezza città con Castel Sant’ Angelo, San Pietro e Trastevere: ai colonnesi ed ai partigiani dell’ imperatore resta l’altra metà. Il giorno di San Giovanni Battista fa correre il palio secondo gli usi fiorentini. Dopo l’incoronazione in San Giovanni in Laterano Enrico di Lussemburgo si dirige con il suo esercito su Tivoli e Todi. | |||
Ago. sett. | Umbria e Toscana | Diego della Ratta lascia Todi ed Orvieto per spostarsi alla difesa di Firenze con 2000 cavalli. L’imperatore si volta contro la città: il della Ratta punta al castello di Incisa per ostacolargli il cammino con 1800 cavalli. I fiorentini si rifiutano di combattere anche se le forze in campo sono pressoché di uguale entità; gli avversari possono così aggirare il passo e con il conte di Savoia ed Enrico di Fiandra attaccano all’improvviso a Montelfi la sua retroguardia. Il della Ratta viene sconfitto seppur con perdite limitate tra i suoi (uccisi 25 cavalli e 100 fanti); tocca Fiesole ed entra in Firenze di cui inizia l’assedio da parte degli imperiali. Il suo prestigio esce da tale vicenda piuttosto scosso tanto che i fiorentini affidano la difesa della città al cognato Berengario Caroccio. I guelfi vengono subito in soccorso della città ed in pochi giorni giungono rinforzi da Lucca (600 cavalli e 3000 fanti), Pistoia (100 cavalli e 500 fanti), Prato (50 e 400), Volterra (100 e 300), Colle di Val d’Elsa, San Gimignano e San Miniato (ciascun comune 50 cavalli e 200 fanti), Bologna (400 e 1000), Rimini, Ravenna, Faenza, Cesena (nel complesso 300 cavalli e 1500 fanti), Gubbio (100 cavalli) e Città di Castello (50 cavalli). Questo esercito forte di 4000 cavalli e di ancor più fanti si trova a fronteggiare Enrico di Lussemburgo che guida 1800 cavalli (800 tedeschi e 1000 italiani, di Roma, della marca d’ Ancona, del ducato di Spoleto, di Arezzo, della Romagna, dei conti Guidi e di quelli di Santa Fiora) e di molti fanti. | |||
Ott. | Toscana | Proseguono le operazioni per un mese; il periodo è caratterizzato dalle usuali scorrerie: né gli attaccanti né i difensori tentano alcun attacco decisivo. | |||
Dic. | Toscana | L’anno prosegue tra tafferugli, litigi e disordini tra i suoi soldati e quelli di Ferrandino Malatesta. Nel periodo i comuni della taglia guelfa non solo non gli conferiscono più l’incarico di capitano generale ma danno facoltà ai loro ambasciatori a Napoli di trattare direttamente con il re Roberto d’Angiò riguardo al reclutamento di nuovi mercenari ed alla nomina di un capitano generale per la Toscana e per l’Emilia. | |||
1313 | |||||
Feb. mar. | Toscana | Incalza gli imperiali che ripiegano a San Gimignano; li vince a Castelfiorentino; Enrico di Lussemburgo abbandona Poggibonsi e si rifugia a Pisa. | |||
Estate | Campania | E’ destituito dalla carica di maresciallo del regno per essere destinato ad altri incarichi. Roberto d’Angiò gli concede in feudo i beni di Bartolomeo Siginolfo, caduto in disgrazia, con la terra di Montorio nei Frentani con il il titolo comitale. | |||
1314 | |||||
Feb. apr. | Emilia e Romagna | Ritorna a Ferrara come vicario angioino, con il titolo di conte di Romagna, al posto di Adenolfo d’Aquino. Ad aprile nasce un tumulto a favore degli estensi; il della Ratta sgomina i rivoltosi. Da qui passa a Castrocaro Terme ed a Forlì: fa incarcerare Scarpetta Ordelaffi con un fratello ed un nipote. Non è però in grado di avere il controllo della città: libera pertanto tutti i prigionieri in cambio di 15000 fiorini. | |||
Giu. | Emilia e Toscana | Sostituito nel suo incarico da Pino della Tosa, parte per Bologna e Firenze: porta con sé come ostaggio Azzo d’Este figlio di Francesco. | |||
……………. | Campania | Viene nominato gran camerario del regno di Napoli. | |||
1315 | |||||
Apr. | Campania | Gli sono consegnati dalla corte angioina 2000 fiorini quale saldo dei suoi crediti. | |||
Giu. | Romagna | Eletto nuovamente vicario della Romagna, viene autorizzato a circondarsi di una guardia del corpo di 30 cavalli; gli è concesso ogni giorno uno stipendio pari ad un’oncia ed a 15 tarì. | |||
Ago. | Napoli | Pisa | Toscana | Partecipa alla battaglia di Montecatini contro Uguccione della Faggiuola. Ha agli inizi l’incarico di sorvegliare i bagagli. Inquadrato nell’ala sinistra affianca Piero d’Angiò. Quando le schiere angioine vengono respinte dal della Faggiuola, riattraversa il torrente Bona e cerca di riordinare le truppe messe in disordine; rinnova lo scontro con nuove squadre; deve ritirarsi perché la sua cavalleria è assalita e colpita ai fianchi dai fanti e dalle baliste pisani. L’episodio fa accrescere la disistima dei fiorentini nei suoi confronti tanto che nel gennaio dell’anno seguente un suo intervento nei negoziati, tesi ad assicurare a Giacomo d’Aragona il sostegno dei comuni toscani per la conquista della Sardegna, è reputato dannoso dagli stessi ambasciatori del re aragonese a Firenze. | |
