Braccio di Montone – Citazioni

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Indice delle Signorie dei Condottieri: ABCDEFGIJLMNOPQRSTUVZ

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-“Questo è colui che con mirabile arte e industria risuscitò et fece molto honorata la gloria dell’arte della guerra, la quale era quasi spenta in Italia.” DOMENICHI

-“Costituì il suo esercito attorno a un limitato gruppo di esuli perugini, e pertanto collaudò un metodo di combattimento che gli permetteva di ottimizzare l’esiguità iniziale delle sue forze. Le sue squadre, al massimo di centocinquanta cavalieri appoggiati da un adeguato numero di fanti, venivano fatte ruotare nel corso delle battaglie in modo da mantenere sul nemico una costante pressione, attendendo che fosse indebolito abbastanza prima di lanciargli contro le riserve.” N. CAPPONI

-“Lo nome suo dirò con lieta faccia/ Chiamossi Braccio dalle forti braccia./…/ Signuri ho letti molti libri, e ho/ De’ fatti d’arme ognun più pellegrino;/ Odiste le battaglie di Teseo/ Dove tremava l’aero, e lo terrino,/ E li gran fatti, che fece Pompeo/ Con Cesare, che fu no paladino;/ Non fu simile a questa, como io parlo,/ Che fece el signor Braccio, el signor Carlo./…(In occasione della sua morte) “El medico si fece presto venire,/ Feli bentare ciascuna ferita,/ Tucta soa posta lu volea guarire/ Et returnarelu di morte a vita./ El Conte Francisco sci li ebbe a sentirlo,/ Quilla persona Mangna a tanto ardita,/ Colle soi mani scillo medicone/ Et poco stette che Braccio Spirone.” CIMINELLO

-“Mise a punto un tipo di fante più mobile, armato di spada e scudo, che fece la sue prove partecipando nel 1416 all’assalto dato a Perugia..Si trattava di fanti armati alla leggera, mobilissimi e addestrati al combattimento aggressivo del corpo a corpo. MALLETT

-“Aveva una sua mazza, di metallo/ Armato tutto, e nelle soprabande/ Portava il monton nero in campo giallo./ Braccio primo fu questo, che per forza/ Si fa Signor col senno e con la spada,/ C’amaro fu per lo valente Sforza./ Assai fece costui su l’ampia strada/ D’onore al mondo: poi la morte ria/ Il tolse, come a fortuna empia aggrada./…/ Non sia verso di lui l’animo vostro/ Ingrato a torto, ben che morto sia,/ Ché non è morta la penna e l’inchiostro./ Sentendo io la virtù che illuy fioria,/ duolmi ch’ançe gram tempo non fuy nato,/ ché tardo fu per luy la vita mia./ E ben ch’io non vedesse quillo ornato/ corpo in tante virtù, sua fama sforça,/ ch’io l’ami morto e così l’abbia amato.” Lorenzo Spirito riportato da FABRETTI

-“..Braccio/..che per tutti ancora/ Con maraviglia e con terror si noma.” MANZONI

-“Il valore e la perizia militare di Braccio tutti gli storici magnificarono: furono alcuni che lo diffamarono come fosse uomo di perversi costumi, di nulla religione, anzi di cose divine sprezzatore, machinatore d’inganni, crudelissimo e senza misura ambizioso. Forse costoro esagerarono. Questo fermamente crediamo ch’ei fosse abbastanza crudele, e assai cupido di gloria e di potenza. Macchiò la sua spada nel sangue di magnanimi popolani perché indocili al giogo patrizio; osteggiò, vinse e dominò i suoi concittadini… Alto della persona, robusto delle membra, valoroso del braccio, fervido della mente, audace dell’animo, nacque per la gloria delle armi italiane, e fra le armi visse e morì. Finché fu giustamente severo co’ soldati, e fé senno del consiglio de’ suoi duci ebbe a compagna la vittoria in ciascuna battaglia: all’ Aquila divenne feroce, inumano per la ostinazione di quel popolo risoluto, di non piegarsi al giogo braccesco; non curò gli avvertimenti de’ suoi condottieri; e toccò sconfitta e morte.” FABRETTI

