Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
A – B – C – D – E – F – G – H – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – W – X – Z
Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
BARTOLOMEO D’ALVIANO/BARTOLOMEO LIVIANO Di Alviano. Guelfo. Duca di Bucchianico.
Signore di Bucchianico, Manoppello, Serramonacesca, Penna di Piedimonte, Fara Filiorum Petri, Rapino, Orsogna, Giugliano Teatino, Pretoro, Casoli, San Marco Argentano, Pordenone, Attigliano, Alviano, Civitella Messer Raimondo. Nipote di Corrado d’Alviano; cognato di Virginio Orsini e di Giampaolo Baglioni; zio di Bernardino d’Antignola.
1455 – 1515 (ottobre)
Consulta le CITAZIONI
Anno, mese | Stato Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1455 | La madre Isabella degli Atti muore nel darlo alla luce. Bartolomeo d’Alviano è affidato alle cure della zia Emilia Monaldeschi della Cervara, moglie di Corrado d’Alviano, signora del castello di Monterubiaglio. | ||||
1465 | A seguito della sconfitta dei congiunti ad opera dei pontifici e della loro incarcerazione in Castel Sant’ Angelo, diviene paggio alla corte di Virginio Orsini. | ||||
1469 | |||||
Ago. | Chiesa | Rimini | Romagna | Prende parte alla battaglia di Mulazzano. Fin dalle prime scaramucce cui è presente si rivela incapace di starsene inoperoso ed indifferente di fronte alle operazioni troppo lente che si svolgono in quel periodo storico. | |
……………. | Alla morte del fratello abate di San Valentino Bartolomeo d’Alviano rinuncia alla carriera ecclesiastica; cede i benefici relativi a tale badia al fratello maggiore Bernardino in cambio della rocca di Alviano. | ||||
………….. | Viaggia in Italia, in Francia ed in Germania. | ||||
1472 | |||||
Mag. | Chiesa | Chiaravalle | Umbria | I suoi primi anni sono contrassegnati dalle lotte tra i guelfi degli Atti, legati agli Orsini, ed i ghibellini Chiaravalle, alleati a loro volta con i Colonna. Bartolomeo d’Alviano compare per la prima volta a Todi con i soldati inviati da Amelia per ordine del papa Sisto IV. Combatte i Chiaravalle in soccorso dello zio Gabriele degli Atti. | |
1473 | |||||
…………… | Chiesa | Perugia | Umbria | Difende Uguccione da Baschi da Ranieri da Baschi e dai Baglioni di Perugia. Raduna un centinaio di cavalli e coglie all’improvviso gli avversari nei pressi di Orvieto. Consegna il castello di Baschi ad Uguccione, marito della zia Violante d’Alviano, sorella del padre Francesco. | |
………….. | Chiesa | Chiaravalle | Umbria | Allorché i Chiaravalle assalgono in Todi i degli Atti, interviene in soccorso di questi ultimi con il cardinale Giuliano della Rovere (il futuro papa Giulio II). Costringe gli avversari a desistere dall’ assedio di Montecastelli e toglie loro molte fortezze. | |
1478 | Napoli | Firenze | Toscana | Milita agli ordini di Virginio Orsini; affianca Girolamo Riario; si impratichisce nell’uso delle artiglierie e nello studio delle fortificazioni. | |
1481 | Napoli | Impero Ottomano | Puglia | Combatte i turchi nella guerra d’Otranto. Prende parte all’assedio della città. | |
1482 | |||||
………….. | Sposa Bartolomea Orsini, sorella di Virginio e di Clarice, moglie di Lorenzo dei Medici. | ||||
Giu. | Chiesa | Napoli | Umbria | Milita al fianco di Roberto Malatesta, di Rodolfo Baglioni e di Everardo Montesperelli. | |
Dic. | Chiesa | Venezia | Emilia | Sconfigge alla Stellata Niccolò Secco. | |
1485 | Napoli | Puglia | Progetta ed inizia le opere di potenziamento del castello di Otranto, a pianta trapezoidale, con forti torrioni cilindrici angolari. | ||
1486 | |||||
Feb. | Napoli | Chiesa | Lazio | Con Giovambattista Caracciolo viene assediato in Lanuvio da Roberto da San Severino e da Antonio Maria da San Severino: costretto a cedere, è rinchiuso in Castel Sant’ Angelo a Roma. E’ liberato con il Caracciolo in cambio del vescovo di Tursi Niccolò Fieschi, fatto prigioniero dagli Orsini agli inizi del conflitto. | |
1487 | |||||
Feb. | Guelfi | Chiaravalle | Umbria | Con l’entrata dei Chiaravalle in Todi (che culmina con l’ uccisione dei cugini Andrea ed Onofrio degli Atti) abbandona Roma e si porta nella città. Ne entra a forza, batte con le artiglierie la rocca e costringe alla fuga Altobello e Vittorio da Canale. Viene nominato da Innocenzo VIII governatore e castellano di Todi. | |
………….. | Umbria | Rimane a Todi poco più di un anno; dà inizio a nuovi lavori di fortificazione relativi alla rocca. Viene sostituito nel suo incarico. | |||
1488 | Umbria | Cinge di mura la rocca di Alviano e Porchiano, rafforza i bastioni di Guardea, fortifica la rocca e le mura di Todi. Sempre da tale anno guida la ricostruzione della rocca di Alviano, costruita intorno all’anno 1000 dal conte Offredo d’Alviano, di cui salva soltanto la fondazione di alcune torri; il castello è adattato a palazzo gentilizio. I lavori sono terminati nel 1506; sono coinvolti anche il restauro della chiesa parrocchiale di Santa Maria, da lui dedicata ai Ss. Pietro e Paolo. Nella sala consiliare vi è un affresco, opera recente, che lo raffigura. Le fattezze del condottiero sono tratte da una moneta coniata dai veneziani nel 1500. Sempre nel castello sono ospitati nel seminterrato il museo della civiltà contadina e quello, multimediale, dedicato alle sue gesta. | |||
1489 | |||||
Feb. | Alviano | Ghibellini | Umbria | A seguito dell’ azione congiunta dei ghibellini, dei Savelli e dei da Canale ai danni di Orte lascia Todi per dirigersi alla volta di Attigliano. Colpisce i rivali che si ritirano a Giove ed a Castel dell’Aquila, nei pressi di Amelia. | |
Lug. | Alviano | Amelia | Umbria | Entra ostilmente nel territorio di Amelia, razzia bestiame, asporta frumento ed imprigiona i famigliari di alcune casate patrizie. | |
1491 | Firenze | Umbria | A Perugia per sostenervi la causa dei Baglioni. | ||
1494 | |||||
Giu. | Napoli | Francia | Con Giovanni Battista Conti e Ludovico Orsini scorta il papa Alessandro VI da Orvieto a Perugia alla testa di 300 uomini d’arme. | ||
Sett. | Romagna | Giunge a Cesena. Con Ferdinando d’Avalos e Giovanni Savelli sconfigge gli avversari nei pressi di Russi. | |||
………….. . | Romagna | Sempre con Giovanni Savelli sbaraglia di notte a Sant’ Agata sul Santerno 400 cavalli leggeri. Sfida invano a battaglia Giovan Francesco da San Severino. Entra in urto con Niccolò Orsini, fautore di una strategia basata sulla difesa. Con Alfonso d’Avalos salva quest’ ultimo in Cesena allorché l’Orsini viene catturato dai partigiani dei francesi. Il duca di Calabria Ferdinando d’Aragona lo invia a Teodorano; in uno scontro è ferito da una freccia; il castello si arrende agli aragonesi in due giorni. | |||
Dic. | Guelfi | Chiaravalle | Umbria | Scaccia di nuovo da Todi la fazione rivale dei Chiaravalle. | |
1495 | |||||
Gen. | Napoli | Francia | Abruzzi | Viene preposto alla difesa di Tagliacozzo con due compagnie di fanti ed una di cavalli: è sopraffatto da Fabrizio Colonna, da Antonello Savelli, da Giovanni della Rovere, da Giovanni Paolo Cantelmi e da Graziano di Guerra superiori di numero. | |
…………. | Abruzzi | Il re di Napoli Ferdinando d’Aragona lo infeuda di Manoppello a spese di Camillo Pardo Orsini. | |||
Mag. | Puglia | Affianca Cesare d’Aragona. Muove in aiuto di Brindisi con Andrea Matteo Acquaviva (3000 fanti biscaglini e italiani e 500 uomini d’arme). Attaccato da Fabrizio Colonna, le sue truppe si danno allo sbando. | |||
Giu. | Guelfi | Chiaravalle | Umbria | Rientra a Perugia. Con i Baglioni affronta una volta di più Altobello e Vittorio da Canale. | |
1496 | |||||
Gen. | Francia | Napoli | Abruzzi | Seppure non convinto, segue Virginio Orsini nella sua campagna contro gli aragonesi. | |
Feb. | Abruzzi e Puglia | Entra in L’Aquila; tocca Fragneto Monforte con Paolo Orsini. Con Virginio Orsini sostiene sul fiume Chilone l’azione di Camillo e Paolo Vitelli concorrendo in tal modo alla sconfitta della fanteria tedesca. Raccoglie il bestiame razziato in Terra di Lavoro. | |||
Apr. | Campania | Nei pressi di Fragneto Monforte con Paolo Orsini. | |||
Mag. giu. | 100 lance | Puglia Campania | E’ segnalato nei pressi di Foggia intento a razziare bestiame. Si sposta in Terra di Lavoro; i suoi uomini non ricevono la paga da quattro mesi. A giugno il papa Alessandro VI ordina la confisca dei suoi beni e di quelli degli Orsini. | ||
Lug. | Abruzzi e Basilicata | Negli Abruzzi con Graziano di Guerre; si ritira in Atella dove viene assediato dagli avversari. Con Gian Giordano Orsini appoggia la ritirata di Paolo Orsini e di Paolo Vitelli, sconfitti nei pressi dalla cavalleria leggera veneziana. | |||
Ago. | Basilicata | Ad Atella. Virginio Orsini ed il Montpensier lo inviano con il Précy a trattare una tregua di trenta giorni con gli avversari. Dopo tre giorni il francese accetta la resa a condizione. | |||
Sett. | Campania | Le squadre dell’ Alviano sono svaligiate, contro i patti, dai pontifici di Guidobaldo da Montefeltro; resta ferito nello scontro. In carcere a Napoli; riesce a fuggire dalla prigione forse per volontà dello stesso re Ferdinando d’Aragona che lo stima molto. | |||
Ott. | Viene dichiarato ribelle dal pontefice che, con un breve, incita gli abitanti di Amelia ad assalire i suoi castelli per confiscarli a favore della Santa Sede. | ||||
Nov. | Orsini | Chiesa Colonna | Lazio | Raduna soldati e vagabondi; si prepara alla difesa delle terre degli Orsini (Bracciano, Anguillara Sabazia e Trevignano Romano) sotto minaccia da parte dei pontifici. | |
Dic. | Lazio | Il duca di Gandia Giovanni Borgia tenta invano di subornare i suoi uomini. L’Alviano, con 100 cavalli leggeri, sorprende vicino a Roma 400 cavalli di Troilo Savelli che stanno scortando alcuni pezzi di artiglieria ed un brigantino, trasportati sul Tevere e destinati all’assedio di Anguillara Sabazia. I nemici sono posti in fuga; nell’azione ferisce la cavalcatura del Savelli. In altre scaramucce è sul punto di catturare a Monte Mario Cesare Borgia, uscito da Roma per una partita di caccia. Gli viene tolta Trevignano Romano ed è assediato in Bracciano: con 30 uomini d’arme esce dalla rocca e recupera il borgo caduto nelle mani dei nemici. Costoro perdono tra morti e feriti più di 200 uomini. Mette in fuga a Cerveteri un contingente pontificio impadronendosi di alcuni piccoli pezzi di artiglieria. Cresce nel frattempo il suo disprezzo nei confronti del duca di Gandia. Un giorno è spalancata la porta del castello di Bracciano e ne è fatto uscire un asino. Dal collo gli pende un cartello con la scritta “lasciatemi passare perché sono un ambasciatore e reco un messaggio per il duca di Gandia.” Appesa alla coda oscilla una lettera scritta dall’ Alviano piena di sanguinosi insulti diretti al duca. Esce una volta di più da Bracciano, molesta i pontifici di Guidobaldo da Montefeltro e di Giampiero Gonzaga e li spinge verso le truppe di Vitellozzo Vitelli e di Carlo Orsini. | |||
