CASTRUCCIO CASTRACANI

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Castruccio Castracani
Castruccio Castracani, Antonio Locatelli, 1837

Last Updated on 2023/12/08

CASTRUCCIO CASTRACANI  (Castruccio degli Inteminelli, Castruccio degli Antelminelli)  Di Lucca. Di famiglia guelfa.

Ghibellino. Duca. Signore di Lucca, Pistoia, Pisa, Sarzana, Carrara, Montignoso, Pontremoli, Lerici. Padre di Arrigo Castracani e di Valeriano Castracani, cugino di Francesco Castracani.

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Serravalle Pistoiese, Rocca Nuova detta anche Rocca di Castruccio
Serravalle Pistoiese, Rocca Nuova detta anche Rocca di Castruccio

1281 (marzo) – 1328 (settembre)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attivitàAzioni intraprese ed altri fatti salienti
………………Toscana

Nasce a fine mese a Lucca da famiglia agiata proprietaria di alcune miniere di ferro in Versilia, nella casa di San Benedetto in Gottella così chiamata dai Gottelli che vi abitavano.

1296
Ago.ToscanaE’ segnalato in un accordo commerciale tra i Castracani ed alcuni membri della società Riccardi che si trova in difficoltà finanziarie. Il padre, il fratello Coluccio e Castruccio si fanno carico di pagare ai Riccardi la somma di 1000 lire tornesi e di 1000 fiorini.
1300Toscana e Marche

A seguito delle discordie tra i guelfi bianchi tra cui  gli Antelminelli) ed i guelfi neri a Lucca (culminati con l’uccisione di Obizzone degli Obizzi), i suoi famigliari vengono mandati in esilio e sono loro confiscati i beni. Il padre Geri si rifugia ad Ancona con pochi denari e gioielli, mentre il fratello Coluccio si rifugia a Pisa. Castruccio segue il padre ad Ancona. Rimane presto orfano e si dedica anch’egli alla mercatura in spezie e seta; esercita pure l’arte del cambio.

………………MilanoGuelfiLombardia

Castruccio Castracani si dà al mestiere delle armi; ha le sue prime esperienze agli stipendi dei Visconti nella compagnia di Francesco Guinigi.

………………LombardiaViene segnalato alla riconquista del castello di Pavia.
1301
………………FuoriuscitiLuccaToscanaTenta di rientrare in Lucca. Viene bandito a sua volta.
1302Inghilterra e Belgio

Si trasferisce in Inghilterra presso il parente Alderigo degli Antelminelli; frequenta la corte del re Enrico II dal quale è preso in simpatia per la comune passione al gioco della pallacorda. Percosso da un pugno datogli da un nobile inglese o dal lucchese Ciacco Roncini (secondo le fonti), il Castracani uccide con un colpo di pugnale l’offensore davanti al sovrano. La lite sarebbe avvenuta durante il gioco della pallacorda in cui il Castracani si è rivelato  molto abile. Viene arrestato e rinchiuso nella Torre di Londra; riesce a fuggire con l’aiuto dei famigliari; si imbarca per le Fiandre. Nell’ ottobre 1325 per l’intercessione del suo medico Pancio da Controne, Enrico II gli farà pervenire una carta di perdono.

1303FranciaInghilterraBelgio e Francia

Alberto Scotti, signore di Piacenza e di Milano, raccoglie nelle Fiandre gente d’armi per il re di Francia Filippo il Bello. Il Castracani si arruola per combattere gli inglesi;  gli è  affidato il comando di una piccola squadra. Acquista una notevole fama ed entra in dimestichezza con lo stesso re di Francia. Prende parte alla battaglia di Saint- Omer ed alla difesa di Thérouanne. Si distingue in particolare nella ritirata da tale città alla testa di un reparto di soldati lombardi, toscani e romagnoli, tutti ben armati con lunghe lance. Nel corso del combattimento riesce ad aprirsi la strada per Arras e Tournon  incutendo il terrore nelle popolazioni locali.

1304
Genn.Toscana

Rientra a Pisa ricco di onori e con la fama di valente capitano. E’ segnalato con lo zio Coluccio per rilasciare una procura atta a ritirare alcuni libri contabili dai figli di un mercante genovese morto di recente.

1305PiacenzaMilano400 cavalli e 1000 fantiLombardia

Combatte ancora agli stipendi di Alberto Scotti contro i viscontei. Difende validamente Vaprio d’Adda, assalita da Matteo Visconti con 800 cavalli e 1500 fanti;  obbliga gli avversari a ripiegare nel bresciano.

1306PistoiaFirenzeToscanaProbabilmente nel periodo prende parte alla difesa di Pistoia. In ogni caso è segnalato nel seguito del cardinale Napoleone Orsini, favorevole alla causa ghibellina, allorché il prelato raggiunge la Toscana con l’incarico di legato pontificio.
1307Lombardia e VenetoA Bergamo ed a Verona. Arricchitosi con il mestiere delle armi in questo periodo deposita un’ingente somma di denaro presso un banchiere di San Gimignano, Muzzino Alberti.
1309VeronaVenetoAl soldo degli scaligeri.
1310VeneziaSloveniaConnestabile a Capodistria per conto della Serenissima.
1312
………………MilanoGuelfiLombardiaCombatte i guelfi in Lombardia agli ordini di Guarnieri di Homberg.
Apr.ImperoFirenzeToscana

Da Milano si collega in Toscana con l’imperatore Enrico di Lussemburgo; è al suo fianco a Pisa. Ottiene la nomina di vicario in Lunigiana.

Giu.VeronaPadovaVenetoAgli stipendi Cangrande della Scala. Affronta i padovani nel vicentino.
………………VeronaGuelfiLombardiaLotta contro i guelfi nel bresciano.
1313
Ago.ToscanaA fine mese è segnalato a Pisa per rilasciare una procura ad alcuni concittadini.
1314
Apr. mag.Toscana

In Lucca si scontrano le fazioni dei guelfi e dei ghibellini. La prima è capitanata da Lucio degli Obizzi, la seconda da Arrigo Berarducci. Quest’ultimo cerca di rendersi amici gli esuli guelfi bianchi. A fine aprile il Castracani rientra nella città.

Giu.PisaLuccaToscana

22 famiglie ghibelline di Lucca (tra cui gli Onesti, i Poggi, i Fatinelli, i Quartigiani e gli Antelminelli) organizzano una congiura ai danni degli avversari. Il Castracani chiede in segreto soccorsi al signore di Pisa Uguccione della Faggiuola; assale i partigiani di Lucio degli Obizzi ed occupa  a Porta San Frediano la torre delle Tre Campane o delle Tre Cappelle. Si dichiara pronto ad aprire tale  porta non appena si fosse  presentato il capitano ghibellino. I guelfi attaccano il Castracani, occupano il campanile di San Frediano e ne uccidono i difensori; mentre  combatte barricato nelle case degli Onesti e dei Faitinelli, giunge il della Faggiuola con la cavalleria pisana. Gli attaccanti non trovano resistenza alla loro azione, irrompono nella città e la mettono a sacco. Pure Castruccio Castracani li aiuta nella loro opera distruttiva;   penetra nella sacrestia della chiesa di San Frediano e si impossessa  del tesoro che vi è stato fatto  collocare per breve tempo dal cardinale Gentile da Montefiore, per essere trasportato in un secondo momento in Francia ad Avignone su ordine del papa Clemente V. I ghibellini di Lucca danno grande risalto alla cacciata dei guelfi dalla città. Circa tre anni dopo, da parte di Guidotto da San Miniato, vicario del Castracani, e di 10 degli Anziani, sarà decretato di costruire nella chiesa di San Martino un altare in onore di San Vito, perché la vittoria sui guelfi è avvenuta la vigilia della festa di questo santo, e di offrire ogni anno per tale ricorrenza alla stessa chiesa 100 libbre di cera a spese del comune.

Lug.Liguria e Toscana

Ai primi del mese occupa Sarzana;  viene nominato dal  della Faggiuola visconte  e commissario generale della Lunigiana. E’ pure investito di Fucecchio da Gherardino Malaspina, vescovo ghibellino di Luni, esautorato di recente dai guelfi come vicario-amministratore del castello vescovile e delle sue terre.  Il vescovo guelfo della medesima località (un altro Malaspina) si rifugia con altri partigiani della sua fazione a Fucecchio. Il Castracani si volge verso Pontremoli con 1000 cavalli e 600 fanti e scaccia i Malaspina della fazione guelfa dalle loro posizioni. Dà il guasto al territorio fino alla Cravia. In breve controlla tutti i comuni del circondario quali Sarzanello, Santo Stefano di Magra, Albiano, Stradano, Castelnuovo Magra, Nicola, Ortonovo, Carrara ed Avenza.

Dic.LiguriaSi fa nominare per due anni dai comuni di Sarzana e di Castro vicario imperiale della Lunigiana.
1315
Ago.PisaFirenze Napoli40 cavalli e 1000 fantiToscana

Al comando di 40 cavalli e di 1000 fanti di Sarzana si distingue nella battaglia di Montecatini contro gli angioini di Filippo di Taranto e di Piero d’Angiò: nello scontro tra i fiorentini restano uccisi o muoiono annegati nelle paludi della Guisciana più di 10000 uomini, tra i pisani i morti sono 300/400. E’ inviato agli inizi con  Matteo Visconti a recuperare  il castello di Viminaia  ed a liberare dai nemici quello di San Martino in Colle: il loro compito è quello di tenere libera la strada che da Lucca porta alle truppe del della Faggiuola, oltre che a far giungere presto le vettovaglie destinate alle truppe. Interviene da Viminaia con il Visconti allorché le sorti della battaglia sono molto incerte. La sua azione ne muta  l’esito. Carlo d’Angiò è ucciso nell’impatto con i suoi uomini. Rimane gravemente ferito ad una gamba nel corso del combattimento. Rifiuta inizialmente qualsiasi medicazione fino al momento in cui non entra in Montecatini Alto. Rientra in Lunigiana dopo avere preso parte alla conquista di tale località ed a quella di Monsummano. Molti fuoriusciti lucchesi, fatti prigionieri, sono giustiziati a Lucca. Sempre nel periodo, in contrapposizione al  della Faggiuola  che si è dichiarato partigiano di Ludovico il Bavaro, invia un proprio ambasciatore all’altro aspirante al trono imperiale, Federico d’Asburgo. Ne ottiene un privilegio con la nomina di  consigliere e famigliare: è, inoltre, eletto suo vicario per tutte le fortezze, i castelli, le città ed i villaggi appartenenti all’ impero, che si trovano sotto il suo controllo.

………………ToscanaNascono in Pontremoli nuovi tumulti fra guelfi e ghibellini. Per sedarli il Castracani fa demolire tutte le case circostanti la piazza principale;  divide la città in due parti, separate da una saracinesca di ferro che impedisce ogni passaggio. I ghibellini occupano la zona inferiore di Pontremoli, i guelfi la superiore. Durante la sua permanenza coltiva l’amicizia del signore di Verona Cangrande della Scala cui invia molti doni tra cui un leone, un’aquila, un cavallo selvatico e molti drappi di seta.
1316
Feb.ToscanaFa costruire in Pontremoli un castello con 3 torri nella piazza principale nello stesso punto in cui sono state diroccate le case dei capi della fazione guelfa e ghibellina . La fortezza viene chiamata Cacciaguerra. Sempre nella città fa pure costruire un palazzo per la sua abitazione nella contrada San Colombano.
Mar.Toscana

Aumenta la sua popolarità in Lucca ai danni dei della Faggiuola: Uguccione cerca un pretesto per sbarazzarsi della sua presenza: l’accusa è quella di alto tradimento per avere fatto giustiziare nel precedente gennaio, a Massa Macinaia, 30 cittadini. Il Castracani, come vicario dell’ imperatore Federico d’Asburgo, si è infatti recato in tale località con altri membri della sua famiglia; per il suo comportamento viene accusato da Uguccione della Faggiuola di ruberie e di omicidi in quanto il signore di Pisa non riconosce come valido il vicariato che gli è stato concesso dall’Asburgo.  I pisani ordinano al podestà di Lucca Neri della Faggiuola di arrestarlo; per tutta risposta il Castracani fa catturare a Camaiore 30 fuoriusciti lucchesi con il pretesto di avere attentato alla sua vita. Alcuni di costoro si fortificano in una chiesa: segue un attacco ed in 22 vengono uccisi nella mischia.