-“Fu Braccio di aspetto prestante, benché impedito dal lato sinistro; la sua parola era dolce e carezzevole; aveva però un temperamento crudele al punto di ridere mentre ordinava di torturare la gente e di straziarla con atroci supplizi, e di dilettarsi a gettare dei poveretti da alte torri. A Spoleto diede ordine di precipitare giù da un ponte un messaggero che gli aveva portato una lettera ostile. Ad Assisi gettò tre uomini da una torre che si innalza nella piazza principale. Nel convento dei frati Minori diede ordine di punire diciotto monaci che avevano sentimenti a lui ostili, pestando e spappolando i loro testicoli sopra un’incudine. A Viterbo fece immergere un prigioniero in una sorgente d’acqua bollente che si chiama Pelacano.. Braccio non credeva né al paradiso né all’inferno, era nemico della Chiesa e della religione e assolutamente indegno di ricevere esequie religiose.” PICCOLOMINI

-“Brillar vidi il ragghio delle spade./ Il mio Sogno di re nell’occhio regio/ Di Braccio Fortebraccio di Montone.” D’ANNUNZIO

-“Niun Capitano d’essercito, di qual si voglia tempo, fu mai più caro a suoi soldati di lui, percioche con la natural piacevolezza del parlare adornava mirabilmente la maraviliosa grandezza dell’animo suo; niun fu mai che più piacevolmente ragionasse co’ suoi soldati, niuno che castigasse più gentilmente nelle cose mal fatte, né che con più ardire gli eccitasse a combattere. Egli non mandava i soldati ne’ pericoli, ma v’andava con esso loro in persona, e non meno di loro si sottometteva alle fatiche, alla fame, e alle vigilie, data tuta la preda a’ suoi, solo per sé la gloria, e l’imperio..Era in Braccio una non finta, e simulata, una grave, e semplice soavità di parole, venutagli più tosto da natura, che acquistata con artificio, quantunque non senza qualche poco d’industria. Niuno mitigava più gentilmente gli animi adirati, e niuno con più veemenza, e ardore gli essortava, e infiammava alla battaglia. Era benigno co’ soldati, e con gli altri, ne rigido, ne dispiacevole, havea congiunto con la severità militare una certa modestia civile, e cortegiana.. Nella guerra nessuno era più rapace di lui, nella pace, nessuno maggior mantenitore di giustizia, e d’equità..Egli hera huomo più che di mediocre statura, di viso lungo, e spesso alquanto rossore, che gli rendeva grandissima maestà, non havea gli occhi negri, ma ben vivi, e pieni in un tempo di non so che di gravità, e allegrezza, a cui corrispondevano tutte l’altre membra, eccetto quelle, ch’erano fatte deforme, e brutte dalle cicatrici. Era finalmente di aspetto, hora piacevole, hora severo, secondo che richiedeva il tempo, ma però sempre di maniera signorile.” CAMPANO

-“Brazo fu eretico poco credente a Dio, mai messa ne altro officio volse audire. Et si abbetteva quando si cellebrava l’officio divino, sence voltava le spalle; fo molto crudelissimo, et una delle volte fo gittare uno corriero intra lo pellicano de viterbo, quillo se ricomando a messer santo antonio et mergendo gio suso sopra fo subbito in sito fora senza nullo male; lui comando fosse butatto dentro da piede, et disse io vo vedere se santo Antonio lo potra agiutare, e’nsì questa altra fiata fo fora libero et ancho lo fe minare un’altra fiata dentro biastemando.. questa terza volta quillo povero homo..fo libero, volendo pure farlo buttare dentro a pregheri de tanto gento, l’era presente a vedere tanto miraculo; confuso de brigogna (vergogna) li perdona: una altra fiata sei frati minori stando a cantare suso ad uno campanile la zolfa (battendo cioé il tempo), di sdegno vedendoli li fe gittare in terra, et così captivamente moreno..: vero nel mestiere fo liale.” MONTELEONE

-“Eo tempore belli ducem in Italia insignem.” G. SIMONETTA

-“Appartiene al novero di quei condottieri che cercarono, guidando un forte strumento militare, di costituirsi un dominio territoriale personale ponendosi in lotta..contro regni e governo.” ARGIOLAS

-“Vedevasi in Braccio un’ardente forza d’astuto et gagliardo ingegno..Capitano in quel tempo famosissimo.” GIOVIO

-“L’imagin, che tu vedi, o forestiero,/ E’ di Braccio famoso Capitano,/ Che spesso ruppe il suo nemico altero;/ Et perseguì il Pontefice Romano:/ Ch’ebbe di molte terre ingiusto impero,/ Et occupò con gli altri il Vaticano:/ Che fu terror di Re, giusti e tiranni,/ Et diede a le Città d’Italia affanni.” Da un sonetto di G. Feroldo riportato da GIOVIO