1497 | |||||
Gen. | Lazio | Vitellozzo Vitelli e Carlo Orsini battono le milizie ecclesiastiche a Soriano nel Cimino. Negli stessi giorni l’Alviano si reca a Napoli per i funerali di Virginio Orsini. | |||
Feb. | Lazio | A Roma. Con Giorgio di Santacroce presenzia alle trattative di pace con il papa. | |||
Mar. | Siena | Fuoriusciti | Toscana | Viene condotto per un periodo limitato dai senesi per controllare i movimenti dei locali fuoriusciti. | |
Apr. | Medici | Firenze | Toscana e Umbria | Raccoglie a Siena 600 cavalli e 400 fanti. Si avvia nottetempo verso Firenze con Piero dei Medici; una forte pioggia ostacola la marcia dei suoi uomini per cui è prevenuto da Paolo Vitelli che ha lasciato Pisa. Si trattiene quattro ore davanti a Porta Romana, salvo a ritirarsi senza avere tentato alcun assalto. Si sposta a Siena ed a Perugia. | |
Mag. giu. | Spoleto Guelfi | Chiaravalle ColonnaSavelli | Capitano g.le | Umbria | Nel castello di Alviano viene sottoscritta la pace tra Amelia ed il cugino Ludovico degli Atti. Alla notizia che Vittorio da Canale, con milizie fornitegli da Terni, Foligno ed Amelia, rientra in Todi con la consueta determinazione, fa strage di oltre 30 membri della fazione contraria e ne incendia le case. Assale con le bombarde il castello di Montecchio; invia 500 fanti a Cesi ed altri 200 a San Gemini; si oppone all’ avanzata dei Savelli e dei Colonna che provengono da Terni con 300 cavalli. Conquista il castello a seguito di un attacco durato 5 ore e mezzo: i Chiaravalle catturati sono tutti uccisi. Il giorno seguente, dopo un inutile tentativo su Ficulle, entra in Todi, espugna San Fortunato, prende a forza il borgo di via Ulpiana e lo dà alle fiamme con l’uccisione di 50 ghibellini; assedia Altobello da Canale nel rivellino ed ottiene la resa a patti dei difensori. L’Alviano, nel proseguo dell’ azione, penetra nel ternano al comando di 10000 uomini; espugna il forte di Col di Luna, che viene demolito dalle fondamenta; devasta il territorio del capoluogo per quattro giorni. E’ costretto, infine, a desistere per decisione del papa. Negli stessi giorni viene sospettato a Roma di essere stato con gli Orsini il mandante dell’ uccisione del duca di Gandia Giovanni Borgia per vendicare in questo modo la memoria di Virginio Orsini, fatto avvelenare, o strangolare in carcere, a Napoli, in Castelnuovo, su ordine del papa. |
Lug. | Umbria | Fa in modo che le truppe dei Savelli entrino in San Gemini rompendo la tregua. Riprende la strada di Terni e di Amelia e colloca il suo campo a Casteltodino. | |||
Ago. | Umbria | Viene stipulata una nuova tregua con gli avversari. | |||
1498 | |||||
Feb. | Umbria | Sposa in seconde nozze, a Spoleto, Pantasilea Baglioni, sorella di Giampaolo. I festeggiamenti durano cinque giorni. Per l’occasione il matematico Giovanni Battista Danti effettua un esperimento di volo con un ordigno dotato di ali adatte a volare e proporzionato al suo peso. La macchina è già stata provata con successo sul lago Trasimeno. Nel mezzo dei festeggiamenti accade l’imprevisto: il sostegno metallico dell’ala sinistra si rompe ed il Danti cade dal tetto della chiesa di Santa Maria e si frattura una gamba. I cittadini di Todi partecipano alle nozze del condottiero con l’invio in dono di un cratere d’argento con lo stemma del comune: valore del monile otto fiorini. | |||
……………. | Guelfi | Chiaravalle | Umbria | Con l’aiuto dei Baglioni occupa nuovamente Montecchio. Assedia Altobello da Canale, che si è rinchiuso nella rocca con i suoi fautori. | |
Apr. | Orsini | Colonna | Lazio | Al comando di 800 cavalli e di 2000 fanti è sconfitto dai colonnesi a Montecelio. Nello scontro gli viene uccisa la cavalcatura. Assale in Palombara Sabina Troilo Savelli con Morgante Baglioni, Giulio Vitelli, Saccoccio da Spoleto, Giulio Orsini, Giovanni di Ceri, Gian Giordano Orsini, Fabio Orsini: firma un accordo con i ghibellini a Tivoli e rientra in Umbria. | |
Mag. | Umbria | Con i Baglioni ed i Vitelli piomba su Pozzo e vi cattura Vittorio da Canale. Il rivale viene incarcerato nella rocca d’Alviano. Costui vi sarà trattenuto per tre anni. L’Alviano espelle da Castel Rubello i ghibellini. | |||
Lug. | Umbria | Punta sul castello di Porchiano del Monte nei pressi di Amelia; demolisce in una fiancata la cinta muraria e preda molto bestiame. Numerose sono le vittime tra gli avversari. Giulio Orsini ed i Colonna si lamentano per tale attività; Bartolomeo d’Alviano continua imperterrito la campagna intrapresa con Ferrante Farnese ed i fratelli Bernardino ed Aloisio, procurando agli avversari danni per più di 2000 ducati. Non riceve il protonotario apostolico Giovanni Olivieri, commissario del legato di Perugia. | |||
Ago. | Abruzzi | Si muove sulle montagne di Tagliacozzo e punta su L’Aquila. Scorre fin sotto le porte cittadine con i fuoriusciti locali: sconfitto, rientra in Umbria. | |||
Sett. | Medici | Firenze | Toscana e Lazio | Con 130 uomini d’arme e molti balestrieri sostiene Piero dei Medici ai danni dei fiorentini. Si collega a Rezzano con i veneziani comandati da Guidobaldo da Montefeltro; fa una puntata a Roma per portare al campo 700 fanti svizzeri e spagnoli, assoldati dal Medici e bloccati dai pontifici a Ponte Milvio. | |
Ott. | Venezia | Firenze | 150 lance | Toscana Romagna | Passa agli stipendi dei veneziani che gli concedono uno stipendio annuo di 15000 ducati. Obbliga Giovan Francesco da San Severino a desistere dall’ assedio della rocca di Marradi. Si dirige a Forlì e da qui con 100 balestrieri a cavallo, 100 cavalli leggeri e 800 fanti giunge a San Mauro Pascoli e Sogliano al Rubicone, supera la Valle del Savio; con una marcia notturna occupa l’abbazia di Camaldoli in cui entra in un momento in cui i monaci stanno cantando il mattutino. Nasce la leggenda che vede il fondatore del monastero, San Romualdo, apparire in difesa dei frati e scagliare con forza alcuni mattoni sugli assalitori che vengono in tal modo respinti. Bartolomeo d’Alviano prosegue nella sua marcia; ottiene con un colpo di mano anche Bibbiena: 50 cavalli vi irrompono grazie ad alcune lettere contraffatte di Giulio Vitelli; l’avanguardia è seguita la stessa sera da altri 100 cavalli e 100 fanti che gridano “marzocco”, urlo di battaglia dei fiorentini. Penetra nella località; si impossessa della porta e della piazza, favorito anche dai partigiani dei Medici che vivono nella città. A Bibbiena entrano poco dopo anche Carlo Orsini ed il Montefeltro. L’Alviano assale Poppi con Astorre Baglioni; respinge un attacco portato da 200 fanti fiorentini (uccisi 40, catturati 70/80); il tentativo ai danni della località. Si ferma ad occupare i luoghi vicini a Bibbiena come Montefatucchio; ha diversi scontri con gli avversari. Lo contrastano Ranuccio da Marciano e Paolo Vitelli. |
Nov. | Toscana | Appoggia Guidobaldo da Montefeltro nell’ assalto al castello di Rassina conquistato dopo sei ore di combattimento; rimane ferito al ventre nel corso dell’azione. Prende pure parte all’ espugnazione del castello di Lierna ove perde due denti. Ferito pure alla lingua, rimarrà per sempre impedito nel parlare. Si scontra con Piero del Monte a Santa Maria. | |||
Dic. | Toscana Romagna | Si oppone al piano del Montefeltro tendente a limitare il raggio delle operazioni alla sola Romagna a causa delle difficoltà nel rifornimento alle truppe in prima linea. Muove di nuovo verso Poppi; la sua marcia viene bloccata da Chiriaco dal Borgo e da Paolo Vitelli. Fa distruggere il castello di Fronzola perché indifendibile; salva a Rassina Giacomazzo da Venezia, assalito all’improvviso da Ranuccio da Marciano; si fortifica sui monti della Verna; occupa i castelli di Ornina ed ottiene la resa di Qualiano. La vigilia di Natale 500 fanti nemici assalgono le sue truppe a Marzano durante l’ora del rancio: l’Alviano si salva sui monti della Verna. In difficoltà per la mancanza di vettovaglie e di validi rincalzi, fa dare alle fiamme i castelli di Bulzano e di Verghereto. | |||
1499 | |||||
Gen. | Toscana | Si trova alla Verna con soli 450 fanti (di cui 150 tedeschi) affamati, infreddoliti e stanchi; non riesce ad impedire la caduta di Mignano. Si sposta verso Chiusi e Montecoronaro, ripara in Bibbiena con Carlo Orsini; tenta una vana azione diversiva. | |||
Feb. | Toscana | E’ criticato il suo comportamento nel Collegio dei Pregadi, a Venezia, per le sue continue richieste di denaro per far fronte alle paghe dei soldati e per l’acquisto di vettovaglie. Mette a sacco il territorio vicino a Bibbiena ed il pratese alla ricerca di rifornimenti per le truppe. Sconfigge nelle vicinanze Bianchino da Pisa. | |||
Apr. | Toscana e Veneto | Affronta Paolo Vitelli con il Caracciolo; negli stessi giorni è firmata la pace tra fiorentini e veneziani per cui l’Alviano si trasferisce con 70 cavalli nel contado di Monselice dove si ferma alcuni giorni. | |||
Mag. | Veneto e Umbria | Si reca a Venezia; si incontra in Collegio con il doge Agostino Barbarigo. Ottiene 1500 ducati per ricostituire l’organico della sua compagnia. In Umbria. | |||
Giu. | Lazio ed Umbria | A Roma a rendere atto di omaggio al papa Alessandro VI; rientra subito a Todi. Gli abitanti lo incaricano di trovare un accordo con il suocero Rodolfo Baglioni per la restituzione del castello di Pantalla, occupato di recente dai perugini. Ottempera di malavoglia alla richiesta. | |||
Lug. | Venezia | Romagna e Veneto | E’ ricondotto dai veneziani per un anno di ferma ed uno di rispetto: la condotta è stabilita in 150 uomini d’arme ed in 40 cavalli leggeri. A Rimini ed a Este, dove si trovano i suoi alloggiamenti. | ||
