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CECCO ORDELAFFI Di Forlì. Fratello di Pino Ordelaffi, padre di Antonio Maria Ordelaffi, genero di Sigismondo Pandolfo Malatesta e di Astorre Manfredi.
Signore di Forlì.
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1435 – 1466 (aprile)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1435 | Romagna | Suo padrino di battesimo è Guelfo di Dovadola. Alla cerimonia prendono parte i rappresentanti di Niccolò Piccinino, di Niccolò Fortebraccio e di Lionello d’Este. | |||
1436 | |||||
Lug. | Romagna ed Emilia | Vi è una sollevazione popolare in Forlì; Cecco Ordelaffi viene allontanato dalla città. E’ condotto dal padre Antonio a Spilamberto presso i Rangoni. | |||
1441 | |||||
Sett. | Romagna | Può lasciare Spilamberto e rientrare in Forlì con il fratello Pino sotto la scorta di Gherardo Rangoni. | |||
1442 | |||||
Mag. | Romagna Toscana | E’ costretto a lasciare la Romagna per essere inviato in ostaggio a Firenze con la madre. Il condottiero Stefano di Nardo, il futuro cardinale Stefano Nardini, lo conduce con sé a piedi fino a Castrocaro Terme. | |||
Ago. | Romagna | Con il fratello Pino viene richiamato dal padre a Forlì. Sono entrambi ricevuti dai cittadini con attestati di allegria. | |||
1447 | |||||
Apr. | Romagna | E’ deciso il suo matrimonio con Lucrezia Malatesta figlia del signore di Rimini Sigismondo Pandolfo. Sempre nel mese è infeudato di Forlì dal papa Niccolò V con il padre ed il fratello Pino. La cerimonia d’investitura costa agli Ordelaffi 5000 lire. | |||
Nov. | Romagna | E’ accolto in Rimini dal futuro suocero. | |||
1448 | |||||
Ago. | Romagna | Alla morte per peste del padre Antonio ne è nominato erede con il fratello Pino: a causa della giovane età dei due Ordelaffi la signoria viene esercitata da un comitato di reggenza di cui ne fanno parte la madre e lo zio Ugo Rangoni. | |||
Nov. | Venezia | Milano | 300 cavalli | Romagna Lombardia | Per impratichirsi nel mestiere delle armi lascia Bertinoro e si dirige verso la Lombardia. Combatte al servizio dei veneziani; si ferma a Bagnolo Mella; raggiunge il Malatesta a Fontanella per contrastare le truppe della Repubblica Ambrosiana. |
1450 | |||||
Gen. | Romagna | Rientra in Forlì con 20 cavalli. Dopo tre giorni si reca a Rimini affinché sia celebrato il suo matrimonio con Lucrezia Malatesta. | |||
Apr. | Lombardia | ||||
Giu. | Romagna | Con Sigismondo Pandolfo Malatesta a Ravenna. Da qui prosegue per Forlì in quanto la guerra ha avuto termine. | |||
1451 | |||||
Mag. | Venezia | Romagna | Ritorna agli stipendi dei veneziani, che lo considerano loro raccomandato; è pure aggregato al patriziato veneto. Per tale motivo sarà dipinto il leone di San Marco nel cortile del palazzo sopra l’arco del volto che guarda verso il giardino interno. | ||
Lug. | Romagna e Veneto | Dopo la rassegna tenuta dal collaterale Belpetro Manelmi tocca Ravenna, Chioggia e si reca a Venezia dove è accolto con tutti gli onori dal doge Francesco Foscari che gli va incontro al suo ingresso nel Palazzo Ducale. Nell’ occasione sono ad aspettarlo cento patrizi della Serenissima che indossano tutti un vestito simile al suo. Rientra a Forlì. | |||
Dic. | Romagna | A Faenza per presenziare alle nozze del signore della città Giovanni Galeazzo Manfredi con Parisina della Mirandola. | |||
1452 | |||||
Sett. | Venezia | Milano | 300 cavalli | Romagna ed Emilia | Esce da Forlì con la sua compagnia e per la via di Lugo raggiunge Correggio. Combatte per i veneziani le truppe di Francesco Sforza divenuto duca di Milano. Si tratterrà in tale territorio fino al termine dell’anno. |
1453 | |||||
Gen. | Romagna ed Emilia | Rientra a Forlì in incognito con pochi cavalli ed alcuni familiari; nella città viene ospitato dal suo cancelliere. Ne riparte subito. Durante il tragitto tocca Bologna (dove si incontra con il legato pontificio), Modena, Spilamberto e Correggio. | |||
Ago. | Romagna | A Forlì con i suoi uomini alloggiati a Ronco e nei villaggi vicini a spese dei contadini: è la prima volta che gli Ordelaffi utilizzano tale metodo per mantenere le proprie truppe. | |||