-“Passai già vincitor mille perigli/ Che né ferro, né muro il mio ardir tenne,/ Perché la mia virtù tutto sostenne,/ Armandomi di forze e di consigli.” Da un sonetto di L. Aretino riportato da GIOVIO

-“Vir prudens ac strenuus..Ipse tunc magnus profecto vir erat, nam et dux rei militaris peritissimus habebatur, et magnitudine animi consilioque pollebat, et aderat ei multa adumbrata quaedam civili moderatione honestas. Hic ex oppido Montone perusini agri, nobilibus admodum parentibus ortus, statim ab adolescentia rei militari se tradidit, multisque vulneribusque peritiam tandem auctoritatemque boni ducis consecutus est..Ipse vero dominus perusine urbis a populo simul nobilitateque delectus.” SOZOMENO

-“La cui riputazione nel mestier dell’armi era celebre in questi tempi per tutta l’Italia..Personaggio diffamato da alcuni Scrittori per uomo di poca Religione, di molta crudeltà, e di ambizione smoderata, che in questi ultimi tempi era anche peggiorato ne’ costumi, col divenire più aspro del solito, e sprezzatore d’ogni consiglio. Ma certo non gli si può negar la gloria d’essere stato insigne nel mestier della guerra, e forse il maggior generale d’Armata che allora avesse l’Italia.” MURATORI

-“Hic ex oppido Montone perusini agri nobilibus admodum parentibus ortus, statim ab adolescentia (rei) militari se tradidit, multisque vulneribus atque laboribus peritiam tandem auctoritatemque boni ducis est assecutus” BRUNI

-“Malgrado il sommo suo valore poco poteva lo Sforza guadagnare contro un uomo che poteva essergli maestro nell’arte delle battaglie. Braccio, amato dai suoi soldati, temuto dai suoi vicini, fedelmente obbedito dai suoi sudditi, trovavasi sempre in propria casa in qualunque paese facesse guerra. Egli conosceva e prevedeva tutti i movimenti dei suoi nemici mentre che i suoi erano da loro ignorati; pareva ch’egli tutto vedesse senza essere veduto.” SISMONDI

-“Homo de grande auctoritate et audacia.” CAGNOLA

-“Maneggiò l’armi sempre con gran gloria..Certamente fu questo capitano da paragonare con quei valorosi, et eccellenti capitani de’ Romani, et de’ Greci.” ALBERTI

-“Guerriero valorosissimo di quei tempi.” CHIAVENNA

-“Grandissimo Capitanio de gente d’armi.” P. DI MATTIOLO

-“Fu Braccio di statura alta, il volto hebbe rubicondo, gli occhi e capelli castagnicci.” ROSCIO

-“Gran capitano e valoroso soldato..Braccio fu dei più valorosi soldati, che habbia havuto mai, non solamente Perugia, ma da i Cesari in poi tutta Italia..Huomo nel mestier dell’armi famosissimo.” PELLINI

-“Valoroso Capitano..Condottiero illustre del tempo suo” SANSOVINO

-“Essendo egli uomo sopra tutto feroce e d’animo oltre ogni credenza grande, né all’audacia sua la virtù, né la fortuna mancando.” SPINO

-“Valorosissimo Capitano del suo tempo..Egli haveva Braccio un animo così generoso, che aspirava al regno di Napoli, e ne haveva già incominciato a dare a’ suoi dissegni qualche principio.” TARCAGNOTA

-“Illustre condottiero d’armi di quel secolo,famoso Capitano di quei tempi.” UGOLINI

-“Eccellente capitan di guerra.” BIONDO

-“Erat..vir in primis ferox, et supra humanam fidem magnanimus, nec ejus audaciae virtus aut fortuna deficiebant… (Suo schieramento in battaglia) “In cunei Braccio el suo campo distinse./ Per la paucità soa con gran rebello./ Quando in sul Tybri in selva arme si cinse/ Victorioso el stil mutando fello:/ Anzi mettean tre schiere, e raro altre ale./ Hor tiensi el modo suo per lo più bello./ E così ognun del suo studio si vale.” (Alla battaglia di Sant’Egidio) “La gente del nimico era digiuna,/ Dal canto estremo e de la polver grande,/ maledicendo el sole, e la fortuna./ Per sete a breve dire per vivande/ Gli più da i men d’insieme si straccaro,/ E ciascun ritornò da le sue bande./ E per l’affanno che in l’elmo portaro/ Credean gli hosti così far gli bracceschi/ Et a cibarsi tutti dismontaro./ Senza steccato o forse posti a deschi,/ Braccio che mai di sella era disceso/ Esce con tutti i suoi cibati e freschi./ Fui entro a padiglioni corse disteso,/ Piglia, saccheggia, amaza, el duce inerme/ Col pane a i denti sul mangiar fu preso.” CORNAZZANO

