Consulta l’Indice anagrafico dei condottieri di ventura
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Indice delle Signorie dei Condottieri: A – B – C – D – E – F – G – I – J – L – M – N – O – P – Q – R – S – T – U – V – Z
ASCANIO COLONNA Duca di Tagliacozzo, duca di Paliano,conte di Albe, marchese di Atessa, barone di Carsoli, conte di Manoppello.
Signore di Tagliacozzo, Anagni, Rocca di Papa, Paliano, Grottaferrata, Nemi, Marino, Lanuvio, Genzano di Roma, Ceccano, Sonnino, Tor San Lorenzo, Vallecorsa, Pescocostanzo, Supino, Trevi, Atessa. Figlio di Fabrizio Colonna, padre di Marcantonio (vedi corsari), fratello di Sciarra Colonna, cugino di Vespasiano Colonna e di Marzio Colonna.
1495 – 1557 (aprile)
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1512 | |||||
Giu. | Lazio | Con Vespasiano e Prospero Colonna si fa mallevadore della sicurezza di Alfonso d’Este recatosi a Roma per discutere la pace con il papa Giulio II. | |||
1513 | Lazio | Giulio e Caterina Colonna, figlia di Prospero di Cave, rinunciano a suo favore ai diritti su Civitalavinia (Lanuvio) e su alcuni feudi abruzzesi. E’, inoltre, progettato nel periodo il suo matrimonio con Giovanna d’Aragona, figlia del duca di Montalto Ferdinando di Castellanza, uno dei tanti figli illegittimi del re di Napoli Ferrante d’Aragona. | |||
1520 | |||||
Mag. | Gran Connestabile | Alla morte del padre l’imperatore Carlo V gli assegna la carica di gran connestabile del regno di Napoli. Il costo sopportato per i funerali del congiunto è tanto rilevante, che ancora nel 1529 risulta debitore di 2000 ducati. | |||
1521 | |||||
Apr. | Impero | Francia | Gli viene affidato un comando di fanti spagnoli. | ||
Mag. | Campania | ||||
Lug. | Campania | A fine mese si sposa a Napoli con Giovanna d’Aragona. Alle nozze è costretto dal padre Fabrizio, che minaccia di diseredarlo in caso di disubbidienza. Dall’ unione nascono sei figli. | |||
Ago. | Lazio | Si ammala a Trezzano. | |||
Sett. | Lazio | A Marino. Riceve l’ordine perentorio dell’ imperatore Carlo V di muoversi con la sua compagnia per unirsi con le truppe comandate da Prospero Colonna. Rimanda ogni movimento fino al successivo mese di dicembre. | |||
Dic. | Lazio | Alla morte del papa Leone X entra in Roma con 600 cavalli. Il collegio dei cardinali gli affida (assieme con Vespasiano e Prospero di Cave) l’incarico di mantenere l’ordine nella città affinché i lavori del conclave procedano normalmente. Ha ai suoi ordini 600 cavalli e molti fanti. | |||
1522 | |||||
Feb. | Lazio | Raccoglie nuove truppe. | |||
Ago. | Lazio | Accoglie in Roma il papa Adriano VI e gli porta il baldacchino: in tale circostanza domanda, invano, al pontefice la grazia per Lelio della Valle imputato di omicidio. Nel contempo l’ambasciatore spagnolo a Roma Juan Manuel appoggia le sue pretese (la madre è Agnesina da Montefeltro) al ducato di Urbino. Rimarrà deluso nelle sue aspettative nonostante l’appoggio di Carlo V. | |||
1523 | |||||
………….. | Impero | Francia | Abruzzi | Contrasta negli Abruzzi i partigiani dei francesi; si impadronisce del feudo di Manoppello a spese di Camillo Pardo Orsini. Gode di una pensione di 6000 ducati a valere sulle entrate fiscali del regno di Napoli. | |
Dic. | Lazio | A Roma, in San Pietro per l’incoronazione di Clemente VII. | |||