Ago. | Venezia | Milano | Capitano g.le cavalli leggeri | Veneto e Lombardia | Chiede senza esito ai veneziani che sia data una condotta a Baldassarre di Scipione; invia a Roma Francesco di Santacroce affinché conduca al campo contro gli sforzeschi un contingente di fanti spagnoli. Gli viene dato il comando dei cavalli leggeri; tocca Pontoglio con Niccolò Orsini e Bernardino da Montone. Attraversa l’Oglio e si muove in avanscoperta verso Romano di Lombardia. Tocca Antegnate, Barbata, Pumenengo e Calcio; ottiene Fontanella. |
Sett. | 150 lance e 70 cavalli leggeri | Lombardia | Militano ai suoi ordini 150 uomini d’arme e 70 balestrieri a cavallo. Occupa Soncino; si porta sotto Cremona, ove tratta la resa con il castellano Pietro Antonio Battaglia. Ottenuto il suo obbiettivo, presenzia alla rassegna della sua compagnia. Il comportamento tenuto nel recente conflitto viene altamente elogiato in Pregadi dal provveditore generale Melchiorre Trevisan. | ||
Ott. | Lombardia | Gli è confermato l’anno di rispetto. | |||
Nov. | Romagna | E’ trasferito a Ravenna con 2000 cavalli per proteggere, con Giacomazzo da Venezia, i confini dello stato da eventuali attacchi dei pontifici di Cesare Borgia. | |||
1500 | |||||
Gen. | Romagna | A Rimini con 600 cavalli. Viene sostituito nel presidio cittadino da Giacomazzo da Venezia. | |||
Feb. | Venezia | Milano | Lombardia e Romagna | Ritorna in Lombardia alla notizia del rientro nel milanese di Ludovico Sforza. | |
Mar. | Veneto | Staziona nel veronese con 2000 cavalli; minaccia il mantovano per indurre Francesco Gonzaga a non schierarsi al fianco degli sforzeschi. | |||
Apr. | Venezia | Impero Ottomano | Veneto | Lascia Isola della Scala e si reca a Venezia dove è ricevuto dal doge. Viene distaccato in Friuli per fare fronte a possibili scorrerie dei turchi. A Treviso. | |
Mag. ago. | Friuli | E’ segnalato ad Udine; a giugno è a Gradisca d’Isonzo. Difende con successo il castello di Polcenigo, assediato dagli avversari. Nel frangente consiglia una tattica attendista e la costruzione di due bastie, una a Farra d’Isonzo ed una a Lucinico. Domanda alla Serenissima nuove truppe per rafforzare la difesa dei confini. | |||
Ago. Sett. | Chiesa | Chiaravalle Viterbo | Umbria e Friuli | Abbandona il Friuli per rientrare in Umbria per conto dei pontifici comandati agli ordini del commissario Domenico Capranica. Assedia il castello di Lagusello con Vitellozzo Vitelli, Paolo Orsini, Fabio Orsini, il fratello Bernardino, nonché Ludovico e Giovanni degli Atti. Di seguito affianca Giampaolo Baglioni e Cesare Borgia in un’azione di polizia ai danni di Altobello di Canale che, con pochi seguaci, intercetta nello spoletino il transito dei pellegrini diretti a Roma per il giubileo. Altobello di Canale rimane ucciso nell’espugnazione di Acquasparta in un assalto successivo ad un bombardamento durato quattro giorni. Girolamo da Canale è decapitato, il cadavere di Altobello viene fatto a pezzi; è spolpato e mangiato dai suoi avversari di fazione. L’Alviano irrompe poi in Viterbo con il Baglioni e ne scaccia i figli di Giovanni Gatti; si porta pure ad Orvieto. Viene allontanato dalla città su ordine dal pontefice; ritorna a combattere i turchi in Friuli. | |
Ott. | Venezia | Impero Ottomano | Friuli | Chiede di battersi con i turchi in Levante nonché il saldo delle paghe arretrate. Si reca a Venezia; sollecita il rinnovo della condotta scaduta nel mese. | |
Nov. | Veneto | Gli sono consegnati 1000 ducati. Raggiunge i suoi uomini nel trevigiano. | |||
1501 | |||||
Feb. | Veneto | Nuovamente a Venezia per domandare non solo il rinnovo della condotta, ma anche un suo aumento per altri 100 uomini d’arme. | |||
Mar. | Veneto | Gli è confermata la condotta alle stesse condizioni precedenti per due anni di ferma ed uno di rispetto. Il doge lo convince in tal senso; con il saldo di due paghe si sposta nel trevigiano. | |||
Mag. | Veneto | A Conegliano. | |||
Ago. | Guelfi | Terni | Umbria | Lascia Venezia per rientrare in Umbria. Rinnova ai priori di Todi la richiesta del saldo dei suoi crediti. Assedia Terni alla testa di 10000 uomini. | |
Ott. nov. | Venezia | Trentino Umbria | Richiamato dai veneziani, punta su Rovereto; vi rafforza il castello con un bastione triangolare che prenderà il suo nome. Sempre nel mese aderisce alla congiura organizzata a Magione dai condottieri ribelli a Cesare Borgia. A novembre è segnalato a Casigliano presso il cugino Ludovico degli Atti. Scrive ai priori di Todi che gli sia saldato il suo credito verso la città di 200 scudi, necessari per migliorare le opere difensive del suo castello di Alviano. | ||
Dic. | Veneto | Si incontra a Venezia con il nuovo doge Andrea Loredan. Presenta un piano per consolidare le difese della Val Lagarina, chiede denaro per le truppe e la punizione di alcuni malfattori del territorio. | |||
1503 | |||||
Gen. | Veneto | Nell’attraversare il contado di Perugia alcuni spagnoli rapiscono nei pressi di Corbara, tra Todi ed Orvieto, la moglie Pantasilea Baglioni, la sorella di quest’ultima Camilla, moglie di Giovanni degli Atti, ed il fratello Bernardino, sospettati tutti di avere tramato contro i pontifici assieme con gli Orsini. Vi sono forti proteste da parte della Serenissima. Cesare Borgia nega inizialmente di essere al corrente dell’ accaduto. | |||
Feb. | Veneto, Romagna ed Emilia | I congiunti , imprigionati prima nella rocca di Todi e poi ad Acquapendente, sono rilasciati su pressione dei veneziani e del re di Francia. La Serenissima non dà, tuttavia, il permesso a Bartolomeo d’Alviano di unirsi con gli Orsini ed i Baglioni per affrontare il Borgia. Viene accontentato in parte con il trasferimento da Conegliano a Ravenna, che gli permette di essere più vicino ai confini dello stato della Chiesa. Il condottiero ne approfitta per vedersi in segreto a Bologna con Giovanni Bentivoglio (altro signore minacciato dalla politica pontificia); ritorna a Ravenna nell’attesa di essere raggiunto dagli alleati. Si incontra a Venezia con i membri del Consiglio dei Dieci; chiede 4000 ducati per portare soccorsi a San Leo con il Montefeltro e poi trasferirsi nel perugino. Trova opposizione nel doge. A Ravenna. | |||
Mar. mag. | Romagna e Veneto | A Venezia gli vengono date risposte elusive in merito ai problemi da lui sottoposti; il doge non vuole concedergli il congedo. A maggio assume la supervisione generale di un progetto legato alla formazione di un treno d’artiglieria d’assedio e da campo per le truppe. | |||
Ago | Orsini Baglioni | Chiesa | Veneto, Romagna Emilia ed Umbria | A Lovadina, nel trevigiano, alla mostra dei suoi uomini. Alla notizia della morte di Alessandro VI, su sollecitazione di Fabio Orsini, lascia il servizio dei veneziani con quindici cavalli, mentre la moglie rimane a Conegliano. Aiuta Pandolfo Malatesta a rientrare in Rimini e scorta i Bentivoglio in Bologna; transita travestito in Toscana per unirsi a Marsciano con Giampaolo Baglioni. A fine mese compie una razzia di bestiame facendo numerosi prigionieri a Castel delle Forme. | |
Sett. | Umbria e Lazio | Attacca Perugia alla Porta della Mandola; riuscito a penetrare nella città, riammette nei loro stati i conti di Marsciano; con i degli Atti punta su Todi. Fa irruzione in tale località alla testa di 9000 uomini; ne assedia la rocca i cui difensori con il castellano, lo spagnolo Pietro Giliac, si arrendono a patti. Si scontra a Pantalla con Paolo Astancolle ed alcuni Chiaravalle che invano cercano di sbarrargli il passo. L’Astancolle è impiccato; la rocca gli si arrende in breve tempo dopo essere stata distrutta dalle artiglierie e dalle mine. L’Alviano prosegue nella sua marcia, tocca Amelia, Orvieto, Viterbo e con 800 uomini riammette i guelfi nell’ultimo centro. | |||
Ott. | Spagna | Francia | Lazio | Piomba su Nepi dove staziona il Borgia; lo obbliga a rifugiarsi in Roma. Con Giulio Orsini viene contattato sia dai francesi che dagli spagnoli per guerreggiare nel regno di Napoli. Su consiglio dei veneziani (ha al riguardo un incontro con l’ambasciatore della Serenissima a Roma Antonio Giustinian), e, soprattutto, perché i francesi proteggono il Borgia, preferisce militare agli stipendi degli spagnoli. Nel frattempo con il Baglioni, Fabio Orsini e Renzo di Ceri assale in Roma il Borgo Leonino, supera le difese approntate da Giovanni da Sassatello e da Silvio Savelli ed appicca il fuoco a Porta Torrione (Porta Cavalleggeri). E’ ferito il balivo di Caen; il cardinale di Rouen, Giorgio d’Amboise, confesserà che in quel giorno ha temuto per la sua vita. Il duca Valentino riesce a fuggire in Castel Sant’Angelo. Alla morte del papa Pio III il cardinale Giuliano della Rovere obbliga l’Alviano a lasciare la città con il Baglioni. Il condottiero accetta dagli spagnoli, a nome degli Orsini, una condotta di 500 uomini d’arme dietro uno stipendio di 12000 ducati (dei quali 8000 destinati alla sua persona) e per il fratello abate benefici ecclesiastici nel regno di Napoli che comportano una rendita di 2000 ducati. Consalvo di Cordoba gli promette pure di aiutarlo a riammettere i Medici in Firenze. L’Alviano chiede invano ai veneziani di essere raggiunto dalla sua compagnia stanziata nel Veneto. | |
Nov. | Lazio | Si ferma a Monterotondo per conoscere il futuro di Cesare Borgia con il nuovo papa. | |||