-“Condottiero famosissimo.” SPRETI

-“Uno dei più grandi condottieri del secolo XV.” BOSI

-Con Muzio Attendolo Sforza “Erano i più insigni capitani del tempo.” GOTHEIN

-“Magnae axistimationis Dux.” BACCI

-“Terribili illius aevi duce.” MARCHESI

-“Fu..valorooso Capitano de’ suoi tempi.” M. MONALDESCHI

-“Capitano avventuriere.” BULGARINI

-“Vir Perusinus genere nobilis, ceterum vehementis animi, et ingenii calidissimi.” CRIVELLI

-“Pronto, audace, impetuoso.” AMBROGETTI

-“Gran capitano..(lasciò) fama di fierezza, di crudeltà, di poca religione, ma al tempo stesso di grande valentia nelle armi, unica lode che generalmente può darsi ai venturieri fortunati di questi tempi che, non curando diritti o ragioni, usurpavano quelli d’altri.” BALAN

-“Celebre generale del secolo 14°..(Dimostrò) in ogn’incontro quei talenti che lo resero..il primo generale dei suoi tempi.” PAOLINI

-“La sua strategia e la sua tattica hanno dimostrato di sovrastare a tutte quelle dei capitani suoi contemporanei compreso lo Sforza il quale, come dice il Sismondi, “poco poteva guadagnare contro un uomo che poteva essergli maestro nell’arte delle battaglie.”.” PASQUALI

-“Clarissimum ea tempestate belli imperatorem.” F. ADAMI

-“Bellicis artibus jam inde claro.” BRACCIOLINI

-“Vir animo consilioque excellens..Militaris institutis ornatus.” FACIO

-Confronto con Muzio Attendolo Sforza “Erant hi clarissimi ac praestantissimi ejus tempestatis copiarum duces. Braccius quidem genere opibusque illustrior; caeterum scientia rei militaris, animi magnitudo et auctoritas in utroque propemodum pares, non solum aemulationem inter illos accenderant, sed etiam graves inimicitias perpererant, adeo ut non veluti hostes, sed tanquam inimici invicem bellum gererent: alter alteri semper adversi infestique.” FACIO

-“Vir omnium fere hac aetate armorum incomparabilis, nec minus astu quam viribus potens, animus illi multo super genus fortunamque immensus, omnium fere inter Perusiam ac Romam dominus et ipsi Romae imminebat.” BILLIA

-“Ea tempestate copiarum ducem egregium.” G. CAPPONI

-“Huomo prestante nell’arte militare.” PLATINA

-“Condottiero, il più celebre della sua età.” PIGNOTTI

-“Suis fortunatus temporibus ultra quoslibet Italiae Capitaneus.” REDUSIO

-Con Muzio Attendolo Sforza “Huomini per opere d’arme ecelenti.” MUZIO

-“Ecco quel altro, il qual par che ruine/ per troppo ardir della fortuna, e tanto/ paion la luce sue quasi divine./ Braccio dei Fortebracci, el cui gran vanto/ un giorno sol del mondo via ne tolse,/ tal che Roma ne fé mirabil conto.” SANTI

-“Fu nel mestiere dell’armi Capitano di chiaro grido: uomo venale, avido di estorcere in larga copia oro ed argento.” TALLEONI

-“Tunc temporis magnus habebatur. Nam et dux rei militaris peritissimus, et magnitudine animi consilioque pollebat et aderat ei quaedam civili adumbrata moderatione honesta..Bellicoso duci.” SANT’ANTONINO

-“Rinomato capitano, che aveva l’occhio per tutto e le mani lunghe.” VARIALI

-All’assedio dell’Aquila “El singior Braccio per certo fo’ un drau; Di far battaglia multo se nne gode/ Con cinquecento disiuso et vau,/ Onne giorno l’sciva et davali inciampu: S’avesse gente, lie lla farria in campu.” VALENTINI

