Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
A – B – C – D – E – F – G – H – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – W – X – Z
Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
COSTANZO SFORZA Di Pesaro. Signore di Pesaro, Gradara, Torricella, Montelabbate. Figlio di Alessandro; padre di Giovanni Sforza e di Galeazzo Sforza.
1447 (luglio) – 1483 (luglio)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1457 | |||||
Mag. | Sposa Camilla (Cubella) Marzano d’Aragona, nipote del re di Napoli Ferrante. Non ottiene alcuna dote; ha invece il privilegio di potere “inquartare”, cioè inserire in un quarto del suo stemma l’insegna degli aragonesi, quattro pali in campo oro. | ||||
1459 | |||||
Gen. | Marche | Accoglie in Pesaro Roberto da San Severino di ritorno da un pellegrinaggio in Terrasanta. | |||
…….. | Toscana | A Firenze a seguito della visita alla città del papa Pio II. | |||
1461 | |||||
Mar. | Umbria | Lascia Pesaro con il padre Alessandro. Si ferma a Gubbio per qualche tempo ospite di Federico da Montefeltro. | |||
1463 | Chiesa | Rimini | Marche | Combatte Sigismondo Pandolfo Malatesta. Con navigli armati fa assalire e catturare dai pesaresi alcune imbarcazioni riminesi che trasportano uomini e vettovaglie a Fano. | |
1464 | |||||
Gen. | Lombardia | Vive a Milano alla corte del duca Francesco Sforza. | |||
Mag. | Lombardia | A fine mese assiste a Milano con altri cortigiani alla festa data in onore alla sposa del castellano di Porta Giovia. | |||
Giu. | Lombardia | Con Giovanni da Tolentino e Pietro dal Verme presenzia, sempre a Milano, all’atto di resa degli ambasciatori genovesi allo Sforza. | |||
Ago. | Lombardia | Con Corrado da Fogliano, Tristano Sforza e Galeazzo Maria Sforza accoglie a Binasco Jacopo Piccinino giunto in Lombardia per sposarsi con la figlia di Francesco Sforza Drusiana. A metà mese presenzia in Milano al loro matrimonio. | |||
Ott. | Lombardia e Marche | Rientra a Pesaro. Nel transitare verso il mantovano è ospitato a Belgioioso a causa della peste. | |||
1465 | |||||
Giu. | Abruzzi | Ospita a San Fabiano la cugina Drusiana Sforza, il cui marito Jacopo Piccinino è stato fatto uccidere a Napoli dal re Ferrante d’Aragona con la connivenza di Francesco Sforza. | |||
1466 | |||||
Giu. sett. | Milano | Emilia | Interviene prontamente da Bologna con Roberto da San Severino quando Ercole d’Este e Giovan Francesco della Mirandola si pongono sui confini del Frignano in appoggio ai fuoriusciti fiorentini ed ai danni di Piero dei Medici. | ||
Ott. nov. | Romagna Toscana Abruzzi | A fine mese lascia la Romagna, transita per Anghiari con 700 cavalli. Si dirige verso gli Abruzzi dove si trova il padre Alessandro. Lo accompagna il commissario fiorentino paolo Machiavelli. | |||
1467 | |||||
Feb. | Passa agli stipendi dei veneziani con il padre Alessandro. | ||||
Mag. | Venezia | Firenze Milano | Romagna | Affianca Bartolomeo Colleoni nella sua azione a favore dei fuoriusciti fiorentini contro i Medici ed i loro alleati. Assedia in Imola Taddeo Manfredi. | |
Lug. | Emilia | E’ ferito alla battaglia di Molinella. Fatto prigioniero dalle milizie di Federico da Montefeltro è subito liberato mediante uno scambio con Orso Orsini. | |||
Dic. | Romagna | Si fortifica in Forlì con Pino Ordelaffi, il Colleoni, Gaspare e Gerardo da Martinengo, Marco Pio, Cola da Sermoneta alla testa di 800/900 uomini d’arme: si aspetta la fine della guerra. | |||
1468 | |||||
Ago. | Emilia | Viene ospitato a Ferrara da Borso d’Este con 35 cortigiani. | |||