Dic. | Campania e Lazio | Si unisce sul Garigliano con il Cordoba. Con Prospero e Fabrizio Colonna e l’ appoggio degli archibugieri spagnoli si avventa su 1500 francesi che hanno varcato il fiume. Dopo la vittoria convince il Cordoba a costruire un ponte di barche per superare a loro volta il Garigliano; un primo tentativo fallisce per le cattive condizioni atmosferiche. A fine mese ne fa costruire un altro in un casale vicino a Sessa Aurunca; il manufatto è trasportato di notte al passo di Suio. E’ gettato all’alba, non più a due miglia da un analogo ponte francese (come in precedenza ha tentato Consalvo di Cordoba), bensì a quattro miglia. L’Alviano attraversa il fiume all’ avanguardia con Pietro Navarro e Garcia di Paredes. Sugli argini della riva destra non vi sono vedette; 300 balestrieri normanni si trovano, invece, sull’alto di una collina; costoro avvistano il passaggio delle milizie spagnole solo quando questo è in piena attuazione. I nemici ripiegano a Carloforte ove si trovano 150 uomini d’arme francesi con altrettanti balestrieri a cavallo. Occupa Castelforte. Da qui prosegue verso Traietto (Minturno). I francesi si ritirano di notte; all’alba entra nel loro campo ed inizia a inseguire gli avversari. I cavalli leggeri di Prospero Colonna sono travolti; al contrario egli giunge al bivio Gaeta- Itri e disperde numerosi uomini d’arme francesi con grande mortalità tra gli avversari (almeno 1000 uomini tra cavalli e fanti). Il giorno seguente conquista il Monte Orlando, sopra Gaeta, e costringe alla resa i francesi che vi si sono rifugiati. La vittoria riportata dall’esercito spagnolo sul Garigliano è dovuta in gran parte ai suoi meriti. “Bartollomeo fu quello che ci tolse il Regno” è il riconoscimento del cardinale d’ Amboise, ministro del re Luigi XII. | |||
1504 | |||||
Gen. | Campania | E’ contattato dai fiorentini e dai pontifici per militare ai loro stipendi. | |||
Feb. | Campania CalabriaBasilicata e Puglia | Lascia Napoli con 6000 fanti, 700 uomini d’arme e molti pezzi di artiglieria; risale la Calabria verso la Basilicata; conquista Melfi; combatte a Tricarico, espugna il castello di Miglionico (detto anche del Manconsiglio, perché anni prima vi si sono riuniti i baroni ribelli al re di Napoli Ferrante d’Aragona). | |||
Mar. | Puglia | Continua la sua marcia verso Altamura; scaccia i francesi di Luigi d’Ars da Venosa con sanguinose scaramucce. Viene stipulata una tregua per la quale sono fatti uscire da Taranto 50 uomini d’arme francesi. Assedia il marchese di Bitonto in Conversano; allorché gli uomini d’arme da lui lasciati andare rafforzano tale presidio, minaccia di impiccarli in caso di nuova cattura. Li obbliga, in tal modo, a lasciare la località ed a riparare a Trani nel veneziano. | |||
……………. | Puglia Abruzzi Lazio CampaniaToscana | Si impadronisce di Minervino Murge e di Spinazzola; entra negli Abruzzi; ingaggia cruenti combattimenti ad Orsogna, a Bucchianico, a Manoppello, a Penna. Annientati gli avversari, si dirige verso ovest lungo il confine con lo stato della Chiesa; costeggia la Maiella, attraversa Fara Filiorum Petri, Alvito, Cassino, Caserta, per giungere, infine, a Napoli. La guerra ha termine con la pace di Blois. Viene chiamato in Toscana. Gli spagnoli gli concedono in feudo in Calabria il ducato di Alvito (San Marco Argentano), la gabella della seta in Calabria ( con entrate per 8000 ducati), la Val di Grado ed un palazzo in Napoli, già del principe di Bisignano. | |||
Giu. | Lazio | Ha un colloquio a Roma con il papa, che fa liberare il fratello abate rinchiuso giorni prima in Castel Sant’ Angelo; da parte sua promette di restituire il castello di Lugnano nel reatino. Ha un nuovo incontro con Antonio Giustinian; si offre di ritornare al servizio della Serenissima. | |||
Ago. | Umbria | Giunge con alcuni uomini d’arme a Città di Castello, il che provoca sospetti nei pontifici. Chiede il saldo delle sue spettanze al Cordoba o il permesso di trasferirsi al soldo di altri committenti: gli sono consegnati 4000 ducati ed è convocato a Napoli. Viene accusato dal governatore pontificio di Città di Castello di avere preso parte con i Vitelli ad un trattato a Montone. | |||
Sett. | Lazio ed Umbria | Entra in Amelia. Tocca Perugia e Monterotondo. A Perugia sostiene la causa dei Baglioni contro i fuoriusciti. | |||
Nov. | Ricevuto altro denaro dagli spagnoli, raccoglie 400 uomini d’arme. Giulio II gli ordina di abbandonare i territori dello stato della Chiesa oppure di licenziare le truppe. | ||||
Dic. | Umbria | Ad Alviano. E’ sospettato dai fiorentini di volersi muovere in soccorso dei pisani e di volere impadronirsi di Piombino. | |||
1505 | |||||
Gen. | Comp. ventura | Rieti | Lazio | Entra in Rieti con Renzo di Ceri per combattere i ghibellini locali. Di costoro ne sono uccisi una ventina. La sua presenza fa sì che intervenga Fabrizio Colonna. Sono ora uccisi 40 guelfi e l’Alviano viene costretto ad abbandonare la località. | |
Mar. | Il Cordoba gli riduce la condotta a 100 lance; non gli concede neppure i fanti che pure gli sono stati promessi per fare rientrare i Medici in Firenze. L’Alviano rinuncia alla condotta con gli spagnoli. | ||||
Apr. | Lazio ed Umbria | Si accampa nei pressi di Roma e raccoglie a Viterbo 300 uomini d’arme e 400 cavalli leggeri. Si incontra ad Ostia con il papa; durante la sua visita alcuni corsari sbarcano sulla spiaggia. L’ Alviano invia alla loro caccia i suoi uomini: ne sono catturati 5 o 6 che sono tutti fatti impiccare dal pontefice. Rientra in Umbria e sparpaglia le sue truppe tra Alviano ed altre località. | |||
Mag. | Umbria | In trattative per potere entrare in Orvieto. | |||
Giu. | Umbria e Lazio | Giunge a Piegaro; contatta gli Orsini, il signore di Siena Pandolfo Petrucci ed il Baglioni per avere soccorsi con i quali rimettere i Medici in Firenze e prestare aiuto ai pisani. Sosta a Pitigliano; il Cordoba gli ordina di non muoversi. La sua decisione è quella di tentare l’avventura e di assalire i fiorentini. A fine mese si sposta nel senese. | |||
Lug. | Comp. ventura | Firenze | Toscana | Supera la maremma e giunge nello stato di Piombino con 300 uomini d’arme (dei quali 70 della sua compagnia) e molti fuoriusciti di Firenze, Arezzo e della Val di Chiana. Si ferma a Scarlino, inseguito sempre dalle minacce del Cordoba: presto viene abbandonato da Giampaolo Baglioni e, in parte anche da Pandolfo Petrucci | |
Ago. | Toscana e Umbria | Con 240 uomini d’arme, 120 cavalli leggeri e 500 fanti raccogliticci punta agli inizi su Vignale Riotorto, nel territorio di Piombino tra la Val di Cornia e la Val di Pecora: i pisani si rifiutano di appoggiare la sua iniziativa per le pressioni ricevute dagli spagnoli. Si avvicina con Piero dei Medici a Firenze alla Porta di San Pier Gattolini nella vana attesa di un qualche tumulto nella città a favore del Medici. Viene contrastato dal commissario Antonio Giacomini, da Ercole Bentivoglio e da Marcantonio Colonna (200 uomini d’arme e 1500 fanti) a Campiglia Marittima: dispone ora di 160 uomini d’arme, 20 lance spezzate, 20 balestrieri a cavallo, 600 cavalli leggeri e 800 fanti. Di questi ultimi, 100/150 fanti corsi disertano dalle sue file appena giunge alla Macchia. Obbligato allo scontro a metà mese in località San Vincenzo, l’artiglieria fiorentina lo prende d’infilata; è assalita la sua retroguardia; l’avanguardia è impegnata dalle squadre di Marcantonio Colonna, di Jacopo Savelli e dai colonnelli di fanti comandati da Zitolo da Perugia e da Vittorio da Canale. La fanteria dell’ d’Alviano cede al primo assalto e si dà alla fuga dopo avere subito molte perdite. Chiappino Vitelli si ritira con la sua cavalleria verso Bibbona per congiungersi con l’Alviano verso la torre di San Vincenzo. Il condottiero tenta di resistere; riprende lo scontro animato dalla tradizionale emulazione tra Orsini e Colonna, in particolare nei confronti del Colonna suo nemico personale I colonnesi cedono; vengono però sorretti dalle fanterie di Piero del Monte a Santa Maria e di Vittorio da Canale. Il condottiero è ferito al volto da alcuni colpi di stocco che gli sono inferti dal Colonna; anche Chiappino Vitelli è ferito. Da ultimo aprono il fuoco su una squadra di 100 uomini d’arme 6 falconetti fatti condurre dal commissario generale. Dopo due ore l’Alviano è costretto a cedere; si salva con Giovan Corrado Orsini e Chiappino Vitelli ed altri 8/10 cavalli (guidati da un figlio di Pietro Paolo della Sassetta) a Monterotondo Marittimo nel grossetano, territorio sotto il controllo dei senesi. In tale località si collega con il Baglioni con il quale, in un secondo momento, ripara nel perugino. Gran parte degli uomini della compagnia sono fatti prigionieri a San Vincenzo, a Cecina ed a Rosignano Marittimo; parte degli sconfitti sono, invece, salvati dai contadini della maremma favorevoli ai della Sassetta. I fiorentini si appropriano di 1000 cavalcature e dei carriaggi; oltre che della preda perviene nelle loro mani lo scambio di lettere tra l’ Alviano, il Baglioni, il Petrucci e Jacopo d’Appiano. Sono conquistati 9 stendardi di uomini d’arme e 5 insegne di fanteria, nonché e l’armatura dello stesso Alviano. Bandiere ed insegne saranno appese a Firenze nella sala del Grande Consiglio. | |||
Sett. | Umbria | A Perugia ed a Todi. | |||
…………… | Ristabilitosi, si reca nel regno di Napoli e rende omaggio al re di Spagna; rende ai San Severino il ducato di Alvito ed in cambio gli viene concessa il ducato di Bucchianico negli Abruzzi con le terre Serramonacesca, Rocca di Montepiano, Penna di Piedimonte, Fara Filiorum Petri, Rapino, Orsogna, Giugliano Teatino, Pretoro e Casoli. Ha modo di riconciliarsi con Fernando di Cordoba. | ||||
Dic. | Entra in contatto sia con i pontifici che con i veneziani per passare ai loro stipendi. | ||||
1506 | |||||
Feb. | Venezia | 150 lance | Umbria | L’ipotesi di una sua condotta trova resistenze nel senato veneziano: gli sono, infine, concessi 150 uomini d’arme con uno stipendio annuo di 15000 ducati per un anno di ferma ed uno di rispetto. | |
Mar. | Lazio e Veneto | Lascia Roma per Venezia | |||
Mag. | Veneto | A Conegliano, per la rassegna della sua compagnia. | |||
Ago. | Friuli | Aa una nuova rassegna dei suoi uomini che si svolge a Sacile. Si sposta ad Udine per controllare da vicino eventuali movimenti di milizie imperiali sui confini. | |||
Nov. | Veneto | Al cessare del pericolo fa rientro a Venezia ed al campo di Conegliano. Gli è data una licenza di due mesi per potere rientrare nel regno di Napoli e risolvervi alcuni problemi economici sorti a seguito dello scambio relativo di Alvito con Bucchianico. | |||
1507 | |||||
Gen. mar. | Campania | A Napoli gli è concesso il contado di Malapelle; gli è pure promesso un conguaglio a suo favore per colmare la differenza di entrate tra i due ducati. | |||
Apr. | Veneto | Fa ritorno a Venezia ed a Conegliano. | |||
