Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
A – B – C – D – E – F – G – H – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – W – X – Z
Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
COLA DI MONFORTE/COLA DI CAMPOBASSO (Niccolò di Monforte, Cola Gambatesa, il conte Cola) Di Napoli.
Conte di Campobasso e di Termoli. Signore di Campobasso, Termoli, Gambatesa, Serracapriola, Campodipietra, Pontelandolfo, Montorio nei Frentani, Celenza Valfortore, Fragneto Monforte, Ripalimosani, Apricena, Mirabello Sannitico, Pesco Sannita, Pietrelcina, Tufara, Ferrazzano, Campomarino, Castellino del Biferno, Monacilioni, Castelvetere in Val Fortore, Oratino, Commercy. Padre di Angelo di Monforte e di Giovanni di Monforte, nipote di Carlo di Campobasso, genero di Paolo di Sangro.
1415 – 1478 (luglio)

Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altre attività |
………………. | Per timore di essere colpito dalla lebbra come il padre si dà alla vita marinara che, secondo il pensiero medico del tempo, rappresenta un ottimo antidoto per prevenire tale malattia. Arma quindi una nave corsara contro i turchi. Nella sua prima impresa di guerra gli riesce dopo un lungo e sanguinoso scontro di impadronirsi di una galea ottomana. | ||||
1450 | |||||
…………… | Campania | Alla morte del padre Angelo di Monforte Gambatesa eredita il blocco più cospicuo degli stati feudali della sua casata in quanto pervengono sotto il suo controllo anche le terre dei Gambatesa nel Molise ed i castelli di Mirabello Sannitico e di Tufara del nonno Riccardo. | |||
Nov. | Molise | Si sposa a Civitacampomarano con Altobella figlia di Paolo di Sangro, duca di Torremaggiore. La moglie gli porta in dote alcuni beni, tra cui il castello di Ferrazzano. Il matrimonio è stato concordato dal padre di Cola nel 1447. | |||
1452 | |||||
Giu. | Napoli | Firenze | Toscana | Lascia L’Aquila al seguito del duca di Calabria Ferrante d’Aragona per combattere i fiorentini in Toscana. | |
1456 | |||||
Dic. | Campania | Deve fare fronte alle devastazioni provocate dal terremoto che si è abbattuto nella Campania. Pone subito mano alla ricostruzione di Campobasso che vuole interamente riedificata con lo spostamento dell’ abitato giù a valle, l’erezione di un nuovo castello e l’innalzamento di una nuova e più ampia cinta muraria. | |||
1457 | Viene perdonato dal re di Napoli Alfonso d’Aragona con lo zio Carlo di Campobasso per ogni delitto compiuto nel passato. | ||||
1458 | |||||
…………….. | Napoli | Genova | Liguria | Nelle acque liguri con la flotta aragonese ai danni dei genovesi. | |
Giu. | Campania | Alla notizia della morte di Alfonso d’Aragona la sua galea è la prima a volgere la prua su Napoli. | |||
Lug. | Campania | Presta il giuramento di fedeltà al nuovo sovrano Ferrante d’Aragona. | |||
Ago. | Gli è affdato il comando di 3 galee, la sua e di altre 2 appartenenti a Francesco d’Ortona ed al consigliere e segretario regio Matteo di Giovanni. | ||||
Ott. | La galea di Cola di Monforte prende parte con altre ad atti di pirateria ai danni di alcune navi fiorentine: il re incarica l’ammiraglio Bernardo Villamarina di punire i colpevoli; nello stesso tempo gli raccomanda di non toccare gli uomini del Monforte. | ||||
Dic. | Abruzzi | E’ nominato governatore degli Abruzzi. | |||
1459 | |||||
Gen. | Abruzzi | Cerca di mettere pace tra il duca di Sora ed un fratello. | |||
Primavera | Molise | Succede allo zio Carlo nella contea di Termoli con i castelli pugliesi di Campomarino e di Apricena. Durante il suo dominio fa coniare alcune monete in teoria di argento e di rame, in realtà in lega di ferro e rame argentate in modo superficiale. Il condottiero le fa smerciare a Campobasso (suo diretto dominio) ed a San Severo (feudo del suocero). Esse rappresentano da un lato i ceppi e le manette usate dai re di Francia dopo la prigionia di Luigi IX (per alcuni numismatici non si tratta di manette e di ceppi ma del frontespizio di una chiesa); sul rovescio si scorge una croce con la parola Campibassi. Benché i suoi domini non abbiano continuità territoriale, dispersi come sono nei territori di Campobasso, del Molise e del Principato Ultra, la loro disposizione allungata tra i corsi paralleli dei fiumi Biferno e Fortore permette a Cola di Monforte il controllo di una delle vie di accesso alla Puglia. | |||