1469 | |||||
Estate | Marche | Rimane alla guardia di Pesaro allorché il padre Alessandro combatte per i pontifici nella guerra di Rimini contro Roberto Malatesta e Federico da Montefeltro. | |||
1470 | |||||
Mag. | Chiesa | 87 lance | |||
Lug. | Marche | A Fano per contrastare le mire del Malatesta sul vicariato di Mondavio. Nello stesso anno viene contattato dagli sforzeschi per passare al servizio del duca di Milano. | |||
1471 | |||||
Mar. | Toscana | A Firenze allorché nella città vi giunge anche il nuovo duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. | |||
Apr. | Lazio | A metà mese, il giorno di Pasqua, con Napoleone Orsini presenzia alla cerimonia in cui Borso d’Este viene nominato duca di Ferrara dal papa Paolo II: ha l’incarico di calzare gli speroni al neo eletto. | |||
1472 | |||||
Mag. giu. | Milano | 100 lance | Passa al soldo di Galeazzo Maria Sforza con una condotta di 600 cavalli; gli è riconosciuta una provvigione di 12000 ducati in tempo di guerra e di 8000 in tempo di pace (di questi ultimi è previsto il versamento immediato di 4000 come prestanza e quello della somma residua in rate quadrimestrali; l’obbligo è di militare in ogni parte d’Italia. La ferma è stabilita della durata di otto anni, più due di rispetto. Il duca concede al cugino un appannaggio di 2000 ducati l’anno al fine di vivere in Lombardia in conformità al suo status di signore alleato. Procuratore del contratto è il suo caposquadra Niccolò da Barignano. L’inizio della condotta è previsto per il giugno dell’anno seguente. | ||
Nov. | Lombardia | Gli sono consegnati 4000 ducati. A novembre gli sarà pagata un’altra rata. | |||
1473 | |||||
Gen. apr. | Lombardia e Marche | Alla notizia che il padre è morente lascia Pavia promettendo al duca che se il congiunto fosse guarito sarebbe ritornato a Milano; se fosse viceversa morto si impegna a mantenere la condotta restando a Pesaro. Rientra nella città; riesce a sventare una congiura ai danni del padre appoggiata dal vescovo della città Barnaba Mersoni. Ad aprile, a seguito della morte del padre, diviene signore di Pesaro e rinuncia alla condotta milanese. | |||
Mag. | Umbria | Si dirige a Gubbio con il Montefeltro per rendere omaggio al cardinale Pietro Riario. Sempre nel mese passa al servizio del re di Napoli Ferrante d’Aragona: gli è concessa una condotta di 83 uomini d’arme in tempo di pace e di 114 in tempo di guerra con una provvigione, rispettivamente, di 10000 e di 16000 ducati. La ferma è stabilita in tre anni, più uno di beneplacito. | |||
1474 | |||||
Lug. | Chiesa | C. di Castello | Umbria | Passato agli stipendi del papa Sisto IV, prende parte all’assedio di Città di Castello al comando di una squadra di uomini d’arme. Durante le operazioni si colloca verso il castello agli ordini di Giulio Cesare da Varano. | |
Ott. | Chiesa | Vitelli | Umbria | Agli ordini di Federico da Montefeltro con Roberto Malatesta respinge da Città di Castello Niccolò Vitelli. Nel periodo l’umanista Pandolfo Collenuccio ottiene dal papa Sisto IV per conto dello Sforza la legittimazione del figlio naturale Giovanni. | |
1475 | |||||