1524 | |||||
Gen. | Campania | Entra in Napoli con il viceré del regno di Napoli Carlo di Lannoy. | |||
Feb. | Lombardia | Nel pavese. | |||
Mar. | 60 lance | Lombardia ed Emilia | E’ inquadrato nella retroguardia dell’esercito imperiale. Infesta il territorio di Guastalla con Vespasiano Colonna. | ||
………….. | Abruzzi | Si porta a Tagliacozzo e, da qui, a L’Aquila. Ha il compito di respingere l’attacco condotto da Giovanni Stuart, duca di Albany, e da Renzo di Ceri ai danni del regno di Napoli. | |||
1525 | |||||
Feb. | Abruzzi | Raduna nell’aquilano 3000 fanti. Invade lo stato della Chiesa ed insegue le milizie degli Orsini in fuga. | |||
Ago. | Impero | Francia | 60 lance | Piemonte | |
Nov. | Lombardia | Viene segnalato a Casalmaggiore; si sposta alla difesa di Cremona. Nello stesso mese vende al cardinale Pompeo Colonna i suoi diritti sulla montagna e la dogana di Tagliacozzo. | |||
1526 | |||||
Mar. | Lazio | Si rappacifica con il cardinale Pompeo Colonna. | |||
Giu. | Impero | Chiesa | Lazio | Con Vespasiano Colonna, il duca di Sessa Luigi Fernandez di Cordoba ed il viceré di Sicilia Ugo di Moncada raccoglie a Marino 800 cavalli e 6000 fanti per attaccare i pontifici. | |
Lug. | Lazio | Sposta alcuni grossi pezzi di artiglieria da Rocca di Papa e da Cave per condurle a Marino; da tale località molesta lo stato della Chiesa. Occupa Anagni; le pressioni di Ugo di Moncada sul pontefice sono tali che è concordata una pace tra le parti. | |||
Ago. | Lazio | Viene concluso un accordo tra colonnesi e pontifici. Clemente VII congeda le sue milizie comandate da Malatesta Baglioni e dal conte di Anguillara Gentile Virginio Orsini. | |||
Sett. | Lazio | Con Pompeo e Vespasiano Colonna approfitta della situazione di debolezza del papa ed irrompe in Roma per la Porta di San Giovanni: con lui sono anche Ugo di Moncada, 400 cavalli leggeri, 600 archibugieri e 2000 picchieri; lo seguono, infine, altri 500 cavalli e circa quattromila contadini armati. Penetra in Trastevere attraverso ponte Sisto con 500 fanti e qualche cavallo e scaccia dal portone di Santo Spirito Stefano Colonna, che vi è appostato alla difesa con 200 fanti. Prende alloggio nel Palazzo dei Santi Apostoli e costringe Clemente VII a rifugiarsi in Castel Sant’ Angelo; saccheggia i palazzi pontifici, la chiesa di San Pietro e parte del Borgo Leonino impadronendosi in poche ore di un bottino valutato sui 30000 ducati. Chiede la resa degli avversari e si rifiuta di incontrarsi con i cardinali che lo ricercano. E’ conclusa una nuova tregua di quattro mesi con disdetta di due, sempre grazie alla mediazione di Ugo di Moncada: i colonnesi vengono perdonati. Si ritira a Grottaferrata. | |||
Ott. | Lazio | Continua ad infestare da Grottaferrata l’agro romano fin sulle porte della capitale. E’ dichiarato ribelle e viene scomunicato; si unisce con Vespasiano e Pompeo Colonna per fronteggiare i pontifici a Frosinone. | |||
Nov. | Lazio Abruzzi | E’ attaccato da Vitello Vitelli nelle sue terre: in breve gli rimangono nel Lazio solo Rocca di Papa e Paliano. Si rifugia ad Avezzano, da dove dà disposizioni al suo luogotenente Lelio Filomarino. Si propone di recuperare Paliano, alla cui difesa per i pontifici si trova Stefano da Amelia. | |||