-“Condottière remarquable.” LABANDE

-“Uno dei più illustri capitani d’Italia.” SARDI

-“Or credi a me come al sacro evangelio/ Che Braccio vinse e prese tanto e tanto/ Simile a channa el doloroso prelio./ E d’altra gloria ancor vo che si vanti/ Bench’io nolle distingua a verbo a verbo/ Braccio fu pur l’onor di tutti quanti./ Sforza Magno da lui presso a Viterbo/ E in più luoghi fu rotto e sconfitto/ E non ti paja el mio parlar superbo/ Gloria d’italiano Cesare invicto/…/O quante inespugnabili fortezze/Aspre e superbe per forza e per pacti/Aquistò questo fior de gentilezze.” Cambino Aretino riportato da FABRETTI

-“Amator di virtù, maestro in guerra/Braccio son io tra i miei quasi l migliore;/La fama mia ogni altra quasi serra./La spada e ‘l senno mi fè grande essere,/Degno Signor mi fè della mia terra.” Da un epitaffio del Matarazzo, riportato da FABRETTI, sotto il suo ritratto un tempo collocato a Perugia nel palazzo di Braccio Baglioni.

-“..quel possente Braccio,/Che degnamente sua fama onora.” Lorenzo Spirito, riportato da FABRETTI

-“Grande Capitanio et credo el magiur de Italia.” ZAMPOLINI

-“Uno de’ più celebri Guerrieri del suo tempo, che non fu mai superato se non in morte.” COLUCCI

-“Anch’esso comandante di grido e della scuola del grande Alberico.” G. BONOLI

-“Ejus aetatis clarissimi ducis.” BEVERINI

-“Que era muy excelente capitan, y fué estimado de la nacion italiana, y muy tenudo de los de reino.” ZURITA

-“Fortissimo capitano.” BALDI

-“Condottiero d’altissima fama..Caposcuola della milizia italiana.” CRISTOFANI

-“Fu uno de’ primi, che illustrasse la militia Italiana.” CRISPOLTI

-“Fra i condottieri de gente armata in questi tempi fu uno dei più celebri Braccio Fortebracci pel valore e per la fortuna.” G. MUZZI

-“Gran capitano.” GRANATA

-“Forte e guerresco condottieri de ventura.” TOSTI

-“Gran Capitano.” TONDUZZI

-“Valente condottiero d’armi.” ZAZZERI

-“Altro famoso capitano di ventura.” PERRIA

-Con Muzio Attendolo Sforza, il Tartaglia, Paolo Orsini, Conte da Carrara e Martino da Faenza “Al tempo di costoro non avivano in Italia pari e pochi delli altri erano nominati.” BROGLIO

-“Uno dei più terribili e spregiudicati capitani di ventura.” PAGNANI

-“Assai feroce e famoso Capitano.” AVICENNA

-“Uno dei più grandi capitani che abbia prodotti l’Italia.” SISMONDI-FABRIS

-“Valente ma iniquo Guerriero.” PALMA

-“Vero e proprio caposcuola per molti condottieri della prima metà del Quattrocento.” SALETNICH

-“Prode capitano.” CECCONI

-“Braccio aveva saputo creare un forte sentimento di appartenenza e di dedizione fra i suoi uomini, finalizzato a garantire la saldezza della compagnia, sentimento che finì per diventare una forma di identità condivisa.” FERENTE

-“Diva vides, atrox obsessam Braccius urbem/ Martem premit; quatiunt muros tormenta ruantes,/ Frugiferosque cremant inimica incendia campo.” GRIFIO

-Con Muzio Attendolo Sforza “Huomini per opere d’arme eccellenti.” MUZIO

-Alla battaglia dell’Aquila “Sicuramente il Fortebracci aveva sottovalutato la tenacia degli Aquilani, la superiorità numerica, la direzione strategica, l’ostinazione dei collegati, ciascuno fortemente motivato alla sua distruzione. Cause prossime, relativamente sicure, della sconfitta campale possono ritenersi l’ingenuità del piano strategico noto in anticipo agli avversari che, fidando nella promessa del Fortebracci, scesero nel piano da un’altura conducendo a mano i cavalli; il mancato utilizzo della fanteria, non si sa per quale motivo rimasta in attesa di ordini, mentre quella nemica faceva strage dei cavalli dei bracceschi; la collocazione, per altro non scrupolosamente rispettata forse per smania di bottino, di Niccolò Piccinino con un numero eccessivo di uomini a tutela dell’accampamento e ad argine degli Aquilani; le defezioni all’ultimo momento di Giampaolo Orsini e di Antonio Cantelmo con le rispettive compagnie; la riluttanza di alcuni capitani bracceschi ad impegnarsi per una vittoria che avrebbe eliminato ogni ritegno allo spirito tirannico del Fortebracci; la determinazione della compagnia degli esuli perugini sul fronte opposto al comando di Lodovico Michelotti.” FALASCHI