Sett. | Napoli | Forlì | Romagna | Fa costruire per conto di Calboli una bastia a Castelnuovo, a poche miglia da Forlì. Uberto Malatesta esce dalla città, assale il fortilizio, disarma ed uccide i suoi difensori. Il Della Ratta decide di passare all’offensiva alla testa di 1300 cavalli e di 1200 fanti. A metà mese si attesta a Salbagnone; da tale località effettua numerose scorrerie nei territori finitimi. I primi freddi lo convincono ad abbandonare l’impresa. | |
1316 | |||||
Mag. | Chiesa | Forlì | Romagna | Ricopre ancora per un anno l’incarico di conte e di rettore della Romagna: le località sottoposte alla sua autorità sono in realtà le sole Bertinoro, Meldola e Castrocaro Terme. Sempre a maggio si sposta da Ferrara a Cesena con i suoi famigliari. | |
Giu. sett. | Chiesa | Forlì | Romagna | Con il podestà di Cesena Ferrandino Malatesta assale i forlivesi, guidati da Cecco Ordelaffi e da Uberto Malatesta, sul torrente Bevano. A settembre vi è la pace tra le parti. | |
1317 | |||||
Feb. | Chiesa | Rimini | Romagna | E’ inviato in Romagna Alfonso de Vadio (o de Vayllos) destinato a succedergli come vicario generale. Insieme con quest’ ultimo Diego della Ratta prende una serie di misure punitive contro i riminesi per una vera o presunta cospirazione. | |
Lug. | Chiesa | d’Este | Emilia | Trasferitosi a Ferrara, è scacciato dalla città a seguito di un tumulto popolare alimentato dai fautori degli estensi. | |
Ott. | Napoli | Capitano g.le 200 cavalli | Toscana | Ritorna a Firenze quale vicario del re di Napoli al posto di Amelio del Balzo; ricopre la medesima carica anche per Pistoia e Prato. Ha il comando delle truppe guelfe in Toscana. | |
1318 | |||||
Feb. | Toscana | E’ segnalato anche come vicario di Prato e Pistoia. | |||
Mar. | Campania | Abbandona la Toscana perché chiamato a Napoli a causa di gravi interessi di Roberto d’Angiò e del papa Giovanni XXII. | |||
Sett. | Romagna | Per conto del re di Napoli ricopre di nuovo con Alfonso de Vadio la carica di conte e di vicario di Romagna. L’incarico avrà termine nell’agosto dell’anno successivo. | |||
……………… | Gran Connestabile | Campania | Si ritira nel regno di Napoli. Si occupa preferibilmente dell’amministrazione dei propri beni come testimoniano le sue liti con privati e con la sede vescovile di Caserta. Ottiene il titolo di conte di Caserta; gli è pure conferita la carica di gran connestabile. Per i suoi meriti gli sono riconosciuti in perpetuo 800 once d’oro l’anno. | ||
1324 | |||||
Nov. | Napoli | Sicilia | Campania | E’ invitato a porre in ordine le truppe per appoggiare il duca di Calabria nella sua prossima spedizione contro il re di Sicilia. | |
1328 Giu. | Nel maggio 1325 fa testamento. Muore a fine giugno del 1328. E’ citato dal Boccaccio nella terza novella del Decamerone. Sposa in prime nozze Domicella di Maiorca favorita della regina d’Aragona, Sancia, che gli porta in dote una rendita annua di 50 once d’oro, ed in un successivo matrimonio Oddolina Chiaromonte, signora di Mignano Monte Lungo. Ricordato dal Boccaccio nel Decamerone. |
CITAZIONI
-“Diego era senz’altro persona dotata di un certo prestigio e di una certa esperienza e restò al servizio di Firenze con la sua compagnia per otto anni. La sua compagnia era assai..stabile e numerosa.: Diego aveva ai suoi ordini 200-300 cavalieri e fino a 500 fanti; la sua compagnia costituì un nucleo stabile sia per l’esercito fiorentino sia per quello della Lega Guelfa. Divenne un personaggio ben noto per le strade di Firenze e si guadagnò l’immortalità attirando l’attenzione del Boccaccio che lo ricordò nel Decamerone. Il racconto del modo in cui era riuscito ad ottenere i favori della nipote del vescovo di Firenze versando al marito di lei cinquecento fiorini falsi ci palesa quanto meno quale fosse l’opinione in cui il Boccaccio teneva i mercenari. Ma giudicando da esperienze successive può ben darsi che, se Diego poté procurarsi moneta falsa, questa gli fosse stata data da Firenze in pagamento del suo soldo.” MALLETT
-“Pratichissimo e valorosissimo nell’arte militare.” RONCIONI
-“Huomo di gran valore, e governo.” SUMMONTE
-“Cujus opes in Beneventanis haud mediocres erant.” MERULA
-“Gentil uom catalano dal corpo bellissimo e via più..grande vagheggiatore.” BOCCACCIO
-“Boccaccio portrayal was unkind; Diego, who served Florence briefly in the early years of the fourteenth century, appears as a rascal who bought the affections of the niece of the local bishop by paying her husband in counterfait money.” CAFERRO
-“Era persona così nota a Firenze che ebbe perfino l’onore di un’apparizione nel Decameron di Boccaccio: è il bel cavaliere catalano che seduce la moglie di un avaro, pagando lo sciagurato con moneta contraffatta.” SCARDIGLI
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