Dic. | Lazio | Accoglie a Gaeta con il cardinale Pompeo Colonna il viceré di Napoli Carlo di Lannoy. Con tali rinforzi è in grado di recuperare le sue terre; si dirige verso Tivoli con 2000 fanti e 300 cavalli. Cerca inutilmente di occupare Scarpa (Cineto Romano), piccolo castello dell’ abbazia di Farfa; scorre la campagna con Pompeo Colonna: Napoleone Orsini lo fronteggia a Vallebona e lo obbliga a ripiegare. Ripiega su Paliano. | |||
1527 | |||||
Gen. | Lazio | Congiura nuovamente ai danni del papa con Carlo di Lannoy, Vespasiano Colonna e Napoleone Orsini al fine di impadronirsi di Vicovaro. | |||
Feb. | Abruzzi | Abbandona L’Aquila di fronte all’avanzata di Renzo di Ceri. | |||
Mar. | Lazio | E’ sconfitto a Terracina dai pontifici. | |||
Mag. | Lazio | Rientra a Roma con Vespasiano e Pompeo Colonna in pieno svolgimento del sacco della città ad opera di lanzichenecchi e di spagnoli. Anche Palazzo Colonna è stato messo a sacco. | |||
Giu. | Lazio | Si allontana da Roma con 8000 fanti; entra in Velletri ed è nominato governatore della città: impone ai cittadini una taglia di 24000 scudi a titolo di risarcimento per i danni arrecati dagli abitanti a Marino l’anno precedente. Gli abitanti gliene consegnano subito 7000 e, per la somma residua, ipotecano il territorio di Lariano e parte di quello di Fagiole. | |||
Ago. | Lazio | E’ sostituito nel suo incarico di governatore di Velletri da Giambattista Castaldo. | |||
1528 | |||||
Gen. | Umbria | Occupa nei pressi di Orvieto i castelli di Vela e di Castra Castrorum. | |||
Apr. giu. | Lazio e Campania | A Gaeta. Alla morte del congiunto Vespasiano incamera nel proprio patrimonio le terre di Sonnino, San Lorenzo e Vallecorsa spettanti ad Isabella Colonna, promessa ad Ippolito dei Medici e futura moglie di Luigi Rodomonte Gonzaga. Nasce un aspro conflitto tutto interno alla famiglia Colonna. E’ sostenuto nelle sue ragioni dal cardinale Pompeo e dal fratellastro Sciarra. Si trasferisce alla difesa di Napoli, assediata dal Lautrec; a maggio fa parte con il principe d’Orange, il viceré di Napoli Ugo di Moncada, Alfonso d’Avalos, Ferrante Gonzaga e Fernando Alarcon del consiglio che deve giudicare di tradimento Fabrizio Maramaldo. Il condottiero è assolto. Ai primi di giugno rimane ferito alla mano destra ed a un piede nella battaglia navale di Capo d’Orso in cui Filippino Doria ed il Barbacieux annientano la flotta imperiale. Nel lo scontro muoiono Ugo di Moncada e Cesare Fieramosca; egli è fatto prigioniero (dopo essersi arreso nelle mani di Niccolò Lomellino) con il marchese di Vasto Alfonso d’Avalos, il principe di Salerno Ferrante da San Severino, Giovanni di Santacroce, il Seron, Camillo Colonna e l’ammiraglio Brizio Giustiniani. Più di 1000 sono i morti tra gli imperiali; 500 tra i francesi. | |||
Lug. ago. | Liguria e Campania | E’ condotto a Genova con Camillo Colonna e gli altri prigionieri. Durante la prigionia con Alfonso d’Avalos convince Andrea Doria a defezionare nel campo imperiale. Liberato ad agosto, dopo il pagamento di una taglia, ritorna ad Ischia con il marchese di Vasto. | |||
Ott. | Abruzzi e Lazio | Viene nominato viceré degli Abruzzi: cerca di impadronirsi di Atri, confiscata ad Andrea Matteo Acquaviva, e di Cellino Attanasio: il suo tentativo è frustrato dalla resistenza degli abitanti. Invia 600 cavalli e 600 fanti in soccorso del fratello Sciarra, coinvolto nella ribellione di L’Aquila. A fine mese ritorna a Castelgandolfo. | |||