Sett. | Napoli | Angiò | 33 lance | Raccoglie 400 fanti per conto di Ferrante d’Aragona. Gli è concessa una condotta di 33 lance. | |
Nov. | Molise | Accorre in soccorso dei difensori del castello di Macchiagodena, minacciati da Antonio Caldora. | |||
Dic. | Angiò | Napoli | Abruzzi | Chiede di essere esonerato dal suo ufficio di governatore con la scusa di sorvegliare i suoi possedimenti minacciati, a suo dire, dal Caldora. E’ accontentato; viene invitato dal re Ferrante ad unirsi al campo con le milizie aragonesi, di intendersi sul da farsi con il gran siniscalco Ignazio di Guevara e, nello stesso tempo, di fare pressioni su Carlo di Sangro affinché si mantenga fedele alla causa aragonese. Defeziona, tuttavia, molto presto con Boffillo del Giudice, Ruggero Accrocciamuro e Jacopo Galeota. Alla vigilia di Natale, con Antonio Caldora e Giacomo Montagano cala in Terra di Lavoro alla testa di 900 cavalli per collegarsi con le truppe di Giovanni d’Angiò. Gli viene subito contro Matteo da Capua. | |
1460 | |||||
Gen. feb. | Puglia | Con Giovanni d’Angiò; attraversa i propri possedimenti e guerreggia al suo fianco. Negli stessi giorni il re di Napoli ordina che siano sequestrate nella capitale le sue case: queste sono donate ad Antonio d’Accio, capitano degli uomini d’arme del demanio. | |||
Primavera | Puglia | Ottiene la fortezza di Lucera da Luigi Minutolo. le sue terre sono devastate dalle milizie aragonesi. | |||
Mag. | Campania | E’ in particolare assalito dagli avversari nel contado di Campobasso. | |||
Ago. | Campania | Dopo la sconfitta degli aragonesi a Sarno firma l’appello dei baroni ribelli al papa Pio II affinché abbandoni l’alleanza con il re di Napoli. | |||
Ott. | Abruzzi | Si collega con Jacopo Piccinino. | |||
1461 | |||||
Mar. | Campania | Reagisce con violenza ad un presunto complotto ordito ai suoi danni dai sostenitori di Ferrante d’Aragona: imprigiona l’abate di San Giorgio, di Benevento, che si è rifugiato presso di lui nei mesi precedenti ed impicca con le sue mani il fratello di quest’ultimo il nobile Gorone. | |||
Ago. | Campania e Puglia | Gli aragonesi riescono ad entrare in Capitanata attraverso i passi dell’Irpinia: viene costretto a recarvisi con Ercole d’Este. Avviene ora l’attacco del re di Napoli con i rinforzi ricevuti da Francesco Sforza e dai pontifici. | |||
Sett. | Sotto la minaccia delle artiglierie Pietralcina, Pesco Sannita, Pontelandolfo e Fragneto Monforte si arrendono a patti ai nemici. Il Monforte si porta in Terra di Lavoro al comando di cinque squadroni di cavalleria. | ||||
Ott. | Campania | Appoggia Giovanni d’Angiò con Jacopo Galeota, Giacomo Montagano, Orso Orsini, il conte di Avellino ed il barone della Torella. | |||
Nov. | Campania | In difficoltà. Ad Atripalda con Ercole d’Este. Punta su Guardia Lombardi ove si trovano gli uomini di Antonio Caldora e del Montagano. Viene affrontato da Giovanni Conti e da Antonello dal Borgo. Si trova in difficoltà; da questo mese fino al successivo gennaio le operazioni militari sono inframezzate da negoziati di pace separata con i quali il Monforte, Giacomo Montagano e Carlo di Sangro tendono in sostanza a guadagnare tempo. | |||
1462 | |||||
Gen. | Campania | Sembra volersi arrendere agli aragonesi: chiede in contraccambio il castello di San Martino che appartiene al conte di Ariano Ignazio di Guevara. L’esito è negativo. | |||
Giu. | Campania | Ha sempre il comando di 5 squadre di cavalli. Le sue terre sono depredate da Alessandro Sforza. | |||
Ago. | Puglia | Rientra nei suoi territori a seguito della perdita di Accadia da parte angioina. | |||
Sett. | Campania | Non vuole arrendersi agli avversari dopo la disfatta subita dall’Angiò a Troia; lo Sforza continua a procedere ai suoi danni. Il Monforte prende parte a Trani ad un consiglio di guerra con l’Angiò, Jacopo Piccinino e Sigismondo Pandolfo Malatesta. I nemici raggiungono Pontelandolfo: chiede una tregua e fa pensare alla possibilità di una sua resa. Non viene creduto; l’assedio continua, la terra è espugnata e messa a sacco. Gli è conquistato il castello di Porcina alla cui difesa si trovano 20 uomini d’arme: costoro non oppongono alcuna resistenza e sono lasciati liberi senza armi. | |||