Mag. | Marche | Si sposa a Pesaro in una sala del Palazzo Ducale con una nipote del re di Napoli, Camilla di Marzano d’Aragona. Testimone alle nozze è il Montefeltro; sono pure presenti alla cerimonia Ercole Bentivoglio e Giovanni della Rovere. L’orazione celebrativa viene tenuta da Pandolfo Collenuccio (lodi degli sposi e delle rispettive casate delle città di Pesaro e di Napoli). I festeggiamenti durano tre giorni durante i quali si svolge un torneo vinto naturalmente dallo stesso Costanzo. Il premio: un palio di broccato d’argento. Gli è riconosciuta dagli aragonesi una condotta di 83 lance, con stipendio di 10000 ducati in tempo di pace e di 16000 in tempo di guerra. La benevolenza di Ferrante d’Aragona nei suoi confronti si manifesta con la concessione agli Sforza di Pesaro di battere moneta d’argento con le insegne aragonesi. | |||
1477 | |||||
Nov. | Faenza | Manfredi | Romagna | Cerca senza esito di soccorrere in Faenza Carlo Manfredi, attaccato nella città dal fratello Galeotto. | |
1478 | |||||
Lug. | Chiesa | Firenze | 125 lance | Umbria e Toscana | Milita per il papa Sisto IV ai danni di Lorenzo dei Medici. E’ segnalato a Pianello ed a Perugia pronto ad irrompere in Toscana. |
Ott. | Marche | Rientra a Pesaro. Conduce con sé alcune spingarde acquistate al campo. | |||
1479 | |||||
Feb. | Firenze | Chiesa Napoli | 200 lance 30 cavalli leggeri e 150 fanti | E’ indotto dai veneziani a disertare nel campo avverso in odio al duca di Calabria Alfonso d’Aragona. I fiorentini gli riconoscono una condotta di 140 lance (560 cavalli), di 25 balestrieri a cavallo in tempo di pace; di 200 lance (800 cavalli), 30 balestrieri a cavalli e 150 provvigionati in tempo di guerra. Gli è concessa una provvigione di 22000 ducati nella prima fattispecie e di 33000 nella seconda. | |
Mag. | Marche Romagna e Toscana | Lascia Pesaro, molesta il contado di Fano, tocca Santarcangelo di Romagna e giunge in Toscana. | |||
Giu. | Toscana e Umbria | Si segnala all’ espugnazione di Casole d’Elsa; affianca Ludovico Gonzaga allorché il marchese di Mantova litiga con Ercole d’Este per la divisione del bottino. Discute a sua volta con Carlo di Montone; viene spostato in Umbria e partecipa alla battaglia di Passignano sul Trasimeno. | |||
Lug. | Toscana | Occupa Monteguidi; fa impiccare il connestabile Farina resosi colpevole ai suoi occhi, sia di essersi difeso con troppo ardore mentre è alla difesa del castello, sia perché nel combattimento sono rimasti uccisi alcuni suoi uomini d’arme. | |||
Ago. | Toscana | Assale inutilmente Marmoraia con dieci squadre di cavalli e molti fanti; cavalca nel Padule in Val di Merse con sedici squadre di cavalli e 1500 fanti, ritorna per la Val di Rosia, dà alle fiamme Montarrenti; rientra a Poggio Imperiale (Poggibonsi). | |||
Sett. | Toscana | Assalito dagli aragonesi a Poggibonsi, è coinvolto nella disfatta fiorentina; trova, tuttavia, il modo di catturare nel corso del combattimento Jacopo d’Appiano che è condotto nella città. Il signore di Piombino viene utilizzato come pedina di scambio per la liberazione di Galeotto della Mirandola e di Marco Pio. Si sposta a San Gimignano e da qui è trasferito nell’aretino perché non va d’accordo con Roberto Malatesta. | |||
1480 | |||||
Mar. giu. | Pesaro | Chiesa | Marche | Con la pace tra le parti i suoi possedimenti sono infestati dalle scorrerie di Girolamo Riario. E’ minacciato anche da Federico da Montefeltro per conto dei pontifici. Ha a sua disposizione 180 uomini d’arme e 100 provvigionati. I ducali gli inviano in soccorso 400 fanti con spingarde e verrettoni. A giugno la sua situazione migliora perché al Riario è prospettata la signoria di Forlì al posto di quella di Pesaro. | |
1481 | |||||
Apr. | Vende per 10000 ducati a Pietro Maria dei Rossi il castello di Torricella sito sulla riva sinistra del Po. | ||||