Nov. | Lazio | Si rifugia a Marino per sfuggire alla peste. Gli è rinnovato da Carlo V il titolo di Gran Connestabile. | |||
1529 | |||||
Giu. | Umbria | Entra in Cascia. | |||
Lug. | Lazio | E’ segnalato a Roma. | |||
Ago. nov. | Impero | Firenze | Umbria Toscana Emilia | Affianca il principe d’Orange Filiberto di Chalons in Umbria. A Spello. Ad ottobre è segnalato all’assedio di Firenze. A novembre si trova a Bologna all’ incontro tra Carlo V ed il papa Clemente VII. E’ alloggiato con Alfonso d’Avalos nel Palazzo Pubblico. | |
1530 | |||||
………….. | Toscana | All’assedio di Firenze. | |||
Giu. | Chiesa | Orsini | Lazio | Coadiuva i pontifici ai danni dell’abate di Farfa Napoleone Orsini. Ottiene Paliano. | |
1531 | Non sopporta l’autoritarismo dei viceré imperiali nel regno di Napoli. Appoggia nella sua fronda il principe di Salerno Ferrante da San Severino. Da tale anno fino al 1534 riesce invece a definire ogni questione patrimoniale con le figlie di Marcantonio Colonna ed il figlio di un altro Colonna, Prospero di Cave. | ||||
1532 | |||||
Gen. | Marche | Raggiunge Loreto con un nutrito seguito e vi si incontra con Guidobaldo della Rovere. Si sposta di seguito a Pesaro ove è ospitato da Francesco Maria della Rovere. | |||
Lug. | Lazio | Alla morte del cardinale Pompeo Colonna diviene l’elemento di riferimento della sua casata. | |||
………….. | Impero | Impero Ottomano | Ungheria | Combatte i turchi del sultano Solimano. | |
1533 | |||||
Gen. | Emilia | A Bologna al fianco dell’ imperatore Carlo V. Due lanzichenecchi ubriachi tentano di penetrare nella stalla del palazzo in cui è alloggiato: i famigli del Colonna si oppongono loro; nasce una rissa in cui i primi trovano soccorso in altri dodici fanti tedeschi. La contesa si allarga e termina con l’uccisione di dieci lanzichenecchi e di molti servitori di Ascanio Colonna. Il capitano della guardia imperiale decide allora di saccheggiare i suoi alloggiamenti. Ascanio Colonna riesce a salvarsi gettandosi da una finestra; si rompe una gamba nella fuga e ripara in una casa vicina. | |||
Mag. | Lazio | Clemente VII, con un breve, gli intima di restituire le terre da lui occupate agli eredi di Vespasiano Colonna: raduna truppe per resistere ai pontifici. | |||
1534 | |||||
Nov. | Campania | Riceve l’imperatore a Napoli. | |||
1536 | |||||
Apr. | Lazio | A Roma, sempre al fianco di Carlo V. In una cerimonia è visto portare il globo. | |||
1537 | Lazio | In contrasto con il papa Paolo III, di casa Farnese. Si rifiuta di imporre nelle sue terre un’imposta voluta dal pontefice per fare fronte al pericolo ottomano; impedisce, inoltre, ai suoi vassalli di prendere ai lavori di fortificazione di Roma. | |||
1538 | |||||
Lug. | Lazio | A Roma; accoglie il papa reduce dall’incontro di Nizza con il re di Francia. I dissapori con Paolo III raggiungono un tale livello che si parla di una sua prossima scomunica. | |||