Ott. | Puglia e Molise | Serracapriola (non il castello) si arrende a Roberto da San Severino; Apricena cade anch’essa nelle mani degli avversari che così si appropriano di molte vettovaglie. Sono anche catturati 20 suoi uomini d’arme ed alcuni fanti. Il Monforte si rinserra in Campobasso con Carlo Baglioni. | |||
Nov. | Campania ed Abruzzi | Gli sono conquistati San Martino e Montorio nei Frentani. Prende parte ad un consiglio di guerra che si svolge con Jacopo Piccinino, il principe di Rossano e duca di Sessa Marino di Marzano ed il duca di Sora Giovanpaolo Cantelmi. | |||
Dic. | Campania | Viene escluso da eventuali trattative di pace. E’ assalito in Pontelatone da Alessandro Sforza. | |||
1463 | |||||
Gen. apr. | Puglia | San Severo si ribella agli aragonesi. Cola di Monforte entra nella città e ne organizza la difesa. | |||
Mag. giu. | Puglia | Difende Lucera dagli assalti portati da Alessandro Sforza: fa prigionieri molti cittadini per essere sicuro della loro lealtà. Fa entrare nella città una grande quantità di frumento. A luglio gli abitanti cedono allo Sforza. | |||
Ago. | Puglia | Minaccia Apricena. Subisce numerose scorrerie nelle sue terre ad opera sempre di Alessandro Sforza. | |||
1464 | |||||
………………. | Campania | La situazione si fa disperata. L’Angiò si ritira nell’isola d’Ischia; il Monforte si fortifica con Jacopo Galeota in Campobasso. Si trova in gravi angustie di carattere economico tanto da essere costretto a vendere un suo possedimento ad un medico ed il feudo di Gambatesa ad una zia. Viene alla fine attaccato dal duca d’Atri Giulio Antonio Acquaviva. | |||
mag. giu. | Campania | Gli aragonesi attaccano con forza Campobasso. | |||
Lug. | Molise Emilia e Lombardia | Si rinchiude nella rocca di Termoli. Dopo vani tentativi di riprendere la lotta con l’invio di alcuni messaggeri all’ Angiò (intercettati) non gli resta altro che arrendersi a patti. Non si fida di Ferrante d’Aragona per cui, lasciata la famiglia, si imbarca a Termoli lasciando per sempre il regno di Napoli; giunge a Rimini; è segnalato a Bologna dove si incontra con il Piccinino cui chiede inutilmente del denaro in prestito. Ripara nel mantovano, a Revere; aiutato dal marchese Ludovico Gonzaga, è qui raggiunto dalla moglie e dai figli Angelo e Giovanni. | |||
Nov. | Lombardia | A Mantova. Raccomanda al Gonzaga un servitore di Jacopo Galeota. | |||
1465 | |||||
…………….. | Francia | Si rifugia in Provenza alla corte di Giovanni d’Angiò. Sono con lui anche Boffillo del Giudice e Jacopo Galeota. | |||
Apr. | Lombardia | Si reca nel mantovano per trovarvi la moglie ed i figli ammalati. Chiede un prestito a Jacopo Piccinino, che gli fa avere 100 ducati. Si ammala anch’egli, forse di febbri malariche, nel castello di Revere. | |||
Ago. | Lombardia | Supplica la marchesa Barbara di Hohenzollern di avere il modo di trasferirsi con la moglie a Mantova. E’ in questo periodo che uccide la consorte dopo avere scoperto a Mantova il suo adulterio. | |||
1466 | Francia | Rientra in Provenza. | |||
………………. | |||||
Ago. | Angiò | Francia | Francia | Combatte per Giovanni d’Angiò contro il re di Francia Luigi XI nella guerra del Bene Pubblico. Raggiunge con Jacopo Galeota l’esercito del conte di Charolais e del duca di Borgogna Carlo il Temerario con 900 uomini d’arme, di cui 120 veterani delle guerre italiane. Attacca Parigi; il trattato di Conflans mette fine alla guerra. | |
1467 | |||||
………………. | Angiò | Re d’Aragona | Francia e Spagna | Diviene consigliere di Renato d’Angiò. Prende parte alla campagna per l’autonomia della Catalogna che si sforza di essere indipendente dal re d’Aragona. Combatte in Spagna con i due figli; suo luogotenente è il capitano Barnaba Lancillotto. | |
Ago. | Spagna | Giovanni d’Angiò si accampa a Gerona e si scontra con il principe ereditario, il futuro re Ferdinando il Cattolico: Cola di Monforte è sconfitto con Renato di Lorena (il Vaudemont) ed il Galeota. | |||
1469 | Lazio e Spagna | In Italia su incarico di Renato d’Angiò. Ha il compito di indurre il papa Paolo II ad appoggiare la causa angioina in Catalogna. | |||
1470 | |||||
Dic. | Spagna | Il conflitto in Spagna continua anche dopo la morte di Giovanni d’Angiò. | |||
1471 | |||||