Apr.LuccaFirenzeToscana

Neri della Faggiuola, secondo disposizioni del padre, lo invita a cena nel suo palazzo; durante il banchetto Castruccio Castracani è legato e messo in carcere a Lucca per esservi decapitato. Il figlio di Uguccione non ha tuttavia il coraggio di fare eseguire la sentenza perché teme in Lucca la sommossa che potrebbero suscitare i partigiani del Castracani quali i Quartigiani, gli Onesti ed i Poggi. Giungono, nel frattempo, da Pisa alcuni messaggeri del  della Faggiuola che   sollecitano il figlio Neri ad eseguire l’ordine. Costui chiede rinforzi per potere controllare la situazione. Appena Uguccione si allontana da Pisa sorge una ribellione in tale città i seguaci del della Faggiuola ne vengono espulsi; alla notizia, anche Lucca si solleva ed il Castracani è consegnato ai suoi fautori ancora con i piedi e le mani incatenati. Liberato, assedia Neri della Faggiuola nella rocca cittadina e lo obbliga alla resa: gli salva la vita cosicché il figlio di Uguccione può lasciare  Lucca senza correre il pericolo di essere ucciso. Gli Anziani nominano il Castracani e Pagano Cristofori comandanti delle milizie ed arbitri della guerra per sei mesi. Castruccio si impegna di recuperare ai lucchesi tutte le terre riconquistate nel periodo dai fiorentini. Ammalatosi, dà il comando delle milizie allo zio Niccolò Castracani che mette in rotta gli avversari infliggendo ad essi la perdita di 300 cavalli e di 1000 fanti (tra morti e prigionieri), oltre a recuperare  Vinci.

Mag. giu.Liguria e Toscana

Ristabilitosi, espugna Sarzana;  vi costruisce la bastia di Sarzanello, occupa Massa e Carrara e riporta la pace in Lunigiana. Rientra a Lucca;  a metà mese il podestà in scadenza Umberto da Colle e gli Anziani lo nominano capitano generale e difensore della città per sei mesi. Gli è anche conferito nella stessa occasione la funzione di capitano del popolo, mentre al podestà Pietro dal Verme rimangono solamente le funzioni giudiziarie.

Nov.ToscanaRiporta la quiete in Lucca; doma  una ribellione in Coreglia, un castello della Garfagnana controllato  dai suoi famigliari. Ai primi di novembre gli Anziani gli prorogano i poteri per un altro anno.
1317
Mag.ToscanaSu pressione di Federico d’Asburgo, imparentato per via di matrimoni con il re di Napoli Roberto d’Angiò, il Castracani  stipula due trattati di pace a nome dei lucchesi, uno con le città guelfe della Toscana (Firenze, Pistoia, Prato e San Miniato) ed un secondo con gli stessi angioini. Sono promessi sussidi al re di Francia nell’ occasione di una nuova crociata da indirsi da parte del papa Giovanni XXII; agli stessi angioini sono garantiti soccorsi per la conquista della Sicilia ai danni degli aragonesi ed altri ancora per una loro spedizione  in Grecia.
Giu.ToscanaE’ appianata a favore di Pisa una controversia riguardante il dominio di Sarzana; ai lucchesi rimane il possesso di Sarzanello.
Lug.ToscanaForte dei successi diplomatici ottenuti, si fa confermare per altri dieci anni le cariche che gli sono già state  assegnate  con uno stipendio annuo di 4000 fiorini.
………………LuccaMalaspinaToscana

Alleato con il signore di Pisa Gherardo della Gherardesca, contrasta  con successo in Garfagnana i Malaspina ed Uguccione della Faggiuola.

Ago.ToscanaOttiene Fosdinovo, Verruca (Verrucolette) e Buosi.
1318
………………LuccaGenova NapoliLiguria

Sostiene Marco Visconti ed i ghibellini all’ assedio di Genova. In breve tempo è costretto a fare ritorno in Toscana per le minacce dei fiorentini.

Sett.E’ scomunicato una prima volta a Firenze dai delegati pontifici.
Dic.ToscanaI fuoriusciti di Pistoia lo eleggono capitano generale della parte imperiale della loro città. Sempre nell’anno fa costruire nelle vicinanze di Lucca, a Massa Pisana, una villa circondata da vasti terreni e fornita di una cappella nominata San Giovanni a Schetto.
1319
Gen.Toscana

E’ eletto capitano di parte imperiale delle comunità di Vinacciano, Marliana, Castellina di Mulazzano, Casore, Serravalle, Montagnana, Momigno, Fugno e Lanciole.

………………LuccaMalaspinaToscana e Liguria

Sottomette in Garfagnana i conti di Gragnano; estromette dalla regione i Malaspina della fazione guelfa ed ottiene il castello di Ponzano Superiore da Azzone Malaspina. Cavalca in Val di Nievole ed in Lunigiana.

1320
………………Toscana

Viene avvicinato da Coscetto dal Colle che gli propone l’acquisto di Pisa. La congiura è scoperta; per due volte il Castracani si avvicina secondo gli accordi al Monte di San Giuliano e per due volte rientra a Lucca senza vedere i segnali promessi.

Apr.LuccaFirenzeToscana

Muove guerra ai fiorentini con l’aiuto delle masnade pisane; conquista Cappiano, Montefalcone ed il ponte sulla Guisciana; devasta il contado intorno a Fucecchio, Vinci, Cerreto Guidi ed Empoli. Assedia Santa Maria a Monte. Negli stessi giorni è nominato a Lucca capitano e signore generale della città a vita su proposta del suo vicario Ugolino da Celle. Il Consiglio degli Anziani approva l’elezione con 209 voti a favore ed uno solo contrario. Al suo rientro a Lucca la famiglia Avogadro si rifiuta di obbedirgli: il Castracani procede contro i suoi membri che si asserragliano in Col di Pozzo. Dopo fiera resistenza gli avversari, che hanno ricercato l’aiuto di Neri della Gherardesca, sono costretti ad arrendersi a discrezione: la fortezza è distrutta dalle fondamenta e gli Avogadro sono incarcerati in Lucca.

Mag.Toscana

Ai primi del mese Elzerbino di Genula gli consegna da parte di Federico d’Asburgo un diploma con il quale gli riconosce il vicariato imperiale (con mero e misto imperio) su Lucca, la Garfagnana, la Valle Ariana e di Lima, la Val di Nievole, le terre chiamate dei Bianchi, Verrucolette, Buosi, la Lunigiana, Massa e la Versilia, Serravalle ed altre terre della parte imperiale di Pistoia e di Valdarno. Il Castracani riprende la campagna in Valdarno. In dieci giorni ottiene a patti Santa Maria a Monte. Sono catturati Landuccio Salamoncelli, Bonifacio da Porcari e Spina degli Obizzi che moriranno di fame in carcere.

Lug. sett.MilanoGenova NapoliCapitano g.leLiguria

Con 500 cavalli e 1200 fanti si congiunge con i ghibellini nella Riviera di Levante Ad agosto viene eletto capitano generale della riviera ligure orientale per sei mesi con provvigione di 2000 fiorini mensili e la promessa di numerose terre. Un po’ con la violenza, un po’ con le blandizie riesce a farsi padrone in breve tempo di tutta la val di Magra. A settembre occupa, tra gli altri castelli quelli di Levanto e di Corvara; stringe d’assedio Corniglia; si accampa sul Bisagno con gli alleati. Deve rientrare in Toscana allorché i fiorentini inviano truppe in Val di Nievole e minacciano Altopascio dopo averne devastato il territorio.

Ott. nov.Lucca MilanoFirenze GenovaToscana e Liguria

Alla notizia del suo arrivo il capitano di guerra di Firenze Guido della Petrella dà ordine alle sue truppe di ritirarsi nella fortezza di Fucecchio. Castruccio Castracani si ferma a Cappiano sulla Guisciana. Le operazioni durano diversi giorni con continue scaramucce  tra le due parti finché l’inverno e le continue piogge persuadono i contendenti a desistere dalle operazioni. Il condottiero ritorna nella Riviera di Levante ed a metà novembre costringe gli assediati di Corniglia alla resa.

Dic.LuccaFirenzeToscanaI fiorentini inviano alla difesa di Pistoia Guglione dell’ Oliva con 100 cavalli: costui compie numerose scorrerie ai danni dei lucchesi ed all’abbazia di San Baronto  che è controllata dai fuoriusciti pistoiesi; sconfigge le truppe di Castruccio Castracani. Molti fuoriusciti sono uccisi o fatti prigionieri nel combattimento.
1321
Gen.Toscana

Si porta sotto Pistoia ed obbliga Pino della Tosa, che gli si è mosso contro allo Sperone, a fare rientro nella città. Espugna il castello di Piuvica;  tutti coloro che ne sono alla difesa e sono fatti prigionieri,  un centinaio di uomini, vengono uccisi; sulla montagna pistoiese, in Val di Lima, fa costruire tre ponti, restaura quello esistente sul fiume Verdiana verso Spignana (detto il Ponte a Firenze) per spostarsi dal lucchese al pistoiese nei mesi invernali; giunge sotto Cutigliano. Segue una devastazione del contado e l’avvio di inutili trattative con il capitano fiorentino.

PrimaveraToscana

Cavalca a Cerreto Guidi; è sorpreso in Lunigiana da 300 cavalli e da 500 fanti fiorentini che, collegati con Spinetta Malaspina, (100 cavalli)recuperano in breve tempo tutti i castelli già appartenenti ai Malaspina. Nel contempo altri 800 cavalli fiorentini sono impegnati nell’assedio di Montevettolini. Castruccio Castracani chiede il soccorso dei ghibellini  che gli inviano rinforzi da Milano e da Parma (500 cavalli), da Pisa, da Arezzo, tramite il vescovo Guido Tarlati, e da altri toscani per 500 cavalli: è ora alla testa  di 1600 cavalli per cui è in grado di riprendere l’offensiva. Parte dalla Lunigiana e concentra le sue forze ai danni dei fiorentini che, sempre agli ordini di Guido della Petrella, si ritirano  a Belvedere di Serravalle. Li coglie in disordine nei pressi di Fucecchio e mette in rotta. I lucchesi devastano le terre circostanti per una ventina di giorni.

Mag.Toscana

Con la morte del vescovo di Luni Gherardino Malaspina avvenuta nei primi mesi dell’anno, si dà da fare per avere la riconferma del suo viscontato in Lunigiana: questa gli è concessa per nove anni. Nel contempo Pontremoli gli si dà in signoria per cinque anni.

Giu.Toscana

Soccorre in Anchiano Lippo d’Anchiano: 200 fiorentini muoiono nello scontro ed altri 300 annegano nell’Arno nel loro tentativo di fuga. Il capitano degli avversari Guido della Petrella si accorge di essersi messo in una posizione indifendibile; è respinto un suo assalto;  di notte fa accendere molti fuochi e falò come per dimostrare di essere pronto a colpire  nuovamente i lucchesi. Leva, al contrario, il campo sotto una grande pioggia per riparare a Fucecchio, a Carmignano ed in altri castelli della Valdarno. Castruccio Castracani con la ritirata degli avversari si vendica sul territorio; invia  cavalli lucchesi con Franceschino Belloni e Vanni da Baseglia verso Pistoia. Carmignano è messa a sacco. Da parte sua il Castracani con 800 cavalli e 8000 fanti attraversa la Guisciana, dà il guasto al contado di Fucecchio  dove si trova Guido della Petrella; si impossessa di Castelfranco di Sotto, di Santa Croce sull’Arno, di San Miniato, di Montopoli in Val d’Arno, di   Vinci e di  Cerreto Guidi.

Lug.ToscanaOccupa la Lunigiana allorché i fiorentini richiamano le loro truppe. Costringe Spinetta Malaspina ad abbandonare Pontremoli.
Ago.ToscanaContrasta Giacomo di Fontanabuona che lo costringe sulla difensiva e gli impedisce di attraversare la palude della Guisciana.
………………MarcheAppoggia il signore di Urbino Federico da Montefeltro impegnato con i pontifici.
……………..LuccaGenovaLiguriaAiuta ancora i viscontei, sempre accampati nei pressi di Genova. Occupa Ameglia, Lerici e Sestri Ponente.
1322
Apr.LuccaFirenzeToscana

Entra nel pistoiese con molti cavalli e fanti. Scorre giornalmente nella pianura per convincere gli avversari ad attaccarlo in battaglia campale; si impossessa di Serravalle Pistoiese, di Vinacciano, di Marliana, di Momigno, di Montagnana, di Lanciole e di Castellina. I pistoiesi si obbligano a riconoscergli ogni semestre una certa somma di denaro purché non siano disturbati i lavori dei campi. Il Castracani inizia con i pistoiesi le trattative per una tregua. L’abate di Pacciana, Ormanno Tedici, che rappresenta il popolo minuto, spinge in tal senso contro il parere dei nobili e dei popolani ricchi; con gli uomini della sua fazione a metà mese quest’ ultimo assale la piazza ed il Palazzo degli Anziani e si fa nominare signore della città. Il Castracani si allontana da Serravalle Pistoiese e si porta a San Pantaleo ad un miglio dalla città per puntare su Prato. Ormanno Tedici espelle da Pistoia il vescovo ed i partigiani dei fiorentini cosicché può iniziare le trattative con il condottiero lucchese.

