Cavalleria

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Last Updated on 2012/09/29

Con il termina si designa innanzitutto l’insieme dei combattenti a cavallo. Il punto di forza della cavalleria pesante è la sua capacità d’urto. Ancora nei primi anni del Cinquecento il suo intervento continua a rappresentare il momento decisivo nella battaglia per la grande forza che possiede nei confronti della fanteria. Una efficace carica di cavalleria dipende da un’ampia serie di fattori interdipendenti come la natura del terreno, la qualità dei cavalli a disposizione ed il peso dell’armamento. Condizionata da tutti questi elementi, l’azione va lanciata ad una distanza che permetta la massima spinta contro il nemico. Con l’evoluzione del tempo, la cavalleria è costretta ad adattarsi alle nuove condizioni di lotta, specialmente quando le armi da fuoco accrescono la capacità operativa degli schieramenti avversari: il procedimento della carica in massa al galoppo si appalesa insufficiente per superare la resistenza dei quadrati (creati sul tipo dello schieramento oplitico o della falange macedone) utilizzati dai combattenti a piedi. L’uomo d’arme scompare nella seconda metà del secolo; una parte della cavalleria diventa leggera ed una parte accoppia l’arma da fuoco all’arma bianca. Il medesimo termine qualifica anche la dignità cavalleresca che si consegue all’interno di gruppi di guerrieri legati ad un medesimo capo. Tali gruppi, caratterizzati dal cingulum, la cintura cavalleresca, sono segnati da speciali cerimonie d’iniziazione e dall’ assunzione di particolari insegne che, a partire dal XIII secolo, si formalizzano (sproni, elsa della spada e morso del cavallo dorati; cinturone rinforzato di borchie di metallo, mantello foderato di ermellino).

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