Ott. | Spagna | Milita agli ordini del duca di Lorena. Ha dagli abitanti di Barcellona l’incarico di recuperare Cadaques. Gli avversari occupano Gerona; il conte di Paredes lo sconfigge con Boffillo del Giudice sul fiume Bejes. | |||
1472 | |||||
Apr. | Spagna | Entra in Barcellona; con le lance francesi scompiglia la guardia aragonese presso Paredes: il re Giovanni d’Aragona vi è sorpreso e si salva solo a stento dalla cattura. Cade in suo potere l’intero parco di artiglierie dell’esercito nemico valutato in 12000 ducati. | |||
Lug. | Francia | Accorre alla difesa del Rossiglione. Ritorna presso Renato d’Angiò ed il nipote di costui, il nuovo duca di Calabria Nicola d’Angiò: gli viene concessa la signoria di Commercy nel Bar sulla frontiera con la Lorena. | |||
………………. | Angiò | Francia | Francia | ||
…………… | Borgogna | Francia | Al servizio del duca di Borgogna Carlo il Temerario. | ||
1473 | |||||
………………. | Avuti in prestito (almeno lo si dice) 80000 ducati dal re di Napoli rientra in Italia per radunare 400 uomini d’arme, 100 balestrieri a cavallo e 200 provvigionati. | ||||
Dic. | Piemonte | Soggiorna a Torino con il permesso dei Savoia; si reca a Vercelli dove dimora la duchessa Iolanda sorella di Luigi XI. Nell’uscire dall’ udienza si incontra nell’anticamera con una vecchia conoscenza del tempo delle guerre del regno di Napoli, l’ambasciatore sforzesco Antonio d’Appiano, cui confida i termini della sua missione, vale a dire unire in alleanza i duchi di Borgogna, di Savoia e di Milano, il re di Napoli ed i fiorentini. | |||
1474 | |||||
Gen. mar. | Piemonte | Raduna truppe. Il re di Francia fa pressione sulla sorella e sul duca di Milano affinché impediscano a lui ed al Galeota di arruolare milizie nei loro domini. Non è ricevuto dal duca Galeazzo Maria Sforza e neppure dal suo cancelliere Cicco Simonetta: da Vercelli il Monforte si sposta a Brescia con l’obiettivo di terminare la leva in tale territorio e di tornarsene in Borgogna per la Germania. Anche i veneziani ostacolano lui ed il Galeota la loro missione. Nonostante queste difficoltà riesce ad assoldare per i borgognoni un figlio di Manfredo da Correggio con 40 uomini d’arme e 25 balestrieri a cavallo, un figlio di Uguccione Rangoni con 30 lance e 20 cavalli leggeri, Oliviero da Sommo con 30 uomini d’arme e 30 provvigionati, Gentiluomo della Mancuca con 25 lance e 25 cavalli leggeri, Giacomo da Mantova (dodici uomini d’arme e dodici balestrieri), Antonello da Verona (30 lance e 30 balestrieri): a ciascun condottiero viene data una prestanza pari a tre mesi di paga. Tutti gli uomini, prima di partire, pongono i loro alloggiamenti nel vicentino, nel veronese e nel padovano. | |||
Giu. | Francia | Raggiunge la Borgogna senza salvacondotto del duca di Milano: con lui vi sono anche molti soldati che hanno combattuto in Catalogna e cernite piemontesi. Il duca Carlo il Temerario è assai soddisfatto dei servizi che gli sono stati resi; gli dona un fiore di diamanti del valore di 130 fiorini. Il Monforte è nominato tra i suoi ciambellani. | |||
Lug. | Borgogna | Impero | Germania | Viene inviato in soccorso dell’ arcivescovo di Colonia; prende parte all’assedio di Neuss dove si è rinchiuso il landgravio di Essen. Alla testa di 400 lance italiane e di numerosi fanti si colloca davanti ad una porta presso la cappella di Santa Barbara lungo il Reno. Cerca di occupare un’isola sul fiume che, fornita di numerose colubrine, infligge gravi danni agli attaccanti, specie a coloro che si portano sul fiume per abbeverare i cavalli o per attingere acqua. Cola di Monforte fa passare nottetempo un suo uomo nell’isola; costui all’alba tira con una corda varie barchette di italiani e di piccardi per lo più balestrieri. Solo 120 uomini sono in grado di raggiungere l’isola perché la corda si spezza: costoro sono assaliti da 300 armati i quali uccidono tutti i soldati salvo quelli che si salvano gettandosi a nuoto nel fiume. | |