Mag.Toscana

Collegato con i pisani, invia 150 cavalli tedeschi in soccorso del vescovo di Arezzo che, con una forza complessiva di 600 cavalli, ha invaso il Casentino. Castruccio Castracani spedisce pure proprie truppe sul Monte di San Giuliano  al fine di proteggere Neri della Gherardesca che si trova in difficoltà con i suoi concittadini a Pisa.

Giu.Toscana

Fa abbattere a Lucca al piano delle case trecento torri gentilizie; ne impiega i relativi materiali per la costruzione della fortezza dell’Augusta (Agusta) in cui  andrà ad abitare. La circonda di una muraglia di grossezza e di altezza notevoli, munita di ventinove torrioni. La zona occupata è molto ampia, quasi la quinta parte di Lucca verso sud- ovest Essa va dal prato delle corse lungo le case dei Lucchesini fino a San Giusto; di là per larghezza si estende fino alla via dei Fossi. Vi si entra per alcune porte situate all’ interno della città e verso la campagna; dentro di essa si trovano oltre il palazzo del condottiero, anche caserme, stalle, arsenali e magazzini. Vi sono pure ampi spazi per esercitazioni nelle armi ed anche per battaglie navali.

Lug.MilanoChiesaPiemonteIn Piemonte. Con Marco Visconti vince a Bassignana i pontifici capitanati da Raimondo di Cardona.
Sett.Liguria

Si muove a favore del marchese del Finale, dei fuoriusciti genovesi e di Federico d’Aragona per combattere Genova ed il re di Napoli Roberto d’Angiò; assedia Portovenere ed entra in Albenga. A fine mese in Germania, Ludovico il Bavaro sconfigge e cattura a Muhldorf il rivale Federico d’Asburgo: il Castracani non ha alcuna esitazione per passare dalla parte del Bavaro. Nella  seguente primavera  un suo ambasciatore presterà il giuramento di fedeltà a tale imperatore.

Nov.LombardiaGaleazzo Visconti viene scacciato da Milano e ripara a Lodi. Richiesto il suo intervento, il Castracani si dirige con molte truppe verso Milano. Gli abitanti gli aprono le porte ed il Visconti ritorna al potere. In questa spedizione   sostiene alcuni scontri da cui esce vincitore con notevoli perdite per gli avversari.
1323
Gen.LuccaFirenzeToscanaI fiorentini tentano di occupargli a tradimento alcune terre in Val di Nievole e si alleano con i genovesi affinché costoro lo molestino dal mare. Gli avversari, tuttavia, non riescono ad impadronirsi di Cappiano e del ponte sulla Guisciana. Da parte sua il Castracani compie una scorreria nel territorio di Empoli, sventa un trattato ai suoi danni a Buggiano e vi fa impiccare 12 uomini del luogo.
Feb.Toscana

Cavalca nel pistoiese. In breve tempo occupa Popiglio ed il territorio finitimo. Ormanno Tedici, sempre più in difficoltà nella sua signoria, finge di voler consegnare Pistoia al Castracani;  lo invita ad avvicinarsi alle mura con 500 cavalli. A metà maggio l’abate di Pacciana fa radunare il consiglio cittadino che offre a lui la balìa della città e del contado di Pistoia. Al Castracani è promessa la somma di 4000 fiorini l’anno.

Mar.Toscana

Conquista nuovamente in Garfagnana la rocca di Sommacolonia sopra Barga;  rimane ferito da una grossa pietra mentre ne sta assalendo i borghi. Assedia Lucchio, in cui sono entrati 75 cavalli e 400 fanti fiorentini: i difensori si arrendono a patti dopo alcuni giorni.

Giu.Toscana

Corrompe Giacomo di Fontanabuona e lo convince a trasferirsi al suo servizio con 200 cavalli friulani. Con questi rinforzi (al comando di 800 cavalli e di 8000 fanti) attraversa la Guisciana a Cappiano, assedia Fucecchio e ne depreda il contado; stessa sorte subiscono Santa Croce sull’Arno e Castelfranco di Sotto. Guada l’Arno e, sempre non disturbato dagli avversari, molesta il territorio di Montopoli in Val d’Arno. Risale l’Elsa e saccheggia i borghi attorno a San Miniato.

Lug.Toscana

Esce da Lucca, muove contro Prato e si attenda presso Aiuolo con 650 cavalli e 4000 fanti: alla difesa della città si trasferiscono 1500 cavalli e 20000 fanti, nonché 4000 fuoriusciti che possono così abbandonare l’esilio cui sono stati confinati. Castruccio Castracani si vede inferiore di forze;  non osa attaccare battaglia: infesta invece talmente il pratese che per un anno le comunità di Tobbiana, Sorniana, Vergaio, Galciana, Narnali, San Paolo ed Armignano saranno esentate da ogni tassa.

Ago.Toscana

Lascia di notte Aiuolo, attraversa l’Ombrone e si riduce con le prede a Serravalle Pistoiese. Ritorna a Lucca, mentre i fiorentini ricevono rinforzi da Bologna (200 cavalli) e da Siena (450 cavalli). Le discordie che insorgono nell’esercito avversario, soprattutto per l’incapacità del vicario angioino Beltramone del Balzo (Novello del Balzo), fanno sì che gli avversari ritornino a Firenze con un nulla di fatto.

Ott.LuccaPisaToscana

Organizza a Pisa un complotto ai danni di Neri della Gherardesca per potersi impadronire della città. La congiura viene scoperta;  sono decapitati dai pisani Betto Malepo dei Lanfranchi ed alcuni connestabili tedeschi. Il   della Gherardesca, per vendetta pone sulla testa del Castracani una taglia di 6000 fiorini  per chi lo  uccida; nel caso in cui il sicario sia un fuoriuscito gli viene    assicurata  anche la cancellazione da ogni bando. Due fuoriusciti fiorentini che vivono a Pisa , un Guidi ed un Cerchi, ricevono a titolo di compenso da Neri della Gherardesca una grossa somma di denaro per avere denunciato i termini della congiura.

Dic.LuccaFirenzeToscana

Irrompe in Fucecchio con 150 cavalli e 500 fanti per una piccola porta,che gli è fatta  trovare aperta da un suo partigiano: nella notte occupa quasi tutto il centro con la rocca. Alla fine, richiamati dai segnali di richiesta di aiuto accesi su una torre, giunge Vanni Scornazzani con rinforzi  provenienti da Santa Croce sull’Arno, da Castelfranco di Sotto e da San Miniato. Il Castracani viene preso tra due fuochi: gli abitanti alle spalle ed i fiorentini davanti e sui fianchi; si scontra con i soccorritori alla bocca delle vie che danno sulla piazza. Le sue milizie sono sopraffatte dalla stanchezza; ferito al volto, riesce a stento a salvarsi a piedi anche perché i fiorentini non se la sentono di inseguire i lucchesi in fuga. I vinti lasciano sul terreno, tra morti e prigionieri, 150 uomini.

1324
………………Sempre ostile ai pisani, per mezzo del cardinale Napoleone Orsini tenta di accordarsi con il re Giacomo d’Aragona in guerra con gli stessi per il possesso della Sardegna.
Apr.Toscana

Si porta con 500 cavalli a Serravalle Pistoiese per indurre Beltramone del Balzo a ritirarsi da Carmignano. A fine mese è scomunicato dalla curia avignonese.

Mag.Toscana

220 cavalli fiorentini di Beltramone del Balzo sconfiggono a Castelfranco di Sotto 150 cavalli lucchesi in uno scontro che dura più di tre ore. Castruccio Castracani fa presto a prendersi una rivincita; mediante un trattato con un ufficiale di guardia alle porte di Serravalle Pistoiese, penetrano nottetempo nel castello 400 cavalli; nella rocca è ucciso il castellano Manfredi Tedesco. Il Castracani lascia allora Montecarlo e nella mattinata raggiunge la località. La cavalleria fiorentina, ignara dell’ accaduto, si muove verso Serravalle Pistoiese e si scontra con la fanteria lucchese, diretta anch’ essa verso il castello: dalla fortezza  ne escono i 400 cavalli  che vi sono entrati in precedenza;  i fiorentini sono posti in fuga con la cattura di Bandino dei Rossi, di Francesco Brunelleschi e di Giovanni della Tosa. Con la vittoria il Castracani entra in contatto con il ghibellino Filippo Tedici, nipote dell’abate di Pacciana signore di Pistoia. Tocca il colle di Brandelli, a tre miglia dal capoluogo, e vi fa costruire una nuova fortezza, chiamata Bellosguardo o Berriguardo. A fine mese i fiorentini decidono di bloccare economicamente Lucca con l’aiuto dei comuni alleati. Sono stabilite gravi pene contro i trasgressori;  l’obiettivo prefissato non viene raggiunto. Sempre negli stessi giorni Ludovico il Bavaro gli conferma il vicariato imperiale su Lucca e gli altri territori già compresi nel diploma che gli è stato riconosciuto da Federico d’Asburgo; in più gli è concesso il vicariato di Pontremoli. Nella stessa data viene eletto anche vicario imperiale sopra la città, contea e distretto di Pistoia: fino a tale momento ha goduto solo del titolo di vicario del partito imperiale, vale a dire di guida dei fuoriusciti della città.

Lug. sett.Toscana

Filippo Tedici con l’aiuto del conte Neruccio da Sarteano occupa  Pistoia e si fa nominare a nome dei guelfi signore della città. I fiorentini credono di trovare in lui un alleato e gli inviano alcuni armati: costoro non sono fatti entrare nella località. Di seguito, sempre il Tedici, sventa una congiura dello zio Ormanno volta a riprendersi il potere;  a fine settembre fa arrestare il congiunto.

1325
Feb.Toscana

Tratta nascostamente con Filippo Tedici la cessione di Pistoia tramite un frate agostiniano. Affinché i fiorentini non  abbiano sentore del trattato si impossessa del forte castello di Sambuca Pistoiese; ne assale la rocca.  Questa gli viene consegnata dal castellano, un cognato del Tedici: alcuni prigionieri guelfi sono giustiziati a Lucca.

Mar.Toscana

Invia a Pisa propri sicari affinché assassinino Neri della Gherardesca: i colpevoli vengono identificati e sono condannati a morte.

Apr.Toscana

Promuove trattati a Firenze ed a Prato. Nel primo vi sono coinvolti un monaco confessore delle masnade francesi, un uomo d’arme della compagnia di Guglielmo di Noren (probabilmente con la connivenza di tale capitano) e Tommaso Frescobaldi, che avrebbe dovuto fare ribellare al comune Capraia e Montelupo Fiorentino; della congiura di Prato il principale attore è Vito Pugliesi. Anche in questo caso, con l’eccezione del Frescobaldi, i congiurati  vengono scoperti e  giustiziati.

Mag.Toscana

Sospetta Filippo Tedici di doppio gioco; per prevenire i fiorentini offre al Tedici la mano della figlia Dialta in cambio della cessione di Pistoia. Ricevuti i contrassegni di tutte le rocche e le fortezze, entra in Pistoia con l’aiuto di Carlino Tedici, figlio di Filippo, che, dietro la somma di 6000 fiorini, gli consegna la Porta di Ripalta. Il Castracani si ferma con le sue truppe al Prato a San Francesco, cavalca per tutta la città ed occupa la piazza maggiore. Molti guelfi fuggono dalla città ed i soldati fiorentini del presidio sono quasi tutti svaligiati di armi e  cavalcature. I capitani fiorentini Lotto da Montecchio e Gabriele dei Pannocchieschi si barricano alla Porta Caldatica, salvo ad arrendersi a patti in breve tempo. Il Tedici rimane al governo di Pistoia come  vicario dello stesso Castracani; il condottiero gli dà in moglie la figlia,  gli concede una provvigione di 2000 fiorini, nonché il frutto di alcune gabelle comunali. A fine mese, dopo uno scontro con gli abitanti di Fucecchio, marcia alla volta di Castelfranco di Sotto con 150 cavalli. I fiorentini gli si muovono contro con 120 cavalli. Giungono da Fucecchio altri 100 cavalli ed i lucchesi sono messi in fuga.