Ott. | Lombardia | Fronteggia lo Sforza presso Ghedi con 400 cavalli e 100 fanti. Costretto ad arrendersi per l’uccisione della cavalcatura che gli provoca la rottura della spalla, è condotto alla presenza del duca di Milano: durante la sua convalescenza viene a trovarlo Tiberto Brandolini. | |||
Nov. | Lombardia e Romagna | Liberato alla condizione di non riprendere le armi e di ritornare in Romagna, si incontra a Cremona con la moglie dello Sforza Bianca Maria Visconti; prosegue direttamente per Forlì. | |||
1454 | |||||
Primavera | Romagna e Veneto | Si reca a Ravenna ed a Venezia, dove è ospitato da Marino Lion. Si trattiene nella città quindici giorni, giusto il tempo perché sia promulgata la pace tra i contendenti. | |||
Ago. | Veneto | Ad Abano Terme con la madre per curarsi una spalla. | |||
Ott. nov. | Romagna | A Forlì al centro di una rivolta popolare all’inizio a suo favore, contraria in ogni caso al governo dello zio Ugo. Poiché la sommossa si aggrava chiede ausilio ad Astorre Manfredi che accorre nella città con molti uomini della Val di Lamone insieme con diversi fanti veneziani che giungono da Ravenna agli ordini di Antonio Loredan. Qualche impiccagione ed un bando, con il quale viene promessa la liberazione a chiunque uccida un nemico della sua casata (con confisca a suo favore dei beni dell’ucciso, la consegna di 400 ducati ed un vitalizio) riportano la calma. La tregua si rivela di breve durata perché lo zio Ugo Rangoni finisce per riprendere il sopravvento. Cecco Ordelaffi teme per la propria vita e si rifugia nella rocca di Forlimpopoli da dove è in grado di controllare meglio la situazione. Raggiunge presto un compromesso con il congiunto. | |||
Dic. | Romagna | Fa arrestare il castellano di Forlì Francesco di Matteo colpevole di non avere rivelato un trattato ordito da Tiberto Brandolini volto ad impadronirsi della signoria di Forlì. | |||
1455 | |||||
Mar. | Romagna | Si trova nella sala grande del suo palazzo con molti cittadini: fa arrestare Filippo Denti che si è espresso criticamente nei suoi confronti. L’uomo è rinchiuso nella rocca di Ravaldino dove sarà ucciso. | |||
Mag. | Romagna | Si incontra a Forlì con Jacopo Piccinino; agevola il condottiero nella sua scorreria nel senese. A Venezia con Ugo Rangoni. | |||
Giu. | Romagna | Riceve il legato pontificio l’arcivescovo di Ragusa Giacomo di Recanati che in marcia alla testa delle milizie sforzesche che devono affrontare in Toscana il Piccinino. | |||
Dic. | Romagna | Sono annullate le sue nozze con la figlia del Malatesta: si decide per il suo matrimonio con Elisabetta Manfredi, figlia anch’essa del signore di Faenza Astorre, cui un’altra figlia è stata promessa al fratello Pino. | |||
1456 | |||||
Gen. | Romagna | A Faenza con il fratello Pino per il suo matrimonio. A fine mese è attaccato di nascosto alla porta del duomo e della chiesa di San Mercuriale un cartello del legato pontificio di Bologna con il quale i due fratelli sono convocati a Roma. Ispiratore dell’ iniziativa è Tiberto Brandolini. | |||
Feb. | Veneto | A Venezia per chiedere l’intervento della Serenissima nella vicenda che lo vede coinvolto con Tiberto Brandolini. | |||
Giu. | Romagna | Accoglie in Forlì Carlo Gonzaga. | |||
Lug. | Romagna | Si incontra a Villafranca con il suocero Astorre Manfredi. | |||
Sett. | Romagna | Raggiunge a Faenza Astorre Manfredi a causa della peste che ha colpito Forlì. | |||
1458 | |||||
Mag. | Emilia | A Ferrara. Accompagna il papa Pio II nel monastero di Sant’Antonio. | |||
1459 | |||||
Feb. | Toscana | Rende omaggio al papa a Siena; viene armato cavaliere nella chiesa di San Giovanni. | |||
Apr. | Toscana | Si trova a Firenze con il suocero, il Malatesta e Taddeo Manfredi. Con tali signori è costretto a reggere sulle spalle la lettiga del pontefice fino al palazzo preparato per quest’ultimo in Santa Maria Novella. | |||
1460 | |||||
Apr. | Romagna | Cinge Forlì di nuove mura. | |||
Mag. | Forlì | Imola | Romagna | Nasce il figlio Antonio Maria: padrini di battesimo del bambino sono il cardinale Orsini e Bartolomeo Colleoni. Sempre nel mese soccorre il suocero contro il nipote Taddeo Manfredi. Si avvia a Faenza alla testa di numerose truppe, tocca Solarolo; a seguito di una scaramuccia induce gli avversari a ritirarsi. Dopo pochi giorni rientra a Forlì. | |