-“With the condottiere’s demise, the organization he had created collapsed immediately, as its “raison d’etre” lay entirely with his personality and power. Nonethless, much of what he did survived: the works he completed in his homeland, as well as his military innovations with the creation of a strategy – the scuola Braccesca.” REGNI

-“Uno dei più grandi capitani dei tempi suoi…I suoi contemporanei lo tacciarono di smoderata ambizione, di soverchia indulgenza colle sue bande, d’odio e di crudeltà contro il clero. Asseriscono non aver egli creduto né a Dio né a’ Santi; essersi vantato di non aver messo piede in trent’anni in una chiesa; e una volta aver fatto persino gettare da un campanile sei francescani che vi cantavano le loro salmodie.” VON PLATEN

-“L’offensiva (portata dal papa Martino V) contro lo stato braccesco presentò..la natura di un conflitto dettato dalla ragione di stato e riguarda gli interessi del pontefice come sovrano di un dominio territoriale. la campagna venne combattuta attingendo alle risorse fiscali del papa in quanto signore di un proprio dominio territoriale, che con le sue rendite permise l’ingaggio di soldati professionisti, mandati a combattere contro altri soldati professionisti. Non si ebbero in questo caso le modalità di allestimento consuete alla guerra santa, ossia la predicazione e i voti: l’iniziativa presentò le caratteristiche di un’operazione bellica simile a quelle effettuate dagli stati italiani coevi. Nondimeno i toni della propaganda non furono molto lontani dalla crociata.” PELLEGRINI

-“Fa uscire da una dura quotidiana esperienza la tecnica della guerriglia, del colpo di mano a largo raggio, della sortita a raggio limitato, della ritirata strategica e dell’attacco alla retroguardia nemica.” ADAR

-“Tra i più apprezzati capitani del tempo.” GAZZARA

-“E’ figura di alto rilievo nella storia italiana del XV secolo e se il suo Stato, mancata la virtù che lo tiene unito si dissolve con la sua morte, di Braccio resta una scuola d’arte bellica che da lui prende nome e ne continua le gesta.” BASSETTI

-“Prode capitano.” GIUBBONI

-“Era uno dei capitani di ventura più celebri, temuti e crudeli della sua epoca.” PACIARONI

-“Brillante capitano e fondatore di una scuola militare, agì sempre in vista di un predominante scopo politico, il controllo di Perugia; per lui comandare delle milizie significava assecondare un progetto eminentemente politico, conseguire certe ambizioni signorili…Fu uno dei grandi condottieri del suo tempo e fondatore di una scuola rinomata; le biografie coeve, in particolare la notevole “Vita” di Giovanni Antonio Campano, lo celebrano soprattutto per il suo profilo eroico-militare, del resto corrispondente ai canoni anticheggianti della nuova storiografia umanistica, ma oggi i biografi sottolineano la rilevanza della dimensione politica del suo agire, “quella di un principe che, costituitosi uno stato e un proprio esercito sul territorio della Chiesa e in opposizione alla Chiesa, mira a ingrandirla e ad estendere la propria sfera d’azione su gran parte dell’Italia” R. Valentini riportato da COVINI

-“Mercenario, sì, ma con un amore smisurato per la sua città e una volontà inflessibile di farvi ritorno…Puntava sulla divisione dell’esercito in squadre che si alternavano all’assalto per tenere sotto pressione il nemico. Era..assertore di una condotta aggressiva.” SCARDIGLI

-“Una efficace sintesi iconografica della sua vita ce l’offrono quattro affreschi in una sala del Palazzo comunale di Perugia; l’autore è mediocre pittore, il Papacello, ma di mestiere, appropriato ad una eroica esaltazione. Nel primo affresco, Braccio riceve da Giovanni XXIII il bastone di comando dell’esercito pontificio; nel secondo, riceve dagli ottimati di Perugia la signoria della città; nel terzo, dignitari di Alfonso d’Aragona gli recano il titolo di principe di Capua; nell’ultimo, è la morte nella battaglia dell’Aquila. Quattro momenti fondamentali di un’esistenza che fu a tratti mitica.” RENDINA