Giu.Toscana

Rafforza il castello di Montale;  si avvia contro i fiorentini le cui truppe sono ora capitanate da Raimondo di Cardona (2100 cavalli, di cui 1600 mercenari, e 15000 fanti di Firenze e del contado). Castruccio Castracani non ha a sua disposizione che 700 cavalli e molti fanti con i quali si rinchiude in Pistoia.

Lug.Toscana

Raimondo di Cardona assedia Cappiano ed attraversa la Guisciana. Alla caduta di tale località il Castracani si allontana da Pistoia per non vedersi tagliata la strada per Lucca, si trasferisce in Val di Nievole e si accampa a Vivinaia. Si uniscono qui ai suoi uomini alcuni rinforzi che gli sono inviati dai ghibellini, quali 300 cavalli dei Tarlati, 200 cavalli dalla marca di Ancona e dalla Romagna, altri 150 dalla maremma, dai Santa Fiora e da altri nobili toscani. Si fortifica in Cerruglio (Montecarlo) con fosse e steccati fino al padule di Sesto, poi chiamato di Bientina: negli stessi giorni tenta di fare disertare dalle file degli avversari  due connestabili francesi (Guglielmo di Noren e Miles d’Auxerre). I relativi negoziati sono rivelati dal secondo capitano in punto di morte.

Ago.Toscana

Mentre Raimondo di Cardona è impegnato nell’assedio di Altopascio, tenta due azioni diversive con 200 cavalli ed alcuni fanti nel contado di Prato (agli ordini del cognato Vanni Streghi) e verso Lecore nel fiorentino. Porta un altro tentativo su Carmignano con 150 cavalli e 1000 fanti: le sue truppe entrano nel borgo;  vi sono sorprese dai Galgalandi e da 200 cavalli fiorentini e bolognesi, che uccidono 450 dei suoi uomini e ne catturano molti altri. Anche Altopascio a fine mese si arrende.

Sett.Toscana

Diminuisce il numero degli effettivi ai suoi ordini, sia per le malattie che colpiscono le sue file, sia perché a corto di denaro. Malgrado ciò, continua a rafforzarsi sulle colline di Vivinaia, a Montechiaro, a Montecarlo, a Porcari per bloccare una possibile marcia verso Lucca da parte dei nemici. Il Cardona si accorge di essersi accampato all’ abbazia di Pozzeveri in una posizione infelice rispetto ai lucchesi: invia Bornio di Borgogna ed Urlimbacca Tedesco tra Montechiaro e Porcari affinché con gli zappatori facciano alcune spianate per trasferirvi il campo. Ha così inizio un primo combattimento presso Altopascio, della durata di tre ore, in cui interviene direttamente anche il Castracani: in esso rimane ferito e gettato da cavallo da Urlimbacca Tedesco. Avvicinandosi la notte i fiorentini abbandonano il campo dopo avere perso, tra morti e prigionieri, 40 cavalli tra i quali lo stesso Urlimbacca Tedesco che è fatto prigioniero con dodici uomini della sua compagnia, tra cui i cavalieri bavaresi Heinrich ed Hermann, un signore austriaco di nome Dietrich, Nies di Strasburgo, Forbacher di Norimberga, tre connestabili francesi ed i fiorentini Francesco Brunelleschi e Giovanni della Tosa. Allo scontro seguono trattative con il Cardona; Castruccio   Castracani inganna il suo rivale facendogli credere di essere disposto a consegnare ai fiorentini alcuni castelli della Val di Nievole. La dilazione gli permette di rafforzarsi con 1000 cavalli, di cui 800 condotti da Azzone Visconti (per farli muovere da Lucca deve loro consegnare 6000 fiorini) ed altri 200 da Passerino Bonacolsi. L’esercito nemico ora è forte di 2000 cavalli e di 8000 fanti, quello lucchese di 1500 cavalli. I fiorentini lo provocano a battaglia al suono delle trombe. Il Castracani cala da Vivinaia ed opera varie schermaglie in attesa dei rinforzi del Visconti; con l’arrivo di quest’ ultimo scende nella pianura e la battaglia diviene generale. Il suo schieramento prevede all’avanguardia il figlio Arrigo con 1000 uomini; egli si colloca al centro con 5000 uomini assieme a  Marco Visconti con 5000 uomini; l’ala destra è costituita da Franceschino Belloni di  Pescia e da Vanni di Baseglia; la sinistra dal fuoriuscito pisano Benedetto Lanfranchi; alla retroguardia si trova Azzone Visconti con le truppe inviate dai ghibellini Dapprima il combattimento è incerto; 150 cavalli fiorentini e francesi resistono con vigore alla carica della cavalleria viscontea. Intervengoono i fanti lucchesi che si gettano contro la cavalleria nemica abbattendo cavalcature e i loro cavalieri caduti a terra. All’ improvviso Bornio di Borgogna (che  ha il comando della seconda schiera con 800 cavalli) si ritira senza ragione per cui più tardi sarà accusato di tradimento. Anche il Cardona resta in  sostanza inattivo; appena la fanteria fiorentina si accorge di essere rimasta sola,  abbandonata dalla cavalleria pesante, si dà ad una fuga disordinata. Nello scontro di parte fiorentina cadono 110 cavalli; più numerosi sono i prigionieri (770 uomini, senza contare i confederati ed i mercenari): tra essi vi sono anche il Cardona con il figlio Guglielmo, due nipoti, 40 dei primi signori di Firenze, 30 signori di altre città della Toscana e 50 cavalieri tedeschi e francesi tra i quali Piero di Narsì. I prigionieri vengono condotti a Lucca ed in piccola parte a Pistoia sotto la custodia del genero Filippo Tedici.

Ott.Toscana

Castruccio Castracani recupera i castelli di Cappiano, di Montefalcone e (con Azzone Visconti) quello di Altopascio, i cui difensori (più di 500) sono condotti a Lucca legati. Distrugge il ponte sulla Guisciana fatto costruire dal Cardona. Per potere dare il soldo alle milizie, almeno con le prede, si porta a Lecore e si accampa a Signa; devasta di seguito Campi Bisenzio, Brozzi, Careggi, Quarantola, Rifredo, San Moro (data alle fiamme). Sosta a Peretola per tre giorni e vi prende alloggio nel palazzo di Geri Spina.  Occupa Montevettolini e ne fa uccidere il presidio fiorentino. A Peretola fa correre tre palii, uno per gli uomini d’arme, uno destinato ai fanti ed il terzo per le meretrici al seguito delle truppe. Espugna i castelli di Capalle e di Calenzano; rientra a Signa e depreda in Valdarno i contadi di Galgalandi, di San Martino alla Palma, di Pulci, di Settimello; giunge pure a Greve in Chianti; le sue schiere, sempre con i soliti metodi, toccano San Piero a Monticelli, Marignolle, Giogoli, Torri in Val di Pesa, Montelupo Fiorentino e Pontorme (i cui borghi vengono incendiati); espugna il castello di Torrebecchi di proprietà degli Strozzi:  i 100 difensori, che sono fatti prigionieri, sono tutti impiccati. Sempre con Azzone Visconti entra anche in Carmignano (quelli che si arredono sono inviati prigionieri a Pistoia) e nel castello di Artimino.  Assedia la rocca; i difensori cedono a discrezione: parte sono impiccati e parte sono imprigionati in Pistoia. Rientra a Lucca; a titolo di compensazione anche delle taglie dei prigionieri, riconosce ad Azzone Visconti 25000 fiorini, presi ad usura da fuoriusciti genovesi che vivono a Pisa. Sempre con il Visconti si sposta a Rifredo con 2000 cavalli e fa correre nei pressi un altro palio su un’isola dell’Arno che può essere vista da Firenze. Molti fuggiaschi entrano nel capoluogo e vi portano la peste. Il Castracani consuma il resto del mese nel saccheggiare il contado di Prato, nonché quelli di Signa, di Rifredo, di Greve in Chianti e di Giogoli: molti centri del distretto riconoscono al signore di Lucca il pagamento di un tributo. E’ in questo periodo che libera con cinquanta compaesani un oste della Val di Greve, catturato durante le scorrerie, perché costui anni prima, quando era povero, con il suo vino lo ha dissetato  in modo gratuito e gentile.

Nov.Toscana

Penetra in Val di Marina con 700 cavalli e 500 fanti e vi fa grandissimi danni. I fiorentini tentano di sorprenderlo a Calenzano con 200 cavalli e 2000 fanti: il Castracani, venuto a conoscere in anticipo l’ insidia,  si trasferisce a Signa dove fa battere moneta spicciola con l’immagine dell’ imperatore Ottone (i castruccini). Iniziata la stagione delle piogge ritorna a Lucca per la festa di San Martino.  Signa è affidata alla guardia dei fuoriusciti di Firenze e di 300 cavalli;  rientrano in Arezzo altri 300 cavalli che lo hanno seguito nelle sue incursioni. Il Castracani fa il suo ingresso trionfale in Lucca tutta adornata di tappeti e di drappi di seta. Il corteo comincia alle prime ore della mattina; parte da Altopascio ed entra in Lucca dalla Porta di San Gervasio dove è accolto dal vescovo e da tutta la popolazione che lo accompagna fino alla chiesa di San Martino. La processione è preceduta dall’aquila imperiale  che ha in bocca un serpente.  Altre sue insegne sono una croce bianca in campo rosso, il biscione coronato e le bandiere degli alleati Cangrande della Scala, dei Visconti di Milano e di Passerino Buonaccorsi. Vengono poi i vivandieri, gli addetti al campo ed i guardiani del bestiame con animali e prede di guerra;  procede quindi una grande quantità di prigionieri catturati in battaglia in ordine di grado e di importanza;  caporali, capisquadra, capitani tutti a piedi, disarmati con il capo scoperto. Segue  un grande numero di destrieri da guerra, alcuni dei quali sono cavalcati da giovani lucchesi che portano gli elmi e le sopravvesti dei nemici prigionieri o morti; vengono dietro la Martinella, un carro trainato da bufali e buoi, con una grossa campana ed il carroccio dei fiorentini, tirato da bufali, con la campana senza battaglio e con gli stendardi di Firenze trascinati per terra alla rovescia; precede il carro del vincitore anche Raimondo di Cardona con il figlio, con delle torce accese in mano da offrire al santo patrono della città (San Martino). Il carro del Castracani è trainato da quattro cavalli bianchi, bardati di drappi turchini guarniti d’oro e con armi ricamate. Il condottiero, coronato d’alloro, siede sulla parte più alta del carro ed è vestito di un manto di porpora e d’oro. E’ circondato da ambasciatori e dai familiari della sua corte. Alle sue spalle,  accompagnati da amici e da ambasciatori, sono presenti i figli Arrigo e Valeriano, Azzone e Marco Visconti, nonché i suoi capitani come Benedetto Lanfranchi e Franceschino Belloni. Chiude il corteo tutta la cavalleria e la fanteria (che avanza in doppia fila)  nelle loro divise e con le insegne degli Antelminelli. Dal riscatto dei prigionieri il Castracani ricaverà 100000 fiorini.

Dic.Toscana

Da Signa 200 cavalli lucchesi scorrono sino a San Piero a Monticelli ed alla porta fiorentina di San Frediano: dalla città escono alcuni cavalli fiamminghi per contrastarli. 800 nemici si portano in disordine a Settimello, sicché i lucchesi possono riguadagnare la strada di Signa. Nel contempo il Castracani ottiene a patti dagli Strozzi la fortezza di Chiavello che viene distrutta; conquista a forza la torre di Palugiano (parimenti abbattuta) ed assedia Montemurlo, alla cui guardia si trovano 150 fanti con Giovanni Adimari.