Ott. nov. | Firenze | Capitano g.le | Emilia Toscana | A metà ottobre passa per Piacenza ove è accolto con tutti gli onori. Passa poi a Firenze dove è condotto dai fiorentini per due anni e mezzo; la provvigione è stabilita in 17000 ducati in tempo di pace ed in 31000 ducati in tempo di guerra. Riceve a Firenze il bastone di capitano generale dalle mani di Lorenzo dei Medici e del consiglio cittadino. Giunge preceduto da un corteo di 16 mule con la divisa sforzesca, seguito da una trentina di “squadreri” o capisquadra, una dozzina di paggi con la giornea (casacca corta tipo sopravveste) di seta decorata degli stemmi del suo casato. Ultimo viene il condottiero, vestito di una giornea color cremisino con drappo d’oro su una cavalcatura con finimenti, staffe e speroni dorati. Dopo due giorni gli sono consegnati anche lo stendardo di Firenze (giglio rosso in campo bianco) ed un elmo cesellato. Il bastone di comando è lo stesso che anni prima era stato consegnato allo zio Francesco Sforza. | |
Dic. | Lombardia | Il suo parere è molto ascoltato nel periodo da Ludovico Sforza. | |||
1482 | |||||
Gen. feb. | Firenze Milano | San Severino Rossi Venezia | Capitano g.le | Lombardia Piemonte ed Emilia | Ai primi di gennaio si porta in Lomellina con Sforza Sforza conte di Borgonovo. A febbraio con Gian Giacomo da Trivulzio e Borella da Caravaggio assedia Roberto da San Severino in Castelnuovo Scrivia. Gli sono inviate molte spingarde che tirano palle di ferro da 8 a 10 libbre l’una. Attacca Calendasco ove si è rifugiato Ottaviano da San Severino e ne ottiene la resa a patti in un solo giorno. Sconfigge Obietto Fieschi; anche il San Severino viene obbligato ad abbandonare la fortezza in cui si è asserragliato. Nell’occasione con il Trivulzio si impossessa di argenterie, cavalcature, muli e vesti appartenenti ai vinti. E’, inoltre, imposta una taglia di 600 ducati agli abitanti. Con la resa di Castelnuovo Scrivia si sposta nel parmense; con il Trivulzio conquista Pontecurone (taglia di 100 ducati agli abitanti ed ottiene a patti dopo due giorni Colorno, altro feudo dei San Severino. Subito dopo affronta Pietro Maria dei Rossi cui toglie Roccabianca; assedia San Secondo Parmense. |
Mar. | Lombardia | Viene richiamato a Milano per un consiglio di guerra con Ludovico Sforza; è sostituito nel comando delle truppe da Gian Giacomo da Trivulzio e da Giampietro Bergamino perché ritenuto inadatto a tale ruolo. Si ritira a fine mese nel suo feudo di Torricella. | |||
Apr. mag. | Lombardia | Esce da Milano e si collega in Ghiaradadda con Pietro Francesco Visconti ed Alberto Visconti. Si colloca a Soncino.. Gli sono consegnati 4000 ducati a valere sulla sua prestanza. A maggio è sempre nel cremonese con Borella da Caravaggio: è sospettato per la sua amicizia con Pietro Maria dei Rossi e con Roberto da San Severino. Sull’Adda presidia Abbadia Cerreto per impedirvi un eventuale attacco veneziano. | |||
Giu. | Firenze | Chiesa | Umbria | Favorisce con Federico da Montefeltro il rientro in Città di Castello di Niccolò Vitelli. Supera la resistenza di Mariano Savelli, assedia la rocca in cui si è rinchiuso il castellano Francesco di Somaglia che si arrende in breve tempo con l’esborso di 3000 ducati. Si sposta da Celle a Città di Castello per controllare i movimenti dei pontifici condotti da Roberto Malatesta. Espugna Citerna. | |
Lug. Ago. | Umbria Marche e Romagna | Nel perugino. Ritorna a Pesaro; ha l’ordine di impedire il passo verso la Romagna alle truppe di Girolamo Riario ed a quelle di Virginio Orsini. Si trasferisce in Romagna con Galeotto Manfredi, gli Ordelaffi e Taddeo Manfredi; a metà agosto aggredisce invano Forlì. A Pesaro è ripreso dai fiorentini che vogliono, da parte sua, un’azione bellica più continua: allo scopo gli è inviato come ambasciatore l’umanista Collenuccio. | |||