Mag. | Lombardia | E’ trasferito in Ghiaradadda; a Ghedi passa in rassegna i propri uomini con Niccolò Orsini. Rafforza le difese di Caravaggio. Milizie imperiali scendono in Italia per la via dei grigioni e del lago di Como. L’Orsini e l’Alviano ne controllano i movimenti appostandosi tra Trezzo sull’Adda e Cassano d’Adda. 300 cavalli leggeri e 300 fanti montati sulle groppe delle cavalcature di quest’ultimi tallonano gli avversari da vicino. | |||
……………. | Francia | Una lapide murata all’interno della cisterna nel cortile del castello di Alviano attesta una misteriosa campagna da lui combattuta a favore del re di Francia. Sembra che l’ abbia sostenuta senza informare i veneziani e che in tale caso sia stato fatto prigioniero nel sud della Francia. | |||
Ago. sett. | Veneto | A Venezia per consultazioni con il capitano generale Niccolò Orsini ed il comandante della fanteria Giovambattista Caracciolo. A settembre gli è confermato l’anno di rispetto. | |||
Dic. | Friuli | A Gradisca d’Isonzo. Invia una memoria al Consiglio dei Savi sui risultati della sua ispezione | |||
1508 | |||||
Gen. | Veneto e Friuli | Effettua un sopralluogo a Butistagno in Cadore ed al passo di Chiusaforte, la cui fortezza fa munire in modo opportuno. Fa scavare un fossato a Primolano e costruire 2 bastioni a Celazzo ed a Laurone. Rientra in Friuli dopo avere riportato a Venezia, al Consiglio dei Dieci, i risultati delle sue ispezioni. | |||
Feb. | Venezia | Impero | Veneto e Friuli | A Bassano del Grappa; è spostato in Friuli con Piero del Monte a Santa Maria per contrapporsi agli imperiali che minacciano i confini della repubblica. Tocca Castello di Gardona e Belluno, individua una linea di azione comune con Girolamo Savorgnano in Cadore. E’ avvertito da tale capitano di non risalire il Piave, bensì di piegare per la val di Zoldo. Prende con sé 100 uomini d’arme, 400 tra stradiotti e balestrieri a cavallo, 1500 fanti e, sotto la neve, raggiunge Forno di Zoldo. | |
Mar. | Governatore g.le 1050 cavalli | Veneto | Con l’aiuto degli abitanti sgombera dalla neve la mulattiera che porta in Cadore; per la forcella di Cibiana varca il Boite, occupa Venàs; prima dell’alba si ferma a Valle nei pressi di Pieve di Cadore. Decide di affrontare i tedeschi in campo aperto a Tai di Cadore. Ranieri della Sassetta e Babone Naldi (800 fanti) sono schierati sui campi che da Nogaredo portano al monte Zucco. Costoro spingono una compagnia di balestrieri contro le artiglierie ed i carriaggi degli imperiali. A sinistra l’Alviano colloca gli uomini d’arme in più drappelli; egli si pone al centro con Piero del Monte a Santa Maria. Fa dare il segnale dell’ attacco; vi partecipa anch’ egli in sella ad un ronzino. Lo seguono i fanti e gli uomini d’arme. Gli avversari sono assaliti su entrambi i fianchi mentre la cavalleria leggera veneziana si impadronisce delle artiglierie. Tra i nemici sono uccisi Sisto di Trantson e 1500 fanti. La mattina seguente attacca il castello di Pieve di Cadore: i difensori si arrendono a patti a seguito della perdita di 2 rivellini. I prigionieri sono rilasciati ed accompagnati in luogo sicuro sotto la scorta di Giulio Buzzaccarini, caposquadra di Guido Brandolini, e di Matteo da Ferrara. Nella rocca entra per conto della Serenissima Antonio da Norcia con 200 fanti. Occupato così tutto il Cadore, ridiscende lungo il Piave e si colloca a Conegliano. Viene nominato governatore generale delle truppe, gli è aumentata la condotta di 400 cavalli e la sua provvigione annua è portata a 30000 ducati; gli vengono pure donati 1000 ducati e le artiglierie conquistate dopo la battaglia. Nel proseguo del conflitto invia parte delle truppe per i passi della Carnia alla volta di Pontebba; con il resto degli uomini muove celermente verso l’Isonzo. A metà mese transita per Sacile e tocca Udine; occupa Codroipo e San Lorenzo; giunge a Cividale del Friuli. Con il suo treno d’artiglieria fa largo uso di un nuovo tipo di cannone mobile di grosso calibro, il basilisco, un pezzo lungo più di 6 metri che spara palle metalliche da 100 libbre. Questi cannoni gli consentono di spazzar via la resistenza degli imperiali prima in Friuli e poi in Istria. | ||
Apr. | Friuli | Giunge a Savorgnano con 2500/3000 fanti, 700 uomini d’arme, 300 balestrieri a cavallo, 300 stradiotti, le cernite friulane e numerosi pezzi di artiglieria. A Tricesimo; assale Cormons il cui castello viene conquistato dopo un attacco di sette ore: la guarnigione (guidata da Giorgio Hoffer) è passata a fil di spada. La località è messa a sacco; il bottino ammonta a 100000 ducati. Ottiene la resa di Pordenone e di altri castelli tra i quali Reifenberg. Fa gettare un ponte sull’Isonzo e si ferma sotto Gorizia alla cui difesa si trova Andrea di Liechtenstein con 700 fanti. Dalla sponda destra del fiume incomincia a bombardare la torre che costituisce la testa di ponte del campo trincerato goriziano. Sono sparate nella città 500 palle di ferro da 10 pezzi di artiglieria. Alcuni assalti, condotti di persona anche dall’Alviano, vincono la resistenza degli imperiali; è riattato il ponte parzialmente distrutto dagli avversari; la città, dopo quattro giorni, cade in potere dei veneziani. I difensori si arrendono a patti. Bartolomeo d’Alviano mantiene la disciplina tra i suoi e non esita a fare giustiziare i soldati che si danno al saccheggio. Dopo altri quattro giorni, in cambio di 4000 ducati, ottiene anche la capitolazione del castello alla cui difesa si trova Andrea di Liechtenstein. Quest’ultimo è rinchiuso in prigione a Venezia. Con la vittoria l’Alviano ha modo di innalzare l’antico emblema araldico della sua casa che a tutt’oggi è presente nella processione del Corpus Domini ad Orvieto. Questo stemma è spaccato in due parti: nella prima, azzurra, vi compaiono tre gigli d’argento; nella seconda sono presenti in alternanza tre colonne rosse e due bianche. Per ritornare all’ aspetto militare a fine mese l’Alviano punta su Trieste. Lungo la strada espugna i castelli di Duino e di Prosecco; chiede, invano, la resa di Monfalcone. | |||
Mag. | Friuli e V. Giulia | Assedia Trieste per terra, mentre per mare la città è bloccata dalla flotta di Girolamo Contarini con 9 galee e numerose barche armate. 40 triestini, usciti dalla città, depredano il castello di Draga controllato dai veneziani. Un’altra sortita dei difensori rallenta i lavori di allestimento di una batteria collocata nel sito “Le fornaci”. Quando l’opera è messa a punto ha inizio il fuoco dei cannoni su Trieste per tre giorni da terra e dal mare. Bartolomeo d’Alviano si attesta a Prosecco. Viene contrattata la resa con il provveditore Corner dopo che sono state atterrate parte delle mura, molte case ed alcune torri. I triestini si arrendono e riconoscono ai veneziani 15000 ducati per non subire il saccheggio della città. La rocca cede a seguito di un trattato con alcuni fanti spagnoli dietro la consegna di 4000 ducati. Per ringraziamento dei successi conseguiti l’Alviano dona alla chiesa di Montona l’altarino da campo quattrocentesco che egli porta sempre con sé. A Trieste giunge come provveditore Alvise Capello, che mantiene la disciplina con severità (impiccagioni, frustate e donne messe alla berlina). Nel castello è posto Alvise Zeno. | |||
Giu. | Slovenia | Entra in Istria. Ottiene Pisino, Fiume e Postumia (Predjama) dopo avere superato la guerriglia organizzata da alcuni signori feudali. | |||
Lug. | Friuli e Veneto | Lascia Udine ed è accolto in trionfo a Venezia con il bucintoro. Nella chiesa di San Marco gli sono consegnati lo stendardo ed il bastone di governatore generale; giura i suoi obblighi mettendo entrambe le mani sul messale. Alla solenne cerimonia assiste la moglie, giunta a Venezia da pochi giorni: la donna viene alloggiata nel palazzo di Raffaele Gritti a San Martino. Al condottiero sono pagate le spese per la sua permanenza nella città. E’ investito dal doge di Pordenone e di Porto Naone, dietro il censo di un cero da consegnarsi ogni anno alla basilica di San Marco; è inscritto al Maggior Consiglio. Subito si trasferisce a Pordenone: lo accompagnano la moglie ed il fratello Bernardino ora vescovo di Nocera dei Pagani. Prende formale possesso del castello dalle mani del luogotenente del Friuli Andrea Loredan. | |||
Ago. sett. | Friuli | A Pordenone. | |||
Ott. | V.Giulia e Croazia | Ispeziona le opere difensive di Gorizia, Trieste, Fiume e Belluno. Nell’anno la sua paga complessiva ascende a 26400 ducati. | |||
Nov. | Friuli | A Pordenone. | |||
1509 | |||||
Feb. | Veneto e Friuli | Lascia Pordenone e si reca a Venezia per essere consultato con Niccolò Orsini; gli sono riconosciute spese giornaliere per 15 ducati mentre all’Orsini ne sono concessi 25. Partecipa ad alcune sedute del Maggior Consiglio, ispeziona le fortificazioni del Friuli e provvede con il provveditore Andrea Gritti a rafforzare in modo radicale le difese di Vicenza (dove fa tagliare gli alberi e le costruzioni vicine alla mura per un raggio di mezzo miglio) e di altre località del veronese. | |||
Mar. | Friuli e Lombardia | Da Pordenone raggiunge la Ghiaradadda. | |||
Apr. | Venezia | Francia | Veneto e Lombardia | A Peschiera del Garda pronto ad iniziare la guerra; suggerisce una strategia di attacco agli antipodi rispetto a quella prospettata dal capitano generale Niccolò Orsini, teso, viceversa, ad aspettare gli avversari nel campo fortificato di Orzinuovi. Non è ascoltato. Da Isola della Scala passa a Nogara per sorvegliare i confini del mantovano; distrugge il ponte di Ponte Molino sul Tartaro e punta su Casalmaggiore, caduta nelle mani di Francesco Gonzaga. Si porta a Pontevico con il provveditore generale Giorgio Corner e Niccolò Orsini alla testa della quarta colonna, forte di 440 lance, di 6940 fanti agli ordini di Piero del Monte a Santa Maria, di 200 balestrieri a cavallo e di 100 cavalli leggeri come esploratori. A Fontanella; quando i francesi dello Chaumont si ritirano al di là dell’Adda si dirige a Treviglio su disposizione del Senato. Occupa Rivolta d’Adda, respinge uno squadrone di cavalleria nemica ed attraversa a sua volta il fiume incalzando gli avversari fino a Cassano d’Adda. Negli stessi giorni nasce a Pordenone il primo figlio maschio, Marco, che morirà più tardi nel 1512. | |