1326
Gen.LuccaFirenze NapoliToscana

Ottiene a patti Montemurlo dopo avere fatto scavare alcuni cunicoli sotto le mura per farle crollare: accresce le difese del castello e lo trasforma in un suo caposaldo nel conflitto con i fiorentini. Questi ultimi si danno in signoria al duca di Calabria Carlo d’Angiò per dieci anni; gli riconoscono la somma di 200000 fiorini affinché assuma le difese del comune. Il  Castracani deve ora affrontare il nuovo capitano dei fiorentini Piero di Narsì, da lui liberato dopo la battaglia di Altopascio con la promessa che non avrebbe più militato contro i lucchesi. Il Narsì contatta alcuni dei suoi connestabili perché lo uccidano e facciano sollevare Signa e Carmignano. La trama viene scoperta;  sono decapitati nove connestabili, di cui due borgognoni, uno inglese e sei tedeschi.  A seguito di tale fatto il Castracani è costretto a licenziare  i  mercenari francesi e  borgognoni  militanti ai suoi ordini. Tra costoro si trova anche Guglielmo di Noren, coinvolto in precedenza in un altro complotto.

Feb.Toscana

Muove in soccorso di Signa minacciata da Piero di Narsì;   cattura 7 connestabili;  cavalca in Val di Pesa con 700 cavalli e 2000 fanti e dà alle fiamme Torri e San Casciano in Val di Pesa. Raduna nuove truppe (800 cavalli e 3000 fanti);  giunge a Peretola sempre senza trovare contrasto nei fiorentini.  Alla notizia dell’avvicinarsi delle milizie nemiche fa dare alle fiamme Signa e taglia il ponte sull’Arno. Prima di abbandonare tale località i ghibellini fiorentini eleggono il Castracani capo e signore a vita della loro fazione.

Mar.ToscanaLascia Carmignano per puntare alla conquista di alcuni castelli. L’impresa ha successo e questi sono demoliti.
Apr.Toscana

Ottiene per denaro dai Frescobaldi il piccolo castello di Creti; dà battaglia a Vinci, a Cerreto Guidi ed a Montevettolini, guada l’Arno, si spinge verso Empoli, si impadronisce di Petroio.

Mag.Toscana

Coglie in agguato Piero di Narsì;  lo cattura con altri 2 connestabili. Il condottiero francese viene condotto a Pistoia per esservi decapitato.  Altri 2 connestabili francesi, 11 cavalli tedeschi, 40 scudieri francesi ed altri 100 prigionieri italiani sono invece impiccati ai merli delle mura di Carmignano.

Giu.Toscana

Distrugge il castello di Petroio per timore degli angioini guidati dal duca di Atene Gualtieri di Brienne; si volge verso Prato e costruisce un battifolle in Val di Bisenzio a Serracavallino (Serra Pistoiese), un altro sull’ Ombrone nei pressi di Carmignano, un altro ancora ad Agliana. Tutte le fortezze sono abbattute con l’arrivo del duca d’Atene che, con i suoi cavalli,  vince più volte Castruccio Castracani in piccole scaramucce.

Lug.LuccaGenovaLiguria

Si sposta in Liguria con i fuoriusciti di Genova, vi affronta Beltramone del Balzo e si impadronisce di Sestri Levante e di Lerici. Viene scomunicato dal cardinale Napoleone Orsini per conto del papa Giovanni XXII: un’infermità lo colpisce ad una gamba e si trova anche in pericolo di vita.

Ago.

Apre dei negoziati con il legato pontificio e con il re di Napoli che tendono a staccarlo dal partito ghibellino: al loro fallimento, a Firenze, in piazza Santa Croce, viene dichiarato eretico, persecutore della Chiesa; è  di nuovo  scomunicato dal cardinale Napoleone Orsini insieme  con il vescovo di Arezzo Guido Tarlati. Alla cerimonia sono presenti anche il duca di Calabria Carlo d’Angiò e le sue truppe.

Ott.LuccaMalaspina FirenzeToscana

Viene attaccato in Lunigiana da Spinetta Malaspina che, con i soccorsi che gli sono forniti da angioini,  pontifici e scaligeri, si pone all’assedio dei castelli di Verrucolette e di Buosi; altro colpo  il Castracani subisce nel pistoiese dove i locali fuoriusciti fanno ribellare Ravignano (Gavinana) e Mammiano; blocca i due castelli, vi fa costruire nei pressi battifolli e bastie e si reca a Pistoia per fronteggiarvi l’avanzata di Carlo di Calabria. Ottiene la resa di Gavinana e di Mammiano; subito dopo si getta in Garfagnana ed in Lunigiana ed obbliga il Malaspina a fuggire a Parma.

Dic.Invia ambasciatori a Innsbruck presso l’ imperatore Ludovico il Bavaro.
1327
Gen.LuccaPisaToscana

Assiste Benedetto Maccaione dei Lanfranchi nella sua azione ai danni di Vicopisano: il fuoriuscito è messo in fuga dagli abitanti. Contemporaneamente Beltramone del Balzo , alla testa di 800 cavalli, tenta una spedizione ai danni di Pistoia riuscendo a penetrare penetrando fino all’ antiporta. Gli assalitori sono respinti e si sfogano guastando la campagna circostante.

Feb.LuccaGenovaLiguria

Soccorre ancora una volta i fuoriusciti genovesi. Invia ambasciatori a Trento incontro all’imperatore Ludovico il Bavaro.

Mar.Toscana

E’ una volta di più scomunicato a Firenze in Santa Reparata (Santa Maria del Fiore) dal cappellano della chiesa vescovile per conto dell’inquisitore. La scomunica sarà ripetuta la domenica successiva dopo che il Castracani è stato inutilmente invitato a presentarsi in un castello del pistoiese per discolparsi dei suoi errori sulla fede ortodossa. Anche il vescovo Guido Tarlati viene scomunicato una seconda volta.

Mag.Lombardia

Si trova a Milano per l’incoronazione nella basilica di Sant’ Ambrogio di Ludovico il Bavaro a re d’Italia. Durante la sua assenza Carlo di Calabria si accorda segretamente con i Quartigiani perché facciano ribellare Lucca mentre i fiorentini avrebbero dovuto attaccare Pistoia.

Giu.Toscana

Alcuni Quartigiani svelano a Castruccio  Castracani la trama: egli fa chiudere le porte di Lucca e cattura 22 membri di tale famiglia. Guerruccio Quartigiani e 3 suoi figli sono impiccati con le insegne, inchiodate alla rovescia, di Firenze e della Chiesa trovate in casa loro; altri sono propagginati (sotterrati vivi con la testa all’ingiù). Tutti gli altri membri (più di 100) vengono espulsi da Lucca e dal contado. Poco dopo viene scoperta in Lucca un altro complotto, organizzato dai Carincioni e da altri cittadini: tutti i congiurati, che sono catturati, sono messi a morte. Alcuni di costoro si rifugiano in una zona sopra Matraia, chiamata colle del Pozzo: assediati, sono fatti prigionieri e condotti a Lucca. Sono fatti cavalcare alla rovescia, con le mani legate alla schiena sopra alcuni asini. Tra di loro vi sono quattro cavalieri che sono impiccati. Da parte sua il Castracani istiga gli abitanti di Roma a scacciare dalla città i partigiani del re di Napoli Roberto d’Angiò.

Lug.Toscana

1300 cavalli e 8000 fanti fiorentini si attendano con Carlo di Calabria a Signa, attraversano la Guisciana ed assediano Santa Maria a Monte; a costoro si uniscono nel frattempo altri 1200 cavalli e 4000 fanti, condotti da Beltramone del Balzo, da Vergusio dei Landi e dal legato pontificio. Gli avversari conquistano la prima cerchia delle mura e, poco dopo, anche la seconda. In seguito ad un violento litigio per il bottino di guerra tra fiorentini e francesi scoppia un incendio per cui case e prede bruciano in un grande falò assieme a diversi abitanti nascosti nelle loro abitazioni. La rocca perverrà nelle mani dei nemici nei primi giorni del mese successivo.

Ago.Toscana

Si accampa a Vivinaia, a Montecarlo ed a Montechiaro con 800 cavalli e 10000 fanti;  rifiuta lo scontro frontale richiesto dagli avversari (che nel proseguimento delle operazioni collocano i loro alloggiamenti ai piedi dell’altura di Montecarlo). Non riesce ad impedire la caduta di Artimino, un castello della Valdarno tra Signa e Capraia. I difensori di questa fortezza si arrendono a fine mese dopo tre giorni di lotta con la garanzia di avere salva la vita: cosa che non avviene perché molti dei soldati e degli abitanti sono uccisi.  Si avvicinano, infine, in soccorso del Castracani le milizie di Ludovico il Bavaro; i fiorentini sono costretti a ripiegare dopo avere speso in una infruttuosa campagna di tredici mesi più di mezzo milione di fiorini.

Sett.LuccaPisaToscana

Il Castracani supera il Serchio e si avvia verso Serra Pistoiese per accogliere l’imperatore a Pontremoli: nel frattempo, in tale località alcuni soldati imperiali hanno rapito e stuprato una giovane del luogo. Il padre di costei organizza la caccia e con l’aiuto della popolazione uccide i rapitori. Il Castracani, avvisato del fatto, si reca a Pescia; assale il castello di Serra Pistoiese e ne ottiene la resa a patti. Questi non sono mantenuti, perché i suoi soldati irrompono al suo interno e danno fuoco al castello ammazzando numerosi abitanti senza fare distinzione di sesso o d’età. I sopravvissuti alla strage sono condotti legati davanti al Castracani e sono tutti decapitati. Si incontra nuovamente con Ludovico il Bavaro a Pietrasanta: sfrutta l’occasione per fare prigionieri alcuni ambasciatori pisani in urto con il vescovo di Arezzo. Collegato con l’imperatore assedia Pisa alla testa di 3000 cavalli, malamente armati, e di moltissimi fanti del lucchese, della Lunigiana e del genovese. Conquista Porto Pisano e tutti i castelli del circondario; si immette nel borgo di San Marco a Pisa, fa scavare cunicoli sotto le mura, porta numerosi assalti: il tutto si rivela infruttuoso.

Ott.Toscana

Le discordie in Pisa tra coloro che, allettati dalle promesse del Castracani, vogliono la pace (Fazio della Gheradesca e Vanni Bonconti) e gli altri maggiorenti cittadini, inducono i pisani ad arrendersi nelle mani dell’imperatore in cambio di 60000 fiorini e della promessa che il signore di Lucca ed i fuoriusciti non possono entrare nella città. In tre giorni i pisani cambiano parere ed il Castracani vi si introduce pacificamente facendo osservare ai suoi soldati la più severa disciplina.

Nov.Toscana

Viene armato cavaliere da Ludovico il Bavaro e, dietro l’esborso di 50000 fiorini, è eletto  a Lucca duca di tale città, di Pistoia, di Luni, di Prato, di San Gimignano, di Colle di Val d’Elsa e di Volterra.

Dic.Toscana

Gli sono concessi dall’ imperatore, contro gli interessi dei pisani, i castelli di Sarzana, di Rotina in Versilia nonché quelli di Montecalvoli e di Pietracassa. Negli stessi giorni dà in sposa a Fazio della Gherardesca la figlia Bertecca.

1328
Gen.Lazio

Lascia forti presidi a Lucca (1000 cavalli), Pistoia e Pisa;  raggiunge Ludovico il Bavaro a Viterbo con 300/500 cavalli e 1000 balestrieri genovesi e toscani. Si trova al fianco dell’imperatore nel suo ingresso in Roma. Mentre si trova in tale città i fiorentini, agli ordini di Filippo di Sangineto (2600 cavalli e 30000 fanti), danno l’assalto alle mura di Pistoia, superano la resistenza di Puccino Antelminelli e del figlio Valeriano e conquistano la località.

Feb.Lazio e Toscana

A Roma;  assiste in San Pietro all’incoronazione ad imperatore di Ludovico il Bavaro senza la conferma e la benedizione apostolica. Egli è nominato, a sua volta, senatore della città, conte palatino del Laterano e gonfaloniere dell’ impero romano. Si trasferisce in Campidoglio allo scopo di esercitare il suo nuovo incarico. Nell’occasione viene pure annunciato il fidanzamento del figlio Arrigo con una figlia di Sciarra Colonna. Alla notizia della perdita di Pistoia ad opera dei fiorentini capitanati da Filippo di Sangineto, si allontana in tutta fretta dalla città, supera la maremma con la scorta di soli 12 cavalli ed entra in Pisa in anticipo di alcuni giorni rispetto all’arrivo dei suoi uomini ed a quelli del conte Giovanni di Clermont. Si appropria delle entrate cittadine.  Giunge in città il conte Friedrich Oettingen, che deve prendere in consegna il governo cittadino per conto dell’imperatrice, alla quale i pisani si sono rivolti per evitare l’attuazione dei piani del signore di Lucca. Il Castracani cerca di avere per accordo Montopoli in Val d’Arno.