Nov. dic. | Marche ed Emilia | E’ pronto a ripartire. Gli devono essere saldati 2000 ducati dai ducali e 2600 dai fiorentini. A dicembre giunge a Ferrara con 50 balestrieri a cavallo e numerosi provvigionati: ad accoglierlo sono Sigismondo d’Este, il Trivulzio, Pietro dal Verme e Marco Pio. Ha l’incarico di presidiare il Borgo Leonino. | |||
1483 | |||||
Gen. | Emilia Romagna e Marche | E’ sempre alla guardia di Ferrara: provvede a rafforzare le opere difensive della Certosa e di Santa Maria degli Angeli. Si reca a a Faenza e ritorna a Ferrara; per l’avvicinarsi del duca di Calabria Alfonso d’Aragona preferisce rientrare a Pesaro. Prende la strada di Argenta e di Ravenna. | |||
Mag. | Venezia | Ferrara Chiesa | Governatore g.le | Marche | Passa al soldo dei veneziani per due anni di ferma ed uno di rispetto. Oltre la protezione dei suoi stati ed il titolo di governatore generale gli sono concesse una provvigione di 50000 fiorini in tempo di guerra e di 30000 in tempo di pace; la condotta è di 300 lance, 40 balestrieri a cavallo e 175 fanti (200 lance, 25 balestrieri a ca vallo e 175 provvigionati in pace); è previsto il suo utilizzo ovunque in Italia. |
Giu. | Marche Umbria | Gli sono consegnati a Pesaro da Giorgio Emo il bastone, lo stendardo di governatore generale ed un anticipo di 17000 ducati. Si muove nel tifernate. Cerca di intercettare un convoglio di foraggi e bestiame scortato da Lorenzo da Castello. Non riesce nel suo intento, per cui può raggiungere Citerna. | |||
Lug. | Marche | Respinge con facilità a Montelabbate un attacco del Riario. Si sente male all’improvviso; trasportato a Pesaro, muore nel suo letto pochi giorni dopo vegliato dalla moglie Camilla. E’ stato con molta probabilità avvelenato dai nemici di Venezia, forse anche su istigazione dell’infido parente duca di Milano Gian Galeazzo Maria Sforza, consigliato dallo zio Ludovico. E’ sepolto nella chiesa di San Giovanni a Pesaro con notevoli difficoltà, perché scomunicato dal papa Sisto IV. I frati zoccolanti si rifiutano di seppellirlo nella loro chiesa sino a che il pontefice cede alle suppliche della vedova. Ritratto con il padre ed il fratello Battista nel “Trittico della crocifissione” di Rogier van der Weyden; forse ritratto con Lorenzo dei Medici nel “Corteo dei Magi” di Benozzo Gozzoli a Palazzo Medici Riccardi di Firenze. Medaglia di Gianfrancesco Enzola (Firenze, Museo Nazionale). Fa costruire a Pesaro la Rocca Costanza, su disegno di Giorgio Marchesi e di Luciano Laurana. Protegge, come il padre, le arti e l’artigianato della città e favorisce l’arte della lana portando a Pesaro abili artigiani. Ricordato in un sonetto del canzoniere di Rambo Almerico. |
CITAZIONI
-“Fu un soldato di vaglia, ebbe anche una certa fama come poeta.” MALLETT
-“Con..nome di valoroso Capitano, e di splendidissimo Signore.” MURATORI
-” Quasi sempre lui era stato un suso la guera, perché lui era uno dignissime capitanio. E era molte amatore dal culte divino.” BERNARDI
-“Egli era principe di qualità nobilissima, di magnificenza singolare, e che con buon governo aveva accresciuto la sua città di popoli, di edifici, di ricchezze e di onori.” BALDI
-“Huomo letterato, e virtuoso, che molto nobilitò d’edifici questa città (Pesaro).” ALBERTI
-“Huomo letterato e virtuoso.” SANSOVINO
-“Fu tra i migliori principi del suo tempo, venerato dai sudditi.” FRANCIOSI