Mag. | Lombardia | Si accosta a Treviglio dove sono 50 lance e 1000 fanti francesi; pianta le artiglierie e dopo due giorni la città cade nelle sue mani. Treviglio è messa a sacco. I francesi di Gian Giacomo da Trivulzio approfittano di tale azione dispersiva per riattraversare l’Adda; non trovano alcuna resistenza. L’Alviano si ritira con Niccolò Orsini (2000 uomini d’arme 20000 fra fanti e cernite e molti cavalli leggeri, di fronte a 2000 lance, a 6000 fanti svizzeri ed altri 12000 uomini tra guasconi ed italiani). Mentre procede in ordine sparso alla retroguardia con 400 lance ed i migliori fanti dell’esercito veneziano (5400 uomini), si scontra ad Agnadello con l’avanguardia dello Chaumont e del Trivulzio (500 lance e 6000 fanti svizzeri). Il combattimento nasce in maniera fortuita attorno ad un cascinale, forse cascina Mirabello, quando truppe veneziane e francesi si fronteggiano improvvisamente nel tentativo di metterlo a sacco. Respinge i primi assalti ed infligge gravi perdite ai nemici; chiede soccorsi all’ Orsini, che, invece, gli ordina di ripiegare. Si attesta con lance, fanti e 6 pezzi di artiglieria su un piccolo argine, posto su un letto vuoto di un torrente. I fanti veneziani avanzano; i fanti guasconi vengono respinti. Le milizie della Serenissima si allungano però troppo sul terreno, anche perché la vicina colonna di Antonio Pio non si muove a colmare gli spazi che si sono aperti; le cernite bresciane, all’improvviso, si scompigliano e si danno presto alla fuga. I francesi sono rinforzati da truppe agli ordini del Connestabile di Borbone e dello stesso re Luigi XII. La fanteria italiana di Piero del del Monte, di Zitolo da Perugia e di Saccoccio da Spoleto resiste per tre ore di fronte all’ incalzare della cavalleria pesante; alla fine rimangono tutti sul terreno. La battaglia dura tre ore. la sconfitta si tramuta in rotta; questa risulta molto sanguinosa perché il sovrano francese ha ordinato, secondo alcune fonti, di non fare prigionieri. I fanti guasconi segano la gola ai feriti. Si calcola che rimangano sul terreno, tra i veneziani, 6000 fanti e pochi uomini d’arme; sono perduti tutti i carriaggi e le artiglierie. L’ Alviano è ferito ad un occhio mentre combatte a piedi perché gli è stata uccisa la cavalcatura. Non si dà alla fuga preferendo restare accanto ai suoi uomini. Si arrende nelle mani del Vandenesse (Jean de Chabanne). A Venezia viene accusato della sconfitta senza mezzi termini; il re Luigi XII lo fa condurre a Milano nel Castello Sforzesco. Il giorno della vittoria è dichiarato festivo dal governo francese; grandi feste sono celebrate a Milano. Luigi XII fa costruire sul luogo, a ricordo, una piccola chiesa dedicata a Santa Maria della Vittoria. E’ il più grande trionfo da cento anni in qua riportato dalle armate francesi come il sovrano ha scritto dal campo di Caravaggio a monsignor de Tolmay. | |||
Lug. | Francia | Prigioniero, è costretto a seguire Luigi XII in Francia. | |||
1510 | |||||
Gen. | Francia | Si parla a Venezia di un suo possibile utilizzo da parte francese per combattere gli inglesi (condotta di 100 lance). | |||
Sett. | Francia | Viene rinchiuso in una gabbia a Loches; in cattività scrive le proprie memorie, andate perdute. I suoi commentarii sono redatti sulla carta “igienica”, usando penne fabbricate con le pagliuzze delle scope e, per inchiostro, carbone tritato e bagnato con del vino. | |||
1512 | |||||
Ott. | Francia | E’ sempre in carcere a Loches con Pietro Navarro. | |||
Nov. | Francia | Viene liberato dalla prigione di Oulx, in Savoia per un intervento del Trivulzio ed il versamento – da parte degli Orsini – di una cauzione a suo favore di 40000 ducati. | |||
1513 | |||||
Gen. | Francia | Alla corte francese. | |||
Mar. apr. | Francia | Veneziani e francesi si alleano contro gli spagnoli. L’Alviano è rilasciato; con il provveditore Andrea Gritti, anch’egli prigioniero dei transalpini, si incontra con il re Luigi XII. A Cahors con Gian Giacomo e Teodoro da Trivulzio; da qui prende la strada per l’Italia. | |||
Mag. | Venezia | Spagna Milano | Capitano g.le. 325 lance e 200 cavalli leggeri | Piemonte Emilia Veneto e Lombardia | Tocca Susa, Torino, Ferrara, Chioggia e Venezia. A metà mese in una superba veste di broccato d’oro, seguito dalla gente della sua casa, con la servitù in livrea a scacchi rossi e bianchi, è guidato nel Palazzo Ducale. Riferisce in Pregadi la sua versione sulla battaglia di Agnadello. Viene eletto capitano generale per due anni di ferma e due di rispetto; sono scelti come provveditori ad affiancarlo Domenico Contarini ed Andrea Loredan. Gli è concessa una condotta di 325 uomini d’arme e di 200 balestrieri a cavallo. Riceve dal doge Leonardo Loredan lo stendardo ed il bastone d’argento nella basilica di in San Marco lo stesso giorno in cui è stato fatto prigioniero quattro anni prima. Si reca a Padova con Teodoro da Trivulzio (nella città gli è data per abitazione il palazzo del vescovo di Corfù sito in Prato della Valle). Si collega a San Bonifacio con il Baglioni; perviene a San Martino Buon Albergo per muovere ai danni di Verona. E’ scoperto un suo trattato per impadronirsi della città con l’ausilio di Pandolfo Malatesta; si accampa a Porta Palio, di fronte alla cittadella. Vista l’ inutilità degli sforzi, si allontana ed occupa Valeggio sul Mincio e Peschiera del Garda, ottenuta a patti. Ha l’ordine di non attraversare né l’Adda, né il Po. Raggiunge Gambara e Cremona. Invia nel contempo Giacomo Rusconi a prendere possesso di Pordenone. |
Giu. | Lombardia e Veneto | Getta un ponte di barche sull’Oglio, a Marcaria; irrompe nel cremonese. Scaccia dal capoluogo 500 fanti di Galeazzo Pallavicini e di Antonio Maria Pallavicini, che ne hanno occupato i borghi per conto dei francesi. Entra nella località e vi svaligia 1000 fanti spagnoli e 200 uomini d’arme sforzeschi; cattura Alessandro e Galeazzo Sforza. Consegna la città e la rocca ai francesi; invia Renzo di Ceri a Brescia mentre egli si ferma a Cava Tigozzi sul Po. Mette in allarme Pizzighettone con Teodoro da Trivulzio ed ordina al Baglioni di impedire a Raimondo di Cardona la costruzione di un ponte sul Po. I francesi sono sconfitti a Novara. Alla notizia l’Alviano, con i provveditori Andrea Gritti, Giorgio Corner e Cristoforo Moro decidono di rientrare nel Veneto; nella ritirata sono toccate Pontevico, Gambara, Casalmoro, Valeggio sul Mincio; è valicato l’Adige a Tombazosana ed a Tomba di Sotto con 600 uomini d’arme, 1000 cavalli leggeri e 5000 fanti. A San Giovanni Lupatoto; entra in Legnago e ne fa conquistare la rocca al Baglioni. Si accosta di nuovo a Verona, a Santa Lucia dalla parte di Porta San Massimo. Abbatte con le artiglierie quaranta braccia delle mura e la torre della Portara; dà battaglia alle mura. Subisce molte perdite. Poiché non sorgono tumulti nella città a favore della Serenissima deve dare ancora una volta l’ordine della ritirata. Mantiene sempre la disciplina con pugno di ferro e fa giustiziare tutti gli indisciplinati (almeno 20 uomini). Ritorna a San Giovanni Lupatoto e blocca tutte le strade per le quali possano essere introdotte vettovaglie in Verona. Si sposta a Ronchi; all’ avvicinarsi dell’ esercito spagnolo cambia i suoi piani e ripara ad Albaredo d’Adige. Fa minare il castello di Peschiera del Garda perché indifendibile; si reca a San Bonifacio. | |||
Lug. | Veneto | A Montagnana ed a Padova. Invia alla difesa di Treviso Malatesta Baglioni, Malatesta Malatesta da Sogliano, Taddeo della Volpe e Serafino da Cagli con 300 lance, 300 cavalli leggeri e 2000 fanti; spedisce Giampaolo Manfrone a Cittadella al fine di proteggere i lavori di mietitura nei campi; induce Mercurio Bua a disertare dalle fila imperiali e provvede ai lavori di consolidamento delle opere difensive di Padova e Treviso. Fa entrare l’esercito in Padova (9000 fanti, 1000 lance e molti cavalli leggeri). Rafforza la cinta muraria della città con uno sviluppo di undici chilometri e munisce le mura di nuovi baluardi, bastioni, cunicoli, casematte e porte; all’ esterno sono fatte spianare tutte le abitazioni e tagliate tutte le piante entro l’arco di tre miglia. Dà al sistema bastionato di Padova l’assetto definitivo, che non muterà in modo sostanziale nei decenni successivi, nonostante gli aggiornamenti e le integrazioni, imponendo così alla città la forma urbana che la caratterizzerà fino quasi alla metà del 1900. Padova è assalita da 1000 lance, da 800 cavalli leggeri, da 5000 fanti spagnoli e da 5000 lanzichenecchi agli ordini tutti di Raimondo di Cardona. | |||
Ago. | Veneto | Fa uscire 100 cavalli leggeri e 150 fanti per ispezionare la linea delle trincee nemiche costruite al Bassanello: è sempre in prima linea a curare ogni particolare. Il tiro delle artiglierie veneziane provoca forti perdite agli imperiali, sicché il viceré di Napoli ed il vescovo di Gurk decidono di accamparsi alla Mandria. E’ in questi giorni che avrebbe dovuto svolgersi un duello tra 11 lanzichenecchi ed 11 campioni italiani: la sfida non ha luogo perché i tedeschi non accettano le condizioni poste dai veneziani. Gli imperiali, infine, si ritirano dopo aver dato alle fiamme il campo della Mandria. L’Alviano invia i cavalli leggeri e stradiotti al loro inseguimento per controllarne i movimenti. In una scaramuccia con i cavalli del Rizano (Bernardino Rizan) i veneziani perdono 8 uomini, gli imperiali 12; sono pure catturati diciotto uomini d’arme tedeschi e spagnoli. Andrea Gritti loda il suo zelo in Pregadi. | |||
Sett. | Veneto | Si incontra a Venezia con il doge; il Consiglio dei Savi apporta alcune modifiche alla sua condotta: anche il provveditore generale Domenico Contarini ha elogi in Collegio per il suo agire. Presenta un memoriale per la razionalizzazione dei corpi di fanteria al fine di diminuire gli sprechi. A Treviso fa rafforzare le mura con tre rivellini ed ordina di spianare case e piantagioni attorno alla cinta muraria. | |||