Mar.Toscana

Scorre il pistoiese; rifornisce di vettovaglie e di armati Montemurlo e rientra a Lucca. Dà il suo contributo alla rappacificazione tra Venezia da un lato e Savona ed i fuoriusciti genovesi dall’altro, che hanno incominciato a guerreggiarsi per atti di pirateria messi in atto dai secondi in Siria ed in Grecia. Viene una volta di più scomunicato dal papa con Ludovico il Bavaro e Pier Saccone Tarlati.

Apr.Toscana

Invia a Montemassi, in maremma, 400 cavalli e numerosi fanti che si impadroniscono della località precedendovi 250 cavalli fiorentini. Ne fa uscire Nellino e Bustaccio da Sticciano che vi sono assediati da Guidoriccio da Fogliano; al contrario perde  Pozzo.

Mag. lug.Toscana

Si reca a Pisa e si fa eleggere signore della città per due anni dopo avere obbligato il vicario imperiale, il conte di Oettingen, a recarsi a Roma: ne approfitta pure per liberarsi di alcuni personaggi ostili alla sua politica quali Bavoso da Gubbio (Baverio Salinguerri), Filippo da Caprona ed altri nobili. La situazione è sanata con la sua nomina a vicario imperiale di Pisa da parte del conte Mainardo di Oftenburg e del burgravio Federico di Norimberga. Rientra a Lucca per assoldarvi numerosi armati e si trasferisce all’assedio di Pistoia, difesa da Simone della Tosa con 300 cavalli e 1000 fanti. Nella città dominano i contrasti tra Filippo di Sangineto ed i fiorentini; inoltre  vi sono vettovaglie per soli due mesi. Il  Castracani si posiziona intorno a Pistoia con 700 cavalli (di cui 500 pisani e 200 stranieri) e 30000 fanti; si accampa al Ponte a Bonelle e dà il guasto alle campagne. Blocca con battifolli e steccati ogni via di accesso alla città: colloca un presidio alla testa della via per Firenze di fronte alla chiesa di San Desiderio; uno di fronte alla Pusterla; uno tra la Porta Lucchese e Porta Ripalta; uno tra la Porta di San Marco e quella di Ripalta e l’ultimo dirimpetto alla Porta di San Leonardo. Frequenti sono le sortite dalla città che terminano talora con l’incendio di macchine ossidionali o di bastite. Il Castracani non dà peso alle perdite conoscendo la penuria di vettovaglie in Pistoia; si impadronisce della pieve di Valdibura da dove i difensori provocano gravi danni ai suoi uomini. Ne ottiene la resa per fame; li fa legare e condurre sotto le mura della città e qui sono tutti impiccati. Per rappresaglia, i parenti dei giustiziati assalgono il carcere, ne cavano fuori i prigionieri e li impiccano ai merli delle mura: tra costoro, sono squartati coloro che sono ritenuti più vicini al Castracani ed i loro lacerti sono gettati nel campo lucchese. I fiorentini spediscono 600 cavalli in soccorso ai pistoiesi; tali truppe si accampano ad Agliana. Il condottiero riunisce tutti i suoi soldati, lascia solo  deboli guarnigioni alla guardia dei ripari ed attacca gli avversari. La battaglia dura un giorno intero e termina con il ritiro dei nemici.

Ago.Toscana

I difensori con Simone della Tosa non hanno viveri che per tre giorni e si arrendono a patti, a condizione di non ricevere soccorsi dalla lega entro il termine di cinque giorni. Ottenuta la resa, i guelfi che escono dalla città sono derubati dei loro averi dai ghibellini. Il Castracani ritorna a Pisa e vi è accolto con tutti gli onori.

Sett.Toscana

Muore a Lucca nei primi giorni del mese (due giorni prima del suo ospite Galeazzo Visconti) per gli strapazzi sopportati durante l’assedio di Pistoia. Prima di morire dà disposizioni affinché il figlio Arrigo si porti a Pisa con la cavalleria; si confessa; gli è data l’estrema unzione. E’ sepolto con solenni esequie a Lucca nella chiesa di San Francesco vestito con il saio dei frati minori. Una sua raffigurazione compare su un muro della fortezza Augusta. Il dipinto fu distrutto alla sua morte in occasione dell’atterramento del fortilizio da parte dei suoi avversari. Un altro affresco, che si trovava nella villa di Massa Pisana del condottiero, è andato pure distrutto a seguito di una ristrutturazione dell’ edificio. Una sua effigie compare nel Camposanto di Pisa  nel “Trionfo della Morte” opera dell’Orcagna;  Giorgio Vasari ravvisò in altri due punti la figura di Castruccio Castracani. Un’altra sua immagine  è quella presente nella cappella di Palazzo Medici, a Firenze opera di Benozzo Gozzoli (“Viaggio dei Re Magi”). Il Castracani in questo caso è raffigurato come un giovinetto, con i capelli inanellati, riccamente vestito sopra un cavallo bardato con una gualdrappa in cui spunta una pantera, simbolo di Lucca. Non mancano, infine, medaglioni, medaglie, incisioni che riportano la sua ‘immagine.  Le sue gesta sono cantate in un poema latino dal poeta pisano Ranieri de Granchis. Il Castracani viene pure menzionato nei loro scritti da Francesco Petrarca, da Franco Sacchetti, da Giovanni Cavalcanti e da Giovanni Villani. Biografie intorno alla sua figura sono state scritte da Niccolò Tegrimi, da Niccolò Machiavelli (ne viene fuori un quadro fantastico teso a incarnare in lui il tipo dell’astuto e fortunato capitano) e da Aldo Manuzio. Il mito del Castracani si diffonde anche fuori d’Italia durante il periodo rinascimentale. Del condottiero (notizie tratte dal Lucarelli) si parla nella commedia spagnola “Vandos de Luca Y Pisa” del poeta Antonio Fajardo de Acevedo e nella “Silva de varia leccion” di Pedro Mexia. Del 1830 è invece un poema epico della poetessa lucchese Costanza Moschena e della fine del 1700 il dramma musicale “Castruccio” pubblicato da Giuseppe Rocchi. Sempre sulla fine del 1800 compaiono alcuni libri storici che trattano della sua figura, quali quelli di V. Bocci (“Castruccio”), di P. Dompé e di C. Gandolfi (“Castruccio Castracani degli Antelminelli”), di C.Magnani (“Castruccio Castracani degli Antelminelli”), di Niccolò Tommaseo, di F. Winckler (“Castruccio Castracani herzog von Lucca. Historische studien”), della moglie del poeta Percy Shelley, Mary Godwin Shelley (“Valperga or her life and adventures of Castruccio prince of Lucca”). Durante tutta la sua signoria Castruccio Castracani oltre alla costruzione della fortezza Augusta (fatta demolire dai lucchesi nel 1370 per costruirvi sulle rovine il nuovo Palazzo degli Anziani) e della sua villa a Massa Pisana, fa erigere nei suoi territori molte opere sia di difesa che di  abbellimento. Rafforza la cinta muraria di Pietrasanta (il borgo fortificato con mura collegate alla Rocca Arrighina), di Massa e di Pontremoli (piazza del Duomo e piazza della Repubblica, anticamente un tutt’ uno, si devono alla divisione, voluta per porre fine alle dispute tra guelfi e ghibellini, e realizzata attraverso la torre fatta costruire in mezzo, in un secondo momento rialzata e trasformata nell’attuale torre campanaria); fa rifare  il porto di Motrone,  ricostruire la rocca di Viareggio, distrutta dai pisani, sistemandola anche per lo scarico di merci da parte di piccole imbarcazioni; sempre in tale posto  fa riassestare la strada che conduce a Montramito. Risistema e fortifica Monteggiori dove si trova una sua abitazione; nella Garfagnana unisce con strade e ponti Castelnuovo ed i paesi vicini; a Ghivizzano, castello della sua famiglia, ingrandisce il palazzo già esistente; sulla Lima fa costruire molti ponti e rocche; a Nozzano fa rifare la rocca fatta demolire  da Uguccione della Faggiuola; nel castello di Lavenza fa edificare un nuovo palazzo; a Sarzana modifica e consolida la struttura della fortezza di Sarzanello; a Pistoia, fa erigere la fortezza Bellaspera, detta la Rolanda o Valeranda. Oltre che a costruire il Castracani in tutti i suoi domini, per esigenze militari, cura molto l’efficienza delle strade, specie quelle battute dalla cavalleria, ed innalza molti ponti per attraversare fiumi e torrenti. Lo stemma originario della famiglia degli Antelminelli è costituito da un levriero bianco con la parte superiore del corpo sollevata in alto; il collare è rosso guarnito d’oro in campo azzurro. Nella parte inferiore dell’animale sono presenti uno scudo, l’elmo, un cimiero con una testa coronata d’aquila. Il motto è “inexpugnabilis”. Variazioni a questo tema sono  portate con l’evoluzione dei suoi successi.. L’imperatore Ludovico il Bavaro gli concede ad esempio al  di aggiungere al cane i rombi azzurri e argento della casa Wittelsbach. Sposa Spina Streghi di Monteriggioni..

CITAZIONI

-“Trovossi in sul colmo d’essere temuto e ridottato, e bene avventuroso di sue imprese, più che fosse stato nullo signore o tiranno italiano, passati trecento anni, ritrovandone il vero per le croniche; e con questo, signore della città di Pisa e di Lucca, e di Pistoia e di Lunigiana, e di gran parte della Riviera di Genova in levante,  trovossi signore di più di trecento castella murate… Questo Castruccio fu della persona molto destro, grande, d’assai avvenante forma, schietto, e non grosso, bianco, e pendea in palido, i capelli diritti e biondi con assai grazioso viso. Assai fu crudele in fare morire e tormentare uomini: ingrato de’ servigi ricevuti in suoi bisogni e necessita di, e vago di gente e amici nuovi, e vanaglorioso molto per avere stato e signoria; e al tutto sì credette signore di Firenze e re in Toscana.” VILLANI

-“Il più grande capitano dell’Italia di quel tempo.” GREGOROVIUS

-“Fu adunque Castruccio..uno uomo non solamente caro ne’ tempi sua, ma in molti di quegli che innanzi erano passati. Fu della persona più che l’ordinario di altezza, e ogni membro era all’altro rispondente; ed era di tanta grazia nello aspetto e con tanta umanità raccoglieva gli uomini, che non mai gli parlò alcuno che si partisse da lui mal contento. I capegli suoi pendevano in rosso, e portavagli tonduti sopra gli orecchi, e sempre, e d’ogni tempo, come se piovesse o nevicasse, andava con il capo scoperto. Era grato agli amici, agli inimici terribile, giusto con i sudditi, infedele con gli esterni; né mai potette vincere per fraude, che e ‘ cercasse di vincere per forza; perché ei diceva che la vittoria, non el modo della vittoria, ti arrecava gloria. Niuno fu mai più audace a entrare ne’ pericoli, né più cauto a uscirne; e usava di dire che gli uomini debbono tentare ogni cosa, né di alcuna sbigottire, e che Dio è amatore degli uomini forti, perché si vede che sempre gastiga gli impotenti con i potenti.” MACHIAVELLI

-“Un uomo che univa l’astuzia e la dissimulazione al valore e alle più rare doti militari; temuto dal popolo e caro ai soldati, giusto stimatore dell’odio impotente che può essere disprezzato e dell’amicizia e favore che interessa acquistare; in grado di provocare la vendetta, di affidarsi all’amicizia senza rischiare di essere tradito. Costui era Castruccio Castracani, signore o tiranno di Lucca..Castruccio era abile e robusto, di statura imponente, di gradevole aspetto, ma sparuto e quasi bianco; aveva i capelli lisci e biondi e una dolce fisionomia.. Fra i tiranni ebbe fama di valoroso e magnanimo, saggio, accorto, pronto nelle decisioni, instancabile nella fatica, valoroso nelle armi, previdente, vittorioso nelle sue imprese, temuto da tutti. Ma durante i 15 anni in cui governò Lucca, manifestò più volte la sua crudele indole. Fece orribilmente torturare i sospetti, e condannò ad atroci supplizi i suoi nemici. Desideroso sempre di avere nuovi servitori e nuovi amici, non era riconoscente per i benefici ricevuti; sembrava anzi incrudelire maggiormente contro quanti lo avevano aiutato in passato nei suoi bisogni, quasi volesse liberarsi in tal modo dei suoi debiti.” SISMONDI

-“Non magnanimo né grande Capitano, né grande legislatore, come pure lo descrisse il Machiavelli. Castruccio fu soltanto un uomo di parte avveduto e audace, uno spirito indomabile e freddo, un condottiero abile e fortunato che si accorse in tempo piegare decisamente verso il Principato le forme comunali, e volle fermamente fondare la Signoria con la forza delle armi, a traverso la guerra civile e la guerra esterna, a qualunque costo. E vi riuscì, ma il destino disperse i risultati delle vittorie militari e dei calcoli politici, conservandone soltanto l’insegnamento.” CAGGESE

-“Giovane sagace, ardimentoso, e tale che pareva destinato a compiere operazioni straordinarie.” TOMMASI

-“Venne in stima de primi capitani di guerra di quei tempi.. Buono, e avventurato guerriere: la cui effigie, con quella d’Uguccione della Fagiuola si vede nel camposanto di Pisa.” BUGATI

-“Uomo potente e celebre nella Storia di que’ tempi.” VERRI

-“Il quale di fattore d’un mercante fatto soldato, e di soldato Capitano illustre, con ostinato valore ascese al principato, non gli mancando mai la fortuna del suo favore.” GIOVIO

-E’ raffigurato una prima volta in una zona del Camposanto di Pisa come un giovane, con cappuccio azzurro intorno alla testa e con uno sparviero sopra il pugno di una mano. In un’altra area è rappresentato in un gruppo di cavalieri che, ritornando da una battuta di caccia con battitori e bracconieri, si imbattono in tre bare scoperchiate contenenti cadaveri putrefatti. Oltre al Castracani fra questi personaggi sono rappresentati Uguccione della Faggiuola e l’imperatore Ludovico il Bavaro.