………………. | Germania | Fa costruire una grossa bastia nei pressi di Neuss; conduce, quindi, con il suo luogotenente Barnaba Lancillotto un attacco generale cui partecipano, dietro gli italiani, i mercenari inglesi. Nel combattimento muoiono 300 uomini d’ambo le parti; tra gli assalitori è ucciso il conte Orso dell’ Anguillara. Inizia delle trattative con gli assediati; è concessa una tregua che viene rotta. Cade nelle mani dei nemici e riesce a salvarsi solo per il sacrificio di due suoi uomini, dei quali uno è catturato e l’altro è ucciso sul posto. Si ammala e si ritira a Malines; il comando è preso dal conte di Chimay sotto cui sorgono notevoli contrasti tra italiani ed inglesi; i tedeschi occupano una trincea per la scarsa vigilanza degli italiani. Guarito, rientra al campo. | |||
Nov. | Francia | Si trova a Bohain-en-Vermandois. Incarica Gaspare dell’Aquila di reclutare nuove truppe in Italia. | |||
1475 | |||||
Mag. | Germania | Con Jacopo Galeota sconfigge le truppe del marchese di Brandeburgo giunte in soccorso di Neuss. Dopo un intenso fuoco di artiglieria il duca di Borgogna dà l’ordine di attacco. Le prime schiere tedesche sono messe in fuga con numerose perdite tra morti e feriti; all’avanzata dei rinforzi Jacopo Galeota si congiunge con il Monforte; i due condottieri tornano all’assalto anche se non sono appoggiati dagli arcieri del Chimay rimasti distanziati. I nemici assalgono ora i borgognoni con un più grande numero di fanti e di cavalli; il Galeota e Cola di Monforte vengono soccorsi a loro volta da Oliviero de la Marche e dal Chautrainnes. Il duca di Sassonia e gli altri principi tedeschi sono costretti a ripiegare verso Colonia. Cola di Monforte e Jacopo Galeota fanno strage dei fuggitivi. Nello stesso mese si rivolge all’oratore sforzesco Giovanni Pietro Panigarola affinché si faccia mallevadore presso il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza per un ingaggio alla fine della sua ferma in Borgogna. | |||
Giu. | 237 lance 132 cavalli leggeri | Germania | Si trova sulle rive del fiume Erft per contrastare gli avversari che hanno rotto una tregua. Attacca i tedeschi che sono di nuovo nuovamente: tra gli imperiali si contano 2000 morti, compresi quelli che sono annegati in un disperato tentativo di fuga: il mattino seguente i corpi sono raccolti in diciotto carri e per tre giorni si pescano solo cadaveri nel Reno. I tedeschi riconquistano una trincea; falliscono tutti i tentativi degli uomini d’arme italiani di riavere la posizione. Alla fine i borgognoni vengono obbligati a lasciare l’assedio. La compagnia di Cola di Monforte è composta di 237 uomini d’arme, 132 balestrieri a cavallo, 27 tedeschi addetti alle artiglierie, un furiere, un medico, due cappellani, due segretari e trentotto muli per i bagagli personali. | ||
Lug. | Belgio e Francia | Viene inviato nelle Fiandre; da qui si trasferisce nel Lussemburgo con 100 lance per timore di eventuali attacchi francesi alla regione. Affianca poi il duca di Borgogna in Lorena; assedia e conquista Buey, Charmes, Dompaire, Epinal ed altre terre. | |||
Ago. | Francia | Stringe d’assedio Conflans alla testa di 13000/14000 uomini e molti pezzi di artiglieria. | |||
Sett. | Francia | Con il duca di Namur occupa il forte castello di Condé, che viene concesso in feudo al figlio Angelo. Si sposta all’assedio di Nancy. | |||
Nov. | Francia | Entra solennemente in Nancy con Carlo il Temerario. Altri feudi sono concessi a Cola di Monforte ed al figlio Giovanni. | |||
Dic. | Francia | In Lorena. Il duca di Borgogna, alla presenza dei suoi consiglieri, degli ambasciatori stranieri e di ospiti eminenti come Federico d’Aragona, figlio del re di Napoli, istituisce con solenne cerimonia le sue “ordinanze”, cioè le truppe permanenti del ducato costituite da 2000 lance divise in 20 compagnie agli ordini di altrettanti condottieri. Tra costoro figurano anche i figli di Cola di Monforte. Di fatto con il passaggio dal sistema delle condotte a quello dell’esercito permanente viene ridimensionato il ruolo di un condottiero come il Monforte. Si sdegna per tale misura tanto più che si ritiene creditore di una grossa somma che non gli è mai stata pagata. | |||
1476 | |||||
Gen. | Francia e Spagna | Scontento della situazione, anche per la presenza in Borgogna del figlio del re di Napoli Federico d’Aragona, chiede licenza al duca per un viaggio da compiersi in Spagna (un pellegrinaggio al santuario di San Giacomo di Compostela). | |||
Feb. | Borgogna | Cantoni Svizzeri | Svizzera | Richiamato, è al fianco di Carlo il Temerario nella disastrosa giornata di Grandson. | |