1539 | Lazio | Allorché Livia Colonna, una nipote sotto la sua tutela, viene rapita dall’odiato Marzio Colonna con la complicità di Pier Luigi Farnese, sospetta la connivenza del pontefice nella vicenda ed accusa in pubblico quest’ultimo di intromettersi nelle questioni riguardanti la propria famiglia. Nello stesso anno Paolo III estende la tassa sul sale anche alle terre che ne sono esenti per antichi privilegi, come ad esempio quelle soggette ai Colonna grazie ad un privilegio del secolo precedente, concesso da Martino V (di casa Colonna) alla sua famiglia. Il Colonna si rifiuta di sottostare al relativo pagamento. | |||
1541 | |||||
Feb. | Colonna | Chiesa | Lazio | I gabellieri arrestano alcuni suoi seguaci colpevoli di non aver pagato la tassa sul sale in obbedienza alla volontà del loro signore. Il Colonna aumenta le azioni offensive ai danni della Santa Sede; scorre nell’agro romano, attacca i viaggiatori diretti a Roma; razzia il bestiame di Giacomo Lambenari, appaltatore delle saline di Ostia. Paolo III emana un breve nei suoi confronti con il quale gli intima di presentarsi davanti a lui a Roma entro il termine di tre giorni, pena la confisca dei beni. Il Colonna chiede soccorsi al duca di Firenze ed al viceré di Napoli; la moglie Giovanna d’Aragona, che vive separata da lui da tre anni, impegna i propri gioielli per reclutare truppe a suo favore. | |
Mar. | Lazio | L’ambasciatore imperiale a Roma, il marchese d’Aguilar, tenta di rabbonire il papa ventilando la possibilità che il Colonna consegni Rocca di Papa al figlio del pontefice Pier Luigi Farnese in cambio della fortezza di Nepi e di quella di Castro; si tenta pure di combinare un matrimonio tra Vittoria Farnese, figlia di Pier Luigi, e Fabrizio Colonna primogenito di Ascanio. Il Colonna si oppone; rafforza le difese di Rocca di Papa e ripara a Genazzano con 2000 fanti. | |||
Apr. mag. | Lazio Campania ed Abruzzi | E’ attaccato dai pontifici comandati da Pier Luigi Farnese. Rocca di Papa viene bombardata e distrutta; il Colonna, che è alla guardia di Genazzano, invia il fratello Sciarra a soccorrere la località con 700 fanti. L’impresa non ha il successo sperato; nel proseguo del tempo i pontifici investono Paliano. Ne esce Fabio Colonna con 1500 fanti; costui assale le milizie ecclesiastiche e per poco non riesce ad inchiodare le artiglierie nemiche. Il Farnese, alla fine, ha il sopravvento e negli ultimi giorni di maggio capitola anche Paliano. Il Colonna è costretto da Alessandro Vitelli a rifugiarsi a Roccaguglielma e nei propri feudi abruzzesi di Albe e di Tagliacozzo. Invano Carlo V fa pressioni sul pontefice affinché le sue terre nello stato della Chiesa vengano restituite ai figli Fabrizio e Marcantonio. | |||
………….. | Abruzzi | Negli anni che trascorre negli Abruzzi intacca in modo progressivo il patrimonio famigliare cedendo con patto di retrovendita larga parte delle sue proprietà. La sorella Vittoria lo soccorre donandogli le terre di Pescocostanzo: neanche ciò pone freno alla dispersione delle sue sostanze causata non solo dal bisogno di fronteggiare i creditori, ma soprattutto dalla sua prodigalità. E’ in questo periodo che si parla delle sue simpatie ereticali, alimentate dall’influsso della sorella, che lo portano ad avvicinarsi alle posizioni legate alla Riforma di Bartolomeo Ochino. | |||
………….. | Veneto | Ripara a Venezia. | |||
1549 | |||||
Nov. | Veneto e Lazio | Alla morte del pontefice lascia Venezia. vani sono i suoi tentativi dell’imperatore Carlo V di conciliare le due parti. | |||