-“Era alto di statura, di bella corporatura, con arti proporzionati ed agili. Gli occhia aveva neri e grandi, con sguardo ora benevolo ora terribile. I capelli erano forse biondi ed anellati, il carnato bianco, tendente al pallido. La bocca aveva molto bella, il mento piuttosto lungo, così pure il naso, che tendeva all’aquilino. nella regione mascellare sinistra aveva una cicatrice, che non toglieva grazia all’aspetto del viso. Castruccio appariva sempre pensoso, tanto da farlo sembrare malinconico. Il che non era.” LUCARELLI

-“Quel Castruccio signor di Lucca, il quale/ Rinovellò l’antico honor di Marte,/ E in favor della setta imperiale/ Scosse tutta Toscana a parte a parte./ Che già fu Capitan senz’altro eguale,/ Et diede alta materia a molte carte:/ Hor qui riposa poca polve, e ombra: Et guerrier tal si poco ingombra.” Da un sonetto di G. Faerno raccolto dal GIOVIO

-“Homo virtuosus et in omni audacia et virtute preclarus..Fuit dominus probus, iustus, sapiens ac in omnibus gloriosus.” BATTAGLI

-“De la casa delli Terminelli, non perciò de’ migliori de la casa, ma era di grande ardire e seguito..Era di gran consiglio in guerra e aventuroso ed egli solo più temuto da’ re Roberto (d’Angiò) e dal duca (di Calabria) e da quelli de’ regno (di Napoli), che il Bavaro (l’imperatore) con tutta sua gente..Fu de la persona molto destro, grande, d’assai avenente forma, schietto e non grosso, bianco, e pendici in palido, i capelli dritti e biondi con assai gratioso viso.” A. DI TURA

-“Molto aspramente facea sua signoria e rigidamente con gran crudeltà; e no avea misericordia di neuna persona che a mano li venisse..Della morte di C°. fue fatto grande lamento; e fue tenuto che fosse morto lo più savio e ‘l più prò e ‘l più magnifico signore e il più bene aventuroso uomo e quelli che maggiori e più notabili cose avea fatte, che nessuno che fosse morto inanzi a lui signore più di dugento anni passati.” STORIE PISTORESI

-“Virum domi nobilem et manu promptu.” PLATINA

-“Giovane valoroso, e di gran cuore.” PELLINI

-“Fu valoroso contra i suoi ribelli/ Schiacciando guelfi per piano e per monte/ E ghibellin teneva per fratelli.” Da un poema riportato dal SERCAMBI

-“De! che abbia l’anno, l’ora e ‘l die/ Che fu signore il nobile Castruccio/ A poner giù il corruccio/ C’ha tutte spente queste tirannie.” P. DEI FAYTINELLI

-“Salì in poco (acquistando sempre con la potenza maggior lode di virtù) a tanta altezza di gloria, che per comune opinione, era tenuto il più potente Principe, e ‘l più eccellente Capitano dell’età sua..Era Castruccio alto di persona; di volto pallido, con occhi castagnicci, e capelli biondi.” ROSCIO

-“Princeps praeter alios animi virtutes insignes.” EGNAZIO

-“Giovane molto nobile e principale in quella città Lucca).” TARCAGNOTA

-“Laudabilis virtute, morum strenuus et prudens.” DE’ FERRETI

-“Hic fuit homo probissimus et legalis ultra quam dire possit.” GAZZATA

-“Probissimus Lucanus, de cujus rara justitia, magnisque gestis, etiam hodie laudabiliter fermo est.” STELLA

-“Provò per tutto il corso della vita sua varie e diverse avventure, e quanto più era egli colpito da’ colpi di fortuna percosso, tanto più animoso ne’ pericoli diveniva: onde egli giudicava non potersi i pericoli senza pericolo superare. Fu veramente costui un esempio di umana fortuna.. Fu delle ingiurie, che gli eran fatte, crudele vendicatore; né saprei dire se verso i suoi cittadini egli fu più severo o più crudele..Tutti quei, che gli erano inimici, o per coniettura tali gli reputava..di fame gli faceva morire, o avvertiti segretamente da’ suoi satelliti, cotale esser la volontà del signore, si partivano di Lucca..Esercito alcuno non mai gli abbottinò; a ferire il nemico era sempre il primo, il primo a portar le scale e salire sopra il riparo, il primo a passare i fiumi a nuoto..; e tanto era a i soldati piacevole e benigno, dove egli per grado e per dignità i principali che vi fussero avanzava, agl’infimi nondimeno uguale pareva..nel vegghiare era pazientissimo, moderatissimo nel dormire, e solo quanto era bastante a conservare la vita, che appena mai arrivò a mezzanotte. Dopo cena ricreava l’animo e il corpo con la musica, della quale molto si dilettava; perciocché la mattina al desinare voleva il ragionamento d’uomini dotti, e poi che dormito e riposato aveva si levava suso, uscendo non dalle piume o dalle coperte di seta e di vari colori risplendenti, ma d’un tappeto, o come chiama il volgo da una materassa; e prima fatto orazione a Dio, faceva poi al segreto orazione a S. Francesco, del quale devotissimo era: il rimanente del tempo consumava nelle faccende della Repubblica.. Fecesi sempre beffe de’ matematici e di quei che fan professione d’indovinare le cose future, come generazione d’uomini poco fedele a i grandi, fallace e bugiarda a chi spera in loro; tenendo egli opinione che le cose sottoposte al fato, quantunque annunziate, schifare non si possono; conciosiacosaché nessuna forza umana, o virtù abbia potuto far sì, che l’ordine fatale a predestinato non succeda.. Fu di statura più che ordinaria, aveva gli occhi neri, il capello crespo, il naso disteso, il mento un poco lunghetto, era di colore bruno. Aveva le membra l’uno all’altra corrispondenti, le quali davan bellezza e ornamento a tutto il corpo..Pareva sempre che egli stesse pensoso, ma nell’aspetto aveva una certa venustà, che in ogni parte amabile lo rendeva, e una margine di ferita, che sul volto nella guancia sinistra aveva, faceva lodare la virtù sua e niente di grazia gli toglieva.” TEGRIMI

-“Aveva mente, cuore e braccio da operare grandi cose; accorto e dissimulatore, sapeva farsi amare dai suoi soldati, temere dal popolo; terribile ai nemici, non ebbe amici se non quanto potessero aiutarlo nelle sue imprese.” BOSI

-“Fu questo signore di statura alta, di bellissima corporatura, magro e bianco; di faccia piuttosto pallida che altrimenti; di capelli crespi ed altri vogliono biondi ed anellati; aveva alterezza nelle ciglie; ed era veramente mirabile, dando a’ riguardanti animo e terrore; gli occhi neri e grandi; e nel suo sguardo leggiadro e da esser temuto; aveva il naso con bel profilo, sottile e steso, tirando piuttosto all’aquilino; bellissima bocca, tutta piena di venustà e di qualità che induceva tutti ad amarlo; il mento lungo; e sempre dimostrava di star pensoso, onde tutti lo giudicavano malinconico, il che non era..Fu nelle guerre spedito e risoluto, dimostrando gran prodezza, e bene spesso raffrenando i soldati nella vittoria, nella fuga e nel tumulto..: e per accrescere cuore ad essi si sforzava di essere il primo ad offendere i nemici, salir dopra i ripari, pigliar le scale, passar fiumi e ad ogni faticosa impresa; dando bene spesso principio con le proprie mani alle tagliate ed alle trincee; cavalcava e stava in campagna giorno e notte sempre armato, rinfrancando con questi mezzi più i suoi soldati alla fatica, che con altri: non ricusò mai sinistro alcuno che lo portasse alla gloria ed all’onore, e rendevasi tanto eguale nella guerra agli altri, quanto fosse il minimo fantaccino. Accomodò sempre il suo esercito con gran giudizio, ponendosi sempre in campagna ne’ luoghi eminenti e di poterlo soccorrere, e provvedere di vettovaglia e de’ bisogni suoi, né temer che egli fosse circondato da insidie nemiche. Per la sua prontezza teneva i principi in dubbio: e perciò se egli faceva amici e molto famigliari, e benissimo conosceva quelli che simulavano e quelli che gli erano veri e fedeli; né si confidò mai nel numero de’ soldati, ma solo nel valore de’ pochi. Poneva avanti quelli che erano nobili per la virtù ed animosi per onore, facendoli chi colonnelli e chi capitani, ed altri capo di squadre, dicendo che a questi tali si doveva confidar la salute del principe; ed agli altri codardi ed intenti alla fuga si doveva lasciar perdere la vita e l’onore.” MANNUCCI

-“Nella scienza della guerra splendé quasi sole nella prima metà del secolo decimo quarto, e riempié molte pagine della storia d’Italia. Ei fu veramente il rinnovatore di quella scienza tra noi, e ristabilì l’onore della milizia italiana, tanto scaduto per la ignoranza e vigliaccheria dei capitani, servendosi di quei due modi, velocità e massa, che ai nostri tempi cambiarono faccia d’Europa.” MAZZAROSA

-“Fra’ Capitani di quell’età per memorabili imprese celebratissimo.” DEZA

-“Uno degli uomini più eminenti dei suoi tempi.” DOMPE’-GANDOLFI

-“Fu il maggior Capitano dell’età sua… Fu di gran nome Castracane condottiero d’eserciti. ” GAMURRINI

-“La leggenda secolare che si venne intessendo attorno al lucchese – al punto che le sue imprese poterono essere collocate dalla tradizione popolare perfino nell’antichità romana – testimonia l’impressione di quasi estraneità al suo tempo, e a ogni tempo, che dette ai contemporanei e ai poteri il personaggio del Castracani. Nel suo testamento il Castracani – che disponeva di essere sepolto in S. Francesco vestito dell’umile saio – si dichiarava semplice strumento di Dio che “noslicet immeritos, tot tantisque honoribus et dignitatibus extulit, ut non sufficiat lingua nostra proferre, neque mens nostra concipere”. In realtà questo condottiero figlio di mercanti, questo cittadino erede di nobili “feudali” fu uno dei maggiori interpreti dell’età del tramonto del medioevo in Italia e, come il suo quasi contemporaneo Dante Alighieri, ne visse fino in fondo le esasperate contraddizioni. Non il solo Castracani, “formica ex pulvere”, come lo definì Marin Sanuto il Vecchio, era venuto dal nulla, ma il suo stesso dominio era stato creato partendo da basi quasi inconsistenti in un ambito politico refrattario ad ogni coesione.” M. LUZZATI

-“Regnat in urbe sua probus et Castruccius audax/ Ardua praecipiens; super omnia partis amorem;/ Et populum servare monet sub pondere vitae.” GRANCHI