Apr. | Francia | Si reca in Bretagna per rendere visita al duca Francesco cui si ritiene legato da vincoli di parentela. E’ accolto con tutti gli onori e gli è donata una somma di denaro: si sfoga nei confronti del duca di Borgogna dal quale si sente trascurato. | |||
Mag. sett. | Francia | Ha probabilmente contatti anche con il re di Francia specie quando il Dunois, governatore del Delfinato, ha l’ordine di lasciare libero un messaggero cui sono state tolte alcune sue lettere. Si parla anche di suoi contatti con Luigi XI tramite un medico, Simone da Pavia, che lavora a corte: il Monforte chiede 20000 scudi, una contea in Francia pari a quella di Campobasso in termini di rendita annua, una condotta di 400 lance; in cambio, secondo le fonti francesi che riportano tale voce, si dichiara pronto a defezionare nel campo francese dopo avere ucciso o catturato il duca di Borgogna. Luigi XI tarda a rispondere al Monforte; il condottiero informa delle trattative Carlo il Temerario il quale non presta fede all’ informazione. Il Monforte si incontra anche con Filippo di Savoia; preferisce ritornare dove i suoi due figli combattono e riprendere il suo posto. A Metz: da lì fronteggia Renato di Lorena che sta per riconquistare il suo ducato. Si collega con il Bièvre che presidia Nancy, assume la direzione della campagna difensiva che si presenta molto ardua per la scarsezza di uomini e per la sfiducia generale. Consente alla capitolazione del figlio Giovanni, che difende una città, perché non può inviargli soccorsi; pure la situazione di Nancy si fa sempre più precaria. Fa rafforzare Condé e Pont-à-Mousson; con il Bièvre invia propri emissari nelle Fiandre ed in Piccardia a raccoglievi uomini e denari. Si congiunge con le compagnie portate dal du Fay, luogotenente del Lussemburgo, e le conduce in soccorso di Nancy. Viene però bloccato tra Thionville e Metz perché il vescovo della città tarda nel dare il passo alle truppe: si stabilisce di aspettare 5000/ 6000 uomini che devono essere condotti dalle Fiandre dal conte di Chimay, Filippo di Croy. Costoro tardano a giungere e Nancy perviene in potere dei nemici. Vi è un nuovo consiglio di guerra; si decide di unirsi con le forze di Carlo il Temerario. | |||
Ott. | Francia | Assedia Nancy. Il duca di Borgogna sosta a Pont-à-Mousson e si ritira a Thionville e nel Lussemburgo per riposare con tutti i membri della sua corte. Il Monforte resta all’assedio della città e ne impedisce il vettovagliamento. E’ in questo periodo che si creano le premesse per la sua diserzione dal campo borgognone: le notizie fornite al riguardo da contemporanei e da testimoni sono scarse e malsicure. Vanno dall’ impossibilità di riscuotere le somme che gli spettano ad accuse di ingratitudine e di indifferenza, ad un oltraggio, uno schiaffo, che gli è inflitto da Carlo il Temerario in un moto d’ ira. Durante l’assedio di Nancy, infatti, è catturato dai borgognoni Siffredo di Baschi (il Sifron del Commynes) che, per amicizia verso il duca di Lorena, avrebbe voluto raggiungere quest’ ultimo nella città. Il Baschi è portato davanti al duca di Borgogna ed è ordinata la sua impiccagione: Cola di Monforte e Jacopo Galeota, che lo conoscono bene per averlo avuto amico in Provenza, si interpongono invano in suo favore. Il duca rimane fermo nella sua decisione. Il Monforte lo apostrofa con coraggio ed informa il borgognone che l’atto avrebbe avuto conseguenze sui prigionieri caduti nelle mani dei lorenesi: viene schiaffeggiato da Carlo il Temerario. Siffredo da Baschi è impiccato ed il duca di Lorena esercita feroci rappresaglie sui prigionieri borgognoni che sono impiccati ai merli. Secondo i detrattori del condottiero è, al contrario, Cola di Monforte colui che avrebbe fatto impiccare Siffredo da Baschi perché coinvolto con lui in una congiura ai danni del duca di Borgogna. | |||
Nov. | Francia | Ai primi del mese tutto è pronto per l’assedio di Nancy: alcuni capitani, tra cui il Monforte, consigliano Carlo il Temerario di sospendere l’impresa a causa dei rigori della stagione e di riprendere le operazioni nella primavera seguente: il duca di Borgogna si mostra sordo a tale parere. Anzi in uno dei tanti consigli di guerra accusa il Monforte, che è tra i fautori di una strategia più prudente, di essere un codardo. | |||