Ott. | Veneto | Ottiene dal Senato il permesso di attaccare battaglia campale a causa del saccheggio del territorio di Piove di Sacco e del bombardamento di Venezia. Dispone che il Baglioni esca da Treviso, mentre egli da Padova si porta a Limena ed a Fontaniva. Raggiunge Cittadella ed impedisce a Raimondo di Cardona ed a Prospero Colonna (1000 lance, 4000 fanti spagnoli, 2000 fanti tedeschi e 1000 venturieri) l’attraversamento del Bacchiglione. Gli avversari riescono a guadare il Brenta a Cervarese Santa Croce. L’Alviano allora retrocede su Vicenza con il Baglioni ed il provveditore Gritti, spedisce il Manfrone a Montecchio Maggiore per difendere il passo sul Retrone. Altri 500 cavalli sono inviati a Barbarano Vicentino con la medesima finalità; fa occupare dai contadini tutte le vie che conducono a Schio ed a Vallarsa. Si ferma ad Olmo e fortifica la strada verso Verona con tagliate, fossi ed artiglierie. Gli spagnoli eludono di notte la sua sorveglianza grazie ad una folta nebbia a causa del caldo e si avviano verso Schio. Allorché si accorge del ripiegamento degli avversari invia al loro inseguimento Niccolò Vendramin con i cavalli leggeri; segue gli imperiali con 1400 uomini d’arme, 10000 fanti non di prima scelta e 1000 stradiotti. Su pressione del provveditore Andrea Loredan assale la retroguardia di Prospero Colonna a Creazzo. La cavalleria leggera veneziana è respinta da quella del Rizano; interviene a sua volta con la cavalleria pesante ed avanza risoluto sugli uomini d’arme nemici che incominciano a ripiegare. I fanti della Serenissima , tra i quali vi sono molte cernite, non reggono all’urto dei fanti tedeschi e spagnoli di Ferdinando d’Avalos; i fanti romagnoli di Babone Naldi sono travolti; nello stesso tempo non giungono i rinforzi che avrebbe dovuto condurre il Baglioni. I veneziani subiscono una disfatta (tra morti e prigionieri 400 uomini d’arme e 4000 fanti). Inizialmente è imputata all’ d’Alviano la sconfitta; anche alcuni condottieri, come il Baglioni, prendono le distanze da lui. Egli si assume ogni responsabilità e ritorna alla difesa di Padova con 3300 fanti. Per sopperire alla estrema mancanza di denaro impone alla comunità di Pordenone il pagamento di un contributo straordinario di 4000 ducati a titolo di rimborso per danni da lui subiti a causa dell’incuria degli abitanti (asportazione delle sue artiglierie dal castello da parte degli imperiali): gliene sono consegnati 2600. | |||
Nov. | Veneto | Ferdinando d’Avalos giunge sino alle Brentelle; Bartolomeo d’Alviano esce da Padova con i cavalli leggeri ed obbliga gli spagnoli a ritirarsi ad Este, Montagnana, Monselice, Cologna Veneta, Bevilacqua e Badia Polesine. Segue sempre i lavori di rafforzamento delle opere difensive di Padova e di Treviso. | |||
Dic. | Veneto | Esercita pressioni perché Renzo di Ceri sia nominato governatore generale al posto di Giampaolo Baglioni. Si reca a Venezia con Mercurio Bua e Giampaolo da Sant’Angelo: è accolto dal doge e da molti nobili in Collegio. Ritorna a Padova. Invia una compagnia di fanti e 200 cavalli leggeri ai Palazzi ove sono attaccati di notte 200 fanti spagnoli: ogni giorno si svolgono fatti come questo con esiti alterni. | |||
1514 | |||||
Feb. | Veneto | Fa muovere i cavalli leggeri nel vicentino per difendere il territorio dalle scorrerie degli spagnoli. | |||
Mar. | Veneto e Friuli | Lascia Teodoro da Trivulzio al governo di Padova per spostarsi a Treviso: ottiene il via libera per un’operazione in Friuli al fine di contrastarvi le scorribande di Cristoforo Frangipane. Costui, infatti, allorché gli abitanti di Muzzana del Turgnano si sono ribellati agli imperiali uccidendo due suoi corrieri esercita una forte rappresaglia sui veneziani facendo abbacinare un occhio a venticinque persone; ad altri venticinque uomini fa imprimere con il fuoco, sul loro volto, la croce di Sant’ Andrea. A fine mese l’Alviano lascia di notte Padova con 200 uomini d’arme, 400 cavalli leggeri e stradiotti, 700 fanti e 6 pezzi di artiglieria (3 falconetti e re sagri). In due tappe, di giorno nascondendosi alla vista nei boschi, giunge a Sacile; si avvicina a Pordenone e divide le sue truppe in tre squadroni. Egli si colloca a Santa Maddalena di Porcia, Malatesta Baglioni nei pressi di Rorai, parte degli stradiotti, dei cavalli leggeri e degli uomini d’arme sulla strada che conduce a Polcenigo con il provveditore Giovanni Vitturi. Alla guardia di Pordenone si trova il Rizano, un capitano di Fiume, con un presidio di 120 fanti, di 100 cavalli leggeri, di 200 lance e di numerosi balestrieri a cavallo croati condotti dal conte Guido della Torre; vi sono, inoltre, altri 300 cavalli capitanati dal Rainer. L’Alviano fa muovere l’avanguardia con il Baglioni e Pietro da Longhena. Costoro arrivano nel borgo di San Giovanni fuori le mura. Il Rizano fa uscire alcuni esploratori; esce a sua volta, per affrontare i veneziani. Inizia il combattimento. Le milizie della Serenissima si ritirano ad arte sotto la pressione nemica, si fanno inseguire finché gli imperiali cadono in un agguato predisposto in precedenza. Sono così sconfitti 200 uomini d’arme e 300 cavalli leggeri imperiali; il Rizano, ferito alla faccia, cade dalla sua cavalcatura ed è fatto prigioniero. Gli avversari si danno alla fuga e riparano in Pordenone. I veneziani si impadroniscono del borgo di San Giovanni: da qui incominciano a bombardare la città ed il castello con i sei pezzi di artiglieria. Il giorno seguente viene ripetuto il bombardamento; sono abbattute le porte e sono abbassati i ponti levatoi dopo averne troncate le catene. A mezzogiorno la città viene conquistata; anche il castello, due giorni dopo, subisce la medesima sorte. La maggior parte dei difensori viene passata a fil di spada e tra i morti si trovano pure un centinaio di cittadini: segue il saccheggio che dura un intero giorno. Nessuna casa si salva dalla furia dei soldati, neanche i chiostri e le chiese (Santa Maria, San Marco e San Francesco, in cui sugli altari sono uccisi alcuni uomini). L’Alviano entra a cavallo in una chiesa. I villaggi di Rorai e di Cordenons incorrono in analoghi maltrattamenti: sono razziati 1000 buoi e 10000 pecore. Da ultimo, 132 prigionieri (tra cui Nicola della Torre) sono condotti a Venezia per essere incarcerati nelle prigioni di Torresella e di Torrenuova. Subito dopo l’Alviano guada il Tagliamento ed occupa San Daniele del Friuli; ancora due giorni e libera il castello di Osoppo dall’ assedio che vi è stato posto da tempo dal Frangipane. | |||
Apr. | Friuli | Lascia San Daniele del Friuli, supera l’Isonzo ed attacca Gorizia: l’arrivo di 2000 fanti tedeschi da Tolmezzo, lo convince a ritirarsi. A fine mese rientra ad Udine. | |||
Mag. | Veneto | Tocca in rapida progressione Venezia, Treviso, dove si incontra con il capo del Consiglio dei Dieci, Castelfranco Veneto e Padova. Fa tagliare sul Brenta il ponte di Torre; invia i suoi uomini d’arme ad alloggiare tra il Piave ed il Sile ed i suoi balestrieri a cavallo ad Asolo. Ritorna ancora a Venezia con Baldassarre di Scipione; non è accontentato quando domanda di trasferirsi all’ assedio di Marano Lagunare. Illustra un suo progetto di riforma dei regolamenti militari che è approvato. | |||
Giu. | Veneto | Gli spagnoli giungono a Torri di Quartesolo, vicino a Vicenza, ed espugnano Cittadella. L’Alviano si fortifica a Brentelle e sorprende in una sortita Raimondo di Cardona (340 morti). Non lo fermano i rimproveri ricevuti per questa azione non concordata; insegue, anzi, i nemici che hanno incominciato a saccheggiare il padovano. Si porta ad Arlesega in perlustrazione e per poco non è catturato da una pattuglia spagnola; sposta il campo a Brusegana perché gli avversari hanno lasciato Montegalda per attaccare Padova alla Porta di Santa Croce. | |||
Lug. | Veneto | Spedisce nel vicentino Malatesta Baglioni, Giulio Manfrone, Giampaolo da Sant’Angelo e Mercurio Bua che a Camisano Vicentino sorprendono le milizie nemiche. Quando gli spagnoli lasciano Monselice, invia loro contro a Battaglia Terme Giovanni Naldi ed il Bua; invia, infine, quest’ ultimo con il Vendramin a scorrere in Valsugana. | |||
Ago. | Veneto | Fa condurre alcune azioni nel veronese che portano alla cattura ed all’ impiccagione del fuoriuscito Siginfreddo Caliari. Nasce il figlio Livio: a fine mese, al suo rientro a Padova, organizza una grande festa per la sua pubblica presentazione. Alla cerimonia sono presenti Teodoro da Trivulzio, il fratello vescovo e tutti i condottieri. Il bambino è battezzato con l’acqua del Bacchiglione e gli sono imposti quattro nomi che rappresentano il mondo del condottiero: Livio, per la continuazione della stirpe; Lorenzo, in ricordo del cognato Lorenzo dei Medici; Eusebio, in riconoscenza del santo del giorno; Settimo perché è il settimo figlio dopo cinque femmine ed un maschio (morto due anni prima). Il corteo si imbarca e giunge al ponte romano di San Giovanni delle Navi sotto il quale vi è l’approdo delle imbarcazioni che giungono da Este e da Monselice. L’Alviano scende a terra e per la via Vescovado giunge al duomo; da qui prosegue per piazza Capitaniato dove, nell’attuale sede del Liviano, si trova il suo palazzo. | |||
Sett. | Veneto | Gli spagnoli lasciano Vicenza, Brendola e Monselice per la scarsità di vettovaglie. Bartolomeo d’Alviano si dirige a Battaglia Terme, spinge Antonio da Castello ad occupare di notte Este. Costui non riesce ad impadronirsi del castello; fallita l’azione di sorpresa, decide di procedere con tutto l’esercito. Da Brognoligo perviene a Roveredo di Guà dove si impossessa di un bastione; si avvicina intrepido a Montagnana: i veneziani impauriti per la sua strategia offensiva lo convocano in Collegio. Li rassicura ed ottiene il saldo delle paghe arretrate. Raimondo di Cardona si rifugia a Lendinara, per cui l’Alviano invia parte delle truppe nel Polesine. | |||