-“Quantus Alexander, quantus vel Caesar in orbe,/tantus est in Latio Brachius iste fuit./Non contra reges, populi, non Roma, nec urbes,/vix contra soli prevaluere dei./Invictus semper prostravit cuncta, nec uni/ Francisco pudeiit succubuisse duci.” Versi di Michele Forno riportati da M.G. BLASIO

-“Chiarissimo capitano del suo tempo.” MUGNOS

-“Braccio (approfitta delle pause della guerra) per dedicarsi a opere civili destinate a eternare il suo nome e a giustificare..la signoria esercitata su Perugia. Le eleganti logge sulle quali è ancora visibile lo stemma della sua casata diverranno sede dei numerosissimi mercanti capaci di rendere sempre più fiorente la città. Le unità di misura incise su quelle pietre testimoniano che quel luogo era “giuridicamente legittimato” alla compravendita delle famose “tele perugine” ricercate in tutta Europa. Senza contare la sistemazione della piazza del Sopramuro, con le avveniristiche strutture portanti chiamate “briglie” a sostegno delle antiche mura etrusche o la regolamentazione delle acque del Trasimeno, ottenuta grazie alla “cava del lago”, una struttura con volta a mattoni che permetteva il defluire del flusso idrico tracimante verso un emissario.” STAFFA

-“His reputation as a mercenary general was only second to that of Sforza  .” BROWNING

-“Uno dei protagonisti della politica di inizio secolo: la sua carriera grandiosa e tragica di condottiero si intrecciò con le lotte che fin da giovane dovette ingaggiare con la parte avversa dell’agone politico, i Michelotti..La vicenda di Braccio appare segnata da disgrazie e fallimenti, tanto da dare alla sua figura un carattere oscuro e maledetto, che per giunta si sarebbe riprodotto nella vicenda umana dei suoi successori, gravando il nome dei “bracceschi” di un misterioso alone di sventura..Combattente indomito ma spietato, Braccio viene ricordato dalle fonti papali per la sua inaudita crudeltà contro i nemici e i rivali. Secondo la leggenda non avrebbe mai ascoltato una messa in vita sua, aggiungendo così la fama di bestemmiatore con dovizia di particolari truculenti.” TANZINI

-“Braccio non si avventurò che due volte a nord dell’Appennino. Poté così continuare a tener d’occhio ciò che succedeva nella sua città natia, Perugia, da dove la sua famiglia era stata cacciata dai Raspanti nel 1393, insieme con altre grandi famiglie della nobiltà cittadina.. La sua progressione nella carriera fu.. tutt’altro che fulminea ed è solo a partire dal 1410, ossia dopo più di trent’anni di mestiere, che Braccio fu riconosciuto come uno dei due o tre più importanti capitani di guerra operanti in Italia.” VIGUEUR

-“Per il suo biografo (il Campano), Braccio è un homo novus cui non è necessaria alcuna originaria nobiltà, e la sua “virtù”, anch’essa nuova, si identifica con la stessa arte militare: i rischi della “fortuna” vengono superati dalla prontezza e dalla capacità dei combattenti ben scelti e addestrati; l’imprevisto viene ridotto al minimo dalla celerità e dalla preveggenza; la prudenza evita ogni temerità e la capacità di simulare fa sì che i pochi possano prevalere sui molti.” SETTIA

-“Spericolato, ricco d’intuizioni geniali, avventato, violento.” MONTELLA

-“Fu Braccio di statura alta: il volto hebbe rubicondo: gli occhi, e capelli castagnicci. Si fé  egli Signore di gran parte della Marca, e di tutta l’Umbria, e di assai luoghi di Toscana: oltre alle Città, ch’hebbe nel Regno di Napoli.” CAPRIOLO

-“Felicissimo Capitano.” D. CALVI

-“Ideatore di nuove tattiche di combattimento basate sull’uso di fanteria mobile, armata alla leggera di spada e di scudo, e di piccole veloci squadre che si alternavano nel corso della battaglia frastornando il nemico e privandolo di punti di riferimento.” RIGON

-“Ben più che un semplice capitano riottoso (allo stato della Chiesa) – era stato il fondatore del regime dei nobili di Perugia depositario delle autonomie cittadine, con saldi legami di amicizia e complicità nell’oligarchia fiorentina, e con un non meno intrinseco collegamento con Alfonso d’Aragona, pretendente alla successione nel regno di Napoli.” FUBINI