Dic. | Francia | Invia suoi ambasciatori a Commercy a parlamentare con alcuni francesi; egli medesimo si porta a Saint- Nicolas-de-Port a colloquio con dei lorenesi. | |||
1477 | |||||
Gen. | Lorena | Borgogna | Francia | Passa al servizio del duca di Lorena. Quattro giorni prima della battaglia di Nancy abbandona il campo e porta con sé 180 uomini d’arme; dopo due giorni lo seguono anche i figli Angelo e Giovanni con altre 120 lance. Tutti si dichiarano al servizio del re di Francia allora in tregua con il duca di Borgogna. Cola di Monforte stabilisce di presentarsi a Nancy dal duca di Lorena, prende la via di Vaindoevre ed a Saint-Nicolas-de-Port muta uniforme; dalla croce di Sant’Andrea passa a quella di Gerusalemme simbolo del duca lorenese. Si incontra con Renato di Lorena, gli chiede la riconferma del castello di Commercy, si incarica di chiudere con le sue truppe il ponte di Bouxières e di occupare Condé, tagliando in tal modo ogni possibile ritirata all’esercito borgognone. Avviene quanto da lui previsto; gli svizzeri vincono con facilità e Carlo il Temerario muore nel campo di battaglia. I borgognoni in fuga si dirigono verso Thionville e Lussemburgo e trovano il passo sbarrato dagli uomini di Cola di Monforte; colti alle spalle dagli svizzeri, costoro cercano scampo gettandosi nel fiume. Più della metà dei morti è data dagli annegati o dagli uomini uccisi in acqua dagli svizzeri. Disprezzato e respinto dai tedeschi del duca di Lorena, il Monforte si rifugia a Condé-sur-Northen presso Metz. | |
Mar. | Viene contattato dai veneziani per passare ai loro stipendi: avanza grandi pretese che allungano i negoziati condotti con Francesco Querini. | ||||
Apr. giu. | Piemonte | Si ritrova senza alcuna condotta e rientra in Italia. Attraversa con il permesso i territori controllati da Guglielmo di Monferrato. Ad Alessandria chiede il passo per la Lombardia al duca di Milano. La risposta è negativa. Fa allora muovere a piccoli gruppi i suoi uomini verso il veneziano (400 cavalli e 300 tra fanti e balestrieri). | |||
Lug. sett. | Lombardia e Veneto | Si reca a Milano; viene negato il lasciapassare ai suoi uomini d’arme. Nel bresciano; da qui si porta a Venezia per esservi ascoltato dal Consiglio dei Savi. Gli è concessa una condotta di 500 cavalli per due anni di ferma ed uno di rispetto; sono anche assunti quattro connestabili e cinque maestri d’artiglieria (bombardieri) che hanno militato ai suoi ordini. Viene raccomandato ai veneziani da Renato d’Angiò che sempre mantiene la stima nei suoi confronti non facendo caso a quanto gli è successo con Carlo il Temerario, né alle dicerie che vi girano intorno. A Brescia è raggiunto dal figlio Angelo che cerca anch’egli di trovare un contratto di condottiero in Italia. Sempre nel mese effettua a Brescia una prima rassegna dei suoi uomini che non provoca una buona impressione nel provveditore Lorenzo Loredan. La prima impressione è pessima sia per quanto riguarda l’equipaggiamento che le cavalcature troppo magre a causa del lungo viaggio. Le truppe sono sparpagliate negli alloggiamenti del retroterra per evitare che il peso della compagnia cada sugli abitanti della città. | |||
Ott. | 482 vavalli | Lombardia | Dopo dieci giorni fa sfilare nella piazza del duomo di Brescia 482 dei 500 cavalli che sono previsti dalla condotta: l’intera compagnia è equipaggiata a nuovo con armi acquistate nello stesso bresciano. La rassegna seguita con le esercitazioni militari ed il Loredan a cambiare la prima valutazione. | ||
Nov. | Venezia | Impero Ottomano | Governatore g.le | Friuli e Croazia | Ai primi del mese lascia il campo di Chiari; raggiunge il Friuli per affrontarvi i turchi che si sono spinti oltre il Tagliamento facendo stragi, saccheggi, incendi e molti prigionieri, specie bambini. Lo raggiunge Zaccaria Barbaro provveditore di Treviso; con gli altri provveditori del Friuli Paolo Morosini, Giovanni Mocenigo e Bernardo Giustinian punta su Monfalcone ed Aquileja per potere controllare le difese poste sull’ Isonzo; a Cherso. |