Ott. | Veneto | Lascia Padova e si dirige sotto la pioggia verso Vicenza e Marostica. Si ferma a Thiene ed impone agli abitanti di Schio una taglia di 6000 ducati; allorché viene a conoscenza che gli spagnoli hanno varcato l’Adige a Castelbaldo, ritorna indietro verso Barbarano Vicentino e spedisce Baldassarre di Scipione a Cavarzere affinché il provveditore Andrea Bondimer getti un ponte di barche vicino ad Anguillara Veneta. Punta su Conselve; con 6000 uomini attraversa l’Adige a Campobianco. Entra in Rovigo; la porta cittadina gli viene aperta da 50 soldati travestiti da contadini. Cattura il presidio di 150 lance e di 50 cavalli leggeri. Impadronitisi della rocca, i veneziani recuperano tutto il Polesine. Si ritira alla notizia del prossimo arrivo ai suoi danni di truppe inviate dal d’Avalos. Il condottiero si avvia verso Badia Polesine per oltrepassare l’Adige alla Torre Marchesana su un altro ponte di barche; si volge ora su Legnago, Cerea e Verona. | |||
Nov. | Veneto | Alloggia le truppe nei contadi di Legnago e di Cerea. Viene raggiunto da 200 barche armate con 9 uomini a bordo ciascuna. I veneziani depredano il territorio fin sulle porte di Verona. Prospero Colonna e Ferdinando d’Avalos lasciano, rispettivamente, Bergamo e Verona, per indirizzarsi su Legnago e Monselice e stringere, in tal modo, l’Alviano tra due fuochi. Il condottiero evita la manovra: imbarca sull’ Adige le artiglierie mentre i soldati attraversano le paludi; abbandona il veronese e per difficili vie, sotto una continua pioggia, giunge senza perdite a Piove di Sacco ed a Padova. Gli imperiali si accorgono in ritardo della sua ritirata. L’Alviano invia gli uomini d’arme a svernare tra Noale e Castelfranco Veneto, gli stradiotti nel vicentino, gli altri cavalli leggeri di Troilo Pignatelli nel padovano ed i fanti tra Bovolenta e Piove di Sacco. Fa licenziare parecchi cavalli leggeri e ridurre il numero degli stradiotti, dei quali molti sono trasferiti in Levante; fa impiccare due capitani (Piero Corso e Vincenzo Rano) scoperti in corrispondenza con i nemici. | |||
Dic. | Veneto | Prende parte a Mestre alla rassegna generale; si reca, indi, a Venezia dove è accolto dal doge; è pure consultato dal Collegio e dal Consiglio dei Dieci. Andrea Gritti e Niccolò Vendramin si operano affinché si riconcili con Renzo di Ceri (un altro condottiero dal carattere simile al suo). Gli viene, da ultimo, consegnato del denaro destinato alle paghe pregresse delle truppe. | |||
1515 | |||||
Gen. | Veneto | Protesta in modo aspro per il ritardo del denaro destinato alle paghe. | |||
Feb. | Veneto | Organizza a Padova, in Prato della Valle, una grande giostra in occasione della nomina a re di Francia di Francesco I. In palio vi è un premio di 100 ducati. I concorrenti sono sessanta sicché il torneo dura tre giorni: ne esce vincitore Bino da Perugia, una lancia spezzata di Malatesta Baglioni. Segue una seconda giostra cui prende parte lo stesso Baglioni; suo rivale è Sertorio da Collalto; ciascuno è affiancato da sei uomini d’ame. Il vincitore risulta Malatesta Baglioni. | |||
Mar. | Veneto | Si lamenta con i veneziani perché, a suo dire, Renzo di Ceri, eroe della difesa di Crema, riceve un trattamento migliore del suo. Compie ispezioni a Treviso con Giorgio Emo e trova che i lavori vanno a rilento. Non riesce, viceversa, a fare assegnare a Mercurio Bua il comando di tutti gli stradiotti. Cura la disciplina tra le truppe e fa impiccare alcuni malfattori. | |||
Apr. | Veneto | Controlla sempre l’andamento dei lavori di fortificazione di Padova; falliscono, al contrario, due iniziative da lui coordinate, condotte in Friuli (Baldassarre di Scipione) ed in Polesine. Si reca in Collegio in compagnia di Giorgio Corner. | |||
Mag. | Veneto | Ha nuovi scontri con le autorità veneziane; si incontra a Venezia con il Ceri e discute con lui in Collegio sulla conduzione della guerra. Si porta a Treviso; è parzialmente soddisfatto nelle sue richieste di denaro per le paghe dei soldati. Ritorna a Padova e dispone una nuova azione di sorpresa in Friuli, questa volta con Antonio da Castello. A fine mese lascia la città per dirigersi a Vicenza; chiede al Ceri di essere raggiunto in tale località con i suoi fanti. | |||
Giu. | Veneto | Ha ai suoi ordini 730 lance, 2500 fanti e 1200 cavalli leggeri. Fa avere ai suoi uomini tre paghe rispetto alle quattro richieste; a tutti, compresi i vari capitani, fa tagliare la barba. Di fronte alla pressione spagnola si colloca a Vicenza. Continua ad avere diatribe con il Ceri; fa impiccare 2 fanti della compagnia di quest’ultimo perché trovandosi senza denaro hanno rubato del pane. Gli imperiali puntano su Vicenza; il condottiero invia a difesa del passo di Olmo l’artiglieria, 400 uomini d’arme ed i fanti; altri sbarramenti sono posti a Sossano ed a Longare (il Bua con 500 cavalli leggeri e Troilo Pignatelli con 200 cavalli leggeri). Lascia di notte Vicenza a seguito delle sconfitte dei due capitani veneziani da parte del viceré di Napoli. Rientra a Padova e si accampa alle Brentelle. | |||
Lug. | Veneto | Raggiunge Venezia con Chiappino Orsini alo scopo di discutere le modalità di gestione della guerra. | |||
Ago. | Veneto | Esprime ancora lamentele per il cronico ritardo delle paghe. Gli sono consegnati 10000 ducati; esce allora da Badia Polesine e procede lungo il corso del Po, affiancato da una flottiglia di navigli destinati al vettovagliamento del suo esercito (830 lance e 7000 fanti). I francesi entrano nel ducato di Milano e gli spagnoli si ritirano ad Isola della Scala; l’Alviano per Ficarolo punta su Ostiglia. | |||
Sett. | Veneto e Lombardia | Giunge a Fiesso Umbertiano ed a Calto mentre continuano sempre le sue liti con il Ceri. Alla notizia che i francesi stanno marciando verso Milano si sposta su Governolo, Casola, Marcaria e Santa Maria di Bozzolo. A Cremona chiede la resa della città; prosegue con la medesima celerità a Pieve, Soresina e Lodi per congiungersi con i francesi; occupa quest’ ultima località e si dirige su Melegnano. Si incontra con il Connestabile di Borbone, Gian Giacomo e Teodoro da Trivulzio, l’Alençon e, la sera, con il re Francesco I. Dopo un giorno prende parte alla battaglia di Melegnano dove coglie alle spalle con i cavalli leggeri una delle 3 formazioni in cui sono divisi gli svizzeri. Questa è annientata, mentre le altre 2 sono lasciate ripiegare verso settentrione dai francesi senza essere inseguite. La Serenissima spinge l’Alviano a recuperare Brescia; entra in Bergamo e da qui passa a Soncino ed a Ghedi. | |||
Ott. | Lombardia | Muore ai primi del mese nel palazzo di Ghedi, già di Niccolò Orsini, a causa di un’ occlusione intestinale. Alcuni riferiscono che il motivo del decesso sia da attribuirsi ad un’ernia, altri ancora alle complicazioni derivanti da una caduta da cavallo. Si sparge pure la voce che sia stato avvelenato. 3 medici cercano di operarlo, finché una sera, dopo essersi confessato e comunicato, muore senza avere fatto testamento. Uomini d’arme e balestrieri scortano da Ghedi a Venezia la lettiga, trainata da cavalcature bardate a lutto, sulla quale è adagiato il suo corpo. Nel tragitto, condotto sotto la pioggia, non è chiesto agli avversari alcun salvacondotto mentre è attraversato il territorio da essi controllato. Durante il trasporto, che dura 25 giorni, il suo cadavere, eviscerato, imbalsamato, è adagiato su un letto di erbe aromatiche. Nelle soste la salma è custodita sotto una tenda, illuminata e sorvegliata da un corpo di guardia. In suo onore vi sono funerali solenni in San Marco alla presenza del patriarca e di tutte le autorità; il corpo è tumulato nella navata sinistra della chiesa di Santo Stefano. Il monumento funebre è opera di Baldassarre Longhena. La Serenissima concede alla moglie 300 ducati e delibera un vitalizio mensile di 60 ducati per lei e per il figlio Livio; è pure loro concessa una casa a Venezia alla Giudecca. Viene, infine, promessa a ciascuna figlia una dote di 3000 ducati da consegnarsi al momento del loro matrimonio. Alla sua morte il Senato chiede all’ architetto Sebastiano da Lugano, suo stretto collaboratore, una relazione per conoscere i suoi piani relativi al rafforzamento del settore difensivo di Padova, riconoscendone in tal modo la figura di vero protagonista. A lui si deve il disegno definitivo delle mura di Treviso. Nel 1508 Bartolomeo d’Alviano fonda a Pordenone l’Accademia Liviana (che ha come insegna il fiume Noncello), frequentata da Girolamo Fracastoro (suo medico personale ed autore del “De morbo Gallico”), dall’umanista Andrea Navagero, da Aldo Manuzio, da Pietro Bembo, dal letterato e matematico Giovanni Cotta, da Girolamo Borgia (al suo fianco per 12 anni, che tra l’altro gli dedica il “Carmen in Trumphum Germanicum illustr. Ducis B. Liviani ad Sereniss. D.L. Lauretanum et Senatum Venetum) e da Girolamo Aleandro (docente alla Sorbona, amico di Erasmo da Rotterdam e bibliotecario alla Vaticana). Ritratto, probabilmente di di Giovanni Bellini, alla Washington National Gallery; di Gerolamo Romano nella Pinacoteca Tosto Martinengo di Brescia; di Cristoforo dell’ Altissimo agli Uffizi di Firenze. Esiste pure un suo ritratto a Fermo, nel Palazzo dei Priori (Pinacoteca Comunale). Medaglia con scritta Bartolomeus de Liviano Cap. General. Da. Ven.. Autore di alcune memorie, lette dal Giovio, di scritti di teoria militare; compone persino delle rime. Nulla di tutto ciò è rimasto. Per la sua attività umanistica l’Alviano è ricordato da Traiano Boccalini nella sua opera “Ragguagli di Parnaso”. Lo stemma della sua famiglia è presente ad Alviano, nel castello e sulla facciata della chiesa parrocchiale (unito con quello degli Orsini); a Todi ed a Acquasparta nella chiesa parrocchiale, sulla lapide murale della tomba in cui sono sepolti il fratello Bernardino ed il figlio Livio. A Padova gli sono stati dedicati il “torrione Alicorno” (l’unicorno, o liocorno, o alicorno è l’immagine della sua impresa), la Porta Liviana ed il Palazzo Liviano, sede della facoltà di lettere della locale università. Gli sono intitolate vie a Milano, Roma, Trieste e Treviso. Gli sono dedicati due romanzi storici ed un dramma di S. Pieruzzi. Il conte d’Alviano.Nel 1937 il suo nome è stato attribuito ad un incrociatore della marina militare. In tempi più recenti Bartolomeo d’Alviano è protagonista di due videogiochi, “Assassin’s Creed” e “Assassin’s Creed Brotherhood”. |
CITAZIONI
Vai alla scheda CITAZIONI
[…] GIOVAN CORRADO ORSINI Del ramo di Mugnano. Signore di Bomarzo. Figlio di Vicino, nipote di Bartolomeo d’Alviano. […]