Lug. | Romagna | Cerca di riconciliare Carlo Manfredi con il padre Astorre. Quest’ultimo, informato che il figlio si è rifugiato a Forlì, intima al genero la sua consegna. Cecco si reca a Faenza, ma non riesce a smuovere l’ostinazione del suocero. Carlo Manfredi lascerà Forlì a fine novembre affiancato da soli 4 cavalli. | |||
1462 | |||||
……………. | Romagna | Il malcontento contro il governo di Ugo Rangoni si accresce e mette in dubbio la signoria degli Ordelaffi in Forlì. Cecco fa pressioni sulla madre Caterina affinché convinca il fratello Ugo ad allontanarsi dalla città. Ha successo e Cecco Ordelaffi diviene effettivo signore di Forlì: tutti i fautori del Rangoni devono abbandonare le loro cariche. | |||
Ago. ott. | Veneto | Si reca a Venezia per incontrarvi il nuovo doge Cristoforo Moro; sulla via del ritorno sosta nella basilica di Sant’Antonio a Padova. Dopo la sconfitta di Cesano patita dal Malatesta ad opera dei pontifici, con il fratello Pino non prende parte direttamente alla lotta contro il signore di Rimini nonostante l’invito del vescovo di Sessa Angelo Geraldini: si accontenta di dare libero e sicuro transito a truppe e vettovaglie dell’esercito di Astorre Manfredi e di quello ecclesiastico. | |||
Dic. | Forlì | Faenza | Romagna | Respinge a Casemurate un’incursione di Carlo Manfredi (riappacificatosi con il padre); recupera il bestiame razziato per lo più ai Malatesta: cattura alcuni uomini d’arme. Il Manfredi per rappresaglia impedisce ai forlivesi di acquistare granaglie nei suoi territori. | |
1463 | |||||
Estate | Chiesa | Rimini | Marche | Al comando di 300 cavalli e di 100 fanti assedia in Fano Roberto Malatesta: le truppe dovrebbero essere comandate dal fratello Pino che non può invece muoversi perché si è ammalato all’improvviso. Cecco è sospettato di avere tentato di avvelenare il fratello; ciò fa scattare l’odio fra i due Ordelaffi alimentato anche dalla madre e dallo zio. Ai primi di luglio in conseguenza anche di nuovi dissapori ordina ad Ugo Rangoni di abbandonare Forlì. | |
1464 | |||||
Mar. | Lombardia | Si dirige in Lombardia per fare ottenere una condotta al fratello di cui non tollera più la presenza alla corte di Forlì. La condotta viene stabilita con il Colleoni; Pino Ordelaffi passa agli stipendi dei veneziani. | |||
Mag. | Romagna | Accompagna fino a Villanova il fratello diretto in Lombardia. | |||
1466 | |||||
Apr. | Romagna | E’ ammalato. Il suo ministro Francesco Bifolci esercita il mandato in modo disonesto. I fautori del fratello approfittano della situazione ed istigano la popolazione contro l’esosità e le ruberie del Bifolci. Pino Ordelaffi, rientrato da Venezia, cavalca il malcontento e minaccia pubblicamente il ministro. Sostenitori del fratello penetrano nel palazzo ed incarcerano Cecco con moglie e figli nella torre dell’Orologio. Vi è un tentativo di avvelenamento da parte della cognata Barbara che viene sventato dalla moglie Elisabetta; alla fine uno dei congiurati Guido Gambaraldi irrompe nella prigione ed uccide Cecco Ordelaffi con un colpo di stiletto al cuore. Le cronache locali narrano, per celare l’assassinio, di una morte per malattia e di solenni funerali indetti da parte del fratello Pino. Cecco Ordelaffi è sepolto nella chiesa di San Francesco. Abbellisce Forlì, aggiusta le mura, rafforza la rocca di Ravaldino e pone la prima pietra del nuovo Palazzo del Podestà. |
CITAZIONI
“Di Cecco Ordelaffi rimane.. l’immagine di un signore a metà, amato forse dal suo popolo, effigiato in modo troppo anonimo e con tratti di maniera in una medaglia che non ne ricostruisce il volto. Rimane la vaga apparizione di un cavaliere in veste da camera che febbricitante esce a cavallo dalla loggia delle guardie, la lancia in resta, a domare con la propria imponente figura una folla inferocita.. un cavaliere come quello che campeggia nella lunetta del portale di Marino Cedrini che forse (ancora forse) proprio Cecco volle raffigurare nelle sembianze di San Valeriano.” SPADA
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