Dic. | Friuli | Invia un memoriale al Collegio dei Pregadi in cui fa una proposta sul riordinamento delle truppe: indica la necessità di variare la tipologia dei combattenti (lance, cavalli leggeri, balestrieri a cavallo, schioppettieri, picchieri) allo scopo di disporre di una forza duttile, sia per la fase difensiva, sia per quella offensiva che deve risultare dinamica, in grado di spostarsi con rapidità sul territorio | |||
1478 | |||||
Gen. | 408 cavalli | Veneto e Friuli | A Conegliano, alla rassegna dei suoi uomini. Molti di costoro hanno disertato le sue file per cui il Monforte cerca di evitare l’ispezione. Lorenzo Loredan insiste per passare in rivista tutto ciò che resta della sua compagnia e riscontra la presenza di soli 408 cavalli. Il Senato ordina che gli sia riconosciuta la paga per tutta la condotta completa a causa delle necessità della guerra. Rientra in Friuli; è raggiunto dal provveditore Vittore Soranzo che gli raccomanda di procurarsi esperti esploratori per conoscere giorno per giorno i movimenti degli avversari. Gli sono inviati in rinforzo oltre 1000 uomini d’arme, 1000 balestrieri a cavallo ed altri 1000 cavalli leggeri. | ||
Feb. | Friuli | Gli viene consegnato il denaro per una paga. | |||
Apr. | Friuli | La Serenissima non risparmia elogi al suo operato. A lui, a Deifobo dell’ Anguillara, ad Antonello da Forlì (in caso di suo passaggio nelle file dei veneziani) ed a Galeotto da San Severino è dato il comando di un quarto delle lance spezzate che hanno già già militato agli ordini di Bartolomeo Colleoni. | |||
Mag. | Croazia | Viene sostituito nel comando da Carlo di Montone. Gli è dato l’incarico di ispezionare Castelnuovo ed altre località dell’Istria. | |||
Lug. | Veneto | Muore a metà mese, forse di peste, a Padova. Per altre fonti muore in Friuli per il dispiacere delle razzie turche cui non ha saputo far fronte. La compagnia passa agli ordini dei figli. |
CITAZIONI
-“Il nome del conte di Campobasso suona non altrimenti che quello di Iago..sempre che si viene a narrare la rovina e la morte del duca di Borgogna, Carlo il Temerario. E con colori molto neri..la sua figura d’insigne traditore fu dipinta da drammaturghi e romanzieri, e fra questi da Walter Scott, il quale, accennandola di scorcio nel Quintino Durward (1823) e disegnandola spiegatamente nell’Anne of Geierstein (1829), le ha conferito popolarità e le ha procacciato, da parte d’innumeri e ingenue anime di lettori, odio, disprezzo e quelle imprecazioni che alle labbra salgono proprio dai precordi.” CROCE
-“E’ Walter Scott a far notare che “non vi è tradimento immaginabile da mente umana che il suo corpo e la sua anima non siano disposti a commettere”, ma l’abbandono della causa borgognona da parte di Cola di Monforte nella vicenda di un soldato che aveva sempre osservato la lealtà costituì un momento eccezionale.” MALLETT
-“Homme de très-mauvaise foy et très périlleux.” COMMYNES
-“Valoroso capitano di militia.” ALBERTI
-“E’ da una ferma fama biasimato.” EMILI
-Con Jacopo Galeota “Passaient pour habiles capitaines.” DE BARANTE
-“Maudit soit-il qui fit la trahison!../Puis ordonné que aux chiens soit donné/ Le forsené comte de Campobasso,/ Les adherens et tous ceulx de sa race!” Da una canzone di ANONIMO coeva al preteso tradimento di Cola di Monforte
-“Uno dei più richiesti condottieri del tempo.” (Contatto con l’ambasciatore sforzesco in Borgogna (maggio 1475) alla ricerca di una condotta nel ducato di Milano) “Era il primo segno di un disagio destinato a crescere e che nasceva, anche, da una scarsa condivisione delle strategie militari adottate dal duca (accordate ad un’impulsività tattica insociabile con il pragmatico tecnicismo del costume bellico italiano) e della brutalità con la quale il Temerario teneva la disciplina in campo, di cui più volte fecero le spese le truppe italiane.” STORTI
-“Uomo di molta autorità.” TOMACELLI CAPECE
-“Non ha nulla a che fare con Cola di Monforte, conte di Campobasso il rimatore di cui il Mondadori pubblicò le rime in “Rimatori napoletani del ‘400” (Caserta 1885) e il Pellegrini scrisse in “Cola di Monforte, conte di Campobasso” (Cerignola 1892). Come ha dimostrato il Croce (“Rettificazioni di dati biografici riguardanti Cola di Monforte”, in Atti Reale Accademia di Scienze Morali e Politiche, LV), il rimatore è posteriore al conte.” PIERI
-“Famoso condottiero del secolo XV.” ARGEGNI
Fonte immagine: centrostoricocb