Dic. | Lazio | Si ferma a Marino. Gli è donata una cavalcatura dal viceré di Napoli don Pietro di Toledo. | |||
1550 | |||||
Feb. | Lazio | L’avvento al soglio pontificio di Giulio III permette a Camillo Colonna di recuperare con le armi le terre confiscate da Paolo III ad Ascanio e di restituirle al congiunto. Una bolla papale riammette quest’ultimo al legittimo possesso dei feudi laziali. Rientra in possesso di Paliano e di altre terre: dona al pontefice una tazza di porfido, che sarà messa più tardi nel giardino del Belvedere da Clemente XI. | |||
Mag. | Lazio | Vende Nemi a Giuliano Cesarini per 4000 scudi. | |||
1551 | Lazio | La morte del figlio Fabrizio all’assedio di Parma contro i francesi costringe Carlo V a riprendere i rapporti con il Colonna. Viene così riconosciuto come il principale alleato degli imperiali all’interno di Roma. Per mettergli un freno, tuttavia, si tenta di ricongiungerlo con la moglie e di affiancargli il figlio Marcantonio che è destinato a succedergli alla testa del casato. | |||
1552 | |||||
………….. | Lazio | Su sollecitazione di Ignazio di Loyola (il futuro santo) si riconcilia con la moglie Giovanna d’Aragona che rientra a Roma al suo fianco. La concordia tra i due coniugi dura poche settimane: presto Giovanna d’Aragona abbandona Ascanio per rifugiarsi a Napoli. Lo accusa di sperperare il proprio patrimonio e di vivere in modo dissoluto. Molti tra i Colonna vedono nel dissidio coniugale l’opportunità per denunciare all’ imperatore l’incapacità di Ascanio di amministrare i propri beni e la sua scarsa affidabilità politica. Numerosi sono gli appelli a Carlo V del cardinale Pacheco, nuovo viceré di Napoli, affinché Giovanna d’Aragona ritorni a Roma e prenda il controllo della casata. | |||
Dic. | Lazio | La moglie torna assieme con il figlio Marcantonio nel palazzo romano dei Santi Apostoli dove li attende il Colonna. Ne esce dopo meno di un giorno attaccando il marito per ila condotta violenta tenuto nei confronti suoi e del figlio. La donna riceve il sostegno di quanti conoscono il collerico Ascanio. La versione di Giovanna d’Aragona viene smentita sia dal marito, che dal gesuita Pedro de Ribadeneyra che, nella sua biografia di Ignazio di Loyola, accuserà alcuni cardinali ed altri dignitari della corte pontificia di avere distrutto l’opera di riconciliazione tessuta dal fondatore della Compagnia di Gesù. Il Colonna ha ragione di credere che la moglie ed il figlio hanno attentato alla sua vita, cosicché disereda quest’ultimo. Veemente è al riguardo la sua denuncia a Carlo V; essa non trova ascolto a corte. | |||
1553 | |||||
Gen. | Abruzzi | Si ritira ad Avezzano. Non risponde all’appello imperiale che gli ordina di prendere le armi contro i francesi nella guerra di Siena. Proibisce pure al figlio Marcantonio di prendere parte a tale conflitto. Marcantonio decide al contrario di disubbidire ai suoi ordini e si dirige nel senese alla testa di un contingente di 300 cavalli. Invitato ad un incontro con il viceré degli Abruzzi a Trasacco, è accusato di favorire la causa dei francesi per i suoi contatti con il cardinale du Bellay avvenuti di recente a Grottaferrata. La moglie lo dipinge come pazzo, puttaniere, assassino: tra le accuse vi è quella di aver fatto radere al suolo e dato alle fiamme un casale del Cesarini e di avere fatto abortire con la sua collera la nuora Felice Orsini. Per vendicarsi Ascanio, a sua volta, rivela un presunto incesto tra la moglie ed il figlio Marcantonio. | |||