-“Professò con distinzione la milizia..Principe tra ‘ più compiti, splendido, zelante pel vantaggio de’ sudditi, amico delle lettere.” LITTA
-“Passò all’altra vita, coll’aver dopo di se lasciato un gran nome del suo valore e di ottimo principe.” AMIANI
-“Fu valoroso uomo d’armi e prese parte a molte guerre del suo tempo; il che non gli impedì di essere anche un mecenate e mite reggente della città, che a lui deve la costruzione della rocca.” WIKIPEDIA
-“L’intensa vita militare di Costanzo non gli impedì di essere anche un umanista, mecenate e mite reggente della città, che a lui deve la costruzione della Rocca nota come “Rocca Costanza”. La prima pietra del munitissimo castello fu posta il 3 giugno 1474 e occorsero trent’anni per completarla (ma ce ne vorranno sicuramente di più nei restauri attuali che sono in corso da più di vent’anni). Alla sua morte, nel 1483, della rocca erano appena terminati i bastioni, ma i lavori proseguirono con il figlio Giovanni…Fu mai crudele e non si ricordano mai in lui episodi di violenza gratuita, così comuni tra i signori della sua epoca, pur essendo fra i più famosi condottieri di quegli anni. “BAFFIONI VENTURI
-“Era volto alla religione, e ancora onorava i buoni. Rimanendo nello Stato che gli lasciò il padre, lo governò con grandissima diligenza, e dai suoi era molto amato. Riformò alcuni monisteri religiosi, e massime, sendo in Pesaro uno monistero di Santo Francesco d’Osservanza, volle che vi fusse anche di Santo Domenico e riformollo, e miservi l’osservanza e assai favoriva i religiosi di buona vita e costumi. Acconciò molto Pesaro e rifece molte strade..vi ordinò una bellissima rocca e la cominciò dai fondamenti. La libreria, quale l’aveva lasciata suo padre il signor Alessandro, l’accrebbe in più volumi di libri, ch’aveva fatti scrivere e molto era affezionato alle lettere e agli uomini letterari. Era liberalissimo e dava quello che aveva..era in tutte le sue cose splendidissimo: nel vestire, in cavalli, in ogni altra cosa. Era di bellissima presenza e nella disciplina militare si trovò a fare alcuna cosa degna.” VESPASIANO DA BISTICCI
-“Il signor Costanzo habbi molto perso il suo credito (alla conquista di Castelnuovo Scrivia) fra queste gente d’arme, e per modo che non saria alchuno che gli prestasse obedentia: è reputato avarissimo e volere ogni guadagno per sé, non solamente da le gente d’arme ma etiamdio da tuta questa cità; né si vorria mandar più a questa impresa per alchun modo.” Da una relazione di Zaccaria Saggi a Federico Gonzaga riportata dal BATTIONI
-“Costanzo non ha il carisma, né l’abilità, né la cultura, né la corte che può vantare suo cognato Federico da Montefeltro. Tuttavia, nel suo breve itinerario di condottiero e signore di Pesaro.. si misura esattamente con le stesse difficoltà, con gli stessi problemi diplomatici e politici di Federico, con gli stessi pontefici (sono gli ultimi anni di Sisto IV, Francesco della Rovere), con il medesimo Lorenzo de’ Medici, “ago della bilancia” (talvolta in maniera avventurosa) della politica in Italia…Costanzo,..,vive nevroticamente quel medesimo tempo e con minori capacità di autorappresentazione rispetto a Federico, e di conseguenza uno scacco militare come quello patito nella battaglia di Poggio Imperiale al servizio di Firenze..offuscò, magari anche immeritatamente, la sua fama di condottiero.” TOCCI
BIOGRAFIE SPECIFICHE
-G.I. Tocci. A proposito di Costanzo Sforza, signore di Pesaro (1473-1483)
Immagine: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ME2991/7