-“Uomo fiero, valente nelle armi, senza coscienza e arditissimo.” ARGIOLAS

-“Fu grande guerriero, fino politico, uomo di grandi vizi e di varie virtù, non amato, ma temuto e avuto in molto conto anche dai nemici.” BALAN

-“A lui si deve in parte il ristabilimento della milizia italiana..Benché il primo guerriero del suo secolo, è dubbio se fosse maggiore nell’armi, o nel consiglio: benché nutrito, e vissuto in mezzo alla rivoluzioni, non sparse quasi mai il sangue se non quando la necessità ve lo costrinse. Fu uno di quegli uomini grandi, che quantunque ignaro delle lettere, ne conosceva il pregio, e faceva conto degli scienziati. Animatore del’arti utili, e delle manifatturiere, premiava generosamente chi ne introduceva delle nuove: restano ancora i monumenti de’ numerosi lavori di pubblica utilità, ponti, strade, fortezze, che a lui si debbono. Fu certamente un uomo straordinario, e se il teatro delle sue azioni fosse stato più vasto, e i mezzi più grandi, si sarebbe distinto al paro dei più celebri uomini dell’antichità.” PIGNOTTI

-“Riuniva l’astuzia e la dissimulazione ad una rara valentia e ad un ingegno svegliatissimo, per cui seppe farsi temere dal popolo ed amare dai suoi soldati.” PAOLINI

-“Incredibile e vittorioso avversario dei Fiorentini.” SILVA

-“Huomo di molto ingegno e desideroso di avvantaggiarsi in grandezze..Avvedutissimo guerriero.” TRONCI

-“Vir ingenio acri.” SANT’ANTONINO

-“Excelsa animi indoles, acre ingenium, vigorque spiritus, ne dum supra privatos, sed super principes. Ad hac consilium excellens, solertia in cavendo, sagacitas in providendo; nec minus in subendis periculis audax, quam inter ipsa pericula interritus. Nihil temere moliri, nihil aggredi. Aciem primus ingredi, novissimus excedere. Militis, ducis munia strenue obire: nullo sequi recusante, cum exemplo imperaret. Nemo hostibus magis ex insperato adesse: celeritatem in bello maximam partem victoriae ratus. Veteris militiae disciplinam gentium barbararum stolida ferocia bellantium vitio collapsam revocare, nemo illo plus aut scivit aut potuit: rei militaris, gloriaeque restitutor merito appellatus. Nullus eo callidior instuere aciem, castris locum capere, urbes oppugnare aut tueri: omnia non minus romano more quam virtute agere. Inde coeteris earum artium ignaris mirandus pariter ac metuendus: saepe solo nomine victor, non armis, quam fama plura conficere: vini cibique modicus, somique ac caeterarum remississionum intra naturale desiderium modus finitus. Eadem illi frigoris calorisque tolerantia: corpusque adversus labores invictum. Simulandi ac dissimulandi artifex: idem severus, idem comis blandusque: cum omnes illum metuerent, omnes amabant. Prompta illi facundia, magnum imperatorem telum, quo ipsa arma in bellis armantur. Conciliandis vulgi studiis maxime efficax: alios comiter appellando, alios spem pretiumque ostendendo, plerosque beneficiis emere: nullius rei nisi gloriae laudisque avarus. Quaeque raro inter militares virtutes locum habent, fides atque religio illi dilectae, seu verae, seu fictae semper gerendis rebus ingens momentum. Haec tanto ingenii animique bona, commendabat prospera valentudo, procerus corporis habitus, oris temperatus majestatis decor, igneva oculorum vigor, sufflava caesaries, vocis sonus, et coetera quae apud militare vulgus pro virtibus habebatur.” BEVERINI

-“Capitano di militi e soldati di ventura.” MUZZI

-“Giovane e ambizioso..ottimo condottiero quanto avventuriero senza scrupoli.” ANTONETTI

-Con Niccolò Piccinino, Uguccione della Faggiuola, Lodrisio Visconti, Giovanni Acuto, Facino Cane, Bartolomeo Colleoni ed il Carmagnola “Furono capi notissimi per le loro imprese.” AGOSTINI

-“The great condottiere Castruccio Castracani, whom Machiavelli .. compared to Philip of Macedon.” STONOR SAUNDERS

-“Vero cavaliere di ventura non ha altro onore all’infuori di quello della scarsella: stupra allegramente le fanciulle che gli capitano a tiro durante le scorribande coi suoi pari, se ne trascina dietro qualcuna perché lo consoli negli ozi di guarnigione. Ma soprattutto uccide…per Castruccio una vita non vale niente, in nessun caso; sia che si tratti di quella del contadino inerme di fronte alle soldatesche, sia che appartenga a un religioso o a un nobile la cui famiglia, un domani, potrebbe fargli pagar cara la cosa… Dove invece la personalità di questo ribaldo trova il suo naturale sfogo è sul campo di battaglia; allora è difficile trovare qualcuno che gli sia pari nel valore e nel coraggio che dimostra buttandosi nella mischia…E’ un vero fulmine di guerra.” ADAR

-“Era un buon comandante, sempre presente dove ci fosse bisogno, pronto a dare l’esempio in prima persona.” SCARDIGLI

-“Non gl’insegnò solamente i modi di schierare un esercito. Senza punto permettergli di darsi in preda al sonno, all’ozio, al lusso, ma facendogli durare continue, aspre fatiche, procurava di ingagliadirne le membra, e perciò volle che non altri esercizi facesse se non l’equitazione, la corsa, la lotta; giacché la gagliardia del corpo è fondamento di quella dell’animo. Poiché un capitano deve stare impassibile non solo contro gl’impeti degli uomini, ma anche contro quelli della fortuna, lo attrezzò a sopportare il caldo, il freddo, la fame, la sete.” LOMONACO

-“Fama quidem Castrucii nulla ex re unquam tantum enituit quantum ex hac una obsidione (di Pistoia). Admirabile porro visum est, longe adeo paucioribus copiis circa urbem magnam per loca plana circumfusis et intus simul extraque oppugnatis, industria solum ac scientia rei militaris ita perstitisse, ut adversariorum conatus omnis impetusque arceret, ac victor tandem urbe in oculis pene tantarum hostium copiarum potitetur…(Per la sua morte) Castrucius lucensis, vir magni animi sed nequaquam pari potentia cum praesule nec pari dignitate, patrocinium opprimendi florentini populi cum sibi assumpsisset, quis non gaudebat? Quis non laetabatur? Atqui laetitia illa quantum maerorem nobis ad extremum attulerit scimus! Non enim prius nocuit Florentiinis Castrucius, quam Pisanos iugo servitutis oppressit. Ita, dum aliis nocere voluerunt Pisani, siibi ipsis tyrannidem superinduxere.” BRUNI

-“Castruccio fu uno dei colossi che calpestarono la penisola italiana a cavallo tra XIII e XIV secolo..Abile politico e grande soldato, feroce e vendicativo ma capace anche di gesti magnanimi, quest’uomo, che un patrizio veneziano nel 1325 definiva sprezzantemente “formica nella polvere che getta scompiglio in Toscana”, fu invece il prototipo dell’uomo nuovo partorito nell’ultimo scorcio del Medioevo. Amico di sovrani, fidato luogotenente di imperatori, invincibile sul campo di battaglia, privo di scrupoli morali sul terreno politico eppure sempre mosso da una sua fedele coerenza ai principi del ghibellinismo.” STAFFA

-“Never for a moment during his youth and young manhood had he believed that he would be cut off before old age. His career, he felt had just begun; his ambition was unfulfilled. It would have been better to die without forewarning of death. In his physical pain and mental anguish, the sharp blade of an assassin’s dagger would have seemed merciful of him, and more worthy of his fame…His funeral was without pomp, for he felt that the tears of his people were an adequate farewell. His casket was accompanied by ten black horses ande ten black flags of silk. he was buried, according to his instructions, in the church of San Francesco in Lucca..wearing the simple grey habit of the sant.” DEISS

-“Il profilo del signore cavaliere si incarna più di tutti..in Castruccio Castracani, che esercitò sulla natia Lucca un’influenza sostanzialmente ininterrotta dal 1316 al 1328, allargando le sue mire alle città contermini e a intere sub-regioni come la Lunigiana, la Valdinievole, il Valdarno inferiore lucchese e fiorentino, che sottomise alternando la conquista militare, le negoziazioni diplomatiche, la concessione di titoli imperiali. La sua dominazione assunse i tratti di una signoria pluricittadina e territoriale estesa a Pistoia, la Valleriana, la Val di Lima, la Versilia, Massa, la Lunigiana e la Garfagnana lucchese; ebbe anche il titolo di duca di Volterra dal 1327, e tentò invano di insignorirsi di Genova e Pisa.” An. ZORZI

-“Acquistando sempre con la potenza maggior lode di virtù, ascese a sì vera gloria, che per commune opinione era tenuto il più prudente Prencipe, e eccellente Capitano dell’età sua..Era Castruccio alto: di volto pallido: di occhi castagnicci: e capelli biondi.” CAPRIOLO

-“A fine d’addestrare alla guerra, il Castracani istruiva per tempo la gioventù della Vallata (Val di Nievole) nella militare disciplina,  e proponeva premi a quelli che in tirar l’arco o la balestra erano più valenti, o che fossero migliori nel tirare il palo, nel giuocare alla lotta, nel correre gualdane, nei torneamenti a cavallo, nel rappresentare espugnazioni di Castelli, in fare zuffe e combattimenti.” ANONIMO

-“Con Castruccio Castracani Lucca aveva raggiunto il massimo splendore della sua vita municipale, fino a competere con Firenze per la supremazia politica ed economica della regione. Ma dopo la morte dell’Antelminelli la città non più libera e prostrata da tante sventure, aveva iniziato la propria decadenza, passando da una signoria all’altra, da quella di Marco Visconti a quella dei Maniscalchi, di Gherardo Spinola, di Giovanni di Lussemburgo, dei fratelli Marsilio, Pietro e Rolando dei Rossi di Parma e di Mastino della Scala di Verona.” BENVENUTI

-“Quantunque avesse avversato il guelfismo e ne avesse avuta duplice scomunica, morì cristianamente. Il maggior tributo di gloria lo ebbe dal suo grande biografo N. Machiavelli.” ARGEGNI

-“Fu uno dei più arditi cavalieri del suo tempo. Fu un grandissimo capitano, combatté e vinse grandi battaglie, tentò di riunire la Toscana in un unico Stato e fu un personaggio così ragguardevole che Niccolò Machiavelli ne scrisse la Vita.” BATINI

-Grande travaglio diè questo forte, astuto e insidioso guerriero ai Fiorentini, che fornito d’ingegno e d’animo risoluto fu uno de’ più mirabili uomini per fortunate imprese, e che per esser più grande non avea d’uopo che di migliori tempi e di maggiore Stato.” CHINI

-Sulla sua tomba è inscritto il seguente epitaffio “Eu vivo, vivivamque, ob facta rerum gestarum Italicae/ militiae splendor, Lucensium decus, Etruriae ornamen/ tum, Castruccius Gerii Antelminellorum stirpe. Vixi,/ peccavi, dolui, cessi naturae indigenti. Animae piae,/ benevole succurrite, brevi memores vos morituros.”

-Secoli dopo la sua morte a Lucca è stata eretta in suo onore la seguente iscrizione “Castruccio Castracani degli Antelminelli/ Capitano/ Di mente vastissima/ Di cuore imperturbabile/ Sollevò in Italia la parte ghibellina/ Mise in fondo la guelfa/ Come ne accertarono/ I campi insanguinati dell’Altopascio/ Trentamila prigioni/ Firenze disperata di sua salute./ Cittadino/ Illustrava la patria ne cresceva il dominio;/ Principe/ Non la oppresse/ La vita bastò alla gloria/ Non alla grandezza.”

BIOGRAFIE SPECIFICHE

-P. Dompé – L. Gandolfo. Castruccio Castracani degli Antelnminelli.

-G. Lucarelli. Castruccio Castracani degli Antelminelli.

-N. Machiavelli. Vita di Castruccio Castracani e altri scritti minori.

-C. Magnani. Castruccio Castracani degli Antelminelli.

-A. Mannucci. Le azioni di Castruccio Castracani degli Antelminelli.

-N. Tegrimi. Vita di Castruccio Antelminelli Lucensis ducis.

-R. Piattoli. Documenti per la storia di Castruccio Antelminelli e delle sue imprese.

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