-“La sua fu comunque una morte esemplare. Il suo comportamento poté servire da modello di dignitosa morte militare da trasmettersi, come uno dei canoni essenziali distintivi degli appartenenti alla sua scuola. Così non teme la morte Nicolò della Stella Fortebracci, suo nipote..Neppure lui parlò, né volle essere medicato.” ZUG TUCCI 

-“Andrea Fortebracci fu un illustre condottiero che ha influito notevolmente nella strategia da guerra dell’Italia del XV secolo. La sua strategia si basava sul ritiro delle truppe in aperta battaglia tendendo una trappola al nemico per poi accerchiarlo con la cavalleria. Tagliava ogni via di fuga al nemico dividendo lo schieramento in due parti. Presso la sua scuola si formarono Angelo Tartaglia, Niccolò Piccinino ed Erasmo da Narni detto il Gattamelata. La scuola “Braccesca” era basata sulla mobilità e sulla velocità delle ali esterne dello schieramento i cui contingenti a rotazione erano lanciati contro il nemico in modo tale che il continuo alternarsi consentisse il riposo e quindi la continua disponibilità di forze fresche. Le imprese del condottiero erano l’unica scuola per apprendere il mestiere delle armi. Un buon soldato ne apprendeva gli accorgimenti, gli ordini, le mosse più particolari, il modo di armare e schierare i soldati.” BIONDINI-SANGIORGIO

-Fiorì in una regione cui..il delitto era fondamento alla grandezza; fiorì in tempi nei quali gli animi erano rosi dalla rabbia delle fazioni, consumati dal veleno dell’ambizione, infetti dalla pestilenza del mal costume civile; sicché, non avendo potuto dirigere al bene la sua immensa attività, la diresse al male.” LO MONACO

-“Tra il rugghio delle spade (brilla un)/ sogno di re nell’occhio regio/ di Braccio Fortebraccio di Montone.” D’ANNUNZIO

-” “Tutto dava ai suoi: solo per sé la gloria e l’imperio.” Campano. Accanto al Condottiero c’era infatti in lui, in formazione, il Principe. Irruente sui campi di battaglia, era in pace vigile e guardingo. Magnifico nel donare, acuto scrutatore d’ogni vicenda, aspettava in silenzio l’ora propizia per cogliere in qualche terra d’Italia una Signoria, che gli permettesse d’aprire le ali a più gran volo. Aveva l’eloquio facile e ornato, al quale sapeva infondere nobiltà e grazia di colpire vivamente l’animo di chi lo esaltava…Braccio esalta..la milizia italiana, come la sola che della guerra abbia fatto non un sanguinario “furore”, bensì un’arte. Ma per giungere a far un’arte della guerra, non semplice, né breve il cammino: arduo e lungo l’allenamento delle bande, ferma e diuturna oculata e difficile la scelta dei capi.” PORTIGLIOTTI 

-“Reputato  il maggiore condottiero italiano, che era “atrocissimo inimico di Sforza.” CARIDI

-“(Nella cultura di massa) Nel 2016 è stato sviluppato il gioco di carte “Fortebraccio”, che consente di ricreare le battaglie medievali ai tempi di Braccio di Montone. Inoltre è stato prodotto dalla Acies e commercializzato dalla White Ship Games il gioco da tavolo di strategia “Braccio di Montone”, che permette di simulare le due principali battaglie combattute dal condottiero perugino: quella di Sant’Egidio e quella dell’Aquila.” WIKIPEDIA

-Sulla sua tomba è riportato il seguente epitaffio “Anno Domini MDV/ Exciderat Latijs bellandi gloria terris,/ Nec pedes ad pugnam, nec fuit aptus eques/ Pro scelus, externo populi duce bella gerebant,/ Atq.; erat externi militis illud opus,/ Ereptum Italiae reddit decus inclytus armis/ Braccius; et cives restituit patriae./ Dum Capuae princeps regia signa gerit./ Tristia sic semper miscet fortuna secundis,/ Hic patriae pietas ossa revecta locat.”

BIOGRAFIE SPECIFICHE

-AA.VV. Braccio di Montone e i Fortebracci.

-G. A. Campano. L’historia et vita di Braccio Fortebracci detto da Montone.

-G. Milli. Andrea Braccio Fortebraccio conte di Montone.

-F. Pasquali. Braccio di Montone.

-M. Rufini. Braccio di Montone. Vita d’un capitano di ventura.

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