………….. | Lazio | Alla morte di Lucrezia della Rovere occupa con la forza il palazzo in Piazza Santi Apostoli già di proprietà del figlio Marcantonio. | |||
………….. | Lazio | Viene citato a Roma da alcuni suoi creditori, Cola e Luca Evangelista. Il Colonna maltratta il messo che gli vuole notificare la denuncia e fa spianare alcune case che gli Evangelista possiedono a Nettuno; invia anche suoi sicari a Roma per uccidere costoro. Giulio III lo condanna e gli confisca i beni che si trovano nello stato della Chiesa. | |||
1554 | |||||
Sett. | Campania | Il figlio Marcantonio rientra dal senese; occupa Marino con l’aiuto degli abitanti e si impossessa dopo tre giorni di assedio del castello di Paliano. Il Colonna chiede, invano, al papa ed a Carlo V di intervenire a suo favore; rafforza le difese di Carsoli, di Tagliacozzo e di altre località. Da ultimo, si rifugia a Trasacco. Il cardinale Pacheco procede ad arrestarlo con il pretesto di impedire che il regno di Napoli divenga il campo di battaglia di un conflitto famigliare. E’ imprigionato in base alle accuse di Camillo Colonna, del Cesarini e del figlio Marcantonio. Una volta condotto a Napoli viene accusato di alto tradimento, nonché di collaborazionismo con i nemici francesi: i suoi beni nel regno sono posti sotto sequestro della corona. In modo analogo si comporta il papa Giulio III che decide di favorire il figlio. Il Colonna viene rinchiuso in Castelnuovo; il figlio Marcantonio, invece, viene riconosciuto dal pontefice legittimo erede delle proprietà colonnesi nello stato della Chiesa; anche Carlo V assicura il figlio di Ascanio sul suo futuro quale capo del casato. | |||
1556 | |||||
Sett. | Impero | Chiesa | Maresciallo di campo | Lazio | Affianca il duca d’Alba nella guerra condotta dagli imperiali ai danni del papa Paolo IV. Gli è riconosciuto il titolo di maresciallo di campo. |
1557 | |||||
Apr. | Campania | Muore per malattia, nelle segrete di Castelnuovo a Napoli, tre giorni dopo avere revocato il precedente testamento. E’ sepolto a Paliano. |
CITAZIONI
-“Illustre nell’armi, huomo di gran consiglio e reverito da tutti i principi d’Italia.” SANSOVINO
-“Valoroso capitano.” BOSI
“Fu..illustre nell’armi e huomo di gran consiglio.” MAZZELLA
-“Venne il signor Ascanio anco el benigno/ a cui de l’arme, nulla virtù manca.” ROSEO
-“Egli verrà ritratto come assassino, eretico e sodomita, sempre disponibile a umiliare una moglie di cui risaltano, in contrario le innegabili ed evidenti virtù.” Dalle pagine dedicate alla moglie Giovanna d’Aragona di Filonico Alicarnasseo riprese dal napoletano Costantino Castriota
-“Egli fu insigne Capitano de’ suoi tempi, e non suscitò guerra in Italia, che non ci fosse anteposta la sua militar disciplina.” MUGNOS
-“La sua morte..sarà sempre una brutta macchia al governo spagnuolo, cui avea prestato tanto importante servizio, a sua moglie Giovanna d’Aragona, al figlio marcantonio ed anche a Paolo IV, che l’aveva scomunicato senza udire le sue giustificazioni.” BERTOLOTTI
BIOGRAFIE SPECIFICHE
A. Bertolotti. La prigionia di Ascanio Colonna 1553-57
[…] di Prospero, cugino di Ascanio; genero di Jacopo […]